Live 24! Padova-Sacilese, il giorno dopo: Biancoscudati a +11, il ritorno tra i professionisti è ad un passo

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Ore 22.10 – Interpellato nel corso della trasmissione “Tuttincampo” su Tv7 Triveneta, il presidente Giuseppe Bergamin parla di Legnago-Padova: “La responsabilità dell’organizzazione della partita non ci compete, solo la Questura potrebbe chiedere lo spostamento per motivi di ordine pubblico. Purtroppo è una situazione penalizzante per una festa ma non dipende da noi…”.

Ore 21.40 – (Giornale di Vicenza) I tifosi vicentini si preparano ad un esodo, e il Cittadella ha deciso di estendere le possibilità per i sostenitori biancorossi di accedere allo stadio Tombolato venerdì sera (fischio d´inizio alle 20,30) quando è in programma, ancora in anticipo, la partita della 36a giornata per al squadra guidata da Marino. Inizialmente infatti la società granata aveva fornito un´unica indicazione, che prevedeva per i residenti in provincia di Vicenza la facoltà di acquistare i tagliandi solo se in possesso di tessera del tifoso/fidelity card attraverso il circuito TicketOne fino alle 19 di giovedì per la curva Nord/settore ospiti (1.144 i posti disponibili), al costo di 14 Euro più diritti di prevendita. Ora i tifosi vicentini “tesserati” potranno acquistare con la stessa modalità anche il biglietto in tribuna scoperta Ovest (23 euro più prevendita). Ma c´è di più: dato che l´area bassanese della provincia di Vicenza è vicinissima a Cittadella, si è scelto di favorire l´accesso al Tombolato per chi vi risiede. Chi abita a Pozzoleone, Tezze Sul Brenta, Cartigliano, Nove, Marostica, Bassano del Grappa, Rosà, Cassola, Rossano Veneto, Romano D´Ezzelino, Pove del Grappa e Mussolente, anche se sprovvisto di tessera del tifoso, potrà quindi acquistare un biglietto valido per la gradinata Est (al costo di 14 euro) o per la tribuna coperta (33 euro). I vicentini residenti negli altri Comuni, invece, per acquistare un biglietto in tribuna coperta dovranno essere in possesso della tessera del tifoso. Prevedibile dunque l´ennesima trasferta di massa dei tifosi del Vicenza per la delicata sfida testa-coda con il Cittadella.

Ore 21.30 – (Giornale di Vicenza) Vedere il Vicenza ai vertici della classifica, pronto a lottare da pari a pari con le migliori formazioni del campionato per la promozione in serie A, è una graditissima sorpresa. «Per molti, ma non per tutti», come recitava un vecchio spot pubblicitario. Thomas Manfredini infatti ci aveva visto lungo quando, durante il mercato di gennaio, ha scelto di accettare la proposta della società biancorossa: «Prima di decidere ho avuto tempo e modo per seguire bene il percorso delle squadre che si erano interessate a me – racconta il difensore giunto dal Sassuolo -. Avevo visto un Vicenza in crescita, dotato di buone individualità, di un impianto di gioco convincente, quindi ero convinto di aggregarmi ad un gruppo competitivo. Sono molto felice che le mie aspettative siano state ampiamente ripagate, e adesso insieme ai miei compagni voglio vivere da protagonista questa volata finale».
Sono stati importantissimi i tre punti conquistati con l´Avellino, è d´accordo? «Certo, era uno scontro diretto, e a questo punto della stagione fare un passo in avanti o uno indietro può fare tutta la differenza. Abbiamo vinto una battaglia molto dura, contro un avversario che ci ha messi in difficoltà, e proprio per questo dobbiamo essere ancora più orgogliosi di averla spuntata». Nel finale ha rimediato una botta alla spalla sinistra. Tutto a posto? «Sì. Mi sono un po´ preoccupato lì per lì, perché in passato ho avuto un infortunio alla stessa spalla, ma mi pare che sia tutto a posto». Meglio i tre punti, rispetto ad un gioco spumeggiante ma meno produttivo… «Noi vorremmo sempre vincere dominando dall´inizio alla fine, giocando in maniera spettacolare, ma mica è sempre possibile: ci sono pure gli avversari, e in certi frangenti magari si dimostrano più bravi di noi. Però è fondamentale rimanere sempre tosti e compatti, perché poi l´occasione per ripartire con pericolosità prima o poi la creiamo di sicuro». La sua esperienza, là dietro, si sta rivelando un fattore determinante. «Era quello che ci si aspettava da me, e mi pare doveroso mettere quello che ho imparato in tanti anni di carriera a servizio dei compagni. Ma servirebbe a poco, se al mio fianco non ci fossero giocatori bravi, ben diretti da un allenatore molto preparato e scrupoloso». Per la promozione diretta potrebbe essere un testa a testa con il Bologna: come lo vede? «In realtà secondo me il lotto delle pretendenti è più ampio, perché i distacchi in classifica sono molto ristretti e ad ogni partita gli equilibri potrebbero variare leggermente. Poi, per ambizione personale, è vero che mi piace sempre guardare chi è più in alto, non più in basso: teniamo quindi nel mirino il Bologna, che adesso abbiamo avvicinato, e proviamo a superarlo nelle prossime settimane». 21 punti ancora in palio: quanti ne potrebbero servire per approdare subito in serie A? «Inutile fare calcoli, noi dobbiamo cercare di conquistarne 21 su 21. Bisogna sempre giocare per vincere; poi sappiamo bene che sarà molto difficile e magari non tutte le volte ci riusciremo, ma non avrebbe senso fare calcoli differenti». A Cittadella si annuncia un altro esodo di tifosi biancorossi. «Avere un pubblico del genere, in queste partite decisive, è un grande vantaggio. Adesso sta a noi innescare la miccia per accendere i nostri tifosi: se noi giocatori, dando tutto in campo, sapremo esaltarli, poi saranno loro che ci trascineranno e ci spingeranno verso la vittoria».

Ore 21.10 – (Gazzettino) «L’allenatore più esperto in salvezze ce l’abbiamo noi, quindi dobbiamo essere fiduciosi». È il pensiero di Andrea Gabrielli, presidente del Cittadella. Un’affermazione chiara e forte, che mira a risollevare il morale dell’ambiente granata, precipitato – come la squadra in classifica – dopo la sconfitta con il Carpi. Fosse terminato sabato il campionato, il Cittadella sarebbe retrocesso, ma di strada alla fine ne manca ancora tanta e i distacchi sono facilmente colmabili. Basta crederci. E il primo tifoso ci crede, eccome. «Bisogna tenere lontani i commenti negativi, i corvi e tutto il resto – prosegue Gabrielli – C’è chi ci vede già spacciati, ma non è affatto così: i giocatori ci credono, lo stanno dimostrando con le prestazioni, e noi tutti lo dobbiamo fare con loro. Tra l’altro siamo molto in credito verso la fortuna, nei risultati e negli episodi, bisogna fare girare il momento per il verso giusto: una vittoria ci rilancerebbe, ne sono convinto». A proposito di sfortuna, anche sabato il Cittadella ne ha avuta una buona dose. «Sfortuna nostra o se volete fortuna del Carpi, fatto sta che non meritavamo di perdere per tutto quello che è stato fatto e costruito nel secondo tempo. E di fronte a noi c’era la capolista, alla quale abbiamo tenuto testa alla pari». È il destino del Cittadella quello di dover soffrire sino all’ultimo per salvarsi. «Lo sapevamo, anche se il nostro desiderio era quello di vivere un campionato più sereno rispetto agli anni scorsi. Ormai ci siamo abituati: abbiamo in casa l’allenatore più esperto in salvezze, ci tirerà fuori anche questa volta». E la società, in questi frangenti, cosa può fare? «Personalmente sarò vicino alla squadra, ai giocatori. Spetta a noi ergere una barriera verso l’esterno per lasciare sereno il gruppo, che deve smaltire la delusione del momento attuale». Il presidente Gabrielli poi aggiunge: «Non pensavo di raccogliere un solo punto nelle ultime tre partite. Mi auguro si sia chiuso questo ciclo negativo, costellato e pesantemente segnato da infortuni di varia natura. Rispetto al passato mai abbiamo avuto così tanti contrattempi, e nel computo ci metto pure l’influenza, che ha colpito qualche giocatore ben tre volte». Nell’anticipo di venerdì c’è il derby: al Tombolato arriverà il Vicenza in corsa per il secondo posto, che vale la promozione diretta in serie A. «Si sta già ricaricando l’ambiente per l’importante appuntamento. Serve un forte segnale alla squadra da parte di tutto il mondo granata: dobbiamo dimostrare di credere più noi alla salvezza che non il Vicenza alla promozione, e per questo chiamo a raccolta i tifosi. C’è un ottimo rapporto con i “cugini” del Vicenza, che arriveranno in massa al Tombolato, e noi dovremo fare altrettanto, incitare i nostri colori, perché il Cittadella ora ha bisogno solo di sostegno e di pensieri positivi».

Ore 21.00 – (Mattino di Padova) Il rischio, adesso, è quello del contraccolpo psicologico. Questo Cittadella, che a un certo punto sembrava poter veleggiare in tutta tranquillità verso lidi soleggiati, dopo la sconfitta interna contro il Carpi capolista si ritrova sperso nel mare in tempesta della zona retrocessione, dove non si trovava dalla prima giornata del girone di ritorno, quando impattò 1-1 la partita con il Modena, preludio a quelli che sono stati i due mesi migliori della stagione. «Ma io non credo che ci sia questo pericolo», afferma Alessio Benedetti, che, a centrocampo, non ha sfigurato sabato nel confronto con la squadra che sta dominando il campionato. «Siamo abituati a lottare, in più ci siamo già trovati in questa situazione e abbiamo dimostrato di avere i mezzi per uscirne. Purtroppo, se siamo scivolati giù, è perché nelle ultime tre gare abbiamo creato molto e concretizzato poco, raccogliendo appena un punto. Ma la qualità della prestazione ci conforta». A molti è parso che gli uomini di Foscarini siano entrati in campo troppo timidi e abbiano regalato una frazione, la prima, a quelli di Castori. Benedetti non è d’accordo: «Nel primo tempo le squadre si sono studiate, se così si può dire. Tanto è vero che il Carpi ha trovato il gol sfruttando un episodio abbastanza fortunoso, approfittando di un cross deviato arrivato in mezzo all’area. Non ci ha certo messo sotto». Il guaio è che il calendario ora si complica pericolosamente: nell’anticipo di venerdì sera al Tombolato arriverà il lanciatissimo Vicenza di Marino, in quella che sarà la prima delle sette finali che concluderanno il campionato, con i cruciali scontri diretti contro Brescia, Bari e Catania in programma tutti in trasferta. «Se guardiamo la classifica vediamo che siamo sì terzultimi, ma attaccati alle altre, con otto squadre nello spazio di tre punti», analizza il centrocampista granata. «A questo punto ha poco senso soffermarci sui nomi degli avversari. Dobbiamo invece pensare solo a noi stessi e stare attenti anche ai particolari che, nelle ultime due partite, ci sono costati due sconfitte. Ma il Carpi ci ha detto che siamo vivi».

Ore 20.40 – (Giornale di Vicenza) Michele Marcolini analizza così il pareggio pirotecnico, per 2-2, del suo Real Vicenza sul campo della Torres: «Gol ed emozioni sia all´andata che al ritorno, con 5 reti per parte, due pareggi sostanzialmente giusti con 2 squadre che si sono affrontate a viso aperto con occasioni da ambe le parti, credo sia stata una partita piacevole». Un Real Vicenza nettamente superiore ai sardi nel primo tempo, con la Torres spettatrice inerme degli attacchi vicentini: «Noi siamo partiti molto bene, l´abbiamo preparata così, siamo riusciti a chiuderci e ripartire al meglio, siamo stati avvantaggiati dal fatto che abbiamo trovato il goal per primi. Dall´altra parte abbiamo trovato una Torres con il coltello tra i denti che sta lottando per la salvezza, e durante la partita, anche grazie ai cambi di mister Bucchi, è riuscita a riacciuffare il risultato con un cambio di modulo, due esterni alti e un ariete come Colombi che ci ha messo in difficoltà». Marcolini nonostante la soddisfazione per un pareggio maturato su uno dei campi più difficili della Legapro si rammarica per qualche occasione di troppo sprecata in contropiede, ma resta fiducioso per il finale di campionato: «In certe occasioni dovevamo essere certamente più cinici, soprattutto con la Torres tutta schierata in avanti. Ritengo che nel secondo tempo gestendo meglio la palla con gli attaccanti avremo potuto sviluppare qualche contropiede in più. Ho tenuto fuori Bruno perché l´ho spremuto fino in fondo e oggi ho voluto cambiare un po´ mettendo in campo Margiotta e Bardelloni, i fatti mi hanno dato ragione, l´ho fatto per farlo riposare una giornata E tenerlo pronto per lo sprint finale. Il nostro obiettivo è prendere la Feralpi e concludere al sesto posto per avere la soddisfazione di chiudere al meglio il campionato». L´allenatore del Real non nasconde la sua soddisfazione per l´esordio dal primo minuto di molte seconde linee: «Oggi ho fatto qualche cambio in prospettiva futura, per guardare un po´ i ragazzi che ho a disposizione, Chiarello era alla seconda da titolare, Ungaro non aveva mai giocato dal 1´ minuto, e mi dispiace che sia dovuto uscire perchè aveva iniziato bene. Ho voluto cambiare le carte in tavola con lo stesso Beccaro che non aveva giocato molto quest´anno. La coppia Margiotta e Bardelloni non l´avevo mai schierata, insomma dare la possibilità a chi ha giocato meno di mettersi in mostra mi rende orgoglioso di questo gruppo». Infine un pensiero per la Torres che nonostante un ottimo organico si ritrova ancora invischiata nella zona calda della classifica: «Mi auguro che la Torres si possa salvare, ha un bravo allenatore, preparato, una persona per bene, che nel secondo tempo ha cambiato le carte in tavola dopo un brutto primo tempo. Ha grandi meriti».

Ore 20.30 – (Giornale di Vicenza) Arriva solo un punto dalla trasferta in terra sarda per il Real Vicenza. Un misero punticino, poca roba in confronto a quanto prodotto dalla formazione veneta che avrebbe meritato, senza dubbio, la vittoria. Come in altre occasioni, del resto. Perchè il Real Vicenza è una squadra che gioca, crea occasioni ma troppo spesso, ultimamente, si lascia sfuggire i tre punti. Alla fine un rigore a due minuti dalla fine realizzato da Maiorino ha premiato la testardaggine di una Torres che ha cercato con ogni mezzo di pareggiare dopo aver sognato di vincere facile. Già, perché la tranquillità della classifica degli ospiti poteva far pensare ad una passeggiata di salute per i rossoblù sardi a secco di vittorie dal 31 gennaio scorso. Nulla di tutto questo, anzi c´è voluta la settima camicia sudata per arginare una sconfitta che stava materializzandosi all´Acquedotto. Out Ligorio e Caforio da una parte, Piccinni, Lavagnoli e Bruno dall´altra. Tante seconde linee per i vicentini che partono subito forte. Minuto 7´: cross di Vannucci per Chiarello, sponda per il tap-in vincente di Bardelloni, vera bestia nera per i sardi visto che aveva già segnato ai rossoblù lo scorso anno con la maglia della Pergolettese ed anche nella gara di andata in questa stagione. La Torres, colpita al cuore, tutto si aspettava tranne un´opposizione così fiera e ben impostata dei vicentini. Il Real Vicenza, infatti, chiude le incursioni sulle fasce, chiude al centro, si sistema in modo da impedire agli avversari una comoda battuta a rete. I padroni di casa arrivano fino ai trenta metri avversari dopodicché cominciano i problemi. Quasi impossibile superare la Maginot prevista dal buon Marcolini. Ci prova al 24´ Buonaiuto che crossa per Aya, il tiro al volo è spettacolare, l´intenzione è lodevole, ma la palla finisce sul fondo. I sassaresi sono senza qualità ed incisività, Margiotta è attivo al fianco di Bardelloni, il Real Vicenza rischia zero in una partita che si complica maledettamente con il passare dei minuti per i sassaresi. Anzi, al 28´, c´è una mischia davanti a Testa, Bardelloni viene anticipato in extremis. Il Real Vicenza non tira in porta ma mette comunque paura arrivando con facilità nell´area dei sardi. E quando Marchetti salva in contropiede da solo contro tre avversari si capisce lontano un miglio che la domenica, per la Torres, non sarà per niente tranquilla. Nella ripresa, invece, i sassaresi fanno sicuramente qualcosa in più. Maiorino per Imparato, all 11´: errore di mira davanti alla porta vicentina. Due minuti dopo, ancora Maiorino si accentra e tira alto. Il gol è nell´aria ed arriva al 16´ con Colombi, bravo a metterci il mancino dopo un assist di Maiorino. Ma chi pensava ad un ribaltamento di fronte e di risultato si sbagliava di grosso perché, al 22´, era ancora Malagò a far mettere le mani nei capelli ai tifosi sardi approfittando di una dormita colossale della difesa e di Aya in particolare. La Torres, a quel punto, sembra in balìa dell´avversario, e ci resta fino al 43´ quando arriva l´epilogo incredibile di una partita tanto sentita. Prima poche schermaglie, tanta confusione ed attacchi che non raggiungono l´effetto sperato. Al 43´, però, c´è il contatto in area vicentina tra Quintavalla e Baraye. Per l´arbitro di gara Fanton ci sono gli estremi per il rigore che Maiorino trasforma facendo respirare la propria squadra ed i suoi tifosi. Insomma, da vittima sacrificale di turno c´è mancato poco che il Real facesse la festa all´avversario che dopo aver racimolato 7 punti in 11 gare ha davvero poco da gioire per questo punto.

Ore 20.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Si porta a casa i tre punti, si porta a casa la soddisfazione di aver realizzato uno dei gol più belli ed importanti del campionato. Simone Greco ha chiuso la partita con una semirovesciata dopo uno stop di petto a centroarea, un colpo da vero campione, che ha visto gli applausi di tutto il Mercante, locali compresi. «Sono gesti che a freddo non ti spieghi, vengono naturali, non stai a pensarci – commenta la punta – Espinal mi ha dato un pallone sul petto, in quel momento, dopo lo stop, ho calciato senza ragionarci troppo. Sono gesti tecnici che capitano raramente, non in una stagione, ma in una carriera, sono contento che sia stato importante per la squadra, visto che ha permesso al Venezia di chiudere la partita». Oltre al gol, una prestazione elogiata anche da mister Serena. «Ho visto un grande Venezia contro una grande squadra, ci hanno messo sotto nei primi minuti ma poi hanno capito fin da subito che oggi non sarebbe stata una gara facile. Prima del gol abbiamo creato varie occasioni, poi Guerra ha trovato il vantaggio e con il piglio giusto abbiamo mantenuto il risultato fino alla fine, portando a casa i tre punti». «Questa vittoria ci fa un po’ rimpiangere le occasioni perse in precedenza, perché non è la prima volta che giochiamo delle buone gare, ma senza raccogliere i frutti sperati. Siamo consapevoli che ultimamente stiamo costruendo bene, poi però a decidere sono gli episodi, oggi abbiamo portato a casa tre punti fondamentali per la salvezza in un campo tra i più difficili del campionato». Tre punti a Bassano valgono di più. «Un po’ viene da mangiarsi le mani – continua – ma questa vittoria ci dà la consapevolezza. Abbiamo ancora molto da dimostrare, vogliamo raggiungere la salvezza il prima possibile». Tra i protagonisti anche Stefano Fortunato. «Sapevamo che il Bassano sarebbe partito forte, giocare sul campo della capolista non è mai facile. Siamo stati bravi in difesa e soprattutto sulle ripartenze. L’uscita nel finale? Mi è scivolato il pallone, per fortuna che i miei compagni erano alle spalle».

Ore 20.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Soddisfatto, quasi sollevato, Michele Serena si gode la vittoria contro la ex capolista, il Bassano Virtus, uno 0-2 guadagnato su un campo difficile come quello del Mercante, dove in pochi sono riusciti a trovare punti. Prestazione di carattere, sofferenza nei primi minuti, ma dopo il vantaggio di Guerra il controllo della partita fino al raddoppio di Greco, che di fatto ha chiuso il match. «Sono tre punti importantissimi per noi – spiega l’allenatore – soprattutto su un campo difficile come questo di Bassano del Grappa. I giallorossi sono una squadra molto forte e non lo scopriamo certo noi, spero che questa vittoria possa dare anche morale e farci capire quanto valiamo, dobbiamo finire al meglio il campionato soprattutto perchè ancora non c’è nulla di certo». Primi dieci minuti in cui il Venezia ha sofferto, poi ha preso le misure e ha concesso poco agli avversari. «Il Bassano ha tanta qualità e davanti al proprio pubblico ha dimostrato di partire molto forte, noi però abbiamo gestito bene e posso dire che nelle ripartenze siamo stati devastanti, con Guerra e Varano abili a giocare alle spalle di Greco. Abbiamo giocato una bella partita ma non è certo la nostra prima, semplicemente questa volta abbiamo raccolto il giusto rispetto ad altre gare». Bene in fase difensiva, complimenti anche dal mister avversario, Tonino Asta. «Siamo riusciti ad imbrigliare la squadra giallorossa, soprattutto sugli esterni. Sofferto sulla sinistra? Dell’Andrea è un classe 1997, non dimentichiamolo, in più ho visto grande collaborazione con gli altri reparti, dai centrocampisti in aiuto al centrale che si staccava». L’eurogol di Greco? «Stavo per mandarlo a quel paese – scherza Serena – poi ho visto la palla in rete e ho esultato. Sappiamo il talento di Simone, questa è una rete che è nelle sue corde. È un giocatore vero, non solo per il gol, ma anche per quanto ha dato alla squadra». Ora ci si gioca il tutto per tutto in questo finale di campionato. «I risultati nostri, del Monza, non devono sorprendere: chi è nel basso della classifica ha quella fame di salvarsi che ti porta a compiere grandi imprese. Si giocherà fino all’ultima giornata, non mi sorprenderebbero altri risultati che sulla carta sembrano impossibili. Noi vogliamo prendere da questa vittoria il morale giusto per chiudere al meglio la stagione, nulla è ancora deciso, dovremo dare il massimo fino alla fine».

Ore 19.40 – (Giornale di Vicenza) Il volto che è una maschera di amarezza, Stefano Rosso non cerca alibi. «Lasciamo stare il Novara – attacca il pres – anche se gli toglieranno qualche punto siamo noi che dobbiamo vincere le partite quando se ne presenta l´opportunità. L´impegno – aggiunge – è stato totale ma la verità è che se non indossiamo la tuta blu e ricamiamo troppo, poi non afferriamo nulla». Lì a fianco il Renzo Rosso si sforza di pensare positivo. «Dai, dopo una sequenza di vittorie ininterrotta, uno stop ci può stare anche se brucia – riconosce il Grande Capo – in ogni caso rimaniamo sempre in corsa, dopo ci sono altre partite e non finisce mica qui». Il tecnico Tonino Asta la prende con filosofia. «La realtà è che troppi giocatori si sono espressi sottotono e non nei consueti standard di rendimento – ammette il timoniere virtussino – se un cono d´ombra tocca una o due pedine puoi ovviare, se sono tanti di più soccombi, è inevitabile. Peccato perchè la partenza era stata anche buona, se avessimo segnato in avvio invece di beccare la traversa sarebbe stato un altro pomeriggio, è evidente. Poi però il Venezia ha ritrovato misura e una volta in vantaggio ha disegnato la partita che voleva, attesa e ripartenza. Si sono difesi con estrema attenzione e a quel punto era durissima scovare varchi e spazi. I due cambi nell´intervallo? Eravamo troppo piatti – argomenta – ho voluto dare una scossa emotiva non solo tecnica. Dite che la pressione in eccesso possa averci giocato un brutto scherzo? Può essere, non lo escludo, tuttavia ora ricominciamo. È assurdo vivere un´atmosfera dimessa per una squadra che da matricola resta seconda da sola in classifica e con quattro gare da giocare è ancora tutto aperto. Ora rimettiamoci a lavorare con serenità e prepariamo il derby di venerdì a Vicenza. Io l´avevo detto alla vigilia che col Venezia sarebbe stata tremendamente difficile e purtroppo non mi sbagliavo. Loro hanno tanta qualità e il secondo gol capolavoro ne è la dimostrazione. Ci ha tagliato le gambe pure se non abbiamo smesso di lottare. Ma ora rialziamoci subito». Transita Pippo Stevanin. «La storia della gara poteva mutare con la traversa di Pietribiasi – riassume il terzino di Angarano – avessimo sbloccato subito finiva diversamente. Ma adesso concentrati per la sfida col Real». Con un occhio oggi alla Disciplinare.

Ore 19.30 – (Giornale di Vicenza) Eccolo lì il trappolone. Il Venezia come il Prato 7 anni fa, il killer designato a uccidere un sogno. Uccidere è troppo? D´accordo, a ferirlo gravemente perchè l´atterraggio dopo un mese e mezzo di volo è stato atroce. Il Novara è a +3 e valuteremo oggi se la Disciplinare che giudica il Novara renderà meno insopportabile questo 0-2 assassino. Il piano gara è limpidissimo: partite a razzo, metterli in buca, schiodare rapidamente la faccenda evitando che gli altri attrezzino il fortino in dieci dietro la linea della palla, anche perchè il Venezia è un manuale della ripartenza. E allora avanti all´arrembaggio, Bassano comincia a manetta e al 6´ ha subito la palla buona: Furlan pennella nel mezzo dove Pietribiasi anticipa di crapa il controllore diretto, il portiere non ci arriverà mai ed è graziato dalla traversa piena: il cuoio rimbalza in campo, sulla ribattuta ci prova Cattaneo che trova i guantoni di Fortunato. Azione da cattivi presagi e da serata dispari, ma quando Guerra al 17´ mastica la palla a tre metri da Rossi vien da pensare che forse a episodi sbilenchi si è in parità. Solo che alla chance successiva Guerra non passa da babbeo ancora: Davì perde un possesso sanguinoso sulla mediana e zac! Si innesca il contropiede mortale dei lagunari che in due passaggi liberano l´esterno di Serena che stavolta incrocia un diagonale che Rossi sfiora, vede accarezzare le dita ma non acchiappa. Et voilà, servita la partita perfetta che il Venezia sognava: avanti nel punteggio e libero di fulminare in controtempo coi suoi scattisti e con azioni trancianti a fare a fette i rivali. Prima del thè tiepido per due volte di capoccia, prima Stevanin (42´) e soprattutto Iocolano (44´) lambiscono rispettivamente sbarra e palo e così nella ripresa il tarantolato Asta sceglie di dare uno scossone alla truppa, bocciando il reprobo Davì e Cattaneo e inserendo le forze fresche di Nolè e Proietti per risvegliare e rigenerare una formazione piatta e narcolettica. E in effetti l´abbrivio della ripresa non è malaccio: Semenzato apparecchia una delle dirompenti progressioni delle sue in area (8´) su cui oppone uno stinco il centrale Cernuto e salva di fatto la baracca. Poi però al 13´ Greco si inventa una rete da dvd che se la segna Balotelli ce la propinano per una settimana anche su Televercingetorige: stop volante di petto al limite dell´area e sinistro uncinato in acrobazia nell´angolo lontano. Applausi a scena aperta e pazienza se un gol del genere presumibilmente Greco in carriera non l´aveva mai azzeccato. L´ha indovinato proprio al Mercante e complimenti vivissimi.
Accompagnati dalla sgradevolissima sensazione così simile a certezza che il Soccer Team, al netto della pressione da risultato che l´ha spedito in cortocircuito emotivo, ha pescato proprio la cosiddetta giornataccia (la peggiore esibizione interna stagionale) che ogni tanto capita e che se non capita è molto meglio per tutti. E dopo? Col morale al piano terra e l´umore sotto i talloni la Virtus ha organizzato un arrembaggio molto confuso e purchessia, animato – questo sì – da tantissima volontà e pochissimi lampi a sorreggere l´arte, ieri ai minimi salariali. E dunque una messe di angoli (8-0 alla fine) e punizioni da ogni lato del campo per la testa di nessuno, perchè i giallorossi a stazza sono la Banda Bassotti e gli altri due o tre marcantoni che svettano e troneggiano ce li hanno sempre. E così un po´ di mischioni a vuoto e semmai all´88´ Bizzotto che in laboriosa coordinazione butta alle ortiche un pallone a porta spalancata dopo una presa difettosa del portiere.

Ore 19.10 – (Gazzettino, edizione di Treviso) L’allenatore del Montebelluna Daniele Pasa ha in mente da tempo l’obiettivo stagionale, confermato anche dopo questo scontato ma comunque bello e rotondo 5-0 in casa del Mezzocorona: «Dobbiamo fare meglio dell’anno scorso. Con questa vittoria possiamo considerarci salvi. Penso che in settimana ci ritroveremo per una cena, come da tradizione. Siamo stati bravi a non sottovalutare una squadra imbottita di giovani e condizionata dai problemi societari. Era importante mettere subito bene la partita per provare a far giocare chi ha avuto meno spazio in questa stagione. È andato tutto bene e sono soddisfatto delle prove di Bressan, Bonso e Sagui. Hanno giocato nel secondo tempo e si sono disimpegnati bene. In generale abbiamo offerto un buon calcio. Se ho parlato con la proprietà per la prossima stagione? Ancora no. Mi farebbe piacere restare, considerando che abito a 2 chilometri dal campo di allenamento ma devo sempre valutare quelli che sono i programmi del club».

Ore 19.00 – (Trentino) «È difficile commentare, ma anche oggi i miei ragazzi hanno dato il massimo», ammette a fine gara il tecnico del Mezzocorona Luca Lomi. In questa sfortunatissima stagione per la squadra rotaliana, e dopo il cinque a zero subito contro il Montebelluna, Lomi analizza: «Sinceramente credo che andare nello specifico della singola partita sia una cosa assurda. Contro il Montebelluna i miei ragazzi hanno fatto il massimo, ma come hanno sempre fatto in questa stagione. Certo, siamo in massima emergenza di giocatori. Da qualche settimana ci alleniamo addirittura in sette/otto. In questa maniera preparare le partite diventa sempre più difficile, quasi impossibile, andando talvolta incontro a figuracce». L’allenatore dei rotaliani conclude dicendo: «Sapevamo fin dall’inizio che sarebbe stata dura. E’ una lenta agonia, ma credo che a tutti noi vada dato atto di metterci sempre la faccia in ogni gara di campionato. Posso solo essere contento di aver dato ai nostri giocatori più giovani almeno l’occasione di vivere la categoria».

Ore 18.50 – (Trentino) Il Montebelluna passa senza pietà sul campo del Mezzocorona e ora anche la matematica condanna i rotaliani alla retrocessione in Eccellenza. Pronti via e i ragazzi allenati da Luca Lomi si fanno vedere in avanti con Bentivoglio che con una colpo di testa impegna Baù. Al 7′ i veneti, però, sono già in vantaggio: Sadio in velocità anticipa Gironimi e con un colpo di punta batte Clementi che nell’occasione sostituiva Zomer. All’11’ gli ospiti hanno l’occasione per raddoppiare: Giglio viene atterrato in area da Gironimi, per il direttore di gara è calcio di rigore, ma dagli undici metri Marco Bressan si fa respingere la conclusione da Clementi, bravo a intervenire con i piedi. Il “Mezzo” non resta a guardare e al 19′ Micheli dalla destra crossa per Caridi che, da buona posizione, non trova la coordinazione giusta per impensierire l’estremo difensore avversario. Passa un giro d’orologio e Lorenzi ci prova dai venti metri, il suo tiro si trasforma in un assist per Alouani che si fa ribattere la conclusione. Al 22′ gli ospiti si portano sul due a zero. Giglio si incunea sulla destra, serve ancora Sadio che di testa batte Clementi. Nel finale di prima frazione di gara prima Giglio impegna severamente Clementi e poi Garbuio mette di poco il pallone sul fondo. La ripresa vede subito il Mezzocorona in avanti con Melchiori, ma Baù si distende sulla propria destra e para senza troppi affanni. Al 52′ la formazione ospite serve il tris: Garbuio si inserisce con facilità sulla sinistra e con un diagonale preciso batte il portiere di casa. I trentini non sono nemmeno troppo fortunati: Bentivoglio calcia su Baù in uscita e poco dopo Fochesato di testa non trova lo specchio della porta per una questione di centimetri. Al 67′ Alouani, per somma d’ammonizioni, lascia i suoi in inferiorità numerica per una presunta simulazione. Il Montebelluna sfrutta la superiorità, al 79′ realizza la quarta rete di giornata: Nicoletti di testa prende il tempo giusto alla retroguardia e insacca. All’ 83′ Bentivoglio anticipa di testa la retroguardia su angolo di Caridi, ma Garbuio ottimamente appostato sulla linea non concede il “gol della bandiera” ai gialloverdi. Al 92′ Giglio con un tiro al volo da ottima posizione batte Clementi per la quinta volta e chiude definitivamente i conti.

Ore 18.30 – (Trentino) Scambi di complimenti e divertenti siparietti fra i due allenatori che si conoscono ed apprezzano vicendevolmente. Dice Zoller: «Una prestazione dignitosa, caparbia e a mio avviso soddisfacente. È questa in sintesi la fotografia della nostra gara. Dopo la brutta esibizione nel turno di recupero col Montebelluna nel quale tutti, io compreso, avevamo fornito una prestazione non all’altezza, oggi sono molto contento per la risposta che premia anche la società, come merita, sempre vicina alla squadra, mai assillante, e puntuale negli adempimenti e nei pagamenti». Sull’altro fronte, Stefano De Agostini, già trainer del Mezzocorona, mastica amaro e precisa: «Abbiamo perso un’occasione per chiudere in anticipo il discorso salvezza diretta. Il Mori ha meritato la spartizione della posta in palio. Tuttavia – prosegue fatalista l’esperto allenatore – simili occasioni si devono monetizzare. Pazienza, centreremo il nostro primario obiettivo nella prossima gara con la Triestina».

Ore 18.20 – (Trentino) Un tonico e propositivo Mori Santo Stefano, riscatta la brutta esibizione del turno infrasettimanale col Montebelluna, impatta con merito col Tamai ed esce dal Comunale fra gli applausi dei suoi pochi ma affezionati supporter. Era questa la risposta che mister Davide Zoller aveva chiesto ai suoi ragazzi e i nerogialloverdi non hanno deluso. Nei lagarini le assenze di Dal Fiume e Macho Deimichei concedono delle chance ad altri giovani fra i quali Dal Prà che fa l’esordio dal primo minuto nella selettiva categoria ed, ad onor del vero, il suo è un battesimo positivo. Il Tamai, reduce da due rovesci consecutivi, baldanzosamente schiera il tridente ma in verità i risultati sono modesti e solamente una delle poche distrazioni difensive lagarine concede ai friulani di recuperare il risultato. Pronti via: ed il Mori si affaccia dalla parti di Peresson con una bordata di Cristelotti che ben servito da un allungo di Libera impegna il portiere ospite. Al 9’pt un innocuo retropassaggio di Concli non è battezzato al meglio da Rossatti che in uscita bisticcia col pallone ma lo stesso, lo supera, ruzzola sul fondo. Al 25’pt capitan Cristelotti prova a sorprendere Peresson ma il siluro da posizione decentrata termina sul fondo. Al 39’pt una bella ed orchestrata azione iniziata da Igor Dossi, Tisi è abile nel cross in area dove il giovane Dal Prà, impatta di testa ma l’alzo termina sopra la traversa. In apertura di ripresa, si concentrano i fuochi d’artificio che iniziano con Cristelotti. Un corner calciato dal capitano è calamitato all’altezza del secondo palo da Concli che di testa infila fra palo e portiere e realizza il suo primo gol in categoria. Trascorrono solo due minuti ed il Tamai pareggia il conto. Un altro corner di Dal Bianco arriva in un’area lagarina intasata di giocatori e Sellan è il più fortunato e lesto di tutti e riesce a girare la palla in rete. Il team trentino perde qualche certezze ed i friulani provano ad approfittarne. Al 15’st una sberla di Furlan è neutralizzata dall’attento Rossatti. Al 24’st un traversone in area locale di Furlan non è intercettato dall’avanzato Colombera ed al 36’st il nuovo entrato Kryeziu spara centralmente dai sedici metri. L’ultimo tentativo è di marca moriana: al 46’st una percussione lungo la fascia sinistra di Igor Dossi è conclusa con una staffilata dal baby trentino ma il cuoio sfiora la traversa. Ore 18.00 – (Il Piccolo) «Ero tranquillo, ero pronto da tempo a dover realizzare un calcio di rigore: è andata come immaginavo». Luka Spetic racconta così i momenti antecedenti al penalty che ha permesso al Kras Repen di agguantare in zona Cesarini un pareggio importantissimo. «E’ vero, speravamo di riuscire a vincere, ma per come si era messa la partita direi proprio che è andata bene», racconta Spetic. “Abbiamo affrontato una squadra giovane e aggressiva, davvero niente male. Direi che siamo stati bravi a crederci sino alla fine e a trovare questo punto molto importante per noi”, aggiunge il giocatore sloveno. Se il Kras è uscito indenne da Castelfranco Veneto lo si deve anche a Luca D’Agnolo autore di tre interventi preziosissimi. «Sono contento della mia prestazione, e direi anche del risultato. Dovevamo vincere, ma purtroppo non siamo riusciti a trovare i varchi giusti per segnare», racconta il giovane estremo difensore. Una volta sotto la musica è cambiata. «Abbiamo rischiato di più, ma avevamo più possesso palla. Alla fine è arrivato giustamente il pari. Direi che è un risultato del quale dobbiamo accontentarci», aggiunge D’Agnolo. Filosofico il dirigente responsabile del Kras Tullio Simeoni: «Sicuramente è sempre meglio un punto che niente». Ai fini della classifica il pareggio non cambia la situazione: «La graduatoria è rimasta pressoché immutata. Ovviamente c’è il rammarico perché con due punti in più avremmo compiuto un importante salto avanti».

Ore 17.50 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Antonio Paganin si presenta sereno alla stampa nonostante un pareggio che sa tanto di 2 punti persi. «C’è rammarico per non aver sfruttato alcune occasioni per chiudere la partita – commenta il mister – purtroppo nel calcio non esiste l’equazione che chi gioca meglio vince. L’impressione è che il Kras facesse molta difficoltà ad entrare nella nostra area, ma poi ha trovato questo rigore ed è arrivato il pareggio. Per me è stato un po’ fiscale il direttore di gara ma il metro di giudizio è questo e quindi dobbiamo adeguarci». Quanto hanno influito le tante assenze?
«È stata una grande sorpresa positiva Vigo dietro che ci ha permesso di gestire bene anche la fase difensiva vista la grande emergenza. Adesso speriamo di recuperare più giocatori possibile nelle prossime partite anche per avere più scelta nei cambi». Sperate ancora nella salvezza diretta oppure la testa è già ai playout? «Non facciamo calcoli. Dobbiamo puntare ad avere una posizione di classifica che ci consenta di giocare in casa l’eventuale spareggio per avere a disposizione 2 risultati su 3 ma sapendo anche che la scorsa stagione sono poi retrocesse le due squadre che si erano piazzate meglio. Nella nostra testa c’è però ancora la consapevolezza e la convinzione di poter fare bene nelle ultime 4 partite per creare il buco di 7 punti per salvarci direttamente. Fisicamente adesso siamo al 100% e questo è un segnale che ci fa ben sperare per il futuro, adesso pensiamo alla Sacilese».

Ore 17.40 – (Tribuna di Treviso) Una notizia buona e una cattiva. Vi diamo prima quella cattiva: il Giorgione a scanso di eventi estremamente favorevoli, sarà costretto a giocarsi la permanenza in D ai play out. Lo attendono 4 partite, di cui almeno un paio proibitive contro Sacilese e Altovicentino, quindi due che potrebbero rivelarsi abbordabili contro Monte e Union Ripa. Rimane l’ultimo ramoscello al quale aggrapparsi prima del baratro, ovvero il gap di 7 punti sulla terz’ultima, in questo momento la Triestina. Calcoli che è meglio non fare ora, riserviamoli all’ultima o massimo penultima giornata. Lasciamoci cullare da quella che potrebbe essere una speranza per i tifosi rossostellati: ovvero, se playout devono proprio essere, almeno alla fine arrivi il Kras Repen. Tra le sfidanti, pare la più abbordabile, troppo pericoloso lo scorpione Triestina, più complicato il Dro. Il Kras delle 3 appare, seppur dotato di elementi di esperienza, il meno dotato tecnicamente. E poi fa una fatica tremenda ad andare in gol. Ieri a dire il vero c’è andato, ma l’ha fatto nel suo unico vero tiro in porta, ovvero un rigore concesso (42′ st) con troppo zelo dall’arbitro Zizza (un mani di Dotti sul filo dell’involontarietà, su un pallone innocuo, poi trasformazione perfetta sul ‘sette’ di Spetic), per il resto Bevilacqua inattivo. Il Giorgione dal canto suo, pur lamentando la solita difficoltà a tramutare in rete le occasioni, almeno ha dimostrato di saperle creare. Si è guadagnato un rigore sacrosanto (13′ pt Mattioli sta entrando in area e viene mandato ad assaggiare l’erba dell’Ostani, batte Vigo forte e angolato). Non è dispiaciuta, la squadra di Paganin: ha sopperito alle assenza bene, con Vigo autore di una buona prova arretrato a centrale difensivo e il rientrante Dotti, positivo nel ruolo di terzino destro nonostante l’azione del rigore. Paganin ha giocato con un 4-3-3 che per parecchio tempo è stato 4-2-3-1, dove Mattioli ha dimostrato finalmente di aver ritrovato il passo dei tempi migliori. Non solo il rigore per il talentuoso centrocampista, ma pure un’occasione a tu per tu col portiere nel finale. Occasione a tu per tu con Dagnolo pure per Podvorica in zona Cesarini. Applausi pure per Gazzola per una punizione (44′ s.t.), bravo se non eroico Dagnolo ad andare a togliere il pallone dal ‘sette’. Il conto delle occasioni e nel complesso la partita giudicata ‘ai punti’, ci raccontano di un Giorgione che ne avrebbe meritati 3. Sfortunato, ma la fortuna va e viene. Sì, siamo in debito della notizia positiva. Eccola: il Giorgione è in gran forma. Ha corso 90′ sotto il sole. I miracoli a volte esistono. Mettete un cero a San Liberale.

Ore 17.20 – (Trentino) Stefano Manfioletti ci ha messo tanto, tantissimo del suo. Dentro, tutti insieme, Cicuttini, Donati, Proch e Bortolotti per un Dro decisamente a trazione anteriore. E, alla fine, il punto conquistato è strameritato e forse sta pure strettino ai gialloverdi. «Sono soddisfatto del risultato e contentissimo della prestazione fornita dalla squadra – queste le sue parole a fine partita – il primo tempo è stato equilibrato e siamo riusciti a mettere in pratica quanto avevamo provato in settimana. Nella ripresa, eccezion fatta per i primi dieci minuti durante i quali abbiamo sofferto e rischiato in una circostanza, abbiamo giocato ancora meglio, creato diverse palle gol e mantenuto il pallino del gioco. Abbiamo giocato in un ambiente “caldo” contro una squadra che, a dispetto della classifica, ha qualità e l’abbiamo fatto senza timore, a viso aperto. Il punto conquistato è strameritato, ma per noi è già tempo di voltare pagina e pensare alla sfida contro la Clodiense».

Ore 17.10 – (Il Piccolo) Alla sua prima panchina alabardata, Gagliardi non è per nulla deluso dalla prova della Triestina, anzi parla anche di segnali che a suo parere sono stati positivi e crede di aver identificato soprattutto nell’inesperienza la pecca di questa squadra: «Io credo sia la prima volta o quasi che la Triestina non prende gol in casa in questa stagione (era successo solo con l’Union Pro, ndr). Il nostro portiere ha fatto una sola parata, per cui i ragazzi vanno elogiati e incoraggiati, anche perché non bisogna dimenticare le tante assenze. Inoltre abbiamo creato 4-5 occasioni limpide. Non sono il mago Zurlì e non potevo pensare in una settimana di cambiare le cose, ma io ho visto dei miglioramenti. Inoltre, dopo aver creduto nella salvezza diretta, ci sono stati dei risultati che hanno mortificato la squadra e deluso l’ambiente, per cui ripartire non era semplice». Ma ovviamente anche il nuovo tecnico si è reso conto che l’Unione non gira certo a dovere: secondo lui, il motivo è la giovane età: «Questa è una maglia pesante addosso a ragazzi giovani: il nostro capitano era del 1989, quello del Dro del 1978, ma tutta la media età della squadra avversaria era molto più alta. E quando le partite contano e la palla scotta, l’esperienza fa la differenza. Un altro vantaggio a favore del Dro, che aveva già dalla sua la fisicità». Con queste premesse, nemmeno Gagliardi nega che l’impresa di raggiungere la salvezza non sarà per nulla semplice: «Se non fosse una missione difficile, forse non sarei nemmeno qui. Anche perché bisogna essere obiettivi: a cinque giornate dalla fine una classifica non è mai bugiarda, ma rispecchia l’andamento di un campionato. Io comunque ho visto una Triestina attenta, accorta e aggressiva, ma manca quell’esperienza che si può assimilare solo sul campo e con gli anni, lo si è visto sulle palle sporche e sulla poca capacità di gestire. Nella costruzione di una squadra bisogna tener conto di avere elementi di una certa esperienza. Comunque, tornando ai giovani, sono fiero di avere un 1997 come Crosato, e anche Ventura che non giocava da tanto ha disputato una prova positiva». Quanto all’ambiente e ai tifosi, Gagliardi lancia un messaggio preciso: «Io non sono il messia e di certo non faccio polemiche: non sono qua per soldi ma per raggiungere un risultato. Le sfide sono belle e questa città e questo pubblico devono capire che la Triestina deve rimanere in serie D per ambire il prossimo anno ad altri traguardi, che sia con Gagliardi, con Pontrelli o con chiunque ci sia. Tutti passano, ma la squadra resta. Un grazie comunque ai tifosi che durante i 90 minuti hanno incitato, e una nota di merito anche per il lavoro del precedente allenatore, perché la squadra stava bene».

Ore 17.00 – (Il Piccolo) Dopo otto mesi, un terz’ultimo posto in quarta serie e due sole vittorie nel proprio stadio anche i giocatori (oltre a quelli ormai consueti a Pontrellli) ieri si sono presi gli insulti della Furlan. Non durante la partita ma alla fine la curva è esplosa. Gli alabardati non si sono sottratti al confronto. Bisogna dargliene atto ma di che cosa possono aver parlato in quei dieci minuti di faccia a faccia divisi solo dalla rete delllo stadio? Affari loro perché quel che conta è quanto sono stati capaci di fare in campo e cioè poco. La squadra doveva vincere contro un avversario che, pur avendo solo tre punti di più in classifica, ha messo sotto l’Unione negli ultimi venti minuti. Dovevano vincere non per la salvezza diretta ma per avere una buona posizione nei play-out. Non l’hanno fatto e hanno dato l’impressione di poterlo fare solo nel primo quarto d’ora della ripresa. È successo così quest’anno in già tante, anzi troppe, circostanze. Nelle intenzioni di Pontrelli l’arrivo repentino e sorprendente del nuovo tecnico Gagliardi doveva dare una scossa. La Triestina non è quasi mai andata all’assalto. Altro che scossa. L’unica novità è che la Triestina non ha subito gol e questo non accadeva da mesi. Ma è una magra consolazione. Perché senza gol segnati non si vince e se non si vince si finisce in Eccellenza. E manca un mese alla fine della regular season. Non è più tempo dei se e dei ma. L’Unione contro il Dro ha fatto anche qualcosa di buono ma la voglia di sbranare l’avversario non c’è stata. Troppo discontinuo il gioco alabardato per mettere pressione ai trentini. Troppo giù di corda il bomber Rocco per perforare la difesa ospite e anche Proia a centrocampo è naufragato tra le maglie verdeoro (con tutto il rispetto per la Selecao). Gagliardi opta per un 4-3-3 nel quale Arvia fa da sostegno al centrocampo anche per proteggere il quasi debuttante Ventura. Milicevic in principio mostra più dinamismo del solito ed è proprio il croato al 6’ a impegnare seriamente il bravo Bonomi. Ma gli ospiti rispondono subito con una bordata di Bazzanella ben deviata da Di Piero. L’Unione non ha la spinta di Celli a sinistra, nè i dribbling di Manzo e quindi fa fatica a creare gioco. Il Dro ha il vantaggio di avere davanti l’esperto Cicuttini che è capace di far salire la squadra. Non poco per una formazione tutt’altro che di prima fascia. L’Unione davanti si affida all’estro di Milicevic. Ed è ancora Ivan (19’) a sfiorare il palo con un fendente dalla distanza. Poi la Triestina si incarta anche se i baby Crosato e Ventura fanno il loro compitino. Sugli spalti parecchi sbadigli. Nella ripresa Gagliardi cerca un nuovo assetto accentrando Rocco e nei primi 15’ la squadra fa le sue cose migliori ma il portiere trentino è in buona giiornata. Bonomi prima devia un’insidioa punizione di Milicevic e poi frustra con i piedi una conclusione in mischia di Daniele Rocco. Ma dopo la prime fiammate il Dro comincia a menare le danze. Gli alabardati cercano con troppa insistenza la verticalizzazzione (gli ingressi di Aquilani e Gusella non hanno gli effetti sperati) mentre gli ospiti giocano di più palla a terra. La sensazione è che nessuno abbia la forza per passare. E così finisce 0-0 tra i fischi. La corsa non è certo finita ma la prima tappa non può che destare qualche preoccupazione. Anche perché già nelle ultime partite di Ferazzoli la squadra aveva subito un’involuzione. Senza una sterzata (compito del nuovo tecnico) difficile immaginare un arrivo vincente. Nemmeno nell’ipotesi quasi certa del famigerato e temuto spareggio playout.

Ore 16.40 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Felicità alle stelle per l’Union. Dopo la bella affermazione con la Triestina la Pro Mogliano è riuscita a trovare il bis anche nel Pordenonese, blindando di fatto la settima posizione in classifica. «Penso che sia stato un successo meritato – commenta soddisfatto il tecnico Francesco Feltrin – dopo aver raggiunto la salvezza ora ci stiano prendendo diverse soddisfazioni, In questo rush finale non poniamo limiti alle nostre possibilità». Il gol-partita è stato opera di un difensore. «Zanette non è nuovo a questi exploit – prosegue il tecnico dell’Union – già a Legnano aveva realizzato un gol determinante per l’esito del risultato, così come ha fatto a Fontanafredda. Per una matricola come la nostra aver raggiunto la parte alta della classifica è una enorme soddisfazione».

Ore 16.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Musi lunghi negli spogliatoi di casa. «È la peggior partita che la squadra abbia disputato – esordisce l’allenatore dei locali, Maurizio De Pieri -. Non salvo nessuno da queste scialba prestazione, nemmeno me stesso. Evidentemente nel corso della settimana non sono riuscito a trasmettere le nozioni basilari per preparare una partita delicata come questa». Tra il primo e secondo tempo si è arrabbiato moltissimo con i suoi ragazzi. «Direi che però lo sfogo nella pausa non è servito a molto – prosegue De Pieri -. La mia è una squadra composta da ragazzi giovani, che sanno giocare a calcio. Non abbiamo l’elemento che possa risolverci la partita e di conseguenza, se l’ingranaggio si inceppa, succedono cose come quelle viste con l’Union. Nulla di compromesso: ora ci rimetteremo al lavoro per raggiungere il nostro obiettivo». Felicità alle stelle invece per l’Union. Dopo la bella affermazione con la Triestina, la Pro è riuscita a trovare il bis, blindando di fatto la settima posizione in classifica. «Penso che sia stato un successo meritato – commenta soddisfatto il tecnico Francesco Feltrin -. Dopo aver raggiunto la salvezza ora ci stiano prendendo diverse soddisfazioni, In questo rush finale non poniamo limiti alle nostre possibilità». Il gol-partita è stato opera di un difensore. «Zanette non è nuovo a questi exploit – garantisce il tecnico unionista -. Già a Legnano aveva realizzato un gol determinante per l’esito del risultato, così come ha fatto in questa occasione».

Ore 16.20 – (Messaggero Veneto) Il primo caldo prosciuga il Fontanafredda. Contro l’Union Pro una delle peggiori uscite stagionali dei rossoneri, fuori ritmo e mai come ieri imprecisi tecnicamente. I playout sono lontani 5 punti, 6 tenendo conto degli scontri diretti favorevoli con il Giorgione. Il jolly è stato giocato e adesso non c’è più margine d’errore. Si viaggia a ritmi ridotti in avvio. L’Union trova il vantaggio con un’azione sporca al 25′. Un corner dalla sinistra crea il panico nella difesa rossonera, la palla carambola fortuitamente sulla testa di Zanette e poi in rete. Vantaggio fortunoso, ma i trevigiani si disimpegnano con autorità. Serena e Busetto prendono le redini del centrocampo, Fuxa e Nobile si sdoppiano nelle due fasi arginando la manovra di casa sulle bande. Il Fontanafredda fatica a costruire, fino al 46′: su azione da calcio d’angolo, Ziliotto deve ricorrere ai superpoteri per respingere il mancino di Frison a botta sicura. Sulla ribattuta Tonizzo scaraventa in rete, ma in fuorigioco. L’Union scatta veloce dai blocchi a inizio ripresa. Al 2′, Cattelan salta due uomini in velocità e spara col mancino a un’unghia dal palo. Gol sbagliato e quasi gol subìto, quando sulla torre di Alcantara la sforbiciata di Nastri termina non lontana dall’incrocio dei pali. Al 25′, Comin sfiora il raddoppio, Vicario arriva in tuffo sul suo diagonale incrociato ed è reattivo nell’anticipare ancora Cattelan pronto al tap in. Il timido assedio dei rossoneri crea una buona chance solo al 36′, quando l’incornata di Tonizzo su corner di Roveredo è bloccata da Ziliotto. L’ultima emozione al primo minuto di recupero: il neoentrato Gargiulo prolunga un cross per Alcantara, che defilato spara su Ziliotto appostato sul primo palo.

Ore 16.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) La Clodiense ha preferito che a fine partita i giocatori non rilascino dichiarazioni, a spiegarne le ragioni è proprio il presidente Ivano Boscolo Bielo: «Dichiaro ufficialmente a nome di tutti che noi l’obiettivo dei play-off lo vogliamo raggiungere, da tempo non mi capitava di andare negli spogliatoi durante l’intervallo per tentare di spronare la squadra. Non vorrei che alcuni giocatori avessero perso la giusta concentrazione e precludessero ad altri compagni la possibilità di poter giocare dopo tanta panchina. Nei prossimi giorni il mister lavorerà per scegliere anche i più motivati, comprendiamo il calo però dobbiamo giocarci con volontà l’approdo nelle parti più alte della classifica». Qual è stata l’impressione generale? «I nostri avversari sono stati più aggressivi perchè volevano ottenere punti importanti in chiave salvezza, noi non dobbiamo pensare di essere i più bravi; dobbiamo continuare a fare sacrifici, avere umiltà, e fare in modo di sudarcela con impegno fino alla fine. Sarebbe un peccato perdere ciò che sinora abbiamo costruito». Non sarà facile il proseguo del cammino, calendario alla mano, Domenica prossima si gioca contro la pericolante Dro: «Loro devono salvarsi è vero, poi però affrontiamo formazioni blasonate come l’ Altovicentino che potrebbe già aver conseguito il proprio obiettivo; così com’è la situazione non possiamo dire che tutto va bene, anche se siamo i primi a non dimenticare il modo con il quale siamo arrivati a questa posizione di classifica. Ora il mister sa che, veterani o giovani che siano, in campo ci andrà solo chi se lo meriterà e faticherà il giusto durante gli allenamenti».

Ore 15.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) C’è molta delusione nelle dichiarazioni del tecnico granata Andrea Pagan: «Abbiamo sbagliato partita, credo che la differenza sia stata dettata dall’importanza degli obiettivi: loro hanno avuto più voglia di raggiungere la salvezza rispetto a noi che invece inseguiamo i play-off. Per il nostro prestigio dobbiamo fortemente disputare i play-off o comunque andare a raggiungere quota 58 punti». C’è forse una involuzione da parte della squadra? «Ho chiesto ai ragazzi se qualcuno è stanco o ha bisogno di ritrovare lucidità, può essere una situazione naturale per chi ha dato tanto ed ha tirato la carretta. Devo valutare la possibilità di lasciar spazio a chi ha giocato meno e riconoscere i sacrifici di chi ha ugualmente lavorato tanto raccogliendo meno presenze. Nello specifico della gara non mi sono dispiaciuti Isotti e Olivieri che hanno giocato discretamente. Qualche giocatore aveva dei problemi e allora ho preferito il 4-3-3 chiedendo a Siega di operare un paio di metri più basso: non ci siamo però mossi molto bene. Bisogna riconoscere anche l’esperienza degli avversari che hanno saputo ben costruirsi i due gol. Noi abbiamo operato sotto le nostre potenzialità ed ora bisogna anche capire se si tratta di motivazioni da ritrovare. In questo caso medicina migliore non c’è di quella di volersi riprendere la maglia da titolare». Squadra che per la prima volta perde due partite consecutive… «Non eravamo fenomeni prima ed ora non è tutto da buttare, dispiace però per come si è perso: se qualcuno ha offuscato il proprio rendimento, allora è proprio il caso di rimettersi tutti in discussione».

Ore 15.40 – (La Nuova Venezia) Secondo tracollo consecutivo della Clodiense che accusa anche il doppio sorpasso di Belluno e Arzignano ed esce dalla zona play off. È bastato un Legnago sufficientemente motivato per mandare al tappeto una brutta Clodiense, nemmeno lontana parente della squadra che sembrava imbattibile qualche giornata fa. Giocatori appagati, involuzione nel gioco e atteggiamento poco consono per chi si è imposto l’obiettivo play off dopo aver centrato con largo anticipo la salvezza. E se il Padova è squadra di un altro pianeta, lo stesso non si può dire del Legnago, che è senz’altro un buon complesso, ma sicuramente non una corazzata. Rispetto alle indicazioni della vigilia, il tecnico Andrea Pagan rivoluziona completamente la squadra e si schiera con un 4-3-3 che porta pochi frutti vista l’intesa vicina allo zero dei tre interpreti davanti. Siega dovrebbe svolgere più il ruolo del rifinitore ma finisce per girovagare sulla trequarti, sbagliando passaggi anche all’apparenza piuttosto facili. Anche Santi e Mastroianni, altre volte determinanti, stavolta sembrano con la testa altrove. Funziona poco anche in mediana perché Piaggio non ha le caratteristiche di Casagrande per giocare davanti alla difesa e Boscolo Gioachina fatica a trovare la giusta posizione in campo. Nemmeno la difesa offre garanzie. Pagan evidentemente non si fida del giovane portiere Okroglic e riconferma Luca Tiozzo tra i pali, ma Francesco Tiozzo, Moretto, Carlucci e Boscolo Nata vengono spesso presi in giro dagli attaccanti veronesi. Il Legnago pressa e sbanca il banco con lanci lunghi che i difensori granata non leggono mai nel modo giusto. La cronaca si apre con un tiro di Tresoldi al 1’ che costringe Luca Tiozzo alla deviazione in corner, mentre al 4’ dopo un uscita di testa fuori area del portiere lagunare è Viviani dalla distanza a non centrare i pali. Altro brivido per i lagunari al 16’ quando Adriano, su cross di Viviani, a volo d’angelo di testa non inquadra la porta. Si vede la Clodiense al 25’ con una mezza girata dal limite di Mazzetto di poco alta. Cybulko (32’) si deve impegnare per respingere un tiro da fuori di Boscolo Gioachina, ma al 35’ Viviani sbaglia il più facile dei gol su assist di Valente. Al 41’ il Legnago passa: Luca Tiozzo atterra Fioretti e l’arbitro assegna il rigore che lo stesso attaccante realizza. Partenza schock in avvio di ripresa per la Clodiense che al 3’ incassa il 2-0: Moretto si fa sorprendere da un lancio dalle retrovie e Fioretti fulmina tutti segnando in diagonale a mezza altezza. Il subentrato Isotti è il più pericoloso tra i granata, ma per la Clodiense è notte fonda.

Ore 15.30 – Aggiornamento su Legnago-Padova: continui colloqui in corso tra le Questure per trovare una soluzione. Si punta allo spostamento a Rovigo nonostante l’ostracismo della società veronese. Attese novità nelle prossime ore o al massimo domani.

Ore 15.20 – (Corriere delle Alpi) «Il calcio è così: concedi poco per 60-70 minuti e poi perdi una partita che stavi vincendo». Enrico Antoniol sintetizza in questo modo la bruciante sconfitta. «Si era messa in discesa», spiega, «evidentemente è mancata la personalità necessaria per portarla in porto». Paura di vincere? «Può essere. Ma adesso restiamo sereni in vista della fondamentale partita di domenica». Prima però analizziamo meglio la gara di Arzignano: «Sapevamo che sarebbe stata dura, ci siamo presentati con una formazione rimaneggiata, non pensavamo certo di poter venir qua e stravincere. Partita troppo bloccata? Diciamo che non ci siamo lanciati allo sbaraglio. Anche loro hanno giocato accorti: la differenza è che loro sull’1 a 1 sono stati più attenti, hanno aspettato un’occasione propizia per colpire e l’hanno trovata». Trinchieri è l’attaccante più forte che hai incontrato in questa D? «Non saprei: anche Amirante dei Biancoscudati Padova mi ha fatto un’ottima impressione. L’Arzignano ha carattere e qualità ma, a parte i padovani, che sono di un’altra categoria, nessuna delle squadre che ci precedono in classifica ci è superiore; né il Legnago, che sta compiendo una gran rimonta, né il Montebelluna. Come gioco, invece, ho apprezzato particolarmente quello della Clodiense. Noi, stando alle aspettative iniziali, avremmo dovuto fare bene come il miracoloso campionato scorso. Penso che nelle quattro che mancano da qui alla fine del torneo possiamo puntare ad arrivare a 44-45: se ci riuscissimo penso avremo fatto comunque una buona annata. Prima cerchiamo di chiudere il discorso salvezza, che ci renderebbe già contentissimi».

Ore 15.10 – (Gazzettino, edizione di Belluno) È un Massimiliano Parteli sconsolato quello che sosta nel corridoio degli spogliatoi nel dopo partita. «Abbiamo fatto tutto noi. Abbiamo trovato il gol del vantaggio, meritato per quello che le due squadre avevano mostrato in campo, e poi siamo rimasti in superiorità numerica. Avevamo tutto dalla nostra parte per portare a casa il risultato e invece è arrivato il rigore a rimettere tutto in discussione. Da quel momento la squadra ha perso sicurezza incappando in una serie di errori». Una sconfitta dura da digerire… «Sì perché avevamo la partita in mano. Una volta in vantaggio invece di prendere forza ci siamo fatti inspiegabilmente prendere da un atteggiamento di insicurezza che ci ha reso timorosi e pasticcioni. Sino a quel momento l’Arzignanochiampo era riuscito a creare ben poco». Un segnale che deve preoccupare? «In palio ci sono ancora parecchi punti, e una squadra che, come la nostra, ha come obiettivo la salvezza non può certo adagiarsi adesso. Mi auguro che questa sconfitta serva da lezioni per non ricadere negli stessi errori compiuti oggi». Nel finale di partita con i cambi ha provato a raddrizzare il match. «Sì, ma ormai era tardi. Mentalmente non ci eravamo proprio. In settimana analizzerò la partita con i ragazzi. Bisogna riprendere a fare punti già da domenica prossima con il Mezzocorona».

Ore 15.00 – (Giornale di Vicenza) «Ci sono molti segnali positivi – ha detto Paolo Beggio, tecnico dell´Arzichiampo, a fine partita -. Quando siamo andati sotto e ci siamo trovati con l´uomo in meno abbiamo trovato la forza di reagire, trovando anche quella compattezza necessaria per pareggiare e poi vincere». Lo sapeva l´allenatore che era una partita difficile, e infatti ha ricordato: «Il Ripa è venuto ad Arzignano chiudendosi bene, era difficile trovare spazi ed infatti avevo detto ai ragazzi di cercarli per poter fare gol». Domenica è in programma il derby con l´Altovicentino. «Sarà una bella partita – ha concluso – e questo è il modo migliore per arrivarci. Devo fare un grande applauso a tutti, perché ottenere 51 punti in questo momento della stagione è molto bello per avvicinarci ad un obiettivo che definisco storico».

Ore 14.50 – (Giornale di Vicenza) Il sogno continua. L´Arzichiampo ha vinto in rimonta e con un uomo in meno contro i bellunesi di Parteli. I playoff, un «obiettivo storico» come li ha definiti Beggio, sono lì sul palmo della mano tra le dita ancora aperte. Bisogna stringerlo davvero forte il pugno, con le unghie ben affilate. Trinchieri e compagni possono davvero sorridere per com´è maturata la vittoria, Aver battuto gli avversari in inferiorità numerica è l´ulteriore segnale che la formazione di Beggio ha una forza mentale invidiabile. Per quanto riguarda la partita di ieri, sono arrivati tre punti importanti per la classifica, ma è stato l´atteggiamento a far capire che oltre le posizioni in classifica c´è qualcosa di più bello che fa ben sperare. Primo tempo. All´11´ cade in area Solagna ma per l´arbitro è tutto regolare e si prosegue.Poi c´è un tiro di Trinchieri parato a terra dal portiere. Al minuto 23 Ponik ci prova da distanza ravvicinata; è brava la difesa locale ad opporsi ed il portiere Dall´Amico a respingere in angolo. I primi 25´ trascorrono senza grandi emozioni con le due formazioni attente a non esporre il fianco all´avversario. Alla mezz´ora, cross dalla destra di Vignaga che mette in mezzo dove Trinchieri ha il tempo di staccare in volo e colpire di testa, ma il suo tentativo è troppo debole ed il portiere ospite para. Difesa locale sempre attenta sulle folate offensive bellunesi che provano ad offendere soprattutto sulle corsie laterali. Minuto 37; sussulto della squadra della Vallata con il palo colpito direttamente da corner di Carlotto; la palla carambola in area e l´azione sfuma. A 3´ dal termine forte punizione di Carlotto da fuori e palla che viene respinta dalla difesa. All´ultimo minuto di gioco Trinchieri si tuffa di testa e sfiora soltanto il pallone. Secondo tempo. Al 3´ la doccia fredda del gol ospite: cross di Ponik e Malacarne insacca al volo col piatto destro. Al gol, segue l´esultanza di tutta la squadra sul materasso del salto in alto del Dal Molin. All´11´ doppia ammonizione per Draghetti, punito per simulazione nell´ area ospite, L´Arzichiampo resta con l´uomo in meno per tutti i restanti minuti. Al quarto d´ora ci prova Tibolla ma para Dall´Amico. Fallo di Frangu su Fracaro al quarto d´ora in area: è rigore per i locali. Trinchieri non sbaglia. Al 28´ è ancora Trinchieri ad avere la palla-gol ma manda a lato di poco. Al 35´ l´Arzichiampo si porta in vantaggio: Marchetti come un fulmine a ciel sereno scende sulla sinistra e si accentra, testa alta e palla bassa che rotola in fondo all´angolino. Arrivando in questo modo e con questa grinta al rush finale ci si potrà divertire perché la mente è libera e la palla rotola in campo che è un piacere. Ed è proprio in quei momenti che le cose più difficili diventano facili. Come ieri, quando il balzo da tre punti ha messo nel sacco un bel po´ di speranze.

Ore 14.30 – (Giornale di Vicenza) Altovicentino assente al Polisportivo. La squadra allenata da Diego Zanin ha giocato al di sotto delle proprie potenzialità ed è stata sovrastata da un Belluno con più grinta e voglia di vincere rispetto all´avversario. «Oggi non c´eravamo in campo – commenta il fuoriquota Giacomo Ricci – ci siamo fatti prendere dall´importanza della partita, potevamo e dovevamo fare meglio di così. La distanza con il Padova capolista non conta, noi credevamo ancora di poterlo prendere. Dopo questa sconfitta, pensiamo alla partita di domenica, il derby in casa dell´Arzignano; questo col Belluno è stato solamente un intoppo. Non dimentichiamo che venivamo da sei risultati utili consecutivi. L´obiettivo resta quello di giocare i playoff – sottolinea – e cercare di fare il salto di categoria. Il Belluno? Gli faccio i miei complimenti, ha giocato veramente bene». Il presidente Dalle Rive in pressing su Corbanese e Pescosta. Il presidente dell´Altovicentino non ha mai nascosto il suo interesse per l´attaccante gialloblù e già all´andata c´era stato qualche scambio di battute tra lui e Fardin. Il discorso è preseguito ieri. «Corbanese è due anni che mi interessa – spiega il massimo dirigente dell´Altovicentino – l´ho chiesto a Fardin ma mi ha spiegato che il ragazzo ha il lavoro qua e quindi risulta difficile che possa venire da noi, anche se non è impossibile. Mi piace molto anche il numero quattro (Giovanni Pescosta, ndr), vedremo cosa si può fare».Sulle voci che vogliono il patron Dalle Rive sulla strada di Trieste, il presidente ci tiene a fare chiarezza. «Non sono vere quelle voci, non andrò a Trieste – conclude – posso dire che rimarrò all´Altovicentino al 99 per cento».

Ore 14.20 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Il gol ritrovato e il gol numero 20. Un’esultanza lunga un anno e tre mesi abbondanti, e un’esultanza continua da un anno. Andrea Raddrezza e Simone Corbanese: due gol, un unico sorriso. Nel Belluno che riassapora il gusto dolce della vittoria, tutti sono protagonisti. Ma ad aprire e chiudere le danze contro l’Altovicentino ci sono loro due. «Radre» sblocca il match e si sblocca. «Era dal 6 gennaio 2014, a Valdagno, che non segnavo – spiega -. Dopo oltre un anno non vedevo l’ora di tornare a segnare. L’ho inseguito tanto questo gol. E questa era proprio la settimana perfetta, perché mi sono allenato bene e sentivo di essere in forma». Radrezza, però, condivide la gioia del gol ritrovato con tutti i compagni. «Sono contento della mia rete. Poi però siamo stati bravi tutti a condurre in porto il match: abbiamo lottato su ogni pallone». Forse ci si aspettava qualcosa in più dall’Altovicentino, seconda forza del campionato. Invece la squadra ospite non ha mai visto palla. «Il merito è anche nostro – continua Radrezza -. Abbiamo giocato a un ritmo altissimo, pressandoli in ogni zona del campo. Volevamo a tutti i costi fare risultato. E ci siamo riusciti». Al di là del gol, come sta Radrezza? «Bene, finalmente bene. Non sono ancora al 100 per cento, ma lo sarò per i playoff. Siamo tornati in corsa anche per il terzo posto e vogliamo crederci fino alla fine». Dal gol ritrovato al gol numero 20: record 2012-2013 eguagliato per il Cobra. Che ora scalpita per superarsi. «Questa è forse la vittoria più bella di tutta la stagione – sentenzia il goleador -. Dovevamo tirar fuori una prestazione super: abbiamo mostrato un carattere e una grinta pazzeschi. Queste devono essere le costanti del nostro gioco, da qui alla fine. Amarezza per i risultati negativi dell’ultimo periodo? I periodi capitano, ma servono per crescere». Il presidente dell’Altovicentino scherzava con Fardin a margine del match. Forse, dopo averlo cercato già nel bel mezzo di questa stagione, ha anche chiesto se il Cobra è sul mercato. «Fa piacere, ma io sto bene qui: Belluno è tanta roba». Una dichiarazione d’amore condivisa da Stefano Mosca: «Non cambierei mai società. Adesso godiamoci questa vittoria, che ha mostrato una prestazione super da parte di tutti: non abbiamo sbagliato niente e siamo tornati al quarto posto. Andiamo avanti per fare 12 punti nelle ultime quattro gare, poi tireremo le somme».

Ore 14.10 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Torna il sorriso, compagno dei tre punti. Se poi si somma alla miglior prestazione gialloblù del 2015, allora il sorriso è al quadrato. Anzi, al cubo. La prova? Un Roberto Vecchiato più raggiante che mai. «Forse, a livello di gioco, abbiamo fatto partite anche migliori di questa – sentenzia l’allenatore gialloblù -. Però stavolta ci abbiamo messo più attenzione e più cattiveria che mai. Abbiamo messo il match sul ritmo. Abbiamo pressato a tutto campo, come deve essere sempre. E siamo stati premiati. Ce lo meritavamo». In effetti, il Belluno si è ripreso con gli interessi le soddisfazioni mancate dell’ultimo periodo. Perché la truppa di Vecchiato non solo le ha suonate alla seconda forza del campionato, ma si è anche rimessa sonoramente in moto verso il terzo posto. La sconfitta della Clodiense ha segnato il nuovo sorpasso del Belluno ai danni della squadra chioggiotta. Ora i gialloblù sono di nuovo quarti e tengono nel mirino la Sacilese (sconfitta ieri a Padova), distante sole due lunghezze. Il terzo posto torna possibile? «I conti si fanno alla fine – si nasconde Vecchiato -. Diciamo che nell’ultimo periodo abbiamo pagato oltre le nostre colpe. A volte capita che vinci sei partite di fila e sembri perfetto: non è così. Ma non è neppure vero che sei scarso, se perdi un po’ di punti per strada. Il Belluno, in due anni, non ha mai dato l’impressione di essere una squadra molle: questi ragazzi meritano tantissimi applausi». Nel giorno del ritrovato successo, ci sono applausi per tutti. Uno particolare, però, è per Andrea Radrezza, tornato al gol dopo oltre un anno. «Ha avuto tanta sfortuna: adesso è giusto che abbia soddisfazione. Ho deciso di schierarlo dall’inizio perché in settimana stava meglio rispetto a Masoch. Punto su di lui come punto su di tutti». E Radre, come tutti, potrà essere decisivo per la volata finale.

Ore 14.00 – (Corriere delle Alpi) Andrea Radrezza torna al gol e il Belluno torna alla vittoria. Con una prestazione da incorniciare, i gialloblù stritolano l’Altovicentino secondo in classifica: apre capitan Radrezza su punizione (non segnava dal 6 gennaio 2014), raddoppia Francesco Posocco, chiude su rigore Simone Corbanese, che eguaglia il proprio record personale di venti gol messo a segno nella stagione 2012-2013. Nei 90′ i padroni di casa hanno concesso un’unica occasione alla corazzata vicentina, ma Schincariol ha salvato con un gran intervento. Lo scarto poteva anche essere maggiore, ma Corbanese è stato fermato due volte da Pavanello e Mosca si è visto annullare un gol di testa, per un fallo dubbio sul portiere in uscita. Con questa vittoria i ragazzi di Vecchiato tornano alla vittoria e scavalcano la Clodiense, conquistando la quarta posizione. La Sacilese è ora a meno due. Il Belluno si presenta in campo con la solita difesa a quattro: sulle corsie esterne ci sono Stefano Mosca e Danny Paganin, al centro sono confermati Ivan Merli Sala e Sebastiano Sommacal. A centrocampo Simone Bertagno va in cabina di regia supportato da Giovanni Pescosta e da Marco Duravia, arretrato sulla mediana. In attacco Simone Corbanese guida l’attacco insieme al gemello del gol Andrea Radrezza che torna titolare. Alle spalle delle due punte c’è Francesco Posocco. Si accomoda ancora in panchina Yari Masoch, mentre Mike Miniati è squalificato. Nei primi minuti è il Belluno a rendersi più pericoloso. Al 9′ Radrezza riceve palla in avanti e con uno scatto dei bei tempi brucia il rivale e calcia sul secondo palo, ma il difensore è bravo a recuperare e deviare in angolo la conclusione. Con il passare dei minuti il Belluno cresce e sfiora per due volte il raddoppio con bomber Corbanese. La prima occasione per il “Cobra” è servita da Paganin, che pennella in area, ma il colpo di testa del numero nove è debole e bloccato da Pavanello. Una manciata di minuti dopo è invece Duravia a mettere in mezzo una palla, il capocannoniere va a colpo sicuro ancora di testa, ma il numero uno ospite si supera e con un colpo di reni salva la sua porta. Il gol per il Belluno è nell’aria e arriva al 23′. A realizzarlo è il capitano Andrea Radrezza, che dal limite dell’area calcia una punizione sul secondo palo dove Pavanello non arriva. L’attaccante esulta prima con i compagni e poi si rivolge alla tribuna con le mani al cielo: i tifosi gialloblù rispondono con uno scroscio di applausi. Il capitano dopo più di un anno è finalmente tornato. Al 39′ il Belluno raddoppia con il colpo di testa di Mosca su calcio d’angolo di Duravia, ma l’arbitro annulla per un presunto fallo dell’arbitro sul portiere bianconero. Nel secondo tempo il match ricomincia in maniera equilibrata, ma al 55′ l’Altovicentino va vicino al pareggio con Cozzolino, servito in area di testa da Gambino, la girata a botta sicura dell’attaccante bianconero è respinta con un intervento prodigioso da Schincariol, che salva il risultato. Sul capovolgimento di fronte Francesco Posocco raddoppia: il pressing del fuoriquota bellunese viene premiato, Bertozzoni e Pavanello non si capiscono e il gialloblù anticipa entrambi e insacca. In campo c’è solo il Belluno e al 64′ i ragazzi di Vecchiato sfiorano il terzo gol con la bella azione di Pescosta, che trova in area il colpo di testa di Posocco deviato sotto porta da Corbanese: Pavanello salva i suoi con un intervento in tuffo. All’85’ Duravia guadagna un calcio di rigore per un tocco di mano di Ricci e dal dischetto Corbanese cala il tris.

Ore 13.40 – (Mattino di Padova) «Abbiamo giocato un’ottima partita», esordisce così il tecnico della Thermal Pedriali a fine gara. «Sono molto contento della prestazione, abbiamo concesso pochissimo subendo gol su un contrasto perso a centrocampo. Non siamo venuti di certo a Rimini pensando di averla già persa, abbiamo provato fino alla fine a pareggiarla, ma loro hanno dimostrato di essere una corazzata. Rimane comunque questo lo spirito che voglio. Siamo in grande crescita. Giocare davanti a un pubblico del genere non è semplice, ma abbiamo mostrato di avere carattere e l’impatto con la partita è stato quello giusto. Sono convinto che possiamo salvarci, siamo migliorati molto in difesa e i miei ragazzi hanno dato tutto quello che avevano. Dispiace aver perso, non lo meritavamo».

Ore 13.30 – (Mattino di Padova) Non era certo un compito facile, per la Thermal Abano, quello di fermare la capolista Rimini con lo stadio già in festa per la promozione in Lega Pro. Di fronte a più di 4000 persone i ragazzi di Pedriali si sono dati molto da fare, dimostrando di credere ancora nella permanenza in serie D. Il Rimini parte subito forte, con Pera che conclude dal limite dell’area reclamando un tocco di mano. La partita si sblocca al 10′ con il bomber Ricchiuti che, servito perfettamente da Calori, scarica una bordata con il sinistro che si infila all’incrocio dei pali. L’entusiasmo degli spalti non intimorisce, però, la Thermal Abano che, al 20′, si fa vedere davanti con Bolchi che tira dalla distanza trovando pronto Dini. È una partita molto combattuta, con la difesa termale che controlla bene l’attacco romagnolo, pericoloso allo scadere del primo tempo con Torelli che, servito di sponda da Mazzocchi, conclude con il destro sfiorando il palo. Davvero positiva la prestazione del portiere della Thermal Merlano che, al 21′ della ripresa, ferma Pera lanciato a tu per tu da Ricchiuti. L’estremo difensore si ripete al 32′, quando Ricchiuti conclude da posizione ravvicinata trovando pronto lo stesso Merlano. Al 39′ del secondo tempo sfiora il gol del doppio vantaggio il Rimini con Tedesco che, con un tiro-cross, costringe Merlano a deviare il pallone sulla traversa. Il gol che fa esplodere di gioia lo stadio Romeo Neri arriva proprio nei secondi finali, quando Torelli raddoppia con il tap-in vincente grazie all’assist di Tedesco. I romagnoli riescono a battere il record storico di vittorie casalinghe di fila raggiungendo quota 16. Dopo un anno di purgatorio, quindi, il Rimini torna nel calcio professionistico, rispettando a pieno le premesse di inizio stagione. Per la Thermal Abano si prospetta un finale di stagione da cardiopalma, perché la crescita vista nelle ultime due partite fa ben sperare e i play-out sono distanti una sola lunghezza. Quindi più che mai raggiungibili e la squadra di mister Pedriali ha dimostrato di credere in questa possibilità.

Ore 13.10 – (Mattino di Padova) Negli spogliatoi del Comunale di Legnago, mister De Mozzi guarda il bicchiere mezzo pieno nella consueta analisi del post-gara. «Ci siamo presentati in condizioni di emergenza – confessa l’ex allenatore di Real Vicenza e Marosticense, alla sua seconda stagione sulla panchina neroverde – Dispiace per le tante assenze che spesso ci privano di giocatori importanti, ma nonostante tutto abbiamo comunque guadagnato un punto sul Bellaria e siamo da soli al sesto posto. Il sogno-playoff dipende sempre più da noi e lo scontro diretto di domenica prossima proprio con il Bellaria non sarà semplice. Quella che stiamo vivendo è un’annata da incorniciare perché abbiamo raggiunto entrambi gli obiettivi societari: rimanere in serie D e inserire nuovi giovani in prima squadra».

Ore 13.00 – (Mattino di Padova) Pochissime emozioni e tanti sbadigli nella sfida del girone D di serie D tra l’Abano di Massimiliano De Mozzi e il Mezzolara di Silvano Fiorucci, disputata in terra veronese al Comunale di Legnago vista l’indisponibilità dello Stadio delle Terme di Monteortone, che in questi giorni si sta rifacendo il look in vista dell’inizio del torneo internazionale giovanile riservato alla categoria Esordienti e al via in grande stile mercoledì 22. Inevitabile lo 0-0 finale tra neroverdi e bolognesi per un punticino comunque utile a muovere le classifiche di entrambe le squadre. Soprattutto quella dell’Abano, che rafforza il sesto posto solitario in classifica in vista dell’importantissimo scontro diretto di domenica prossima sul campo del Bellaria Igea Marina. La cronaca. Nel primo tempo partono meglio i padovani, che controllano senza troppi affanni il grande dinamismo del Mezzolara. L’unico brivido ospite arriva alla mezzora sugli sviluppi di un calcio piazzato: ma il portierone termale Enrico Rossi Chauvenet non si fa sorprendere e smanaccia bene in corner. Nella ripresa l’inerzia della sfida non cambia, con l’Abano a gestire la manovra e gli ospiti bolognesi pronti come razzi a pungere di rimessa. Nelle file padovane a farsi notare sono soprattutto due baby, il diciottenne terzino destro Michael Trovò e il ventenne esterno offensivo Massimiliano Giusti (ex Thermal e San Paolo), che con le loro accelerazioni mettono spesso in grandi difficoltà la muscolosa ma lenta retroguardia romagnola. Di occasioni nitide comunque non se ne vedono e anche nel secondo tempo il taccuino si sporca solo per effetto di un calcio di punizione pennellato da Alessandro Evangelisti, ma ben neutralizzato da Rossi Chauvenet. Negli ultimi minuti il ritmo della partita cala ulteriormente, entrambe le squadre tirano i remi in barca e non succede praticamente più nulla. Finisce 0-0: il Mezzolara piazza un altro buon mattoncino nella corsa verso la salvezza, l’Abano consolida il sesto posto e inizia con il pollice alto la settimana che porta alla trasferta di Bellaria, scoglio probabilmente decisivo per uno storico approdo ai playoff. Non male per una neopromossa riuscita a mettere in ghiaccio la permanenza in categoria con molte giornate d’anticipo.

Ore 12.40 – (Mattino di Padova) Quarto posto e un finale di stagione ancora tutto da scrivere per l’Este, penultima posizione e una salvezza difficile ma non impossibile per l’Altetico San Paolo Padova: di carne da mettere al fuoco ce n’è finché si vuole, di punti a disposizione, però, sempre meno. Lo sa bene l’allenatore dell’Este Gianluca Zattarin, che sotto il tunnel degli spogliatoi discute di affari di classifica col presidente Renzo Lucchiari, inquadrando la situazione con gli aggiornamenti dagli altri campi. Un punto dalla Correggese, terza, e due dal Piacenza, secondo. Il Rimini, invece, sta già festeggiando il ritorno tra i professionisti: «Come ho già detto in varie occasioni, noi punteremo a fare risultato di partita in partita per arrivare più in alto possibile» afferma l’ex difensore di Padova e Chievo. «Oggi (ieri, ndr) era importante fare risultato per dare continuità agli ultimi risultati». L’Este ha gestito il derby da grande squadra: «Sì, sono molto contento. In alcune fasi della partita forse potevamo alzare il ritmo di gioco ma la squadra ha saputo colpire nei momenti giusti». «Abbiamo sbloccato il risultato su calcio piazzato» continua Zattarin. «Sfide difficili come questa si possono sbloccare anche così, e noi ce l’abbiamo fatta. Abbiamo anche commesso degli errori, ma nel complesso i ragazzi si sono comportati molto bene». È soddisfatto, nonostante il risultato, pure il trainer dell’Atletico San Paolo Padova Vito Antonelli: «Questa partita deve essere uno spunto e uno stimolo per le prossime, che dovremo giocare al massimo delle nostre possibilità» commenta. «I gol subiti sono scaturiti da episodi: nel primo è stato bravo l’attaccante dell’Este, nel secondo il nostro difensore ha commesso un errore ma penso non sia giusto colpevolizzarlo perché sono cose che possono succedere». Ora i gialloblù dovranno affrontare quattro partite fondamentali, due in casa e due in trasferta, contro Fiorenzuola, Fidenza, Bellaria e Abano: «Noi ci crediamo ancora. Continuerò sempre a dire che questi ragazzi meritano un plauso perché continuano a lottare nonostante le vicissitudini societarie» chiude Antonelli. «La salvezza è ancora possibile e non vedo perché non dovremmo provarci». L’Atletico San Paolo è penultimo a quota 30 punti, gli stessi dei cugini della Thermal Abano. Il Fidenza, prima squadra impelagata in zona playout, è quindicesimo con 35 punti, a meno quattro dal Mezzolara, sempre più vicino alla salvezza matematica. A questo punto, il derby contro l’Abano, in programma domenica 10 maggio allo stadio delle Terme di Monteortone, potrebbe essere decisivo.

Ore 12.30 – (Mattino di Padova) A quattro partite dalla fine si può solo sperare. Calcoli su calcoli, come da tradizione nelle volate che possono valere playoff o salvezza. Si può solo sperare, appunto, dopo il penultimo derby padovano della stagione, Este-Atletico San Paolo (l’ultimo sarà Abano-San Paolo), dal quale poteva uscire qualsiasi risultato senza stupire nessuno. Non aveva fatto scalpore la vittoria dei gialloblù all’andata (3-2) e non fa stropicciare gli occhi nemmeno il 2-0 del Nuovo Stadio. Decidono i gol venuti dall’Est – Polonia e Moldavia, per la precisione – di Fyda e Turea, due ragazzini voluti e lanciati da mister Gianluca Zattarin, che può anche permettersi di alternarli a mo’ di staffetta. Fuori uno e dentro l’altro, rete per entrambi e Atletico San Paolo al tappeto: i ragazzi di Vito Antonelli, in ogni caso, dimostrano ancora una volta di meritare la salvezza. D’altra parte, giocare al massimo, incoraggiarsi e correre come matti per 95 minuti senza avere la benché minima idea di quale sarà il destino della società, e soprattutto, senza aver visto ancora un soldo, è roba per pochi. Si capisce che l’Atletico è una squadra vera quando Villatora s’immola per anticipare Rondon sul cross di Beghetto (18’), e pure quando, in occasione del gol di Fyda, bravo a incornare il tiro d’angolo di Rondon (28’), nessuno vede volare le spugne. Gli ospiti, infatti, provano a imbastire qualcosa, anche se la superiorità tecnica dell’Este è evidente. Eppure Lelj e compagni non solo fanno fatica, ma sono pure costretti a tentare la fortuna dalla distanza, bloccati da una prestazione tutta cuore della retroguardia sampaolina: la staffilata di Beghetto e la punizione mal calibrata di Rondon ne sono la prova. Lo stesso Beghetto ritenta da fuori area intorno al 44’, anche se mira e “jella” si mettono di mezzo. L’esterno atestino, tra l’altro, nella ripresa rientra in campo più testardo che mai, ma l’ennesima volée sbarba il palo alla sinistra di Savi. Il San Paolo rinasce con l’ingresso in campo di Lombardo e Sambugaro, tra guizzi del primo e incursioni centrali del secondo. La formazione patavina reclama un rigore per un tocco di mano di Tessari (66’), episodio che fa da preludio al raddoppio dei giallorossi. Al 70’, infatti, Turea sfrutta un’indecisione in chiusura di Boscaro e infila Savi da due passi. Il San Paolo ci crede ancora e preme sull’acceleratore: il colpo di testa di Sambugaro, su assist di Zanetti, non impegna Lorello. Il portiere atestino, però, si deve superare sul secondo tentativo di Sambugaro e sulla botta di Lombardo. Il risultato resta invariato e l’Este può così festeggiare il diciottesimo colpo da tre punti stagionale.

Ore 12.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Sconfitto, ma sorridente. Carlo Marchetto non si fascia la testa. «Affrontare la capolista con 5 giovani – dice il tecnico sacilese -, davanti a tanta gente, tenendo testa all’avversario e creando occasioni per portare a casa almeno un pareggio, non può che rendermi contento. Spiace che a fronte di una bella prestazione non ci sia anche un passo avanti in classifica». Così sull’undici iniziale: «Manucci ha passato una settimana non al top. Così ho messo dietro Mboup e il riscontro è stato positivo, come per tutti i ragazzi». Una gara divertente. «Entrambe le squadre hanno giocato senza tatticismi – racconta -. Nel primo tempo abbiamo ribattuto colpo su colpo. L’ingenuità in occasione del rigore? La palla spizzata da un avversario ha messo fuori tempo Baggio. Peccato essere rimasti nello spogliatoio nei primi 10′ della ripresa, ma il gol loro ci ha fatto ripartire e abbiamo costruito tre occasioni».

Ore 12.00 – (Messaggero Veneto) I complimenti, si sa, non fanno punti. Ma quando sono meritati, come quelli ottenuti ieri dalla Sacilese sul campo della capolista, possono servire ad accrescere ulteriormente la propria autostima. La squadra di Marchetto torna da Padova con zero punti (il terzo posto ora è minacciato da Belluno e Arzichiampo, piombate a meno 2), ma con l’etichetta della «miglior squadra vista quest’anno all’Euganeo». La battistrada, infatti, ormai a due passi dalla matematica promozione in Lega Pro, deve sudare le proverbiali sette camice per avere ragione dei liventini. E ci riesce soltanto grazie a un rigore a inizio ripresa: unica disattenzione della retroguardia sacilese, per l’occasione priva di un perno importante come Manucci, ancora non al meglio. L’assenza dell’ex Cittadella costringe Marchetto a schierare 5 fuoriquota. È una Sacilese giovane, ma per nulla impaurita dal Padova e dal caldo tifo dei quasi 5 mila tifosi sugli spalti. Dopo un’iniziale spavento (girata di Amirante sottomisura, deviata da Favaro), l’undici di Marchetto prende il sopravvento e sfiora il vantaggio al 20′ con Beccaro, che entra in area dalla sinistra e una volta a tu per tu con Petkovic lo prova a sorprendere con un morbido pallonetto che termina di pochissimo sopra la traversa. Il Padova finisce il tempo con due tentativi di Petrilli, cui Favaro si oppone alla grande. Ad inizio ripresa, l’episodio che decide il match. Amirante approfitta di un errato disimpegno della difesa liventina, entra in area e costringe Favaro in uscita al tocco da rigore. Dal dischetto trasforma l’ex Segato. Sulla testa di Beccia e sui piedi di Beccaro (punizione dal limite all’ultimo secondo) i palloni del possibile 1- 1, ma in entrambi i casi Petkovic blinda la porta.

Ore 11.40 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Petkovic 7; Busetto 6.5, Sentinelli 6, Thomassen 6.5, Salvadori 6.5; Segato 6.5, Mazzocco 6 (Fenati sv); Dionisi 6 (Nichele 6), Ilari 6, Petrilli 6.5 (Zubin sv); Amirante 6.5.

Ore 11.30 – (Gazzettino) Splendida per coordinazione la girata al volo di Petrilli (34’) a incrociare di sinistro sul palo più lontano, ma altrettanto prodigiosa è stato il balzo di Favaro. Gli ultimi squilli prima dell’intervallo sono stati ancora di Petrilli e Beccaro, ma il risultato non si è sbloccato. Le buone notizie che arrivavano da Belluno hanno probabilmente spinto la squadra biancoscudata ad affrontare la ripresa con il piede subito sull’acceleratore. Parlato ha ridisegnato l’assetto tattico inserendo Nichele al posto di Dionisi e avanzando Segato alle spalle di Amirante. Il Padova ha messo sotto pressione la difesa avversaria e al 10’ è arrivato l’episodio che ha deciso la gara: bravo Amirante a lanciarsi su un pallone in area e ad anticipare di un soffio il portiere in uscita. Inevitabile il contatto tra i due, sacrosanto il rigore. Sul dischetto si è presentato Segato che ha trasformato di precisione, celebrando finalmente il suo primo gol in campionato. Dopo che Sentinelli, qualche istante più tardi, ha sfiorato il raddoppio di testa, l’iniziativa è passata nelle mani della Sacilese che ha dato fondo a tutte le sue energie nel tentativo di acciuffare il pareggio. Parlato ha abbassato Nichele sulla linea dei difensori per reggere meglio l’urto, affidando poi al nuovo entrato Zubin il compito di tenere sempre in allerta la retroguardia ospite. Petkovic è stato attento nello sventare una girata area di Beccia, poi ha ringraziato la buona sorte sul destro al volo di Mboup che ha lambito il palo, infine è stato pronto a disinnescare una velenosa punizione dal limite di Beccaro. Il triplice fischio dell’arbitro Marchetti ha quindi certificato il successo del Padova. E il tripudio dell’Euganeo è stato da pelle d’oca.

Ore 11.20 – (Gazzettino) Non ce n’è per nessuno. Un rigore trasformato da Segato manda ko la Sacilese, vendica la sconfitta dell’andata e regala un’altra gioia ai biancoscudati, ai quali soltanto la matematica impedisce ancora di festeggiare con largo anticipo la promozione. Dopo il perentorio ko dell’Altovicentino in casa del Belluno (3-0) i punti di vantaggio della truppa di Parlato sono infatti saliti a undici, quando mancano quattro giornate al termine. Come dire che domenica prossima a Legnago – ma per motivi di ordine pubblico, visto l’annunciato esodo in massa dei tifosi del Padova, si potrebbe giocare a Rovigo – sarà il giorno del meritatissimo trionfo. Che non fosse una partita facile lo si sapeva. E il campo lo ha confermato. La Sacilese ha affrontato la sfida senza timori reverenziali, cercando di rispondere colpo su colpo alle iniziative della squadra di casa. Tanti infatti sono stati i capovolgimenti di fronte nel primo tempo. Ad aprire le ostilità è stato un destro di Mazzocco, dopo una triangolazione larga con Busetto, sventata dal portiere in tuffo. Pronta la replica degli ospiti: Spagnoli ha confezionato un assist al bacio per Stiso che però si è impappinato al momento del tiro e l’opportunità è sfumata. Petrilli da una parte e Craviari dall’altra hanno poi chiamato agli straordinari i due portieri, quindi è stato il padovanissimo Beccaro a non sfruttare al meglio una situazione favorevole nell’area biancoscudata. Sempre fluide le trame di gioco della Sacilese, soprattutto sull’asse di sinistra dove lo stesso Beccaro agiva in perfetta sintonia con Spagnoli e Beccia. Proprio per limitare le sortite offensive di quest’ultimo, Parlato ha allargato Ilari sulla corsia di destra e il Padova è tornato a pungere con più efficacia.

Ore 11.10 – (Gazzettino) La svolta è arrivata dopo il ko a Mogliano. «La squadra ha fatto capire che era solo un episodio. È ormai passato, guardiamo avanti con fiducia». Più undici sull’Altovicentino: Padova troppo forte? «Sicuramente ha dimostrato di essere più forte di loro». Sul pubblico. «Mette i brividi, e voi non sapete cosa si sente nel sottopassaggio prima di entrare». Segato si gode il suo primo sigillo in campionato: «Non vedevo l’ora, ma contava vincere. Lo dedico ad Aperi perché si è fatto male in un contrasto con me e mi sento un po’ in colpa. Mi aveva chiesto di dedicargli il gol se avessi segnato». Petkovic è stato un muro in porta, inclusa l’ultima parata sulla punizione di Beccaro: «Avevo dei giocatori davanti e ho avuto la pazienza di aspettare, è stata la scelta giusta perché ha calciato sul primo palo. Sono rientrato forte dopo l’infortunio, sono contentissimo. Manca un passo per essere promossi».

Ore 11.00 – (Gazzettino) Il tecnico difende a spada tratta Thomassen e Dionisi presi un po’ di mira dalla domanda di un cronista per la loro prova. «Thomassen è un professionista serio e nella ripresa ha giocato con un’infiltrazione alla spalla. Se mi trovate un altro trentaseienne come lui, lo prendiamo subito. Dionisi è sempre affidabile: poteva fare meglio, ma non è una partita o un passaggio sbagliato che mi toglie la considerazione su di lui». Sulla prestazione di Amirante, aggiunge: «Gli avevo detto di giocare su Baggio, c’era la possibilità dell’uno contro uno sulla palla lunga. E proprio su una di queste situazioni è arrivato il rigore. Però bravi a tutti i ragazzi per ciò che stanno facendo». Per la promozione manca poco, che settimana sarà? «Una settimana di lavoro portata a quell’equilibrio mentale che serve per andare a prenderci quello che tutti desideriamo, non vediamo l’ora. Il clima in spogliatoio? Bello, i ragazzi stanno tenendo un ritmo altissimo. Questo è un gruppo di uomini, coeso, che non si fa influenzare da nessuno, che non ha paura di prendersi gli schiaffi e che punta dritto all’obiettivo. È stato costruito insieme alla società e a De Poli con grande oculatezza e stiamo facendo un campionato fuori da qualsiasi campionato nazionale dilettanti».

Ore 10.50 – (Gazzettino) Pacche sulle spalle e sorrisi a trentadue denti. È frizzante l’aria che si respira in sala stampa e non potrebbe essere diversamente dato che il salto in Lega Pro è praticamente cosa fatta, anche se davanti ai taccuini i protagonisti preferiscono mantenere ancora un profilo basso. Così il presidente Giuseppe Bergamin: «Siamo in Lega Pro? Se vogliamo dirlo lo diciamo, ma nelle prossime quattro partite voglio vedere sempre la stessa concentrazione. E se la matematica arriva prima, dobbiamo continuare a vincere fino alla fine. Questa gara è stata un passaggio importante e la Sacilese è stata la squadra migliore che ho visto all’Euganeo. Se pareggiava non avrebbe rubato nulla». Qualche istante prima aveva parlato Carmine Parlato con la sua immancabile sciarpa biancoscudata tenuta ben stretta in mano. «Abbiamo vinto ed è la cosa che contava di più. Abbiamo battuto una signora squadra soffrendo e giocando a viso aperto. Aggiungiamo un gol e una vittoria in più. È stata una partita giocata con grande tensione agonistica, la vittoria pesava e devo fare i complimenti ai ragazzi. Dedichiamo questa vittoria ad Aperi, ancora non sappiamo l’esito del suo infortunio».

Ore 10.40 – (Gazzettino) La vittoria numero 24 porta il Padova a un passo dalla promozione in Lega Pro che, con ogni probabilità, troverà domenica prossima il suggello della matematica. Ecco perché si sta già muovendo la macchina organizzativa, con un probabile cambio di sede per la sfida che vedrà i biancoscudati impegnati sul campo di Legnago. Troppo piccolo lo stadio della città veronese (circa 1.500 posti) per ospitare quella che sarà una vera e propria invasione pacifica dei supporter padovani – almeno 2.000, 2.500 – e dunque, con ogni probabilità si giocherà allo stadio Gabrielli di Rovigo la cui attuale capienza si aggira sui tremila posti. Oggi è previsto un consulto tra le autorità di pubblica sicurezza delle province interessate e a breve conosceremo ogni decisione. Se fosse confermata la scelta di Rovigo, per il tecnico Parlato si tratterebbe di un piacevole deja-vu dal momento che proprio con la portacolori del capoluogo polesano ha festeggiato la sua prima promozione dalla serie D all’allora C2. Ma la festa dei tifosi è naturalmente già iniziata ieri al triplice fischio dell’arbitro, con la consueta passerella della squadra all’Euganeo e sotto la Fattori i giocatori si sono visti lanciare e hanno indossato i cappellini da pescatore realizzati di recente dagli ultras. Gioia anche in tribuna ovest, con l’amministratore delegato Roberto Bonetto che, visibilmente commosso, è stato protagonista di abbraccio liberatorio al figlio Edoardo prima di correre insieme al diesse Fabrizio De Poli a Bassano per seguire la sfida con il Venezia e, come da lui dichiarato «assaporare la Lega Pro».

Ore 10.20 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “E’ il trionfo della squadra più forte”) Dal testa a testa con il Belluno si è passati al duello ampiamente previsto prima del via, con la squadra di patron Dalle Rive, duello in cui la “guerra” di nervi si è risolta nettamente a favore dei padovani, il cui allenatore, va scritto a caratteri cubitali, è il migliore, per capacità di gestione dello spogliatoio, intelligenza tattica e lettura sempre attenta delle partite. A dicembre l’Altovicentino era andato in crisi, sconfitto dall’Arzichiampo e dal Giorgione, mentre il Padova, caduto a Sacile, si era rimesso in carreggiata e manteneva la testa. Poi, complice il successo nello scontro diretto, un successo sinceramente bugiardo, l’undici di Valdagno si era riportato sotto e aveva effettuato il sorpasso dopo il giro di boa, quando la capolista era caduta inaspettatamente a Mogliano. Quel k.o. ha determinato la svolta, perché dentro lo spogliatoio è scattato “qualcosa” di decisivo: toccando le corde giuste, Parlato ha ricaricato il suo gruppo, composto di uomini veri e seri, che dall’evento contrario, qual era stato, appunto, lo scivolone sul campo dell’Union Pro, ha tratto la forza, e la rabbia, per riscattarsi. E il Padova è volato via, allungando come un passista che non si fa intimidire dalle salite più impervie e, con il suo incedere sciolto ma continuo, crea il vuoto alle sue spalle. Prima 5 punti, poi 8, ancora 10, poi di nuovo 8, adesso 11: il fossato è diventato voragine. Cifre alla mano, mancano 2 punti alla matematica promozione: l’Altovicentino, che ne ha 64, vincendo tutt’e quattro le gare che restano raggiungerebbe infatti quota 76. La capolista, che è a 75, con due pareggi sarebbe irraggiungibile. Ma ha la possibilità concreta di chiudere la pratica già con il Legnago, domenica 19. In caso di successo, andrebbe a 78. Ricordiamo che, in caso di arrivo alla pari, sarebbe necessario lo spareggio. Eventualità che ci sentiamo di escludere al 99%. Ci si prepari, dunque, alla festa, e all’invasione dei tifosi nel prossimo stadio dove si giocherà la sfida con i veronesi. Già, ma quale? Il “Sandrini” di Legnago ha una capienza di poco più di 2.100 spettatori, e agli ospiti ne potrebbero essere destinati 1.500. Non basterebbero a contenere l’onda biancoscudata, per cui da oggi partirà la richiesta ufficiale di andare a Rovigo, nello stadio Gabrielli, capace di contenere più di 3.500 persone. Sarà una settimana di grande attesa e fermento, ma è una bellissima sensazione. L’incubo del luglio 2014 è solo un pallido ricordo, gli dei del calcio stanno finalmente facendo giustizia.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “E’ il trionfo della squadra più forte”) Eccola, la Lega Pro. E’ lì, in fondo al rettilineo, seducente ed accattivante come una bella donna a lungo inseguita e mai toccata, che però adesso si avvicina a vista d’ìocchio al popolo biancoscudat0. Siamo all’epilogo di una cavalcata bellissima, che ci ha regalato momenti entusiasmanti e ci ha fatto riscoprire all’unisono, senza sbavature o, peggio, strappi che non avremmo mai compreso, l’amore per il Padova, vilipeso in un 2014 da incubo dai devastatori di professione, veri e proprio usurpatori della buona fede e della passione calcistica di una piazza umiliata come poche altre (anche se basta guardarsi intorno adesso ed elencarle le… miserie di quest’anno, in serie A, B e terza serie per consolarsi, anche se è magra consolazione comunque…). Vince, anzi trionfa sul lungo rettilineo pavesato a festa, la squadra più forte, assemblata in poche settimane con sagacia e indubbio mestiere e poi ritoccata strada facendo, fino all’aggiustamento definitivo (e che aggiustamento!) di dicembre-gennaio, dove l’esperienza di un diesse navigato come Fabrizio De Poli e la disponibilità dei due soci Bergamin e Bonetto ad assecondare le richieste dell’allenatore Carmine Parlato (soprattutto per gli “under”) hanno consentito di completare un organico di qualità e quantità già notevoli. I numeri della capolista del girone C della serie D son formidabili: 24 vittorie in 30 partite, 3 pareggi e altrettante sconfitte, 68 gol realizzati e 27 subìti, vale a dire il miglior attacco e la seconda miglior difesa del torneo, dietro quella della Sacilese battuta ieri. La differenza-reti è di 41, nessuno ovviamente non solo ha fatto meglio, ma è riuscito ad avvicinarsi sensibilmente a Cunico & C. Insomma, uno strapotere che il +11 sull’Altovicentino documenta in modo eloquente. Questo Padova ci ha convinto sin dall’inizio, in una categoria che peraltro nessuno connosceva o aveva appena sfiorato (personalmente avevamo seguito un paio di volte l’Este e in un’occasione il San Paolo al Plebiscito), e la sua superiorità è affiorata subito per il senso del collettivo che ne ha scandito le prestazioni giornata dopo giornata.

Ore 10.00 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Edel): Petkovic 7.5; Busetto 6, Sentinelli 7, Thomassen 7, Salvadori 6; Segato 7, Mazzocco 6.5 (Fenati sv); Dionisi 6.5 (Nichele 6.5), Ilari 7, Petrilli 6 (Zubin 6); Amirante 6.5.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Il finale di tempo, tuttavia, è solo di marca biancoscudata, eppure il vantaggio non arriva ancora per merito di un grande Favaro. Due azioni molto simili, una al 34′ e un’altra allo scadere, portano Petrilli a calciare al volo dal centrosinistra, ma in entrambe le occasioni il giovane portiere è bravissimo nel respingere. Penalty e tripudio. Il Padova non cambia assetto nella ripresa e inizia subito a premere sull’acceleratore. Al 6′ Ilari e Amirante vanno due volte alla conclusione nel giro di pochi secondi, sbattendo sempre contro il portiere, prima dell’episodio-chiave che arriva al 10′: Thomassen lancia in profondità, Baggio sbaglia il tempo dell’intervento di testa e, invece di ribattere, spizza all’indietro il pallone. Amirante si fionda come un falco, riesce ad anticipare il portiere in uscita e viene steso. Rigore solare, così com’è giusta l’ammonizione di Favaro, visto che il centravanti si stava decentrando ed il fallo non era da ultimo uomo. Sul dischetto si presenta Segato, ancora all’asciutto in campionato, che calcia di potenza centralmente realizzando l’1-0. Appena un minuto prima del gol Parlato aveva rafforzato la mediana sostituendo Dionisi con Nichele, mentre al 23′ l’ingresso di Zubin rivoluziona ancora la formazione. Nichele scala al centro della difesa, in un inedito “5-3-2”. Il tecnico non si fida della reazione della Sacilese e fa bene, visto che gli ospiti si rendono pericolosissimi a cavallo del 26′, prima con un colpo di testa di Beccia respinto in angolo da Petkovic, quindi, sul corner successivo, con un tiro di Baggio terminato alto. Il Padova prova a controllare il risultato, fatica a rendersi pericoloso ma tutto sommato non soffre. La Sacilese va a fiammate, e al 35′ sfiora nuovamente il pareggio con un destro al volo di Mboup, su assist di Spagnoli, che si spegne di poco sul fondo. Proprio allo scadere dei 3’ di recupero c’è l’ultima grande occasione per la Sacilese, con Petkovic prodigioso nel togliere da sotto l’incrocio la punizione di Beccaro. Su questa parata arriva anche il fischio finale, che fa partire l’ennesimo terzo tempo di gioia, con giocatori, mister e dirigenti a salutare tutto lo stadio prima di saltare e cantare al tempo dei cori scanditi dalla “Fattori”.

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) E adesso mancano solo sei giorni ad una festa tanto attesa, voluta e assolutamente meritata. Il Padova batte anche la Sacilese e, complice il crollo dell’Altovicentino, che perde 3-0 a Belluno, si porta ad una sola vittoria dalla promozione matematica in Lega Pro. Promozione che può giungere già domenica prossima con una vittoria sul Legnago, senza nemmeno aver bisogno di conoscere il risultato dei rivali. L’1-0 con cui i Biancoscudati battono i friulani rispecchia una partita sofferta ma giocata con grande concentrazione e caparbietà, risolta da un rigore realizzato da Segato all’11’ della ripresa. Grande equilibrio. Parlato vuole proteggere a dovere le fasce contro uno degli attacchi più pericolosi del campionato e conferma la stessa formazione scesa in campo a Chioggia il giovedì pre-pasquale, con l’eccezione di Thomassen che sostituisce lo squalificato Niccolini. Dionisi si piazza sulla fascia destra come ala, con Busetto alle sue spalle nel consueto “4-2-3-1”. L’avvio è a razzo, il Padova appare subito gasato dal tifo vibrante dell’Euganeo, con il pubblico che ha risposto all’appello della Tribuna Fattori, vestendo quasi interamente di bianco gli spalti. Nei primi 3’ Mazzocco va due volte al tiro, trovando prima l’ottima opposizione del portiere Favaro (grande protagonista all’andata), quindi alzando troppo la mira. Al 9′, invece, è Petrilli a liberarsi per la conclusione dal limite, con Favaro bravo a respingere. Il forcing biancoscudato, pian piano, perde vigore, e così è la Sacilese a scuotersi dall’iniziale timidezza, cominciando a premere sulle fasce. A destra Dionisi e Busetto ogni tanto vanno in difficoltà e l’occasione migliore per la squadra di Marchetto è costruita proprio su quella fascia, con Spagnoli che pesca Beccaro a tu per tu con Petkovic, ma il tiro dell’esterno non è preciso e sorvola di un niente la traversa (20’). Il Padova perde un po’ di lucidità e la conferma arriva dalla sciocchezza che commette Amirante al 21′, andando ad impattare con la mano un cross in area. Ammonito, sarà squalificato perché in diffida.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Che clima si respira in spogliatoio dopo questa vittoria? «Un clima bello, di soddisfazione. Abbiamo dimostrato, una volta di più, di essere superiori all’Altovicentino. Non me ne voglia il Pordenone, ma qui si sta scrivendo un’impresa, fare questa quantità di punti non è cosa da tutti i giorni: abbiamo sempre tenuto un ritmo costante, martellante. E poi c’è l’ambiente, tutto il contorno: qualcosa di unico». Aveva chiesto un piccolo Appiani: come le è sembrato l’Euganeo? «Da brividi, non avete nemmeno idea di ciò che si prova dal campo: quando partono i canti, gli incitamenti, c’è tutta l’onda dello stadio che ci spinge. Vorrei che poteste vedere cosa significa uscire dal tunnel, prima della partita…». E poi c’è la vittoria sulla Sacilese, un 1-0 non facile… «All’inizio non riuscivamo a trovare le misure in fase di non possesso, ho cambiato qualcosa dopo una ventina di minuti e la squadra ha lavorato meglio, anche se c’è stata un po’ troppa fretta nelle giocate. È stata una gara di grande tensione agonistica, dove qualche errore c’è stato, ma alla fine il risultato è giusto». Cosa si sente di dire alla squadra? «Solo grazie, e complimenti a tutti. Il mio è un gruppo di uomini, coeso, che guarda avanti senza farsi intimidire da nessuno, che non ha paura di prendersi gli schiaffi, capace di andare dritto sull’obiettivo. Il merito è loro e della società che l’ha costruito: stiamo facendo un campionato al di sopra di ogni possibile paragone».

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Quanti significati porta con sé quell’abbraccio, a fine gara, tra i due uomini che hanno condotto questa squadra ad un passo dalla Lega Pro! Rino Lavezzini, allenatore in seconda, stringe a sè Carmine Parlato e lo porta a festeggiare sotto la “Fattori” e la Tribuna Est, tenendolo quasi sotto braccio: è l’immagine-simbolo di una coppia che ha saputo trascinare una corazzata al suo naturale traguardo. Gli 11 punti di margine a quattro gare dalla fine rappresentano l’apice di una stagione magica e probabilmente irripetibile: mai prima d’ora si era raggiunto un simile vantaggio sull’Altovicentino. Ed è per questo che in quell’abbraccio, fra le urla e i canti dei 5.000 spettatori dell’Euganeo in festa e proprio nel momento decisivo della stagione, sembra di cogliere un ringraziamento reciproco, come a dire: “Sì, adesso ce l’abbiamo fatta davvero”. Lui, Carmine Parlato, di festa ne avrà fatta eccome, rientrando negli spogliatoi. Eppure davanti ai giornalisti, come ormai ci ha abituato dallo scorso 5 agosto, davvero non riesce a sbottonarsi, a lasciarsi andare. «La prossima settimana? Sarà di lavoro, come le altre», butta lì un primo commento. Ma poi la tabella degli allenamenti la dice lunga sulla realtà dei fatti: ripresa fissata per mercoledì, due giorni di vacanza per tutti e tanta, tanta soddisfazione. Perché il traguardo è ad una sola partita di distanza: «Non vediamo l’ora, domenica faremo di tutto per andare a prendercela», confessa poi il tecnico biancoscudato. «Abbiamo vinto, abbiamo battuto una signora squadra, a tratti soffrendo, a tratti giocando a viso aperto. Chapeau a tutti per ciò che stiamo facendo. E un pensiero, a nome di tutta la squadra, a Sebastiano Aperi, che in settimana si è infortunato e non sappiamo ancora quanto dovrà stare fuori».

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) In una squadra dalle risorse infinite, gli eroi della partita che vale una grossa fetta di promozione sono stati proprio le “vittime sacrificali” dell’ultima gara casalinga. Lazaar Petkovic e Nicola Segato erano stati sostituiti dopo appena 5’ contro il Dro, il primo per il colpo al volto subìto in un contrasto, il secondo per l’obbligo di mantenere il numero minimo di “under” in campo. La rivincita, per entrambi, è arrivata immediatamente. Segato ha segnato il primo gol di una stagione che, a livello realizzativo, sembrava stregata. «Lo aspettavo e desideravo da tanto», sorride il regista. «La scorsa notte lo avevo anche sognato, poi il mister ha detto che sarei stato io il rigorista e speravo in un penalty. Ho aspettato a vedere come si muoveva il portiere e poi ho calciato. Volevo correre sotto la “Fattori”, ma faceva molto caldo». La dedica è speciale: «La lista sarebbe lunghissima, ma vorrei dedicarlo ad Aperi. Si è fatto male al ginocchio in settimana in un contrasto proprio con me e per questo un po’ mi sento in colpa. Aspettiamo l’esito, spero tanto non sia grave, ma mi ha chiesto di dedicargli un gol e lo faccio volentieri». Alla festa manca pochissimo: «Dopo dopo la partita abbiamo fatto un antipasto di festeggiamenti, speriamo di completarli già domenica prossima». L’altro protagonista della partita è il portiere, decisivo con le sue parate nella ripresa, soprattutto con il volo all’incrocio a tempo scaduto. «Per me è stata una soddisfazione grandissima, fare una parata decisiva all’ultimo secondo regala grande gioia», esulta Petkovic. «Non ho visto partire la palla, c’erano tanti uomini davanti a me, sono rimasto fermo sino all’ultimo e ho fatto bene». Una prodezza che lo ripaga per un 2015 tormentato dagli infortuni. «Non è facile stare fuori due mesi, ho cercato di recuperare al massimo e credo che anche questo periodo di stop mi abbia fatto crescere molto. Mi ha insegnato ancor più cosa vogliano dire sacrificio e voglia di combattere».

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Abbracci, festa e anche qualche sassolino che inizia a uscire dalle scarpe. Subito dopo il triplice fischio finale del signor Marchetti di Ostia Lido, in tribuna d’onore il vice-presidente Edoardo Bonetto è corso verso il papà Roberto, lasciandosi andare ad un lungo e intenso abbraccio. «Entrambi viviamo le partite in maniera molto passionale», ha raccontato il giovane dirigente biancoscudato. «Questo abbraccio è stato un modo per festeggiare e anche scaricare la tensione. Siamo a un passo dal sogno e ricordo ancora quando i primi giorni la nostra società è stata accompagnata da un certo scetticismo. Ma siamo partiti da zero e adesso manca veramente poco. Lo champagne è in frigo, speriamo di brindare già domenica prossima». Dello stesso avviso il presidente Giuseppe Bergamin: «Non è ancora fatta, manca l’ultimo sforzo e speriamo che arrivi la vittoria già contro il Legnago. Con la Sacilese non era affatto facile, a mio avviso si è dimostrata la squadra più forte vista in azione all’Euganeo».

Ore 08.40 – Serie D girone C, il prossimo turno (trentunesima giornata, domenica 19 aprile ore 15.00): AltoVicentino-ArziChiampo, Dro-Clodiense, Kras Repen-Belluno, Legnago-Padova, Montebelluna-Fontanafredda, Sacilese-Giorgione, Tamai-Triestina, Union Pro-Mori S. Stefano, Union Ripa La Fenadora-Mezzocorona

Ore 08.38 – Serie D girone C, la classifica aggiornata: Padova 75, AltoVicentino 64, Sacilese 53, ArziChiampo e Belluno 51, Clodiense 49, Montebelluna e Union Pro 44, Legnago 42, Union Ripa La Fenadora 38, Fontanafredda e Tamai 35, Giorgione 31, Dro 30, Kras Repen 29, Triestina 27, Mori S. Stefano 16, Mezzocorona 12.

Ore 08.36 – Serie D girone C, i risultati della trentesima giornata: ArziChiampo-Union Ripa La Fenadora 2-1, Belluno-AltoVicentino 3-0, Clodiense-Legnago 0-2, Fontanafredda-Union Pro 0-1, Giorgione-Kras Repen 1-1, Mezzocorona-Montebelluna 0-5, Mori S. Stefano-Tamai 1-1, Padova-Sacilese 1-0, Triestina-Dro 0-0

Ore 08.34 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.32 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Box Uomo, Black Bell Tattoo, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 12 aprile: i Biancoscudati battono 1-0 la Sacilese grazie ad una rete di Segato e si portano a +11 sull’AltoVicentino, sconfitto dal Belluno.




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