Fonte: Corriere del Veneto, Davide D’Attino
Ristrutturare completamente l’Euganeo e farne davvero un impianto destinato al calcio e soltanto al calcio. Per intenderci: uno stadio da venticinquemila posti a sedere senza l’attuale pista d’atletica (il meeting annuale traslocherà al Colbacchini dell’Arcella) e con gli spalti finalmente a pochi metri dal terreno di gioco. Quello illustrato lunedì scorso al sindaco Massimo Bitonci dagli imprenditori Giuseppe Bergamin e Roberto Bonetto, rispettivamente presidente e amministratore delegato della Biancoscudati Padova, è un progetto a dir poco ambizioso e suggestivo. E forse, per certi versi, pure un po’ esagerato per una società rinata da meno di un anno e appena tornata tra i professionisti dopo aver stravinto il campionato di serie D. Non è stato affatto semplice scoprire quanto si siano detti, quattro giorni fa a Palazzo Moroni, il primo cittadino e i vertici del club di viale Rocco. A differenza dei tanti altri incontri avvenuti in passato questa volta i presenti non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione (oltre al sindaco e ai vertici del Padova c’erano anche l’assessore comunale allo Sport Cinzia Rampazzo e il caposettore Urbanistica e Servizi Catastali del municipio Franco Fabris). Tantomeno il sindaco solitamente sempre pronto a concedersi a taccuini e microfoni. Ma le parole corrono visto che Bergamin e Bonetto hanno presentato a Bitonci un dettagliato piano triennale per trasformare l’area dell’Euganeo in una vera e propria cittadella dedicata al calcio prevedendo non solo la realizzazione del nuovo centro d’allenamento per la prima squadra e le giovanili, ma pure (ecco la novità assoluta) il completo rifacimento dello stadio.
I casi presi a modello dai due industriali padovani, titolare il primo della Sunglass Srl e l’altro della Thema Italia Spa, sarebbero principalmente due. Quello di Modena dove, tra il 2002 e il 2007, la società gialloblu (51%) e il Comune (49%) hanno acceso un mutuo presso il Credito Sportivo e hanno investito circa 15 milioni di euro per ristrutturare il vecchio stadio Braglia facendolo diventare un piccolo gioiello. E quello di Udine dove, proprio in questi mesi, è entrato nel vivo il restyling del Friuli sostenuto interamente dall’Udinese Calcio (alla quale il municipio ha concesso per 99 anni il terreno in cui sorge l’impianto) e sempre attraverso un prestito del Credito Sportivo: qui la spesa complessiva dovrebbe aggirarsi intorno ai 30 milioni di euro. Inoltre, nel progetto che ad inizio settimana Bergamin e Bonetto hanno sottoposto al sindaco potrebbero essere coinvolte non solo le catene di supermercati Alì e Pam che attorno all’Euganeo possiedono ognuna una superficie di circa novantamila metri quadri, ma anche eventuali nuovi soci del club biancoscudato. L’obiettivo, dei vertici del club sarebbe pure quello di far vivere lo stadio sette giorni su sette collocando nell’impianto e a fianco una sorta di centro commerciale con tanto di negozi, ristoranti e altre attività. Da parte della compagine di viale Rocco, il prima passo nella direzione appena tracciata dovrebbe essere rappresentato dalla richiesta a Palazzo Moroni di avere in concessione per 99 anni l’area comunale in cui si trova l’Euganeo proprio come successo ad Udine con l’Udinese e il Friuli. Il piano, come detto ambizioso e suggestivo, è ancora in fase nascente. Ma le intenzioni di Bergamin e Bonetto (e dei possibili nuovi investitori) sembrano molto, molto serie.