Live 24! Union Ripa La Fenadora-Padova, il giorno dopo: il riposo dei guerrieri, ma col pensiero già alla sfida di domenica

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Ore 21.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Se rimarrei al Venezia? Sì, ma solo con idee e programmi chiari sul tavolo. In caso contrario Korablin farà bene a prendere un altro ds, perché senza queste componenti io fatico a lavorare e non so vincere». Parla chiaro e fissa i capisaldi Ivone De Franceschi, quando la stagione del Venezia – sconfitto venerdì al Penzo dalla Pro Patria e atteso domenica prossima al rompete le righe in casa dell’Alessandria (ore 15) – sta ormai volgendo al termine. E com’è prevedibile gli occhi di tutti sono puntati solo sul presidente Yury Korablin. «Lo stiamo aspettando, io non lo sento dalla gara col Real Vicenza (datata 21 febbraio, l’unica seguita al Penzo dal patron in tutta la stagione, ndr) e sono in attesa. Come mi sento? Stanco, perché gestire tutto senza il normale confronto tra dirigenti e proprietà è stato molto, davvero molto difficile». Per questo il 41enne padovano rivolge un plauso alla squadra allenata da Michele Serena. «Dispiace non aver salutato con una vittoria i tifosi che, più numerosi del solito (1.523 con 952 paganti il 1. maggio, ndr), avrebbero sicuramente meritato un sorriso. Purtroppo è stato sbagliato l’approccio, non dico sia giusto, però penso sia umano esser arrivati scarichi dopo un campionato di questo tipo. Le difficoltà economiche del presidente, la quotidiana precarietà gestionale, la serie infinita di infortuni e ci metto anche alcune mie scelte tecniche che non rifarei: questa squadra avrebbe potuto fare di più, ma aver mantenuto la Lega Pro senza alcun affanno è comunque un grosso traguardo». Un senso di precarietà che solo Korablin può spazzare via, in primis sanando i debiti entro l’iscrizione del 30 giugno. «Se ha l’intenzione di andare avanti il presidente deve fare chiarezza ed essere più presente anche per dare un segnale forte di attaccamento. La gente, i tifosi, il territorio lo aspettano e lo meritano, il Venezia è suo, non di Ivone De Franceschi. Io l’anno prossimo potrei essere qui, altrove o magari a casa mia, non è certo questo l’importante. Qui si può fare calcio come si deve e non servirebbe ripartire da zero vanificando il lavoro fatto. Però per ottenere risultati non è possibile andare avanti col senso d’instabilità che ci ha penalizzato quest’anno».

Ore 21.30 – (La Nuova Venezia) Sei mesi sulla panchina del Venezia. Michele Serena era arrivato alla vigilia della gara di Cremona, sostituendo Alessandro Dal Canto. Una avventura iniziata con il rigore di Greco sparato alto che aveva impedito di raggiungere il pari. Tante speranze in quell’umida domenica di metà autunno, magari la voglia di centrare i playoff e giocarsi qualcosa d’importante. Il campionato ha detto il contrario, con una salvezza raggiunta sì in anticipo ma con una squadra che non ha neanche mai sfiorato il gruppo di testa. «È mancata la continuità» ammette Serena «anche se devo riconoscere che le prime della classe hanno qualcosa in più di noi, anche quanto a progetti e soldi. Non c’è stato quel filotto di vittorie e quando lo avevamo trovato, poi lo abbiamo vanificato». Un’analisi onesta, che arriva a pochi giorni dalla trasferta di Alessandria, città dove domenica prossima calerà il sipario del Venezia sulla stagione 2014-2015. Mancanza di continuità dice il tecnico mestrino, dovuta soprattutto all’inizio della sua avventura, quando si vinceva o si perdeva e prima di vedere un pari si è dovuto aspettare la trasferta di Meda, casa del Renate. Da lì in poi non si è mai riusciti a conquistare il bottino pieno in due gare consecutive. «Poche volte abbiamo raccolto più del meritato e ci siamo persi tanti punti per strada. Viceversa, in alcune occasioni abbiamo ottenuto meno, come a Pavia e con il Bassano nell’andata. In generale, abbiamo sempre fatto partite di buon livello, eccetto a Lumezzane e il primo tempo in casa con la Pro Patria». «Di doman non c’è certezza», scriverebbe Lorenzo de’ Medici e solo Korablin sa quel che accadrà nelle prossime settimane. Intanto Serena, nella gara di venerdì scorso è stato acclamato dai tifosi, ha rimesso in campo Hottor dopo mesi di guai, e lanciato due ragazzi del 1997, Callegaro e Marton. «In prospettiva futura» aggiunge l’allenatore «possono stare in prima squadra: un giusto premio ai giovani. E un giusto premio va a Hottor, dopo tante disavventure: 10-15 minuti poteva garantirmeli e lo ha fatto». Domenica in Piemonte si va senza obiettivi di classifica ma con la voglia di fare bene. «Il campionato non è finito» precisa Serena «e non mi piace perdere, si allena la mentalità vincente quando non ci sono obiettivi. Tra Bassano e Novara non so chi prevarrà: complimenti a loro che si giocano la promozione diretta e alle altre squadre che faranno i playoff». Gli secca aver perso la gara con la Pro Patria, perché non era il modo per congedarsi dal Penzo. «Loro avevano più motivazioni di noi» spiega Serena «e peccato nel finale per quella palla di Giorico finita sulla traversa. Grazie alla curva per l’incoraggiamento, ci hanno sempre sostenuti. So di essere uno di loro».

Ore 21.10 – (Giornale di Vicenza) È stata la partita dei giovani. Anche se a buttarla dentro alla fine è stato Marco Cristini, 1985, l´azione del gol che ha deciso la sfida fra Real e Pordenone è nata dall´asse Chiarello-Gomes, entrambi classe 1993. Chiarello è soddisfatto a fine partita: «nel primo tempo ero un po´ nervoso perchè mi muovevo tantissimo, ma la palla è arrivata poco. Poi, quando il mister mi ha spostato in mezzo al campo, volevo prenderle tutte io e sono contento del passaggio per Albert, poi lui fisicamente è devastante». Chiarello commenta così la sua stagione: «appena ho visto i giocatori che arrivavano in squadra mi sono detto: Riccardo stai zitto, tirati su le maniche, guarda e impara. Poi ho capito che ci sarebbe stato posto anche per me, il mister mi ha dato fiducia e, pian piano, mi sono guadagnato la possibilità di giocare dal primo minuto». Altro protagonista è stato Nicola Pavan, anche lui del 1993, vicentino di nascita, scoperto da Marcolini, centrale difensivo. Su di lui si è espresso positivamente proprio il tecnico biancorosso: «da inizio anno mi avevano sempre parlato bene di Pavan, la società ci puntava molto. Dopo un paio di mesi gli è scattato qualcosa. Infatti ha giocato molto. Soprattutto ha dimostrato di essere un giocatore molto maturo in campo, nonostante la giovane età. Poi a me piacciono i calciatori duttili, e in questa squadra ho la fortuna di averne più di uno, quindi ho voluto provarlo anche in questo nuovo ruolo, perché credo sia innanzitutto un grande vantaggio per lui e poi anche per me, che so che, se ho bisogno, posso contare su un centrocampista che può fare tranquillamente il difensore centrale. E, non essendoci molti giocatori in questo ruolo, con la sua qualità tecnica, oltre all´intensità, penso abbia buone possibilità di fare una bella carriera anche al centro della retroguardia. Tra l´altro è stata un po´ una forzatura perché l´ho provato per la prima volta in settimana, ma ho fiducia in lui e non avevo dubbi che venerdì mi avrebbe ripagato». Lo zampino nella vittoria ce l´ha messo anche Francesco Bonato, anche lui del ´93, che nelle ultime due giornate ha preso il posto di capitan Tomei. Alcuni buoni interventi durante la partita e poi, nel recupero, salva il Real: «gli ultimi minuti sono sempre i più importanti, anche se non l´ho tenuta, la parata sulla punizione di Migliorini è stata la più difficile per me». E poi c´è lui, il più giovane, Giuseppe Ungaro, classe 1995, ha ritrovato venerdì la maglia da titolare: «il mio è stato un anno un po´ travagliato, sono rientrato dopo un lungo infortunio. Piano piano però sono riuscito a rientrare bene fisicamente e con il gruppo, grazie anche alla fiducia del mister e dei miei compagni di squadra che, anche nei momenti in cui non sono stato bene, mi sono stati vicini. Oggi sono particolarmente contento, anche per la squadra. Venivamo da un momento difficile e questa vittoria ci dà morale e la possibilità di finire il campionato più tranquillamente».

Ore 20.50 – (Giornale di Vicenza) Una sola mission: cancellare dagli schermi, dai radar giallorossi e soprattutto dagli occhi di ognuno di noi la sbucciata di Pietribiasi al 90´ di Monza. Fa male al cuore e non agevola un rapido recupero delle energie nervose. Bassano è come quel tizio che aspettava da un mese di uscire a cena con la collega più bella dell´ufficio e questa, la settimana prima dell´appuntamento, gli ha dato buca mandando avanti l´amica racchia. Gli è crollato il mondo addosso e ha pochi giorni davanti per tentare di riconquistarla. E sta facendo un corso accelerato di positività ed autostima per fare breccia di nuovo su di lei. Ha cominciato Tonino Asta a indossare i panni del mental coach e del motivatore già venerdì nel ventre del Brianteo («Potevamo fare noi ora la voce grossa – il pensiero del timoniere virtussino – ma ricordatevi che stiamo disputando una stagione straordinaria e per me è ancora tutto aperto. E in caso di eventuali playoff, viviamoli ugualmente con slancio, entusiasmo ed energia. Ma prima voglio giocarmi questa chance»). Ha continuato il difensore di lungo corso Dario Toninelli.«Mancano 90 minuti e secondo me può accadere di tutto – avverte il terzino – noi abbiamo un solo risultato davanti e tireremo dritti a quello con la Feralpi Salò e il Novara a Lumezzane non credo avrà automaticamente vita facile. Insomma io non mi arrendo, anzi noi non ci arrendiamo». Infine a suonare la carica provvede Matteo Grandi, il portiere che in Brianza ha debuttato in campionato per uno spicchio di gara sostituendo più che egregiamente l´ammaccato Rossi. «Siamo tuttora in corsa per il primato e la promozione in B e non molliamo – comunica l´estremo romagnolo – ma abbiamo dato tutto quello che avevamo. E, siccome sinora questo Bassano ha realizzato un cammino favoloso, vi assicuro che continueremo a stupire sino alla fine». A proposito di Rossi, le sue condizioni verranno valutate domani: ha preso una brutta botta, ma filtra moderato ottimismo su un suo recupero per domenica, anche se gli esami strumentali chiariranno. Da verificare anche la situazione di Nicola Bizzotto: bloccato a Monza dalla lombalgia, lo staff medico sta facendo il possibile per rimetterlo in piedi visto che coi bresciani Zanella, espulso venerdì, starà fuori per squalifica e Bizzo è il rilievo naturale, fermo restando che pure Ingegneri è in preallarme. Intanto la tifoseria si sta mobilitando in vista del duello che può svoltare la stagione: il leader dei Fedelissimi Gianantonio Bertoncello ha lanciato un appello alla città per «dimenticare l´amarezza di Monza e compattarsi attorno alla squadra in un pomeriggio fondamentale per la storia di questi colori». In fermento anche i Boys che si stringeranno come sempre attorno ai ragazzi, mentre da Salò, pure se l´obiettivo del sesto posto è in cassaforte, non stenderanno tappeti rossi. «Ci batteremo come sempre – ha avvisato l´allenatore Beppe Scienza – lo stipendio a me lo versa il mio presidente Pasini mica il Bassano».

Ore 20.30 – (Giornale di Vicenza) Per due biancorossi che rientreranno dalla squalifica, Cocco e Ragusa, ce ne saranno altri due invece indisponibili perché verranno fermati dal giudice, Manfredini e Sampirisi. Senza contare che D´Elia è stato bloccato da un nuovo infortunio muscolare nel corso della partita pareggiata 0-0 al Menti con l´Entella. E in ogni caso la partita a La Spezia si annuncia come uno scontro diretto ad alto grado di difficoltà. La squadra ligure è tra quelle più in forma: ha vinto le ultime 3 partite, battendo Trapani, Cittadella e Brescia (curiosamente due dei tre avversari che ha appena incontrato anche il Vicenza). Al di là dei 9 punti, lo Spezia ha anche segnato ben 10 reti in queste ultime tre partite, lanciando l´attaccante Catellani in vetta alla classifica dei cannonieri con 19 gol. Lo Spezia, sconfitto 1-0 al Menti da un gol spettacolare di Lores Varela, ha 60 punti, solo tre meno del Vicenza che è terzo con il Bologna. Intanto ieri la giornata numero 39 del campionato cadetto è stata completata da due posticipi: uno, Avellino-Pescara, interessava in modo particolare la zona playoff, l´altro, Modena-Carpi, era un derby molto sentito. RIBALTONE. L´Avellino ha battuto 3-2 il Pescara che ha aperto e chiuso la partita con i gol di Pettinari, ma nel mezzo ne ha beccati tre di Castaldo su rigore, Zito e Konè. Grazie al successo la formazione irpina ha agganciato a quota 57 proprio il Pescara e le due squadre, al settimo e ottavo posto, chiudono in questo momento la fila di quelle che andranno ai playoff. LIVORNO OUT. Una delle conseguenze del risultato del Partenio è che il Livorno, salvo su rigore all´ultimo minuto a Catania (1-1) nella gara di sabato, è stato scavalcato dall´Avellino e a quota 55 in questo momento è fuori dai playoff. La situazione del Livorno interessa al Vicenza perché dopo la trasferta a La Spezia ci sarà il 16 maggio proprio quella in Toscana. CARPI SUPER. Nel derby emiliano, anzi tutto modenese, la capolista già promossa in serie A è riuscita a vincere 2-1 in trasferta con una rete del solito, implacabile Mbakogu (espulso poi per proteste per un fallo fischiato contro da Baracani) e il bis di Romagnoli. Mastica amaro il Modena, anche perché la squadra della città capoluogo giocherà in B, mentre oltre al Sassuolo l´anno prossimo sarà in serie A pure il Carpi, altra formazione della provincia.

Ore 20.20 – (Giornale di Vicenza) Alla fine di Vicenza-Entella, molti giocatori biancorossi sono quasi crollati sul prato del Menti. La sensazione era quella di una resa, fisica e mentale, da parte di una squadra che ha dato tutto e anche di più in un campionato straordinario. Eppure, superato qualche minuto di inevitabile amarezza per il sogno della serie A diretta che si è allontanato, da tutti i settori dello stadio è partito un applauso caloroso. I giocatori si sono rialzati e hanno ringraziato i tifosi e alcuni biancorossi, tra cui il capitano Antonio Cinelli, si sono avvicinati a dialogare con gli ultras della Curva Sud. Cinelli, cosa vi siete detti con i tifosi a fine partita? «È stato un bel momento, un gesto importante da parte dei ragazzi della curva: li ringrazio a nome di tutti i compagni. Ci hanno fatto sentire ancora una volta il loro sostegno, ci hanno detto che saranno con noi fino alla fine e ci credono ancora. Lo stesso vale per noi: sappiamo di avere perso due punti molto importanti, ma superata la delusione è il momento di ritrovarci e dare tutto nelle tre partite che ancora ci mancano». La squadra sembra essere comprensibilmente stanca, dopo un campionato percorso a cento all´ora. «È normale che si siano spese tante energie, soprattutto in questa settimana con tre incontri ravvicinati. Però non credo che questo riguardi solo noi. E poi è vero che a La Spezia ci mancherà qualche giocatore, ma contiamo anche nei rientri di Cocco, Ragusa e Brighenti e poi tutti noi avremo una settimana intera per recuperare fisicamente e mentalmente, quindi scenderemo in campo determinati a vincere». Contro l´Entella lei è stato tra i più positivi ed è andato vicino al gol con un bel tiro da fuori. «Ci abbiamo provato un po´ tutti, magari con meno lucidità rispetto ad altre partite, soprattutto nell´ultimo passaggio. In quell´occasione sono riuscito a trovare lo spazio giusto, ho calciato anche abbastanza bene, ma purtroppo la palla non era sufficientemente angolata e il portiere ci è arrivato. Però ci riproverò, perché un gol al Menti in questo campionato memorabile vorrei proprio segnarlo». Dopo tre partite contro squadre di bassa classifica, a La Spezia tornerete ad affrontare una diretta concorrente. «E secondo me potrebbe anche essere meglio per noi. Ultimamente spesso ci siamo trovati di fronte ad avversari che si sono chiusi moltissimo e ci hanno reso difficile trovare spazi: anche per questo abbiamo speso tante energie. Lo Spezia invece sicuramente giocherà a viso aperto, con la voglia di vincere la partita, ma in questo modo ci concederà anche la possibilità di sfruttare meglio le nostre caratteristiche. Sarà una partita difficile, ma non saremo certo intimoriti, perché se arriviamo a questa sfida da terzi in classifica significa che abbiamo dei valori importanti». Per molti di voi è la prima volta in cui potete giocarvi la promozione in serie A. Potrà essere uno stimolo in più in questo finale decisivo e negli eventuali playoff? «Lo sarà senz´altro. Treni come questo non passano tante volte nella carriera di un calciatore. Per arrivare fino a qui abbiamo dovuto soffrire e faticare tanto, quindi non ci arrenderemo certo adesso. Anzi ci metteremo ancora più rabbia e determinazione, perché siamo in ballo e vogliamo ballare da protagonisti fino alla fine. Chi vorrà andare in serie A, dovrà fare i conti con noi».

Ore 20.00 – (Gazzettino) È finito il tempo dei proclami, ora contano solo i fatti. E Alessandro Sgrigna, dall’alto della sua lunga esperienza, l’ha capito da tempo. Non gli andrebbe di parlare, preferirebbe il silenzio per concentrarsi sulla prossima partita, quella decisiva di sabato: «Le parole non servono a niente, come pure i calcoli, le tabelle, i se e i ma. Siamo in una posizione di classifica drammatica, ma non la dobbiamo guardare. Pensiamo solo a vincere con il Frosinone». Il Cittadella visto nella prima mezz’ora di Bari può centrare l’impresa. «Abbiamo disputato un grandissimo primo tempo, è vero che nella ripresa ci siamo abbassati troppo, ma ricordo solo l’occasione di Caputo e il gol nel finale. Purtroppo ogni nostro errore è pagato caro, questo è il problema». Nel computo degli errori anche quelli nell’area avversaria, con il gol che non arriva. «Bisogna fare in modo di girare l’inerzia nelle restanti tre partite». Sulla carta il prossimo impegno, con il Frosinone secondo in classifica, appare proibitivo. «Non ci interessa la loro posizione, né dobbiamo avere paura. La partita si vince pensando solo a noi stessi, e l’ultimo Cittadella mi dà ancora speranza». Non quello dei secondi tempi, però, che sembra anche in debito d’ossigeno, ma Sgrigna non la pensa così: «È soprattutto una questione di testa. In campo corriamo, e anche tanto, ma quando ti ritrovi in una certa situazione tutto diventa più difficile e anche inconsapevolmente arretri troppo lasciando l’iniziativa agli altri». A Bari l’abbiamo vista agire da autentico play, e l’ha fatto pure bene. «Con la Ternana il Cittadella era in difficoltà e sono scalato a centrocampo, abbiamo riprovato a Bari. È un ruolo che mi piace, cambia un po’ la corsa, ma lì in mezzo mi trovo bene: ne abbiamo parlato e potrebbe essere una soluzione in prospettiva. In questo momento tutti ci dobbiamo mettere a totale servizio della squadra». Ma è ancora ipotizzabile una salvezza da raggiungere senza passare per gli spareggi? «Molto difficile, ma noi dobbiamo pensare solo al Frosinone, il resto non ci deve interessare. Forse in seguito, quando guarderemo ai risultati delle altre partite. Venerdì per esempio giocherà l’Entella (il primo diretto avversario di classifica, tre punti più in alto, ndr), sapremo cos’ha fatto prima di scendere in campo, ma nemmeno questo so se possa essere un vantaggio o meno per noi». I tifosi granata sono scoraggiati. «È normale che si sentano affranti. Posso solo garantire a nome della squadra che ce la metteremo tutta, fino all’ultimo».

Ore 19.40 – (Mattino di Padova) «Per carattere sono sempre ottimista e continuo a credere nella salvezza. In questi anni abbiamo realizzato sempre delle imprese dando il meglio quando tutti ci davano già per morti. L’obiettivo primario, a questo punto, è quello di raggiungere almeno i playout». Per quanto ottimista, Claudio Foscarini sa che per il suo Cittadella cinque punti da recuperare in tre partite a Ternana e Pro Vercelli sono decisamente troppi, resta quindipossibile soltanto approdare agli spareggi-salvezza, verosimilmente contro una fra Entella e Crotone. Il problema è che, al di là dell’incontestabile impegno profuso in campo, questo Cittadella non dà certo l’idea di attraversare un momento brillante dal punto di vista atletico ed è vittima di una sterilità offensiva che pesa come un macigno su qualsiasi residua ambizione di salvezza. A questo punto, diventa impietoso anche il confronto con la squadra che, nel finale della scorsa stagione, riuscì a risollevarsi da una situazione analoga, cominciando però con il dovuto anticipo la sua rincorsa. Quest’anno la rincorsa non è ancora partita. Il tecnico granata lo sa e, dopo il ko subìto a Bari, è il primo a evitare ogni confronto. «È impossibile farlo perché abbiamo altri giocatori e in questo momento abbiamo la necessità di trovare una vittoria che diventa ossigeno e scrollarci di dosso l’ossessione per quei tre punti che tutti assieme non arrivano mai da troppo tempo. Ora abbiamo davanti la gara con il Frosinone, sabato al “Tombolato”, poi avremo la trasferta di Catania e la gara casalinga con il Perugia: tre paretite e nove punti in palio, è un cammino terribile, lo sappiamo, ma già la prossima partita è decisiva per continuare a sperare». La rivoluzione tattica operata sabato al San Nicola, con Sgrigna arretrato nel ruolo di regista di un centrocampo a cinque, deriva dalla consapevolezza che, a livello fisico, il momento del gruppo non è certamente dei migliori. «Sgrigna? Ha fatto girare molto bene la palla e sa interpretare quel ruolo. Ma a Bari è mancato semmai il supporto delle ali, che hanno lasciato Stanco troppo solo in attacco. Avrei inserito una seconda punta se avessi avuto un centrocampo in buona forma, in grado di sorreggere anche un altro attaccante, ma in quel momento non avevo garanzie per giocarmi una mossa del genere». Non rimane che aggrapparsi alla matematica e, perché no, a quella fortuna che, pure a Bari è davvero mancata, schizzata via insieme al pallone calciato da Paolucci sulla traversa. Tornerà finalmente a sorridere anche alla squadra granata.

Ore 19.20 – (Trentino) Davide Zoller, allenatore del Mori S.Stefano, ricorda lo sportivo compaesano deceduto nel terremoto in Nepal: «Sottolineo il saluto che il Mori ha portato a Oscar Piazza». Per quanto riguarda l’incontro il mister evidenzia quanto si era già visto nelle passate partite: «Abbiamo fatto una buona partita per congedarci dal pubblico con una vittoria». Zoller non si sbottona sulla prossima stagione: «So che ci sono stati dei colloqui con i nostri giocatori, io ho chiesto alla società che il blocco storico venga confermato con l’aggiunta di qualche giovane della juniores, così possiamo fare un decoroso percorso in Eccellenza senza il rischio di un doppio salto all’indietro». L’allenatore del Mori è soddisfatto di questa avventura in serie D e cercherà di chiudere in bellezza in terra friulana: «Sono molto sereno e credo di aver fatto tutto quello che potevo fare. Possiamo chiudere a quota 20 e noi ci presenteremo dal Fontanafredda per fare punti con tutte le nostre forze».

Ore 19.10 – (Trentino) Ultimo incontro casalingo per il Mori S.Stefano contro i cugini del Mezzocorona sconfitti 4 -0. Nel primo tempo si nota subito un Mezzocorona in condizioni non eccellenti, nella ripresa la storia non cambia e il Mori si impone nettamente. Subito Mori che sugli sviluppi di un calcio d’angolo gestito da Dossi e sventato dai pugni di Zomer ci prova al 2’ con Benedetti per Deimichei che la mette a fil di palo. Vantaggio del Mori al 4’: in avanti con Deimichei che in area spizza per Tranquillini reattivo a insaccare di testa. Il Mezzo è altrove e stenta a trovare le posizioni in campo, ma si fa minaccioso sui calci piazzati, Kumrija dal corner serve per Baldi che sfiora il pareggio. Al 15’ Rizzi entra in area minaccioso, ma Pozza salva in angolo. Il Mori si assesta sulle proprie posizioni e al 21’ permette il contropiede di Albenberger risolto positivamente dalla difesa. Al 22’ ripartenza fulminea di Tranquillini, che dalla distanza scarica sopra la traversa. Ancora Mori al 26’ con Dossi che pennella per la testa di Concli, ma Zomer ci mette i guantoni. Ci prova il Mezzo lanciando lungo per Baldi che al 26’ si fa vedere davanti a Rossatti e al 31’ con Lorenzi che scaglia la punizione a lato porta. Allungo del Mori al 40’ quando nell’area piccola Pruenster tocca in rete. Nella ripresa è nuovamente il Mori a imporsi già al 3’ con Deimichei che insacca alle spalle di Zomer: 3 a 0 e per il Mezzocorona la strada è decisamente in salita. I padroni di casa non si placano e al 15’ sfiorano il poker con Nicolodi su cross di Deimichei, ma Zomer allontana. Colpo di reni del Mezzocorona al 21’ che avanza sicuro con Mitterer a cercare Lorenzi, fermato poi da Pozza. Padroni di casa insaziabili, al 28’ Dossi tira di potenza, Baldi ci mette la mano e regala il calcio di rigore che lo stesso Dossi concretizza. Il Mezzo, privo di energia e fiducia, tenta un ultimo affondo al 36’ con Ilou lanciato da Gironimi che tocca a lato porta. Ma è ancora Mori al 39’ con una giocata di Deimichei che suggerisce per Nicolodi in posizione regolare: Zomer para e tutti a casa.

Ore 18.50 – (Trentino) Dro, che cuore. I trentini impattano 2 a 2 con il Kras Repen nella super “sfida” salvezza e tornano dal Friuli con un punto che significa certezza matematica di disputare la sfida playout in casa. Resta da stabilire chi, tra Triestina e proprio Kras Repen, sarà l’avversaria dei droati nella “partitissima” salvezza del 24 maggio ad “Oltra”. Da ieri, infatti, a causa della classifica avulsa, il Dro non può più ambire alla salvezza diretta visto lo svantaggio nelle sfide dirette con Giorgione e la differenza reti peggiore con il Tamai, appaiati in sestultima posizione. Buon ritmo sin dalle prime fasi e il Kras Repen passa subito in vantaggio: lunga rimessa laterale di Fross e spettacolare rovesciata di Grujic che insacca imparabilmente alle spalle di Bonomi. La reazione del Dro è immediata: al 10′ Ajdarovski si libera sulla sinistra e poi lascia partire un gran tiro sul quale D’Agnolo si supera e, 3’ dopo, il destro a scendere di Cremonni termina alto di un soffio. Si battaglia soprattutto a metà campo ma, ad un “amen” dal riposo, i locali raddoppiano: Grujic serve in area Tawgui che controlla e insacca con un preciso diagonale rasoterra. Il Dro sembra spacciato, ma durante l’intervallo Manfioletti trova le parole giuste per la reazione. Nella ripresa in campo sembra esserci un’altra squadra e, dopo 4’, i gialloverdi accorciano le distanze. Ajdarovski viene steso in area friulana da Slavec e il direttore di gara non può esimersi dal fischiare il rigore in favore del Dro. Sul dischetto si presenta Cicuttini che incrocia la conclusione e spiazza D’Agnolo. Il Kras prova a ristabilire le distanze, ma il tiro di Knezevic al 60′ non inquadra la porta. Al 67′ Grujic cerca il tiro al volo ma calcia fuori dai pali e, un minuto più tardi, la compagine di Manfioletti sfiora il pareggio: il neoentrato Donati imbecca in profondità Cicuttini, il cui tiro viene respinto da un superbo D’Agnolo, bravissimo poi a rialzarsi in tempo zero e anticipare Donati. Al minuto 77, però, il portiere di casa nulla può sulla deviazione da due passi del rapace Cicuttini, pronto a spingere in rete il traversone di Cremonini “spizzato” da Donati.

Ore 18.30 – (Il Piccolo) La dea bendata, gli episodi tipici di un’annata storta e le decisioni arbitrali: Gagliardi frulla in un amaro mix i motivi di una sconfitta immeritata, che però pone adesso la Triestina di fronte a un finale di stagione drammatico. Il tecnico alabardato, dopo aver elogiato i giocatori, comincia a snocciolare gli episodi sfortunati: «Mi dispiace per i ragazzi che erano affranti e hanno dato l’anima, ma credo che stavolta ci sia poco da dire: ci sono stati tanti episodi che fanno capire che è davvero un’annata storta, dal palo di Proia al gol loro, nato da una nostra ripartenza e da una scivolata fortunosa degli avversari che ha innescato l’azione della rete. Che poi è stata l’unica azione del Fontanafredda, a parte un paio di situazioni quando eravamo in inferiorità numerica. Rocco nei primi due mesi faceva gol appena toccava il pallone, qui dall’area piccola svirgola e sfiora il palo. E poi c’è il miracolo del loro portiere sul tiro all’incrocio di Proia. Capite che sono situazioni che hanno ben poco a che fare con discorsi tecnico-tattici. E quando non è annata e sembra che la dea bendata non ne voglia sapere, o hai gli attributi per voltare le cose a tuo favore, o gliela dai vinta a un nemico che non è il tuo avversario». Ma non è tutto qui. Gagliardi passa poi all’arbitraggio, non soffermandosi solo sulla direzione di Colinucci, ma facendo un discorso generale: «Paghiamo troppe cose – afferma il tecnico – compreso il fatto che questo teatro esalta evidentemente dei protagonisti che non dovrebbero esaltarsi, ma solo condurre una partita. Capite che cambia tutto quando Florean doveva venire espulso per seconda ammonizione e due minuti dopo arriva un cartellino rosso per noi. Senza parlare del rigore su Rocco che chiunque avrebbe dato. Di dubbi me ne vengono tanti, perché in tre partite casalinghe non c’è stato un intervento che nemmeno per sbaglio sia stato a nostro favore». Sembra quasi che Gagliardi alzi bandiera bianca sul discorso salvezza, ma l’allenatore cosentino assicura che non è così: «Sia chiaro che il mio non è un tono arrendevole, non rientra nel mio carattere. Ora ci ritroviamo ad essere obbligati a vincere domenica a Legnago, quindi ci lecchiamo tutti le ferite e andiamo con la giusta determinazione per fare la partita, sperando che ce la facciano fare, perchè come detto ormai mi vengono tanti dubbi».

Ore 18.20 – (Il Piccolo) Gli ultimi 15’ della stagione al Rocco sono la fotografia di un’annata da dimenticare. Piscopo (già ammonito) si prende il secondo giallo dall’arbitro (pessima prestazione) che lo spedisce negli spogliatoi. Rocco al 47’ batte malissimo una punizione che avrebbe fatto meglio a lasciare a Milicevic e a partita finita (sotto i fischi del pubblico) a centrocampo i compagni devono intervenire per un diverbio tra il centravanti e Bedin. Tre segnali che accendono una spia d’allarme più preoccupante della pesantissima sconfitta subita contro il Fontanafredda. Una debàcle di misura (con rete nel primo tempo su svarione difensivo) questa volta bugiarda rispetto al gioco sviluppato dalle due contendenti. L’Unione da una parte può recriminare per un palo interno di Proia (nel primo tempo), per un rigore abbastanza evidente su Rocco e per una paratona di Onnivello nella ripresa su botta all’incrocio di Proia. Dall’altra parte un solo calcio in porta e tre punti salvezza. Di solito le partite così finiscono almeno in parità. Ma tant’è. Del resto un punticino avrebbe modificato di poco l’assetto della classifica. Il pari tra Kras e Dro dà alla Triestina almeno una certezza. L’Unione deve vincere a Legnago domenica (anche se la posizione in classifica dipende da cosa fa il Kras a Chioggia) per poi andare ad espugnare il campo del Dro nel play-out. Due vittorie necessarie o quasi per una squadra che negli ultimi due mesi ha vinto solo con il Mori già retrocesso. Altrimenti sarà Eccellenza. Eppure l’Unione di Gagliardi ieri ha fatto qualcosa di più rispetto a una settimana fa contro il Mori. Buono l’approccio, con alcuni movimenti senza palla e discreta intraprendenza nella ripresa, fino a quando c’è stata parità numerica. Ma lo sforzo non è bastato contro un Fontanafredda che voleva un punto ed è tornato a casa con una vittoria. Gagliardi schiera il 4-3-3 con l’inedito di Giannetti al centro e soprattutto di Arvia a sinistra. Davanti Manzo e Gusella giostrano attorno a Rocco. L’avvio è promettente anche perché gli alabardati arrivano sul pallone quasi sempre prima degli avversari. Gusella è abbastanza efficace a sinistra e Proia cerca gli inserimenti. Proprio il laziale da centro area (11’) gira il pallone verso la porta di Onnivello. Ma il palo interno salva il portiere ospite. L’Unione insiste ma il classico black-out difensivo è in agguato. Su un lancio un po’ a casaccio Crosato non sale e la progressione a destra di un indisturbato Florean trova pronto Gargiulo sotto porta (37’). È l’uno a zero e il Rocco comincia a tremare. Passano 2’ e la situazione potrebbe tornare in parità. Rocco entra in area da destra e viene contratto da Malerba. L’arbitro Colinucci lascia perdere ma i dubbi sono più che fondati. Al rientro per la seconda frazione Gagliardi sacrifica uno spento Gusella per lanciare nella mischia Milicevic che va ad agire da centravanti. La Triestina prende coraggio, il Fontanafredda pensa solo a difendersi. Proia ci prova all’8’ ma la parabola molto precisa viene intercettata nel sette da un grande intervento di Onnivello. Dopo due minuti un’ottima combinazione palla a terra mette Bedin nelle condizioni di battere a rete ma il piattone è impreciso. Glagliardi ci prova anche con Giordano. Milicevic (25’) serve Rocco ma la conclusione non è delle migliori. Al 32’ Piscopo si fa espellere e la partita praticamente finisce. Così come finisce la speranza dell’Unione di giocare lo spareggio in casa con la possibilità di pareggiare. Per salvare la D ora servirà un’impresa. O forse ne serviranno due.

Ore 18.00 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Uno dei protagonisti in assoluto della sonante vittoria castellana è stato Mattia Episcopo, ex che con le sue percussioni ha mandato in tilt il sistema difensivo del Monte. Lui l’ha vista così: «Sono soddisfatto per questi tre punti, sono davvero meritati perché al di là del gol su punizione di Perosin i cugini non hanno praticamente mai tirato in porta. Abbiamo giocato palla a terra facendo molto bene. Di certo il primo rigore e l’espulsione di Sadio ci hanno spianato la strada, però noi volevamo a tutti i costi far nostro questo derby». Come valuta l’episodio dei due palloni in campo? «Sinceramente me l’hanno detto dopo, io non me n’ero nemmeno accorto. Avevo visto che Podvorica stava battendo l’angolo, gli ho detto di farlo velocemente poi sono stato agganciato in area, mi pare da Severgnini». Avete spinto fino alla fine. «È vero, potevamo anche fare qualche gol in più, per fortuna è andata bene anche perché non abbiamo concesso nulla». Siete ad un passo dalla salvezza diretta. «Manca un ultimo sforzo, però dobbiamo ripartire da zero con la stessa fame mostrata contro il Montebelluna». Il suo gol su rigore ha spianato la strada al Giorgione. Schierato ancora una volta nel reparto arretrato, l’ex Matteo Vigo è contento. «Ci tenevo a mantenere la media, con il primo ero arrivato a quattro su quattro poi però ho sbagliato quello calciato nella ripresa. Però l’importante è stato vincere la partita per proseguire la corsa». Adesso dipende soltanto da voi. «Dobbiamo vincere domenica prossima, e poi potremo festeggiare. Non sarà però facile perché nessuno regala nulla».

Ore 17.50 – (Gazzettino, edizione di Treviso) In giornate così, quando la voglia di parlare è praticamente azzerata, negli spogliatoi biancocelesti nessuno apre bocca. Tocca allora al capitano Manuel Perosin, autore tra l’altro dell’unico gol del Montebelluna, provare a spiegare questo inaspettato 1-5 rimediato nel derby. «Non eravamo partiti benissimo subendo il rigore di Vigo, poi l’avevamo raddrizzata subito. Però loro hanno proseguito salendo sul 3 a 1. Secondo me le possibilità per riprenderla ancora c’erano, tuttavia il cartellino rosso a Sadio ci ha tagliato le gambe». Espulsione giusta? «In quell’episodio ha sbagliato a reagire, però era da un pezzo che subiva dei falli non fischiati, delle mezze gomitate non viste dalla terna arbitrale. È stato istigato, anche se l’errore c’è stato da parte sua». Vi siete lamentati parecchio. «Siamo stati penalizzati dalla direzione di gara, il secondo rigore non poteva essere fischiato dal momento che c’erano due palloni un campo, uno addirittura tra le braccia di Rigo. E non c’era nemmeno l’espulsione di Bressan. Ciò non toglie che loro abbiano meritato di vincere la partita». Loro sono stati più determinati di voi. «Le motivazioni erano differenti, noi volevamo divertirci pur provando a vincere la partita, mentre il Giorgione è partito a razzo perché per loro era determinante conquistare i tre punti. Dispiace chiudere così la stagione davanti ai nostri tifosi, abbiamo disputato un ottimo campionato e concludere con questa brutta sconfitta non è il massimo. Comunque nel computo dei derby siamo davanti, ci rifaremo in futuro».

Ore 17.40 – (Tribuna di Treviso) «Sono contento, l’interpretazione è stata perfetta. Adesso siamo padroni del nostro destino, ma abbiamo ancora una partita da giocare e non dobbiamo pensare di essere già salvi». Antonio Paganin ha il volto sorridente di chi sa di avere in tasca una buona fetta di salvezza. Il tecnico del Giorgione cerca di soffermarsi sulla prestazione, rintuzzando la polemica innescata qualche minuto prima da Pasa e legata alle frasi pronunciate dall’ex interista a fine gara. «Non ho denigrato l’avversario, non mi permetterei mai di farlo», sostiene, «Mi dispiace, mi scuso, sono stato interpretato male. Mi rivolgevo ai miei ragazzi e non agli avversari. Ho semplicemente detto che i minuti finali non erano allenanti. La melina era poco onorevole per tutti, arbitro compreso. Non ho voluto mancare di rispetto, secondo me le partite vanno giocate fino alla fine». Poi la chiacchierata vira sul dominio dei castellani. «Non mi aspettavo di vincere così, ma le motivazioni possono fare la differenza», prosegue, «Comunque nessuno ti regala nulla, i tre punti devi andare a prenderteli. Tutte le partite vanno disputate, a maggior ragione un derby. E se è oggi potremmo essere salvi, è perché nessuno ci ha regalato niente. Gli ultimi risultati ci hanno trasmesso fiducia, la fiducia è stata la nostra benzina. Oltre alla vittoria, abbiamo centrato l’obiettivo degli otto punti sul Kras, ma non possiamo mollare. Una squadra giovane come la mia non può permettersi di pensare: quando ha voluto gestire, ha buttato via partite che avrebbe potuto portare a casa. Motivo per cui la melina finale non mi è piaciuta: i miei ragazzi devono giocare e basta, questa è la filosofia». Il Giorgione appunto si sta salvando attraverso il gioco: «Le due compagini si sono scontrate all’inizio in modo equilibrato, poi abbiamo preso ritmo e convinzione. Stiamo bene, siamo in condizione, lo si era visto anche nelle gare precedenti. E quando giochi bene, le imprese sono sempre dietro l’angolo». Paganin analizza poi gli episodi, pur dribblando le modalità del secondo contestato rigore (con due palloni in campo) che fa tremare i dogmi regolamentari: «L’espulsione di Samba è stata un po’ sciocca, anche se l’arbitro avrebbe fatto meglio ad ammonirlo o a richiamarlo verbalmente. Quanto al rosso a Bressan, pensavo gli desse il giallo. Credo il primo penalty sia indiscutibile, quanto al secondo non ho visto e non saprei dire». Entrambi i rigori sono stati battuti dall’ex Matteo Vigo, che ha sbloccato il derby e fallito la doppietta: «Dispiace non aver segnato anche il secondo, ho cercato di ripetere l’esecuzione del primo tempo, ma l’ho indirizzato troppo verso il palo, prendendolo in pieno. Dispiace soprattutto perché ho interrotto la mia serie utile dal dischetto: prima dell’errore, ne avevo messi dentro quattro su quattro. Adesso la salvezza dipende solo da noi: dobbiamo restare concentrati sulla prossima partita, gettare ancora il cuore oltre l’ostacolo. Era la prima volta che tornavo a Montebelluna, perché ai tempi del Quinto avevo disputato il derby solo al Tenni. Ho ritrovato tanti vecchi amici». Che ieri non si sono congedati nel modo più elegante, per usare un eufemismo, nell’ultima uscita stagionale al San Vigilio.

Ore 17.30 – (Tribuna di Treviso) Il derby non finisce al triplice fischio. Daniele Pasa accende la polemica: prima di prendersela con l’arbitro, attacca il collega Paganin, suo compagno ai tempi dell’Udinese. «Non mi è piaciuta la frase che ha pronunciato a fine partita», il j’accuse, «Deve pensare ai suoi giocatori e non rivolgersi ai miei, dicendo che l’arbitro “può fischiare, si sono allenati bene”». Tutto è legato all’imbarazzante melina degli ultimi 10’, che ha indotto il direttore di gara a non concedere recupero. «Al di là del Giorgione, anche l’arbitro ci ha messo del suo: l’espulsione di Bressan, che voleva entrare sulla palla, e il secondo penalty accordato con due palloni in campo non si possono vedere. Rigo aveva la sfera fra le mani: come sarebbe potuto intervenire? Non siamo mica globetrotter, il calcio ha regole precise». La situazione è surreale, ma fortunatamente l’abbaglio (norme calpestate) è risultato ininfluente (penalty sbagliato) ai fini del risultato (e della classifica). Pasa riflette poi sull’andamento del match: «Il Giorgione è partito forte, noi abbiamo pareggiato subito, ma loro hanno dimostrato fin dall’inizio di avere più passo e stare fisicamente meglio. Poi sull’1-2 e sull’1-3 diventava difficile recuperare. L’espulsione di Samba ha complicato tutto, quindi nella ripresa siamo rimasti pure in nove. Brutta da vedere per il pubblico la parte finale, visto che le due squadre non hanno più giocato. Dispiace per come è andata: ci eravamo allenati e preparati, ci tenevamo a concludere bene in casa. Perosin ha chiuso con i crampi, lo stesso Giglio ha dato tutto. Non siamo scesi in campo molli, gli avversari hanno giocato bene. I problemi sulla fascia sinistra? Semenzin non partiva titolare da un anno e mezzo, negli ultimi 20 giorni si era allenato con continuità e mi sembrava giusto dargli un’opportunità». Inevitabile parlare anche di futuro: «Qui sto bene e mi sento a casa. Non ho parlato con altre società, ho visto il presidente la scorsa settimana e mi rivedrò con lui la prossima. Gli obiettivi sono stati ampiamente raggiunti, salvezza anticipata e premio dei giovani per due anni di fila, ma, se Brombal vuol cambiare, è libero di farlo».

Ore 17.20 – (Tribuna di Treviso) La melina finale rappresenta forse la peggiore punizione per il Montebelluna. Nel calcio non esiste il kappaò, ma mai come ieri sarebbe stato sensato chiudere il match anzitempo per manifesta superiorità del Giorgione. Che fa suo il derby con un micidiale uno-due a cavallo del 20’ e adesso è virtualmente salvo: basterà vincere la prossima con il Ripa, visto che il Kras (terzultimo) insegue a 8 punti, circostanza che annulla il playout. Le motivazioni sono determinanti, ma il Monte ha lasciato l’onore in spogliatoio. L’avvio è stato scoppiettante, da urlo. Nemmeno il tempo di verificare gli schieramenti e il Giorgione si procura il rigore-apriscatole: fallo di Guzzo su Gazzola, involatosi in posizione defilata. L’ex Matteo Vigo insacca dal dischetto, spiazzando Rigo. L’attesa biancoceleste dura quattro minuti: Perosin emula Pirlo e disegna una splendida punizione dai 25 metri, ristabilendo la parità. L’aspetto curioso è che protagonisti sono subito i capitani, i trascinatori: Gazzola e Perosin. Il derby vive di questi duelli. Prova a ritagliarsi uno spazio importante pure Sadio Samba, ma fuorigioco e tocco difettoso impediscono un esito proficuo. Contropiedi improduttivi, a differenza delle improvvise accelerazioni dei rossostellati. Che fanno il bello e cattivo tempo nell’area biancoceleste. Le loro incursioni hanno l’effetto di un uragano. Travolgono tutto ciò che trovano di fronte. Devastanti e fruttifere. La retroguardia montelliana è burro, Gazzola e soci perfide lame. Non è un caso allora che il Giorgione realizzi altre due reti attorno al 20’: prima l’onnipresente Gazzola raccoglie l’invito di Podvorica, colpendo rasoterra nell’indifferenza della difesa montebellunese, poi Nenzi finalizza una perfetta azione avviata da Episcopo con un’irridente serpentina e rifinita da Gazzola. La catena sinistra biancoceleste è in evidente difficoltà. Il Giorgione sciorina un bel calcio, il Montebelluna sembra mentalmente già in vacanza. Mattioli sfiora addirittura il poker, divorando una clamorosa chance a tu per tu con Rigo. È una prima frazione divertente, che vede nei castellani gli indiscussi dominatori. Le rare sortite biancocelesti scaturiscono da palle inattive: Bressan spedisce alto sugli sviluppi di un piazzato battuto da Garbuio e respinto dalla barriera (38’). La mira è un optional, ma è anche un segnale di risveglio. La successiva espulsione di Samba (calcetto a Vigo) su indicazione del primo assistente Cortinovis scrive la fine anticipata della partita. Non è un episodio isolato: un nervosismo strisciante infiamma il match dalle battute iniziali. Perosin, da buon capitano, però non demorde: la sua punizione, altrimenti destinata in porta, è sventata da un intervento in spaccata di un immenso Gazzola, che non disdegna ripiegamenti e sacrifici in copertura. E la ripresa conferma il canovaccio, aprendosi nel segno del numero 9 rossostellato: incredibile palo da pochi passi (5’). La botta imprecisa di Podvorica a porta sguarnita fa capire che le amnesie difensive persistono. I castellani, invece, vogliono rendere la giornata memorabile: Gazzola, incontenibile, manca la doppietta per l’ottimo intervento di Rigo. Episodio curioso al 17’: angolo per il Giorgione, atterrato in area Episcopo, ma in campo ci sono due palloni (il secondo è fra le mani di Rigo). Dalla Palma assegna il penalty, ma Vigo centra il palo. Il secondo tempo è un tiro al bersaglio del Giorgione, mentre la fase difensiva dei biancocelesti è imbarazzante. Gazzola non ha problemi a servire il poker. Poi il rosso sventolato a Bressan fa calare il sipario sullo storico sacco castellano, irrobustito dalla cinquina del neoentrato Baggio.

Ore 17.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Non si può prendere gol al primo minuto del secondo tempo». Allarga le braccia mister Stefano De Agostini che, al di là di tutto, parla di una sconfitta immeritata. «Abbiamo perso una grandissima occasione – spiega – per congedarci dal nostro pubblico con almeno un pareggio. Non si può buttare alle ortiche una partita giocata per 85’su ottimi livelli». Questo è il calcio, verrebbe da dire, ma lo scivolone con l’Arzichiampo pesa come un macigno. «Con il Mezzocorona (De Agostini assisterà il match dalla tribuna, per effetto dell’espulsione rimediata) – annuncia – dobbiamo vincere. Stiamo bene e non temiamo gli avversari. Peresson in panchina? È stata una scelta obbligata: non era possibile farlo giocare con il torcicollo. Devo dire che Marco (Francescutti, ndr) ha giocato bene, anche se sul primo gol è stato un pò indeciso». «Dea» non si sottrae poi a qualche accusa nei confronti dell’arbitro: «Non ha visto sul finale un rigore grande una casa per noi. Inutile, però, piangerci addosso: domenica sarà il turno decisivo».

Ore 16.50 – (Giornale di Vicenza) Un solo ko nel girone di ritorno, play-off conquistati con una giornata d´anticipo: Paolo Beggio non può che essere soddisfatto del traguardo tagliato a Tamai. «È il coronamento di una stagione fantastica – afferma -. Per questa società è il primo anno in serie D: nessuno si aspettava di arrivare così in alto. Ci siamo riusciti alla grande. Adesso pensiamo a chiudere il campionato, poi ci concentreremo sulla post-season: vogliamo fare bene, per il prestigio della competizione e per accrescere la nostra mentalità. Col Tamai siamo partiti col piglio giusto, poi gli avversari hanno preso in mano la gara disputando un buon primo tempo. Siamo stati bravi a segnare in avvio di ripresa e a gestire il vantaggio. Non potevo chiedere di più ai miei».

Ore 16.40 – (Messaggero Veneto) All’ultima gara casalinga della stagione, il Tamai perde immeritatamente con l’Arzignano e rimanda la salvezza matematica all’ultimo turno: i mobilieri sono raggiunti dal Giorgione al sestultimo posto, ma sono avanti negli scontri diretti. La gara di domenica prossima è facile sul campo del Mezzocorona già retrocesso. Solo un cataclisma porterebbe il Tamai ai play-out. Pronti, via e passa l’Arzignano. Palla in profondità per Trinchieri, che al limite dell’area riceve palla: indisturbato, si gira e fa partire il destro. Gol. Il pari arriva però 10’ dopo: angolo di Petris, testa di Zambon all’altezza del secondo palo e rete. E’ l’1-1. Per 10’ la gara si appiana, poi esce il Tamai che però non segna. Così all’alba della ripresa viene punita. Calcio d’inizio, Beccaro si guadagna il fondo e crossa dalla sinistra: la palla arriva a Marchetti, che in mezzo a tre difensori, di testa, insacca. E’ l’1-2. Il Tamai le prova tutte per 45’, ma non va.

Ore 16.20 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Dallo spogliatoio del Belluno escono grida di gioia. In sottofondo la colonna sonora è la musica di «We are the champions» dei Queen, sparata a tutto volume. Per festeggiare la conquista dei playoff un dirigente porta nello stanzone una cassa di lattine di birra che i giocatori dimostrano di gradire, almeno a giudicare dai cori che si sentono dal corridoio. Il match winner Marco Duravia è l’ultimo a uscire e commenta così la preziosa vittoria che porta la sua firma: «Visto che quest’anno segno poco almeno in questa partita ne ho fatto uno pesante. Ci ha dato la certezza dei playoff». Gol anche fortunoso visto che è stata decisiva la deviazione del giocatore di casa giusto? «È stata un po’ una carambola, volevo tirare in porta anche se non pensavo di fare gol in quel modo. È stata una rete più brutta di quella fatta al Kras Repen ma sicuramente più importante. L’anno scorso giocavo esterno alto a sinistra e potevo rientrare sul destro per calciare in porta, questa stagione invece ho giocato tantissime partite come mezz’ala adattando il mio modo di giocare. Stavolta sono partito come esterno destro alto che è un ruolo che mi piace, poi nella ripresa sono arretrato». Vittoria ampiamente meritata da quello che si è visto in campo… «Abbiamo fatto bene soprattutto nel primo tempo, nella ripresa l’Union Pro è salita di più anche perché dovevano cercare di fare risultato a tutti i costi ma abbiamo concesso poco visto che loro non hanno avuto occasioni clamorose. Ci avevano già battuto all’andata, sono una squadra che gioca un buon calcio. È un piacere giocare contro squadre così e su un campo così bello. Meglio del nostro». Adesso fate un pensierino al terzo posto? «Il nostro obiettivo principale era di arrivare ai playoff, adesso pensiamo a vincere l’ultima e poi guarderemo al risultato della Sacilese. È molto importante anche essere arrivati secondi nella classifica Giovani di Valore». Hai qualche dedica particolare da fare per questa rete decisiva? «Dedico il gol principalmente a mia mamma Antonella che dovrebbe essere dimessa domani (oggi, ndr) dall’ospedale. Poi un pensiero va anche al mister per la nascita del figlio Samuele e a tutti i compagni di squadra».

Ore 16.10 – (Gazzettino, edizione di Belluno) L’allenatore del Belluno, Roberto Vecchiato, si presenta ai giornalisti con un vistoso fiocco azzurro dedicato alla fresca nascita del figlio Samuele, il secondogenito venuto al mondo sabato, proprio alla vigilia dell’importante trasferta di Mogliano. Vittoria doppia dunque per lui che commenta così l’uno a zero sull’Union Pro: «I playoff sono un obiettivo per noi eccezionale. È dall’inizio della stagione che siamo nelle prime cinque in classifica, ripetiamo lo stesso risultato dell’anno scorso dopo 10 anni che il Belluno non arrivava ai playoff». Una vittoria ampiamente meritata: concorda? «Nel primo tempo abbiamo fatto molto bene, poi si è fatto male Bertagno e ci siamo abbassati un po’ ma abbiamo rischiato solo sul colpo di testa di Zanette uscito di poco. In compenso abbiamo sbagliato più volte il 2-0. L’Union Pro ha fatto comunque un grandissimo campionato. Si vede che è una squadra tosta». C’è stato un momento della stagione in cui ha pensato di non arrivare fra le prime 5? «Abbiamo avuto 2 mesi di difficoltà perché ci allenavamo in 12 o 13. E avendo una rosa di 18 giocatori chiunque sarebbe andato in difficoltà. Piano piano però abbiamo recuperato e siamo tornati a vincere come all’inizio». Puntate al terzo posto adesso? «Se vinciamo arriveremo quarti sicuramente, per il terzo posto vedremo ma intanto godiamoci questo risultato. È la vittoria di tutti». Dedica scontata giusto? «La vittoria ovviamente la dedico a Samuele che è nato alla vigilia della partita. Questo weekend è stato bellissimo e ovviamente anche stancante visto che non dormo da parecchio tempo».

Ore 16.00 – (Corriere delle Alpi) Becca i gavettoni di rito il presidente Livio Gallio che, al secondo anno di presidenza, centra di nuovo i play-off e corona così un fine settimana sportivo niente male, dopo la vittoria dello scudetto della “sua” Juventus sabato sera: «Siamo davvero soddisfatti di avere centrato questo obiettivo, per di più contro una squadra forte e in forma, come si è dimostrata l’Union Pro. I ragazzi meritano tutti gli applausi possibili per aver centrato ancora gli spareggi». Non che i play-off siano un’autostrada per la Lega Pro, certo però che giocare certe partite significa tanto davvero, anche in un più complessivo discorso del prestigio di una piazza: «Partecipare ai play-off è motivo di soddisfazione, senza dubbio. Diciamo che la cosa positiva è il fatto che le partite siano degli scontri diretti in cui, tutto sommato, non hai niente da perdere, per cui te la giochi a viso aperto. Ecco, direi che l’aspetto fondamentale è arrivarci bene fisicamente e su questo aspetto mi pare che ci siamo. Giocheremo tranquillamente la nostra, anzi speriamo le nostre, partite. Più bravi saremo, più andremo avanti, ma anche se dovessimo uscire subito nulla muterebbe in questa davvero ottima stagione; tra l’altro siamo alla seconda partecipazione consecutiva dopo anni di “astinenza”». Non ha neanche avuto dubbi il numero uno che il Belluno potesse mancare il traguardo, dopo le difficoltà soprattutto a livello di organico avute tra febbraio e marzo: «Ritengo che nell’ultimo periodo stavamo giocando bene, con l’eccezione forse del derby dove forse erano subentrati altri fattori che non ci hanno permesso di esprimerci al meglio. Adesso siamo al completo e anche qui abbiamo dominato la prima frazione, meritando il vantaggio. Nella ripresa abbiamo sofferto, anche perché con Bertagno fuori e Radrezza con qualche problema non era semplice. Eppure ce l’abbiamo fatta». Non trattiene la sua soddisfazione anche lo sponsor Paolo Polzotto e sempre vicino anche fisicamente ai gialloblù: «Una soddisfazione immensa. Ho sempre creduto in questa squadra, ma non per ottimismo o cose del genere, ma anche perché ero convinto delle potenzialità del gruppo che si era costruito. Giocatori, società, staff e tutti fannop un gruppo eccezionale e aver legato il nome dell’azienda al Belluno mi rende ancora più orgoglioso».

Ore 15.50 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Il capitano Gabriele «Lele» Comin è uno degli ultimi ad uscire dallo spogliatoio e la sua faccia è un po’ cupa per una sconfitta che ha spento i sogni dell’Union. «C’è un po’ di amarezza quando perdi in casa l’ultima partita decisiva – commenta il bomber – ma se poi andiamo ad analizzare i punti fatti, le prestazioni e la salvezza raggiunta con largo anticipo possiamo essere comunque molto soddisfatti. Dispiace per non essere arrivati a giocarci i playoff all’ultima giornata ma bisogna anche rendere onore al Belluno che è da inizio campionato nelle prime posizioni. Potevamo forse fare qualcosina in più ma sul piano dell’impegno non abbiamo niente da rimproverarci. Il sesto posto ci deve comunque fare onore considerando anche che siamo neopromossi». Ad Arzignano l’obiettivo è fare quel gol che manca per andare in doppia cifra? «Nell’ultima partita ognuno di noi deve cercare le giuste ambizioni per non rischiare di sbracare visto che loro proveranno a migliorare l’attuale quinto posto. Il mio obiettivo è ovviamente quello di arrivare a quota 10». La prossima stagione sarà la quinta a Mogliano? «Non sappiamo ancora nulla sul futuro, ci sarà tempo e modo di parlarne. La società ci ha lasciato giustamente concentrare sul finale».

Ore 15.40 – (Gazzettino, edizione di Treviso) L’allenatore dell’Union Pro Francesco Feltrin fatica a nascondere l’amarezza per una sconfitta che toglie ogni speranza di playoff alla sua squadra con una giornata di anticipo: «Rimane un po’ di amaro in bocca anche se il risultato è stato giusto. Non abbiamo fatto bene, siamo mancati nel momento decisivo. Abbiamo subito l’iniziativa del Belluno. Il secondo tempo è stato discreto ma abbiamo tirato poco in porta, siamo stato poco precisi e parecchio arruffoni. Diamo comunque merito agli avversari che sono sempre stati nelle zone alte di classifica». Prevale la delusione o la soddisfazione per l’ottima stagione fatta? «In spogliatoio alla fine i giocatori si sono fatti un applauso per la stagione fatta, credo che tutti abbiano dato il massimo. Speravo nel pareggio per andare poi a giocarci tutto ad Arzignano, è andata male ma proveremo comunque a migliorare i 52 punti fatti fin qui». Cosa non ha funzionato in questa partita decisiva? «Abbiamo fatto molto bene in difesa, in mezzo al campo siamo andati a corrente alternata e davanti invece non abbiamo fatto bene». Novità sul suo futuro in panchina? «Martedì sera avrò un incontro con il presidente Gaiba e vedremo se ci saranno novità o se ci sarà da aspettare ancora. Mi prendo ancora un po’ di tempo per decidere anche se la mia prima opzione resta l’Union Pro pur avendo ricevuto qualche interessamento da altre squadre. Intanto pensiamo a finire bene questo campionato e poi penseremo alla prossima stagione».

Ore 15.30 – (Tribuna di Treviso) S’infrange il sogno di playoff dell’Union Pro. Rimane una stagione da incorniciare per una salvezza acquisita in anticipo e con tranquillità, ma un sogno interrotto lascia l’amaro in bocca. Il Belluno ha meritato di vincere; ha giocato meglio, è stato più preciso in fase di fraseggio e ha creato diverse palle gol per chiudere la partita. Dal canto suo l’Union ha disputato una delle gare peggiori della stagione, è apparsa poco lucida in tutti i reparti e ha subito costantemente la pressione avversaria. Non bastava nemmeno il pareggio per giocarsi tutto all’ultima di campionato. Bisognava vincere, ma la differenza tra le due squadre è apparsa subito evidente. Già al 4’ della prima frazione Masoch stacca più alto di tutti su cross da sinistra e costringe Ziliotto a volare sotto l’incrocio per evitare la rete. Sull’angolo che ne nasce l’Union trema ancora; maglie difensive troppo larghe e, su passaggio rasoterra, Miniati arriva comodo al tiro dal limite. Con l’estremo trevigiano battuto, la porta viene salvata da Niero che, spalle al pallone, colpisce con il gomito permettendo ai compagni di spazzare. I bellunesi reclamano il rigore, ma l’arbitro giudica involontario il tocco del difensore. Nei primi 20’ il gioco è saldamente nelle mani dei bellunesi e i ragazzi di Feltrin non riescono nemmeno ad arrivare al tiro. Il più attivo e Saitta, ma le sue percussioni vengono regolarmente fermate prima del limite dell’area. L’Union capitola al 27’. Corner battuto corto, palla a Duravia che tira di prima intenzione trovando la sfortunata deviazione di Serena che manda fuori tempo Ziliotto che vede il pallone entrare sul primo palo. Risultato giusto per quanto visto fino a questo punto. L’Union non sembra essere nemmeno sceso in campo. Al 40’ sugli sviluppi di una punizione sulla sinistra, concessa per fallo di mano di Saitta, il Belluno sfiora il raddoppio. Palla a Corbanese che tira e trova Zanette che con il corpo manda la palla a sbattere sulla traversa; in affanno poi la difesa riesce a liberare. Solo sul finire l’Union si avvicina all’area avversaria. È Comin che prova ad infiltrarsi tra gli avversari venendo fermato in angolo. Sulla battuta sul secondo palo Serena prova la deviazione in spaccata ma la palla è debole e centrale. Secondo tempo che inizia senza cambi e con l’Union che sembra entrare in campo con più convinzione. È solo un fuoco di paglia perché poi è il Belluno che prova a chiudere la partita. Dopo un tentativo alto di Cattelan ben servito da Comin, è Mosca che arriva fino sul fondo e si vede respinto il cross in angolo da Ziliotto. Sul rovesciamento di fronte Comin si fa trovare pronto e scatta verso la porta ma si allunga il pallone e Schincariol lo anticipa. A tratti la partita diventa più vivace e si passa velocemente da un’area all’altra ma è ancora Ziliotto che in due tempi si salva su tiro di Posocco. Vecchiato vuole chiudere la partita e dopo appena 10’ richiama in panchina un centrocampista e manda dentro un attaccante. L’unico brivido nei secondi 45’ per i bellunesi arriva da una punizione di Serena procurata da Saitta, che va di alta sopra la traversa. L’entrata in campo di Visinoni aumenta il peso in attacco dei trevigiani e proprio il neo entrato su punizione al 20’ costringe Schincariol ad alzare in angolo. Pochi minuti e il Belluno si divora uno splendido contropiede orchestrato da Masoch e Miniati con quest’ultimo che, al limite dell’area, prova a servire il compagno. Busetto, ultimo difensore rimasto, riesce in scivolata a intervenire sul passaggio evitando che Masoch si trovasse libero davanti alla porta. I padroni di casa si rendono pericolosi solo su palle da fermo; su un corner un colpo di testa di Comin sfiora il secondo palo con il portiere immobile. Nei minuti di recupero l’Union prova il tutto per tutto ma i tentativi vengono arginati oppure si concludono con tiri centrali facilmente preda dell’estremo bellunese. Alla fine è solo festa bellunese per il matematico accesso ai playoff; per Feltrin e i suoi la consapevolezza di aver fatto qualcosa di grande che, con qualche errore in meno, avrebbe potuto essere fantastico.

Ore 15.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Il popolo biancorosso canta tutto insieme mentre Favret e compagni raggiungono gli spogliatoi dopo il 3-2 inflitto al Legnago che vale l’accesso matematico ai playoff. Fanno festa i liventini negli spogliatoi insieme a Marchetto. Non era scontata l’appendice nobile dopo la chiusura di Zirolandia. «Beh – ammette Marchetto – è una bella soddisfazione aver agganciato i playoff. Per la certezza del terzo posto dobbiamo aspettare gli ultimi 90′ a Dro. Anche lì – prevede – sarà una battaglia come quella di oggi. È stata una bella partita – così il tecnico giudica la sfida con il Legnago – con tante occasioni da gol. Noi ne abbiamo creata qualcuna in più. La gente si è divertita. Il risultato tutto sommato è giusto». Arriva anche Denis Fiorin che negli ultimi giorni è stato accostato al Bassano e al Pordenone. «Io – scherza il ds – avevo parlato di chance giallorossa, ma – intendevo la Roma, non la Virtus. Scherzi a parte: la mia prima scelta resterà la Sacilese. (((perosad))) Anche se la dirigenza dovesse promuovere una stagione per valorizzare i giovani. Ho un debito di riconoscenza nei confronti di Presotto e Nadal. Mi hanno dato fiducia e io non dimentico». Il ds parla poi di Dario Sottovia. «Qui – ha detto – ha fatto la sua miglior stagione. Avrebbe potuto anche chiudere da capocannoniere se infortuni e squalifiche non gli avessero tolto minuti». Infine chiude con un’esortazione verso i «vecchi» rivali di Pordenone. «Forza ramarri – dice – tutta la regione ha bisogno di un Pordenone in C. Anche Sacile».

Ore 15.00 – (Messaggero Veneto) Vittoria e play-off. Sottovia segna, Favaro para, e la Sacilese piega un mai domo Legnago, conquistando l’accesso agli spareggi-promozione. Liventini ancora al terzo posto e dunque al momento già qualificati per la seconda fase, ma la griglia si deciderà domenica prossima, visto che Belluno e Arzichiampo non mollano. Biancorossi in vantaggio già al 10′, con un gran gol di Sottovia (al termine doppietta e 19 centri stagionali) che dal limite al volo non lascia scampo a Cybulko. Reagisce il Legnago (inizialmente in panchina l’ex Adriano), con Ronconi che ruba palla a Mboup all’altezza dei 20 metri e si invola da solo verso Favaro, bravo a chiudergli lo specchio. Nulla può, però, il portiere biancorosso quando Friggi di prima intenzione dal versante sinistro dell’area mette in mezzo un pallone che Rivi di testa, da pochi passi, trasforma in rete. Il pareggio dura appena 4′. Un altro gol di pregevole fattura, ancora di Sottovia: il bomber liventino, servito Favret dalla sinistra, gira di potenza da dentro l’area. Ad inizio ripresa il gol della sicurezza, Beccia vede un corridoio in area per Beccaro, steso da Viviani. Per l’arbitro è rigore: dal dischetto si presenta Baggio e non fallisce. Partita finita? No. Il Legnago, già salvo ma per nulla remissivo, la riapre prima della mezz’ora con un eurogol del nuovo entrato Valente che spostato sulla sinistra dai 25 metri indovina un diagonale che si infila nell’angolino dalla parte opposta. Prima Stiso (Cybulko lo blocca in disperata uscita), quindi Beccaro (conclusione alta da centro area) provano a riaprirla. Ma a mettere il sigillo ci pensa poco prima della fine Peressini, che batte in elevazione l’ex Adriano e gli toglie dalla testa (facendosi pure male) il pallone del pareggio.

Ore 14.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Delusi dal risultato, ma non dalla prestazione. «Dispiace per il pesante passivo – ha dichiarato Stefano Pelizzer – ma penso che il punteggio finale non rispecchi quanto visto in campo. Abbiamo disputato un buon primo tempo; poi, proprio nel minuto di recupero, è arrivato il vantaggio dell’Altovicentino. Nella ripresa eravamo partiti bene, ma poi è arrivata la loro seconda rete. Rispetto alle precedenti gare credo ci sia stato un miglioramento. Ora ci attende l’ultima di campionato con il Kras Repen. La giocheremo in casa, daremo tutto per accomiatarci nel modo migliore dai nostri tifosi. Anche se nel finale abbiamo perso il passo, credo che questa annata sia egualmente positiva. Eravamo partiti per salvarci, siamo arrivati vicini ai play off. Forse ci è mancato un pizzico di esperienza in più». Elia Pitteri si presenta ai taccuini con il naso gonfio per la botta ricevuta da Gambino. «L’ho anticipato di testa mentre stava per rovesciare – racconta – e mi ha colpito. Succede. Durante la partita non ho sentito granchè, ma adesso il naso mi fa male, andrò a farmi vedere al pronto soccorso. La partita? Decisa dallo strano gol di Gambino. Ho provato a chiudere, ma ne è scaturito un pallonetto che ha beffato il nostro portiere. Risultato a parte, credo che abbiamo fornito una buona prestazione. Nella ripresa abbiamo cercato di raddrizzare il match, invano».

Ore 14.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Andrea Pagan, squalificato, la partita l’ha vista dalla tribuna (in panchina è stato sostituito dal vice Edrik Tiozzo). «Abbiamo tenuto in scacco l’Altovicentino per tutto il primo tempo. Poi è arrivata la rete di Gambino ad alterare gli equilibri. Attaccante in fuorigioco? Non mi è parso, è stato servito con una palla lenta, l’impressione è che abbia fatto in tempo a posizionarsi dietro alla nostra difesa. Anche nella ripresa abbiamo reagito con cipiglio e determinazione, e fino al loro secondo gol credo che tra le due formazioni quella che ha fatto le cose migliori è stata la nostra. Purtroppo è un periodo che veniamo puniti al minimo episodio. Comunque in campo, nonostante i tre gol incassati, non ho visto tutta quella differenza di punti che c’è in classifica, ed anche di budget: con due giocatori dell’Altovicentino noi facciamo un’intera squadra». Soddisfatto dunque della prestazione dei suoi? «Sì. I ragazzi hanno ben interpretato la gara nonostante per la prima volta quest’anno ci siamo schierati con un 3-5-2 che non avevamo mai provato. Ma abbiamo dovuto fare di necessità virtù: su otto difensori della rosa ne avevo a disposizione solo tre. Inoltre va detto che, visto il momentaccio da cui venivamo, il morale non era certo al massimo». Prima di scendere in campo credevate ancora nei play off? «No, praticamente eravamo già fuori dai giochi. C’erano troppe combinazioni che dovevano risolversi a nostro vantaggio, oggi poi l’Arzignano ha vinto e quindi non ci sarebbe stato niente da fare. Adesso ci attende l’ultima partita, e vogliamo chiudere in bellezza davanti ai nostri tifosi».

Ore 14.20 – (Giornale di Vicenza) Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Se il presidente Dalle Rive si tiene il risultato ma liquida la partita come «un buon allenamento», il tecnico, Zanin, elogia il gruppo per la professionalità. Entrambi concordano, però, nel ritenere la sfida contro il Padova «non una gara qualsiasi, ma un banco di prova per le ambizioni societarie e pure personali». Parafrasando il Borgorosso Football Club, “chi si estranea dalla lotta rischia di ritrovarsi altrove il prossimo anno”. Sicuramente non Matteo Gritti, uno che, come capitan Pozza, non finisce mai di lottare. «Sembravo Felipe Anderson? Non scherziamo, però mi sono trovato a mio agio lì. Vero, dopo 10´ che correvo sopra e sotto, ho cominciato a sentire il campo, poi però ho capito come gestire il ruolo ed ho finito correndo più di prima. Il gol? “Cozzo” che segna su mio assist è stata una gran soddisfazione». E chi non sta nella pelle è pure Carmine Marrazzo, autore del gol, che in casa non aveva mai segnato: «Mi piace far gol così,soprattutto mi piace giocare in quella posizione. È stato un periodo particolare per me, mi ha pesato molto non giocare, anche se capisco che davanti la concorrenza è fortissima. Però avevo voglia di far vedere che l´Alticentino può contare anche su di me».

Ore 14.10 – (Giornale di Vicenza) Più che una partita di calcio, quasi un film esistenzialista. L´Altovicentino batte per 3 a 0 la Clodiense ma in un “Fiori” che, per la prima volta, si veste d´inverno, tra nuvole basse e folate di freddo, è l´incrocio di storie a scrivere il pomeriggio. Come cerchi che si chiudono. A cominciare dall´arbitro Kether Del Toso, alla sua ultima direzione in serie D. Tre anni fa la sua avventura nella categoria cominciò proprio da qui, dall´impianto valdagnese, un Trissino Valdagno-Porto Tolle che vide sugli spalti ben 1.500 tifosi. Sogni di gloria che si spengono definitivamente anche in casa Clodiense «ma per agganciare i playoff dovevamo sperare in troppe coincidenze» osserva lo squalificato tecnico Pagan. Resta invece intatto quello dell´Altovicentino di approdare nella categoria superiore, anche se, a ben vedere, il successo contro i granata, che all´andata imposero un 4 a 4 pirotecnico, alimenta i rimpianti perle troppe partite buttate alle ortiche. Zanin sorprende un po´ tutti schierando Gritti sull´esterno offensivo e lasciando a Pignat il compito di affiancare Di Girolamo e Bertozzini nella linea difensiva. Il “mastino” sembra Cafu, attacca la fascia e torna che è un piacere ed al 5´ serve una bella palla a Gambino che si coordina al volo ma la manda a sfiorare il palo. E 10´ dopo torna come un treno su una ripartenza avversaria interrompendola di petto. Insomma, proprio una bella sorpresa. Al 19´ c´è anche un palo, casuale, dei padroni di casa: Gambino si libera fra i due centrali ma al momento di calciare è anticipato di giustezza da Pitteri che per poco, però, non la butta nella sua porta. La gara non ha ritmi alti e la Clodiense la controlla. Al 39´ prove di gol con la conclusione di Gritti, Okroglic c´è. Una punizione ospite, poi al 46´ il solito Gambino raccoglie un altro lancio, la stoppa e si gira. Il suo tiro è toccato da Pitteri e scavalca l´estremo chioggiotto. Rotto il ghiaccio ci si attende una ripresa scoppiettante, ma l´Alto controlla e la Clodiense fatica a trovare varchi negli ultimi 16 metri. Gritti è una locomotiva, dall´altra parte una penetrazione di Mastroianni convince Logofatu all´uscita. Il raddoppio è una delle due perle di giornata. Gritti si veste da Felipe Anderson, lascia sul posto un avversario, supera un altro con un delizioso “scavetto” e dal fondo serve con il contagiri Cozzolino che arriva con il piattone e “fotografa” Okroglic. Curiosità: erano 5 minuti che Siega attendeva il cambio, c´è voluto un gol per fermare finalmente il gioco. Della serie, quando un fallo laterale potrebbe salvare la porta. Zanin toglie Gambino e stabilisce con Marrazzo il record di squadra delle “zeta” in campo. L´attaccante lo ricambia con un gol fantastico: entra a sinistra e toglie di giustezza la ragnatela all´incrocio opposto. Tutto il resto è gioia dei tifosi.

Ore 13.50 – (Mattino di Padova) Dopo la gara, regna il silenzio nello spogliatoio della Thermal Abano. Il tecnico aponense Massimo Pedriali in un primo momento preferisce non commentare, poi mette da parte lo sconforto: «Ai ragazzi non posso rimproverare nulla, hanno fatto quello che potevano» afferma. «Dovevamo essere più solidi in fase difensiva, è vero, ma siamo anche riusciti a rimettere in piedi la partita nel finale. Se la punizione di Vitagliano fosse entrata, forse avremmo qualche possibilità in più di raggiungere i playout. Domenica prossima, contro la Correggese, potremo solo vincere». E mentre le speranze di salvezza dei rossoverdi si riducono al lumicino, l’Imolese si gode la certezza di un’altra stagione in quarta divisione. «Abbiamo centrato la salvezza matematica» commenta Attilio Bardi, allenatore dell’Imolese «disputando un’ottima partita».

Ore 13.40 – (Mattino di Padova) Ora si fa veramente dura. A novanta minuti dalla fine del campionato, la Thermal Abano è virtualmente retrocessa in Eccellenza. Il penultimo posto, a -2 punti dall’Atletico San Paolo, ammette ancora qualche speranza, legata ormai a troppi calcoli cervellotici. Sta di fatto che la sconfitta con l’Imolese, scaturita dai tanti (e troppi) errori difensivi, non ci voleva proprio. Il 3-4 tra le mura amiche salva la compagine romagnola e, di fatto, condanna i rossoverdi a una settimana di passione. Domenica prossima, infatti, bisognerà battere la Correggesse, sperare che l’Abano (già qualificato ai playoff) non schieri la Juniores contro l’Atletico San Paolo e tirare una macumba contro la Ribelle, prima squadra in griglia playout, che dovrebbe perdere o pareggiare con lo Scandicci per non condannare pure la terzultima alla retrocessione diretta, in virtù del distacco pari o superiore a otto punti tra quindicesima e diciottesima classificata previsto dal regolamento. Calcoli su calcoli, insomma, che non promettono nulla di buono. Come il primo tempo dei ragazzi di mister Massimo Pedriali, quasi impauriti dal potenziale offensivo rossoblù: gli inserimenti di Bonaventura fanno impazzire Sadocco e compagni, così come i ghirigori sulla fascia destra dello stesso Tonelli. A un minuto dall’intervallo, però, i padroni di casa passano in vantaggio: tiro potentissimo dai 35 metri di Vitagliano, la palla impatta sulla traversa e poi sul fondoschiena del portiere dell’Imolese per il più clamoroso degli autogol. L’1-0 dovrebbe favorire la Thermal, ma finisce per caricare di più gli ospiti. Il pubblico dello stadio delle Terme non fa nemmeno a tempo a tornare sugli spalti dopo la pausa caffè che Bonaventura trova una girata spettacolare che s’insacca alle spalle di Merlano. Il forcing dell’Imolese continua, grazie alle scorribande di Selleri e Tonelli, che al 53’ si scambiano il pallone in mezzo all’area costringendo Merlano all’intervento disperato. Al 55’, però, Tonelli completa la rimonta, ribattendo in rete la conclusione di Carnesecchi deviata da Merlano. L’Imolese dilaga con Bonaventura (68’), ma ci pensa Ragusa a tenere in partita la Thermal (81’). Passano 2’ e il neoentrato Kyeremateng inzucca il 2-4 sugli sviluppi di una punizione di Righini. A tempo quasi scaduto, la Thermal accorcia con Thiam e poi sfiora il pareggio nel recupero con la punizione di Vitagliano, respinta dal palo.

Ore 13.30 – (Mattino di Padova) Vito Antonelli accende un cero a San Paolo per una preghiera che, domenica, durerà 90’. «In settimana ho lavorato sulla testa dei miei, ho spiegato loro che dovevano crederci. La classifica dice che possiamo sperare, non dipende soltanto da noi ma intanto questa vittoria ci pone nelle migliori condizioni per affrontare la prossima trasferta (ad Abano, ndr). Sono molto felice per l’abbraccio dei miei ragazzi dopo ogni gol e dedico la vittoria al nostro dirigente, Roberto Greco». Il gol più bello? Si opta per quello di Mascolo che commenta: «Ogni tanto ci provo in allenamento, mi è andata bene. Avevo la febbre ma sono entrato in campo con la giusta rabbia. Soffriamo per la situazione societaria, ma ce la mettiamo tutta». Melanconico Mauro Antonioli: «Loro erano affamati di punti, noi non siamo entrati in campo».

Ore 13.20 – (Mattino di Padova) La prima rete da stropicciarsi gli occhi, la seconda da spellarsi le mani e la terza da sindrome di Stendhal: con tre eurogol, l’Atletico San Paolo si disfa del Bellaria Igea Marina, compie il controsorpasso sulla Thermal Abano e accende con rinnovato coraggio la calcolatrice. A 90’ dalla fine, i padovani escono dalla zona rossa della classifica, ricacciandoci proprio la Thermal, ma restano pericolosamente invischiati in quella gialla. Se alle 16.50 di domenica, i punti di distacco dal Ribelle (41) resteranno almeno 8, per Vito Antonelli non ci sarà più niente da fare e sarà condannato alla retrocessione; se invece, nella gara esterna contro l’Abano (certo dei playoff), il San Paolo riuscirà a limare lo svantaggio contro la Ribelle (in trasferta a Scandicci) anche di un solo punto, potrebbero aprirsi le porte per un clamoroso playout. C’è anche la possibilità, seppur minima, che la Thermal rientri in corsa, ma sarebbe un miracolo che il San Paolo visto ieri non sembra intenzionato a concedere. Tra padovani e romagnoli è la testa a fare la differenza: l’Atletico è affamato di punti e va a prenderli dritto nelle viscere degli avversari che escono dall’Euganeo più svuotati di quando sono entrati a causa di una classifica che cagiona ben pochi stimoli. Così, soprattutto nella prima frazione, il taccuino recita soltanto San Paolo, vicino al gol con Marcolin, Benucci e Filippo Sambugaro. A tempo quasi scaduto, il numero 10 onora la sua casacca con un’azione solitaria che defluisce in un destro piazzato all’angolino, tradotto è l’1-0 e, per quanto possa apparire assurdo, è forse il gol meno bello del tris padovano. Al pronti via del secondo tempo, pareggiano gli ospiti con Rodriguez grazie anche a una sfortunata deviazione di Veronese. Antonelli rompe i ceppi con l’inserimento di Mascolo che scatena l’inferno in terra, ne approfitta Benucci con un destro da 25 metri che sfonda l’incrocio per il 2-1, ma neanche questo riesce ad aggiudicarsi l’oscar per il gol più bello, poiché Mascolo, al 63’, raccoglie la semina di Sambugaro e commuove gli angeli con una rovesciata che trafigge Foiera. Il Bellaria trova il 3-2 definitivo al 70’, con un rigore di Rodriguez (mani di Sambugaro), la cui doppietta è l’unica consolazione della trasferta romagnola. Antonelli retrocede Bianchi per la difesa a cinque e più nulla accade, anche perché il Bellaria già pensa alle sue spiagge per la più dolce delle sconfitte.

Ore 13.10 – (Mattino di Padova) Entusiasmo alle stelle in casa Abano dopo lo sfavillante 3-0 in terra fiorentina. L’analisi a caldo della strepitosa vittoria esterna dei neroverdi è affidata al tecnico Massimiliano De Mozzi. «La squadra ha fatto una delle migliori partite dell’anno. Non abbiamo sbagliato nulla, realizzando tre gol e meritando persino un risultato finale più largo. La Fortis Juventus è forte ma contro questo Abano non c’era proprio nulla da fare». Inevitabile una riflessione sull’approdo ai playoff. «Una gioia immensa, specie perché centrata addirittura con un turno d’anticipo. Sono due anni che questi ragazzi regalano soddisfazioni. Giocheremo comunque per vincere anche domenica prossima: darò spazio ai giovani ma non regaleremo nulla».

Ore 13.00 – (Mattino di Padova) Domenica da incorniciare per l’Abano di Massimiliano De Mozzi, che sbanca lo stadio della Fortis Juventus con un secco 3-0 e centra con una giornata di anticipo una storica qualificazione ai playoff. Un traguardo davvero incredibile per la truppa neroverde, tornata in serie D al termine della scorsa stagione e riuscita subito da matricola a conquistarsi un posto tra le grandi della categoria. Merito di una rosa maiuscola, con giocatori di altissima qualità in ogni reparto, e di un progetto che ha permesso a mister De Mozzi di proseguire nel migliore dei modi il lavoro iniziato alla grande già lo scorso anno in Eccellenza. Tornando alla gara di ieri in Toscana, l’Abano ha subito messo in chiaro le cose dominando il gioco sin dai primi minuti. La Fortis Juventus si ritrova presto alle corde e a spezzare l’equilibrio è una prodezza balistica del giovane Alberto Baccarin, classe 1993, che al 27’ sblocca il risultato con una perla direttamente su calcio di punizione. Il gol del vantaggio mette le ali all’Abano, che una manciata di minuti dopo va di nuovo a bersaglio con la rete del raddoppio di Enrico Bortolotto. L’ex trequartista della Tritium si conferma il vero asso nella manica della compagine termale: già determinante lo scorso anno per la cavalcata trionfale in Eccellenza conclusa con la vittoria dei playoff, il numero sette neroverde ha avuto il grande merito di confermarsi anche nella categoria superiore. E non è un caso se a firmare il definitivo 3-0 è sempre lo scatenato Bortolotto, che a metà ripresa trasforma con freddezza un calcio di rigore mettendo così a referto il suo diciassettesimo centro stagionale. È il gol che di fatto fa scendere il sipario sull’incontro: al triplice fischio, grazie anche ai risultati favorevoli dagli altri campi, esplode la festa. Da sogno proibito a splendida realtà: la matricola terribile Abano vola ai playoff.

Ore 12.50 – (Mattino di Padova) Il pareggio dello stadio “Manuzzi” serve a poco. Lo sa bene il tecnico dell’Este Gianluca Zattarin che, dopo la gara, commenta la prestazione con il solito aplomb: «Abbiamo cominciato male, giocando 20 minuti senza convinzione» spiega. «Il Romagna Centro è andato in vantaggio meritatamente, ma poi abbiamo sfiorato più volte il gol. Nella ripresa abbiamo comunque acciuffato il pareggio con Rampin». La testa è già proiettata verso i playoff, anche se il mister atestino dovrà rinunciare a Emiliano Bonazzoli, che ha lasciato la squadra per volare negli Stati Uniti, dove indosserà la maglia del Miami Fusion. «Era nell’aria, ma ci dispiace perché speravamo che potesse darci una mano» ammette Zattarin. «Ci aspettavamo molto di più da Emiliano in questa stagione».

Ore 12.40 – (Mattino di Padova) Con la testa altrove. Vale gran poco il pareggio nella gita domenicale allo stadio “Manuzzi” di Cesena, l’arena di serie A prestata al Romagna Centro per le sfide casalinghe. Perché l’Este ha già prenotato la sua poltroncina ai playoff e, da ieri, conosce pure l’avversario del primo turno (domenica 17 maggio): sarà l’Abano, infatti, a raggiungere i giallorossi al Nuovo Stadio per il più classico dei derby di provincia. Insomma, nella settimana dell’addio di Emiliano Bonazzoli, ex bomber di Sampdoria, Reggina e Padova, che ha deciso di rilanciarsi nella Major League Soccer (la serie A americana), sponda Miami Fusion, dopo le grane – tra squalifiche e infortuni – in maglia atestina, l’Este rimanda ogni discorso a metà maggio, scegliendo di rinunciare alle ambizioni da secondo posto, conteso da Piacenza, Correggese e Rimini. La quinta piazza va bene comunque, avranno pensato capitan Lelj e compagni, dopo il sogno Lega Pro appena accarezzato, e un testa a testa con il Rimini che ha rivitalizzato un ambiente a cui piace tanto la Serie D, ma solo con un po’ di pepe. In Romagna i giallorossi regalano mezz’oretta ai padroni di casa, svegliandosi a suon di bordate di “Roby” Rondon, ancora una volta leader dell’attacco. Il fantasista di Malo replica al vantaggio su rigore di Gavoci (fallo di Zoppelletto su Ridolfi), scagliando verso la porta almeno due-tre conclusioni da brivido: l’estremo del Romagna Centro Semprini salva per ben due volte (al 9’ e al 21’) facendo gridare al miracolo, mentre Turea fa tornare tutti sulla terra sbagliando da pochi metri l’1-1. L’esterno moldavo si ripete al 37’, ma stavolta Semprini si guadagna una nomination come migliore in campo. Nella ripresa succede molto poco, e la partita si trascina nel torpore fino al 78’, quando Lelj offre a Rampin l’assist per il pareggio. Gli ultimi minuti servono solo per far venire un coccolone a Lorello, costretto a superarsi sulla staffilata di Tola (85’). Domenica prossima l’Este ospiterà il Piacenza, per un match che servirà solo a sistemare le statistiche.

Ore 12.20 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Marcatore di giornata è stato Andrea Cibin, e a lungo la sua rete ha portato i tifosi neroverdi a sperare di uscire dalla sfida con la corazzata Padova con un punto. «A livello personale è una gran bella soddisfazione – racconta il giovane neroverde, classe ’96 – peccato però per la sconfitta. Abbiamo disputato una buona partita, giocando palla a terra e cercando di imporre il nostro ritmo. La salvezza in cassaforte ci ha dato anche maggior serenità. A livello di squadra c’è stato impegno da parte di tutti, c’è stata intensità. Avremmo meritato il pareggio». Alla solita sapiente regia in mezzo al campo, Enrico Antoniol ha regalato anche qualche numero da fuoriclasse, tra tunnel agli avversari, agganci acrobatici e lanci, poco o male sfruttati, per i compagni. «Sicuramente nel primo tempo dopo aver subito il gol abbiamo cominciato a giocare e abbiamo fatto noi la partita – spiega il centrocampista neroverde – Abbiamo avuto il coraggio di giocare palla a terra, magari rischiando qualcosa nelle ripartenze del Padova. Avevamo in mano le redini del gioco. Nella ripresa abbiamo tenuto botta, reggendo il loro urto. Purtroppo, la rete decisiva è arrivata da un rimpallo, ma siamo stati comunque bravi. Ci abbiamo messo l’anima. Ringrazio il pubblico, che ha risposto positivamente e ci ha sostenuto». Contro un centrocampo al quale cedeva chili e centimetri Diego Venturin ha impiegato un po’ a ritagliarsi lo spazio, salendo poi in cattedra con grande personalità: «Sono contento per la mia prestazione e per quella della squadra. Peccato per la sconfitta, il pareggio sarebbe stato più giusto».

Ore 12.10 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Ampiamente soddisfatto per la prestazione dei suoi, al cospetto di un pubblico delle grandi occasioni, Massimiliano Parteli, allenatore dell’Union Ripa Fenadora, ha più di un motivo per sorridere. «Dispiace per aver subito goal a 7′ dalla fine, quando pregustavamo la possibilità di portare a casa un punto importante – è l’analisi del tecnico feltrino – soprattutto per il tipo di prestazione che avevamo fatto. Purtroppo c’è stato un rimpallo che ci ha penalizzato. Devo fare i complimenti ai ragazzi, perché hanno dato l’anima, hanno interpretato la gara come avevo chiesto, con grande coraggio, giocando a viso aperto. Sapevamo di poter subire gol in qualsiasi momento, ma abbiamo anche creato noi diverse occasioni e dato qualche grattacampo al Padova». Dopo un inizio un po’ titubante, l’Union ha preso il controllo del pallone, impostando il ritmo e concedendo solo qualche contropiede. Lo stesso nella ripresa, dopo aver retto la sfuriata biancoscudata, i neroverdi hanno alzato il baricentro per conquistare la posta piena e in contropiede è arrivata la rete del successo padovano. «Sì, è un’analisi giusta – prosegue Parteli – Il primo tempo è stato bello, soprattutto per la reazione. Abbiamo subito un brutto goal, poi ci siamo sciolti, abbiamo cominciato a giocare e abbiamo creato due occasioni clamorose, oltre al goal: il tiro di Tomasi e quello di Gjoshi. Nel secondo tempo avevamo perso un po’ di verve e di sostanza, davanti, abbiamo provato a contenere e ci siamo difesi bene, perché non abbiamo concesso granché. Poi, noi siamo una squadra che prova sempre a giocare, che attacca, ci siamo trovati scoperti. Era un due contro uno che con l’arrivo di Zubin si è trasformato in un due contro due, e poi c’è stato il rimpallo. Non posso proprio imputare nulla ai ragazzi». Numerosi i giovani in campo. Dal ’97 Matteo Salsano al ’95 Halil Gjoshi, dal ’96 Diego Venturin al ’96 Andrea Cibin – senza dimenticare i ’93 Irfan Ponik e Nicola Tomasi – e poi con i cambi in campo anche il ’96 Alberto Tibolla e il ’97 Enrico Savi. «Voglio sottolineare soprattutto la prova di Venturin – conclude Parteli – che secondo me è stato uno dei migliori in campo, con grande personalità. Questa prestazione lo ripaga di tutto il lavoro svolto nel corso dell’anno, quando non ha avuto molta fortuna. E anche Ponik, sta crescendo sempre di più: è un giocatore sul quale questa società deve scommettere per il futuro».

Ore 12.00 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Cicioni 6.5; Busetto 6, Dionisi 6, Thomassen 6, Salvadori 6.5; Fenati 6, Segato 6 (Ilari sv), Nichele 6; Cunico 6.5 (Zubin 7); Ferretti 7, Pittarello 6 (Mazzocco 6).

Ore 11.50 – (Gazzettino) Tre minuti dopo l’estremo biancoscudato respinge un destro angolato a incrociare di Gjoshi, ma dopo due campanelli d’allarme arriva al 31′ il pareggio dell’Union Ripa: cross dalla sinistra di Malacarne, l’incornata di Tomasi, appostato vicino al secondo palo, supera il portiere ma la palla sbatte sulla traversa, con Cibin pronto a ribadire in rete. Prima dell’intervallo per due volte Ferretti sfiora il gol, con un difensore a intercettare prima e in circostanze tutt’altro che fortunate al 34′: il suo tiro viene deviato da Gjoshi, la sfera supera Salsano che però in extremis riesce a deviarla sulla parte interna del palo, senza che superi la linea di porta. Nella ripresa Parlato inverte i centrocampisti, schierando al centro Nichele, con Segato a destra e Fenati a sinistra; quando entra in campo Mazzocco al posto di Pittarello (12′) Segato passa sulla trequarti, per poi cedere il posto a Ilari, mentre al 23′ Zubin subentra a Cunico, in precedenza avanzato al fianco di Ferretti. Quest’ultimo scheggia il secondo palo al 3′ su angolo di Segato e si conferma il giocatore più pimpante del Padova. Al 22′, sugli sviluppi di un contropiede, prova a superare con un pallonetto il portiere che riesce a deviare in angolo e al 38′, dopo avere attirato su di sè i due centrali, serve a Zubin la palla della vittoria, con il giocatore di Capodistria che raggiunge quota 7. Lo stesso Zubin ricambia poco dopo il favore al “Rulo” che però, a due passi dalla porta, calcia debolmente e Salsano intercetta. Ma può bastare.

Ore 11.40 – (Gazzettino) Il Padova non si ferma più e prosegue la sua cavalcata a caccia di nuovi record. Nell’ultima trasferta di campionato, a Feltre contro l’Union Ripa La Fenadora, la truppa biancoscudata – con la promozione in Lega Pro già in tasca – centra la vittoria numero otto consecutiva, eguagliando la striscia positiva di inizio stagione e quella del torneo di C2 2000-01. Con un successo domenica all’Euganeo con l’Altovicentino si entrerebbe nella storia e Parlato, che ieri ha superato il bottino di punti ottenuti in serie D con il Rovigo (83), ha la possibilità di ripetersi, andando oltre gli 85 conquistati l’anno scorso alla guida del Pordenone. Fresco di rinnovo biennale, l’allenatore biancoscudato mischia le carte: in avanti spazio al giovane Pittarello, affiancato a Ferretti, con Cunico alle loro spalle nel modulo 4-3-1-2. In porta Cicioni, confermato a centrocampo Fenati e spazio pure l’ex Salvadori. Modulo speculare per i locali. Fin dai primi minuti il Padova prova a imporre la legge del più forte e al 3′ Pittarello, ricevuta palla in area dalla destra, si gira e calcia a botta sicura, ma Salsano rimedia di pugno. Poco dopo un passaggio errato di Busetto, liberato sulla destra da Ferretti, impedisce allo stesso Pittarello di colpire, ma il gol è nell’aria e arriva al 13′ con Ferretti ancora nelle vesti di uomo assist a liberare di testa sul filo del fuorigioco Cunico che salta il portiere e depone la palla in rete per la sua tredicesima marcatura. Un minuto dopo Nichele non trova lo spiraglio giusto per il bis e verso la metà della prima frazione di gioco si fa vedere pericolosamente in avanti l’undici di casa. Al 22′ è decisivo l’intervento di Salvadori su Brotto, solo davanti a Cicioni dopo uno scambio con Ponik.

Ore 11.30 – (Gazzettino) Come è stato avere il presidente in panchina? «Fa sempre piacere avere le persone della società vicine e poi lui è una persona educata». Altra novità, la presenza allo stadio della moglie Alessia che di solito attende notizie da casa: «È come se fosse sempre presente». Si parla anche del rinnovo, ma sui programmi futuri l’allenatore aspetta ancora a esprimersi: «Ci siamo ripromessi di parlarne a bocce ferme perché è giusto restare nel pezzo e pensare al finale di campionato e alla poule scudetto, anche se nei prossimi giorni inizieremo a fare le nostre valutazioni tecniche. Obiettivi? Come tutti, vogliamo fare bene, il che significa, me ne rendo conto, tutto e niente, auspicando che chi resta, e spero siano in molti, e chi arriverà, possa essere all’altezza della situazione». Così i giocatori, a partire da Michael Salvadori, ex di turno: «Una bellissima accoglienza, con tanto di striscione. Vuol dire che ho lasciato un bel ricordo, ma sono ancora più contento per la vittoria e vogliamo conquistare il tricolore». Marco Cunico ha aperto le danze: «Io in fuorigioco? Non ho visto, ma l’arbitro ha considerato la posizione buona. A Padova mi è tornata la voglia di giocare e vorrei restare». Di Emil Zubin la stoccata decisiva: «Pur con l’obiettivo raggiunto, giochiamo sempre per il successo, merito del gruppo. E ora spero di vincere per la terza volta la poule scudetto».

Ore 11.20 – (Gazzettino) Volti distesi e più che legittima soddisfazione al termine della gara tra i protagonisti in campo, accompagnate dalla voglia di scherzare del presidente Giuseppe Bergamin che per la prima volta ha seguito l’incontro dalla panchina. «Volevo provare a vedere la gara da lì» esordisce con tono serio, per poi aggiungere con il sorriso sotto i baffi: «Sono contento perché ho indovinato i cambi e tutte le scelte e l’allenatore è stato obbediente in panchina». Qualche settimana fa aveva dichiarato di volere sei vittorie nelle ultime sei gare dei biancoscudati. Intanto è stata raggiunta quota cinque. «Anche questa era importante e ora ne manca una. Contro l’Union Ripa la squadra ha trovato le giuste motivazioni e, pur con una formazione in parte rivoluzionata, ha saputo rispondere in maniera adeguata». Poi il numero uno del Padova torna sul rinnovo biennale dei contratti del diesse De Poli e di Parlato: «Era quello che tutti si aspettavano e abbiamo deciso di anticipare i tempi. Il nostro programma è triennale, cercheremo di rispettarlo per una crescita progressiva della società e facendo un passo alla volta». Dal presidente al tecnico. «Siamo partiti abbastanza bene, comandando il gioco – commenta Parlato – e poi loro per una ventina di minuti ci hanno impensierito, ma nel secondo tempo abbiamo meritato di vincere». E così sono otto i successi di fila e l’ex allenatore di Rovigo e Pordenone è vicino a battere il suo record di punti conquistati in panchina in serie D: «Si tratta in generale di un risultato importante contro un avversario che non perdeva da tempo. Ventisette vittorie rappresentano qualcosa di straordinario. Ora cercheremo di chiudere in bellezza, ma non facciamo diventare quella con l’Altovicentino la sfida della vita. Peccato per l’ammonizione a Ferretti che gli costerà la squalifica, si è subito pentito».

Ore 11.10 – (Gazzettino) Ad animare una gara già vivace di suo, ci ha pensato sugli spalti un numero limitato di tifosi, protagonisti di un diverbio che poteva avere conseguenze più gravi. Tutto è successo nella seconda parte della ripresa per il comportamento di un supporter che, visibilmente su di giri per un eccessivo numero di birre in corpo, si era arrampicato sulla rete di recinzione del settore riservato ai biancoscudati – circa 500 nonostante la promozione già acquisita – provocando la rabbia degli altri in quanto veniva loro ostruita la visibilità della gara. Dopo vari inutili inviti a spostarsi, il tifoso veniva allora spinto da un’altra persona, cadendo e sbattendo la nuca per terra. Subito sono intervenuti i sanitari di turno nella vicina ambulanza per prestargli soccorso. Niente esami e approfondimenti in ospedale, però, in quanto l’interessato, dopo le prime cure, si è limitato a mantenere la borsa del ghiaccio in testa, rifiutando il ricovero e firmando il relativo foglio che esenta da responsabilità i medici. Identificato dalle forze dell’ordine, il tifoso non ha voluto nemmeno indicare l’autore della spinta che potrà essere perseguito soltanto su sua querela.

Ore 10.50 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “E adesso il traguardo a quota 87 può diventare il fiore all’occhiello”) Il conto (sportivo, ovvio) con i vicentini va saldato con altri 3 punti, i più pesanti. L’obiettivo che ci si è prefissati di centrare è prestigioso, ma il popolo dell’Euganeo ha un motivo in più, stavolta, per chiedere ai propri beniamini di andare a segno: il vergognoso trattamento subìto dai padovani, tifosi e addetti ai lavori, in occasione della gara d’andata. Insulti, offese, parole di scherno e un atteggiamento, almeno per quanto visto con i nostri occhi nella tribuna dei supporter locali, che definire inqualificabile suona persino generoso. Spiace ribadirlo, ma così non ci si comporta. A ciascuno il suo, certamente, e proprio per questo ci auguriamo che la risposta, con i dovuti interessi, giunga dal campo, con una prestazione scoppiettante, a cui la prima della classe ci ha abituato in questi nove mesi di partite e trasferte nel Nordest. Dovessimo condensarlo in uno slogan, pregheremmo i giocatori di vincere con il sorriso, dimostrando pure in questo la loro superiorità, incontestabile per la marcia intrapresa dopo il k.o. di Mogliano, l’11 gennaio. Insomma, appuntiamoci il fiore all’occhiello, prima di affrontare la poule scudetto, che sembra solleticare non poco gli appetiti della proprietà. Se c’è una cosa che abbiamo imparato, seguendo passo dopo passo i Biancoscudati, è che nulla è vietato quando si hanno gambe e soprattutto testa che funzionano. Vogliamo credere che la festa, iniziata a Legnago, debba ancora scrivere il suo capitolo più radioso. Ecco perché ci aspettiamo il suggello fra sette giorni.

Ore 10.40 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “E adesso il traguardo a quota 87 può diventare il fiore all’occhiello”) I numeri sono numeri, e racchiudono verità difficilmente confutabili. La Biancoscudati Padova è una squadra che viaggia a passo di record e che, adesso, può regalare al suo nocchiero la grossa chance di superare se stesso. Domenica prossima, all’Euganeo, ci sarà un motivo speciale per chiudere alla grandissima un campionato già superlativo e in grado di riconciliare la piazza con la massima espressione calcistica cittadina: la possibilità di arrivare a quota 87, battendo la rivale più accreditata all’inizio della stagione, l’Altovicentino di patron Dalle Rive, lasciandolo addirittura a 18 punti di distacco, visto che sono 15 quelli che lo separano dalla capolista a 90’ dall’epilogo. Una sfida nella sfida, dunque, che il calendario aveva posizionato proprio all’ultima giornata della serie D, come se fosse un “dentro o fuori” decisivo ai fini del salto di categoria. Non ce ne sarà bisogno, perché Parlato e i suoi ragazzi hanno letteralmente schiantato alla distanza i rivali, dopo aver subìto una sconfitta immeritata a Valdagno il 4 gennaio scorso. In quattro mesi la legge del campo ha sentenziato che i più forti sono Cunico e compagni, il cui trend nel girone di ritorno è stato impressionante: 14 vittorie su 16 incontri. Non si arriva a 27 successi complessivi se non si hanno attributi, qualità tecniche e caratteriali e una capacità di risposta alle sollecitazioni del proprio tecnico, anche nei momenti difficili, di livello superiore alla media. Il lavoro, sul campo certamente ma soprattutto psicologico, compiuto dall’allenatore napoletano e dal suo staff è stato semplicemente perfetto, e gli effetti si misurano anche ora che l’opera è stata compiuta, e pertanto sarebbe più che giustificabile un appagamento collettivo.

Ore 10.30 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Edel) Cicioni 6.5; Busetto 6.5, Dionisi 6, Thomassen 6, Salvadori 6.5; Fenati 6, Segato 7 (30’ st Ilari sv), Nichele 6.5; Cunico 7 (23’ st Zubin 7); Ferretti 7, Pittarello 6 (13’ st Mazzocco 6).

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Al 34′ “El Rulo” riesce a liberarsi e calciare dal limite, trovando la deviazione di De March, la palla assume una traiettoria stranissima, con Salsano che riesce a sventare il gol all’ultimo, sulla linea, anche grazie all’aiuto del palo. Proprio allo scadere del primo tempo, invece, Ferretti fa centro di testa, ma l’arbitro annulla per un fuorigioco dubbio. Forcing e festa. Nella ripresa è ancora Ferretti show, nel bene e nel male. Al 3′ l’argentino colpisce il palo di testa, su azione d’angolo, mentre al 9′ ricasca in un vecchio vizio: dopo aver colpito volontariamente con le mani un pallone al limite dell’area, il centravanti viene ammonito ed essendo in diffida sarà squalificato, per cui salterà l’attesa sfida da “ex” con l’Altovicentino. Ferretti vuole il gol e continua a cercarlo con insistenza, ma non è preciso in un paio di circostanze (22′ e 34′). Così decide di mandare in porta un compagno e al 39′ riesce a smarcare il neo-entrato Zubin, che si infila tra due difensori e supera il portiere in uscita con un morbido pallonetto. Settimo sigillo stagionale per il centravanti istriano e, mentre per Ferretti la porta è stregata anche al 42′ ’(tiro morbido da buona posizione), la difesa biancoscudata fa muro all’ultimo dei cinque minuti di recupero, respingendo la rovesciata in area di Savi e blindando il quattordicesimo successo in sedici gare nel girone di ritorno.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Al 10′ arriva il vantaggio: Nichele batte velocemente una rimessa laterale, trovando Ferretti, lesto a fare da sponda di testa, tra le linee, per Cunico, il capitano scatta sul filo del fuorigioco, evita il portiere e deposita a porta sguarnita il suo tredicesimo pallone vincente stagionale. Nel primo quarto d’ora c’è solo il Padova in campo. L’Union tiene la difesa molto alta e rischia sui contropiedi biancoscudati. Si ha la sensazione che possa profilarsi una goleada e invece, pian piano, la formazione di casa riesce a trovare gli spazi giusti per rendersi pericolosa. Al 22′ un’azione personale porta Tomasi a tu per tu con il portiere, ma proprio al momento della conclusione Salvadori è prodigioso nell’opporsi, deviando il tiro sopra la traversa. Tre minuti più tardi è invece Cicioni a salvare il risultato, togliendo dall’angolino una conclusione in diagonale di Gjoshi. Ma, a furia di insistere, l’Union Ripa trova il pareggio al 31′: il cross dalla sinistra di Malacarne pesca Tomasi in area, il colpo di testa del numero 10 si stampa sulla traversa e sulla ribattuta il più lesto di tutti a intervenire è Cibin, che mette dentro da pochi passi. Pareggio meritato, che scatena la reazione del Padova, trascinato da un Ferretti scalpitante.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Il Padova ha deciso di non lasciare nemmeno le briciole agli avversari. Nonostante la vittoria del campionato già in ghiaccio da due settimane, i Biancoscudati hanno battuto a Feltre anche l’Union Ripa La Fenadora, piazzando l’ennesimo tassello di una stagione da record. Ventisettesima vittoria in 33 partite, raggiunta quota 84 punti, Carmine Parlato con un successo nell’ultima gara, domenica prossima contro l’Altovicentino, supererebbe anche il primato di 85 punti ottenuto l’anno scorso con il Pordenone. A decidere la sfida di ieri i due “vecchietti” del gruppo, capitan Cunico con un gol in avvio ed Emil Zubin a 6 minuti dal 90’. Il vantaggio sull’Altovicentino, in attesa dell’ultimo inutile scontro diretto, resta di 15 punti, vista la vittoria per 3-0 degli uomini di Zanin sulla Clodiense. Si cambia. Il tutto è arrivato con una formazione ragionevolmente rivoluzionata, con il tecnico che ha dato spazio a Cicioni in porta, Pittarello davanti e all’applauditissimo “ex” Salvadori in difesa. Confermato il passaggio al “4-3-2-1” con il ritorno di Cunico dietro le punte, l’avvio biancoscudato è devastante. Dopo 4 minuti Pittarello ha la palla buona su cross di Busetto ma spara sul portiere, mentre pochi secondi dopo ancora uno scatenato Busetto riesce ad andare sul fondo e a crossare in area, anticipando l’uscita del portiere, senza però trovare alcun compagno in mezzo.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Unico neo l’ammonizione di Ferretti. «Mi spiace, il suo è stato un gesto istintivo e credo assolutamente non intenzionale, e penso che si sia pentito subito di averlo fatto. È stato ammonito, e quindi non ci sarà contro l’Altovicentino, una gara che credo per lui avrebbe significato moltissimo. È un ragazzo buono, alla fine di questa stagione, che per lui è stata molto difficile per tutti gli infortuni che l’hanno ostacolato, dobbiamo pensare che comunque è riuscito a superare tutte le varie situazioni che si è trovato sulla sua strada». Le sostituzioni sono state decisive. Merito del suo nuovo collaboratore? «Il “fattore C” ci ha dato una mano. Per il resto, è stato bello avere il presidente Bergamin in panchina con noi: lui ha scoperto una nuova emozione, per noi è stato un piacere e devo dire che non si è assolutamente fatto sentire. Anzi, ad un certo punto sono stato io a dovergli chiedere di dire qualcosa, perché sin lì veramente non aveva aperto bocca».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Non è tuttavia sembrata, da fuori, una partita facile… «Abbiamo sofferto un po’ nella parte intermedia del primo tempo, poi nel secondo ci abbiamo creduto di più e siamo riusciti a raddoppiare con la rete di Emil (Zubin, ndr) e nel finale abbiamo potuto gestire la situazione con un po’ più di serenità». Brava l’Union Ripa o un po’ distratto il Padova nei momenti più delicati? «Il problema è che nel primo tempo ci siamo abbassati tanto, e loro nella gestione palla ci davano del filo da torcere. Quello del Ripa era un “4-3-1-2” che dava grande dinamicità al gioco e non ci lasciava mai punti di riferimento. Nella ripresa ci siamo alzati un po’, ho messo Nichele in mezzo a spingere, Segato e Fenati un po’ più avanti, e quando mi è servita più qualità ho tolto Pittarello, che comunque stava facendo bene, per mettere al fianco di Ferretti prima Cunico e poi Zubin». Le è piaciuta la prova di Pittarello? «Si è dato molto da fare, si è impegnato e avrebbe sicuramente meritato il gol. Un po’ mi dispiace, mi sarebbe piaciuto vedere come avrebbe giocato una volta sbloccatosi, la mia sensazione è che, con la mente libera e l’animo più sereno, sarebbe in grado di mettere in mostra grandi cose».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Allo stadio “Zugni Tauro” risuona la voce di Vasco Rossi. Quasi un segno, da certi punti di vista: “Vado al massimo” potrebbe benissimo essere la colonna sonore della stagione di Carmine Parlato e del suo Padova. A Feltre i biancoscudati colgono la 27ª vittoria stagionale, rifilano due reti ad un Ripa che aveva perso solo una volta nelle ultime nove gare (l’ultima sconfitta in casa risaliva, invece, addirittura alla terza di ritorno con la Sacilese) e superano la fatidica quota 83, con la quale, qualche anno fa, il Rovigo dello stesso Parlato aveva vinto la serie D. «Sono contento», ammette il tecnico, fresco di rinnovo biennale. «Grazie ai ragazzi ho superato la quota-Rovigo e con questo successo ho raggiunto il numero di affermazioni che ero riuscito ad ottenere l’anno scorso a Pordenone. Siamo a 84 punti, e questo risultato è qualcosa di straordinario. Il merito va a tutti i ragazzi, che anche oggi (ieri, ndr) hanno fatto la partita stando sempre sul pezzo dal primo all’ultimo minuto».

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Vincerle tutte significherebbe cucirsi addosso anche lo scudetto. Quanto ci tenete? «Io moltissimo, sarebbe la mia terza volta e voglio farcela. Il futuro? Continuerò a giocare, se la società mi chiama per parlare del rinnovo, sarò ben lieto di parlarci». Concetto simile a quello espresso da Marco Cunico: «Questa stagione mi ha fatto tornare la voglia di giocare che mi aveva un po’ abbandonato l’anno scorso. Sono molto soddisfatto, in più non segnavo così tanto da 7 anni. Mi piacerebbe rimanere in Lega Pro con questa maglia. La squadra ha metabolizzato una mentalità vincente che fa la differenza». Alla fine c’è stata gloria anche per Michael Salvadori, salutato dal suo vecchio pubblico con uno striscione: “Buona fortuna Salvadori”. «Non me l’aspettavo», sorride il terzino.«Ho ancora tanti amici qui, anche se a Padova ho trovato una seconda casa e vorrei restare a lungo».

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Il presidente Giuseppe Bergamin per una volta ha rinunciato a seguire la partita da solo in un angolo dello stadio, accomodandosi in panchina. «Ho visto tutti concentrati per 95’, a partire dall’allenatore», confida il patron. «Bisognava trovare le motivazioni per vincere questa partita e l’abbiamo fatto anche con una formazione rivoluzionata, dimostrando la forza del gruppo». Bergamin è soddisfatto anche dell’accordo raggiunto con De Poli e Parlato: «Era giusto confermare chi aveva fatto bene, dando dimostrazione di serietà, affidabilità e valori morali. Da oggi inizia un nuovo ciclo che credo possa portarci a far bene anche in futuro, visto che c’è molta unità d’intenti». E alla fine regala anche la consueta battuta: «Se ho chiesto a Parlato di farmi entrare in campo? Sì, ma gliel’ho domandato apposta dopo i tre cambi…». Cambi ancora una volta risultati decisivi, visto il gol siglato dal subentrato Emil Zubin: «Siamo stati bravi noi e il mister a preparare bene anche queste partite. Siamo un grande gruppo, vogliamo andare avanti e vincerle tutte da qui alla fine».

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Attimi di tensione nel settore occupato dai supporters biancoscudati intorno al 30’ del secondo tempo. Un padovano, in preda ai fumi dell’alcol, arrampicatosi sulla rete che divide il campo dagli spalti, è stato ripreso da altri tifosi perché impediva loro la visuale della partita: ne è nata una discussione e poi un mezzo parapiglia con 3-4 persone. Morale: è rimasto ferito ad una gamba e ha anche preso un colpo alla nuca cadendo da uno dei gradoni della tribuna dopo aver ricevuto uno schiaffo. Soccorso dai volontari della Croce Verde presenti, il tifoso è stato medicato e non ha voluto comunque essere trasportato in ospedale. La situazione è quindi rientrata senza ulteriori strascichi, grazie anche all’intervento delle forze dell’ordine.

Ore 08.40 – Serie D girone C, il prossimo turno (trentaquattresima ed ultima giornata, domenica 10 maggio ore 15.00): ArziChiampo-Union Pro, Belluno-Montebelluna, Clodiense-Kras Repen, Dro-Sacilese, Fontanafredda-Mori S. Stefano, Giorgione-Union Ripa La Fenadora, Mezzocorona-Tamai, Legnago-Triestina, Padova-AltoVicentino.

Ore 08.38 – Serie D girone C, la classifica aggiornata: Padova 84, AltoVicentino 69, Belluno e Sacilese 59, ArziChiampo 56, Union Pro 50, Clodiense 49, Montebelluna 46, Legnago 43, Union Ripa La Fenadora 42, Fontanafredda 41, Tamai e Giorgione 38, Dro 35, Triestina 31, Kras Repen 30, Mori S. Stefano 19, Mezzocorona 12.

Ore 08.36 – Serie D girone C, i risultati della trentatreesima giornata: AltoVicentino-Clodiense 3-0, Kras Repen-Dro 2-2, Montebelluna-Giorgione 1-5, Mori S. Stefano-Mezzocorona 4-0, Sacilese-Legnago 3-2, Tamai-ArziChiampo 1-2, Triestina-Fontanafredda 0-1, Union Pro-Belluno 0-1, Union Ripa La Fenadora-Padova 1-2.

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E’ successo, 3 maggio: i Biancoscudati vincono 2-1 a Feltre contro l’Union Ripa La Fenadora grazie alle reti di Cunico e Zubin.




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