Padova, Dionisi: “Splendido vincere a Padova! Sto d’incanto qua, spero proprio di rimanere…”

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Fonte: Notiziario del Calcio, Titti Acone

Matteo Dionisi è diventato quest’anno il “frecciarossa” dell’Euganeo. Il pendolino nativo di Rieti ha conquistato la tifoseria padovana con le sue sgroppate sulla fascia. Tanto da guadagnarsi la stima della curva biancorossa, dopo quella di Pordenone e Sacile, che lo avevano ribattezzato il “Maicon della Livenza”, per la sua aggressività sulla fascia destra.

In esclusiva per alla redazione di NotiziarioCalcio.com abbiamo chiesto a Matteo di raccontarci quest’annata. Da sette stagioni con mister Parlato, Dionisi ha vinto gli ultimi due campionati, prima a Pordenone con lo scudetto e quest’anno al Padova.
L’ennesima straordinaria stagione col mister. Quest’anno ancora più difficile, perché siamo partiti in ritardo, con tante incognite ed in una piazza eccezionale, dove si sente la pressione”.

Un curriculum importante per il classe 1985 che ha vinto un altro campionato in D nella nativa Rieti, dove ha iniziato la carriera ed esordito e disputato quattro stagione fra D e Lega Pro. Un totale di 343 presenze e 7 reti, con 109 caps nei prof (Rovigo, Valenzana e due anni a Rieti) e 244 nei dilettanti fra Padova, Pordenone, Sacilese, Civitavecchia, La Sabina, Rovigo e Rieti.
Tanta roba – continua il giocatore del Padova –, questa è la mia dodicesima stagione. Sono un paio di anni che nel girone C di serie D mi sto togliendo diverse soddisfazioni“.

Sei un vero e proprio jolly, visto che il mister ti ha impiegato come laterale basso a destra e sinistra, difensore centrale, interno di centrocampo ed esterno alto sulle due fasce.  Ma dove preferisci giocare?
L’importante è stare negli undici, se necessario anche in porta. Decide il mister. Poi se proprio posso scegliere, va bene la fascia dove posso divertirmi partendo, da dietro”.

Quest’anno più di un contrattempo?
Si un infortunio particolare, tre giornate di squalifica per un gesto di reazione e tanti piccoli problemi. Ma ne è valsa la pena. Vincere a Padova è stato splendido. La festa finale è stato il coronamento di tante indimenticabili vittorie“.

Qualche critico pignolo, ha sottolineato come forse la tua desuetudine a piazze importanti ti abbia portato ad eccedere in qualche comportamento.
Penso e spero di no. Fa parte del gioco ricevere qualche rilievo. Certo quando giochi davanti a 5-6 mila spettatori in casa e sempre mille-duemila fuori, sei portato a dare qualcosa in più. Forse io che sono un generoso di natura non mi accontentavo, esagerando. Cercherò di controllarmi di più. Non si finisce mai di migliorare. Chiedetelo al mister“.

Infatti nello spogliatoio, passi come il “figlio del mister”.
Ma dopo sette anni, che dire. Al mister devo tanto, mi ha riesumato dopo che ero finito in Promozione dimenticato da tutti. Forse anche per questo, potendo, cerco di dare il 101 per cento proprio per ringraziarlo quotidianamente dell’opportunità che mi dà e della fiducia che mi rinnova ogni anno. Poi come sempre, ogni medaglia ha il suo rovescio e se capita qualcosa, sono io, come è successo anche quest’anno, a prendermi qualche strigliata in più nelle mura dello spogliatoio”.

Quali differenze in questi anni.
Tante e nessuna. Anche quest’anno sono arrivato per primo a Padova, poi mi hanno seguito Daniel Niccolini, Matteo Nichele ed Emil Zubin. In più però avevamo tanta qualità e giocatori con colpi ed esperienza di altra categoria. Metti una società impeccabile, uno staff di prim’ordine, la nostra tifoseria e ne è uscito un cocktail invincibile. Come accennavo prima, conoscendo il mister ed il prof, partire con un po’ di ritardo e senza riferimenti non era facile. Ma il gruppo e la bravura di mister Parlato nel creare un blocco granitico e nel preparare le partite hanno fatto il resto“.

Lo stesso spogliatoio che ti definisce una sorta di “cinghialone” da calcio.
Soliti sfottò del gruppo. Mettete insieme la mia sfrenata voglia di scorazzare per il campo da gioco e la sincerità nei rapporti col gruppo, dove piuttosto che essere un lord inglese, privilegio la franchezza nei modi ed avete il ritratto di Matteo Dionisi“.

L’altra osservazione di pubblico ed operatori, è stata quella di capire come sia stato possibile che un giocatore come te, sia ancora nei dilettanti, visto che hai dimostrato di valere più di tanti strombazzati acquisti del Padova di serie B, ad esempio.
Ma di questo mi lamenterò col mio procuratore. Al di là delle battute, c’era un direttore che mi diceva che le categorie ci sono per questo. Si vede che fino ad oggi, questo era quello che meritavo. Anche quest’estate ho preferito giocare da protagonista a Padova, considerato anche il ruolo, piuttosto che fare il comprimario altrove. Le regole sugli under in D e la media nei prof non mi aiuta”.

Ora però rimarrai a Padova.
Spero di sì, anche se dopo l’esperienza di Pordenone, non sono sicuro di nulla. Penso di finire bene la stagione, in modo da convincere proprietà e direzione tecnica a darmi una chance. Essendone convinto e contento anch’io, oltre che società e direttore. Io qua sto molto bene. Città e tifosi sono fantastici. Sul gruppo ed il mister inutile aggiungere altro. Quest’anno mi ha anche seguito Claudia, la mia compagna, e siamo stati d’incanto. Che dire: speriamo di far seguire i fatti”.




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