Fonte: Mattino di Padova, Stefano Volpe
Dopo aver girato il Triveneto per visionare avversari e il mondo per creare alleanze sul mercato, il direttore sportivo del Padova Fabrizio De Poli si ferma, decidendo di restare ogni domenica al fianco della squadra. «Da quando sono tornato dal Brasile un mese fa non mi sono più voluto perdere una partita», conferma il diesse. «Voglio stare vicino alla squadra, perché in momenti come questi può essere utile anche una parola in più e l’apporto di tutte le componenti». La gara di domenica prossima contro la Sacilese sembra l’ultimo scoglio verso la promozione. «Non è decisiva, ma è molto importante. Hanno ottimi giocatori e un buon potenziale offensivo. All’andata hanno mostrato tutto il loro valore, anche se la nostra sconfitta fu immeritata. Ma dovremo stare molto attenti». Vi aspettate un regalo dal Belluno che ospiterà l’Altovicentino? «Mi aspetto una bella gara. Nonostante nel girone di ritorno abbia frenato, il Belluno resta una squadra competitiva e farà sicuramente la sua gara tosta».
Il Padova, nonostante non abbia fatto la preparazione, fisicamente sembra stare molto bene. È questa la vostra arma in più? «Credo sia tutta una questione mentale. A Chioggia a livello di concentrazione e attenzione abbiamo raggiunto dei picchi altissimi. Questa è la nostra forza. Al di là dei meriti della società e dell’allenatore, i giocatori sono stati eccezionali nel costruire un gruppo di ferro, in grado si superare anche le situazioni più delicate». Sta già progettando il Padova del futuro? «Intanto abbiamo un sogno e speriamo di raggiungerlo. Questa società potrà crescere se manterrà l’umiltà che ha tenuto finora, unita a una passione che ci ha permesso di sbagliare il meno possibile. Passione, competenze e amore. Seguendo questi principi abbiamo fatto bene quest’anno e potremo far bene in futuro».
Per tre stagioni ha indossato questa maglia da giocatore. Trent’anni dopo da dirigente com’è cambiato il suo approccio alla piazza? «Non è cambiato, perché ho ritrovato lo stesso affetto da parte dei tifosi. Con loro ho un approccio, sincero e diretto, e non era scontato visto che rispetto agli anni ’80 è tutto un altro calcio». A proposito, martedì ha donato una sua maglia del Padova a un club di tifosi. Stranamente dietro la schiena c’era il numero sette. «Era la stagione 1982/83, quella della promozione in B. Non ero un’ala, ma mister Giorgi mi faceva giocare largo per contenere gli esterni avversari e sfruttare il mio destro». Quale giocatore del Padova attuale assomiglia a De Poli? «Nessuno. Forse io ero un mix tra Mazzocco, Dionisi e Segato». Addirittura? Fortissimo… «No, non ero fortissimo. A livello qualitativo ero un centrocampista come gli altri, però eccellevo in chiave tattica. Diciamo che avevo il piede di Segato, la presenza di Mazzocco e la corsa di Dionisi».