Fonte: Gazzettino, Pierpaolo Spettoli
Nei festeggiamenti davanti allo spogliatoio dello stadio Sandrini è stato uno dei più scalmanati, lavando ripetutamente tutto e tutti. Compreso papà Roberto. Edoardo Bonetto, messe da parti le vesti da vice presidente e tolto ogni freno inibitore, è stato l’autentico “mattatore” della meritatissima festa biancoscudata. «L’aspettavo da tanto tempo. Io sono sempre una persona pacata, ma quando è il momento di festeggiare esprimo il vero Edoardo che è in me. Era giusto gioire, è stata una cavalcata trionfale. Siamo partiti da zero e nessuno credeva in noi. Abbiamo fatto le cose con grande umiltà e abbiamo dato sempre il massimo tutti, e non mi riferisco solo alla squadra, ma anche a Oriano e Luciano (i magazzinieri, ndr) che hanno fatto trovare ogni giorno le cose perfette ai giocatori, e a tutti coloro che fanno parte del Padova, dove siamo un gruppo giovane che si trova a meraviglia». Festa che poi è proseguita in piazza delle Erbe. «È stato davvero bello. Avevo vissuto qualche promozione da tifoso, viverla dall’altra parte dà un’emozione mille volte superiore».
La notte biancoscudata è andata avanti al Kofler per la cena ed è terminata alla discoteca Extra Extra fino alle ore piccole. Si è scatenato anche lì? «No, era giusto che si divertissero i ragazzi che hanno continuato a cantare e festeggiare, senza comunque esagerare dato che eravamo in mezzo ad altra gente». A chi dedica questa promozione in Lega Pro? «La prima persona che mi viene in mente è mio nonno che è mancato a dicembre dopo una lunga malattia. Sperava di riprendersi perché il suo desiderio era quello di venire allo stadio, ma non ce l’ha fatta. E poi la dedico a mio padre. È stato difficile all’inizio convincerlo a prendere il Padova, ma credo che oggi sia molto contento e orgoglioso di averlo fatto. Lo ringrazio per avermi aiutato a coronare questo sogno: da giocatore non sono riuscito a indossare la maglia della prima squadra, tornare da dirigente è una cosa fantastica». Ora che la Lega Pro è realtà, come società inizierete a pensare al futuro. «Ci troveremo intanto con direttore sportivo e allenatore che sono le figure chiave per pianificare l’anno prossimo, siamo molto ottimisti. Nella vita quando ami una cosa, la fai al meglio e raggiungi gli obiettivi. Dobbiamo studiare un business plan per cercare di riportare il Padova in serie B».
Ha preferito invece seguire la festa da spettatore come in passato senza andare sotto i riflettori Marco Bergamin, figlio del presidente nonché collaboratore dell’area tecnica. «Allo stadio ero in mezzo agli ultras, insieme a vecchi amici e me la sono goduta da fuori come tutte le altre volte: Cremona, Firenze, Busto Arsizio». Anche lei era in mezzo ai tifosi che hanno invaso pacificamente il campo per festeggiare? «No, sono rimasto a guardare, è venuto Ilari in mutande a salutarmi in tribuna. È stata una bella giornata e naturalmente ero felice anch’io. In compenso in campo c’erano mia moglie e i miei figli. È stato davvero bello». Anche in occasione dei festeggiamenti in piazza delle Erbe il copione è stato lo stesso. «Non sono salito in loggia, sono rimasto sotto con i miei amici. Mi sono vissuto la festa da tifoso fino alla fine, poi ho recuperato mio figlio e sono andato a casa». Con la promozione in tasca è inevitabile proiettarsi già all’anno prossimo. Come sarà? «Per questo Padova è un campionato nuovo, bisognerà provare a fare il meglio possibile. Sarebbe bello ripetersi, ma non sarà semplice. La speranza è quella di fare una stagione positiva».