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Ore 23.10 – Queste, invece, le dichiarazioni dell’amministratore delegato Roberto Bonetto, ospite della stessa trasmissione: “Abbiamo già soci che entrano a darci una mano? La società è composta dal sottoscritto e da Giuseppe Bergamin, saremo in grado di portare avanti il Padova tra i professionisti senza problemi! Mi sono stancato di questa domanda, noi abbiamo le potenzialità per gestire tranquillamente il Padova e quindi andiamo avanti senza alcun problema. Poi se qualche imprenditore padovano vorrà entrare ben venga, ma oggi come oggi non c’è nessuno pronto ad entrare… Parlato e De Poli? Il progetto prevede e parte dalla riconferma di allenatore e direttore sportivo, che arriverà nel momento giusto e nei modi giusti. Quanto abbiamo speso quest’anno? Siamo distanti da quello che ha speso l’AltoVicentino… Lo stemma? Se il Padova rispetterà gli accordi col Comune ci verrà dato il logo a tempo indeterminato a determinate condizioni. Il nome? Appena sarà possibile come tempistica ci chiameremo Calcio Padova, vedremo se Srl o Spa o cos’altro…”
Ore 23.00 – Queste le dichiarazioni rilasciate da Giuseppe Bergamin nel corso di “Tuttincampo Spogliatoi”, trasmissione di Tv7 Triveneta di cui era ospite: “Aziende che ci daranno una mano dal punto di vista della sponsorizzazione? Credo che ce ne saranno tante, o comunque lo spero! Cambiare il nome allo stadio legandolo ad uno sponsor? È una delle possibilità che stiamo studiando per avere delle risorse in più, ci sono delle aziende interessate in merito ma prima dobbiamo discutere riguardo alla convenzione per una gestione pluriennale dello stadio. Parlato e De Poli? Abbiamo già detto che è nostra intenzione rinconfermarli, abbiamo avuto un incontro, ce ne sarà un altro e magari ce ne sarà anche un terzo! Il budget per la prossima stagione? Ci sta lavorando Bonetto”.
Ore 21.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Peccato per la sconfitta con la Torres, ma dobbiamo essere felici per aver raggiunto la salvezza senza aver mai rischiato nulla». A Sassari ha parato il parabile Stefano Fortunato, compreso il suo secondo calcio di rigore da numero uno in arancioneroverde. «Purtroppo non è servito a nulla, proprio come all’ultima giornata dello scorso campionato in casa dell’AlbinoLeffe, però la soddisfazione resta comunque. Devo ringraziare Mattia (Zaccagni, ndr) che si era fermato con me a studiare al video i rigori di Maiorino e mi ha suggerito bene di buttarmi sulla destra». La matematica riconferma in Lega Pro è arrivata nonostante il ko, grazie a quella concomitante del Monza ad Arezzo. «Volevamo giocarcela senza aspettare i risultati altrui, infatti nella prima mezzora ha segnato Guerra e abbiamo dominato. Il traguardo-salvezza è positivo, ne sono convinto perché raramente una squadra nell’arco di un campionato si ritrova a dover fare i conti con una serie tanto lunga d’infortuni. Anche a Sassari, siamo scesi senza Espinal e Scialpi, Sales e Cernuto non stavano bene ma hanno stretto i denti, Bellazzini è dovuto uscire troppo presto. Resto convinto che con la rosa al completo il Venezia avrebbe lottato almeno per i playoff». Il nome di Stefano Fortunato è già stato accostato nei giorni scorsi all’Arezzo per la prossima stagione. «L’ho letto anch’io, ma posso assicurare che nessuno mi ha chiamato. Il mio contratto col Venezia è in scadenza però resto a disposizione della società, anche se so quanto sia difficile per il direttore sportivo lavorare senza conoscere i programmi della società. De Franceschi è stato un riferimento importantissimo per noi, a volte eravamo disorientati per i problemi societari che percepivamo: averlo come collante ci ha aiutato». Il 25enne torinese aveva iniziato da secondo sorpassando presto Zima nelle gerarchie. «Ringrazio il mister per la fiducia, ho commesso qualche errore che purtroppo fa parte del gioco. Comunque sono sicuro di aver fatto tutto quello che potevo e credo di aver aiutato i miei compagni».
Ore 21.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Felice per la salvezza, ora chi di dovere, se vorrà, potrà programmare il futuro del Venezia». Non lo nomina direttamente ma è il presidente Yury Korablin il destinatario del messaggio di mister Michele Serena, all’indomani della matematica permanenza in Lega Pro conquistata nonostante il ko per 2-1 sul campo della Torres e grazie al successo dell’Arezzo sul Monza. «Sul campo eravamo salvi già da 20 giorni, poi ci hanno tolto tre punti per colpe non nostre e comunque abbiamo tagliato il traguardo con 180′ di anticipo – sottolinea il tecnico lagunare, sabato in tribuna per squalifica -. Non mi sto togliendo nessun sassolino, né cerco colpevoli. Mi auguro solo che tutto il tempo a disposizione in vista della prossima stagione serva per pianificare al meglio». Normale chiedersi se Serena possa restare in panchina, ma altrettanto ovvia è la risposta: «Oggi questa domanda non ci sta, di cosa e con chi dovrei parlare? Quali sono le proposte? Prima di me sarà il ds De Franceschi a doversi confrontare col presidente». La sua seconda avventura alla guida del Venezia è stata più problematica del previsto. «Sicuramente, in primis non mi aspettavo il -3 (arrivato per il mancato pagamento dei contributi sugli stipendi da settembre a dicembre, ndr). Poi a gennaio per necessità è stato fatto un mercato in una certa maniera e siamo rimasti un pò corti, pur avendo comunque potuto contare su buoni innesti. Per approccio e cultura del lavoro sono davvero molto orgoglioso di quanto fatto con questo gruppo». A Sassari il Venezia si è fatto rimontare cadendo dopo sei risultati utili di fila. «Eravamo partiti molto bene, poi abbiamo perso pulizia in mezzo al campo e nel fraseggio. Bellazzini è dovuto uscire per la solita infiammazione, Cernuto all’intervallo ha dato due volte di stomaco, a Sales abbiamo dovuto fare un’infiltrazione dopo un brutto colpo alla caviglia che ora è come un melone. Comunque siamo stati in partita, anche grazie alle paratone di Fortunato». Ieri mattina per gli arancioneroverdi seduta di scarico al Taliercio: oltre agli acciaccati da monitorare, mancheranno per squalifica Greco e Raimondi.
Ore 21.00 – (La Nuova Venezia) Avrebbe preferito festeggiare la permanenza in Lega Pro con una prova personale positiva e un risultato diverso dalla sconfitta, ma Tommaso Bellazzini riesce a sorridere ugualmente. Nonostante il riacutizzarsi del problema muscolare con cui convive da qualche mese, nonostante il passo falso del Venezia a Sassari contro la Torres. «Non potevo continuare, non riuscivo nemmeno a correre» spiega il trequartista di Michele Serena, «ho effettuato un allungamento brusco e ho avvertito nuovamente il fastidio, ho provato a continuare, arrivando anche a tirare in porta dopo il vantaggio di Guerra, poi ho dovuto arrendermi, sarei stati deleterio alla squadra». Mezzora di Venezia pimpante e padrone del campo, poi il pareggio di Baraye ha rimescolato le scarte, la Torres ha ritrovato coraggio e gli arancioneroverdi, complici le sostituzioni forzate (Raimondi per Bellazzini, Peccarisi per Cernuto), le condizioni non ottimali di Sales (caviglia gonfia) e il caldo, sono calati alla distanza. «Non è stata una trasferta fortunata, è vero» osserva Bellazzini, «finché sono rimasto in campo la Torres ha fatto ben poco, poi quando sei costretto a cambiare l’assetto, può capitare che fatichi a ritrovare le misure, anche perché qualche mio compagno ha dovuto fare gli straordinari in posizioni diverse dalle abituali. Comprensibile che si possano perdere un po’ gli equilibri». Il dato positivo della trasferta in Sardegna è la permanenza matematica in Lega Pro grazie alla rimonta finale operata dall’Arezzo ai danni del Monza, rimasto a 7 punti di distanza dal Venezia. «Abbiamo centrato in anticipo l’obiettivo, anche se questa squadra non ha mai temuto di andare ai playout, anzi. Il nostro valore lo abbiamo dimostrato contro Bassano e Pavia, ma ci è mancata la continuità, a causa di troppi contrattempi a cui abbiamo dovuto far fronte. Anche a Sassari siamo scesi in campo per imporre il nostro gioco, volevamo allungare la striscia positiva». Rimangono due partite, venerdì al Penzo contro la Pro Patria, domenica 10 maggio ad Alessandria. «Per come stiamo giocando e per l’intesa raggiunta mi dispiace che il campionato stia terminando, avrò la possibilità di guarire completamente con la fine del torneo. Vogliamo chiudere in maniera positiva, si ricorda sempre come si termina un campionato. E poi possiamo incidere sia nella lotta per i playout affrontando la Pro Patria, sia nella lotta per i playoff andando ad Alessandria». Le condizioni di Bellazzini verranno valutate in questi giorni, problematica al momento la sua presenza contro la Pro Patria.
Ore 20.40 – (Giornale di Vicenza) 25 Aprile amaro per il Real Vicenza. I biancorossi tornano dalla “gita” a Mantova a mani vuote. Ed è ancora digiuno da vittoria. Digiuno che si fa sempre più lungo. L´ultimo successo per gli uomini di Marcolini risale al 4 marzo, giorno del ritorno del tecnico vicentino sulla panchina del Real. Da allora quattro pareggi e altrettante sconfitte. Marcolini alla vigilia aveva detto di non voler vedere differenze di motivazioni tra i suoi e i virgiliani, seppur l´obiettivo delle due formazioni fosse ben diverso. La differenza invece s´è vista eccome. Il mister gioca la carta “giovani”, che già si erano messi in mostra nelle ultime partite. Mossa costretta da una parte: Carlini out per squalifica, Vannucci non al meglio, dopo una settimana di recupero, Malagò defezione dell´ultimo minuto per un malessere nella notte tra venerdì e sabato. Dall´altra parte scelte tecniche pensate e provate durante la settimana: Marcolini lascia in tribuna Lavagnoli e manda in panchina capitan Tomei per dar spazio a Bonato. I “baby” biancorossi però stavolta non gli danno ragione. E il Real Vicenza vede andarsene anche il sesto posto, obiettivo stagionale dopo che era sfumato il sogno play off. La vittoria della FeralpiSalò sulla Giana porta i bresciani a +5 con due partite ancora da giocare, è quindi molto difficile per i vicentini riacciuffarli. E poi c´è il successo dell´Arezzo sul Monza: sorpasso dei toscani e Real in ottava posizione risucchiato nel gruppone di metà classifica con il rischio che il finale di stagione si trasformi in un incubo. Se non si torna a far punti, ma il punticino del pareggio non basta più, i biancorossi potrebbero scivolare molto più in basso. Ma soprattutto passo indietro del Real Vicenza a livello di prestazione. Se nelle ultime gare (contro l´Arezzo e il Bassano su tutte) il risultato stava stretto agli uomini di Marcolini, quello di sabato non è che il ritratto di una partita incolore del Real. Nel primo tempo i vicentini sembrano aver lasciato grinta e testa negli spogliatoi. Il centrocampo non riesce a contrastare quello dei virgiliani che fanno un po´ quello che vogliono, orchestrati da un ottimo Paro. Sul finale il Mantova va vicinissimo al vantaggio, ma Bonato va al riposo senza aver preso gol. Nella ripresa prova a dar segni di vita il Real con Bruno, troppo isolato però là davanti e il numero 9 biancorosso al triplice fischio rimane ancora una volta a secco. Il digiuno di Bruno, infatti, si prolunga e sembra andare di pari passo con i risultati mediocri del Real. Il bomber è fermo a quota 16, raggiunto ieri al primo posto della classifica del migliori marcatori del girone da Andrea Ferretti, centravanti del Pavia. La domanda sorge spontanea a questo punto: il Real dipende dai gol di Bruno? Dopo 15 minuti nel secondo tempo arriva il gol del Mantova: ancora una volta la dea bendata dà una mano agli avversari del Real con il colpo di testa di Siniscalchi che, dopo essersi stampata sulla traversa, rimbalza dietro la schiena di Bonato e diventa un assist perfetto per Trainotti. Ed è proprio qui che qualcosa cambia tra le file del Real e dove Marcolini può trovare la nota positiva della giornata. I vicentini hanno uno scatto d´orgoglio e, nel finale, grazie anche all´ingresso di Margiotta e Gomes che danno un po´, ma non troppa, vivacità alla manovra offensiva del Real, provano a rendersi pericolosi dalle parti di Festa. Cosa che non gli riesce in realtà, ma almeno a livello caratteriale, dà qualche buon segnale al tecnico. A questo punto non resta che guardare avanti e pensare già alla partita di venerdì al Menti, quando a Vicenza arriverà il Pordenone, che si gioca la retrocessione diretta con AlbinoLeffe e Pro Patria, quindi si presenterà all´appuntamento carico e combattivo. Il Real Vicenza deve ricaricare le batterie e, per dirlo con le parole di Marcolini, “dimostrare che quanto di buono fatto finora non è certo campato in aria”. Dopo il riposo di ieri, oggi tornano in campo a San Pio X i biancorossi per iniziare la preparazione alla sfida di venerdì.
Ore 20.20 – (Giornale di Vicenza) Alice si è persa il paese delle meraviglie. Alice è la ragazza di Federico Furlan. Abita a Varese e, ovviamente, non può presenziare a Bassano ogni santa domenica. Così non ha potuto esultare in presa diretta per la doppietta del suo “Fede”. Anche perchè con tutto il bene del mondo, mica poteva immaginare che il suo uomo inchiodasse una prodezza del genere, lui che due reti tutte in una volta non le aveva mai raccolte in carriera e che sinora è giunto a quota 3 in stagione. «Il mio massimo in un campionato – sorride l´esterno di Montebelluna – devo ancora arrivare alla doppia cifra da professionista sommando gli anni in campo…». Insomma, non esattamente un bomber implacabile, non lo è mai stato, ma semmai il re degli assist smazzati, i suoi piedi assieme a quelli di Nolè e Iocolano mandano in gol l´intera comunità virtussina. Soprattutto un cuore d´oro, poichè il primo pensiero dopo la prodezza è andato proprio ad Alice. «Le due reti sono tutte per lei – la dedica speciale – poi è una gioia che divido coi miei familiari, con chi mi sta vicino e naturalmente i compagni». Furlan traguarda già tutto al rendez vous di venerdì (alle 15) al Brianteo col Monza. «Sarà anche una frase scontata – ammette – ma adesso ci aspettano due finali. L´unica soluzione è viverle e affrontarle una alla volta: ora preoccupiamoci del Monza, dopo vediamo come si mette e penseremo al Feralpi Salò in casa. L´importante sarà disputarle senza tensioni addosso, senza l´ossessione di non prendere gol, ma piuttosto continuando a proprorre il nostro calcio offensivo e d´attacco, privo di qualunque calcolo. Diamo tutto ciò che abbiamo ignorando qualunque pressione. Il Renate? Sono particolarmente felice di averlo battuto, era tre anni che ci si provava senza successo, stava diventando una maledizione». Tonino Asta che ieri ha riportato al lavoro la truppa cancellando il tradizionale giorno di libertà («Venerdì è alle porte, non si può perdere tempo») lo applaude a scena aperta. «Federico è un giocatore che possiede colpi straordinari – riconosce il precettore di Bassano, anch´egli un´aletta ficcante e scattante da giocatore, che in quel ruolo ha raggiunto persino la nazionale ai tempi del Trap – sono felicissimo per la sua doppietta, se la meritava una gratificazione del genere. Sapevo che col Renate l´avrebbero decisa gli episodi, mi è dispiaciuta invece l´ingenuità commessa in occasione del loro pareggio. Siamo stati troppo superficiali, in quella circostanza come in talune uscite palle al piede dalla nostra area. Non esiste rischiare così, bisogna assolutamente alzare la soglia di attenzione in queste due partite. A Monza daremo anche ciò che non abbiamo, guai a sbagliare. Ragazzi, se noi inciampiamo e il Pavia vince vanno su loro, perciò restiamo ancoratissimi al suolo perchè non si è fatto ancora nulla, non so se mi spiego. Venerdì mi piacerebbe che la gente ci seguisse in gran numero». Sarà accontentato, previsto un miniesodo in Brianza.
Ore 19.50 – (Giornale di Vicenza) Si incrociano di nuovo i destini del Vicenza e di Rinaldo Sagramola, l´ex d.g. biancorosso è infatti da qualche mese d.g. del Brescia e a giorni ne diventerà pure amministratore delegato. E da Brescia passa la scalata della squadra di Marino alla serie A. A scorrere gli annali si trova pure che l´ultima promozione dei biancorossi nella massima serie risale al 1999-2000 proprio quando d.g. ne era Sagramola. Un altro segno del destino? Lui a distanza di anni non nasconde l´affetto che ancora lo lega a Vicenza e quando lo rintracciamo dimostra la solita disponibilità. Allora d.g. Sagramola alla fine il progetto Brescia è andato in porto. «Sì, peccato si sia perso del tempo utile, oggi forse non avremmo tante difficoltà, perchè se avessimo chiuso a novembre come si pensava non avremmo preso i punti di penalizzazione e avremmo anche potuto intervenire nel mercato di gennaio, invece a febbraio abbiamo dovuto raccogliere i cocci». Come sta andando? «Da un punto di vista aziendale stiamo risanando i conti mentre da quello sportivo non c´è stata ripresa, purtroppo la rosa è formata da tanti doppioni, poi molti giocatori è pur vero che hanno un passato illustre, ma il passato non va in campo e infine alcuni vengono da stagioni pesanti che li hanno svuotati». Il Vicenza invece ha virato alla grande, gara dopo gara ha scalato la classifica ed ora è secondo da solo. «Un cammino sorprendente e ne sono felice, so che era partito senza grandi ambizioni e forse questo ha pure aiutato, perchè tutto ciò che arrivava andava bene, così come è innegabile la bravura di Marino, un tecnico dalle idee chiare, le sue squadre sanno sempre cosa fare in campo. Facendo tutti gli scongiuri del caso io spero che il Vicenza ce la faccia e che la promozione possa essere l´inizio di un ciclo importante, però sarà fondamentale saper cogliere le occasioni». Cioè? «Le dico solo che la prima proposta di ristrutturazione dello stadio Menti la portai io in Comune nell´ottobre del 1999, ci dissero che era eccessivo l´impatto ambientale e sa per cosa? Sul campetto dell´antistadio si voleva costruire un albergo, mica chissà cosa! Anzi l´assessore di allora mi disse: e comunque lo stadio agli inglesi non lo diamo. Ma che discorsi sono?». Lei si accalora ancora adesso a parlarne. «Per forza fu buttata un´opportunità incredibile e cosa si è concluso? Che oggi ci sono gli stessi problemi di allora, anzi di più e questo spiace perchè Vicenza è una splendida realtà, ma ha bisogno di uno stadio nuovo in grado di incrementare i ricavi». 1999-2000: fu anche l´anno della promozione in serie A. «Partimmo con la volontà dichiarata di tornare su, dopo 17 partite eravamo primi in classifica e ci restammo fino alla fine, anzi conquistammo la serie A con cinque giornate di anticipo e mi permetto di dire che la serie B di allora non è certo quella di oggi». Ma allora una promozione si può costruire a tavolino? «No, certo se ti organizzi bene è più facile da raggiungere, ma il calcio sempre un gioco è, e dunque la sorte ha un ruolo importante, basta vedere cosa sta facendo il Carpi». E il Vicenza ce la può fare a salire direttamente? «La strada è difficile, ma è squadra solida, quadrata e con idee precise, i presupposti ci sono anche perchè la piazza spinge con entusiasmo, inoltre disputare i playoff rimischierebbe le carte, sarebbero una vera lotteria». Veniamo alla gara di domani sera, come la vive? «Con tutto il rispetto e l´affetto che ancora mi legano a Vicenza, dove ho amici cari e dove torno quando posso perchè lì ho vissuto un´esperienza bellissima sia umanamente che professionalmente, oggi penso ai miei guai, che sono tanti, ci servono punti, dobbiamo coltivare la speranza». Cosa teme di più del Vicenza? «Temo di più un calo dei miei giocatori, così come di certo non aiuta la dura contestazione a cui sono sottoposti, che poi si deve ammettere che la situazione di oggi non è tutta colpa loro, con i 6 punti di penalità loro non c´entrano nulla! Detto questo, nel calcio si può vincere e perdere con tutti e noi abbiamo elementi che, seppur non in ottima condizione, se gli gira bene possono fare la differenza».
Ore 19.30 – (Giornale di Vicenza) Graditissima sorpresa della domenica: Antonino Ragusa non sarà squalificato. L´ammonizione rimediata nella ripresa contro il Varese dall´attaccante siciliano, infatti, è conteggiata come la terza stagionale: Pasquale Marino potrà quindi contare anche sulle sue accelerazioni domani sera a Brescia. Ragusa, alla fine l´ammonizione rimediata contro il Varese le costerà solo la diffida «Sono sorpreso anch´io sinceramente, ma meglio così! Mi sarebbe spiaciuto mancare ad un´altra partita dopo le tante che ho già dovuto saltare per infortunio Ero parecchio rammaricato, perché mi ero preso un´ammonizione meritata ed evitabile. Vorrà dire che starò più attendo nelle prossime partite». Fosse per lei, giocherebbe titolare anche domani, o la partita è troppo ravvicinata a quella col Varese ed è meglio non forzare? «Questo lo deciderà Marino, io sono a disposizione del tecnico e dei compagni. Per quanto mi riguarda sto bene, mi sento recuperato al cento per cento, quindi avrei sempre voglia di giocare». Come valuta la prima partita da titolare dopo l´infortunio? «Tutto sommato bene, anche se avrei potuto fare ancora meglio. Mi sentivo a posto fisicamente, e questa era la cosa più importante. Nel primo tempo sono riuscito anche a fare qualche buona azione, in un paio di circostanze sono arrivato vicino alla conclusione. Nella ripresa magari ho avuto un impatto meno efficace, e purtroppo ho pure rimediato quell´ammonizione che adesso per fortuna non mi costerà la squalifica, ma comunque la diffida». Marino l´ha sostituita dopo circa un´ora di gioco. È questo al momento il suo minutaggio? «Sinceramente io sarei rimasto in campo un altro po´, ma giustamente è l´allenatore che decide quello che ritiene più utile alla squadra. La prossima volta, spero magari di convincerlo che valga la pena tenermi dentro più a lungo». Non è semplice per voi attaccanti trovare spazio contro avversari che si chiudono molto. «È normale che le squadre avversarie ci temano e provino ad alzare le barricate. Contro il Varese comunque abbiamo ampiamente meritato la vittoria, tenendo sempre il pallino del gioco e creando diverse occasioni anche prima del gol di Brighenti. Domani a Brescia e sabato contro l´Entella ci dovremo confrontare contro avversari che daranno tutto, sono in lotta per salvarsi e hanno bisogno di punti. Anche noi, però, vogliamo la vittoria per rimanere lì in alto». Tre vittorie di fila con il minimo scarto: è un Vicenza meno spettacolare e più concreto? «Ma se vinciamo sempre 1-0 direi che va benissimo, tanto otterremmo comunque solo tre punti anche se segnassimo di più Siamo compatti, rischiamo pochissimo dietro, e in questo modo prima o poi sappiamo che possiamo colpire e risultare determinanti per la vittoria». Questo Vicenza vale il secondo posto finale? «Sta a noi dimostrarlo, e lo dobbiamo fare una partita per volta, senza pensare a quello che si è fatto finora o ci potrebbe aspettare nelle prossime settimane. Ognuna delle cinque partite metterà in palio tre punti ugualmente importanti, e dovremo provare ogni volta a conquistarli perché anche le altre squadre in lotta con noi faranno lo stesso». Quale potrà essere la vostra arma più importante? «La forza del gruppo, com´è stato fino ad ora. Per molti versi è stato un campionato difficile, tutti voi sapete cosa abbiamo passato, ma questo ci ha aiutati a creare uno spirito di squadra incrollabile. E poi al nostro fianco abbiamo un pubblico che si dimostra il dodicesimo uomo: lotteremo tutti insieme, fino alla fine».
Ore 19.10 – (Gazzettino) Il Cittadella è ancora di più con le spalle al muro. Il pareggio di Brescia, anche se raccolto in inferiorità numerica, ha infatti ulteriormente complicato la già precaria situazione. La squadra granata è sempre al terz’ultimo posto in classifica – che significherebbe retrocessione diretta in Lega Pro – e le partite che mancano alla fine del campionato sono ora diventate cinque. Per arrivare alla fatidica quota 50 che vale la salvezza servono dunque dieci punti: tre vittorie e un pareggio. Forse alla fine ne potrebbero bastare anche meno per restare in serie B, ma bisogna ricominciare a vincere, immediatamente, già da domani sera con lo Spezia nell’ultimo turno infrasettimanale di campionato. E con il Cittadella che nelle ultime cinque partite ha raccolto soltanto due punti, l’impresa che attende i ragazzi di Foscarini appare di una difficoltà estrema. In questi frangenti è quasi inevitabile aggrapparsi al grande cuore granata, a una squadra abituata a sgomitare sino all’ultimo per restare in categoria e che proprio nei momenti decisivi è sempre riuscita ad emergere. Ieri mattina, alla ripresa degli allenamenti, il morale dei giocatori non era però certo alle stelle. «Eravamo delusi dal pareggio – racconta Mattia Minesso, uno dei migliori a Brescia – Avevamo la possibilità, con i tre punti, di tirarci fuori dalla zona retrocessione, ma non siamo riusciti a vincere». Cittadella dai due volti quello visto in terra bresciana. «Nel primo tempo avevamo fatto bene e creato qualche buona occasione, anche se siamo mancati al momento dell’ultimo passaggio. Volevamo ripeterci nella ripresa, invece dopo l’espulsione di Donazzan abbiamo cominciato a subire gli avversari, abbassandoci troppo. È vero, però, che un paio di ripartenze si potevano gestire meglio, con maggiore incisività». Adesso con lo Spezia i tre punti sono obbligatori. «Non possiamo più sbagliare niente – ammette il giocatore granata – Siamo costretti a vincere se vogliamo tirarci fuori da una situazione complicata e difficile, ma non impossibile». La fiducia comunque non è mai venuta meno. «Se non fosse così – conclude Minesso – sarebbe tutto finito, invece noi ci crediamo e lo faremo fino in fondo. I punti per salvarci ci sono, ci riusciremo anche con l’aiuto dei nostri tifosi». Intanto ieri il giudice sportivo ha fermato per un turno Cappelletti (somma di ammonizioni) e Donazzan, espulso a Brescia. Tornano a disposizione Barreca, Camigliano e Pierobon.
Ore 18.50 – (Mattino di Padova) Non è più emergenza difensiva, ma ci manca poco. Il giudice sportivo si è messo al lavoro già ieri, anticipando i tempi, dato che tra stasera (si gioca l’anticipo Bologna-Catania) e domani tutte le squadre della serie B scenderanno nuovamente in campo. Nessuna sorpresa nelle file del Cittadella, che al “Tombolato” contro lo Spezia dovrà rinunciare a Donazzan e Cappelletti (un turno). Il primo è stato squalificato per “essersi reso responsabile di un fallo grave di gioco” dopo la sciagurata scivolata ai danni di Sestu che ha lasciato i compagni in dieci. Il secondo era già diffidato e ha raggiunto l’ottava ammonizione. Le note positive, in un reparto già orfano di Scaglia, infortunato, sono i rientri di Camigliano, Pierobon e Barreca, che hanno scontato il loro stop. A questo punto l’ipotesi più probabile è che Pecorini venga riproposto nell’undici iniziale come terzino destro al posto di Cappelletti, mentre Barreca si riapproprierà della corsia mancina. Ieri mattina Foscarini ha chiamato a raccolta i suoi uomini, differenziando il lavoro tra chi ha giocato al “Rigamonti” e chi è rimasto in panca. Nel pomeriggio nuova seduta, mentre domattina ci sarà la rifinitura prima di una partita che il “pareggino” rimediato a Brescia ha reso determinante per continuare a credere nella salvezza. I biglietti, come sempre, sono acquistabili su www.ticketone.it o rivolgendosi alla sede della società granata in via Ca’ dai Pase 41/B, con orari 9-12.30 e 15-18.30. I botteghini del “Tombolato” domani saranno aperti a partire dalle ore 19. Anche l’apporto del pubblico sarà importante, per questa che è la terz’ultima partita casalinga della stagione, prima di quelle con Frosinone del 9 maggio e con Perugia di venerdì 22. Intanto, la Lega ha reso noto il risultato record dell’ultimo turno: con 115.617 spettatori complessivi la serie B ha vissuto la sua miglior giornata nel campionato in corso, è il secondo risultato più positivo degli ultimi cinque anni. Primo posto allo stadio San Nicola con 38.436 presenze per Bari-Bologna. Al “Rigamonti”, che pure ha aspramente contestato il Brescia, c’erano 7.528 tifosi sugli spalti.
Ore 18.30 – (Giornale di Vicenza) Neanche il tempo di commentare i risultati di sabato, che già stasera si riparte con la quint´ultima giornata. Anticipo di prestigio al Dall´Ara tra Bologna e Catania: gli emiliani, che non vincono da quattro giornate, si sono visti scavalcare da Vicenza e Frosinone nella corsa al secondo posto. Momento magico al contrario per gli etnei, che sulla scia di cinque vittorie consecutive cercheranno di infilare la sesta per sperare in una clamorosa rimonta verso i playoff. Ha intanto fallito il primo match point per la promozione il Carpi, pronto a coronare il sogno domani sera ospitando il Bari. Nel frattempo il Frosinone proseguirà l´entusiasmante testa a testa con il Vicenza sul campo della Ternana; motivatissimi i rossoverdi di Tesser, visto che il loro margine di vantaggio sulla zona playout è di appena due punti. Saranno molte le partite di questo turno in cui la lotta per i playoff incrocerà quella per la salvezza. Ecco perché ad esempio nell´incontro di Latina, dove i nerazzurri ospiteranno il Perugia, sicuramente non mancheranno stimoli da entrambe le parti. Lo stesso accadrà a Pescara, con gli abruzzesi opposti alla Pro Vercelli. Intanto a Cittadella i granata di Foscarini, che hanno tenuto il Brescia a distanza pareggiando il confronto diretto, attendono uno Spezia rilanciato dal 3-0 inflitto al Trapani. I siciliani domani proveranno a battere in casa il Lanciano, che in caso di sconfitta, dopo aver perso anche il derby con il Pescara, uscirebbe definitivamente dalla corsa agli spareggi per la serie A. Non vuole scendere da questo treno l´Avellino. Gli irpini però sono scivolati fino all´ottava e ultima carrozza, e dovranno cercare il successo esterno a Crotone per non attardarsi pericolosamente. Alle spalle dei campani incombe il Livorno, intenzionato a far bottino pieno in casa contro un Modena che ha guadagnato una salutare boccata d´ossigeno battendo il Crotone nello scontro diretto disputato sabato. Il Varese, che pure è ormai spacciato, potrebbe inguaiare moltissimo l´Entella se centrasse il colpo d´orgoglio a Chiavari.
Ore 18.00 – (Trentino) “E’ vero che speravamo in qualcosina in più da questa partita, però abbiamo dimostrato di saper soffrire tenendo testa ad una delle squadre più in forma del campionato e anche di saper stare bene in campo, nonostante le defezioni. Ad ogni modo ritengo sia stata una buona partita”. E’ soddisfatto, Stefano Manfioletti, dopo il pareggio conquistato dalla sua squadra contro il Legnago. Ma l’allenatore del Dro ha già la testa proiettata al futuro: “Con questo punto abbiamo guadagnato la certezza dei playout ed ora dobbiamo trovare la migliore griglia possibile. La matematica ancora non ci condanna per quanto riguarda la salvezza diretta, ma dobbiamo andare a Kras dopodiché tireremo le somme e valuteremo il da farsi, anche in vista dell’eventuale spareggio e quindi se sarà il caso di far rifiatare qualcuno contro la Sacilese oppure no. Decideremo dopo la partita di domenica prossima. Andiamo là a giocare come fosse una finale. Concentriamoci su questa gara che sarà davvero determinante”.
Ore 17.50 – (Trentino) E’ un pareggio che vale molto, quello che il Dro ha conquistato, soffrendo, contro il Legnago, una delle squadre più in forma del campionato. In primis perché dà alla compagine di mister Manfioletti la quasi certezza dei playout, che era l’obiettivo minimo stagionale, e poi perché dimostra che la squadra droata può dirsi ormai matura per disputare stabilmente la serie D. Rimangono da disputare due partite prima di giocarsi il tutto per tutto nello spareggio che varrà una intera stagione, anche se la matematica concede ancora qualche speranza di salvezza diretta. Dro e Legnago hanno dato ragione agli spettatori (pochi) presenti. Il primo a farsi avanti è stato il Legnago, che ha voluto subito assaggiare l’area di Bonomi infilando Viviani fra le maglie della difesa di casa, costretta a riparare in angolo. A botta è giunta immancabilmente risposta, perché nel ribaltamento di fronte Colpo, su punizione, ha chiamato il portiere ospite alla parata di pugni. Un crescendo di emozioni cui ha contribuito, al 10’, Zerbato che dopo uno slalom fra centrocampisti e difensori, ha preso bene la mira ma senza fare i conti con capitan Ischia, autore della respinta provvidenziale. Al quarto d’ora un duro colpo alla caviglia ha messo ko Zambrano, portato in pronto soccorso per le lastre. Passato lo spavento, il match ha ripreso consistenza con il Dro che è riuscito a farsi sempre più pericoloso dalle parti di Cybulko. Al 20′ Ajdarovski l’ha calciata alta sopra la traversa da buona distanza e poco dopo Cremonini si è inventato un assist incredibile, con tanto di tunnel, per Cicuttini il quale si è girato alla ricerca del secondo palo, mancandolo di un niente. Il già provvidenziale Ischia è diventato quasi santo alla mezz’ora, quando ha tolto una palla dalla rete, in piena mischia. E nel finale la palla d’oro di Cicuttini a Colpo non ha trovato la giusta concretizzazione. L’assenza di Cicuttini nella ripresa, infastidito da un guaio muscolare, ha alleggerito di molto il peso specifico del Dro in avanti, che si è quasi azzerato quando Manfioletti ha tolto Donati in debito di ossigeno. Bravo è stato Serrano ad impedire a Adriano di spedirla in rete e altrettanto bravo il guardalinee che ha annullato un gol di Zerbato, al 20′, viziato da un fallo di mani. Meno bravi Cremonini e Bazzanella che non hanno saputo trasformare dei buoni assist (splendido il tiro cross di Ciurletti) in gol.
Ore 17.40 – (Il Piccolo) È stato il giocatore alabardato che aveva iniziato meglio la partita e non è stato un caso che sia stato proprio Matteo Bedin, con un bel colpo di testa, a raddrizzare una partita che si era messa su un binario molto pericoloso. Ma lo stesso centrocampista ammette che quella dell’Unione non è stata certo una prova esaltante: «Sicuramente non abbiamo brillato, ma ci aspettavano una partita complicata e sapevamo che non sarebbe stato semplice: affrontare una squadra già retrocessa che non aveva niente da perdere non è facile, comunque credo che questa sia una vittoria che fa morale». Anche Bedin ammette che nella ripresa è subentrata una certa paura di vincere: «Eravamo un po’ stanchi ma soprattutto contratti, in effetti la paura di vincere a volte può giocare brutti scherzi. Sono partite tutte decisive, e per lottare fino alla fine bisognerà metterci il cuore oltre alle gambe». Proprio il fatto di aver ottenuto finalmente i tre punti, secondo Bedin può essere una molla decisiva in vista del rush finale di stagione: «Sono convinto che la prova poco brillante dipenda anche dal fatto che a una squadra giovane pesa il fatto di non vincere da tanto tempo. Solo facendo risultato si prende fiducia. Nella situazione in cui siamo, la palla scotta fra i piedi, ma ora che siamo riusciti a sbloccarci, dobbiamo continuare su questa strada. L’unica cosa è che dobbiamo credere di più in noi stessi». Secondo Bedin, con il Fontanafredda sarà un’altra battaglia: «Loro non sono ancora salvi? Ma nessuno ha mai regalato niente, neppure il Mori che era retrocesso, perché nessuno vuole fare brutte figure. E comunque dipende tutto da noi: a questo punto può arrivare chiunque, per noi non cambia niente».
Ore 17.30 – (Il Piccolo) «Spero che questa vittoria sia un buon antibiotico sulla via della guarigione»: Gianluca Gagliardi sa che la sua Triestina non ha certo brillato, ma ricorda l’importanza del risultato e afferma che si aspettava esattamente una partita di questo genere, ribadendo che la classifica non è un caso: «Trieste è una grande piazza, ma forse qualcuno pensa che qui ci siano ancora giocatori come De Falco e Braghin, e non si rende conto che c’è una squadra molto giovane e che era importante vincere soffrendo: questo è il calcio a qualsiasi livello. Se volete vedere giocate belle, in questo momento dovete andare su altri campi. È da inizio stagione che la Triestina occupa una posizione di sofferenza: non si può immaginare che all’improvviso diventiamo tutti bravi, schiacciamo gli avversari e facciamo calcio champagne». Detto questo, il tecnico alabardato spiega anche il perché delle difficoltà: «Ho visto la partita come la immaginavo: una squadra che arriva senza pressioni di risultato in un teatro come il Rocco, è ovvio che si esalti, mentre per noi la palla scottava e giocare così non è facile: basta vedere come abbiamo preso il gol e come abbiamo concesso l’altra occasione. Forse non è stata una prova positiva come le due precedenti, ma qui siamo andati anche in svantaggio e i ragazzi sono stati bravi a reagire: un bravo a loro che si stanno impegnando per quello che resta un miracolo sportivo: per riuscire nell’impresa, una squadra così giovane deve avere il supporto di tutto l’ambiente, altrimenti non ce la fa». Gagliardi afferma anche che una parte importante ce l’ha la questione mentale: «La paura di vincere succede a tutti i livelli, soprattutto per una squadra in sofferenza che per blasone non è certo abituata a fare un campionato di questo genere». Allo stesso tempo, però, sottolinea anche alcuni aspetti dell’attuale condizione fisica degli alabardati: «Questa squadra è partita senza fare il ritiro, mentre la società faceva i miracoli per far partire il tutto. Pertanto a dicembre, visto che la squadra era stata rinforzata, bisognava fare qualcosa di più: non dico un ritiro, ma almeno un richiamo della preparazione, invece i ragazzi mi dicono che non hanno fatto nulla di tutto questo. Una cosa gravissima, perché i primi caldi rendono la vita difficile. Mi auguro che la vittoria che mancava da due mesi possa essere il medicinale giusto per ripartire anche dal punto di vista fisico».
Ore 17.20 – (Il Piccolo) Da salvare c’è solo il risultato. E non è poco perché senza i tre punti anche l’obiettivo play-out probabilmente sarebbe svanito. Gagliardi ha ottenuto la sua prima vittoria sulla panchina alabardata grazie a una reazione nel finale del primo tempo e a un aiuto della dea bendata nel finale con un legno colpito dal Mori. Ma la Triestina vista al Rocco ha fatto tanta fatica contro la penultima in classifica, già retrocessa in Eccellenza e con più di metà squadra formata da baby. Dopo l’inizio promettente ma impreciso in attacco, l’Unione è andata addirittura sotto su rigore per poi sapersi rialzare nel finale di tempo. La ripresa però è stata tra le peggiori prestazioni alabardate al Rocco vista anche la scarsa caratura dell’avversario che avrebbe meritato di più. Unione ancora una volta timorosa e poco propensa al gioco a terra. E poi Rocco continua a non segnare e a non ingranare. Così è difficile poter imporsi su avversarie più attrezzate. A voler pensare positivo si fa fatica. Comunque sul piano della classifica il Kras è stato scavalcato, Dro e Giorgione avvicinati di due punti e con due-tre punti nelle prossime due partite ci sarà la certezza dello spareggio. Poteva andare molto peggio e soprattutto c’è da augurarsi che Bedin e compagni prendano slancio morale da un risultato pieno che mancava da quasi due mesi. Il pochissimo pubblico e la Furlan hanno incitato sempre la squadra (e insultato Pontrelli ma questo è ormai scontato) e questo può essere utile per il clima nel quale gli alabardati tenteranno l’ultimo assalto. L’Unione parte subito con brio e mette in grandi difficoltà il Mori Santo Stefano. Il ritmo è alto ma la concitazione è troppa. Gagliardi decide di escludere davanti Milicevic e mette al centro dell’attacco Rocco accompagnato da Manzo e Gusella. Una soluzione efficace almeno in avvio. Anche perché Arvia e soprattutto Bedin sono ispirati. Proprio una conclusione di quest’ultimo al 4’ finisce alta mentre Manzo (12’) dopo una bordata di Rocco manca il tap-in. L’impressione è che l’Unione possa passare da un momento all’altro e invece prima un’uscita precipitosa di Di Piero crea una pericolosa mischia in area e poi Piscopo commette un ingenuo fallo in area sul marpione Tisi. È rigore che lo stesso giocatore trentino trasforma (28’) spiazzando Di Piero. Il gelo cala sul Rocco ma non per fortuna sulle teste degli alabardati. Bedin recupera palloni e spinge. Arvia si sgancia spesso a sinistra e su un suo cross al 37’ Bedin trova un’ ottima inzuccata che spedisce il pallone nell’angolino alla destra di Poli. Passano solo 5’ e arriva la rete decisiva. Il pressing della Triestina viene premiato da una goffa deviazione nella sua porta di Dossi. Nella ripresa la Triestina cala di intensità e nel finale va in affanno. Dopo un’occasione di Rocco in contropiede il cui diagonale viene respinto di piede da Poli in campo si vede solo il Mori. L’Unione arretra il suo baricentro e si limita a spezzare le trame non irresistibili degli ospiti. Prima Di Piero (36’) deve ringraziare il palo su una pregevole stoccata in diagonale di Deimichei. Poi al 41’ è Drossi a sparare alto. Arriva il triplice fischio di un arbitro (Ceccon) fischiato da ambo le parti. La Triestina può abbozzare un mezzo sorriso. Di questi tempi non si può andare troppo per il sottile. Ma per giocarsi in extremis la salvezza la squadra dovrà fare decisamente di più.
Ore 17.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Intervistando i due allenatori si comincia facendo finta di non aver visto l’ultima mezzora. «Abbiamo disputato un grandissimo primo tempo – commenta Stefano De Agostini -, con belle giocate, poi abbiamo preso il gol che ci ha fatto preoccupare. Sul 2-0 pensavo di portarla a casa, per questo c’è rammarico. Subìto il loro pari, la partita è scemata. Alla fine il punto ci va bene». «Ho avuto paura sul 2-0 loro – ammette Maurizio De Pieri -. Non è stata una bella gara, perché entrambe le squadre avevano bisogno del punto in classifica». Non si resiste, però, dal puntare l’attenzione al dopo 2-2. Il più fermo è l’allenatore del Fontanafredda. «Capisco il disappunto della gente – sostiene De Pieri – ma bisogna capire pure che i ragazzi da 10 mesi tirano il carro. Spiace che ci abbiano fischiato, ma ci sono altre necessità. Quello che stiamo facendo sembra facile, invece i ragazzi vanno applauditi perché danno il massimo delle loro possibilità. Essere stanchi per i ritmi imposti dalla categoria non è una colpa ma un merito, riuscendo a salvarsi senza playout. Abbiamo ancora 15 giorni per tirare fuori tutto quello che ci resta». «Quando il loro rigore ha ristabilito la parità non ci siamo fatti più male – aggiunge De Agostini -. Il girone di ritorno è stato lungo e tortuoso, siamo a una domenica dalla matematica conferma in categoria: cercheremo di chiudere il conto con l’Arzichiampo in casa». Arzichiampo a cui il quinto posto, teoricamente da playoff, concede nulla per l’eccessivo distacco (66-53) dal secondo piazzamento, occupato dall’Altovicentino. Con il Belluno due passi avanti e la Sacilese a tre di più, si deve guardare alle spalle dall’Union Pro, che è a una lunghezza di distacco. Al Fontanafredda spetta la trasferta a Trieste, trovando gli alabardati che possono solo giocare per migliorare la posizione playout, dove sono matematicamente coinvolti. Riuscissero a passare dall’attuale situazione di quindicesimi a quattordicesimi, dove ora c’è il Dro a +3, i triestini potrebbero poi avvalersene come opzione in più di salvezza in caso di equilibrio. Sia Tamai che Fontanafredda vantano, nei confronti del Giorgione, non solo i punti in più, ma pure i risultati migliori ottenuti in campionato. Vittoria e pareggio per il club di Verardo, due vittorie per quello di Bertolini.
Ore 17.00 – (Messaggero Veneto) Le partite durano sino al triplice fischio finale. Nel caso dell’atteso derby Fontanafredda-Tamai la partita dura esattamente cinquantasei minuti, fino a quando Tonizzo realizza il pari locale: complici i risultati degli altri campi, il match all’ “Omero Tognon” si chiude di fatto una buona mezzora prima, con entrambe le compagini soddisfatte del punticino: i rossoneri capaci di rimontare il doppio svantaggio a spese delle “furie rosse”, nel frattempo giunte al quinto risultato utile consecutivo. Le “furie rosse” al primo affondo passano in vantaggio con Furlan, abile a controllare un lungo lancio e infilare Onnivello con un preciso diagonale. I padroni di casa incassano il colpo, mentre i mobilieri hanno vita facile nell’attendere la giocata avversaria per poi colpire di rimessa. I locali reagiscono con un bello ma impreciso colpo di tacco di Tacoli sul cross di Roveredo, alla mezzora sul traversone di Nastri è Brustolon ad anticipare De Martin. Al 32′, dopo una prolungata azione offensiva, il Tamai raddoppia: sul cross di Dal Bianco piomba Sellan con un colpo di testa in tuffo a spiazzare Onnivello. L’undici di De Pieri ha il merito di reagire subito dimezzando lo svantaggio, con Ortolan a verticalizzare per De Martin che supera l’incerto Peresson e insacca a porta vuota. Al 4’ della ripresa Florean vicino al pari, il portiere è raggirato ma la difesa ribatte il tiro. Al 9’ Florean mette in mezzo, Bozzetto sbaglia il controllo riuscendo però a deviare in corner il tentativo di Tonizzo. Passa un minuto e i locali completano la rimonta: galoppata in fascia di Ortolan, Bozzetto affossa in area Tonizzo e all’arbitro non resta che fischiare il penalty, trasformato dallo stesso Tonizzo nonostante il tocco di Peresson.
Ore 16.50 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Pronostici della vigilia rispettati e vittoria per 5-0 in casa del Mezzocorona per l’Union Pro. Quarta vittoria consecutiva ottenuta e sogno play off ancora vivo. Nel prossimo turno un vero e proprio scontro diretto con il Belluno. Anche per l’ultima giornata in calendario una sfida da dentro e fuori contro l’Arzignano. Insomma, il destino è nelle mani dell’Union Pro e questo è un fattore positivo che regala entusiasmo alla truppa del condottiero Francesco Feltrin che lancia un occhio al suo futuro: «A giochi fatti avremo modo di parlare del mio futuro – le dichiarazioni del tecnico -. Se la decisione di restare dipendesse unicamente dalla mia volontà non ci sarebbero problemi». L’Union Pro rappresenta quindi la prima scelta per il mister di questa esaltante cavalcata in un raggruppamento molto difficile. «Dobbiamo rimanere uniti per centrare l’accesso ai playoff – aggiunge Feltrin -. La determinazione dei più esperti e l’entusiasmo dei giovani i segreti del nostro cammino».
Ore 16.40 – (Trentino) Al peggio non sembra esserci fine. Mezzocorona – Union Pro termina 5 a 0 in favore degli ospiti ma, di fatto, la sfida di via Santa Maria non è mai iniziata. “Ci siamo ritrovati al campo un’ora e mezza prima della partita – racconta il tecnico rotaliano Luca Lomi – e abbiamo fatto la conta: dodici giocatori a disposizione, compresi i due portieri, tre infortunati o, comunque, non in perfette condizioni fisiche. Rossi, Fochesato e Osti si sono riscaldati, hanno stretto i denti e sono scesi in campo. Diversamente saremmo stati costretti a giocare in inferiorità numerica sin da subito o avrei dovuto schierare Clementi in attacco. Oggi (ieri, ndr), francamente, sarebbe stato meglio tornare a casa. È stata una partita, se tale si può definire, assurda. Anzi, patetica”. In panchina assieme a Lomi si sono accomodati il vice Giorgio Fadda, il medico sociale e Nicholas Clementi, unico giocatore a disposizione oltre agli undici titolari. Davanti a un centinaio di spettatori (alcuni dei quali provenienti da Mogliano Veneto) il “Mezzo” è stato travolto dai veneti, in corsa per i playoff e intenzionati a non fare sconti. “E non dimetichiamoci – conclude Lomi – che i vari Alouani, Baldi, Rizzi e Osti erano reduci dalla partita di sabato con la juniores (impegnata nei playoff scudetto, ndr). Osti, arrivato al campo claudicante, ha preso una botta dopo pochi minuti e a inizio ripresa ha dovuto abbandonare il campo e siamo stati costretti a disputare tutta la riprese in inferiorità numerica. Avrei potuto inserire Clementi, ma non sarebbe stato corretto nei confronti del giocatore. Lo ammetto: a un certo punto ho avuto la tentazione di raccogliere le mie cose e andarmene perché la situazione era surreale. E adesso? Mancano due partite e cercheremo di onorarle. Staff tecnico e giocatori porteranno a termine l’impegno”. L’equilibrio in campo è durato nemmeno sessanta secondi, il tempo necessario a Saitta per portare in vantaggio l’Union Pro. Una decina di minuti dopo è arrivato il raddoppio di Comin e, prima dell’intervallo, Visinoni ha calato il tris. Nella ripresa i trevigiani hanno giochicchiato, andando in rete altre due volte (ancora con Comin e Visinoni) e poi hanno scelto di non affondare il coltello nella piaga.
Ore 16.30 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Soddisfatto a fine partita Daniele Pasa: la sua squadra ormai non ha più nulla da chiedere al campionato eppure riesce sempre a trovare i giusti stimoli. «È stata una partita combattuta, sia sul piano fisico che del gioco – ha dichiarato il mister – Abbiamo assistito a due gran gol, e tutto sommato credo che alla fine le opportunità da rete si siano equivalse anche se sicuramente il palo colpito da Trinchieri avrebbe potuto far pendere la bilancia dalla parte dell’Arzignano. Negli ultimi 20′ ho creduto anche di poterla vincere». Mancano due partite alla fine del campionato: «Il nostro obiettivo è quello di arrivare a 49 punti: ci proveremo già domenica con il Giorgione. Fisicamente stiamo bene».
Ore 16.20 – (Giornale di Vicenza) Paolo Beggio cerca anche di nasconderlo, ma non gli riesce molto bene. Il pari non sembra andargli proprio giù. E infatti spiega: «Quando si spreca tanto, poi si rischia di prenderle». Così è stato. «Il pareggio sa di beffa – prosegue -, perché abbiamo fatto belle cose nel primo tempo e in una fase di stallo nostra loro sono venuti fuori. Si accetta a malincuore, anche se potevamo andare sul 3-0». Ma cos´è successo? «Siamo mancati nel finale». Ma guai a pensare che l´Arzichiampo sia in fase calante. «Per la fine siamo pronti», dichiara il tecnico. E per fine si intendono i playoff, e Beggio non nasconde di sperare di giocarseli prima di tutto contro il Belluno: «Mi è rimasto l´amaro in bocca per le due gare in campionato, possiamo toglierci qualche soddisfazione».
Ore 16.10 – (Giornale di Vicenza) Di base c´è una sensazione di fastidio. Non si è perso, e va bene. E si è rimasti ancora lì, a carrozze invariate, sul treno playoff. Perché – ad oggi – il biglietto da staccare sarebbe quello per Belluno, con data 17 maggio. Però, che fastidio. L´Arzignanochiampo getta tre punti dal finestrino e si trova così a doversi accontentare di un pareggio che sta stretto quanto un vestito di due taglie più piccole. Il Montebelluna, dal canto suo, dimostra quanto visto all´andata: tenacia e qualità possono esistere anche se sei un giovanotto che gioca in una squadra di giovanotti (età media 22 anni). E così la sfida fra Arzichiampo e Montebelluna finisce 1-1. Paolo Beggio, a fine gara, ammetterà che le cose sono andate comunque bene. E ha ragione. Perché un Marchetti così è meglio avercelo in squadra che contro. Se ce ne fosse mai stato bisogno, è stato sciolto anche qualsiasi dubbio sul suo recupero dall´infortunio: Federico scatta, ispira e – soprattutto – segna come e meglio di prima. Se così non fosse, non avrebbe mai potuto dipingere il capolavoro del 9´. È in quel preciso istante che la strada dell´Arzichiampo sembra prendere il “percorso facilitato”: l´apertura di Carlotto è precisa, Marchetti vedrebbe anche Trinchieri tutto solo in area ma decide di testare il suo mirino, prima del tiro. Destro a giro, palo interno lontano, gol. Braccia spalancate in mezzo al campo e abbracci di tutti. Gesto che merita un replay a oltranza. TRASCINATORE. Ma Federico non si esaurisce qui. Anzi, è dai suoi piedi che nasceranno per tutta la partita le idee migliori. È il 13´ quando il calibro si orienta su Fracaro: l´esterno però incespica sul pallone e perde l´attimo buono per concludere. L´azione più bella viene costruita al 21´. Carlotto appoggia di petto per Marchetti, Federico vede già oltre e, con un´imbucata, fa fuori una difesa intera: a Trinchieri non resta che scavalcare Rigo che però lo ipnotizza. Il centrocampo della Banda Beggio fa il solletico al Montebelluna che sembra capirci poco o niente. Sul fianco sinistro, poi, Carlotto e Marchetti sembrano prenderci proprio gusto, tanto che al 40´ è un´altra volta quasi-gol. BEFFA. C´è il nono minuto nel destino di Marchetti. Perché nella ripresa è ancora lui a fare la cosa più difficile. Sprint a più non posso a sinistra, cross a rientrare sul secondo palo dove a Trinchieri riesce l´impossibile: centrarlo. Allora è cosa già scritta che al 22´ arrivi la beffa: cross di Gymah e testa di Sadio per l´1-1. Nessuno però accetta di gettare la spugna, ed è ancora Marchetti, ma con il piede sbagliato (il sinistro) a disegnare il traversone buono stavolta per la testa di Draghetti, che però fa lo sprecone e manda sopra la traversa.
Ore 16.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Grande soddisfazione nello spogliatoio della Sacilese per il largo successo. «Venivamo da un periodo non buono, con tre sconfitte consecutive e quindi volevamo assolutamente tornare a far punti – commenta l’allenatore Carlo Marchetto -. Questa è una squadra che può dare ancora tanto e ha messo a tacere chi pensava che i ragazzi avessero tirato i remi in barca. Devo dare loro un 10 e lode, meritano di disputare i playoff». La gara? «Abbiamo tenuto bene il campo – continua -, cercando di sfondare sia per vie centrali che esterne. La Clodiense ci ha creato alcune difficoltà nel secondo tempo ma è stato bravo il nostro portiere». Mattia Craviari racconta il suo gol: «La Clodiense soffriva sugli esterni e io ho sfruttato l’inserimento sulla destra». A segno anche Marco Beccaro: «Su una rimessa laterale ho approfittato di uno sbandamento della difesa. Poi abbiamo sfruttato la superiorità numerica per portare a casa un risultato utilissimo».
Ore 15.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Anche in questo post partita la società preferisce che i giocatori della Clodiense non rilascino dichiarazioni (era successo anche quindici giorni fa in occasione della partita con il Legnago). E così in questo particolare contesto è il presidente Ivano Boscolo Bielo che si presenta in sala stampa al termine della partita. Un commento, il suo molto amaro. «Ci dispiace aver subìto un’altra sconfitta – commenta sconsolato il patron lagunare – i giocatori sono molto delusi e non se la sentono di venire a rispondere alle domande. Una spiegazione a questo tormentato momento? Difficile spiegare – ammette Ivano Bielo – dopo una entusiasmante serie positiva ci siamo fermati. Tutto è coinciso con la sconfitta con il Padova. Quella sconfitta, che ci poteva stare contro la capolista, ci siamo disuniti mentalmente. La squadra ha iniziato a perdere certe sicurezze e molti giocatori non sembrano più cattivi, sportivamente parlando, come qualche tempo fa. Ora – conclude il presidente – dobbiamo reagire e cercare di portare a termine questo campionato con dignità».
Ore 15.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Ormai i play off sono un sogno irrealizzabile. Resta però la brutta prestazione della Clodiense che rimedia la quarta sconfitta e la terza sconfitta casalinga consecutiva. Un pomeriggio da incubo anche per mister Pagan che è stato costretto a vedere gli ultimi venti minuti della gara da bordo campo perché espulso. «Non voglio entrare nel merito dell’espulsione – commenta il dopo gara il tecnico lagunare. Abbiamo giocato male nel primo tempo, atteggiamento sbagliato, poco entusiasmo. Anche il 4-4-2 non ha funzionato, non è stato ben applicato. Pensavo che il lavoro svolto durante la settimana e la preparazione alla gara fosse servito per ritornare al successo. Nella ripresa abbiamo sfiorato il pari, reagito e giocato bene, finchè l’arbitro ce lo ha permesso. Poi quel fallo non fischiato a nostro favore e sul capovolgimento di fronte il fallo, evitabile, di Moretto e la conseguente espulsione. Dispiace – continua Pagan – perché ci tenevamo ritornare al successo e disputare i play off». Si fa fatica a capire la metamorfosi di questa squadra. «Non c’è spiegazione – ammette il tecnico lagunare. Forse l’aver raggiunto troppo presto la quota salvezza ci ha tolto benzina mentale per spingere ancora». Che Clodiense vedremo nelle due ultime gare? «I play off ormai credo siano sfumati – conclude Pagan – ma vogliamo almeno raggiungere e passare la quota cinquanta punti. Sarebbe un grosso orgoglio per tutti dopo un grande campionato».
Ore 15.30 – (La Nuova Venezia) Quarta sconfitta consecutiva per una Clodiense in caduta libera che chiude ogni discorso play off, anche se la matematica concede ancora qualche piccolissima speranza. Vince la Sacilese con un netto 3-0 che evidenzia la differenza di valori tecnici tra le due squadre ma soprattutto sancisce che la Clodiense è con la testa alle vacanze e rischia di chiudere un campionato fino ad un mese fa splendido nel peggiore dei modi. Già, perché domenica in casa dell’Altovicentino servirà un’impresa portare a casa qualcosa di buono avendo i granata praticamente quasi l’intera difesa titolare squalificata. E siamo ad un tasto dolente che purtroppo accompagna i granata dall’inizio della stagione. Anche contro la Sacilese sono arrivati altri due cartellini rossi, oltre all’espulsione del tecnico Pagan, sintomo evidentemente di poca tranquillità. Da cosa sia dovuta è tutto da scoprire. Contro la Sacilese Andrea Pagan mischia le carte e si presenta con un inedito 4-4-2 nel quale Isotti è l’esterno di sinistra, mentre davanti Santi e Mastroianni sono i terminali dell’attacco granata. La Sacilese, invece, gioca con la difesa a tre dove Mboup, Baggio e Manucci sono imperforabili, come del resto il portiere Favaro in grado di compiere alcuni interventi importanti. Un sontuoso Boscolo Papo è in cabina di regia, mentre davanti Sottovia, Beccaro e Spagnoli dimostrano di essere in grado di fare male in qualsiasi momento. Ed è in effetti subito la Sacilese ad imporre il proprio ritmo dimostrando di voler scaricare il peso delle tre sconfitte consecutive con cui si è presentata al “Ballarin”. Tuttavia il primo squillo è di Santi il cui tiro (5’) è deviato in corner da Favaro. Errore di Boscolo Nata al 7’ che rinvia sui piedi di Sottovia che dal limite impegna Okroglic. È il preludio al gol che arriva al 12’: gran taglio di Boscolo Papo per Craviari che, perso da Boscolo Nata, entra in area ed infila in diagonale il portiere lagunare. Dopo il vantaggio friulano la gara torna in equilibrio e dopo un colpo di testa debole di Mastroianni (32’), è Piaggio al 38’ a seminare il panico nella difesa ospite anche se il suo assist per Santi non è preciso. Dopo l’intervallo Pagan toglie Boscolo Nata per Pelizzer ed al 12’ Favaro si supera per parare sulla linea un colpo di testa di Mastroianni. Moretto rimedia due gialli in pochi minuti e lascia la squadra in dieci, su una ripartenza molto contestata dai padroni di casa e al 24’ Beccaro di controbalzo sigla il raddoppio. Dopo due salvataggi sulla linea di Mazzetto (39’) per la Clodiense e di Baggio (43’) per i friulani, arriva al 44’ in contropiede la rete del 3-0 di Sottovia.
Ore 15.20 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Nei derby l’Union mostra sempre il suo lato migliore. E lo ha fatto anche ieri strappando a Dario Cremonese una promessa importante. Alla domanda «sarà al fianco della squadra anche nella prossima stagione?» la risposta è stata decisa: «Si, sicuramente!». Cremonese, patron della Sportful ed ex giocatore sia del Seren sia del Ripa in Prima e in Promozione, è uno dei tifosi doc ed è stato vicino alla squadra anche nel momento buio: «Essendo uno degli sponsor principali sono anche andato qualche volta nello spogliatoio per fare in modo che l’ambiente si ristabilisse un po’. È vero che c’è stato qualche problema, ma mi sembra che la squadra abbia reagito alla grande». Al fianco di Cremonese il presidente Nicola Giusti che si complimenta: «I ragazzi sono stati bravi soprattutto perché sono riusciti a raddrizzare la gara dopo lo svantaggio. Hanno dimostrato ancora una volta carattere». Il presidente prosegue: «A inizio anno le aspettative erano diverse e non lo neghiamo. Ora dobbiamo riflettere su questa esperienza per poi programmare le prossime stagioni. Non ci sarà una rivoluzione, faremo un normale mercato con qualcosa in più. Un aggiornamento tecnico sportivo». La parola passa a mister Max Parteli che commenta la gara con una tranquillità che mancava da tempo: «Sottolineo la prova di carattere dell’Union. Al di là del risultato abbiamo fatto una grande partita nelle condizioni di emergenza in cui eravamo, basta guardare l’attacco inedito». Un risultato positivo che arriva contro «una squadra forte e che merita i complimenti per il gran campionato che ha fatto e a cui piove in testa anche qualche ingiusta critica». Chi pensava a un modulo difensivista è stato disatteso: «Chi viene a Belluno per difendersi ne prende tre. Abbiamo avuto coraggio, li abbiamo attaccati alti e non li abbiamo quasi mai fatti giocare. Il segreto è stato il nostro carattere perché la verità è che avevamo paura di finire in zona retrocessione. Tutti ci davano per salvi, ma finché non lo sei non c’è tranquillità». Il tecnico ha sempre parlato dei suoi ragazzi, mai di se stesso: «Quando non si raggiungono gli obiettivi la responsabilità è del mister. Non abbiamo raggiunto i playoff e me ne assumo la responsabilità, ma la mia coscienza è tranquilla perché ho dato tutto quello che avevo per questa società che ho sempre amato e che sempre amerò». A inizio gara un battibecco fra De Checchi e Corbanese: «Non ho visto bene. I ragazzi mi hanno detto che Simone ha dato una piccola manata a De Checchi: una manata da derby diciamo. Simone è un bravissimo ragazzo e un grande attaccante, è tutto tranne che cattivo». E una frecciata: «La provincia deve essere orgogliosa di due squadre come queste e sono contento di aver chiuso questo derby in modo positivo proprio a Belluno. Dicevano che qui non potevamo giocare bene e che avevamo Boscherai che ci avvantaggiava: abbiamo fatto bella figura anche qua».
Ore 15.10 – (Corriere delle Alpi) Simone Corbanese è inarrestabile. Il bomber del Belluno con una doppietta ha tenuto in piedi il Belluno nel derby e ha agguantato quota 23 in classifica cannonieri nel suo immenso campionato: «Sono contento per le reti ma come dico sempre la classifica marcatori non la guardo, se mi mettessi a farlo sono sicuro che smetterei di segnare», spiega con un sorriso il “Cobra”, «sono dispiaciuto per il primo tempo, perché potevamo e dovevamo essere più brillanti, abbiamo commesso anche molti errori. La ripresa è andata meglio e siamo stati bravi a segnare il 2-2». A inizio partita c’è stata qualche polemica per un colpo proibito tra te e De Checchi. Cosa è successo? «Niente di particolare. Durante le partite, le prendo e le do. C’è stata una manata e gliel’ho restituita, sono cose che capitano e per me non c’è nessun problema». Il pareggio va bene. Visto come si erano messe le cose ad un certo punto del match Ivan Merli Sala si accontenta del punto centrato, anche se tutti vorrebbero vincere un derby, per di più davanti a un pubblico così numeroso: «Ovviamente volevamo vincere ma per questa volta va bene così», spiega l’esperto difensore del Belluno, «nel secondo tempo le cose si erano messe male, avremmo vincere ma anche perdere. Soprattutto nel primo tempo abbiamo giocato male e concesso troppe punizioni. Sindrome da derby? Non credo, è una partita speciale per entrambi e i valori in capo si azzerano in questi casi, la voglia e la corsa fanno la differenza. Loro nella prima frazione sono partiti forte, noi con un po’ più di furbizia potevamo fare meglio». La Sacilese ha vinto in trasferta contro la Clodiense e ha superato nuovamente il Belluno che adesso si trova al quarto posto: «Ci piacerebbe giocare i playoff qui al Polisportivo e per farlo dobbiamo arrivare terzi – conclude Merli Sala – domenica contro l’Union Pro sarà decisiva». Un giovane talento da tenere d’occhio. Emanuele Paoletti è entrato nel secondo tempo dopo l’infortunio di Francesco Posocco e ha dimostrato che mister Vecchiato potrà contare anche su di lui per la prossima stagione: «L’infortunio di Posocco ha favorito il mio ingresso in campo», osserva Paoletti, «ringrazio il mister per la fiducia che mi ha dato e ringrazio i compagni che in campo mi hanno aiutato. Dopo aver fatto qualche spezzone di partita è stato bello giocare così tanto, è stato un derby combattuto e ovviamente non volevamo pareggiarlo. All’inizio le cose si erano messe bene poi la situazione è cambiata e siamo stati bravi a reagire e trovare il 2-2. Dispiace un po’ perché volevamo vincere in chiave playoff». Paoletti è approdato al Belluno a gennaio direttamente dalla Feltrese come rinforzo sia per la prima squadra che per la juniores nazionale e ieri ha avuto uno spazio meritato: «Sono arrivato qui con tanta voglia e per cercare dare una mano alla squadra», conclude, «penso di poterci stare in questa categoria. Corbanese mi sta aiutando ed insegnando tanto e sono pronto a imparare ancora».
Ore 15.00 – (Corriere delle Alpi) «Risultato giusto ma il Ripa Fenadora ha giocato meglio di noi». Al mister del Belluno, Roberto Vecchiato bastano poche parole per spiegare la partita. La sua squadra non ha offerto una bella prestazione come nelle ultime due settimane e i cugini ne hanno approfittato: «Bisogna dare merito ai nostri avversari: l’esito della gara, in fin dei conti, penso sia giusto, viste anche le occasioni avute da entrambe le parti, ma i neroverdi in alcuni frangenti hanno fatto meglio. Il Belluno è stato impreciso, ha commesso tanti errori tecnici ed è stato poco reattivo». Alla fine lo stato d’animo delle due squadre era differente: i padroni di casa probabilmente speravano di poter conquistare la vittoria: «I nostri avversari hanno esultato, perché hanno raggiunto la salvezza», continua l’allenatore gialloblù, «noi invece volevamo vincere per continuare ad inseguire il nostro obiettivo play off e continueremo a farlo nelle prossime due partite. Sappiamo che il calcio è così, in campo ci sono anche gli avversari ed oggi avevamo di fronte una squadra forte che voleva giocarsela. Alla fine il risultato va anche bene». In questi ultimi due anni di derby, il Belluno sembra aver sofferto di più psicologicamente le partite rispetto ai neroverdi: «Non so dare una risposta. Sicuramente scelgo la mia classifica e magari di andare meno bene nei derby, e credo proprio che anche loro, se potessero, farebbero cambio. Il mio stato d’animo? Sono dispiaciuto ma non disperato: la nostra è una stagione ottima al di là del pari. Adesso ci manca ancora qualche punto per raggiungere i playoff e domenica a Mogliano contro l’Union Pro sarà una partita decisiva». Sui due gol, il mister bellunese preferisce non commentare il primo mentre il secondo spiega che c’è stato un errore generale: «La punizione vorrei rivederla prima di parlare, sul secondo invece Schincariol l’ha chiamata e non l’ha presa e poi anche gli altri hanno sbagliato. Per quanto riguarda Paoletti sono contento della sua prestazione che è stata sicuramente una nota positiva di questa giornata».
Ore 14.50 – (Corriere delle Alpi) Il Belluno rallenta, il Ripa Fenadora si salva. Il derby finisce ancora una volta in parità, ma a trarre più beneficio dal risultato sono i neroverdi, che si salvano, mentre i gialloblù rimangono in corsa per i playoff. Per i padroni di casa, l’uomo partita è stato Corbanese che ha segnato una doppietta, mentre per gli ospiti sono andati in gol con la punizione di Antoniol e con De March. Nel primo tempo il Belluno si è portato in avanti con il rigore firmato dal “Cobra” ed è stato raggiunto poco dopo dal calcio piazzato di Antoniol. Nella seconda frazione, il Ripa ha trovato il raddoppio con il colpo di testa di De March, lasciato da solo in area, ma è stato raggiunto ancora da Corbanese bravo a colpire di testa l’assist invitante di Bertagno. La partita ha regalato grandi emozioni e il risultato è giusto anche se i ragazzi del Boscherai hanno giocato meglio, rispetto ai padroni di casa che non vincono un derby da un anno e mezzo (era il 17 novembre 2013) quando si imposero 2-1 proprio al Polisportivo. Mister Vecchiato cambia un solo uomo rispetto alle ultime due partite che avevano portato due vittorie e schiera il solito 4-3-3. Torna titolare dopo quasi due mesi di assenza Pellicanò che si piazza in difesa sulla sinistra. Completano il reparto arretrato Merli Sala e Sommacal al centro mentre a destra c’è Pescosta. A metà campo Bertagno va in regia supportato da Duravia, arretrato in mediana, e da Mosca. Davanti Corbanese guida l’attacco e va a caccia del ventiduesimo gol in campionato, insieme a lui ci sono Posocco e il confermatissimo capitan Radrezza, alla terza partita consecutiva da titolare. Massimiliano Parteli risponde con De Carli tra i pali, al centro della retroguardia ci sono De March e De Checchi, sulle corsie esterne Gjoshi e Malacarne. Il centrocampo è a tre con Antoniol davanti alla difesa supportato da Tomasi e Dassiè. Davanti il tridente è formato da Ponik, Cibin e Savi. Il Belluno sblocca dopo dodici minuti. Radrezza sfrutta un rimpallo favorevole e si presenta davanti alla porta, ma De Carli respinge. Sulla respinta calcia Sommacal che colpisce il braccio di Antoniol e l’arbitro concede il rigore. Dal dischetto si presenta bomber Corbanese, che nel derby di andata era stato fermato proprio dal capitano neroverde dagli undici metri. Questa volta però il “Cobra” non sbaglia: palla da una parte, De Carli dall’altra. Il Ripa non sembra accusare il colpo e risponde subito ai gialloblù: De Checchi lancia lungo per Cibin, che scappa alle spalle di Sommacal e di testa prova a scavalcare Schincariol che si rifugia in angolo. Dopo lo svantaggio, il Ripa dimostra di essere in ripresa e al 31’ guadagna una punizione defilata e al limite dell’area con il fallo ingenuo di Pescosta su Savi. Sulla palla si presenta Antoniol che con una magia beffa Schincariol, non esente da colpe, sul secondo palo. Il Ripa insiste e nel finale di primo tempo sfiora il raddoppio con De March, che ci prova al volo da calcio d’angolo ma il difensore neroverde colpisce la traversa. Nel secondo tempo il Belluno riparte con un buon pressing ma è il Ripa Fenadora a trovare il raddoppio. Su angolo Alberto De March viene lasciato solo e per il numero quattro è un gioco insaccare di testa. Il vantaggio dura solo tre minuti perché il Belluno trova subito il pari ancora con Corbanese che di testa raccoglie il cross dalla sinistra di Bertagno e colpisce di testa e De Carli può solo toccare prima di vedere entrare la palla in rete. Nel recupero Pescosta ha la palla della vittoria ma De March si immola e salva il risultato sulla linea.
Ore 14.40 – (Giornale di Vicenza) È tornato da avversario a Castelfranco Devis Tonini, ci teneva a far bella figura, ma non è riuscito a strappare l´intera posta in palio. «Speravamo di riuscire a fare un bel regalo al presidente Dalle Rive che oggi festeggiava il compleanno. ma ci siamo trovati davanti un ottimo Giorgione – commenta il tecnico altovicentino». «È stato bello tornare – ha poi ammesso – si respira ancora l´aria di 15 anni fa. Se fossimo stati un po´ più cattivi avremmo forse potuto portare a casa il risultato, anche se bisogna dire che il Giorgione è stato un avversario molto ostico, ha corso e pressato tanto, fisicamente sono brillanti e hanno alcuni giocatori di qualità. Poi era molto motivato in chiave salvezza». Qualche mugugno in tribuna tra i sostenitori dell´Altovicentino c´è stato, ma Tonini non vuol sentir parlare di squadra poco motivata. «Tutti hanno dato il massimo. Il pericolo c´è, sta a noi mantenere alta la tensione». Mister Zanin, ieri è stato costretto in tribuna: «Il nostro obiettivo in questo momento è arrivare al top ai playoff, ma questo non vuol dire che non ci siamo impegnati al massimo. Si poteva vincere questa partita, ma va anche riconosciuto il valore dell´avversario, che era molto in forma. Mi pare che questa squadra abbia fatto molto bene anche rispetto all´organico. Siamo stati sopravvalutati in estate? Non lo so, io sono arrivato a torneo in corso e poi la squadra è stata rivista in inverno». Antonio Paganin, mister del Giorgione, prende per buono il pari: «Ora siamo padroni del nostro destino, ce la giocheremo contro Montebelluna e Union Ripa, consapevoli di star bene e poterci salvare senza guardare cosa fanno gli avversari».
Ore 14.30 – (Gazzettino, edizione di Treviso) «Ora siamo padroni del nostro destino!». Attacca ancora così Antonio Paganin, l’allenatore del Giorgione, nel dopo partita dopo il pareggio conquistato contro l’Altovicentino. «Contro una squadra fortissima come l’Altovicentino abbiamo dimostrato di essere in forma e di poterci ora giocare le nostre carte per evitare i playout». Si poteva rischiare qualcosa di più nel finale? «Ok per la nostra spregiudicatezza, ma non siamo di certo sciocchi, non potevamo rischiare contro una squadra che pur senza tante motivazioni può comunque contare su giocatori che in ogni momento ti possono punire. Gambino, Cozzolino, Roveretto non aspettavano altro che un nostro errore per colpirci: siamo stati bravi a controllarli e a non commettere quegli errori che in molte partite ci hanno fatto uscire dal campo a bocca asciutta». Ancora Vigo in difesa: «Sì, e ci sta dando una certa sicurezza. Oggi c’erano anche delle assenze in difesa ma penso che con Vigo dietro anche i giovani che gli giocano a fianco acquistano maggiore sicurezza, lui riesce ad alzare il tasso tecnico del reparto difensivo e questo ci permette di giocare con maggiore tranquillità». Ora per la salvezza il vostro avversario diretto potrebbe essere il Kras Repen. «Sì, abbiamo sei punti di vantaggio e domenica c’è la sfida tra il Dro e il Kras. Noi dobbiamo solo pensare a vincere le prossime due partite e allora saremo salvi. Non sarà facile ma ora siamo padroni del nostro destino ed è quello che volevamo».
Ore 14.20 – (Tribuna di Treviso) Il destino del Giorgione passa ancora una volta per via Biagi a Montebelluna. Decisiva potrebbe essere una vittoria nel derby di domenica prossima per le sorti rossostellate (le concorrenti Dro e Kras Repen saranno impegnate nello scontro diretto), ma è facile prevedere che Pasa e truppa venderanno cara la pelle. Sarà ancora una volta un derby carico di contenuti e pathos, nel quale il Giorgione si giocherà molto. Se da un lato Paganin può imprecare per il fatto di aver trovato una squadra, seppur salva, senz’altro motivata dal giocare il derby, dal’altro lato può almeno consolarsi con il fatto che il Monte è squadra cui piace metterla sul piano del gioco. Gli ingredienti ci sono tutti per un’altro derby ad alta tensione. Tornando alla sfida con l’Altovicentino, ritorna a sedere in panchina a Castelfranco Devis Tonini (sostituisce lo squalificato Zanin alla guida dei vicentini), l’allenatore che riprese in mano insieme ai fratelli Antonello nell’estate 2000 i cocci del Giorgione del dopo fallimento, vincendo il primo campionato (Terza Categoria) del Secondo Giorgione. Altovicentino senz’altro squadra quadrata e ben strutturata in ogni reparto, ma non impressionante. Gli uomini di Zanin hanno poco da chiedere al campionato, non possono puntare al primo posto del Padova, nè rischiare di vedere messo in discussione il secondo posto. Motivazioni ne hanno invece da vendere i rossostellati che dopo aver battuto la Sacilese a Sacile, vorrebbero appendere al muro un’altro trofeo importante per sognare una salvezza diretta sulla quale fino a 15 giorni fa nessuno avrebbe scommesso un euro. Giorgione in forma, corre e pressa: Paganin gioca per i tre punti senza guardare nomi e cognomi degli avversari. Antonio Baggio a sopresa in campo (qualche tentativo, ma di concreto ben poco), Vigo riconfermato al centro della difesa. Nel primo tempo emozioni poche, l’occasione più importante capita sui piedi di Roveretto (9′, tiro deviato provvidenzialmente in angolo da Eberle da ottima posizione) che sulla destra in più di un’occasione mette in seria difficoltà Eberle. Giorgione meno concreto, ma più pericoloso potenzialmente. Gazzola, Episcopo, Nenzi, si trovano in situazioni che fanno passare più di un brivido sulla scheina del duo Tonini-Zanin. Freddezza e concretezza dai 20 metri in sù, non sono una caratteristica peculiare del Giorgione. Nel secondo tempo il tema cambia poco, Paganin toglie ben presto Baggio per tentare la carta Podvorica, giocatore che con le sue percussioni in verticale può creare scompiglio nell’area avversaria. La partita si anima nel finale, con entrambe le squadre che vorrebbero chiudere a loro favore. Tonini prova a incitare i suoi a fare un regalo di compleanno al presidente Dalla Riva in tribuna. Pacchi infiocchettati non ne arrivano, ma Zanin li promette per i play off. Tanti auguri, comunque.
Ore 14.00 – (Mattino di Padova) A fine gara, Massimo Pedriali cerca di cogliere i lati positivi del pareggio contro il fanalino di coda Formigine: «Abbiamo rischiato sia di vincere sia di perdere in modo abbastanza rocambolesco, quindi il pareggio, a conti fatti, può anche andar bene» commenta laconico. «Certo, la classifica dice tutt’altro, ma noi dovremo giocarci la salvezza, anche se ai playout, fino all’ultima giornata». Poi aggiunge: «Abbiamo disputato una buona gara, anche se non siamo riusciti, un po’ per sfortuna e un po’ per demeriti nostri, a sfruttare tutte le occasioni create. Abbiamo perso due giocatori per espulsione nel secondo tempo, ma siamo rimasti compatti provando a vincere la partita nonostante l’inferiorità numerica. Domenica prossima saremo in emergenza ma contro l’Imolese ci giocheremo la stagione».
Ore 13.50 – (Mattino di Padova) La Thermal Abano potrà solo salvarsi ai playout. Il 2-2 di Formigine, contro l’ultima in classifica, non permette di fare altri calcoli. Ma, se non altro, il pareggio fa guadagnare a Cacurio e colleghi un punticino (misero, per carità) sull’Atletico San Paolo, che significa altre due giornate da cardiopalma garantite. I brividi non mancano neanche allo stadio “Pincelli”, perché le due formazioni si battono, ed è proprio il caso di dirlo, fino all’ultimo secondo. Come è giusto che sia, d’altra parte, viste le situazioni di classifica, anche se il Formigine ha già un piede in Eccellenza. I ragazzi di Gianni Balugani (ex Carpi e Sassuolo), però, provano a fare l’ultimo colpaccio casalingo: al 12’, infatti, Orlando colpisce il palo e sulla respinta Pasaro spedisce il pallone sopra la traversa. La fortuna non assiste nemmeno Cacurio, stavolta sponda Thermal, che non riesce a capitalizzare al meglio l’assist di Franciosi. I capovolgimenti di fronte, insomma, non latitano: De Vecchis da una parte e Rotondi dall’altra falliscono ancora l’appuntamento con il vantaggio. Più preciso è Stiven Celi, che al 26’ corregge alle spalle di Oppici il corner di Cacurio. Thermal avanti. Ma sugli sviluppi di un calcio d’angolo arriva pure il pareggio del Formigine (43’), grazie all’incornata di Benedetti. I padroni di casa, a dire il vero, potrebbero pure passare in vantaggio nel recupero, ma il palo nega la gioia a De Vecchis lanciato dalle retrovie. Il Formigine, però, completa la rimonta al 61’ con il solito De Vecchis, abile ad insaccare nonostante la presunta posizione di fuorigioco. La Thermal Abano si rianima e si fa vedere più volte nell’area avversaria con Ragusa: prima su punizione (palo) e poi con il tap-in che vale il 2-2 (87’). I sei minuti di extra-time concessi dall’arbitro Mansi risvegliano l’orgoglio della formazione aponense, oltre all’ingordigia di Ragusa che, a tempo scaduto, e a tu per tu con il portiere, tenta il pallonetto invece di servire l’accorrente Montin, pronto a risolvere la pratica.
Ore 13.40 – (Mattino di Padova) «Da quando alleno io questa squadra, quella contro il Fidenza è stata la sconfitta più clamorosa e immeritata». Esordisce così il tecnico dell’Atletico San Paolo Vito Antonelli a fine partita. «Quando si perde in questo modo c’è grande rabbia, perché abbiamo giocato davvero una bella partita. Mancano un po’ di malizia e di esperienza, ma devo solo complimentarmi con i miei ragazzi. Nella situazione in cui ci ritroviamo, senza soldi e senza futuro, non è affatto semplice trovare gli stimoli giusti per scendere in campo. Ma adesso dobbiamo pensare solo a vincere contro il Bellaria. Se ci dovessimo riuscire, le cose potrebbero cambiare. In caso contrario, si farebbe dura. Siamo sfortunati, perché subire gol all’ultimo secondo lascia un grande rammarico. Sconfitta dura da digerire».
Ore 13.30 – (Mattino di Padova) Sconfitta con beffa allo scadere per l’Atletico San Paolo di mister Antonelli, che torna da Fidenza con il rammarico di aver perso immeritatamente lo scontro salvezza con i toscani. Nel primo tempo partono subito forte gli uomini di Montanini, che costruiscono occasioni pericolose. In particolare con Formuso che, lanciato solo contro il portiere da Delporto, calcia a lato. I padovani provano a rispondere con i tiri dalla distanza. Esposito, al 21′, calcia a lato. Per vedere i gol bisogna attendere la ripresa quando, dopo 22 minuti, Villatora insacca alle spalle di De Angelis sugli sviluppi di un calcio d’angolo, portando in vantaggio la propria squadra. Passano dieci minuti e l’Atletico San Paolo si divora clamorosamente il gol del raddoppio con Boscaro: il pallone viene salvato da De Angelis sulla linea di porta. Al 36′ della ripresa il Fidenza trova il gol del pareggio con Davini, abile ad approfittare di una respinta corta del portiere e a ribattere in rete da pochi passi. L’Atletico cerca comunque di rimanere in partita, sfoggiando una delle migliori prestazioni stagionali. Il pareggio del Fidenza, però, sembra quasi intimorire i patavini, consapevoli di giocare una delle partite più importanti di questo finale di campionato. Si fa in salita, quindi, la partita per i ragazzi di Antonelli che, oltre al danno, subiscono anche la beffa proprio nei secondi finali. È Delporto a siglare il gol del vantaggio. Toscano direttamente su punizione fa centro, portando alla propria squadra una vittoria che la rilancia al quindicesimo posto con la certezza di disputare i playout. Sarà, invece, decisiva la prossima sfida all’Euganeo contro il Bellaria Igea Marina per permettere eventualmente all’Atletico di agguantare un posto nei playout. Ora il distacco dalla Thermal Abano è di un solo punto, ma ai termali spetta un turno più agevole, visto che affronteranno in casa l’ormai salva Imolese. Le speranze non sono di certo perse, perché le ultime prestazioni fanno comunque ben sperare, se arrivassero pure dei punti potrebbe concretizzarsi l’auspicata svolta.
Ore 13.20 – (Mattino di Padova) Per Massimiliano De Mozzi sembra una domenica come le altre: «È stata una partita divertente, in cui abbiamo giocato un bel calcio. È vero, forse in alcuni frangenti siamo stati un po’ troppo liberi nella testa, comunque ho detto ai miei di attaccare sempre, di cercare di offrire un gioco piacevole. La classifica? Ad oggi, e sottolineo ad oggi, siamo ai playoff, forse non era in programma ma adesso siamo lì e ce la giochiamo fino alla fine, senza assilli ma come una piacevole possibilità». Di tutt’altra testa il collega Marcello Chezzi: «Quella di oggi era l’ultima occasione per raggiungere i playoff, la graduatoria ci taglia fuori in modo definitivo. Non abbiamo giocato bene, siamo mancati soprattutto nella testa permettendo all’Abano di costruire il suo calcio e punirci. Adesso mancano due giornate in cui cercheremo di fare più punti possibile».
Ore 13.10 – (Mattino di Padova) C’è aria di festa nella città termale, e non soltanto per i coriandoli che, a bordo campo, ricordano il trionfo in mattinata del Bayer Leverkusen nel torneo giovanile Città di Abano. L’undici di De Mozzi, audace nel cercare la propria fortuna, col 3-2 di ieri sulla Virtus Castelfranco sfonda la quota playoff (50 punti) a due giornate dal termine e può sognare un’appendice di stagione per nulla fastidiosa. Anzi. Il cammino in Coppa della Correggese (che libera un posto in graduatoria), i concomitanti pareggi di Fiorenzuola e Bellaria e, soprattutto, la vittoria sulla Virtus, lanciano i termali verso un finale di stagione da sfida avventurosa. Conquistata agevolmente la salvezza, l’Abano si è sgravato dell’assillo più martellante e adesso può dedicarsi più alla forma che alla sostanza. La Virtus Castelfranco ne è la controprova: arrivata all’ultima, disperata, chiamata per salire sul trenino dei playoff, ha avuto una crisi di nervi sotto i colpi di Bortolotto, Franceschini e Da Ros, appena addolciti dai morsi di Ferrara e Sciapi. La classica ansia da prestazione che ha cagionato il classico flop. Cartina al tornasole dell’andazzo è stato il momentaneo 2-1, quando Da Ros, con in testa le vacanze, si lascia stoltamente rapinare di un pallone in piena area da Ferrara. Dopo un minuto, lo stesso Da Ros si guadagna il purgatorio, andando in allegria a segnare il 3-1 cento metri più in là. Coriandoli, bandierine e meteo primaverile non aiutano l’Abano a concentrarsi e, almeno nel primo tempo, sembra più una partita da infradito che da tacchetti. Annullato un gol a Franceschini per fuorigioco e sottolineata con la matita blu la sbucciata di Bortolotto davanti al portiere, l’Abano rompe il ghiaccio al 44′, quando lo stesso Bortolotto scherza con Girelli e con una puntata da calcetto la mette all’angolino. Il 2-0 si ascrive al minuto 62: Fiorini scarabocchia il rinvio sul quale si avventa Barichello che crossa al centro, sul liscio di De Cesare pare di sentire gli effetti sonori della Gialappa’s, una finta involontaria che premia l’inserimento di Franceschini. Detto del 2-1 e del 3-1 (con Da Ros prima diavolo e poi redentore), resta l’amaro sorriso del 3-2 che si stringe sul viso di Sciapi: Ouabakent crossa da destra e Antonioli maledice la pedicure che gli toglie quel millimetro per sventare il tapin dell’attaccante emiliano. Tutto questo a due giornate dal termine, almeno…
Ore 13.00 – (Mattino di Padova) Dopo la gara, il tecnico dell’Este Gianluca Zattarin commenta la gara con un filo di rammarico, legato soprattutto al risultato finale, un 2-2 che, a suo parere, non rispecchia quanto visto in campo: «Dispiace perché abbiamo preso un gol su una palla molto lenta e prevedibile» afferma. «Abbiamo giocato comunque una buonissima partita, creando molte occasioni da gol e subendo pochissimo. In più, abbiamo rimesso le cose a posto per ben due volte» aggiunge il mister atestino. «Sapevamo che la Fortis Juventus era una squadra “rognosa”, che riesce a indirizzare le partite sul piano dell’agonismo eppure siamo riusciti a gestire bene sfiorando più volte il gol. Ecco, forse avremmo dovuto essere un po’ più precisi sotto porta». Domenica prossima, l’Este affronterà il Romagna Centro allo stadio “Dino Manuzzi”, quartier generale del Cesena.
Ore 12.50 – (Mattino di Padova) Quando niente e quando troppo. Bisogna dire la verità: al Nuovo Stadio non ci si diverte spesso. L’Este gioca un buon calcio, certo, ma tra le mura amiche sembra avere il freno a mano tirato. Fa sorridere che la partita più scoppiettante della stagione arrivi proprio a tre giornate dalla fine e a playoff acquisiti contro una Fortis Juventus più cattiva che mai. I giallorossi ne escono fuori con un punticino, raccolto grazie alle reti in rimonta di Beghetto e Coraini, che valgono il quinto posto solitario dietro alle solite Piacenza, Correggese e Delta Porto Tolle, con il Rimini (già promosso in Lega Pro) che fa storia a sé. Un botta e risposta continuo, quello tra Este e Fortis, che inizia dopo pochi minuti, quando gli uomini di Vitaliano Bonuccelli passano in vantaggio in modo piuttosto rocambolesco: tiro di Cretella, deviazione decisiva di Tulhao e Lorello può solo accennare la spaccata. Lo 0-1 facilita i piani degli ospiti, che alzano un muro davanti a Lelj e compagni. Solo Rondon riesce a imbastire qualcosa, costringendo al volo Calvarese per deviare in angolo una conclusione da posizione defilata (20’). Stessa sorte per Coraini, che poco dopo si fa parare la staffilata dall’estremo toscano. Colpisce il palo, invece, Beghetto su punizione alla mezz’ora (31’). Nella ripresa il ritmo si abbassa, anche se non mancano le zuffe tra giocatori, che in campo non risparmiano di certo sgambetti e scaramucce. L’Este macina di più, ma la Fortis Juventus si difende con ordine. Al 20’, però, il cross di Turea stimola la fantasia di Lelj, che improvvisa una rovesciata, troppo fiacca per dare problemi a Calvarese. E neanche un minuto più tardi, Coraini cerca di sorprendere tutti, senza riuscirci, con un destro dal limite dell’area. Tra il 70’ e il 72’, succede di tutto: prima pareggia l’Este con un rigore trasformato da Beghetto (fallo di mano di Spinelli, espulso nell’occasione), poi torna in vantaggio la Fortis Juventus, sugli sviluppi di una punizione di Biagini, aggiustata da Fusi con un piattone che fa venire le traveggole a Lorello. L’Este non si perde d’animo e inizia a far valere la superiorità tecnica e numerica: lo fa con Lelj e Coraini, entrambi vicini al gol con azioni fotocopia (in percussione centrale), fermate da Calvarese e Tognarelli. Il 2-2 non tarda ad arrivare: Coraini stavolta non sbaglia con una girata dai 20 metri. Nel recupero l’Este rischia grosso: il diagonale di Cretella sfiora il palo.
Ore 12.30 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Petkovic 6.5; Bortot 6.5, Dionisi 6, Thomassen 6.5, Degrassi 6.5; Ilari 6.5, Fenati 7 (Faggin sv), Nichele 6, Petrilli 6 (Cunico sv); Ferretti 8 (Pittarello sv), Zubin 7.
Ore 12.20 – (Gazzettino) Il raddoppio al 37’: l’incornata da distanza ravvicinata di Fenati, su azione d’angolo, è stata respinta con un braccio da Castellano e l’arbitro non ha avuto dubbi nel fischiare il rigore. Chirurgica la trasformazione di Ferretti, all’undicesimo centro stagionale. Solo in chiusura di tempo gli ospiti hanno dato un segnale della loro presenza, ma tempestiva è stata l’uscita di Petkovic a sbarrare la strada a Spetic. Il Padova della ripresa ha continuato a gestire a suo piacimento la gara di fronte a un avversario sempre più spaesato. Al quarto d’ora Ferretti è andato a un passo dalla tripletta con una staffilata al volo che il portiere ospite ha neutralizzato con bravura. Lo stesso D’Agnolo si è ripetuto cinque minuti più tardi su una sventola dai venticinque metri di Bortot, ma nulla ha potuto qualche istante dopo sulla combinazione tra Ferretti e Zubin che ha tagliato di netto la retroguardia del Kras Repen. Il quarto sigillo al 33’ su un’altra micidiale ripartenza transitata dai piedi di Ilari e concretizzata da Fenati. Prima della fine da segnalare anche il debutto del centrocampista Faggin, classe 1996, gettato nella mischia da Parlato al posto proprio di Fenati. I titoli di coda sono stati riservati al giro di campo dei giocatori e agli applausi dell’Euganeo. Inutile dire che questo Padova può legittimamente ambire allo scudetto della serie D.
Ore 12.10 – (Gazzettino) Festa doveva essere e festa è stata. Con la complicità di un Kras Repen davvero dimesso nell’atteggiamento. E così, di fronte allo storico presidente Marino Puggina, applauditissimo da tutto lo stadio, il Padova ha potuto aggiornare senza fatica la sua esaltante striscia di vittorie e gustarsi l’abbraccio del pubblico. A rendere ancora più bella la domenica dell’Euganeo ha poi contribuito la doppietta di Ferretti, idolo incontrastato dei tifosi, con dedica speciale ai genitori, arrivati dall’Argentina. E un momento di celebrità se l’è ritagliato anche il giovane Fenati, scuola sampdoriana, al suo primo gol in maglia biancoscudata. La truppa di casa ci ha messo una ventina di minuti per carburare ed entrare con la testa nella partita. Del resto, dopo una settimana di festeggiamenti per la promozione in Lega Pro, il rischio di avere un approccio un po’ molle era quasi fisiologico. Quando però Parlato ha accentrato Petrilli dietro le due punte, abbandonando un 4-4-2 scarsamente incisivo, il tasso di pericolosità della squadra è subito lievitato e per il Kras Repen è stata la fine. Ferretti ha fatto le prove del gol al 27’ con una splendida conclusione al volo che dopo essersi stampata sulla parte inferiore della traversa è rimbalzata in campo appena oltre la linea di porta. Un minuto dopo, su assist al bacio di Ilari, l’attaccante argentino è scattato alle spalle di un difensore e quasi di rabbia ha spedito la sfera in rete.
Ore 12.00 – (Gazzettino) Naturalmente tiene banco sempre la questione relativa al rinnovo del contratto di Parlato, che si limita a ribadire lo stesso concetto degli ultimi giorni. «Da entrambe le parti c’è la volontà di andare avanti, ma dobbiamo pensare a finire il campionato e alla poule scudetto». Mentre parla il tecnico, sono presenti anche l’amministratore delegato Roberto Bonetto e il presidente Giuseppe Bergamin. Proprio a quest’ultimo ci rivolgiamo al termine della conferenza stampa dell’allenatore: arriva questa settimana la fumata bianca? «Non credo, bisogna aspettare. Quello del tecnico è un tassello importante, ma ci sono molti tasselli da mettere insieme. Il fatto di mettere nero su bianco non è importante quando si parla tra galantuomini, e bisogna che ci sia la convinzione da ambo le parti». Tornando alla chiacchierata di Parlato, si è soffermato anche su Ferretti: «È stato ed è quell’attaccante che tutte le squadre vorrebbero avere. Ha dimostrato rabbia e professionalità, doveva segnare e l’ha fatto». L’anno scorso ha fatto 85 punti con il Pordenone: vuole battere se stesso? «Una volta che abbiamo conquistato l’obiettivo di vincere il campionato, bisogna cercare altre motivazioni».
Ore 11.50 – (Gazzettino) Questa volta Carmine Parlato si è presentato in sala stampa con il suo staff: il vice Rino Lavezzini, il prof Alan Marin e il preparatore dei portieri Adriano Zancopè. «Le altre volte non c’erano, ma è come se fossero stati sempre con me – esordisce Parlato – Era giusto ringraziarli di cuore, se abbiamo raggiunto il risultato è anche grande merito loro: con Alan ci conosciamo da molti anni, è un professionista serio e ha fatto un ottimo lavoro; Adriano è stato di grande aiuto per i portieri e su tante questioni di staff; con Rino ci siamo sempre confrontati sulla parte tecnica, tattica psicologica, un grande ringraziamento anche a lui». A questo punto la parola passa ai diretti interessati, a cominciare da Lavezzini: «Al 73 anni è la soddisfazione più bella che abbia provato in carriera. Speriamo che questa nostra avventura possa continuare». Marin: «Devo ringraziare tutti. Non era facile lavorare a Padova e sono orgoglioso di essere un biancoscudato e di aver dato gioie a questa realtà». Zancopè: «Da padovano ho vissuto già delle esperienze molto forti, questa è stata bellissima. Devo ringraziare la società, De Poli e Parlato: ho sentito subito la loro fiducia e questo mi ha dato modo di esprimermi nel lavoro».
Ore 11.40 – (Gazzettino) Nel suo futuro c’è ancora il Padova? «Mi trovo bene qui e anche la mia famiglia. Non dipende da me, ma dalla società e dall’allenatore. Se pensano di tenermi non ho alcun problema a sedermi a un tavolo per parlare, al contrario se mi toccherà andare via conserverò dei ricordi belli per l’annata che ho vissuto e sarò grato per sempre ai tifosi. Non è facile entrare nel cuore delle persone in una piazza come questa». A segno è andato anche Zubin che è andato a esultare in panchina. «Ho voluto condividere la gioia con tutti, soprattutto con chi sta fuori perché non è mai facile guardare dalla panchina. Ritoccare i record della squadra verso l’alto? Intanto pensiamo all’Union Ripa, poi a fine stagione tireremo le somme. Questo è il quinto campionato che ho vinto, e non voglio fermarmi». C’è stata gloria anche per Fenati che ha siglato il primo sigillo in biancoscudato. «Davvero una bella giornata. Se sento la fiducia riesco a rendere al meglio, e credo che questo gol sia il giusto premio per il lavoro fatto in questi mesi. Me lo sentivo di segnare, ne avevo parlato con Salvadori che viviamo insieme in foresteria. A chi lo dedico? Alla mia famiglia e alla mia ragazza, che non c’era in questa occasione, ma è come se fosse sempre con me».
Ore 11.30 – (Gazzettino) Riavvolgendo il nastro della sua partita, partiamo da quella traversa colpita con un tiro al volo. «Peccato, sarebbe stato un grande gol. La palla aveva varcato la linea? Non lo so se era entrata, di sicuro però il guardalinee non era in linea. A ogni modo mi tengo la doppietta e l’assist per Zubin». In occasione del suo primo sigillo ha scaricato la palla in rete con grande forza. «Sì, mi sono detto: “adesso spacco la porta” e ho calciato». Poi c’è stato l’episodio del rigore: doveva calciarlo lei oppure Ilari? «Il rigorista ero io, Marco mi ha chiesto di batterlo, ma gli ho risposto che lo calciavo io perché non giocavo da tanto e volevo batterlo. Si è arrabbiato, mi dispiace per lui, ci teneva ad andare in doppia cifra. Ma siamo amici, deve stare tranquillo e sono sicuro che in doppia cifra ci arriverà anche lui». Per lei, con questa doppietta, è diventata realtà dato che è salito a quota undici sigilli. Niente male considerato che tra infortuni vari e qualche scelta tecnica non ha giocato moltissimo. «In effetti ho una bella media gol considerato il numero di partite che ho giocato, ma purtroppo gli infortuni possono capitare».
Ore 11.20 – (Gazzettino) È un idolo indiscusso dei tifosi, e ieri Gustavo Ferretti si è ripreso tutta la scena. Una doppietta da favola che lo proietta a quota undici sigilli stagionali (tre nel girone di ritorno), un assist per la rete di Zubin e anche una clamorosa traversa nel primo tempo. Ma negli occhi di tutti resta impressa la sua corsa dopo il primo gol sotto la tribuna per andare a salutare i suoi genitori, Orazio e Franca. «Questa doppietta la dedico a loro, sono arrivati ieri (sabato, ndr) dall’Argentina. Tra l’altro hanno avuto una disavventura a Roma dato che allo stazione ferroviaria mentre erano al binario hanno rubato la borsa a mia mamma, e dentro c’erano soldi e documenti. Almeno oggi hanno avuto una bella gioia». Saranno orgogliosi di loro figlio. «Non so, bisogna chiederlo a loro. Ma dopo la brutta esperienza di sabato, l’importante è che allo stadio siano stati felici. Quanto a me sono contentissimo, perché per una punta giocare e fare gol è sempre importante. Non potevamo permetterci di fare figuracce dopo la vittoria del campionato, e abbiamo dato un gran segnale».
Ore 11.10 – (Gazzettino) Tra le tante persone presenti che hanno voluto salutarlo e a cui a loro volta è stato tributato l’omaggio del popolo biancoscudato, due personaggi che hanno lasciato il segno nei rispettivi ruoli: il talent scout Vittorio Scantamburlo, scopritore tra gli altri di Alessandro Del Piero, e Ruggero Ranzato, tifoso storico e fondatore quarant’anni fa dell’attuale Aicb. Sugli spalti clima di grande festa, con il tifo dei ragazzini della scuola calcio ad animare ulteriormente la scena e con i cori degli ultras «vinceremo il tricolore» e «in Europa si va». Prima del match la coreografia dei club Aicb in tribuna est con il biancoscudo unito al tricolore e sotto lo striscione «degni di questa maglia». All’intervallo applauditissima passerella dei ragazzi delle giovanili e giornata particolare pure per Gianfranco Borsatti, il tifoso diventato noto per il contratto prematrimoniale con la moglie, seguito dalla troupe del programma di Italia Uno «Tiki taka». Al triplice fischio parte la canzone «We are the champions» a cui subentra la nostrana «ma quando torno a Padova», mentre i giocatori raccolgono il consueto meritato tributo. MERCHANDISING. «Credo che ogni tifoso vorrà un gadget in ricordo di questa stagione». Così ha dichiarato il vicepresidente Edoardo Bonetto, lanciando i prodotti che da oggi sono acquistabili direttamente sul sito del Padova in collaborazione con Trefcom. Tra gli altri, sciarpe, felpe, polo, magliette, cover per i telefoni, usb e penne/touch. A breve pure orologi, ombrelli, zaini e astucci per i più giovani.
Ore 11.00 – (Gazzettino) In campo è grande festa per i protagonisti della promozione, sugli spalti tutte le attenzioni sono rivolte a Marino Puggina, storico presidente dell’ultima serie A che, nonostante i suoi 94 anni, non ha voluto mancare alla festa dell’Euganeo. Accompagnato dalla figlia Antonella, appena arrivato è stato raggiunto da tifosi, dirigenti e compagni di avventura del passato, come i giocatori Longhi e Ottoni e Sergio Giordani, poi suo successore alla presidenza. Strette di mano, complimenti e foto a ripetizione prima della gara, anticipata da un momento di commozione generale per salutarlo e premiarlo. In sottofondo la cronaca di Gildo Fattori dei gol della promozione in serie A, poi, tra gli applausi di tutto lo stadio, il duo Bergamin-Bonetto lo ha omaggiato con un gagliardetto firmato in ricordo dell’attuale stagione. «Una grande emozione – le sue parole – ma sono contento perché questa società ha intrapreso la strada giusta. Non deve mollare e con la passione della piazza può tornare dove merita e dunque in serie A». E alla domanda se si fosse pentito quando cedette il Padova, risponde commosso «Già dal giorno dopo». I cori di saluto verso di lui sono arrivati anche dai ragazzi della Fattori, poco prima che, intorno a metà ripresa, lasciasse lo stadio.
Ore 10.40 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Edel): Petkovic 6.5; Bortot 6.5, Dionisi 6.5, Thomassen 7, Degrassi 6; Fenati 7 (43’ st Faggin sv), Nichele 7; Ilari 7, Zubin 7.5, Petrilli 6 (13’ st Cunico 6); Ferretti 8 (29’ st Pittarello 6).
Ore 10.30 – (Mattino di Padova) La ripresa parte senza cambi, ma è subito più viva. Dopo 9′ Zubin con un colpo di testa all’apparenza innocuo scheggia la traversa. Un minuto dopo è, invece, Spetic a tagliare in due la difesa biancoscudata, prima che Petkovic esca provvidenzialmente a chiudergli lo specchio. Al 13′ entra anche Cunico per Petrilli e man mano che passano i minuti il Padova si diverte sempre più. Al quarto d’ora Ferretti va vicinissimo alla tripletta con una conclusione al volo sotto misura su cross di Bortot, sventata da un grande intervento di D’Agnolo. Al 20′, invece, è lo stesso Bortot a mettersi in proprio, andando a concludere un’azione insistita, con un violento destro dalla distanza destinato all’incrocio e salvato ancora da un provvidenziale volo del portiere. D’Agnolo, però, non può nulla un minuto più tardi, quando Ferretti imbecca Zubincon un lungo cross: il centravanti istriano entra in area e scarica in rete di potenza il 3-0. I Biancoscudati prendono il largo e non vogliono più fermarsi, il neo-entrato Pittarello cerca il primo gol in campionato ma il suo colpo di testa finisce alto. Il primo sigillo stagionale, invece, lo appone Fenati, che sfrutta un tiro al volo di Ilari per concludere a rete da pochi passi. È 4-0. Nel finale c’è spazio anche per l’esordio del baby Faggin, prima che si scateni l’ennesima grande festa sulle note di “We are the champions”.
Ore 10.20 – (Mattino di Padova) L’atmosfera è elettrizzante, anche se non c’è il pubblico delle grandi occasioni. La partita, invece, comincia in maniera piuttosto soporifera. Dopo un quarto d’ora Parlato decide di abbandonare il “4-2-3-1”, arretrando Ilari a centrocampo e piazzando Petrilli alle spalle di Zubin e Ferretti. Ma il Padova fatica ad ingranare, finché non si sveglia “El Rulo”. Al 27′ il centravanti argentino raccoglie palla ai 25 metri, su “spizzata” di Zubin, e lascia partire un destro violentissimo che sbatte sulla parte inferiore della traversa e rimbalza di poco fuori dalla linea di porta. Lo stadio e il bomber gridano al gol, ma la palla non è entrata. L’urlo liberatorio, in ogni caso, è rimandato di appena un minuto: Ilari è strepitoso nel recuperare palla a centrocampo, saltare un avversario e, imbeccato di tacco da Zubin, fuggire sulla destra, crossando al centro per Ferretti. L’argentino stoppa in area e scarica un sinistro poderoso che si insacca sotto la traversa. Decimo gol stagionale per lui, salutato dall’ovazione dell’Euganeo. Ferretti ha una voglia matta di tornare a segnare a spron battuto come ad inizio campionato e non si lascia sfuggire l’occasione che arriva al 37′: sugli sviluppi di un corner di Petrilli, Fenati, servito di testa da un compagno, devia a sua volta di testa verso la rete e Castellano, a pochi passi, respinge il pallone con la mano. Rigore, che Ferretti contende a Ilari. Alla fine calcia l’argentino, piazzando la sfera a fil di palo.
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Il Padova non si ferma nemmeno dopo la vittoria matematica del campionato, e nel giorno della festa-promozione stritola il Kras Repen. Non conosce ostacoli l’undici di Parlato, che con questo successo, il ventiseiesimo, sfonda quota 80 punti, arrivando a 81. Sugli scudi nuovamente Ferretti, autore di una doppietta, prima dei sigilli di Zubin e Fenati. Ferretti show. I Biancoscudati, com’era prevedibile, si presenta in campo con una formazione rimaneggiata. Ma non troppo. In difesa, complici le squalifiche di Sentinelli e Niccolini, Dionisi e Thomassen (capitano di giornata) formano l’inedita coppia centrale. A sinistra rientra Degrassi, in mezzo c’è Fenati e al centro dell’attacco i riflettori sono tutti per Ferretti. Per la seconda volta in stagione (dopo la sconfitta di Sacile) la squadra scende in campo con la maglia blu, lasciando il bianco e rosso al Kras Repen. La formazione di Monrupino è praticamente certa di disputare i playout, ma ha un disperato bisogno di punti per provare a guadagnare la miglior posizione possibile negli spareggi. La Tribuna Fattori è completamente in bianco e sventola le bandiere, mentre la tribuna Est, all’ingresso in campo dei giocatori, regala la propria suggestiva coreografia, allestita dai club Conselve, Intrepidi e Luna. Un cuore bianco e rosso e un tricolore formato da tanti piccoli cartoncini e, sotto, la scritta: “Degni di questa maglia”.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Come auspicato, oggi volerà in Brasile, per andare a trovare il figlio, che lavora come chef in uno dei più noti ristoranti di Rio. Tornerà in tempo per andare in panchina contro l’Altovicentino, il 10 maggio. Poi Parlato si rivolge a Marin, definendolo un professionista meticoloso, che ha oliato gli ingranaggi della macchina biancoscudata. «Devo ringraziare tutti per questa annata», le parole del preparatore atletico. «Ai ragazzi, quando fanno riscaldamento, dico sempre di mettere un mattoncino in più ogni settimana: non era facile lavorare a Padova, sono veramente orgoglioso di aver messo il mio personale mattoncino su quest’impresa». Quanto al breve periodo di calo accusato dalla squadra a metà gennaio, Marin dice la sua: «Essendo partiti in ritardo la scorsa estate, a dicembre, approfittando della sosta e dei 5 punti di vantaggio, abbiamo deciso di fare un richiamo di preparazione. E a conti fatti il lavoro ha pagato: l’unico vero calo fisico l’abbiamo registrato in casa con il Montebelluna, in quell’occasione siamo stati fortunati a portare a casa i tre punti». Infine, Zancopè, uno che Padova la conosceva già bene ma che dall’interno non aveva mai vissuto una gioia simile: «Sin da subito mi sono sentito investito di grande fiducia, ringrazio lo staff, il mister e la società per avermi permesso di lavorare e con i miei metodi. Inizialmente, lo ammetto, ero un po’ preoccupato, perché sapevo cos’era successo nel rapporto tra questa piazza e gli ultimi portieri, ma alla fine è stato un successo, anche perché tutti hanno contribuito a non farci mai sentire in difficoltà». La chiusura, alla fine, spetta però ancora a Parlato: «Avevo chiesto alla squadra di trovare nuovi stimoli e oggi (ieri, ndr) devo dire che sono stati semplicemente fenomenali».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Che mai avrà da dire, in conferenza-stampa, un allenatore che ha vinto il campionato con tre turni di anticipo e che alla penultima apparizione in casa sommerge sotto 4 reti una squadra in crisi, alla disperata ricerca di punti-salvezza? Di per sé poco o nulla: ogni parola sarebbe pura e semplice accademia. Ed eccolo, allora, il coup de theatre di Carmine Parlato: in sala-stampa si presenta insieme ai tre collaboratori dello staff tecnico. Sono Alan Marin, il preparatore atletico, Rino Lavezzini, il suo vice in panchina, e Adriano Zancopè, il preparatore dei portieri: lascia che siano loro a parlare, un po’ come il direttore d’orchestra che cede la scena, alla fine dell’ultimo atto, ai primi violini. «Perché tante volte a parlare sono venuto io, ma era come se tutti loro fossero con me: è giusto ringraziarli di cuore, per tutto l’aiuto che mi hanno dato in questa bellissima stagione». Il primo a parlare è Lavezzini: «Ho fatto per anni questo lavoro, ho festeggiato le vittorie e mi sono mangiato le mani per le sconfitte, ma una cavalcata e una soddisfazione così grandi come quelle di quest’anno non le avevo mai vissute», le parole orgogliose del tecnico di Fidenza. «Siamo stati capaci di ottenere questo successo grazie a tutte le componenti: alla squadra, certo, ma anche ad un intero ambiente e ad una società che ci hanno appoggiato sino in fondo, anche quando le cose hanno rischiato di non andare per il verso giusto. Questa vittoria è collettiva, è una soddisfazione difficile da trasmettere. Spero vivamente che questa nostra avventura possa continuare…».
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) «La dedica, tuttavia, va ai miei genitori, Orazio e Franca, che sono arrivati ieri dall’Argentina per vedermi dalla tribuna, e hanno avuto pure un contrattempo a Roma, perché in stazione hanno scippato la borsa a mia mamma». Una traversa clamorosa, due gol e un assist. L’unico neo quel rigore che Ilari, dopo avergli servito l’assist per l’1-0, gli aveva chiesto di battere: «È vero, mi aveva pregato di lasciarlo tirare, ma il rigorista designato ero io e in quel momento avevo troppa voglia di segnare. Forse sono stato un po’ troppo goloso, ma come attaccante ci tengo tanto: dopo sei mesi di calvario, non me la sono sentita di lasciarglielo. Gli chiedo scusa, e prometto che sarò io a servirgli il pallone per arrivare in doppia cifra. E se non sarò io, sarà compito di qualcun altro, lui stia tranquillo che a 10 reti ci arriva di sicuro». Felice anche Giovanni Fenati, autore del 4-0 e della sua prima rete in biancoscudato: «È stata una bellissima giornata per me e per la squadra, anche se all’inizio ci abbiamo messo un po’ a prendere le misure ai nostri avversari», la gioia del centrocampista genovese. «Me lo sentivo, sapevo che oggi (ieri, ndr) sarebbe arrivato il mio primo gol e l’avevo detto anche a Michael Salvadori, che era squalificato: lui me l’ha predetto, e io sono riuscito a mantenere la promessa».
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) L’aveva sognata, anzi sarebbe meglio dire che l’aveva inseguita per settimane, una giornata così. Gustavo Ferretti aveva sperato per mesi che il gol decisivo, quello che avrebbe spinto il Padova in Lega Pro avrebbe portato la sua firma. A Legnago non era andata come si augurava, ma ieri, contro il Kras, il “Rulo” si è preso la rivincita personale con il destino, e con essa pure gli interessi. In un colpo solo è tornato al gol, ha raggiunto la doppia cifra, superato Amirante nella classifica dei marcatori biancoscudati – un sorpasso non solo simbolico, nei confronti dell’attaccante che ha preso il suo posto in campo negli ultimi mesi – e si è lanciato all’inseguimento di Marco Cunico, che coamnda la graduatoria con 12 reti, una sola in più dell’argentino. «Non sarei stato contento fino in fondo se non fossi arrivato in doppia cifra», confessa adesso Ferretti. «Quest’anno ho collezionato 17 presenze, volevo arrivare a questa soglia e, se non ce l’avessi fatta, per me sarebbe stato comunque un finale di campionato un po’ amaro. Sono stato sempre sul pezzo anche quando mi è toccato rosicare, rispettando la gente che andava in campo e facendomi trovare pronto quando toccava a me. Ora me la godo la mia doppietta, e con essa l’affetto incredibile dei tifosi. A volte mi imbarazza anche un po’ questa situazione, perché un amore simile non l’avevo mai ricevuto, ma mi fa enormemente piacere che si ricordino di me, anche se da un po’ di tempo non riesco a tenere i ritmi di inizio campionato».
Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Che consiglio si sente di dare alla dirigenza? «Di tenere duro sempre, anche quando arriveranno i momenti difficili. Faccio loro i miei migliori auguri, mi ha fatto un grande piacere conoscerli. Io sarò sempre un grande tifoso del Padova. Se mi sono pentito di aver venduto all’epoca la società? Sì, mi pentii subito». Al suo fianco anche Bergamin è quasi commosso: «Il nostro obbiettivo è quello di mantenere questo entusiasmo, com’era riuscito a fare il presidente Puggina. Vogliamo continuare così e trovare passo dopo passo tutti gli stimoli che ci consentano di portarci ancora più lontano». Lo stadio è in festa ed è un tripudio di bianco e rosso. I quasi 5mila dell’Euganeo applaudono, mentre la Tribuna Fattori sventola le bandiere e la tribuna Est mostra la propria coreografia all’ingresso in campo delle squadre. E dopo il triplice fischio si scatena la festa, con lo speaker che fa partire le note della canzone “We are the champions” dei Queen. I giocatori si abbracciano, mentre si aprono i cancelli degli spalti per far entrare in campo non solo i figli dei giocatori, ma anche tutti i bambini della scuola calcio che corrono a fare il giro di campo al fianco dei propri beniamini, fermandosi per salti e cori sotto la “Fattori”. Una delle scene più suggestive, tuttavia, la regala Carmine Parlato subito dopo il fischio finale, quando si gira verso la tribuna centrale e dedica un lungo e caloroso saluto ai tifosi della Ovest, che ricambiano a loro volta con un applauso a scena aperta.
Ore 09.10 – (Mattino di Padova) È stata una festa in piena regola. Perché in campo c’erano i campioni del presente, che hanno onorato la promozione; perché all’intervallo hanno sfilato, pieni di gioia, i campioni del futuro, che giocano nella scuola calcio biancoscudata; perché sugli spalti c’erano i campioni del passato. Soprattutto uno, che non si vedeva da anni, e che non è stato campione in campo ma dietro la scrivania. Marino Puggina, che il prossimo dicembre compirà 95 anni, è tornato a sedersi sulla prima poltrona della tribuna d’onore dello stadio Euganeo. Quello stadio che inaugurò lui, da presidente, nel 1994, dopo aver compiuto l’impresa di riportare il Padova in serie A 32 anni dopo l’ultima volta. Una leggenda vivente per chi ama il Biancoscudo. Un uomo con questi colori nel cuore e che, a dispetto dell’età e degli inevitabili acciacchi, ha accettato senza timori l’invito della dirigenza di tornare allo stadio. Ma, una volta messo piede all’interno di viale Rocco, è stato travolto dalle emozioni. Provava a parlare, ma aveva un groppo in gola, s’interrompeva spesso ed era commosso. Soprattutto pochi istanti prima del fischio d’inizio, quando dagli altoparlanti dello stadio sono partite le radiocronache di Gildo Fattori, delle ultime partite di quel magico 1994. Tutto lo stadio ha applaudito, intonando cori per Fattori e Marino Puggina, che è stato premiato dal presidente Giuseppe Bergamin e dall’amministratore delegato Roberto Bonetto con un gagliardetto autografato dall’attuale dirigenza. Attorno a lui un capannello di tifosi che l’hanno applaudito, tra cui Mario Merighi e il fondatore del Coordinamento dei club, Ruggero Ranzato, anch’egli tornato allo stadio per l’occasione dopo tanto tempo. Puggina, con gli occhiali da sole sul viso, ha sorriso e ringraziato tutti: «Sono molto emozionato, anche perché non mi aspettavo la partecipazione di tutta questa gente», ha confessato. «Credo che questa società abbia intrapreso la strada giusta e, se arriva qualche altro aiuto, si può pensare di portare il Padova dove merita, ovvero in serie A».
Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Giusto in tempo per celebrare la promozione e un’annata straordinaria, la Biancoscudati Padova ha lanciato ieri il proprio merchandising ufficiale. Riuscendo ad allestire una collezione molto vasta, ben più fornita rispetto agli anni precedenti, anche della serie B. I prodotti saranno venduti su internet grazie alla collaborazione con l’azienda padovana Trefcom, rappresentata ieri all’Euganeo dall’amministratore delegato Vittorio Fiocco, che ha mostrato qualche prodotto che sarà in commercio da oggi. E per l’occasione è stato creato anche un sito ad hoc, www.biancoscudatistore.com, al quale si potrà accedere anche dall’homepage del sito ufficiale del Padova. Nelle prossime settimane, inoltre, la società dovrebbe anche chiudere l’accordo con qualche negozio della città dove poter vendere questi prodotti. Ma quali sono questi gadget? Ce n’è per tutti i gusti, a cominciare da una linea di abbigliamento per il tempo libero che conta di polo e felpe per uomo e per donna, disponibili in tre colori. I pezzi più richiesti, però, sono le sciarpe estive, realizzate in tre modelli diversi. Poi ci sono penne, cover e chiavette usb. Dal 15 maggio saranno lanciati anche gli orologi, in due diversi modelli, ognuno dei quali avrà nel fondo una scritta in cui è incisa la data del 24 luglio 2014, giorno della fondazione della Biancoscudati Padova. Il 30 maggio, invece, saranno disponibili prodotti per i bambini, dagli ombrelli ai portachiavi, passando per gli astucci. Ma di quest’ultimo articolo non sono stati prodotti molti pezzi. Il motivo è presto detto: in estate dovrebbe essere cambiato il logo, e con il ritorno al nome Calcio Padova la collezione potrebbe essere aggiornata già per l’inizio dell’anno scolastico.
Ore 08.40 – Serie D girone C, il prossimo turno (trentatreesima giornata, domenica 3 maggio ore 15.00): AltoVicentino-Clodiense, Kras Repen-Dro, Montebelluna-Giorgione, Mori S. Stefano-Mezzocorona, Sacilese-Legnago, Tamai-ArziChiampo, Triestina-Fontanafredda, Union Pro-Belluno, Union Ripa La Fenadora-Padova.
Ore 08.38 – Serie D girone C, la classifica aggiornata: Padova 81, AltoVicentino 66, Belluno e Sacilese 56, ArziChiampo 53, Union Pro 50, Clodiense 49, Montebelluna 46, Legnago 43, Union Ripa La Fenadora 42, Fontanafredda e Tamai 38, Giorgione 35, Dro 34, Triestina 31, Kras Repen 29, Mori S. Stefano 16, Mezzocorona 12.
Ore 08.36 – Serie D girone C, i risultati della trentaduesima giornata: ArziChiampo-Montebelluna 1-1, Belluno-Union Ripa La Fenadora 2-2, Clodiense-Sacilese 0-3, Dro-Legnago 0-0, Fontanafredda-Tamai 2-2, Giorgione-AltoVicentino 0-0, Mezzocorona-Union Pro 0-5, Padova-Kras Repen 4-0, Triestina-Mori S. Stefano 2-1.
Ore 08.34 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
Ore 08.32 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Box Uomo, Black Bell Tattoo, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 26 aprile: i Biancoscudati battono 4-0 il Kras Repen e si portano a +15 sull’AltoVicentino, bloccato sullo 0-0 dal Giorgione.