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Ore 22.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Fabbrica porte, lo sponsor principale della Sacilese, altresì proprietà del club. La blindatura la offrono gli «amici» di Belluno, il già capitan Vecchiato & C. Con la vittoria biancorossa ottenuta nell’anticipo di sabato, il terzo posto se non è ancora a prova di scasso, poco ci manca. FATTO – Vincere lo scontro diretto con il Belluno significa intanto aver obbligato i gialloblù al quinto posto, staccandoli di 5 punti quando mancano 6 partite al compimento del campionato. Equivale ad aver ridimensionato una diretta concorrente, la più «sentita» nell’apatia (più negativa che positiva) concorrenziale che il pallone abbia creato negli ultimi anni in riva al Livenza. Una vittoria in rimonta, dopo la segnatura di Posocco. Spagnoli ha pareggiato già nel primo tempo, quindi Boscolo Papo in apertura di ripresa e una successiva autorete di Pescosta hanno decretato il 3-1 sacilese. Sulla tribuna dietro le panchine c’era pure l’ex allenatore liventino, Mauro Zironelli. DA FARE – Con un punto in più del Belluno c’è la Clodiense, che ieri ha vinto a Trieste. Fra un mese ci sarà lo scontro diretto, penultima trasferta biancorossa per la parte regolamentare di stagione. Come corrispondenza prossima ventura fra le due contendenti più ravvicinate, prima di Pasqua la Clodiense ospiterà i Biancoscudati Padova. La capolista di mister Parlato invece riceverà la Sacilese la domenica in cui riprenderanno le competizioni dopo la festività. GIOVEDI SANTO – La serie D giocherà il 2 aprile la sua ventinovesima giornata. A Sacile arriverà l’Arzichiampo, che ieri ha superato l’altra corregionale Kras. Sarà l’unico confronto casalingo, sia di categoria che in generale, con il Pordenone pure fuori casa. Il Fontanafredda sarà ospite dell’Altovicentino secondo in graduatoria e il Tamai andrà a Montebelluna, per un confronto tra squadre quasi salve. Dopo l’impegno patavino, il club del presidente Presotto riceverà il Giorgione oggi nei playout, quindi gli spetta il confronto chioggiotto, per attendere poi un Legnago più tranquillo e chiudere a Dro, altra compagine che dovrà spareggiare per salvarsi.
Ore 22.30 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Addio al terzo posto. E anche al quarto. Il Belluno si sveglia più piccolo, dopo la suonata in do minore ricevuta a domicilio dalla Sacilese. E più lontano dalla vetta. Il terzo posto, che sembrava un trono sicuro su cui i gialloblù si erano accomodati placidamente, è ormai un pallido ricordo. La truppa di Vecchiato ha abdicato forse definitivamente sabato. La Sacilese, con la vittoria nell’anticipo, ha messo una piccola ipoteca su quella che fu la posizione del Belluno. E ieri la vittoria della Clodiense in casa della Triestina ha fatto salire al quarto posto i chioggiotti, mentre il Belluno scivola in quinta posizione, a 48 punti e con sole tre lunghezze di vantaggio sull’Arzignano. A sei giornate dal triplice fischio del campionato, bisognerà stare più che attenti, anzi accortissimi, per non perdere il treno per i playoff. TERZO POSTO? YES, WE CAN – Più piccolo e più lontano dalla vetta. Ma non ridimensionato. Per lo meno nelle ambizioni e nelle convinzioni. Perché il Belluno al terzo posto ci crede ancora. La Sacilese viaggia 5 punti avanti? Poco importa: fin che c’è matematica, c’è vita. «Addio al terzo posto? E perché? – il commento sincero di Stefano Mosca, nell’immediato post partita di sabato -. Mancano diverse partite e ci sono 18 punti a disposizione». Certo, ma i gialloblù non hanno più il loro destino nelle loro mani, come invece succedeva fino a qualche settimana fa. Adesso, dipende tutto da cosa farà la Sacilese. «Noi non dobbiamo mollare neanche di un centimetro – prosegue Mosca -. E soprattutto dobbiamo continuare a crederci. Dobbiamo crederci fino alla fine. Il terzo posto era e rimane l’obiettivo di questa stagione». Non c’è il rischio che la sconfitta con la Sacilese (sommata magari al periodo non proprio frizzante e scintillante dei gialloblù) possa ridimensionare il Belluno, o peggio far perdere alla squadra la convinzione nei propri mezzi? Per Spartak Mosca la risposta è semplice: «No». «La partita contro la Sacilese è stata decisa da episodi sfortunati – spiega Mosca -. Il pareggio di Spagnoli (1-1 al 32’ del primo tempo, ndr) è stato un bel gol. Poi abbiamo preso due reti che quando gira così c’è poco da fare. Un pareggio sarebbe stato sicuramente più giusto, anche perché la traversa presa da Pescosta ci pesa non poco. E la Sacilese è sì una bella squadra, ma sicuramente non superiore a noi. Dobbiamo guardare oltre e ricominciare a fare punti». Magari a partire già da giovedì. La trasferta pasquale è di quelle toste: il calendario dice Legnago. Il cuore gialloblù risponde «presente». «Vogliamo fare risultato pieno – assicura Mosca -. Poi tireremo le somme». Tra l’altro, giovedì Vecchiato recupererà Sommacal. E di questi tempi non è poco. «Venderemo cara la pelle in queste ultime sei gare» sentenzia il ds Augusto Fardin. E c’è da credergli. Legnago, Altovicentino, Kras, Ripa, Union Pro e Montebelluna sono avvisati.
Ore 22.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Dopo averli presi per mano per oltre un’ora, lasciando il campo su un vantaggio di 3-0 che certo non faceva presagire ribaltoni, Giuseppe Greco ha pensato a uno scherzo quando i suoi compagni al rientro in spogliatoio gli riferivano che il Venezia era riuscito nell’impresa di farsi recuperare fino al clamoroso 3-3. «Venerdì avevo avuto la febbre, quindi una volta sostituito a metà secondo tempo sono subito corso sotto la doccia – spiega l’attaccante palermitano – e quindi non ho visto nessuno dei tre gol dell’AlbinoLeffe. Credevo mi volessero prendere in giro, ho chiesto conferme, ho guardato i volti e ho realizzato che non c’era niente da ridere». Un pareggio che per come è maturato vale quanto una vittoria per i bergamaschi e pesa in tutto e per tutto quanto una sconfitta per gli arancioneroverdi, che pur erano passati in vantaggio proprio con Greco dopo appena 40″ dal fischio d’inizio. «Un gol tanto rapido capita una volta in carriera, sembrava la serata perfetta, per 75′ il Venezia ha disputato una grande gara facendo un ottimo calcio. Purtroppo però siamo alle solite, perché è tutto l’anno che facciamo e disfiamo con le nostre mani. Nessuno si sarebbe aspettato un simile black out avendo tre gol di vantaggio dopo aver sfiorato anche il quarto». Sui social network la delusione dei tifosi sfocia persino in «cattivi pensieri». «Ma quale gara aggiustata, capisco i tifosi, sono cose che si dicono così ma nessuno può dire che in campo il Venezia non abbia cercato di vincere la partita. Tre punti sarebbero stati sinonimo di salvezza matematica o quasi, avremmo guadagnato un finale di campionato tranquillo e senza affanni nonostante la penalizzazione (in arrivo dopo Pasqua, ndr). Abbiamo fatto una brutta figura, i più delusi siamo noi». Beppe Greco, giunto al sesto gol in campionato (il primo su azione del 2015), anche all’andata aveva dominato il match con l’AlbinoLeffe firmando la vittoria con una doppietta. «Mi sento bene, il Venezia sta bene, per questo aver sprecato in questo modo fa rabbia. Dopodomani al Penzo col Lumezzane non possiamo sbagliare, l’obiettivo era e rimane salvarci al più presto».
Ore 22.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il 3-3 di Bergamo contro l’Albinoleffe, subìto dopo essere arrivati sul 3-0 e concretizzatosi nell’ultimo quarto d’ora, mette sotto processo il Venezia: sia per una questione di rendimento e caratteriale, sia per qualche pensiero malevolo di alcuni tifosi. Un pareggio allucinante e un tracollo che, per come è maturato, non convince i supporters che in rete ironizzano rievocando persino il «caso Tuta», ai tempi della serie A emblema indiscusso di un «certo tipo» di partite. E se mister Serena ha parlato di vergogna gli appassionati delusi rincarano la dose. «Dopo un campionato non esaltante non dovevano permettersi di negarci anche questa gioia – la rabbia di Severino Silvestrin (Ultrasessantenni) – così si stanno giocando anche gli ultimi tifosi rimasti. Il 3-3 sembra regalato per come abbiamo smesso di giocare, per non parlare della sufficienza di Esposito: certi errori non sono giustificabili da un giocatore della sua qualità e che a mio avviso la società ha sbagliato ad accantonare». «I cattivi pensieri sono venuti a tutti, ma non voglio nemmeno prendere in considerazione che non sia stata solo una debacle – aggiunge Alvise Sclisizzi (Curva Sud) -. L’obiettivo è salvarsi cercando di non far subentrare la paura, altrimenti rischieremmo un «Dal Canto-bis» come quello che un anno fa costò l’esclusione dai playoff. Sul 3-0 ci stava un po’ di sano catenaccio, però a meno di ribaltoni apocalittici la salvezza è in tasca. Per il resto la svolta positiva ci sarà solo se il nuovo sindaco darà a Korablin la possibilità di fare lo stadio». Il bicchiere è comunque mezzo pieno per Ettore Perocco (Altamarea). «La rimonta brucia ma alla vigilia avremmo firmato per un pari sempre utile. Nelle ultime 6 giornate basteranno 4-5 punti e al Penzo arrivano Lumezzane e Pro Patria, non sono preoccupato anche perché il Venezia è vivo e per 75′ ha imposto gioco su un campo ostico come quello di Bergamo, quindi qualche qualità c’è. Poi non vedo una squadra demotivata». «Il rigore non c’era, ma Sales poteva evitare il contatto e Esposito non doveva perdere alcuni palloni inconcepibili – conclude Angelo Torresin (Pattuglia) -. Dispiace una simile figuraccia dopo aver dominato, far rifiatare Greco e Bellazzini in vista del Lumezzane ci stava e nessuno pensava che avremmo perso così tanto campo. Tre gol subiti in 15′ non era mai successo e dà da pensare, ma tiriamoci su le maniche e vinciamo mercoledì».
Ore 21.50 – (La Nuova Venezia) Tre gol in un quarto d’ora sono duri da digerire, specie per chi si è visto il pallone entrare a ripetizione nella porta, mentre due punti fondamentali per la salvezza sono stati gettati al vento dalla sua squadra. Stefano Fortunato è un mix di delusione, rabbia e incredulità per come il Venezia si è fatto rimontare dal 3-0 al 3-3 sul finire del secondo tempo, nella sfida di sabato sera a Bergamo contro un Albinoleffe tutt’altro che irresistibile. «Il nostro allenatore non è il solo a essersi infuriato per quello che è successo» commenta il portiere «dopo essere stati avanti di tre gol, e aver giocato una grande partita per 75’, siamo semplicemente stati dei polli. Non so francamente cosa ci sia successo, ma è successo e questo è il problema. Non si possono perdere occasioni simili, e non si può gestire la partita in questo modo. Per il rigore vale lo stesso discorso: avrei potuto rinviare il pallone dall’altra parte del campo, e magari si sarebbe evitata poi l’azione che in pochi secondi è stata alla base del gol del pareggio. Ho perfino la mente annebbiata dal nervosismo e non riesco a ricordare tutti i dettagli. Dovrò rivedere quelle azioni per capire cosa abbiamo effettivamente combinato». Michele Serena ha chiesto una pronta reazione da parte della squadra, mercoledì pomeriggio a Sant’Elena contro il Lumezzane. Una reazione con gli “attributi”. «Nel calcio ogni partita è un esame a sé stante» aggiunge Stefano Fortunato, «ragion per cui avremo subito la possibilità di riscattarci, e far vedere che non siamo quelli che si sono fatti rimontare in questa maniera a Bergamo. Purtroppo abbiamo buttato via due punti che sarebbero stati davvero importanti per la corsa salvezza, soprattutto se pensiamo alla penalizzazione che arriverà tra qualche giorno. Dispiace davvero moltissimo». E per Fortunato l’amarezza si fa sentire ancor di più quando pensa allo stadio in cui il Venezia l’ha combinata grossa l’altro ieri. Quello di Bergamo, dove il padre Daniele è stato grande protagonista per cinque anni con la maglia dell’Atalanta, diventandone poi team manager, ma facendo anche l’allenatore per l’Albinoleffe stesso fino a tre anni fa. «Ci tenevo da morire a disputare una buona partita in questo stadio» ammette il portiere del Venezia, «mio padre non c’era stavolta, ma sono sicuro che la partita l’avrà vista in qualche modo. E non sarà molto soddisfatto».
Ore 21.30 – (La Nuova Venezia) Facile, facilissimo, ragionare a mente fredda su una partita buttata al vento in maniera incredibile e tirar fuori tutti i peggiori aggettivi. Dunque vinci 3-0 e alla fine di fai rimontare fino al 3-3 dall’AlbinoLeffe. Neanche fossimo davanti a Milan-Liverpool, la finale che ogni volta riapre la ferita dei rossoneri. No, qui la rimonta la fa l’AlbinoLeffe e allora diciamo pure che il Venezia ha patito uno dei più grandi black out della sua recente storia. E fin qui ci siamo. Poi è anche vero che spesso i giudizi sono condizionati dal risultato, e il risultato è condizionato dagli episodi. Gli allenatori lo dicono sempre, soprattutto quando cercano un alibi per qualcosa andato storto. Serena no, non si è aggrappato al rigore, all’arbitro, al vento, all’erba o a qualunque altra cosa. Ha parlato di vergogna e ha rimandato alla partita di dopodomani contro il Lumezzane per l’esame della virilità dei suoi giocatori. Scelta apprezzabile, con sfogo più che legittimo, un allenatore ha il diritto-dovere di farlo. Tuttavia lo spirito e la voglia di andare controcorrente, che spesso i lettori fedeli avranno scorto in queste pagine, porta ad una riflessione girabile a tutti: senza il rigore al 91’, di che partita si sarebbe parlato? Di un successo per 3-2 con 75’ di dominio incostratato, grande Venezia in trasferta, capace anche di resistere al disperato tentativo di rimonta di un avversario che non si è mai arreso. Squilli di tromba e colpi di grancassa, il calcio è fatto anche di queste cose e spesso ci si adegua. Ecco perchè proprio nel momento in cui sparare sulla croce arancioneroverde è facile, un suggerimento può essere quello di partire dai 75’ giocati alla grande per dire che questo disastrato Venezia, elefante in cristalleria, passetto alla volta sta arrivando alla quota salvezza, che è ciò che si può chiedere ad un gruppo che nonostante magagne e dabbenaggini, svarioni e gol presi da corner, ha lottato con dignità tra infortuni, squalifiche, difficoltà iniziali e una situazione societaria tutt’altro che tranquillizzante. Si poteva pretendere di più? Forse sì, forse no. Non è una squadra da playoff, l’illusione è svanita presto e non ci vuole un genio per dire che Bassano, Novara, Pavia e Alessandria hanno più qualità. Non è squadra da playout, perchè comunque sia naviga a metà classifica e sotto ce ne sono parecchie che stanno peggio e sono peggio. Arriveranno i punti di penalizzazione, che non sono colpa della squadra. Ma la sostanza non cambierà, così come il destino di questa stagione. Tre gol rimontati fanno preoccupare, ma cosa può succedere in estate se Korablin svanisce, preoccupa di più.
Ore 21.10 – (Giornale di Vicenza) Niente sorpassone in tromba. Il ribaltone riesce a metà: all´ora di cena il Novara si fa bastare un rigoruccio per abbattere il Real Vicenza e opera il controbreak che priva del lieto fine il week-end virtussino che altrimenti avrebbe assunto contorni memorabili. Poi più di qualcuno agita a ragione lo spettro della penalizzazione in arrivo per i novaresi (verdetto il 10 aprile, ballano a norma di regolamento dai 2 ai 5 punti di handicap), ma intanto la vetta è piemontese e comunque in mezzo c´è sempre il turno infrasettimanale e prepasquale e qualunque valutazione odierna sarebbe scritta sull´acqua. E allora Bassano che già ieri mattina era al lavoro allo Sporting rinunciando al rituale giorno di riposo poiché mercoledì sera alle 19.30 incombe lo scontro diretto a Como, il secondo di fila, fa come sempre sinora: non guarda la classifica. «Non ci bado perché per noi il copione è il medesimo – dice Asta – ci aspettano 6 finali da qui al termine. Sarà un modo di pensare abusato ma è la verità. Noi proviamo a stare lì incollati alla cima e a maggio faremo una prima botta di conti. Per adesso lasciatemi ringraziare il mio staff, il mio vice Frank Farina, il preparatore Ale Dal Monte e l´allenatore dei portieri Marco Zuccher. Loro mi sopportano e mi supportano, quello che stiamo realizzando ha la loro firma. Poi voglio applaudire il popolo giallorosso, una tifoseria che ha saputo starci vicino sempre». Il poster del sabato ha il volto radioso di Stefano Pietribiasi, uno che alla soglia dei 30 anni ha scoperto di possedere le stimmate del giustiziere d´area. Lo scorso torneo furono 15, ora i sigilli sono già 13 dopo la doppietta all´Alessandria. «Mi piacerebbe ritoccare quota 15 – dice il Condor – l´essere sbocciato vicino ai 30 anni è legato specificatamente alla facilità di giocare stabilmente e per lungo tempo con gli stessi compagni con cui certi automatismi sgorgano a memoria. Personalmente 5 vittorie consecutive non le avevo mai vissute in carriera (il Bassano invece sì, con Jaconi in C1 nel 2011, ndr), forse sul 3-1 avremmo dovuto gestire meglio, ma c´era un caldo terribile». Ora però sale la temperatura virtussina.
Ore 20.50 – (Giornale di Vicenza) L´attesa era enorme ed è andata delusa solo dal risultato. Sul piano del gioco il Vicenza è stato per lunghi tratti all´altezza e anche migliore della capolista Carpi, avviata a vincere il campionato, e senza le parate di Gabriel avrebbe rimontato da uno 0-2 incassato nei primi 16 minuti che avrebbe schiantato una squadra che non avesse gli attributi e la qualità di quella guidata da Marino. La lunga galoppata si è fermata dopo 11 partite, ma proprio adesso è il caso di ricordare che quando il campionato è ripreso con l´avvio del girone di ritorno il Vicenza era tredicesimo con 27 punti, mentre dopo la sconfitta con il Carpi è comunque terzo a quota 52. E le chance per un gran finale restano intatte con 9 partite da giocare che possono ancora decidere tutto nella corsa di vertice, a parte il primo posto nella mani del Carpi. Detto dei rimpianti e di un risultato avaro con i biancorossi, va pure aggiunto, come peraltro subito ammesso da Marino, che bisogna cercare di recuperare quell´equilibrio in non possesso palla che aveva garantito alla squadra una sorta di… impunità difensiva. Ci sono due numeri che aiutano a spiegare: in 10 partite, dalla trasferta di Latina a quella trionfale di Bologna il Vicenza aveva subìto appena 2 gol. Nelle successive 5 gare la squadra ne ha incassati 6. È evidente che ora è più “permeabile” alle iniziative avversarie e ritenere che ciò sia dipeso dall´assenza per infortunio di Manfredini nelle ultime quattro partite sarebbe ingeneroso nei confronti degli altri centrali, Brighenti e Gentili. E sarebbe pure sbagliato, perché anche quando il Vicenza era invece una sorta di cassaforte blindata era sempre questione di squadra e non di reparto. Certo un po´ un problema è, perché sono due partite di fila che la squadra parte con l´handicap: gol beccato dopo neppure un minuto a Modena, dove poi è arrivato il ribaltone con la vittoria per 2-1, e gol subìto dopo neanche tre minuti col Carpi, bissato addirittura al 16´ nella gara che invece il Vicenza non è riuscito a rimontare partendo dallo 0-2. Ed è lì a ben guardare che si è decisa la sfida al vertice davanti ai 10 mila del Menti. Considerata la qualità media del gioco, la capacità di segnare con regolarità, la buona condizione fisica e la forza di carattere dimostrate sempre dal gruppo, se Marino riuscirà a far quadrare di nuovo i conti in fase difensiva, questo Vicenza potrà certamente far valere buone carte nella lunga volata che nemmeno immaginava di poter correre all´inizio della stagione.
Ore 20.40 – (Giornale di Vicenza) Il Vicenza era terzo prima della partita persa con il Carpi e terzo è rimasto. Con una differenza e una precisazione. Il distacco dal Bologna, al secondo posto che vale la promozione diretta, è salito a 4 punti. E il Frosinone, che tallona i biancorossi a una sola lunghezza non ha giocato il derby in casa con il Latina, rinviato per motivi di ordine pubblico, e quindi conserva la possibilità di sorpasso. Ma l´Avellino, che aveva la chance di agganciare il Vicenza, ieri ha perso a Catania, un risultato favorevole ai biancorossi nella corsa di vertice. Anche perché lo stesso Avellino sarà ospite al Menti venerdì 10 aprile (in anticipo alle 20,30) in uno scontro diretto. In definitiva, considerato che cinque delle prime otto della classifica, dalla zona promozione diretta alla zona playoff, avevano già giocato sabato, la giornata è stata positiva per Carpi e Bologna che hanno allungato sul resto della compagnia, mentre Spezia e Pescara si sono frenate a vicenda chiudendo sul 2-2 e il Livorno ha confermato la sua crisi malgrado l´arrivo in panchina di Panucci (due sconfitte in due partite) ed è ormai ai margini dei playoff. Un capitolo a parte merita la decisione del prefetto di Frosinone di non fa giocare la partita con il Latina. Il Frosinone avrebbe dovuto disputarla in casa con due settori (tribuna e Distinti) chiusi dopo sentenza del giudice sportivo che aveva così sanzionato i gravi incidenti verificatisi in occasione della gara con l´Entella. Gli ultras di casa in settimana avevano esposto striscioni che non lasciavano dubbi “O tutti o nessuno” e il prefetto ha scelto di non far giocare il derby Frosinone-Latina, rinviato a data da destinarsi. Una decisione che ha scontentato tutti, in primo luogo perché è sembrato che così le istituzioni non siano state in grado di opporsi al comportamento minaccioso degli ultras e di garantire la sicurezza in una gara di campionato. Il Latina è scontento perché così finirà per giocare in uno stadio pieno, visto che il Frosinone probabilmente sconterà la squalifica nella gara interna con il Pescara (il recupero con il Latina non può essere calendarizzato prima di 15 giorni). Il Frosinone è scontento perché teme che adesso ai suoi tifosi venga affibbiata la patente di violenti («Mi ero impegnato a tranquillizzarli» ha dichiarato il presidente Stirpe) con gli effetti collaterali del caso sulla squadra in corsa per i playoff. Scontento anche il presidente della Lega di B Abodi: «Così si rischia di incidere in maniera significativa sulla regolarità del torneo».
Ore 20.20 – (Trentino) Avrebbe potuto avere un esito favorevole ai padroni di casa, il match giocato ieri al Comunale di Mori e interrotto sul più bello causa infortunio dell’arbitro. I padroni di casa, infatti, hanno dato spettacolo per buoni 50 minuti contro i ben più favoriti ospiti del Montebelluna. Purtroppo, però, un problema muscolare ha messo fuori gioco l’arbitro Stefano Comunian che si è trovato costretto a sospendere l’incontro. Il match verrà ripreso tra qualche giorno, sempre nello stadio di casa. Il bello del calcio è la sua totale imprevedibilità, ma a Mori si aspettano un incontro degno della prestazione offerta ieri. Per dovere di cronaca non ci resta che descrivere quanto successo tra le formazioni in campo. Nei primi minuti le squadre si studiano in un gioco di passaggi a centrocampo, ma al 4’ è proprio la formazione trentina a prendere l’iniziativa con Tisi che dal limite prova il tiro che si smorza tra le mani di Baù. Il Montebelluna non ingrana e per il Mori si aprono altre ghiotte occasioni. Come al 7’, quando Concli, sulla destra, lancia in volata Tisi preso d’anticipo da Perosin. Ancora Mori, all’8’, con Deimichei che prova il colpaccio in scivolata, ma la sfera si insacca all’esterno della porta. Qualche timido tentativo del Montebelluna che prova a penetrare la difesa avversaria sulla fascia destra venendo subito bloccato dagli uomini di Zoller, particolarmente reattivi su ogni pallone. Nuovo affondo dei tricolori trentini all’11’ con Concli che cambia tutto per Libera, ma il cuoio finisce sul fondo. Si fa vedere anche il Montebelluna che al 13’ scaglia la cannonata alta di Giglio su cross di Cusinato. Rischio per il Mori al 18’ quando l’uscita tempestiva di Poli salva senza intoppi il tocco furbo di Sadio. Numero di Tisi al 20’ che beffa Bressan avanzando sicuro contro Baù, carica il tiro, ma opta per il passaggio a Concli in arrivo in volata. Occasione persa. Al 24’ bel cross lungo di Deimichei per Concli che vola di testa mettendo il cuoio fuori di un niente. Gli ospiti non vanno oltre la trequarti e non costruiscono azioni pericolose. Ci provano al 37’ sull’evoluzione di un corner che impone a Poli di parare in due tempi. Nella ripresa c’è solo il tempo per notare un Montebelluna un po’ più aggressivo soprattutto al 5’ quando Masiero in ripartenza solitaria calcia altissimo. Occasione anche per il Mori all’11’ con Tisi che libera Concli a crossare nel mezzo ma Baù ci mette il guanto. A questo punto, dopo soli 12 minuti di gioco, l’arbitro chiede del ghiaccio per un fastidio al polpaccio destro, ma si capisce subito che è qualcosa di più grosso. Si prova a ripartire, ma il gioco è subito fermo. Questa volta entrano in campo anche i dottori e dopo qualche discussione si ode il triplice fischio. Tutti a casa.
Ore 20.10 – (Gazzettino, edizione di Treviso) A fine partita l’allenatore del Giorgione Antonio Paganin non nasconde l’amarezza per una partita andata storta, dove gol sbagliati, rete subita e infortuni dei suoi giocatori rappresentano un bilancio nero, di una domenica davvero da dimenticare. «Era una sfida importante che non dovevamo perdere – attacca il mister – ma questo è il calcio. Non parlo di fortuna o di sfortuna ma di cose che accadono nel calcio. Noi abbiamo avuto nel primo tempo le occasioni per andare in vantaggio e poi quando la partita sembrava si dovesse chiudere sullo zero a zero ecco il loro gol su palla inattiva. Avevamo iniziato bene la partita e avevamo avuto le occasioni per passare in vantaggio. Anche l’atteggiamento era quello giusto, con la squadra che cercava la vittoria senza andare avanti all’arma bianca. Purtroppo nel finale tutto è cambiato!». Mister c’è stato un calo fisico nel secondo tempo a cosa è dovuto? «Gli infortuni ci hanno privato di due uomini di corsa a centrocampo e ci hanno condizionato. Poi abbiamo subito il gol. Questa era una partita da non perdere. Ora ci attendono due partite che dobbiamo assolutamente vincere. A partire da giovedi quando andremo a giocare sul campo del Dro e poi dopo Pasqua ritorneremo ancora qui a Castelfranco a giocarci tutto contro il Kras Repen». Gli infortuni di Vigo e Maran? «Per Maran può essere un distorsione al ginocchio: ora vedremo le analisi. Per Vigo speriamo si tratti solo di una forte contusione».
Ore 20.00 – (Tribuna di Treviso) Il Giorgione ha un piede nei play-out. La testa forse ce l’aveva già. Certamente dichiarare, il giorno prima di uno scontro contro una diretta concorrente (ricordiamo fino a poche settimane fa il Legnago, pur un grande forma, era 6 punti sotto il Giorgione, invece degli attuali 6 sopra), che il Giorgione non fa la sua corsa su chi gli sta davanti, ma su chi gli sta dietro, mirando ad accumulare 8 punti di vantaggio su Kras Repen e Dro o Triestina o chicchessia, non è il migliore degli approcci a una partita fondamentale. Non se la prenda mister Paganin, ma mettersi ora a fare questi calcoli, che casomai spetterebbero a chi commenta, trasmette a squadra e ambiente un approccio, non diciamo perdente, ma in qualche modo rassegnato. Paganin è una persona molto schietta e diretta, magari avrà alla fine ragione lui, diciamo che nel manuale di un capitano di lungo corso non troverai mai un paragrafo che ti consiglia di condividere certi calcoli con l’equipaggio e i passeggeri. Il Legnago s’è mostrato ottima formazione con punti di forza sulle corsie esterne, il Giorgione ha messo in mostra i suoi limiti e le sue qualità, ma quello che è forse mancato è stato l’approccio mentale. Buon gioco a momenti, solita difficoltà a trovare la porta e a trasformare le occasioni in gol, ma soprattutto partita giocata con poca tensione emotiva, poco mordente. Il vecchio cuore rossostellato era un’altra cosa. Partita equilibrata nel primo tempo, con un’occasionissima per parte e qualche situazione pericolosa, gettata al vento (28′ Episcopo vuole andare fino in porta con il pallone, lui ci arriva, ma il pallone resta tra le mani di Cybulko). Le occasionissime, entrambe sventate dai portieri con l’aiuto del palo. 19′: testa di Fioretti, Bevilacqua salva il Giorgione deviando sulla traversa; 2′ dopo Mattioli è atterrato in area, si incarica della battuta Antonio Baggio: il tiro è angolato bene, ma Cybulko ha letto fin troppo bene l’angolo di battuta, tuffo e deviazione sul palo. Nel secondo tempo gioco che non decolla, le squadre sembrano paghe del pareggio, quando da una punizione sulla tre quarti (41′), sul secondo palo spunta Fiorotto, che inzucca in rete. Finale con il Giorgione avanti e Bevilacqua che salva la sua squadra dalla capitolazione, prima parando un rigore poi salvando a tu per tu, entrambe le volte su Valente. Da segnalare infortuni a Maran (si teme per il prosieguo della stagione), Vigo (dovrebbe essere una contusione) e Mattioli (fastidio al ginocchio, da verificare). Ora aspettano due prove decisive, Dro giovedì e Fras Repen prossima in casa. Per vincere il Giorgione dovrà prima di tutto pensare… di vincere.
Ore 19.50 – (Gazzettino, edizione di Belluno) A Massimiliano Parteli il pareggio sta stretto. «Nel secondo tempo – spiega l’allenatore richiamato in panca dopo essere stato esonerato – forse avremmo meritato qualcosina in più. Vincere qui avrebbe significato raggiungere la salvezza automatica. Va bene così, soprattutto se teniamo in considerazione che il Fontanafredda, che due domenica fa ha fermato una Sacilese in striscia positiva, è una nostra diretta concorrente». C’è da dire, però, che la partenza dell’Union non è stata brillante. Nella prima mezz’ora i bellunesi sono stati in balia dei rossoneri, che più volte hanno messo in difficoltà De Checchi e compagni. «I ragazzi – commenta – mi hanno sorpreso inizialmente in negativo: la partenza, infatti, non è stata delle migliori. Abbiamo rischiato parecchio, forse un pò troppo per i miei gusti. Dopo esserci scrollati di dosso tutto le paure, abbiamo cominciato a macinare gioco trovando il gol del pareggio. Nella ripesa, con un po’ di fortuna in più, avremmo potuto anche vincere». Giovedì l’Union Ripa, che recupererà Brotto ma che dovrà fare a meno degli squalificati De Checchi e Solagna, ospiterà il Mori Santo Stefano. «Guai abbassare la guardia – avverte Parteli – anche se i nostri prossimi avversari non navigano certo in acque tranquille. È un rischio da non sottovalutare: giocheremo per vincere e ovviamente per ottenere, in netto anticipo, la salvezza». La salvezza dovrebbe essere alla portata. «Stiamo attraversando un periodo strepitoso – rimarca – e lo dimostra il fatto che nelle ultime otto partite abbiamo perso soltanto una volta. Restare un altro anno in serie D sarebbe il giusto premio per un gruppo e per una società fantastica, che lavora con passione e tenacia rincorrendo un obiettivo comune».
Ore 19.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) L’importante era smuovere la classifica. Il Fontanafredda, pareggiando al Tognon con un buon Union Ripa, ce l’ha fatta. Anche se è stato raggiunto dal Legnano. A fine partita mister De Pieri, che doveva scontare un turno di squalifica, corre negli spogliatoi a complimentarsi con i suoi ragazzi. Alla vigilia avrebbe messo la firma per un punto, dunque per lui la missione può dirsi compiuta. «Grazie a questo pareggio – spiega – ci siamo ulteriormente avvicinati alla zona salvezza. Abbiamo superato un altro ostacolo importante, dal momento che l’Union Ripa era venuto a giocarsi la vittoria. Li abbiamo messi sotto per la prima mezz’ora, dopo c’è stato un calo di ritmo, prevedibile, che ha compromesso il risultato finale. Il gol loro? Ci abbiamo messo del nostro, pertanto dobbiamo recitare anche il mea culpa». Il calo di concentrazione è stato sotto gli occhi di tutti: «Ripeterò sino alla fine del campionato – puntualizza De Pieri – che la nostra è una rosa risicata, che può contare al massimo su quattordici o quindici giocatori. Dopo un girone d’andata strepitoso, senza grossi ricambi era prevedibile che nel ritorno si verificasse un calo». Giovedì il Fontanafredda sarà ospite dell’Altovicentino. «Sarà una gara importante per noi – profetizza il mister -, dalla quale sarebbe bello ricavare almeno un punto. Sappiamo che non è con quelle squadre che dobbiamo cercare il pareggio o la vittoria, ma immaginate vincere in casa della vice capolista? Sarebbe la classica ciliegina sulla torta sul finire di un campionato che, malgrado qualche piccolo scivolone, ci ha visto comunque protagonisti».
Ore 19.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) La salvezza è sempre più vicina. Il pareggio tra Fontanafredda e Union Ripa non è buttare via, anzi. Se si guarda la classifica vale quanto l’oro: per raggiungere quota 40 punti, che vorrebbe dire giocare il prossimo campionato ancora in D, a entrambe manca davvero pochissimo. Le giornate a disposizione per dormire sonni tranquilli sono sei, ma guai abbassare la guardia. Reduci da un pareggio nell’ultima gara, Fontanafredda e Union Ripa ieri erano alla ricerca del riscatto e soprattutto dei tre punti. Una curiosità: con Giampietro Leonarduzzi in panca (De Pieri doveva scontare una giornata di squalifica), i rossoneri non hanno mai perso. Sarà un caso? L’avvio è nettamente a favore della squadra di casa, determinata a mettere in saccoccia i tre punti di fronte al proprio pubblico. Alcantara e Nastri sembrano essere indiavolati davanti a Gjoshi e Frangu, che non ne indovinano una in fase di chiusura. È il momento giusto per spingere forte sull’acceleratore e provare a bloccare il risultato. Al 10′ il Fontanafredda passa. Lancio millimetrico di Tonizzo per Alcantara che, a tu per tu con il portiere, non sbaglia l’appuntamento con il gol. Nella prima mezz’ora in campo c’è solo una squadra: quella di mister De Pieri, che osserva attento la sua squadra dalla tribuna. L’Union Ripa, invece, è in palese difficoltà. Il 4-3-1-2 predisposto da mister Parteli cozza più volte contro l’ormai consolidato 4-3-3 dei rossoneri. Così gli attacchi dei bellunesi rischiano di essere evanescenti sino al 31′, quando il trequartista Mastellotto approfitta di una conclusione sporcata di Tomasi (deviazione di Savi) per bucare le mani a Vicario. La partita torna in equilibrio. Adesso è l’Union a controllare meglio il gioco, tanto da obbligare il portiere di casa, al 35′, a fare gli straordinari sulla conclusione velenosa di Solagna. La prima frazione di gioco termina 1-1, con i migliori presupposti che nel secondo tempo si assista ad una gara emozionante. Ci si aspetta una ripresa degna del miglior calcio dilettantistico, invece in campo scendono due squadre che sembrano appagate. Il Fontanafredda, come spesso è accaduto in questo campionato, si fossilizza. Non è meglio l’Union Ripa, che crea soltanto un’occasione da rete, al 26′, quando Mastellotto mette in movimento Solagna sulla fascia sinistra; decisiva la chiusura di Vicario con la complicità di Malerba. In pratica finisce qui, senza emozioni. Un passo avanti per entrambe, ma è ancora troppo presto per festeggiare la salvezza.
Ore 19.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Luca Saccon, sostituto pro tempore di Stefano De Agostini, gioisce per il ritorno alla vittoria: «Era una gara importantissima, che il Tamai doveva vincere. Oggi ci sono tutti gli ingredienti per essere contenti. Quando si gioca con tensione ti vengono mille paure». La svolta nella ripresa: «Nel primo tempo abbiamo rischiato in due occasioni perché volevamo fare qualcosa in più e la squadra si è scoperta. Nel secondo tempo non abbiamo concesso niente. Dopo il primo gol abbiamo giocato bene». Le due reti sono state realizzate dal capitano. «Grande doppietta – sottolinea il tecnico -, se la merita. È un premio al giusto lavoro di tutta la squadra.» Giovedì c’è già il prossimo turno: «Ci voleva questa vittoria, per la società e per i ragazzi. Ora andremo a Montebelluna più carichi. Il successo mette entusiasmo. Fino a stasera ci godiamo questi tre punti e da domani inizieremo a pensare alla prossima gara».
Ore 19.10 – (Messaggero Veneto) Dopo la doppietta Fabrizio Petris esce dallo spogliatoio e non ha dubbio alcuno su cosa dire: «Questa vittoria è per Meneghel e per il mister». Le dediche sono chiare: il capitano “indirizza” i tre punti al proprio ex compagno di squadra, mancato a soli 19 anni, e al tecnico De Agostini (nella foto), che spesso non è riuscito a chiudere in panchina i match per motivi di salute. «Una gioia tutta per loro – continua il capitano ed eroe di giornata –. E’ una successo fondamentale, una boccata di ossigeno in chiave salvezza. Nei primi 45’ abbiamo sofferto, poi è uscita la nostra voglia di vincere. Abbiamo passato dei mesi brutti, ora possiamo dire di vedere la luce». I tre punti, infatti, arrivano dopo un digiuno di 10 giornate. E, inoltre, con una sua doppietta, la prima a distanza di due anni. Era il 2013 e l’avversario si chiamava San Donà/Jesolo. «Sono ancora più felice visto che, i due gol, coincidono con una vittoria preziosa. Andiamo avanti così».
Ore 19.10 – (Messaggero Veneto) Dopo un lungo letargo, ecco il Tamai. A secco di vittorie da dieci gare, i mobilieri rompono il digiuno e battono l’Union Pro, allontanandosi così dai play-out. Ossigeno puro, dunque, e a fornirlo non poteva essere che lui, il capitano e il giocatore che, a 17 anni, aveva esordito in D con le “furie rosse”: Fabrizio Petris. Sono suoi i due gol valsi il successo, una doppietta di rara bellezza e di importanza inestimabile. La squadra, così facendo, porta da uno a quattro i punti di vantaggio sulla zona calda. Gioisce da casa, Stefano De Agostini, mister ieri assente per una fastidiosa influenza. Pronti, via e al 7’ l’Union Pro sfiora il vantaggio, ma Nobile si fa bloccare da Peresson. Gioca alla grande, la matricola veneta. Coi suoi 40 punti e la salvezza in tasca la manovra è spensierata e bella da vedere. Manca di un po’ di cinismo, come al 28’, quando Comin supera Peresson, ma poi conclude sul palo. Il Tamai comincia a coprirsi. E attacca con più senno. Dal 30’ la squadra cresce. Al 34’ Petris va vicino al gol: il suo colpo di testa finisce fuori. Il finale dei primi 45’ è in crescendo. Ed è il preludio alla grande ripresa. Al 10’, infatti, arriva l’1-0. Sinistro di Federico Furlan dal limite, la palla colpisce la gamba dell’ex Zanette e rimane in area: arriva Petris che, di mancino, supera l’estremo ospite. Il Tamai prende più convinzione. E va a siglare il raddoppio. Punizione dai 25 metri, defilatA sulla sinistra di Petris: il capitano va di esterno destro, botta forte e precisa. La sfera batte la traversa e termina in gol: è il 2-0, match chiuso. Nel finale espulso Visinoni, attaccante ospite. Il Tamai vince e torna a respirare, la salvezza è più vicina.
Ore 19.00 – (Giornale di Vicenza) Più si va avanti, più Paolo Beggio si sente in dovere di ringraziare i suoi ragazzi. «Già prima della gara avevo la pelle d´oca – commenta -. Il primo tempo è stato molto tattico: loro si chiudevano, e partite così si sbloccano con un episodio». Che, nella fattispecie, ha le sembianze della punizione di Tecchio. «È un peccato che per giovedì sarà squalificato, ci viene a mancare sempre nelle partite determinanti». Ma le note positive sono molteplici: «Marchetti è entrato con il piglio giusto, ha messo in difficoltà il Kras sfiorando il gol in due occasioni. L´impatto è stato davvero buono». Unico neo, il gol preso a tempo praticamente scaduto: «Può anche starci, in partite così nervose». E ora, Sacile: «All´andata è stata la partita più difficile: ce la giocheremo senza paura».
Ore 18.50 – (Giornale di Vicenza) Il libretto d´istruzioni è stato consultato alla perfezione. L´Arzignanochiampo ormai conosce i segreti (e le insidie) della Serie D come se fosse una veterana della categoria. Perché una sola sconfitta nelle undici gare di ritorno (e a sei dalla fine della stagione) è un indizio che non deve passare inosservato. E perché la vittoria di ieri contro il Kras – la quinta dal giro di boa, seconda consecutiva – è da leggere in tutte le sue sfumature. Prima: l´Arzichiampo ha superato il timore, e le difficoltà, delle sfide insidiose. Seconda: la Banda Beggio è ormai sempre più creatura plasmata a immagine e somiglianza del suo tecnico. E terza: se il ritmo di marcia dovesse rimanere questo anche nelle rimanenti sei partite, il secondo obiettivo di stagione chiamato playoff potrebbe realizzarsi per davvero. AVANTI PIANO. Va detto, però, che il primo tempo è stato insidioso come Paolo Beggio aveva profetizzato. E se non fosse stato per il gol annullato – correttamente – al Kras, chissà. L´Arzichiampo inizia bene, e al 7´ Trinchieri entra in area vincendo il rimpallo con un difensore ma è bravo Dagnolo a togliere il pallone dai piedi dell´argentino. La risposta del Kras è affidata a Gulic (16´) che manda alle stelle dal limite dell´area. La Banda Beggio fatica a costruire come sa, e si affida quindi ai lanci lunghi che però non portano a nulla di buono. Al 37´ il gol annullato per il Kras: Fross stacca più alto di tutti sugli sviluppi di una punizione, ma il guardalinee sbandiera il fuorigioco tra le proteste ospiti. CAMBIO DI MARCIA. Dev´essere stato fitto, all´intervallo, il confronto tra Beggio e la squadra. E infatti la musica cambia. Al 6´ Trinchieri avanza palla al piede fino al limite dell´area, ma il suo rasoterra è troppo debole. Poi è Urbani a tentare la manovra, servendo un assist perfetto a Trinchieri anticipato in extremis da un difensore. Nel momento migliore per la Banda Beggio, è il Kras a farsi pericoloso: la triangolazione tra Knezevic e Ranic libera alla conclusione sciagurata del primo, che svirgola indisturbato il pallone a pochi metri dalla porta (13´). Ma è solo un lampo. Al 18´ arriva il vantaggio per l´Arzichiampo: su una punizione di seconda Tecchio il rasoterra del centrocampista buca la barriera e s´infila nell´angolino lontano. Alla mezzora l´occasione per chiudere: Bolcato mette in mezzo, Marchetti tocca lestamente d´esterno ma Fross è abile a deviare in angolo. Il raddoppio arriva al 32´: Simonato pennella un cross in area che Trinchieri inzucca in rete, dopo aver fatto sbattere il pallone sull´interno della traversa. Quando ormai sembra tutto già deciso, in pieno recupero il Kras accorcia le distanze: Corvaglia prende palla al limite del fuorigioco e batte Dall´Amico (48´).
Ore 18.45 – Giudice Sportivo: un turno di stop per Matteo Nichele, mentre entra in diffida Nicola Petrilli. Nessuno squalificato nella Clodiense.
Ore 18.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Abbiamo fatto una grande prestazione visto che la Triestina veniva da un buon momento come noi». L’esterno della Clodiense, Pierangelo Carlucci, commenta così il successo. «Abbiamo sfruttato la buona condizione, la voglia e la fame di arrivare a qualcosa di importante. Ora ci aspetta un test importante contro il Padova, che è il favorito e vorrà vincere, ma ci proveremo. Punteremo a fare il nostro al meglio, mettendoci appunto la fame che è la nostra arma in più. La città ci tiene. La Triestina, non merita la zona rossa per blasone, stadio e tifosi; ci deve credere fino in fondo. Perciò in bocca al lupo». Il presidente Ivano Boscolo Bielo si gode il successo: «Abbiamo fatto una buona partita e vinto meritatamente. Abbiamo avuto l’occasione per il raddoppio poco prima dell’intervallo, ma nella ripresa ci hanno fatto l’1-1. Poi, però, abbiamo segnato il secondo ed è stato appunto meritato. È il tredicesimo risultato positivo del girone di ritorno; insomma si continua a far bene con una squadra giovane, in cui i ragazzi sono validi e che il mister ha amalgamato bene. La Triestina non mi è dispiaciuta, ma ha trovato di fronte un’avversaria più forte. I play-off? L’obiettivo iniziale era la salvezza ed è arrivato; l’appetito vien mangiando… Abbiamo superato il Belluno in classifica e ora vediamo come va. Giovedì ce la vedremo con il Padova, che sarà un test probante. Speriamo di far contenti i tifosi».
Ore 18.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il tecnico Andrea Pagan continua a ricevere buone indicazioni dalla Clodiense a livello di prestazioni e la sua squadra è tornata a vincere, espugnando lo stadio triestino Nereo Rocco. «Domenica scorsa era andata a finire in un modo diverso, visto che al 2′ di recupero avevamo perso due punti per un tiro da fuori area. Questa volta li abbiamo recuperati – indica l’allenatore chioggiotto -. Nel secondo tempo ci siamo abbassati troppo e abbiamo incassato l’1-1 con un tiro simile a quello di otto giorni fa, che ci era costato appunto il successo. Poi un contropiede è valso un corner e abbiamo trovato il 2-1. Avremmo potuto fare il secondo già nel primo tempo, ma ci è stato negato sulla linea di porta». Il mister dei chioggiotti aggiunge: «Complessivamente non siamo stati magari così spumeggianti come altre volte, ma abbiamo fatto sicuramente la nostra partita. Sono contentissimo di tutto il collettivo, che è la nostra forza e che ci ha permesso di arrivare a 49 punti. Il gruppo è la nostra forza, tutti fanno il loro e ci siamo mossi da squadra, fattore che è un valore. C’è chi difende, c’è chi attacca e chi macina a centrocampo. Dopo l’1-1 della Triestina ci siamo riorganizzati e abbiamo segnato un’altra rete. Non posso dire che non sarebbe potuta finire in parità, ma questi sono due due punti presi». E ora il turno infrasettimanale pre-pasquale. «Vogliamo affrontare il Padova con la massima determinazione. Vogliamo accorciare sulla Sacilese e allungare sul Belluno. Ci siamo goduti la vittoria di Trieste, ma dobbiamo già pensare alla prossima gara».
Ore 18.20 – (Il Piccolo) «Finchè la matematica lo permette, noi speriamo ancora nella salvezza diretta. È vero che Legnago e Tamai hanno allungato, ma di certo non molliamo, e comunque bisogna cercare di fare più punti possibile, anche per guadagnare la migliore posizione nei play-out»: sono le parole di Andrea Gusella, che anche contro la Clodiense è entrato a partita in corso, come spesso gli capita. In effetti l’esterno si è ritagliato ormai un ruolo da guastatore delle difese avversarie, diventando un’arma da giocarsi a partita in corso, durante la ripresa, per raddrizzare le partite. E lui cerca di farlo sempre con il massimo impegno, anche se ovviamente preferirebbe giocare di più: «Sperare di giocare è normale, ma io sono a disposizione del mister che fa le sue scelte. A me va bene qualsiasi cosa lui decida, e in qualsiasi ruolo cercherò di dare il mio contributo in questo rush finale». Già, il ruolo. Gusella finora ha giocato in varie posizioni, ma rivela qual è la sua posizione preferita: «Io sarei un esterno di un centrocampo a quattro, però come avete visto finora ho fatto un po’ di tutto, a destra o a sinistra, più alto o più basso. Nessun problema, cerco di adattarmi e di dare comunque il mio contributo». Quanto alla sconfitta di ieri con la Clodiense, l’alabardato confessa che brucia molto, soprattutto per come è arrivata: «Dispiace molto, anche perché la partita l’avevamo ripresa. Poi purtroppo è arrivato quel gol nel finale e non nego che in spogliatoio c’era molta amarezza». Gusella comunque ricorda anche i meriti degli avversari: «Va detto che la Clodiense è un’ottima squadra, non a caso è l’unica a non aver mai perso nel 2015 e sta molto bene. Noi forse non abbiamo disputato un’ottima partita, però avevamo recuperato un gol ed eravamo lì lì per passare in vantaggio. Poi è arrivato il loro gol su corner».
Ore 18.10 – (Il Piccolo) Deluso e preoccupato. Giuseppe Ferazzoli non maschera la delusione per la sconfitta, ma anche la preoccupazione per una prestazione decisamente sottotono. Anche se la cosa che ha fatto più arrabbiare il tecnico alabardato è la rete subita nel finale su corner: «Nonostante la nostra giornata negativa – afferma il mister – eravamo riusciti a rimettere la partita in carreggiata: avrei capito e accettato un gol preso in contropiede perché eravamo stanchi e sbilanciati, ma così su calcio da fermo con dieci giocatori nostri e quattro loro, questo fa davvero male. Un errore imperdonabile, una distrazione che dà fastidio, anche perché è saltata la loro punta più alta e l’ha fatto con facilità. Questo dei calci da fermo è un difetto che ci portiamo dietro dall’inizio». Ma oltre la sconfitta, anche la prestazione poco brillante della squadra preoccupa Ferazzoli in vista del rush finale di campionato: «Già a Montebelluna, pur giocando discretamente, siamo stati disordinati. Con la Clodiense c’è stata la conferma che forse siamo in regresso sul piano del gioco e dello stare in campo. Tanti giocatori erano sottotono, ma quello che non perdono è la poca cattiveria e il non difendere il risultato con i denti. Certo, sono cose che mi preoccupano, perché non vorrei che sia una cosa mentale: le partite stanno per finire, bisogna essere più cattivi e concentrati, non concedere niente, e invece questi episodi negativi preoccupano. Una piccola rincorsa l’abbiamo fatta anche noi, forse c’è un po’ di stanchezza, ma non è certo il momento di fermarci». Sulla prova poco positiva dell’Unione, la forza della Clodiense c’entra fino a un certo punto, secondo il tecnico alabardato: «Sicuramente loro e la Sacilese sono quelle che tengono meglio il campo di tutto il girone, mentre Padova e Altovicentino sono quelle con l’organico più forte. Però è la nostra giornata negativa che è sorprendente e i primi a essere delusi sono i giocatori». Ferazzoli ammette che una volta raggiunto il pareggio con una formazione piuttosto sbilanciata in avanti, ha badato soprattutto a vincere, e non a difendere il risultato coprendosi magari di più con un difensore: «Io volevo vincerla. Visti anche gli altri risultati, non credo che un ulteriore pareggio avrebbe cambiato qualcosa: per poter sperare in un mezzo miracolo calcistico dovevamo vincere. Niente è precluso, ma è chiaro che l’obiettivo è la posizione migliore ai playout. Quindi dobbiamo vincere le prossime tre in casa: con il calendario che abbiamo a disposizione, ci mancherebbe anche di fallire la possibilità di giocare i play-out al Rocco».
Ore 18.00 – (Il Piccolo) Contro una squadra più solida e ordinata come la Clodiense e con un errore e mezzo della difesa la Triestina non poteva pensare di vincere il match del Rocco. E così è stato. Forse un pari alla fine poteva venire fuori dalla partita di ieri. Ma un successo proprio no. Il punto sarebbe servito più al morale che alla classifica. L’Unione sia sul piano dei singoli che nella tenuta psichica e nello sviluppo della manovra ha dimostrato una netta inversione di tendenza rispetto alla gran parte dei match del girone di ritorno. Fatto sta che, viste le performance di Tamai e Legnago, i play-out ora sono più vicini. E la contestazione alla società da parte della Furlan può essere legittima ma non aiuta a distendere l’atmosfera. Tant’è e l’Unione dovrà conviverci (anche se il sostegno ai giocatori non è mancato seppur in forma più tiepida) in quest’ultimo scorcio di una stagione tribolata. Dopo un girone d’andata catastrofico la zona salvezza, già una chimera, ora è di nuovo a otto punti. Troppi? Probabile, ma quel che più conta è scrollarsi di dosso le scorie accumulate nelle ultime tre settimane per arrivare preparati ai match post-pasquali. L’Unione ha cominciato con un ritmo troppo frenetico per il suo tasso tecnico. Ha cercato di ferire la Clodiense nella prima parte di gara ma quest’ultima ha risposto con la concretezza che le ha consentito di non perdere mai nel 2015. Ai veneti è bastato un colpo di Santi (che a dicembre doveva venire a Trieste…) su un atteggiamento troppo rilassato della difesa e una zuccata di Mastroianni (ancora una volta su corner, dopo il momentaneo pareggio di Bedin) per espugnare il Rocco. Rimpianti dell’Unione? Con il bomber e il suo scudiero Manzo poco brillanti, al pari di Bedin e anche Proia, è difficile fare risultato per Ferazzoli. Il tecnico ha scelto di sbilanciare l’assetto nel finale nella convinzione (anche ragionevole) che il pari non sarebbe servito a nulla. Questione di scelte. E a proposito di scelte l’allenatore decide di dare fiducia alla formazione di Montebelluna con l’innesto di Milicevic a dare manforte a Rocco. Il croato sembra più volitivo del solito ma è un fuoco di paglia. Comunque nella prima mezz’ora Milicevic crea qualche apprensione sulla sinistra dei granata. Al 14’ l’inzuccata di Piscopo su traversone di Manzo sfiora la traversa e dieci minuti più tardi Rocco arriva di un soffio in ritardo su un assist di testa sempre di capitan Piscopo. La Clodiense stuzzicata risponde: Di Piero salva sulla linea di porta su Siega ma nulla può al 34’ quando Santi entra in area (con i difensori un po’ lontani) e realizza la prima rete. Un mumero valido ma lezioso (con sombrero) di Milicevic viene respinto da Tiozzo mentre al 39’ Arvia è fortunato a deviare accidentalmente una conclusione di Siega destinato al raddoppio. Nella ripresa la Clodiense parte con un uomo in meno che, tra lo stupore generale, rientra dagli spogliatoi con un minuto e mezzo di ritardo. Cose che succedono in serie D… Rocco si scuote all’8’ incunenadosi tra il portiere e un difensore ma Boscolo devia in extremis. Ferazzoli decide di potenziare la linea offensiva con Gusella per Arvia e con Giordano per Celli. In effetti la Triestina incrementa la pressione e al 29’ pareggia: respinta corta della difesa ospite su corner di Manzo e conclusione dai dieci metri di Bedin che si infila nell’angolino sinistro. Potrebbe bastare così vista l’inerzia del match ma il tecnico dell’Unione vuole giocarsi i tre punti. Fuori lo stanco Milicevic per Aquilani e Piscopo in un paio di circostanze va a fare il centravanti. Al 44’ su un angolo la difesa schierata della Triestina non è capace di neutralizzare il neoentrato Mastroianni che di testa segna. L’unica nota positiva del finale e un’ammonizione a Rocco che non gli consentirà di giocare giovedì a Mogliano ma di preservare le sue energie per il finale di campionato. Un finale che l’Unione deve affrontare con concentrazione. Sarà un rush rovente ma non certo a causa della sconfitta subita ieri con la forte Clodiense. Agli alabardati non resta che stringere i denti perché, anche se l’Unione come è probabile dovesse giocarsi la D nello spareggio, sarà tutt’altro che una passeggiata.
Ore 17.50 – (Giornale di Vicenza) Una vittoria annunciata, ma forse tifosi e previsioni pregustavano un successo più ampio contro il Mezzocorona e anche il gol iniziale di Gambino aveva messo subito il match sulla strada migliore. Il tecnico vicentino Diego Zanin però non si scompone al termine del confronto e anzi riconosce anche i meriti della giovane formazione avversaria. «Credo che di facile nel calcio non ci sia niente prima di giocare – afferma -ed ho fatto invece i complimenti ai ragazzi per come hanno affrontato la partita perché il Mezzocorona, nonostante abbia dei problemi di non poco conto, gioca in modo pimpante e con tecnica e velocità. La partenza è stata ottimale, come l´avevamo preparata nel corso della settimana e forse potevamo sfruttare almeno un paio di occasioni costruite nel corso della gara. Certamente non abbiamo mai rischiato, ma si poteva chiudere la gara anche un po´ prima. Non abbiamo fatto infatti una buona gestione sul 2-0 ma abbiamo trovato una formazione avversaria che ha corso molto e per questo faccio i complimenti sia agli avversari che ai miei ragazzi perché comunque se queste gare non le affronti bene, rischi di fare brutte figure». Per Andrea Burato un ritorno da ex ed un assist preciso nella punizione che ha mandato in gol in avvio di gara Gambino.
Ore 17.40 – (Giornale di Vicenza) Contro un Mezzocorona ormai alla deriva dal punto di vista societario, ma comunque esemplare per volontà ed abnegazione nei propri giocatori, l´Altovicentino coglie la vittoria con due reti già realizzate nella prima frazione in una gara che, nonostante le previsioni della vigilia, non si è chiusa con una possibile goleada per Pozza e compagni. Mister Zanin conferma lo stesso undici che, la domenica precedente, aveva superato in rimonta il Tamai e dopo nemmeno tre minuti si porta in vantaggio. Punizione sulla trequarti spostata verso destra che Burato pennella in mezzo all´area, Gambino prende il tempo ai difensori di casa e di testa mette in rete da pochi passi superando l´incolpevole Zomer. Il team bianconero prova a sigillare la partita, ma i giovani del Mezzocorona sono abili a tenere bene il campo. Al 12´ una delle poche sbavature della difesa trentina porta Cozzolino a liberarsi sulla destra, ma il suo tiro cross attraversa tutta la luce della porta avversaria senza tocchi decisivi di compagni di squadra. Al 24´ si fa vivo anche il Mezzocorona con Gironimi che prova il tiro da oltre venti metri mandando la palla poco alta sopra il “sette” alla destra di Logofatu. È invece precisa la formazione di Zanin al 36´ quando raddoppia. Ricci gestisce una buona palla sulla sinistra e crossa verso il secondo palo dove Pozza è puntuale nell´anticipo su Luci e nel mettere in rete di testa da distanza ravvicinata. Nel finale prima Cozzolino manda di poco alto un drop al volo su corta respinta di Fochesato, poi nell´ultima azione del primo tempo, Rossi non inquadra la porta in seguito a una punizione di Caridi su cui Logofatu esce a vuoto. La ripresa vede il Mezzocorona che prova ad osare di più anche con l´inserimento di un´altra punta, il ´97 Albenberger, al posto del centrocampista Gironimi e lasciando Caridi a briglia sciolta fra centrocampo ed attacco. È però la formazione ospite a minacciare per prima la porta avversaria con un colpo di testa di Cozzolino su cross di Pozza all´11´ che Zomer controlla agevolmente. La risposta trentina è affidata alla punizione di Caridi da distanza siderale, ma il suo mancino è preda centrale del portiere veneto. Al 22´ ancora Cozzolino a cercare le rete personale con una bella conclusione in corsa da fuori area, ma Zomer è attento ed alza di pugno in angolo. Poco dopo è Gritti a pescare Brancato in area, ma il colpo di testa del centrocampista si perde di poco sul fondo. Il ritmo a questo punto cala e la partita offre poche emozioni per provare a risvegliarsi nel finale. Zomer però è attento sia sul colpo di testa di Cozzolino che respinge con l´aiuto del palo, sia sulla conclusione di Roveretto da fuori area.
Ore 17.20 – Programmata per venerdì 3 aprile alle ore 17.00 a Piove di Sacco tra il Padova ed i padroni di casa della Piovese. Per i Biancoscudati scenderà ovviamente in campo chi non ha giocato 24 ore prima contro la Clodiense.
Ore 17.00 – Situazione infortunati: leggero fastidio al tendine per Salvadori, che sarà comunque arruolabile per Chioggia al pari di Zubin, allenatosi interamente col resto del gruppo. Difficile, invece, il recupero di Bortot e Cunico.
Ore 16.40 – PREVENDITA CLODIENSE-PADOVA: ESAURITI IN UN’ORA I 480 BIGLIETTI MESSI A DISPOSIZIONE DEI TIFOSI BIANCOSCUDATI!
Ore 16.20 – Qui Guizza: termina l’allenamento.
Ore 16.00 – Qui Guizza: intenso lavoro atletico finale.
Ore 15.40 – Qui Guizza: partitella ancora in corso, in gruppo anche alcuni Juniores Nazionali, reduce dalla vittoria del loro girone di campionato.
Ore 15.30 – Qui Euganeo: inizia la prevendita per Clodiense-Padova, lunga coda alle biglietterie.
Ore 15.20 – Qui Guizza: partitella a campo ridotto. Lavoro particolareggiato anche per Salvadori.
Ore 15.00 – Qui Guizza: Zubin e Petkovic regolarmente in campo, ancora a parte Cunico e Bortot. Provati i primi schemi anti-Clodiense.
Ore 14.40 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento.
Ore 14.30 – (Giornale di Vicenza) Sensazioni dal sapore agrodolce in casa Real Vicenza, dopo la sconfitta di Novara. Delusione dunque per il risultato negativo, figlio di episodi più che di vero e proprio demerito, e soddisfazione invece per la prestazione offerta, sono i due rovesci della medaglia biancorossa. Questa l´analisi del tecnico Michele Marcolini: «Siamo sempre stati in gara, purtroppo l´episodio del rigore ha segnato la partita, non solo per il gol ma anche perché subito dopo ci siamo un po´ sfaldati. C´è rammarico, quando si riesce a fare una prestazione così positiva con un avversario come il Novara è un peccato non conquistare almeno un punto, che pure credo avremmo meritato». La fortuna, sicuramente, non è stata dalla vostra parte. Abbiamo creato molto, incluse un paio di occasioni molto nitide. Peccato soprattutto nel caso di Chiarello, che ha colpito d´esterno e ha mandato a lato da pochi passi. Peccato anche per l´occasione sfumata in avvio di match, con Piccinni, perché un gol subito avrebbe potuto cambiare il corso della gara. Proprio l´infortunio di Piccinni ha scombussolato i piani in fase difensiva. Avevo scelto lui per contrastare Evacuo sul piano fisico, Carlini ha fatto bene nonostante la differenza di stazza con gli attaccanti avversari. L´infortunio? Sembra solo una contrattura, speriamo non sia nulla di grave perché siamo falcidiati dalle squalifiche. In avvio avete gestito bene il gioco, poi siete cresciuti fino al gol, arrivato forse nel vostro momento migliore. Ci aspettavamo una partenza forte del Novara e abbiamo cercato di mantenere l´ordine per poi sfruttare i loro punti deboli. Il rigore? I ragazzi dicono che non c´era, io non protesto perché non l´ho mai fatto e non mi sembra il caso di cominciare ora. Dispiace, perché avremmo meritato almeno un punto, ma faccio i complimenti al Novara e mi tengo la buona prestazione, che era quello che più mi premeva. Analisi condivisa da Francesco Quintavalla: «Il Novara ci ha concesso pochi spazi, cosa che ci ha reso il compito più difficile in fase offensiva poi, quando avevamo preso convinzione e campo, è arrivato il rigore che ha cambiato tutto». «Conosciamo tutti molto bene la forza del Novara in difesa – aggiunge – noi siamo stati anche un tantino sfortunati sotto porta e purtroppo, in questa partita sono stati gli episodi a fare la differenza. Credo tuttavia che in pochi qui a Novara abbiano tenuto il campo come abbiamo fatto noi, spiace per non aver fatto punti ma non possiamo essere delusi per la prestazione offerta».
Ore 14.20 – (Giornale di Vicenza) Alla capolista Novara serve un (generoso) rigore dopo un´ora di gioco per battere un Real Vicenza che non regala nulla, giocando a testa alta e provando fino alla fine a raggiungere il risultato di parità. Per quanto fatto vedere, la squadra di Marcolini avrebbe meritato qualcosa in più. Il tecnico non fa barricate e presenta i suoi con un 3-5-2 che chiama Pavan a fare da schermo davanti a Quintavalla, Polverini e Piccinni, con Cristini e Dalla Bona ai suoi fianchi più Chiarello e Vannucci sulle corsie laterali a sostegno di Bruno e Margiotta in prima linea. Modulo speculare per i padroni di casa che, pur provando a fare la partita, nel primo tempo fanno non poca fatica per rendersi pericolosi. Merito del Real Vicenza, che nei primi 45´ concede appena un tiro in porta agli avversari nonostante la coppia Gonzalez-Evacuo sia la più temibile del girone. Lo dimostra il fatto che la prima azione porta proprio la firma dei due, che al 6´ scambiano in velocità il pallone con colpo di testa del centravanti napoletano terminato alto. Passano tre minuti e Gonzalez fa tutto da solo, stoppando al volo un pallone che poi conclude alto sopra la traversa. Il Real Vicenza si vede per la prima volta al 10´ con un tiro dalla distanza di Margiotta bloccato da Tozzo, mentre al quarto d´ora Tomei deve compiere la sua prima parata per intercettare un calcio di punizione battuto da Buzzegoli. Un calcio di punizione lo batte anche il Real Vicenza al 17´, e la conclusione di Dalla Bona crea qualche problema a Tozzo, costretto a respingere corto. A metà tempo il Novara prova ad accelerare: prima al 24´ Gonzalez supera due avversari e conclude a giro con palla di poco sopra l´incrocio, poi al 25´ un tiro di Faragò viene deviato in angolo. Marcolini è poi costretto a sostituire l´infortunato Piccinni con Carlini e al 28´ vede i suoi sviluppare un´elaborata azione offensiva: Bruno scambia con Dalla Bona e apre a destra per Quintavalla, riceve in area il cross del difensore ed impegna di testa Tozzo. La prima frazione si conclude al 45´ con un tiro da fuori di Dalla Bona che si spegne sopra la traversa. Nella ripresa il Novara costruisce la prima occasione al 5´ con un tiro centrale di Buzzegoli servito da Garufo, mentre un minuto dopo Dalla Bona serve Bruno, la cui conclusione da fuori finisce di poco alla sinistra di Tozzo. L´equilibrio viene spezzato soltanto al 10´, quando l´arbitro giudica falloso l´intervento in area di Carlini che va a contrastare Evacuo: dopo le proteste del Real, l´attaccante spiazza Tomei dagli undici metri per la rete dell´1-0. La squadra di Marcolini non si perde d´animo e continua ad attaccare, lasciando spazio ai padroni di casa per il contropiede, tanto che al 25´ Tomei devia in angolo un pallone schiacciato da Faragò. Nel frattempo Marcolini manda in campo Gomes per Margiotta, e proprio il nuovo entrato su cross da sinistra di Vannucci fa da torre per Chiarello che da due passi non riesce a spingerla in rete. È anche l´ultima chance per Chiarello, sostituito da Bardelloni, ma al 35´ è ancora protagonista Gomes: cross in area di Dalla Bona, corta respinta della difesa e tiro sul fondo dell´attaccante, seppur da buona posizione. Su capovolgimento di fronte è ancora decisivo Tomei: lancio di Vicari per Evacuo, che scatta sul filo del fuorigioco e prova a beffare il portiere con un pallonetto alzato in angolo dallo stesso Tomei. Al 43´ Gomes apre per Vannucci che ci prova dalla distanza costringendo Tozzo a rifugiarsi in angolo. Fino alla fine del quinto minuto di recupero non accade altro: il Real Vicenza perde, ma a testa alta.
Ore 14.00 – (Gazzettino) Un pareggio che sta stretto al Cittadella, anche se nella sfida con la Ternana era prima di tutto importante non perdere. Il tecnico Claudio Foscarini così inquadra il risultato: «Per ciò che la mia squadra ha fatto ci stavano i tre punti. Abbiamo fatto una grande prestazione nonostante le assenze importanti». Poi aggiunge: «Sono contento per come si sono comportati tutti i miei giocatori. Devo fare i complimenti soprattutto a Camigliano e De Leidi, che non hanno potuto provare assieme in questa settimana per la convocazione dell’Under 20; hanno usato molto la testa fornendo una prestazione attenta e diligente, questi sono segnali importanti». Foscarini prosegue la sua disamina: «Gerardi ha dato profondità alla squadra e davanti ho utilizzato tutti e quattro gli attaccanti a disposizione. A Sgrigna avevo chiesto di far circolare la palla, lo sa fare e mi è stato molto utile. Stanco non è riuscito a fruttare le occasioni avute, ma ci ha dato come sempre una grande mano sul piano della manovra». Sul suo gol annullato per dubbio fuorigioco, precisa: «Dicono che è regolare, rivedrò l’episodio. Non è la prima volta che ci capita, evidentemente non siamo fortunati con arbitri e assistenti, dispiace perchè sarebbe stato tanta roba. Ci è mancato quel pizzico di fortuna che avrebbe coronato con il risultato una grande giornata. Anche nel recupero pareva fatta con l’occasione capitata a Coralli e deviata sul palo». E ancora: «Rimane la conferma che il Cittadella nel girone di ritorno ha dato una decisa svolta al proprio campionato, soprattutto come atteggiamenti in campo». Infine un pensiero sul match di giovedì a Latina: «Sarà un’altra sfida delicata, facciamo un altro sforzo per fare la nostra partita senza guardare al fatto che loro questa domenica si sono riposati». Sui giocatori acciaccati, conclude Foscarini: «Camigliano ha un problema alla spalla destra, dovrebbe tornare con l’Under 20, ma vedrà il medico. Rigoni è uscito dolorante, il fastidio lo aveva sentito anche in settimana e si è ripresentato durante la gara. Recupererò Benedetti, che ha scontato la squalifica, e Busellato che aveva la febbre, mentre Signorini è a disposizione, ma bisogna essere cauti perchè è rimasto fuori tre mesi». Il presidente Andrea Gabrielli commenta: «È stata una partita molto intensa con tanto agonismo da parte di entrambe le squadre. Occasioni ne abbiamo avute di più noi, per cui ai punti avremmo meritato la vittoria, ma anche la Ternana ha impegnato Pierobon in alcuni difficili interventi. Bravi entrambi i portieri. Il Cittadella ha confermato di essere tonico e ha gestito bene la fase difensiva nonostante le assenze».
Ore 13.50 – (Gazzettino) Occasioni da una parte e dall’altra, un gol annullato a Stanco per un fuorigioco millimetrico, due portieri sempre all’altezza (soprattutto quello della Ternana) e un palo colpito all’ultimo secondo da Coralli. Lo 0-0 del Tombolato è un risultato bugiardo visto il grande sforzo compiuto da entrambe le squadre per vincere la partita. Meritava sicuramente di più il Cittadella che però ha trovato sulla strada un Brignoli davvero prodigioso. La truppa di Foscarini ha iniziato la gara in maniera arrembante. E dopo appena due minuti ha creato una doppia opportunità. Violento il destro dal limite di Gerardi respinto dal portiere ospite, la sfera è quindi finita nel raggio d’azione di Minesso il cui sinistro a incrociare è stato leggermente deviato da Meccariello. Strepitosi i riflessi di Brignoli che si è allungato in tuffo e ha sventato la minaccia. Il Cittadella ha continuato a premere sull’acceleratore. Imprendibile sulla destra il polacco Kupisz che al quarto d’ora ha sfornato un assist al bacio per Stanco il quale, in perfetta coordinazione, ha inventato un micidiale destro al volo che si è insaccato proprio a fil di palo. L’urlo di gioia dell’attaccante è stato però ricacciato in gola dalla bandierina alzata dell’assistente Calò. Da questo momento, e fino all’intervallo, l’inerzia della partita è passata nelle mani della Ternana il cui gioco offensivo ha sfruttato soprattutto la fisicità di Avenati, peraltro ben disinnescato a turno da Camigliano e De Leidi. Solo in un’occasione il poderoso attaccante è riuscito a staccare indisturbato in area (26’), ma la sua incornata non ha inquadrato la porta. A fare gli straordinari è stato poi Pierobon, bravo a neutralizzare le conclusioni dalla distanza prima di Vitale e poi di Crecco. Imperdonabile invece l’errore di Ceravolo che da posizione favorevole ha mancato l’impatto con il pallone. La ripresa si è aperta con una rasoiata in corsa di Gavazzi che ha lambito il palo. Al 7’ un problema muscolare ha costretto Rigoni a chiedere il cambio. Tutti si aspettavano l’ingresso di Busellato, il suo sostituto naturale, ma il giocatore era in panchina per onore di firma a causa di un attacco influenzale avuto nella notte. E così Foscarini ha affidato le chiavi del centrocampo a Sgrigna. Una scelta anche rischiosa, vista la scarsa propensione del fantasista romano alla fase di interdizione, ma che alla lunga si è rivelata azzeccata. La manovra del Cittadella è infatti diventata più ariosa, capitan Paolucci ha raddoppiato i suoi sforzi per garantire i giusti equilibri alla squadra e solo le parate di Brignoli, due volte superlativo su Stanco, hanno tenuto a galla la Ternana. L’ultimo brivido quando mancavano pochi secondi allo scadere. Su azione d’angolo, la girata area di Stanco ha trovato sulla sua traiettoria Coralli (subentrato da poco a Gerardi) appostato a pochi metri dalla porta. Ma anzichè andare di piede, l’attaccante ha tentato una più complicata deviazione di testa, quasi piegandosi su se stesso, e il pallone è andato a incocciare sulla base del palo.
Ore 13.30 – (Mattino di Padova) Il rammarico è giustificato in casa granata. Poteva essere la nona vittoria, è arrivato invece il 15º pareggio (su 33 partite), che mantiene il Cittadella 2 lunghezze sopra la zona playout. «Dispiace, per la prestazione meritavamo i tre punti, che ci avrebbero fatto fare un balzo enorme in classifica», ammette Claudio Foscarini. «Rimane la grande prova dei miei, nonostante qualche problema di troppo: Busellato nella notte ha avuto la febbre, ma è venuto in panchina. Rigoni? Ha chiesto il cambio perché ha sentito “tirare” dietro. Tutti comunque hanno fatto la loro parte, come Sgrigna, schierato in un ruolo non suo». Il gol annullato a Stanco è parso regolare, e le immagini avvalorano tale sensazioni. Il tecnico prende atto: «È da rivedere tutta l’azione, ma non è la prima volta che ci succede, non siamo fortunati evidentemente con gli assistenti dell’arbitro. Peccato, con due punti in più saremmo stati decisamente meglio». Bisogna guardare avanti, però, e giovedì è di nuovo campionato. Foscarini, stanco e un po’ amareggiato, continua a ripetere: «Dobbiamo andare a far punti a Roma (invece di Latina, ndr), è un altro scontro diretto, spero di recuperare qualcuno». Alla fine è lui stesso a stilare il bollettino dell’infermeria: «Abbiamo un problema con Camigliano, che ha la spalla destra fuori. È stato anche convocato in Nazionale, non credo possa rispondere alla chiamata. Dobbiamo valutare Rigoni e capire se i due centrali difensivi saranno disponibili». Insomma, inizia un’altra settimana non facile da gestire.
Ore 13.20 – (Mattino di Padova) Una partita sfortunata, che si chiude con il secondo 0-0 casalingo consecutivo (il precedente, contro il Crotone, era stato sabato 14 marzo), ma che allunga la mini-striscia di risultati positivi a tre di fila, dopo il k.o. a Chiavari con l’Entella. Cinque punti nelle ultime tre gare, appunto. Non male, anche se il Cittadella stavolta ha il sacrosanto diritto di recriminare per ciò che poteva essere e non è stato: il secondo successo in nove giorni, dopo quello colto sul campo del Livorno, che avrebbe proiettato i granata in acque decisamente più tranquille. È vero, siamo sempre sopra la zona playout, ma non con un margine tale da autorizzare prospettive diverse da quelle di una salvezza comunque sofferta e per la quale ci vorrà ancora tempo prima di apporre il timbro ufficiale della matematica. Insomma, non si può tirare il fiato neppure un attimo, da oggi bisogna pensare al match di giovedì sera con il Latina con l’idea di andare incontro ad una nuova battaglia, oltretutto di fronte ad un avversario che ha goduto di un turno di riposo forzato per non aver disputato il derby di Frosinone (ragioni di ordine pubblico, ma che il campionato sia irregolare è più che mai evidente, con i vertici della Lega costretti a subìre imposizioni assurde). Gol in fuorigioco? Ma dove? Cominciamo, allora, dagli episodi che avrebbero dovuto, e potuto, mettere in discesa la sfida con gli umbri, reduci da 4 sconfitte di fila e per la prima volta sprofondati ai margini delle sabbie mobili, e che invece si sono ritorti contro gli uomini di Foscarini. Primo episodio: il gol annullato a Stanco al 14’. L’azione si sviluppa sulla destra, con “cavallone” Kupisz che crossa lungo per il compagno, appostato sulla sinistra, dentro l’area. La girata al volo, quasi a pelo d’erba, è splendida e Brignoli (che già al 1’ si era superato in due occasioni, respingendo un violento destro di Gerardi e volando poi a smanacciare in angolo il successivo tiro di Minesso, deviato dalla schiena di Meccariello) è battuto. Il Tombolato esplode, ma a raggelare tutti ci pensa l’assistente sotto la Gradinata est, Nicolò Calò di Molfetta, che alza la bandierina ravvisando un fuorigioco dello stesso Stanco. Le immagini tv, viste e riviste più volte, lo sconfessano, perché sia Meccariello (numero 6) che Bastrini (16) al momento del cross sono sulla stessa linea del “lungagnone” emiliano, con il secondo che addirittura appare più vicino all’estremo difensore, dunque più indietro. Una vera beffa, dunque, e non è la prima di questa stagione. Portiere-diga. Sino alla mezz’ora il Citta comanda le operazioni, ma nel finale di primo tempo è la squadra di Tesser ad uscire di prepotenza. Pierobon ci mette una pezza su Vitale (31’), abbranca un pallone beffardo calciato da Ceravolo mentre sta per infilarsi sotto la traversa (40’), vola ad intercettare una conclusione da fuori di Crecco allungandosi e deviando sul fondo (44’), infine ci mette il piede a rintuzzare una nuova, insidiosa percussione di Vitale, fra i più in palla degli avversari (46’). Nella ripresa, tuttavia, sale in cattedra l’ottimo Brignoli, che ingaggia un duello personale con Stanco: prima gli respinge d’istinto un destro al volo scoccato appena fuori dell’area piccola, con la porta spalancata davanti (12’), poi gli ribatte una seconda “botta”, sempre al volo, di piattone, su cross di Kupisz (26’), infine viene salvato dal palo, all’ultimo dei tre minuti di recupero (48’), quando su angolo di Sgrigna il solito Stanco gira a rete di testa e Coralli, a due passi dalla linea bianca, sempre di testa corregge la traiettoria della sfera, che va a sbattere sul legno alla destra dello stesso Brignoli rimbalzando in campo. Jella, una jella nera! Bene nonostante l’emergenza. Non è stata una brutta partita, merito anche di una Ternana determinata e decisa a non tornarsene in Umbria a mani vuote. Sette giocatori mancavano all’allenatore di Montebelluna, ma defezioni importanti doveva registrare anche il suo collega di Riese Pio X: fuori la coppia di centrali difensivi Scaglia-Pellizzer, fuori Benedetti per squalifica, Busellato in panchina ma con la febbre e, a partita in corso, Rigoni costretto ad alzare bandiera bianca per un problema muscolare. Il Citta l’ha interpretata bene, come copione richiedeva, anche se non ha avuto fortuna nel finalizzare. E gare così rischi spesso di perderle, invece di vincerle. Poco male, l’importante è aver fatto un altro, piccolo passo verso il mantenimento della categoria. Ora mancano 9 partite e 11 punti al traguardo. Le possibilità per centrare l’obiettivo ci sono tutte.
Ore 13.00 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Due crisi e un comune denominatore: dirigenti presuntuosi”) C’è un denominatore comune che unisce Atletico San Paolo e Thermal Abano, chiamate a tentare una mission quasi impossible, salvarsi dopo una stagione che definire penosa è dire poco: la presunzione. Sissignori, tanta presunzione, perché al vertice delle due società ci sono persone che credono di aver capito tutto del calcio, di saperlo gestire come pochi (e si è visto in che modo…), di essere dove sono solo perché qualcuno li ha traditi rispetto alle attese e, aggiungiamo noi, alle promesse fatte ad inizio stagione. La realtà è che, tanto su un fronte quanto sull’altro, si è improvvisato, abusando di se stessi e delle proprie forze, con i limiti che i risultati e la conduzione stessa del campionato hanno evidenziato in tutta la loro (pesante) evidenza. Se bisogna arrivare alla serie D, anticamera del professionismo, per fare poi simili figure, sarebbe meglio lasciar perdere: lo status di dirigenti con la “D” maiuscola, a prescindere dalla categoria che inizia con la stessa lettera, si acquista giorno dopo giorno, ragionando con senso della misura, passo proporzionato alla lunghezza della gamba e serietà nei rapporti con giocatori, tecnici e tifosi. La vicenda del San Paolo è emblematica: un film già visto, dove la recidività (delle pessime azioni) è il connotato di fondo. Si sono tornati a fare gli stessi errori del (recente) passato, ingannando – perché questo è il verbo corretto per sintetizzare l’attuale, sconcertante situazione delineatasi – le varie componenti coinvolte. Una prima squadra abbandonata, di fatto, a se stessa a metà campionato, dopo un cambio di allenatore che farebbe presumere che ci siano soldi in cassa per permettersi il… lusso di pagarne due, di tecnici, e invece si scopre che la squadra avanza i rimborsi-spese da ottobre, che alcuni se ne sono andati sbattendo la porta, che si vive di… volontariato e basta e che, se uno intende investire sul futuro (cercando di rimanere nella categoria), deve giocare gratis. Lo ribadiamo: evaporati come neve al sole gli annunciati, e strombazzati, finanziatori olandesi, oggi lo stato finanziario del secondo club calcistico cittadino è tale che servirebbero almeno 150 mila euro per evitargli il secondo fallimento consecutivo. E chi mai li tirerà fuori? Risposta: nessuno. Che cosa s’inventano, allora, dalle parti di via Canestrini? I conti correnti per la sopravvivenza del settore giovanile, sperando di salvare il salvabile. Chissà mai – è il ragionamento – che un po’ di giovanotti salpino per altri lidi, qualche soldino salterebbe fuori. Auguri, ragionando così non si va da nessuna parte. A quella del San Paolo si è aggiunta la crisi, tecnica, della Thermal Abano. Via il direttore sportivo Contarin, via l’allenatore Vittadello. I contrasti con la proprietà (Maistrello) sono ufficialmente all’origine del divorzio. In panchina si è seduto (ieri) Prediali, il quarto mister ingaggiato dall’estate scorsa ad oggi. Anche qui, ci fossero le forze economiche in grado di permettersi simile… lusso, uno direbbe: facciano come credono. Nulla di tutto ciò, la Thermal è all’agonìa o quasi, tanto che si parla apertamente di fusione con l’Abano l’anno prossimo. Domanda inevitabile: non è meglio cambiare mestiere, invece di fare i manager del calcio? Ne guadagnerebbero tutti, perché a questi livelli, e con questa crisi, di facili guadagni non ce n’è più per nessuno. Potete starne certi.
Ore 12.50 – (Mattino di Padova) Non c’è pace per la Thermal Abano. A chiusura della settimana che ha portato al terremoto alla guida tecnica, con le dimissioni dell’allenatore Vittadello e del direttore generale Contarin, la squadra termale rimedia tre schiaffi in faccia dal Jolly Montemurlo. Formazione, quest’ultima, che ringrazia e che si staglia a metà classifica uscendo, almeno per il momento, dalla zona caldissima della graduatoria. Zona che invece vede la Thermal sempre più protagonista, suo malgrado: nella trasferta “casalinga” di Chioggia l’ex tecnico degli Juniores, Massimo Pedriali non riesce a compiere il miracolo di resuscitare in pochi giorni una squadra sempre più allo sbando. Gli ospiti toscani passano in vantaggio con una rete verso lo scadere di prima frazione, e poi arrotondano nella ripresa con un uno-due che taglia le gambe a Cacurio e compagni, i quali almeno, nel primo tempo, avevano provato ad impensierire il Jolly. Le prime occasioni, infatti, erano capitate sui piedi di Franciosi – conclusione a lato al 17’ – e Antonello – tiro dalla distanza bloccato da Biagini al 21’. Tra il 25’ e il 34’ maturano le due più grandi palle-gol della prima frazione. Una per i toscani, con Montin provvidenziale a respingere sulla linea il destro di Ceccarelli; una per i padroni di casa, con Sabbion che, di testa sull’invito di Cacurio, è stato sfortunato a sbattere sulla traversa. Prima dell’intervallo la rete che ha spaccato la gara: è stato Pinzauti a mandare la Thermal sotto al riposo. Ad inizio ripresa la formazione guidata da Pedriali ha provato a riequilibrare il punteggio, soprattutto con un positivo Bolchi che ha tentato, senza fortuna, di andare in rete in un paio di occasioni, quindi protestando veementemente con l’arbitro, che ha lasciato correre un contatto sospetto in area toscana su Cacurio. Proprio quando la Thermal sembrava poter recuperare, il Jolly Montemurlo ha abbassato le serrande sull’incontro: al 24’ De Gori ha trovato la rete del doppio vantaggio, quindi, otto minuti più tardi, è stato Pecchioli ad approfittare della clamorosa indecisione di due difensori termali e a battere per la terza volta l’incolpevole portiere Merlano.
Ore 12.30 – (Mattino di Padova) Scarse le emozioni in una partita in cui l’Atletico San Paolo riesce a portare a casa un punto prezioso in casa di una squadra con dieci punti in più in classifica e con la salvezza a portata di mano. Prevalgono il gioco spezzettato e le poche idee in fase di costruzione, con il timore di perdere che prevale maggiormente. Entrambe le formazioni tornano a casa senza farsi del male, aggiungendo un punto ad una classifica che vede i padovani terz’ultimi a 29 punti (in piena zona play-out) e i toscani al nono posto con 39 punti. Per vedere la prima conclusione verso la porta bisogna attendere il 31′, quando Papini prova il tiro dalla distanza che, però, non impensierisce Savi. Al 37′ ci riprova lo Scandicci con Mazzolli su punizione, ma il suo tiro dai 25 metri termina alto sopra la traversa. Nella ripresa la partita è un po’ più vivace, anche se le emozioni scarseggiano. Al 55′ ci prova Benucci con una bella conclusione parata da Cecchi. Pochi minuti dopo è Sambugaro a sfiorare il vantaggio con un tiro che termina di poco a lato. Questo pareggio dimostra che, per l’Atletico, qualcosa di buono è stato fatto, viste tutte le vicende extra-calcistiche che riguardano la società padovana. Il tecnico Vito Antonelli, si congratula con i suoi. «Abbiamo trovato di fronte una squadra ben messa in campo, abbiamo ottenuto un buon punto su un campo difficile. Il nostro primo obiettivo sono i play-out, e l’aver visto una squadra compatta che gioca con caparbietà è sicuramente un bel segnale»
Ore 12.10 – (Mattino di Padova) Dopo la gara, l’allenatore dell’Abano Massimiliano De Mozzi non sembra troppo contento: «Penso che pure il pareggio sarebbe stato un po’ stretto» afferma il tecnico di Marostica. «Questa è la tipica partita in cui il risultato non è proporzionale alla qualità del gioco espresso. Nel primo tempo abbiamo giocato benissimo, riuscendo ad arrivare due volte davanti al portiere del Delta Porto Tolle e pure sul 2-1 abbiamo reagito bene». Poi tira fuori una puntina d’orgoglio: «Risultato a parte, sono soddisfatto» aggiunge De Mozzi. «Mancavano giocatori importanti come Ballarin e Bortolotto, ma siamo riusciti comunque a produrre un bel gioco. Il sesto posto, per noi, è un grande risultato. Questi ragazzi possono giocarsela con chiunque».
Ore 12.00 – (Mattino di Padova) Si può interrompere una serie positiva senza rimpianti. Lo sa bene l’Abano, che si fa infilare tre volte dal Delta Porto Tolle, chiudendo così una striscia positiva da applausi. Sette partite a punti, ma anche bel gioco e temperamento da matricola mai sazia: anche allo stadio “Gabrielli” di Rovigo gli uomini di mister Massimiliano De Mozzi non deludono, ma il risultato premia il potenziale d’attacco della formazione polesana, ringalluzzita dal ritorno in panchina di Luca Tiozzo, esonerato a ottobre e richiamato una decina di giorni fa dopo le dimissioni di Alessandro Rossi e la cacciata di Eugenio Benuzzi. Eppure l’Abano, nei primi dieci minuti, sfiora il vantaggio per ben due volte con De Cesare e Bruinier, entrambi sfortunati. Ma la legge del “gol sbagliato, gol subito” costa cara agli aponensi, che incassano l’incornata di Pradolin, perfetto nello stacco di testa sugli sviluppi di un corner. Gli ospiti non si fanno pregare troppo, e pareggiano al quarto d’ora grazie al passaggio filtrante di Dall’Ara per Zanardo (entrambi ex Delta), che firma l’1-1. La rete scalda entrambe le compagini, che mettono da parte l’equilibrio e imbastiscono un’azione dietro l’altra: l’Abano fa il suo con De Cesare e Giusti, che sciupa l’occasione (44’) per completare la rimonta. Nella ripresa, però, i biancazzurri completano l’opera in 24 minuti. L’asse Giorgino-Baldrocco-Gherardi frutta il raddoppio (59’), che ridimensiona le ambizioni dell’Abano. Il terzo gol è un assolo in contropiede di Baldrocco. L’Abano non ci sta, anche se gli innesti di Franceschini, Barichello e Tagliavini portano la velocità ma non la svolta sperata. L’ultimo brivido lo regala Zanardo su punizione: il pallone si stampa sulla traversa. L’Abano resta comunque al sesto posto (45 punti), in piena zona playoff, in coabitazione col Bellaria Igea Marina. Giovedì capitan Antonioli e compagni emigrano a Este per il turno pre-pasquale contro il Fidenza, a causa dei lavori di manutenzione sul manto erboso dello stadio delle Terme di Monteortone disposti dal Comune in vista del Torneo internazionale giovanile che inizia il 22 aprile.
Ore 11.40 – (Mattino di Padova) Il tecnico dell’Este Gianluca Zattarin si accontenta e, forse, gode. Dopo la gara commenta la prestazione della squadra cercando di tirare fuori gli aspetti positivi: «Va bene così. In questo momento, in cui ci mancano almeno sei elementi importanti, è meglio non perdere. Non subiamo gol da tre partite e non perdiamo da otto, ma facciamo fatica a creare occasioni da gol». I tanti giovani schierati, da Diallo a Fyda, passando per Bernardelle, non hanno convinto: «Non è semplice sostituire giocatori importanti come Rondon, Rubbo e Bonazzoli. In questa squadra ci sono tanti ragazzini, che devono migliorare e possono fare di più», afferma Zattarin. «Ora come ora, dobbiamo cercare di dare continuità agli ultimi risultati e ottenere più punti possibili. Il nostro obiettivo sarà proprio questo».
Ore 11.30 – (Mattino di Padova) Una specie di record. Una chicca per la statistica, a metà tra l’ennesima occasione persa e un buon motivo per lusingarsi: l’Este non segna da tre partite, ma si è abituato a non perdere. Neutrale, piatto, quasi seduto sull’incerto avvio di primavera. Contro il Mezzolara arriva il terzo 0-0 in sette giorni, dopo Abano e Fidenza (nel turno infrasettimanale), e l’ottavo risultato utile consecutivo. Una “ics”, tra l’altro, che fa il solletico alla classifica, perché i giallorossi fanno piccoli passi in avanti, ma perdono posizioni in nella griglia dei playoff. Il terzo posto, ora, è appannaggio del Piacenza, mentre il quarto è già stato prenotato da un Delta Porto Tolle, staccato di due lunghezze, che potrebbe tentare un clamoroso sorpasso in caso di inciampi pre pasquali. Insomma, tanti calcoli che lasciano il tempo che trovano, forse un po’ noiosi, come la sfida del Nuovo Stadio, che non lascia traccia nemmeno sui taccuini. Pochissime azioni interessanti, se non tiracci dal limite dell’area o traversoni buttati là, senza fiocchetti: dalla distanza ci prova Ponce, prima del diagonale di Iarrusso respinto da Lorello (30’), mentre l’Este affida a Beghetto le imbeccate giuste per Coraini e Bernardelle, spenti e imprecisi. Se le danno di santa ragione, invece, tra centrocampo e difesa, con l’ex di turno Iarrusso, lasciato solo tra Beghin e Meneghello, che sente la partita in modo particolare. Eppure, nessuna delle due compagini sembra prevalere sull’altra. L’Este, senza i titolarissimi Rubbo e Rondon, manca di corsa e fantasia, mentre gli ospiti soffrono la mancanza del faro Bazzani, costretto a guardare i compagni dalla panchina. L’ex bomber della Sampdoria resta al suo posto pure nella ripresa, in cui Este e Mezzolara continuano ad ammiccare senza acuti. Non si possono considerare tali, infatti, la ciabattata di Coraini dal limite dell’area (65’) e la sparata di Diallo (73’). Inguardabili come, d’altronde, il resto del match: il pubblico di casa rumoreggia, mentre i fedelissimi di sponda bolognese incitano senza riscontri i propri beniamini. Si vede poco altro, se non tanti e troppi errori tecnici da ambo le parti, che condiscono un finale di ripresa ai limiti del noioso. L’Este tornerà in campo giovedì per l’anticipo di Pasqua contro il Bellaria Igea Marina (settimo in classifica a quota 45 punti) allo stadio “Mazzola” di Santarcangelo di Romagna.
Ore 11.10 – (La Nuova Venezia) Cresce l’attesa ma anche la preoccupazione per la sfida di giovedì al “Ballarin” di Chioggia (inizio ore 17) tra la Clodiense e il Padova. Nelle prevendite dei giorni scorsi solo una quarantina di tifosi chioggiotti hanno esercitato il diritto di prelazione (valido per chi aveva assistito alla gara con il Belluno) e quindi acquistato i primi tagliandi della tribuna centrale, ma domani, presso la biglietteria dello stadio, dalle 16.30 alle 18.30, verranno messo in vendita gli altri 300 biglietti rimasti ed acquistabili dagli sportivi locali. Ma la preoccupazione nasce dal fatto che la tribuna Fattori, sede del tifo caldo padovano, ha fatto sapere attraverso la propria pagina facebook che, in possesso o meno del biglietto, i tifosi biancoscudati si muoveranno in massa verso Chioggia, come del resto hanno sempre fatto nel corso di questa stagione. Chiaro che i 480 biglietti disponibili per i supporter padovani non saranno sufficienti a soddisfare le richieste che arriveranno nella sede del club. E allora, visto che le autorità cittadine chioggiotte, nonostante le promesse, non sono riuscite in otto mesi (i calendari si conoscevano da agosto) a trovare una soluzione al problema, si spera almeno nel buon senso della gente. Il piano di sicurezza prevede di raccogliere i tifosi biancoscudati nel parcheggio Actv adiacente al cimitero per poi essere scortati allo stadio e fatti entrare dalla stradina dove si trovano una banca e le poste. Quindi, una volta dentro l’impianto, verranno fatti transitare sotto la curva sud (al momento chiusa) per poter poi prendere posto nella gradinata est verso la riva del Lusenzo. Insomma una situazione paradossale che ha trasformato in un problema quella che poteva essere una giornata di sport e di festa come dice Franco Cerilli, chioggiotto doc ma anche ex Padova. «È una vergogna», dice il “Cero” che giovedì tra l’altro farà il commento tecnico nella diretta di Telenuovo, «che una città come Chioggia non sia riuscita a rendere più capiente lo stadio, nonostante da tempo si conoscesse la situazione. Non capire quale sostegno una partita come questa avrebbe potuto avere sulla Clodiense stessa ma anche sull’indotto è un errore gravissimo. Purtroppo però, come sempre, a Chioggia lo sport non viene mai preso in considerazione e queste sono le conseguenze. Mi auguro che chi non riuscirà a vedere la partita possa ammirare quanto di buono offre la nostra città che, economicamente parlando, deve essere sempre grata a chi arriva da Padova o da Vicenza».
Ore 10.50 – (Gazzettino) Con simili presupposti, arrivano dunque ora le date da cerchiare in rosso. Ferma restando la necessità di affrontare ciascun avversario con il giusto atteggiamento e la giusta determinazione per evitare brutte sorprese, il primo possibile crocevia da tenere in considerazione è proprio giovedì, quando il Padova va a fare visita alla Clodiense, mentre l’Altovicentino ospiterà il Fontanafredda. Mantenere inalterate le distanze dopo quella giornata sarebbe un ulteriore tassello verso il lieto fine. Pesante nei destini delle due squadre, però, anche il turno successivo (12 aprile), con i vicentini ad affrontare fuori casa il Belluno e con la truppa di Parlato che ospita la Sacilese, terza forza del campionato. Sicuramente dopo queste due giornate, e con quattro partite ancora da giocare, la situazione sarà decisamente più chiara. Una ultima considerazione. Per evitare che lo scontro diretto del 10 maggio diventi decisivo, il Padova nelle prossime cinque partite non può perdere più di quattro punti dall’Altovicentino. In pratica potrà permettersi due pareggi. In caso di arrivo finale a pari merito, verrà disputato uno spareggio.
Ore 10.40 – (Gazzettino) Ogni eventuale cilecca della squadra di Zanin, con contestuale vittoria biancoscudata, anticiperebbe invece il giorno della matematica certezza. Come noto, il calendario prevede altre tre partite all’Euganeo – in sequenza Sacilese, Kras Repen e Altovicentino – a fronte di altrettanti impegni esterni sul campo di Clodiense, Legnago e Union Ripa alla penultima giornata. La formazione del presidente Dalle Rive (tre sfide in casa, tre fuori), oltre allo scontro diretto, vede le principali insidie proprio nelle ultime cinque giornate in cui dovrà giocare a Belluno (12 aprile) per poi misurarsi a Valdagno con Arzignanochiampo e Clodiense, quest’ultimo unico avversario in comune tra le due squadre impegnate nella lotta promozione. La portacolori di Chioggia ieri ha vinto per 2-1 a Trieste – a segno Pellizzer e Mastroianni, in mezzo la rete di Bedin – confermandosi una delle formazioni più in forma del momento dato che è imbattuta nelle ultime 13 giornate ed è salita al quarto posto grazie alla sconfitta di sabato del Belluno in casa con la Sacilese.
Ore 10.30 – (Gazzettino) Sei partite da giocare, 18 punti ancora in palio, otto lunghezze di vantaggio sull’Altovicentino che ieri ha vinto senza problemi per 2-0 sul campo di Mezzocorona, ipotecando il successo, il quinto di fila, già prima dell’intervallo. È questa la base di partenza con cui bisogna fare i conti per analizzare le prospettive del Padova in ottica promozione. E proprio perché la matematica è una scienza esatta che non ammette opzioni alternative, la prima certezza è legata a un calcolo facile facile da fare. La promozione in Lega Pro sarà una realtà se Cunico e colleghi, di qui a fine stagione, conquisteranno undici punti, anche nell’ipotesi che la diretta concorrente vincesse tutte le proprie gare, compresa la sfida all’Euganeo del 10 maggio.
Questo significa che il primo possibile giorno per la festa potrebbe essere il 26 aprile al termine della sfida casalinga con il Kras Repen valida per la terz’ultima giornata. In quel caso, con due gare ancora da giocare, il Padova sarebbe infatti irraggiungibile. Lo stesso discorso varrebbe naturalmente anche se l’undici di Parlato conquistasse nel frattempo meno punti, ma con un bottino almeno uguale a quello dell’Altovicentino.
Ore 10.20 – (Gazzettino) QUI TIFOSI. Da oggi inizia la prevendita dei biglietti per la sfida di Chioggia. I botteghini sud dell’Euganeo saranno aperti dalle 15.30 alle 18.30. Stessi orari domani e mercoledì, sempre che i tagliandi non finiscano prima, ipotesi più che probabile vista la ridotta dotazione. Per motivi di agibilità, infatti, nonostante una capienza maggiore, sono solo 480 quelli a disposizione per la gradinata est (lato Laguna), settore riservato al popolo biancoscudato. Il Padova non è riuscito, almeno per ora, a ottenerne altri e non è da escludere che qualche tifoso possa acquistare i pochi biglietti disponibili per la tribuna centrale direttamente a Chioggia dove saranno in vendita domani e mercoledì dalle 16.30 alle 18.30 allo stadio. Questa sera, non a caso, i ragazzi della Fattori si troveranno per organizzare la trasferta e decidere il da farsi. Il costo del biglietto è di 12 euro, 10 i ridotti (invalidi e over 65). Ingresso gratuito, presentando un documento, per i nati dall’1 gennaio 2004.
Ore 10.10 – (Gazzettino) Dopo una domenica di meritato riposo, oggi alle 14 il Padova si ritroverà agli impianti della Guizza per la ripresa della preparazione, con l’attenzione già rivolta al prossimo difficile impegno sul campo della Clodiense in programma giovedì con calcio d’inizio alle 17. Per questo appuntamento il tecnico Parlato non potrà contare a centrocampo su Nichele per il quale, ammonito sabato all’Euganeo, scatterà un turno di squalifica. «Se a Chioggia potessi contare sugli effettivi disponibili con il Dro, sarebbe giù un buon risultato». Così si era espresso l’allenatore biancoscudato l’altro ieri a fine gara, facendo capire che difficilmente per questo importante impegno riuscirà a recuperare i giocatori già assenti con il Dro. Praticamente certo, secondo la sua analisi, il forfait del giovane laterale destro Bortot, probabile in avanti quello di Zubin e Cunico, con lo sloveno che potrebbe avere qualche possibilità in più. Non dovrebbero esserci problemi invece tra i pali, con Petkovic che, uscito dopo pochi minuti dal campo per un colpo alla nuca e successivo giramento di testa, si è poi subito rimesso, come confermato dallo stesso sul proprio profilo Facebook dove ha scritto «Grazie a Dio ora sto bene». È inoltre già tornato in gruppo anche l’estremo classe 96’ Lanzotti. In mediana scontato il ritorno dal primo minuto di Segato (ex di turno insieme a Ferretti e Busetto) e non è da escludere, sempre in nome della regola degli under, qualche novità di modulo. Il programma settimanale prevede domani una seduta alle 15 e mercoledì mattina la rifinitura.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) «Questi paletti portano a non avere quella selezione naturale che c’è nel calcio, come nella vita. E i risultati poi si vedono quando le squadre italiane vanno in Europa». Lei è uno dei titolari inamovibili. Ha già parlato del rinnovo di contratto con la società? «No, ma adesso non è il momento. È ovvio che sarei felicissimo di giocare qui, a maggior ragione in caso di Lega Pro. Sto vivendo un anno bellissimo, e mi sono trovato molto bene in questa città». Giovedì c’è la Clodiense, la squadra più in forma del 2015. Cosa c’è da temere? «Sono veramente forti. Corrono, corrono molto. Ci possono dare tanti grattacapi, dovremo essere bravi a reggere l’urto e controbattere». Obiettivo del finale di stagione, dal punto di vista strettamente personale? «Mi piacerebbe arrivare in doppia cifra come gol. Non l’ho mai fatto in carriera e adesso sono a 8. Manca poco».
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) La partita con il Dro verrà forse ricordata per due aspetti: il primo è quello del record di vittorie nella storia del Padova. Chi l’avrebbe mai detto la scorsa estate? «È stupendo e deriva tutto dal lavoro settimanale che facciamo con lo staff. Un lavoro andato avanti tappa per tappa e questo è stato fondamentale. Non ci siamo mai adagiati sul vantaggio, ragionando volta per volta». Il secondo aspetto è la doppia sostituzione arrivata dopo 5’ per l’infortunio di Petkovic e l’obbligo di mantenere 4 “under” in campo. Sabato è toccato a Segato uscire, l’altra volta in cui si era verificata una situazione analoga a pagarne le conseguenze fu proprio lei. «Capisco che Segato ci sia rimasto male. Più che essere arrabbiati con l’allenatore, si è arrabbiati con questa maledetta regola. È assurda, chi è bravo gioca indipendentemente. In questo modo il giovane viene utilizzato solo per far numero e, una volta che non serve più, lo si fa fuori».
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Sei gare alla fine del campionato, al Padova potenzialmente potrebbero bastarne 4 per vincere il torneo, anche se, a detta di tutti, i giochi si potrebbero decidere nelle prossime due partite. Con la 28ª giornata, che ha lasciato inalterate le distanze tra Biancoscudati e Altovicentino (ieri vittorioso 2-0 a Mezzocorona), prima e dopo Pasqua la capolista affronterà quarta e terza in classifica, ovverosia Clodiense e Sacilese, mentre la squadra di Zanin se la vedrà con il Fontanafredda e con il Belluno, adesso quinto. Appuntamenti segnati in rosso nello spogliatoio biancoscudato, come conferma uno dei pilastri della formazione di Parlato, Marco Ilari. «Sono le partite più importanti della stagione e da lì capiremo come sarà il rush finale. Se potremo quasi chiudere la questione oppure se ci sarà da portarla sino alla fine. Ma soprattutto la 30ª giornata, con l’Altovicentino che va a Belluno, sarà determinante».
Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Non conosce sosta il cammino lanciato della Clodiense: la prossima avversaria dei Biancoscudati, che all’Euganeo aveva strappato un pareggio con merito, se possibile ora fa ancora più paura rispetto ad un girone fa. Quella chioggiotta è la squadra del momento: unica imbattuta del girone C nel 2015, la formazione granata non conosce il sapore amaro della sconfitta addirittura dal 14 dicembre (0-1 in casa della Sacilese) e con gli ultimi 13 risultati utili consecutivi è risalita sino al quarto posto in classifica, completando proprio ieri il sorpasso ai danni del Belluno. Ieri pomeriggio l’ennesima prova di forza per la squadra allenata da Andrea Pagan, che ha piegato al “Nereo Rocco” la Triestina 2-1: al vantaggio di Santi, con una bella azione nella prima frazione, aveva momentaneamente risposto il padovano Matteo Bedin, ma dopo alcuni minuti di grande sofferenza la Clodiense ha trovato la zampata vincente di Mastroianni a pochi secondi dal 90’. «Voglio proprio vedere chi sarà capace di venire a vincere qui a Trieste», aveva detto Carmine Parlato dopo la vittoria di due settimane fa. Detto fatto: con il quarto successo nelle ultime sei gare, la Clodiense ora fa davvero paura.
Ore 09.10 – (Mattino di Padova) «La richiesta verrà inoltrata alla società ospitante, anche se poi la decisione spetterà a tutti gli effetti alla Questura». La Tribuna est, adiacente alla riva del Lusenzo e che sarà riservata ai supporter biancoscudati, potrebbe infatti contenere ben più dei 480 tifosi ufficialmente dichiarati: l’agibilità è ridotta, ma con un “via libera” della Questura si potrebbe strappare qualche centinaio di posti in più. Questo, perlomeno, garantirebbe le normali condizioni di sicurezza all’interno e fuori dello stadio, visto che dalla Tribuna Fattori, nei giorni scorsi, è partito l’invito a recarsi comunque a Chioggia, anche in mancanza di regolare biglietto, e di posizionarsi nella tribuna locali o all’esterno dello stadio. La Questura ha evidentemente tutto l’interesse a mantenere la situazione sotto controllo, e tra oggi e domani potrebbe già arrivare una decisione in merito. «Mi auguro comunque che non ci siano problemi», conclude il patron biancoscudato. «Io sinceramente, anche se chiederemo ulteriori biglietti, penso che i 480 potrebbero bastare, visto che si gioca di giovedì e in orario di lavoro».
Ore 09.00 – (Mattino di Padova) È cominciata la corsa al match di giovedì (calcio d’inizio alle ore 17) allo storico stadio “Ballarin” di Chioggia. Questo pomeriggio, presso le biglietterie Sud dello stadio Euganeo, aprirà i battenti la prevendita dei tagliandi riservati ai tifosi biancoscudati: oggi, domani e mercoledì, dalle 15.30 alle 18.30 (o comunque fino ad esaurimento scorte) i tagliandi saranno in vendita al prezzo di 12 euro. I biglietti disponibili, tuttavia, potrebbero andare esauriti già questo pomeriggio: sono solo 480, infatti, i posti disponibili nella Tribuna Ospiti dello stadio chioggiotto. Nessun lavoro di adeguamento è stato programmato dall’amministrazione comunale per aumentare la capienza dell’impianto, che sulla carta potrebbe ospitare fino a 4.000 persone: le curve sono chiuse da tempo poiché inagibili, e le due tribune hanno una capienza notevolmente ridotta. È per questo motivo che già stamattina la Biancoscudati Padova presenterà la propria richiesta alla Clodiense: «Chiederemo altri tagliandi per i nostri tifosi», spiega il presidente Giuseppe Bergamin.
Ore 08.40 – Serie D girone C, il prossimo turno (ventinovesima giornata, giovedì 2 aprile, ore 15.00): AltoVicentino-Fontanafredda, Clodiense-Padova (ore 17.00), Dro-Giorgione, Kras Repen-Mezzocorona, Legnago-Belluno, Montebelluna-Tamai, Sacilese-ArziChiampo, Union Pro-Triestina, Union Ripa La Fenadora-Mori Santo Stefano.
Ore 08.38 – Serie D girone C, la classifica aggiornata: Padova 69, AltoVicentino 61, Sacilese 53, Clodiense 49, Belluno 48, ArziChiampo 45, Union Pro 40, Montebelluna e Union Ripa La Fenadora 37, Fontanafredda e Legnago 36, Tamai 34, Giorgione 30, Dro e Triestina 26, Kras Repen 25, Mori S. Stefano 14, Mezzocorona 12.
Ore 08.36 – Serie D girone C, i risultati della ventottesima giornata: ArziChiampo-Kras Repen 2-1, Belluno-Sacilese 1-3 (giocata ieri), Fontanafredda-Union Ripa La Fenadora 1-1, Giorgione-Legnago 0-1, Mezzocorona-AltoVicentino 0-2, Mori S. Stefano-Montebelluna sospesa al 14′ st sullo 0-0 a causa di un infortunio occorso all’arbitro, Padova-Dro 2-0 (giocata ieri), Tamai-Union Pro 2-0, Triestina-Clodiense 1-2.
Ore 08.34 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
Ore 08.32 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Box Uomo, Black Bell Tattoo, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 29 marzo: l’AltoVicentino vince 2-0 a Mezzocorona e si riporta ad otto punti dai Biancoscudati, che hanno riposato dopo la vittoria di sabato sul Dro.