Live 24! Padova-Giorgione, il giorno dopo: ai box Bortot, Salvadori, Mazzocco e Cunico

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Ore 22.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Un pizzico di rammarico per il pareggio a reti bianche in casa della Giana a Gorgonzola è comprensibile, ma in Federico Varano la sensazione prevalente è un’altra. «Abbiamo portato a casa un punto pesante al termine dell’ennesima prestazione solida e di spessore – afferma il talentuoso classe ’95 di scuola Atalanta – Lo 0-0 non deve far storcere il naso, perché valorizza comunque il 3-0 alla Cremonese consentendoci di rimanere a +7 sul quint’ultimo posto della stessa Giana, peraltro con gli scontri diretti favorevoli avendo vinto all’andata». Un margine di relativa sicurezza a 7 giornate dal termine della regolar season di Lega Pro. «Intendiamoci, tutti vorremmo essere qui a parlare di un Venezia in corsa per i playoff, un traguardo che anche a mio avviso era alla nostra portata – ammette Varano – Tuttavia per tanti motivi, dalla marea di infortuni alle squalifiche fino agli errori purtroppo commessi in campo, la nostra realtà è diventata un’altra. L’obiettivo è diventato salvarci il prima possibile e senza affanni, ci siamo quasi ma non possiamo mollare». Proprio l’emergenza-assenti ha spinto mister Serena a riproporre Varano nel terzetto di centrocampo. «Mi sono piaciuto solo in parte. Nel primo tempo ero un po’ spaesato, ho fatto fatica a trovare la giusta posizione, ma credo che vada riconosciuto di aver affrontato una Giana gasata e motivatissima per il ritorno nel suo stadio. Nella ripresa sono cresciuto io come tutto il Venezia, ho tentato un paio di volte il tiro, Guerra ha avuto una palla buona di testa: insomma avremmo potuto vincere, il punto però va bene». Sabato prossimo seconda trasferta di fila, a Bergamo contro l’AlbinoLeffe che ha appena lasciato il penultimo posto grazie al 2-1 sul Sudtirol. «Ci aspetta un’altra tappa importante per avvicinare la salvezza, mancano poche gare e non dobbiamo sbagliare più. L’obiettivo è sempre lo stesso, quel maggiore cinismo nell’area avversarie che nostro malgrado inseguiamo da tutto il campionato. Questo Venezia però dà sempre tutto, spero che i tifosi siano più numerosi al nostro fianco nella fase decisiva della stagione».

Ore 22.30 – (La Nuova Venezia) Da oltre un mese ha preso in mano le redini del centrocampo del Venezia. Michele Serena gli ha dato fiducia, e dopo aver risolto i problemi fisici, Daniele Giorico sta mostrando un crescendo di prestazioni positive che fanno ben sperare da qui alla fine del campionato. E’ stato così anche a Gorgonzola, nel pareggio per 0-0 di sabato sera. «Dopo un mese mi sono ambientato alla perfezione, e fisicamente sto anche bene. Aspetti fondamentali per poter rendere al meglio. Sono soddisfatto delle mie prestazioni e anche di come la squadra si sta esprimendo. Certo, con la Giana si poteva anche ottenere qualcosa di più, noi puntavamo a vincere per allontanarci ancor più dalla zona playout, ma diciamo che il pareggio alla fine è giusto, e le distanze tra noi e una diretta concorrente alla salvezza sono rimaste immutate. Un fattore che è positivo per il Venezia». Un primo tempo a Gorgonzola più di marca veneziana, e un secondo nel quale la Giana si è resa più pericolosa, specie con Sinigaglia.«Ci hanno pressati e si sono difesi bene, dimostrando di essere una squadra molto attrezzata. Di conseguenza gli spazi sembravano molto più stretti. Ora vediamo cosa succederà nelle prossime partite. Al mio arrivo ancora si parlava di speranza playoff, ora è meglio guardarsi le spalle» conclude il centrocampista di Alghero, «in attesa della penalizzazione, per evitare di essere tirati in ballo con i playout. Il margine sulla quintultima per ora lo abbiamo e va mantenuto». Sabato prossimo trasferta a Bergamo contro l’Albinoleffe, e per Federico Varano sarà quasi un mezzo derby. «In quello stadio non ho mai giocato, pur arrivando dal settore giovanile dell’Atalanta, ed è strano pensare che ci arriverò con un’altra squadra, il Venezia. Fare gol all’Albinoleffe sarebbe il massimo, per me questa è una partita comunque speciale». Simone Magnaghi aggiunge: «Con la Giana abbiamo offerto una prestazione positiva, facendo vedere buone trame di gioco su un campo per nulla facile. Peccato per il mio errore sottomisura, ma adesso pensiamo a Bergamo e a tre punti da portare a casa». Stesso concetto che esterna Simone Sales: «Dobbiamo pensare a giocare di più la palla, a creare occasioni e a finalizzare. Non sempre si può vincere ma abbiamo le doti per riuscirci. E con l’Albinoleffe sabato prossimo ci riproveremo».

Ore 22.10 – (Giornale di Vicenza) «Questo risultato parla di più di due punti persi». Le parole di Marcolini a fine partita sono la sintesi migliore della gara vista ieri a Cremona. Un Real che alla vigilia poteva considerare il pareggio un risultato positivo, ma al 90´ la sensazione non è questa. Un Real che ancora una volta non è riuscito a chiudere la partita, a concretizzare le occasioni create. In superiorità numerica per l´espulsione di Manaj al 22´ del primo tempo, passa in vantaggio ad inizio ripresa, ma poi non riesce a gestirlo come vorrebbe Marcolini e allora arriva il guizzo di Pasi che trafigge Tomei e nega ancora una volta la vittoria ai biancorossi. Certo, giocare allo Zini sabato non era cosa semplice. La contestazione dei tifosi con il settore centrale della curva sud Erminio Favalli lasciato vuoto in segno di protesta, i fischi a Jadid da parte dei sostenitori grigiorossi e la voglia di riscatto della squadra di Giampaolo. Si, perché la differenza l´ha fatta ancora una volta il carattere, la fame. Il carattere che Marcolini aveva chiesto ai suoi di tirare fuori, consapevole che sarebbe stata l´unica arma a disposizione del Real per sconfiggere la Cremonese. Carattere visto nella metà campo dei vicentini per buona parte della partita, ma poi i lombardi hanno dimostrato di avere più fame. E troppe volte ultimamente si parla della fame, della maggiore grinta degli avversari del Real. Nel finale i biancorossi, nonostante l´uomo in più, non riescono a reagire al colpo dell´1-1 e soffrono. Merito anche ad una Cremonese che nel secondo tempo è scesa in campo con rabbia e determinazione, senza fare tanti calcoli sull´uomo in meno. E incassa pure un gol, quella splendida incornata di Cristini che ha stordito Quaini. «È fatta», avrà pensato qualcuno, sopra di un gol, con l´uomo in più… e invece quelli in superiorità numerica sembravano gli altri, la Cremonese, che dopo il gol subito hanno chiuso il Real nella propria metà campo, hanno impugnato la spada e lottato fino alla fine andando vicini anche al colpaccio. Due punti il bottino del Real Vicenza nelle ultime tre giornate, troppo pochi per una squadra che insegue il sogno dei play-off. Una serie di risultati che sta facendo svanire questo sogno. A sette giornate dal termine la quarta posizione è a dodici lunghezze, non irraggiungibile, ma a far dubitare che il Bassano sia ancora alla portata dei biancorossi sono le prestazioni. Due pareggi e una sconfitta, la peggior serie di questo Real dopo quella di gennaio. E non si può fare a meno di notare che di pari passo ai risultati non proprio esaltanti del Real vada il rendimento di Sasà Bruno. Lui che fino a Natale era stato capace di tredici reti, nel 2015 ha messo a segno solo tre centri in dodici partite. E anche sabato nella sfida contro la Cremonese non è sembrato il solito Bruno, quello che nella prima parte di campionato aveva trascinato i suoi verso i piani alti della classifica. Gioca bene, niente da dire, si mette a disposizione della squadra, ma diversamente dal solito, è poco lucido in area di rigore. E i suoi gol mancano eccome a questo Real. Sabato ci ha pensato Cristini a spedire la palla in rete con un gol da vero centravanti, illuminato da un cross perfetto di Bardelloni, la mossa vincente di Marcolini che lo ha subito buttato nella mischia ad inizio secondo tempo. Ma non è bastato il gol del centrocampista biancorosso per tornare alla vittoria. E dopo il pareggio della Cremonese venuto da una splendida intuizione di Pasi che ha messo la palla sotto l´incrocio dei pali dove Tomei non poteva arrivare, il Real Vicenza non è riuscito a reagire. Complice anche una difesa un po´ troppo ballerina, orfana dei suoi punti cardine Polverini e Piccinni, i vicentini hanno anzi rischiato di subire anche il secondo gol. E allora ancora una volta bisogna ripartire, dimenticare il brutto finale di Cremona. Anche perché domenica prossima ad aspettare il Real Vicenza c´è la capolista: il Novara. Una partita decisiva per i biancorossi, da dentro o fuori dai giochi per i play-off: una sconfitta molto probabilmente significherebbe dire addio al sogno degli spareggi.

Ore 21.50 – (Giornale di Vicenza) La domenica scorre in letizia quasi come il sabato: l´Alessandria strappa un pari con la lingua di fuori ad Arezzo nella complicata matinée toscana, salvata dall´irruento Mezavilla dopo aver rischiato di buscare il 2-0. Il Pavia resiste a Sassari tenendo lo 0-0 coi sardi che se fossero capitolati poi avrebbero dovuto vedersela coi loro ultrà inviperiti e dopo il liscio e busso di sette giorni prima col Bassano è facile immaginare che non sarebbe finita benissimo. Così l´unica scocciatura è la vittoria comoda del Novara col Renate che quando si tratta di mettere i bastoni tra le ruote del Bassano risponde sempre presente da anni e se invece ci si appoggia ai brianzoli per un mezzo sportivissimo favore non ci sono mai. Sorrisi a denti stretti a parte, il Novara oggi, numeri alla mano, è quella che sta meglio di tutte, ma in settimana, salvo rinvii, potrebbe essere colpito da una penalizzazione sino a 4 punti che logicamente ridisegnerebbe la graduatoria. Un particolare che combinato con lo scontro diretto di sabato al Mercante (alle 15 ) proprio coi grigi alessandrini potrebbe rilanciare in grande stile i virtussini non solo in proiezione playoff, ma persino per un primato inimmaginabile ai primi di marzo con 5 punti rimontati alla capolista in sole tre settimane. Asta non ci pensa («Godiamoci il momento sì e viviamone una alla volta», dice), mentre Luca Cattaneo, l´hombre del partido si sofferma su altro. «Il gol vincente è per la mia ragazza, Alice, lo dedico a lei – chiarisce all´istante – per me è una stagione fantastica non solo per la squadra. Tra i professionisti più di un gol a campionato non ho mai segnato, assist sempre tanti, è la mia specialità, ma reti mai. Qui sono già arrivato a 5, solo ai tempi della serie D ne feci 6 in un torneo, magari provo a battere quel record personale». Beh con la Pro Patria è stato sfolgorante, quel mancino sanguinoso che è valso il bottino e soprattutto assistenze smazzate a pioggia: tutti cross caramellati che hanno deliziato Iocolano, l´altro man of the match ma che avrebbero esaltato una torre come Maistrello se fosse stato abile e arruolabile e non invece in riparazione col piede fratturato. «Io credo che se siamo tornati a esprimere qualità e una cifra tecnica superiore è anche merito dei terreni asciutti e del fondo pressoché perfetto del nostro stadio. Lì ci troviamo a meraviglia, campo grande e largo che favorisce il nostro calcio arioso, prato in ottime condizioni e non come ci capita spesso in trasferta, dissestato o gibboso. A Sassari ho saputo che non l´avevano neppure rullato per non agevolare la nostra manovra palla a terra…». «D´ora in avanti – aggiunge – sono convinto che almeno in casa potremmo mettere alla frusta chiunque se non piove a dirotto. E ora belli carichi per l´Alessandria, allegri e senza ossessioni». Veleno prepara la puntura.

Ore 21.30 – (Giornale di Vicenza) Se l´opzione 2 è in pieno svolgimento come dice Cassingena, lo stesso presidente di Finalfa conferma che sul tavolo rimane anche l´opzione 1, vale a dire quella trattativa che procede da tempo, circondata da grande riserbo, nata dall´interesse dimostrato per il Vicenza Calcio da investitori stranieri, che hanno la loro base di attività nella penisola araba. I contatti, tenuti dal presidente biancorosso Tiziano Cunico e dall´advisor Ippolito Gallovich, si sono sviluppati soprattutto attraverso l´intermediazione di uno studio milanese di consulenza finanziaria. Ma giunti a questo punto, vale a dire dopo lo scambio di documentazione che dovrebbe aver consentito al gruppo straniero una ricognizione completa sulla situazione del club biancorosso, un ulteriore passo avanti non potrà venire che da un contatto diretto tra le parti. In effetti un appuntamento del genere era stato programmato nelle due settimane appena trascorse, ma era stato poi sempre rinviato. Adesso però il momento sembra arrivato davvero. In settimana sono attesi in Italia il numero 1 e il numero 2 del gruppo di investitori stranieri che hanno manifestato interesse per il Vicenza. A quanto si è potuto sapere il loro programma prevede una tappa a Milano e una seconda a Vicenza: dovrebbero trattenersi alcuni giorni proprio per arrivare ad una decisione.

Ore 21.20 – (Giornale di Vicenza) Al primo incontro con con gli imprenditori, svoltosi martedì 17 marzo, erano presenti Sergio Cassingena, presidente di Finalfa, Dario Cassingena, a.d. del Vicenza, il d.g. Andrea Gazzoli, il d.s. Paolo Cristallini e il direttore marketing Ivana Bongiolo. I loro interlocutori erano Alfredo Pastorelli (Colombo Finanziaria), Lino Chilese (Arzichiampo calcio e Came), l´ex presidente del Vicenza Massimo Masolo, il membro del cda di via Schio Antonio Mandato, Alberto Morato in rappresentanza del padre Luigi (Morato Pane) e l´avvocato Gian Luigi Polato in rappresentanza di Marco Franchetto (Gruppo Pulitalia). Oltre ai 6 presenti, non c´erano all´incontro ma hanno dato la loro disponibilità Giuseppe De Paoli (Burro De Paoli) e Alberto Stella (Estel Group). Ci sono poi altri quattro imprenditori che saranno interpellati e cioè Stelvio Dalla Vecchia (Utensilnord e Metrotecnica), Masiero (impianti elettrici), Mario Putin (Serenissima Ristorazione) e Aldo Zanconato (trasporti). Al termine del primo incontro di cui si è detto, è stato già fissato un appuntamento di massima per una nuova riunione, non nella settimana che inizia oggi ma nella prossima. E si tratterà di un incontro in cui si dovranno già tirare le prime somme e passare magari a mettere nero su bianco. In sostanza ci sarà da capire se con gli imprenditori che hanno già mostrato il loro interesse si potrà trovare concretamente un´intesa.

Ore 21.10 – (Giornale di Vicenza) Sergio Cassingena lei è oggi il presidente di Finalfa, la finanziaria che controlla il 95 per cento delle quote del Vicenza Calcio che sono in vendita, conferma? «Esatto, stabilito che siamo felici dei risultati sorprendenti che la squadra sta ottenendo e che ci auguriamo possano continuare, la nostra volontà di vendere è ormai nota da anni e non è cambiata». A dire il vero c´è invece chi dice che potreste cambiare idea perchè un´eventuale promozione in A porterebbe nelle casse biancorosse 25 milioni di euro. «No, resta confermata la decisione di vendere». Anche perchè sono note le difficoltà che avete ad onorare le scadenze bimestrali economico-finanziarie. «Che ci siano è innegabile, ma per fortuna riusciamo a superarle, rimane il fatto che il Vicenza ha assolutamente bisogno di forze finanziarie fresche». Lei è presidente di Finalfa, mentre Tiziano Cunico è il presidente del Vicenza con delega notarile a vendere la società: non c´è sovrapposizione di ruoli in questo momento? «No, tanto che il presidente Cunico, insieme all´advisor Gallovich, sta portando avanti una trattativa, come appunto avete scritto sul vostro giornale, con imprenditori esteri». Ma anche lei sta portando avanti una trattativa, quella con alcuni imprenditori vicentini. «Esatto, mi hanno contattato e mi hanno chiesto un confronto per valutare un´eventuale loro disponibilità ad acquisire il Vicenza». E una trattativa non interferisce con l´altra? «No, visto che in entrambi i casi siamo ancora a livello di valutazioni globali». A suo avviso è possibile chiudere a breve in un senso o nell´altro? «Credo ci vorrà qualche mese in ogni caso, perchè c´è da valutare non solo la capacità di acquisto, ma anche la capacità di investimento successivo». Scusi ma uno potrebbe dirvi: “a voi che importa di cosa faremo dopo”! «Eh no, chi cede può essere ritenuto responsabile in caso di malagestione per il successivo quinquennio». Torniamo alla trattativa seguita dal presidente Cunico: a che punto è? «Non ne parlo proprio, non voglio in nessun modo rischiare di danneggiare il lavoro svolto da Tiziano Cunico». Ma lei ci crede agli investitori arabi? «Guardi, essendo stati portati da un professionista competente come il dottor Gallovich hanno tutto il nostro rispetto e attenzione». Però lei prosegue con quella che noi abbiamo definito opzione 2, che appunto è quella che riguarda gli imprenditori vicentini? «Certo e c´è stato già un primo incontro amichevole la scorsa settimana, ci siamo confrontati e al termine della serata ci siamo ritenuti tutti soddisfatti: loro dalla nostra esposizione e dai chiarimenti dati, noi dalle loro intenzioni più che serie». E adesso? «Ci sarà un ulteriore incontro col gruppo al completo, visto che alcuni non erano presenti per impegni di lavoro». Questo gruppo sarà composto da quanti imprenditori? «Circa dieci, tutti innamorati del Vicenza e affidabili». Potrebbero acquistare l´intero pacchetto di quote della società? «Se lo vorranno sì». Quindi anche quelle di suo figlio Dario? «Certo». Che si tratti della pista estera o di quella locale uno dei problemi maggiori sembra essere sempre quello relativo al monte-debiti che pare ammontino a circa 13 milioni di euro. «Non è così, il problema caso mai è la garanzia del processo di investimento successivo». Ma scusi i debiti alla fine chi li pagherà? «Ovvio che rientrano nella trattativa, ma non rendo pubblico quello che è coperto dalla privacy». Un altro problema potrebbe essere quello legato al centro tecnico Morosini, dove i campi sono di proprietà della River srl e gli immobili della Sporting srl di Aronne Miola. «Appunto, il centro tecnico non appartiene al Vicenza, dunque non fa parte della trattativa». Ma se io compro il Vicenza e poi mi trovo obbligato ad allenarmi lì per anni… «C´è questo contratto, ma come ce ne sono molti altri in essere, di sicuro in caso di disdetta non ci sarà nessuna penale da pagare». Ritorniamo su un punto: non è che in caso di promozione in serie A poi non vendete più? «Lo ripeto: la decisione di vendere è confermata in ogni caso, certo un´eventuale promozione potrebbe far cambiare le condizioni di cessione, ma mi pare normale, c´era la stessa clausola quando noi acquistammo dagli inglesi dell´Enic».

Ore 21.00 – (Giornale di Vicenza) Arriva la capolista e a Vicenza è già cominciato il conto alla rovescia. Sabato alle 18 al Menti sarà di scena il Carpi, la prima della classe che ha 9 punti di vantaggio sulla seconda, il Bologna, e 10 sul Vicenza, terzo dopo il successo a Modena. E proprio il colpo messo a segno in Emilia (porta decisamente bene, visto che anche da Bologna i biancorossi erano tornati a casa con i tre punti) fa accrescere la voglia di non mancare all´appuntamento, un vero scontro al vertice. Così già nelle prime ore dopo la partita vinta a Modena è ripresa la caccia al biglietto. C´è da ricordare che la partita con il Carpi è la seconda fuori abbonamento e quindi anche chi ha la tessera dovrà pagare il biglietto (con la sola eccezione di chi ha sottoscritto l´abbonamento di gennaio per metà stagione). La prevendita in corso lascia immaginare che ci sarà il pubblico delle grandi occasioni e d´altra parte nelle ultime due gare interne giocate contro Lanciano e Catania le presenze hanno raggiunto i 9 mila spettatori. Il Vicenza affronterà il Carpi alle 18, cioè conoscendo già il risultato della gara Bologna-Livorno che verrà disputata alle 15 e considerato che gli emiliani hanno un solo punto di vantaggio, nel caso in cui non riuscissero a vincere si potrebbe aprire per i biancorossi la possibilità del sorpasso. Intanto la classifica avrà il volto definitivo questa sera dopo il posticipo Varese-Frosinone: in caso di successo la formazione laziale salirebbe al quarto posto solitario, a una sola lunghezza dal Vicenza.

Ore 20.40 – (Gazzettino) C’è solo il Cittadella nell’orizzonte di Alessandro Sgrigna. Oggi e domani. Il fantasista romano ha rivestito i colori granata dopo dieci stagioni trascorse in giro per l’Italia, quei colori che hanno dato il “là” alla sua carriera, e in granata vorrebbe concludere da professionista. Con Coralli e Pierobon forma il trio dei “senatori”, quelli con maggiore esperienza, un esempio per la squadra: «Siamo i più vecchi e forse abbiamo maggiori responsabilità, ma qui da noi tutti sono importanti. Magari i più giovani si affidano a noi nei momenti difficili, ed è anche giusto». Sgrigna ha preso per mano il Cittadella a suon di gol, nove sinora, a due lunghezze dal record personale in maglia granata, a -3 dal record assoluto con il Vicenza. In attesa di raggiungere la doppia cifra, sabato a Livorno ha regalato una vittoria fondamentale al Cittadella. Decisiva? «Direi di no, la stagione è ancora lunga», afferma il giocatore. Che poi spiega: «Vincere a Livorno è tanta roba, e l’abbiamo fatto disputando una gara quasi perfetta. Da squadra vera, compatta e pronta a ripartire. Stiamo facendo bene, continuando di questo passo arriveremo al nostro obiettivo». Sgrigna snocciola qualche numero: «Nel girone di ritorno, sinora, abbiamo raccolto gli stessi punti dell’intera andata, 19, a testimonianza che questo è un altro Cittadella. Ci mancano 12 punti, li vogliamo raccogliere prima possibile». Cominciando dalla Ternana, domenica prossima (la serie B slitta di una giornata per la sosta della A): «È un’altra partita che vale molto. Gli umbri in classifica ci stanno sotto di due lunghezze, sarebbe il massimo vincere e mandarli a -5». Guardando la classifica attuale, chi è messo peggio nella corsa verso la salvezza? «Difficile stabilirlo, due risultati di fila positivi o negativi cambiano tutto. È ancora presto. Pensiamo alla Ternana, che pare in un momento di difficoltà: approfittiamone». Ma cosa è cambiato nella sua squadra? «Nel girone d’andata abbiamo commesso tanti, troppi errori di vario genere che hanno condizionato il nostro cammino. Sin dalla gara con il Modena c’è stata la svolta nella mentalità, siamo più attenti, più compatti, e i risultati ci stanno premiando». Parliamo di lei, del suo momento: è soddisfatto di quanto sta dando al Cittadella? «Sì, mi sembra di fare bene, personalmente sono contento, anche per i nove gol realizzati. Spero di farne ancora da qui alla fine, e che risultino decisivi per la salvezza». Claudio Foscarini continua a dire che lei può giocare ovunque da metà campo in su, da prima, seconda punta, dietro gli attaccanti, fare anche l’esterno di centrocampo. «In un attacco a tre mi vedrei bene, esterno nel 4-4-2 penso sia troppo dispendioso per le mie caratteristiche. Comunque se l’allenatore me lo chiede, se ne ravvede il bisogno, faccio di tutto». Guardiamo avanti, al suo futuro, come se lo immagina? «Ancora da calciatore, fisicamente sto bene, vorrei continuare a giocare per qualche anno ancora». Con il Cittadella? «Penso di sì, lo spero. L’estate scorsa quando ho firmato ho fatto una scelta ben precisa».

Ore 20.30 – (Mattino di Padova) È un Citta che va di corsa. Sono i numeri a dirlo: non c’è un solo parametro nel girone di ritorno che dica male agli uomini di Foscarini, giustamente premiati dal tecnico con due giorni di riposo dopo la scorribanda a Livorno. I granata, che torneranno ad allenarsi al Tombolato soltanto domani, approfittando anche dell’intervallo più ampio che li separa dalla prossima gara, in cartellone domenica contro la Ternana, hanno raccolto nelle 11 giornate disputate nel 2015 19 punti, esattamente quanti ne avevano racimolati al giro di boa, nelle precedenti 21. E se con i 38 punti attuali si trovano ad avere due lunghezze di margine proprio sulla Ternana (che al momento finirebbe a giocare i playout con il Crotone), fa un certo effetto considerare la classifica relativa al cammino di ritorno. Già, perché limitandosi a queste ultime 11 partite, caratterizzate da 5 vittorie, 4 pareggi e due sole sconfitte, sarebbero terzi in graduatoria, assieme a Pescara e Carpi e dietro soltanto al sorprendente Vicenza, che ne ha messi assieme 25, e al Bologna, che arriva a 20. Un altro dato? Pellizzer e compagni sono passati da una media di 0.90 punti raccolti a match nel 2014 a una di 1,73. Ed è ancor più significativo soffermarsi sul rendimento difensivo di una squadra che prima incassava 1.62 reti a gara mentre ora è scesa a 0.73. Come dire che, certo, l’arrivo di Stanco (pur, oggettivamente, meno brillante rispetto alle sue prime uscite) ha ridato linfa all’attacco, ma è soprattutto la ritrovata solidità della retroguardia a dare credibilità al nuovo Citta. E il confronto con le prime 32 giornate dello scorso campionato è ancora più generoso: erano 29 i punti in cascina nella stagione 2013-2014, con i granata terzultimi. In tutto questo, l’unica nota stonata è la contrattura rimediata a Livorno da Scaglia, che sarà valutata meglio domani.

Ore 20.10 – (Gazzettino) Massimiliano De Mozzi si gode il punto portato a casa sabato dal difficile derby con l’Este e mette in cascina altro fieno: in casa neroverde il pareggio di sabato ha un doppio valore, dato che gli aponensi guardano contemporaneamente in alto e in basso. Questo “strabismo” in classifica è soprattutto scaramantico, perché ormai la salvezza è raggiunta da un pezzo e manca solo la matematica certezza, mentre la vicinanza della zona play off fa venire l’acquolina in bocca. «Il nostro primo obiettivo stagionale era la salvezza – conferma il tecnico – e da questo punto di vista è praticamente fatta, se le partite di questi giorni vanno come devono andare allora per noi la stagione è a posto». Certo che passare da una tranquilla salvezza a un accesso ai play off ti cambia la prospettiva. «Se stiamo lì – ammette De Mozzi – si può anche pensare al sesto posto, che nel nostro girone vuol dire accesso ai play off. Da qui a Pasqua si decide la nostra annata, ma voglio ribadire che comunque vada per noi è stato e sarà un anno positivo». I presupposti per fare bene ci sono tutti, e la squadra che ha bloccato i giallorossi sullo zero a zero ha dimostrato di avere grinta, carattere e anche qualità. «Abbiamo disputato una buona partita, che è stata equilibrata in campo e anche nel punteggio – spiega l’allenatore – Il risultato è giusto, peccato che non ci siano state tante occasioni da gol, ma alla fine va bene anche così». L’undici di Zattarin ha trovato pane per i suoi denti e si è scornato parecchie volte con un Rossi Chauvenet in giornata di grazia. Il portiere neroverde ha salvato il risultato almeno in un paio di occasioni molto pericolose. «Loro sono andati a sbattere contro di noi – sorride De Mozzi – e noi siamo andati a sbattere contro di loro». Nell’attesa dei risultati delle altre pretendenti al treno per i play off, l’Abano si coccola la sua linea verde. «Siamo secondi nella classifica del girone dedicata ai giovani in campo – rivela il tecnico – grazie anche al raddoppio dei punti che ci viene assegnato perché i ragazzi arrivano dal nostro settore giovanile».

Ore 20.00 – (Gazzettino) L’Este si trova per l’ennesima volta in questo campionato a rimpiangere punti gettati al vento per le occasioni sprecate sottorete. Nel derby di sabato contro l’Abano i giallorossi hanno gestito goffamente almeno quattro palle-gol davvero molto ghiotte, e in panchina non hanno gradito affatto. «Potevamo e dovevamo sfruttare molto meglio le situazioni e le occasioni che abbiamo avuto e creato – si rammarica Gianluca Zattarin, allenatore atestino – Abbiamo sprecato molte occasioni importanti che andavano sfruttate in modo decisamente diverso». Con il senno di poi avrebbero fatto comodo sottorete, dove servono sangue freddo e senso della posizione, le doti di un bomber navigato come Bonazzoli, che invece è acciaccato. E pure gli inserimenti di Rubbo, che si sta dimostrando quest’anno uno degli uomini più decisivi, avrebbero potuto far la differenza: il centrocampista è rimasto fuori a causa di un problema muscolare, e non verrà recuperato in tempi molto rapidi. «Per mercoledì, quando andremo a giocarci parte della stagione in casa del Fidenza – spiega il tecnico – non potremo recuperare né Bonazzoli, né Rubbo. Ma questo non ci deve spaventare, torniamo in campo per trovare i tre punti e dare continuità ai risultati. Onestamente non mi importa per la prossima gara avere qualità, ci serve una vittoria, punto e basta». Nell’ottica play off, infatti, il consolidamento del terzo posto è fondamentale per la truppa giallorossa: la Correggese finalista di coppa libera virtualmente l’accesso diretto al terzo turno, e questo è ora l’obiettivo estense. «Puntiamo al terzo posto – conferma Zattarin – dobbiamo fare più punti che possiamo e vedere come si metteranno le cose». Sul derby, infine, il tecnico ha qualche recriminazione: «Io non parlo mai degli arbitri, non è mio costume, ma contro l’Abano ci sono stati negati due rigori davvero clamorosi, oltre a una punizione da una zolla dalla quale Rondon, strattonato al momento del tiro, avrebbe potuto fare molto male agli ospiti. Peccato, perché non avevamo rischiato niente e avevamo invece creato molto».

Ore 19.40 – (Trentino) «Sono orgoglioso di questi ragazzi. Pur sapendo di essere praticamente retrocessi non mollano mai: durante la settimana si allenano con incredibile professionalità e la domenica danno l’anima in campo. La vittoria di oggi (ieri, ndr) è il giusto premio per chi sta dimostrando di voler onorare sino all’ultimo secondo dell’ultima partita il campionato di serie D». I giocatori del Mori hanno fatto una gran festa ieri nello spogliatoio e Davide Zoller si è unito a loro. Ovvia la soddisfazione del mister, da sempre fiero condottiero di un gruppo che sta dimostrando di possedere attributi da vendere. «Il risultato credo proprio che sia giusto – conclude il tecnico tricolore -: è vero che il Kras Repen ha avuto alcune occasioni nitide e il nostro portiere Poli è stato bravissimo, ma è altrettanto innegabile che la partita l’abbiamo “fatta” noi, senza pensare alla classifica e ai valori in campo. Andiamo avanti per la nostra strada e continueremo a vendere carissima la pelle. Abbiamo fatto festa a fine gara perché questo è il nostro spirito e vogliamo toglierci ancora qualche soddisfazione».

Ore 19.30 – (Il Piccolo) «La dea bendata non ci ha dato una mano, anche se è da dire che noi non abbiamo dimostrato la giusta fame di una squadra che deve salvarsi». Tullio Simeoni sintetizza così la domenica no del Kras, la terza di fila dopo le sconfitte maturate contro Union Pro e a Fontanafredda. «Abbiamo collezionato cinque azioni nitide da gol. Purtroppo non siamo stati bravi a metterla dentro. E questo blocco che abbiamo avuto, ha creato una tensione che quando poi il Mori Santo Stefano è passato in vantaggio ha complicato nettamente la situazione», prosegue Simeoni. Rimane il fatto che complessivamente la squadra non ha brillato: «Al di là dell’analisi che si può fare sui singoli, è completamente mancata la coralità della squadra. Per uscire dalla zona play-out ci vuole più forza di volontà». Simeoni non ha poi lesinato il dispiacere per il malumore dai una parte del pubblico biancorosso che ha preso di mira il capitano Radenko Knezevic invocandone la sostituzione. «Rispettiamo il pubblico, però dagli spalti vorremmo incitazione, non critiche inutili. In questo momento più che mai chi ci sostiene deve farlo in modo caloroso, non in maniera caustica. E’ demoralizzante invece sentire critiche invece che qualche coro di incitamento verso la squadra». Domani, quando la squadra si ritroverà per il primo allenamento settimanale, di sicuro la formazione allenata da Anton Zlogar dovrà analizzare in maniera seria e autocritica questa sconfitta. Perché perdere col Mori Santo Stefano, senza nulla togliere alla squadra trentina, significa davvero aver toccato il fondo. Ora, a sette partite dalla fine della stagione regolare, il Kras dovrà darsi una spinta per risalire la china. Già a partire da domenica prossima quando la squadra di Zlogar sarà di scena in trasferta contro l’Arzichiampo.

Ore 19.20 – (Il Piccolo) Clamoroso rovescio interno del Kras. Il team di Anton Zlogar ha perso 1-0 contro il Mori Santo Stefano. Un ko pesantissimo non solo per la classifica, ma per il morale, visto che quella che di fatto arrivava a Monrupino come la Cenerentola del torneo è riuscita ad espugnare lo Stadio comunale. L’episodio decisivo si è registrato al 16′ della ripresa quando il neoentrato Imperatice raccoglie una respinta corta del portiere Mosetti e deposita in rete a porta sguarnita. Nella prima frazione il Kras colleziona tre palle da gol. Al 20′ Del Nero, in proiezione offensiva, spedisce di testa una palla verso la porta, il portiere è battuto ma sulla linea salva tutto un difensore ospite. Tre minuti dopo Spetic ferma provvidenzialmente Tisi lanciato a rete. Al 32′ bello scambio a centrocampo, Gulic serve alla perfezione Rabbeni che scatta dalla fascia sinistra, converge e a portiere praticamente a terra colpisce male la sfera spedendola oltre la traversa. Prima dello scadere del primo tempo il Kras passa anche in vantaggio, ma la rete di Knezevic viene annullata per un fuorigioco apparso molto dubbio. Nella ripresa il Kras colleziona un’altra ghiotta occasione: Knezevic si invola sulla sinistra, supera il portiere in uscita e coglie il palo, la palla arriva sui piedi di Rabbeni che si libera bene del difensore ma spara alto a pochi passa dalla porta. Zlogar decide di inserire la carta Ranic al posto di Gulic. Al 13′ è Maio a provarci ma il suo tiro viene respinto da un difensore. Al 16′ il gol che gela Monrupino: calcio di punizione dalla distanza, palla in area che viene respinta corta da Mosetti Casaretto, la sfera viene addomesticata prontamente dal neoentrato Imperatice che inquadra lo specchio della porta e gonfia la rete. La reazione è nei piedi di Babichev che su punizione dai 30 metri lascia partire un fendente che si spegne di poco sopra la traversa. Un’altra occasionissima si registra al 20′: Del Nero, ancora in proiezione offensiva, raccoglie una sfera vagante in area, ma il suo tiro a rete al limite dell’area piccola non trova lo specchio. Zlogar opta per altri due cambi: Corvaglia al posto di Rondinelli e Fross al posto di Maio. La musica però non cambia. Il forcing offensivo dei carsolini non produce nulla di concreto. E nel finale è il Mori a sfiorare il raddoppio, ma questa volta Mosetti ci mette una pezza. I trentini espugnano Monrupino. Per il Kras è il terzo ko di fila.

Ore 19.10 – (Trentino) Più di così era impossibile fare. Luca Lomi lo sa benissimo, ci mette la faccia (come ha sempre fatto) ma non gli resta che allargare le braccia. «Abbiamo fatto quello che potevamo – commenta Lomi – e, obiettivamente, non potevo chiedere di più ai ragazzi. La settimana che ha preceduto la sfida contro il Legnago, come tutti ben sapete, è stata difficile, per non dire altro. Ci siamo presentati in quindici, compresi quattro juniores che ieri hanno giocato tutta la partita contro la Sacilese e abbiamo cercato di tenere botta contro una formazione attrezzata e che sta attraversando un buon momento». E adesso? «Andiamo avanti – conclude – e speriamo di riuscire almeno ad allenarci in condizioni dignitose visto che i numeri, al momento, sono quelli che sono. Domenica prossima ospiteremo l’Altovicentino, mica l’ultima arrivata, e cercheremo di vendere cara la pelle. Notizie dalla società? Nessuna, ma non mi stupisco più. Sono diversi giorni che non sento nessuno e mi dispiace per i giocatori, che sono costretti a vivere una situazione paradossale».

Ore 19.00 – (Trentino) Che la trasferta in terra veronese sarebbe coincisa con una sconfitta era troppo facile da prevedere. Con due allenamenti (a ranghi più che ridotti) nelle gambe, zero certezze (dal punto di vista economico) e una società che, di fatto, non esiste più il Mezzocorona cede per 2 a 0 al Legnago, che conquista tre punti fondamentali in chiave salvezza e stacca ulteriormente il Dro. I rotaliani si sono presentati al “Sandrin” con appena 15 elementi a referto e i quattro panchinari iniziali avevano nelle gambe la sfida di sabato pomeriggio con la maglia della squadra juniores. Come se non bastasse dopo un quarto d’ora è arrivato l’infortunio di Magnanelli (sospetta frattura di un dito della mano), che ha costretto Lomi a gettare nella mischia Luci. Che, a conti fatti, ha giocato 90 minuti sabato e 70 ieri. La parola giusta per definire tale situazione è una e una sola: vergogna. La truppa gialloverde è intenzionata a concludere l’annata: domenica prossima a Mezzocorona arriverà l’Altovicentino, seconda forza del torneo, e per i giovani rotaliani potrebbe essere l’occasione giusta per mettersi in mostra in prospettiva futura. C’è da capire come Fochesato e compagni arriveranno al prossimo impegno: considerato l’infortunio di Magnanelli, gli impegni scolastici di tanti elementi e il fatto che qualcuno dei calciatori extraregionali potrebbe decidere di non salire più in Piana Rotaliana visto che mancano le garanzie minime, il rischio concreto è che Lomi si ritrovi al campo con meno di dieci elementi. La partita contro il Legnago si mette subito in salita per il Mezzocorona, che dopo pochi minuti va sotto: lungo traversone dalla destra, la difesa rotaliana si lascia scavalcare dalla sfera che perviene sul secondo palo ad Adriano. La conclusione dell’attaccante brasiliano è tutt’altro che “pulita”, ma la traiettoria è beffarda e il pallone s’insacca sul palo lungo. Lomi prova a strigliare i suoi e la reazione dei trentini c’è con Alouani che centra un clamoroso palo che si stampa sul montante a Cybulko battuto. Poi arrivano l’infortunio di Magnanelli e il comprensibile calo fisico con il Legnago che spinge forte sull’acceleratore alla ricerca del gol che chiuderebbe la contesa. Zomer fa buona guarda in un paio di circostanza, i gialloverdi si difendono con le unghie e con i denti, ma a metà ripresa capitolano nuovamente quando Rivi, entrato in campo da meno di un minuto, ribadisce in rete (in maniera più fortuita che voluta) una respinta di Zomer su conclusione di Adriano. Il match, di fatto, si chiude qui. Il “Mezzo” non ne ha più e il Legnago controlla la contesa. I veronesi s’impongono meritatamente, per carità, ma anche Lomi e i suoi escono dal campo vincitori. Sì, perché esserci stati ed aver affrontato una partita ufficiale in queste condizioni è già di per se una vittoria. Le colpe di un disastro annunciato sono da imputare ad altri, non certamente ad un gruppo di juniores (con qualche “vecchio”) e ad uno staff tecnico che meritano solamente applausi.

Ore 18.50 – (Il Piccolo) I compagni sono sotto la doccia, Matteo Bedin siede su una panchina esterna agli spogliatoi. Il volto esprime quel pizzico di delusione. La Triestina ha pareggiato la gara nel recupero, eppure ai punti avrebbe meritato qualcosa di più. E’ positiva la gara del centrocampista, che nel primo tempo in particolare avrebbe meritato la gioia del gol. Bedin, cosa resta di questa partita? «Un punto che sta stretto, anche se lo abbiamo raggiunto al terzo di recupero. Il rammarico è per il gol preso su un unico cross che abbiamo subito verso l’area nel primo tempo, poi ci può stare di rischiare qualcosina nel secondo tempo se devi recuperare la partita. Dobbiamo essere più bravi ad attaccare, fare gol noi per primi e chiudere le partite perché alla fine questi punti persi rischiamo di pagarli». Il comunicato sottoscritto in settimana è un patto di non belligeranza per arrivare tutti assieme all’obiettivo salvezza. Una sua opinione? «Penso sia giusto così, ci siamo compattati per andare avanti fino alla fine, per il bene nostro, dei tifosi e della città. Salvarsi sul campo è la cosa principale, per il resto sistemeremo le cose». Allo scadere del quarto di recupero, su una punizione dalla trequarti d’attacco, vi siete arrabbiati per il fischio finale. E’ un segnale positivo della volontà che c’è in voi… «Logica un po’ di delusione, se guardiamo la classifica del girone di ritorno saremmo nelle primissime posizioni. Nasce da lì il rammarico, perché siamo riusciti a fare quadrato e abbiamo dimostrato sul campo di essere una squadra importante. Ma nella situazione in cui siamo, con le buone o con le cattive, dobbiamo fare punti, anche risultando meno belli dal punto di vista del gioco piuttosto. Non abbiamo alternative».

Ore 18.40 – (Il Piccolo) Porta stregata. Questo devono avere pensato l’allenatore Ferazzoli e il suo staff quando all’assedio verso la porta dei trevigiani il pallone non ne voleva sapere di entrare. Incantesimo per fortuna esorcizzato nel recupero, fase di gioco più volte propizia alla Triestina di questa stagione. Il pareggio pertanto è accolto bene, nelle parole del tecnico le lodi alla tenacia dei suoi ragazzi. «Bisogna accettare il risultato del campo, anche se probabilmente ci manca qualcosa. Avremmo meritato qualcosa di più. Comunque dobbiamo essere contenti, in base ai risultati dagli altri campi e al fatto che abbiamo agguantato il pareggio in extremis, dopo una settimana trascorsa che è stata complicata e difficile. I ragazzi lo sanno, non sono stati brillantissimi, potevamo fare meglio su diverse cose ma nel complesso abbiamo creato tanto. La caparbietà fa parte di loro, la solita voglia di non mollare mai ormai è nel Dna di questi ragazzi. Queste caratteristiche ci hanno permesso di raggiungere il pareggio, lo accettiamo dunque volentieri». L’immagine che meglio descrive questo spirito è quella di Proia che in sessanta secondi arpiona il pallone del possibile 2-0 bruciando l’avversario, si catapulta dall’altra parte e realizza… «A Roma usiamo l’aggettivo “tignoso” per descrivere i giocatori come lui. Ha finalizzato un’ottima iniziativa di Gusella, in un momento in cui logicamente stavamo rischiando qualcosina dietro in contropiede. Ma questo è messo in preventivo quando si sta perdendo. Ripeto, non so se dire che il risultato ci stia stretto visto l’andamento della gara e il pareggio nel recupero, ma sicuramente posso dire che la squadra c’è, siamo assolutamente convinti di poterci giocare le nostre carte e vogliosi di raggiungere la salvezza in qualsiasi modo». Sette finali, il conto alla rovescia si accorcia, la fiducia resta immutata? «Era importante riprendersi immediatamente dopo la sconfitta col Padova, e siamo ancora lì».

Ore 18.30 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Mastica amaro Tonino Tessariol. A fine partita, il sostituto dello squalificato Pasa, ripensa soprattutto al secondo tempo. «Nella ripresa abbiamo avuto tre contropiedi da sfruttare, bisognava chiudere la partita in una di quelle occasioni. Purtroppo è andata male».
Tessariol cosa non ha funzionato? «Forse siamo stati meno belli di altre volte. Ci è pesato il fatto di dover fare punti o almeno non perdere un’altra partita. Sia a noi che a loro serviva fare risultato. Nella ripresa la Triestina ha cercato di pareggiare, mettendo molte palle lunghe e attaccando con tre punte e un trequartista. Noi dovevamo per forza abbassarci, ma quando abbiamo avuto le opportunità dovevamo concretizzarle». Sul gol subito potevate fare meglio? «Forse non eravamo messi bene, visto che c’erano due uomini liberi sul secondo palo. Peccato». In avanti Sadio e Giglio non hanno brillato. «Eravamo un pò acciaccati in settimana, in campo si è visto che qualcuno ha fatto più fatica di altri». Come giudica la prestazione di Cusinato? «Oltre al gran gol realizzato, l’ho visto bene. È un ragazzo che si impegna tantissimo in allenamento, corre molto e non molla mai». Adesso vi aspetta il Mori. «Speriamo di conquistare lì i tre punti, chiudendo i discorsi. Non sarà di sicuro un impegno facile, anche perché loro hanno appena sconfitto il Kras Repen fuori casa e venderanno cara la pelle».

Ore 18.20 – (Tribuna di Treviso) Un marcatore con un nome… da imprecazione. Devono averlo pensato i tifosi biancocelesti, costretti a vedere esultare l’ottimo Proia, autore del meritato 1-1 della Triestina, allo scadere di un match che il Montebelluna avrebbe dovuto chiudere molto prima, invece di farsi schiacciare in un secondo tempo da dimenticare. Peccato: la prima frazione è stata buona, impreziosita dal pregevole sigillo del baby Cusinato, talento che cresce a vista d’occhio. Il pareggio finale è invece il classico brodino dopo due rovesci consecutivi. Un fumogeno rosso è il biglietto da visita dei 30 ultrà alabardati, che con cori e striscioni invitano il presidente Pontrelli («Vattene») a togliere il disturbo e il sindaco Cosolini («Sveglia») a prendere in mano la situazione. Emergenza difensiva per il Monte, che deve rinunciare agli squalificati Fabbian e Marco Bressan, dando fiducia dal primo minuto all’ex Cittadella Bonso. Garbuio gioca esterno destro, mentre Giglio ha il compito di innescare Samba e Cusinato. I biancocelesti approcciano il match con intelligenza e tempismo, stoppando le incursioni giuliane. Ma devono ringraziare la buona sorte sul temibile contropiede di Manzo spentosi contro la traversa (13’). Le occasioni dei montelliani scaturiscono dai piedi di Samba: steccata una ficcante iniziativa, potrebbe riscattarsi subito su una ripartenza. Peccato sul più bello calci addosso al portiere (18’). Il Monte lascia sfogare gli alabardati, che ci provano con vane accelerazioni. Ma la difesa, dove svetta Guzzo, è imperforabile. Nel contempo, la banda Tessariol-Pasa fa la partita, prende metri e coraggio, ma non tira in porta. Manca il quid. Dimostra di averlo il più piccolo della compagnia: Giacomo Cusinato, tombolano, classe ’97. Imbeccato da Frassetto, l’ex Treviso e Padova firma la splendida girata a mezz’altezza che pietrifica Di Piero e fa 1 a 0. Che matura dopo un primo tempo godibile e segnato sul fronte triestino dai legni: Bedin fallisce l’immediato pari, cogliendo l’incrocio dei pali. Un campanello d’allarme in ottica ripresa. Perché l’Alabarda esce dagli spogliatoi con più convinzione e allo stesso Bedin sfugge la rete da due passi. Celli segna pure, il fuorigioco vanifica tutto. Il Monte vorrebbe riprendere il pallino della partita, ma è costretto a rinculare, perché sono gli ospiti a premere con più insistenza. Rocco, alabardato nel cognome, spedisce a un respiro dal palo. Le stoccate di Garbuio e Nicoletti, a cavallo della mezz’ora, dovrebbero suonano come un avviso: i biancocelesti sono tornati in attacco. Ma è un fuoco fatuo. Sono i giuliani a crederci e il giusto pari si concretizza nel secondo dei quattro minuti di recupero: cross di Gusella, che Bonso non ha la più la forza per contrastare, e zuccata di Proia. Quello dell’imprecazione.

Ore 18.10 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Preoccupato per Riccardo Serena, soddisfatto per la partita e per il pari. Al termine della sfida di Boscherai, Francesco Feltrin ha più motivi per sorridere. «Alla fine, è stato un pareggio giusto – spiega il mister -. Nel primo tempo loro hanno gestito il pallone e fatto più pressione, ma noi abbiamo creato tre occasioni importanti, sfruttandone una. Sapevamo che nella ripresa avrebbero reagito, ma sono stati super. Per fortuna ci siamo riequilibrati e abbiamo trovato subito il 2-2. Nel finale abbiamo osato, senza rischiare in maniera eccessiva dietro, ma abbiamo sbagliato sempre l’ultimo passaggio. Serena? Speriamo noi sia niente di grave, è un fuoriquota che ha giocato quasi sempre e che mi spiacerebbe dovesse perdersi troppe partite in questo finale di stagione».

Ore 18.00 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Lasciato a riposo Enrico Antoniol, il faro del centrocampo dell’Union Ripa Fenadora è stato Nicola Tomasi, che ha giocato una partita impeccabile, sia in fase difensiva, sia in fase offensiva – suo l’assist per il momentaneo 2-1. «Abbiamo giocato molto bene nei primi 15’-20’ del match – racconta Tomasi – poi abbiamo subìto goal su un episodio sfortunato, con un doppio tunnel involontario, e lì ci siamo un po’ disuniti, siamo entrati in difficoltà. Nella ripresa siamo stati bravi a reagire, trovando prima il pareggio quindi il vantaggio. Peccato per l’errore che ci è costato il 2-2. Guardiamo però alle cose positive: è il quarto risultato utile consecutivo, che ci consente di proseguire il buon periodo e di tenere a distanza la zona playout». Primo marcatore di giornata è stato Halil Gjoshi, con un destro sotto misura su calcio d’angolo. «Per poco non lo sbagliavo, da quanto forte ho calciato il pallone – sorride il difensore neroverde -. Abbiamo sperato di vincere, ma ci dobbiamo accontentare del pareggio. Forse all’inizio della partita ci è mancata un po’ di cattiveria, eravamo forse disuniti. Nella ripresa abbiamo giocato meglio. Nel finale io avevo anche i crampi, quindi ho faticato più del dovuto contro Nobile». Due reti al passivo, ma la prestazione della difesa è stata di qualità, con tre sole occasioni concesse agli avversari. «Abbiamo preso un goal su un contrasto perso – spiega Mattia De Checchi – abbiamo reagito, trovato il pareggio e il vantaggio. Poi una disattenzione ci è costata i tre punti. Alla fine, paghiamo due sbavature, contro un attacco veloce e di qualità, ma di certo dobbiamo lavorare ancora meglio in allenamento per correggere questi errori». L’ultima considerazione arriva dal direttore sportivo neroverde Alberto Faoro, che si sofferma in particolare sull’episodio che è costato il rosso a Gianmarco Brotto. «Dispiace per la decisione arbitrale – è il pensiero del dirigente feltrino – perché si è trattato di un contrasto di gioco, senza cattiveria. Sono entrati entrambi in scivolata e Serena ha anticipato di un niente Brotto, che lo ha inevitabilmente colpito. L’arbitro aveva inizialmente estratto il cartellino giallo, poi ci ha ripensato e ha preso il rosso: speriamo ci pensi ancora e Brotto venga squalificato soltanto per una partita. Per quanto riguarda il match odierno, abbiamo ottenuto un buon punto contro un avversario ostico e devo fare i complimenti al mister che nell’intervallo ha deciso di cambiare due giocatori e modulo per girare la partita, e ci era riuscito».

Ore 17.50 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Una buona prestazione neroverde, con un pareggio che porta a quattro i risultati utili consecutivi. Soddisfatto quindi l’allenatore feltrino Massimiliano Parteli. «Abbiamo trovato un avversario tosto, che ha giocato una buona partita e ci ha messo anche in difficoltà – l’analisi di Parteli -. Sicuramente il pareggio è giusto, anche perché entrambe le squadre hanno provato a vincere sino alla fine e hanno fatto sia belle giocate, sia qualche errore. Non ho niente da imputare ai ragazzi, e anzi più di così era difficile fare, soprattutto davanti. La chiave è stata l’azione del pareggio avversario: abbiamo preso goal su una rimessa laterale, lasciando lasciato stoppare e calciare Cattelan in area. Gli abbiamo lasciato troppo spazio. E direi che lì abbiamo perso l’occasione di vincere la partita, e anche psicologicamente lì è cambiata. Loro erano in difficoltà, quel goal ha riportato l’equilibrio». Tra le note positive l’esordio di Federico De Min, classe 1997, e la prestazione corale. Tra quelle negative, l’espulsione di Gianmarco Brotto. «Questa partita è la dimostrazione che tutti quelli che scendono in campo danno quello che hanno, che il gruppo c’è. De Min ha giocato il secondo tempo, entrando in un momento difficile, e ha disputato una buona gara; Savi ha giocato dall’inizio, si è dato da fare e ha fatto qualche giocata buona. C’è da credere in lui, così come c’è da credere in tutti i giovani. Io ero lontano, ma conoscendo Gianmarco il suo non era certo un fallo cattivo, è entrato in scivolata assieme all’avversario, che è arrivato prima».

Ore 17.40 – (Corriere delle Alpi) Una buona prestazione caratteriale, soprattutto nel secondo tempo per la squadra del mister Massimiliano Parteli: «Abbiamo trovato sulla nostra squadra un avversario tosto, che ha fatto la sua bella partita e ci ha messo in difficoltà. Il pareggio alla fine è giusto, al termine di una gara combattuta tra due squadre che hanno provato a vincere fino alla fine, facendo sia delle belle giocate che qualche errore», commenta l’allenatore del Ripa Fenadora. «Non ho niente da imputare ai ragazzi, perché più di così obiettivamente facevamo fatica a fare, soprattutto davanti». Dopo aver trovato il gol del 2-1, ci voleva un po’ più di concentrazione, perché il 2-2 è arrivato da una disattenzione: «Quella è stata la chiave della partita, perché abbiamo preso gol su una rimessa laterale, facendo stoppare e calciare in porta Cattelan. Lui ha fatto un gran gol, però noi gli abbiamo lasciato troppo spazio e probabilmente lì abbiamo perso la possibilità di vincere», dice Max Parteli. «La partita è cambiata anche psicologicamente, perché dopo avere fatto due gol ravvicinati loro erano un po’ in difficoltà mentre noi eravamo sulle ali dell’entusiasmo. Quel gol ha riportato l’equilibrio ed è giusto che sia finita così», ribadisce il mister neroverde. «Ha debuttato anche De Min facendo un bel secondo tempo dopo essere entrato in un momento difficile. Savi si è dato da fare e c’è da credere in lui, così come tutti i giovani. Il gruppo c’è soprattutto perché tutti i ragazzi si fanno trovare pronti e danno una mano alla squadra». C’è qualche problema in fase realizzativa e mancherà di nuovo Brotto per l’espulsione: «Mi sa che ci costerà due giornate», teme Parteli. «Non visto bene il contrasto perché ero distante, ma conoscendo Gianmarco sicuramente non era un fallo cattivo. È entrato in scivolata insieme all’avversario, che è arrivato prima sulla palla. Guardiamo avanti con ottimismo. Abbiamo un buon Solagna, Mastellotto, Savi. Riusciremo sicuramente a trovare le occasioni per fare gol. Andiamo avanti senza mollare un centimetro».

Ore 17.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Siamo venuti qui per fare un punto», non nasconde l’intento della vigilia Maurizio De Pieri. «Ci siamo riusciti dopo che il Fontanafredda in campo ha espresso la realtà di questa squadra – prosegue l’allenatore rossonero – in un derby che è sempre particolare. La loro qualità individuale è diversa. Per questo ci hanno tenuti spesso nella nostra metà campo, mentre noi siamo ripartiti bene». Risultato 0-0, quindi tutto bene? «Risultato giusto direi – sostiene De Pieri – per le occasioni avute, più che per il predominio territoriale. Per il Fontanafredda uscire indenne da Sacile è un esito positivo». Squadra uscita indenne dopo che lei è stato nuovamente allontanato dalla panchina. Perché? «Qualcuno dalla panchina, alle mie spalle mentre ero a bordo campo, ha detto una frase irripetibile, l’arbitro è stato tratto in inganno pensando che l’avessi pronunciata io. Invece, era il nostro massaggiatore». «Comunque – va avanti il tecnico del Fontanafredda – se questo vale per il punto in classifica lo prendo comunque per buono. Il nostro obiettivo rimane quello di raggiungere il prima possibile i quaranta punti. La squadra risponde bene a quello che facciamo in settimana. Andiamo in difficoltà se dobbiamo fare noi la partita. Ma giochiamo sempre senza fare le barricate. Sono orgoglioso, perché siamo ad un passo dal raggiungere il nostro obiettivo stagionale». Carlo Marchetto, sul versante sacilese, dice che «sapevamo di trovare una squadra che veniva qui difendendosi, sfruttando le ripartenze. Noi abbiamo cercato di aggirarli, sia a destra che a sinistra, siamo anche riusciti a mettere i cross, ma senza concretizzare nulla». «Non posso rimproverare nulla ai ragazzi – aggiunge il sostituto del dimissionario Zironelli – perché hanno cercato di fare gioco. Era dura riuscire a trovare degli spiragli nello schieramento fontanafreddese. Le difese sono state molto attente e, di fronte, ne abbiamo trovata una che non faceva passare uno spillo».
Sabato a Belluno sarà confronto diretto in chiave terzo posto? «Sarà il nostro test probante – risponde Marchetto – per cui ci prepariamo con serenità, sapendo della nostra forza. Penso che sarà una partita più aperta di quella odierna con il Fontanafredda».

Ore 17.20 – (Messaggero Veneto) Zero gol, poche emozioni. Il derby tra Sacilese e Fontanafredda non regala lo spettacolo sperato. Ma alla fine il punto sta bene a entrambe le squadre. La prima occasione degna di nota è di marca rossonera. Lancio di Tonizzo, sponda di testa di Alcantara dal vertice sinistro dell’area piccola e conclusione volante di Florean. Favaro blocca. Risposta dei padroni di casa 10’ dopo. Mboup se ne va sulla destra e mette in mezzo un invitante pallone che prima Spagnoli, quindi Craviari da ottima posizione non riescono a tramutare in rete. La gara non regala particolari emozioni. Ma ci pensa Ortolan a ravvivare l’atmosfera. La ripresa si apre con un’occasionissima per il Fontanafredda. Tonizzo apre magistralmente per Florean largo a sinistra: piatto preciso verso l’angolino della parte opposta e palla che esce di un niente. La squadra di De Pieri sembra crederci di più in questo inizio di secondo tempo e sfiora nuovamente il vantaggio con una pennellata su punizione dell’ex Roveredo che termina a fil di palo. Ma la Sacilese non sta a guardare: cross dalla sinistra di Beccia, Favret appena dentro l’area colpisce di controbalzo e manda la palla di pochissimo sopra la traversa. Alla mezz’ora fiammata in panchina. Un fallo non ravvisato di Manucci ai danni di Alcantara scatena le proteste del tecnico rossonero De Pieri, allontanato dal direttore di gara (alla fine si saprà che la “parolina” di troppo era uscita dalle labbra del massaggiatore). È forcing finale della Sacilese. Stiso prende palla al limite leggermente spostato sulla sinistra: gran botta, Vicario si supera e devia in angolo. E blinda lo 0-0.

Ore 17.10 – (Giornale di Vicenza) Paolo Beggio, allenatore dell´Arzichiampo, è sollevato. «È stata una bella partita giocata sapientemente da tutti, dove – dice – abbiamo dominato costantemente». Un piccolo rimprovero mister Beggio non lo può nascondere e rimpiange la distrazione avvenuta al 46´ del primo tempo: «L´unica cosa di cui ci possiamo pentire è di aver preso quel maledetto gol nel minuto di recupero. Comunque abbiamo meritato al cento per cento». Già si pensa ai prossimi incontri per non perdere la forma ritrovata. «Abbiamo recuperato importanti giocatori e sono felice abbia segnato Marchetti dopo l´infortunio. Positiva la varietà dei marcatori, Azzolini, Draghetti, Trinchieri sono tutti giocatori che possono fare la differenza».

Ore 17.00 – (Trentino) Scuro in volto, Stefano Manfioletti analizza la batosta che i vicentini dell’Arzignanochiampo hanno saputo rifilare alla sua squadra. «Ogni tanto bisogna applaudire anche gli avversari e la loro bravura», ammette l’allenatore del Dro, che sottolinea però anche la prestazione dei suoi: «Per 70 minuti in campo tutti hanno potuto vedere un buon Dro, capace di giocare contro una squadra importante a livello offensivo». Le aspettative per quest’incontro non erano alte e ad ammetterlo è lo stesso mister: «Sapevamo che era una partita difficile e di dover giocare contro una delle forze più importanti di questo campionato e non dimentichiamoci che abbiamo avuto la palla sulla traversa capace di riaprire la partita». Colpa della sfortuna e di una formazione che Manfioletti ha dovuto adattare al meglio: «Molti i giocatori squalificati che ci hanno costretto a trovare un amalgama differente a quello che abbiamo fatto nelle altre partite e poi, forse, la troppa generosità ci ha fatto prendere gli ultimi due gol».

Ore 16.50 – (Trentino) Cielo grigio sopra il campo comunale di Oltra che nella giornata di ieri ha ospitato il match fra il Dro e l’Arzignanochiampo, conclusosi con il dominio degli ospiti che hanno vinto 5 a 1. Primo tempo altalenante per i padroni di casa che subiscono psicologicamente i vicentini. Qualcosa si sblocca allo scadere dei primi 45 minuti, quando Donati dimezza le distanze. Nella ripresa la prestanza tecnica degli ospiti pesa come un macigno e i gialloverdi di Manfioletti non possono che arrendersi. Le azioni salienti. Buona la partenza dei vicentini che si fanno minacciosi già al 3’ con Draghetti che dal fondo crossa lungo per Urbani, ma il reattivo Adami ci mette lo zampino. Nuova minaccia all’11’, sempre di Draghetti, che si lancia carico contro Bonomi impennando sopra la traversa. Dro in avanti al 13’ con l’uno-due tra Calcari e Cremonini che la piazza sul fondo. Le squadre sembrano equivalersi, ma gli ospiti cominciano a punzecchiare sulla fascia. La svolta arriva al 20’ quando Urbani crossa sul secondo palo trovando l’impeccabile colpo di testa di Draghetti che porta l’Arzignano in vantaggio. Il Dro accusa il colpo e soffre a centrocampo rischiando, nei minuti successivi, di subire il raddoppio. Al 30’ la sfera, gestita da Cremonini finisce alta, mentre al 32’ Ischia, su punizione, cerca Allegretti che in area non riesce ad essere incisivo. Colpaccio dell’Arzignanochiampo al 45’ con Trinchieri che innesta Draghetti reattivo a sorprendere a fil di palo il giovane Bonomi. C’è ancora tempo per giocare e al 46’ il Dro dà un colpo di reni non indifferente con Donati che la insacca su cross di Cicuttini. Nella ripresa i droati sono più sciolti, capaci di creare un buon movimento, ma è un’illusione che dura poco. Buona la punizione all’11 che Ischia scaraventa su Dall’Amico altrettanto bravo a respingerla. Al 14’ rischia grosso il Dro che evita il gol grazie al clamoroso errore dell’onnipresente Fracaro. Al 20’ gialloverdi in avanti con Cicuttini e poi Proch che però si coordina male e spara alto. L’Arzignano punisce al 21’ con Fracaro per Trinchieri che cambia tutto per Azzolini il quale insacca alle spalle di Bonomi. È il 3 a 1 e soprattutto l’inizio della fine. La squadra di casa, in confusione, si sbilancia in avanti nel tentativo di rimediare ma subisce due volte in contropiede, la primo al 37’ con Marchetti e la secondo al 40’ con Trinchieri che affossano definitivamente il Dro.

Ore 16.30 – Michael Salvadori non si è allenato oggi a causa di un leggero fastidio al tallone, mentre l’ecografia effettuata da Tommaso Bortot avrebbe evidenziato una contrattura ai flessori. Verranno inoltre valutate nel corso della settimana le condizioni di Mazzocco (il problema alla caviglia è in fase di miglioramento) e Cunico, che oggi ha effettuato delle terapie specifiche.

Ore 16.20 – Qui Guizza: termina l’allenamento.

Ore 16.10 – Qui Guizza: arrivano al centro sportivo “Gozzano” anche Bortot e Salvadori, di ritorno dall’ecografia per valutare i rispettivi acciacchi.

Ore 15.50 – Qui Guizza: Biancoscudati divisi in due gruppi, alternanza tra tiri in porta e lavoro atletico.

Ore 15.30 – Qui Guizza: partitella a campo ridotto.

Ore 15.10 – Qui Guizza: primo allenamento settimanale per i Biancoscudati, in campo chi non ha giocato ieri contro il Giorgione mentre i titolari svolgono lavoro defaticante in piscina. Lavoro a parte, invece, per Segato.

Ore 15.00 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Per un’ora non si è visto molto, poi però il suo gol ha avuto il potere di dare la svolta alla gara: ci riferiamo a Corbanese che, al 19’ del secondo tempo, ha realizzato la sua diciannovesima rete stagionale di campionato: «Sono contentissimo per avere recuperato il risultato. La Clodiense ci ha messo in evidente difficoltà per 60’, è una squadra che corre e merita ampiamente la posizione che occupa in classifica. Siamo stati bravi a non mollare perché in 10 è stata veramente dura, abbiamo dimostrato di avere carattere non lasciando andare la gara». Dopo il 2-1 si è percepito che credevate nel pari. «Noi eravamo consapevoli delle nostre difficoltà, però non abbiamo mai mollato. Abbiamo un gruppo che ci crede fino in fondo, abbiamo sopperito ai gol casuali che abbiamo incassato. Sicuramente ci vuole più attenzione e per questo lavoreremo sodo in settimana». Siete stati un po’ sorpresi da una Clodiense che ha fatto la partita? «Di solito le danze le conduciamo noi, abbiamo gestito bene il tutto difendendoci. Il nostro unico pensiero è stato quello di cercare ugualmente di vincere». Ora vi aspetta la Sacilese. «La nostra mentalità è quella di andare avanti sempre e comunque, ci prepareremo bene in settimana». Mosca si gusta il gol che ha permesso di agguantare il pari nei minuti finali: «Credo che il punto sia meritato perché abbiamo reagito e anche in 10 abbiamo imposto il nostro gioco. Abbiamo sofferto l’impeto della Clodiense, una buona squadra che merita il quinto posto (a -2 dal Belluno, ndr)». Nell’ultima azione hai avuto il merito di farti trovare al posto giusto. «Oramai stavamo rischiando perché mancava poco alla fine ed era giusto sbilanciarci. Sono riuscito a colpirla bene e meglio di così non poteva andare. Sono contento perché ho cercato di limitare Mazzetto che ho ritrovato in forma perfetta, mi ha fatto una buona impressione anche Mastroianni così come tutta la Clodiense». In chiave playoff sarà battaglia sino alla fine? «Siamo tutti lì, è difficile contro tutti, lo stiamo vedendo dall’inizio del girone di ritorno che sembra quasi un altro campionato. La soddisfazione di avere tenuto la Clodiense sotto di 2 punti è notevole, ora affrontiamo la squadra che gioca il miglior calcio del nostro girone. Contro la Sacilese sarà difficile ma confido sui tanti ex che abbiamo nella nostra squadra. Di certo peseranno anche le assenze ma di questo certo non possiamo lamentarci perché il calcio è fatto di queste cose».

Ore 14.50 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Mister Vecchiato ha fatto esplodere tutta la sua felicità in occasione del gol del pari realizzato da Mosca, ma non dimentica le sofferenze di una ripresa giocata in 10: «Non riesco veramente a digerire il primo giallo affibiato a Sommacal, di solito non parlo dell’arbitro ma in questa gara ha fatto cose che non esistono. Noi abbiamo già problemi di rosa e se giochiamo anche in 10 contro 11 diventa veramente un’impresa riuscire a pareggiare. Ci abbiamo creduto dopo il 2-1 di Corbanese, un gol che ha avuto il potere di darci forza e togliere a loro la sicurezza perché, non dimentichiamolo, il calcio è un gioco di testa. Siamo stati premiati per il coraggio e il carattere, perché abbiamo dovuto spingere e rischiare, mettendo in campo anche Masoch che non giocava da un mese». Avete modificato molto, rispetto al solito, l’assetto tattico, anche con aspetti inediti.
«Ho dovuto spostare alcuni giocatori dopo l’espulsione di Sommacal, i primi 10’ della ripresa sono stati da dimenticare. Poi abbiamo giocato con il cuore anche per reagire a un gol preso con la barriera che si è aperta. Grazie alle chiusure di Merli Sala abbiamo evitato la capitolazione e iniziato la riscossa perché in un attimo avremmo potuto trovarci sul 3-0». Cosa dire della Clodiense? «È un’ottima squadra, con buone idee di gioco e fisicità».
Cosa cambia adesso in classifica? «Noi vogliamo arrivare ai playoff e recuperare qualche infortunato, se incontreremo ancora la Clodiense avremo di fronte una squadra che, come noi, quest’anno ha stupito. Pensiamo già alla gara contro la Sacilese con la giusta convinzione e con la speranza di recuperare qualche giocatore perché gli assenti sono veramente tanti ed ora si aggiungerà anche Sommacal». Grandi applausi a fine gara per tecnico e giocatori tributati dai tanti tifosi giunti in laguna per evitare il sorpasso e custodire la quarta posizione in classifica.

Ore 14.40 – (Corriere delle Alpi) «Possiamo proprio dire di aver gettato il cuore oltre l’ostacolo». Ne è convinto uno dei migliori della formazione bellunese, Mike Miniati, che aveva pure sfiorato la rete nel primo tempo. Sarebbe stata quella del vantaggio: «Abbiamo mostrato un carattere enorme, la partita si era messa malissimo, ma abbiamo avuto modo di reagire all’episodio sfavorevole e a un doppio svantaggio che avrebbe tramortito chiunque, ma non la nostra voglia di fare bene che ci contraddistingue da inizio anno. Peccato aver preso due gol un po’ strani che ci hanno complicato ulteriormente la vita; sul primo la palla è rimasta troppo in area e siamo stati puniti da un ottimo attaccante come Santi mentre sulla punizione la barriera si è aperta. Però davvero siamo stati davvero encomiabili e il pareggio è il giusto premio agli sforzi che abbiamo fatto fino all’ultimo minuto di recupero». Alle viste c’è l’anticipo della sfida play-off con la Sacilese. Con che spirito si arriva a una partita del genere, dopo aver scongiurato il sorpasso della Clodiense e aver mantenute intatte le distanze dai biancorossi liventini? «Sicuramente potevamo tornare a casa con una mazzata pesante da incassare e invece abbiamo fatto una bella ricarica al morale; andare a riprendere una partita ormai persa contro una diretta concorrente è una gran bella iniezione di fiducia ed ora guardiamo al match di sabato più sereni. Vogliamo continuare a fare bene, questo è fuori di dubbio, del resto questo è sempre successo, fin dall’inizio del campionato».

Ore 14.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) I giocatori della Clodiense escono alla spicciolata dallo stadio a testa bassa, dopo il rocambolesco 2-2 con il Belluno, ma come avessero perso. Il calcio è però anche questo ed i ragazzi di Andrea Pagan si rendono conto di aver sciupato nella maniera più sciocca un successo che sembrava ormai in cassaforte. «Dispiace veramente non aver vinto – dice il bomber Santi – Ha ragione il nostro allenatore, bisognava chiudere la partita con qualche altro gol visto che eravamo in superiorità numerica. Ed invece abbiamo mollato senza motivo, ci siamo adagiati. Le colpe sono di tutte, anche mie che non ho sfruttato qualche occasione ed abbiamo lasciato che loro facessero lanci lunghi per schiacciarci in area. Peccato perché avevamo giocato bene. Ora bisogna ripartire – promette Santi – non piangerci addosso e già domenica prossima andare a vincere a Trieste».
Anche Mastroianni, che fa coppia in attacco con Santi, si dichiara dispiaciuto. «È tutta colpa nostra – dice amareggiato l’attaccante lagunare – non è possibile pareggiare una partita dopo essere andati in vantaggio di due gol e con la squadra avversaria in inferiorità numerica. Abbiamo concesso tanto campo nell’ultima mezz’ora. Non abbiamo alibi, siamo tutti colpevoli, io in primis». Si riferisce alla poca lucidità negli ultimi minuti «Indubbiamente ho corso tanto per il gran lavoro per la squadra – commenta Mastroianni – ma ho anche avuto un calo fisico e mi è mancata un pò di lucidità. Siamo tutti arrabbiati perché avevamo giocato bene specialmente nel primo tempo. Sul 2-1 forse abbiamo avuto paura di subire il pareggio e ci siamo arretrati troppo. Ci servirà da lezione».

Ore 14.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Andrea Pagan, allenatore della Clodiense, esce dallo spogliatoio a fine gara con un diavolo per capello. L’aver gettato al vento una vittoria importante ed ormai quasi acquisita, gli sembra quasi impossibile. «Assurdo, assurdo, gettare via una vittoria del genere – ci dice sconsolato ed arrabbiato il tecnico chioggiotto. Così non va bene e martedì i ragazzi mi sentiranno». Analizza poi il comportamento della sua squadra. «Avevamo giocato un buon primo tempo ed avevamo anche saputo sfruttare la superiorità numerica andando in vantaggio di due gol. Poi – continua – dovevamo chiudere la partita con il terzo e quarto gol, si doveva stendere definitivamente gli avversari. Ed invece alcuni hanno mollato, specchiandosi per farsi belli. Il gol di Corbanese ci ha poi tagliato le gambe. Abbiamo commesso alcuni errori madornali come quello di Casagrande che ci poteva costare il gol, bravo Tiozzo a respingere di piede, e poi regalando il calcio d’angolo per il primo gol del Belluno». Il calo lo giudica fisico o mentale. «Sicuramente un problema di testa – continua Pagan -perché la squadra aveva giocato bene fino al 2-0. La verità è che abbiamo mollato forse pensando di aver già vinto ed al loro primo gol siamo andati in affanno. Speriamo che questa partita ci serva da lezione per il futuro. In questi campionati nessuno ti regala niente e quindi bisogna sempre lottare e segnare». Il mancato successo sul Belluno ha avuto anche la conseguenza del mancato sorpasso in classifica sulla squadra ospite. «Il sorpasso non mi interessava più di tanto – conclude tecnico granata – a me interessava vincere». E se ne va arrabbiato ed amareggiato.

Ore 14.10 – (La Nuova Venezia) Clamoroso suicidio della Clodiense che, in superiorità numerica per tutto il secondo tempo, si è fatta rimontare due reti da un Belluno che ha avuto il merito di non arrendersi mai. Finisce dunque in parità il big match del “Ballarin”, ma chi si deve battere il petto per la grande occasione mancata è proprio la squadra granata che non ha saputo chiudere la gara quando le circostanze lo richiedevano, tenendo di fatto in vita il Belluno sul quale, dopo lo 0-2 di inizio ripresa, nessuno avrebbe scommesso un centesimo. Invece ancora una volta il calcio ha dimostrato che nulla può essere messo in archivio se manca la concentrazione e le gambe non girano più. Sorpasso e controsorpasso nella stessa partita, all’ultima curva, che lascia tutto come prima ma che ha fatto ingrossare il fegato più che mai al tecnico Andrea Pagan, dall’umore nerissimo nel dopo partita. Si parte con il Belluno che, nonostante il suo carico di assenze si piazza con il 4-3-3 e aggredisce in ogni zona i portatori di palla lagunare. Ne nasce una gara quasi frenetica, poco ordinata e molto spezzettata dai continui falli di gioco che abortiscono da ambo le parti ogni tentativo di attacco. Piaggio è il più pericoloso dei granata nei primi minuti, ma è impreciso. Il Belluno morde sulle fasce ed ogni volta che mette il pallone dentro l’area chioggiotta sono brividi, come quando Miniati arriva in ritardo di testa (24’) sul cross di Duravia. Bella azione granata al 36’ con tiro cross finale di Mazzetto che sbatte sulla traversa. Sommacal (40’), già ammonito, rimedia il secondo giallo: espulsione che ha tutto il sapore della svolta. Dopo la pausa la Clodiense decide che è tempo di accelerare ed al 3’ arriva il vantaggio: cross di Pelizzer, Merli Sala intercetta ma alza a campanile permettendo a Mastroianni di testa di servire Santi che, con la fronte, manda dentro da due passi. Il Belluno accusa il colpo ed al 7’ subisce il raddoppio: punizione dal limite per fallo subito dall’incontenibile Mastroianni e sul tiro di Casagrande la barriera si apre e permette al pallone di finire in rete. Gara in ghiaccio? Assolutamente no, perchè stranamente la Clodiense non sfrutta la superiorità e si abbassa pericolosamente. Corbanese, assente fino a quel momento, al 19’ trova di testa il guizzo che ridà vita ai gialloblù e manda nel panico i granata. Luca Tiozzo (34’) deve fermare con i piedi il tentativo di Posocco, ma al 47’ ecco confezionata la beffa: sull’ennesimo cross dalla destra, la retroguardia lagunare, tutta schiacciata verso la porta, rinvia male e dal limite, di controbalzo, Mosca spegne i sogni granata di sorpasso.

Ore 14.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Il commento del post partita spetta al dirigente-accompagnatore Giampaolo Pegolo, dal momento che De Agostini, squalificato, ha dovuto assistere al match dalla tribuna. «Vincere oggi (ieri per il lettore, ndr) a Valdagno con la vice capolista – commenta – poteva sembrare un’impresa titanica. Che dire? Ci siamo andati quasi vicino. Abbiamo concluso con sei giocatori fuori quota in campo, che dimostra, al di là di tutto, come questo Tamai punti molto sui giovani. Speriamo di aver superato il momento di difficoltà che ha caratterizzato le ultime nostre apparizioni. L’importante sarà dare continuità a questa nostra “nuova” mentalità e di cominciare a macinare punti già domenica nella partitissima con l’Union Pro». Il Tamai visto ieri, nonostante il filotto di apparizioni negative, potrebbe tranquillamente ancora raggiunge una salvezza tranquilla. Tutto adesso sta nella capacità di De Agostini di infondere nuova fiducia nei giocatori.

Ore 13.50 – (Giornale di Vicenza) Diego Zanin lo ammette subito a fine partita: «Sapevamo che non sarebbe stata facile, perché il Tamai è un´ottima squadra, anche se non ha fatto bene nell´ultimo periodo. Ha giocatori esperti per la categoria, ma soprattutto ha giocato con una cattiveria agonistica che ci ha sorpreso». Una cattiveria che, di contro, ha fatto però reagire anche l´Altovicentino, anche se “solo” nel secondo tempo. «A maggior ragione devo fare i complimenti ai miei – prosegue il tecnico – perché hanno reagito bene e creato occasioni senza perdere la testa. I ragazzi hanno legittimato vittoria, e se devo trovare una pecca è stata quella di non aver chiuso la gara prima». Una gara caratterizzata, per lo più, da errori grossolani nel primo tempo, fatti di palloni persi a centrocampo e cross gettati al vento anziché dritti in area. «Abbiamo perso molti palloni – ammette Zanin – con errori tecnici che si potevano evitare. La loro aggressività ci ha sorpresi, facendoci perdere la lucidità nel gestire il pallone». Una bussola però ritrovata nella ripresa. «Durante l´intervallo abbiamo analizzato la partita e la squadra non ha perso la testa. Sapevamo che il Tamai aveva speso molto per mantenere quel ritmo». E per quanto riguarda l´aspetto mentale dei suoi ragazzi, Zanin spiega: «Ho visto i giocatori sereni, si sente la mancanza di gente come Dal Dosso, sarebbe come perdere Cunico per il Padova. Ma adesso si comincia a vedere il lavoro che stiamo facendo, e quella di oggi è la vittoria del gruppo dove i singoli hanno messo a disposizione le loro qualità per la squadra». Sul finale di stagione, il tecnico è chiaro: «Sappiamo che il campionato può solo perderlo il Padova. Noi guardiamo a noi stessi, cercando di mettergli pressione e mantenendo il secondo posto».

Ore 13.40 – (Giornale di Vicenza) Dottor Jekyll o mister Hyde? Essere o non essere? La speranza è che l´Altovicentino, l´originale, sia quello visto ieri nei secondi 45 minuti di gioco. E non quella squadra sgonfiata, distratta e a corto d´idee scesa in campo nel primo tempo contro il Tamai. La speranza, se guardata con la guida della stagione alla mano, può diventare quasi una certezza. Perché quando l´Alto si mette a fare… l´Alto, è chiaro a tutti che non ce n´è quasi per nessuno. È stato evidente ieri, dopo l´intervallo. Sul tabellino ci sono finiti il solito Cozzolino e Brancato, autori della rimonta di giornata dopo lo spauracchio che portava il nome e cognome di Federico Furlan. In termini di classifica, non cambia nulla: Biancoscudati Padova sempre “dieci più”. CHE SORPRESA. Zanin rimane fedele al suo 3-5-2, dovendo però rinunciare a Kicaj, squalificato. Assenza che si va a sommare a quelle croniche dei lungodegenti Dal Dosso, Cortesi e Bertinetti. Sulla sponda Tamai, invece, Saccon sostituisce in panchina lo squalificato De Agostini. A dispetto di ciò che sarà, è l´Alto a farsi vedere per primo, con il tiro-cross di Ricci che per una questione di centimetri finisce a lato con la deviazione di Gambino sul secondo palo (8´). Ma è solo un lampo. Perché un minuto più tardi arriva il vantaggio Tamai: Ursella ispira in profondità e Furlan aggancia in gol. E come per magia, ecco lo spettro della “crisetta” che si materializza. Anche perché questo Tamai gioca senza paura. E infatti al 16´ è ancora Furlan a chiarire il concetto, con un tiro a giro che finisce di poco sul fondo. L´Altovicentino ne risente anche sul piano del nervosismo, significativo il fallo di mano di Bertozzini al limite dell´area al 19´: la punizione di Furlan però è centrale. Al 23´ sugli sviluppi del calcio d´angolo Gambino prende bene il tempo dello stacco, ma devia malamente. La prima vera occasione per i padroni di casa arriva alla mezzora, quando il pallonetto aereo di Gambino viene deviato sopra la traversa da Peresson. Ma la superiorità a centrocampo del Tamai è evidente, gestita in maniera egregia dai piedi intelligenti di Ursella. L´ultimo brivido di giornata per l´Alto è al 41´ quando Pavan annulla un calcio d´angolo e lancia la ripartenza: Furlan si fa 70 metri palla al piede e mette in mezzo per Bolzon, intercettato in corner. ALTRA FACCIA. Zanin deve aver ribaltato i suoi, all´intervallo. Perché bastano appena 7´ a Cozzolino per rimettere la questione in pari, con un rasoterra che infila Peresson. L´assedio dell´Alto poi è continuo, prima con Pozza che per poco non trova la deviazione vincente (13´), poi con Gambino che devia di testa a lato (19´). Le prove generali del sorpasso le fa Cozzolino con un tiro dal limite (30´), ma è 1´ più tardi che su una ripartenza bruciante Peluso lancia Ricci, palla al centro e Brancato dal limite dell´area incrocia il 2-1.

Ore 13.20 – (Gazzettino) Dopo la pesante sconfitta interna con il Romagna il tecnico del Thermal, Marco Vittadello, non cerca scuse. «Devo ammettere che sono molto deluso – commenta a fine gara – Al di là del modo in cui sono arrivati i gol, che analizzeremo con la squadra, mi aspettavo un atteggiamento diverso in una partita fondamentale come questa. Pensavo che ci fossero rabbia e voglia, in settimana ne avevamo parlato e avevamo preparato bene la sfida. Pensavo di avere una risposta che non c’è stata». Dopo mezz’ora, sotto 2-0, Vittadello ha cambiato assetto. «Ho provato tutto quello che potevo fare seduto in panchina – prosegue il tecnico dei termali – Con il 3-4-3 siamo stati più propositivi e siamo riusciti a creare qualche occasione, nonostante la brutta partita giocata, però è inaudito subire tre reti così». La sconfitta pesa di più perchè il Romagna è una diretta concorrente. «Io continuo a pensare partita per partita, domenica dopo domenica. Alla salvezza ci si può arrivare in tanti modi».

Ore 13.10 – (Mattino di Padova) Senza personalità, senza pubblico e senza gol. Se non fosse per la classifica, che lascia ancora diverse speranze, la Thermal Abano sembrerebbe già retrocessa: e non tanto per il tris incassato dal Romagna Centro, deleterio in chiave classifica ma non ancora decisivo, quanto per l’alone di rassegnazione che aleggia allo stadio delle Terme. Ottanta spettatori in tutto (accreditati inclusi), giocatori senza nerbo, tanta e tanta fatica nel produrre gioco: uno scenario piuttosto triste, in campo e sugli spalti, anche perché i ragazzi di Vittadello sembrano giocare solo per se stessi, tanto è vero che dopo mezz’ora, a risultato compromesso, molti già aspettano il fischio finale. Poche idee per la Thermal, tanta grinta per il Romagna Centro, che al 16’ sfiora l’1-0, con Tola che imbecca Peluso, fermato in angolo da Merlano. Il vantaggio ospite arriva nell’azione successiva, grazie a un corner dello stesso Tola, che permette a Saporetti di insaccare tutto solo all’altezza del secondo palo. Al 21’ i biancazzurri raddoppiano: traversone di Peluso e altra dormita della difesa termale, con Gavoci che può spegnere il sigaro e inzuccare. La Thermal reagisce solo con Cacurio, ma il tiro del numero 7 è debolissimo (29’). Qualche sussulto in più lo provoca lo scambio tra Cacurio e Franciosi al 40’, vanificato dal tiro sbilenco dell’esterno mestrino. Il solito Cacurio, l’unico a dare cenni di vita tra i locali, aggiusta la mira poco dopo, sparando però addosso a Semprini. Sul finire del primo tempo, proprio nel momento in cui la Thermal riesce a rialzare la testa, il Romagna Centro risolve la pratica: palla a rimorchio di Ridolfi per Peluso e Merlano deve sopportare la terza infilata della giornata. Nella ripresa il Romagna Centro potrebbe anche infierire, ma l’ennesimo colpo di testa di Ridolfi, su assist di Gavoci, termina poco più in là del palo. La Thermal soffre, ma reagisce con un tiro di Neagu, respinto da Semprini. Troppo poco per rimettere in piedi un match nato male e finito peggio, con i rossoverdi che restano terzultimi a quota 27, a +2 dall’Atletico San Paolo, fanalino di coda, e a -3 dal Romagna Centro, che si avvicina al gruppetto composto da Fidenza, Virtus Castelfranco, Ribelle e Imolese. Mercoledì le squadre torneranno in campo per il turno infrasettimanale: la Thermal affronterà il Piacenza in trasferta, mentre il Romagna Centro si giocherà un’altra bella fetta di salvezza contro il Jolly Montemurlo.

Ore 12.50 – (Gazzettino) «C’è rammarico perché abbiamo disputato un’ottima partita e non abbiamo raccolto niente». Sono le parole di Vito Antonelli nel dopo partita. Il tecnico poi aggiunge: «L’aspetto positivo è che la squadra è viva tanto da affrontare a viso aperto la partita, e questo ci fa ben sperare per il finale di campionato. Se lottiamo in questa maniera, verremo ripagati. Nel primo tempo non abbiamo rischiato niente e abbiamo creato qualche buona ripartenza. La prima parte della ripresa è andata sulla falsa riga dei primi quarantacinque minuti e abbiamo avuto l’occasione di Zanetti che poteva cambiare la partita. Pochi secondi prima invece del loro primo gol c’era un fallo di mano evidente di un avversario, ma non è stato fischiato». Mercoledì all’Euganeo è scontro diretto con il Formigine. «È una sfida chiave e vincerla ci consentirebbe di scavalcarli, guardando poi il risultato del Thermal. È una giornata che ci potrebbe permettere di vedere il futuro in maniera diversa. Nelle ultime tre-quattro partite non abbiamo raccolto quanto avremo meritato, e mercoledì dobbiamo mettercela tutta».

Ore 12.40 – (Mattino di Padova) Sempre più a fondo. L’Atletico San Paolo era alla ricerca di un’impresa sulla carta impossibile, quella di fare punti in casa della Correggese, unica vera contendente al primo posto presieduto dal Rimini. Nota lieta di giornata la prestazione dei padovani, che giocano una partita di grande sacrificio. I padroni di casa partono con il freno a mano tirato, non riuscendo ad imporre il proprio gioco al cospetto di una squadra che pensa perlopiù a chiudersi in difesa. Per i primi 45 minuti a fare da padrona è la noia, con i biancorossi che stentano fortemente a trovare i meccanismi giusti, con la squadra di Antonelli sempre molto attenta in fase difensiva. La svolta avviene nel secondo tempo, quando il tecnico della Correggese è costretto a sostituire l’infortunato Davoli e ad inserire Camarà, che si dimostrerà protagonista indiscusso della gara. È proprio l’attaccante classe ’93 a destreggiarsi con una serpentina da applausi al 66′ e a crossare in area trovando Chiurato che, tra due avversari, stacca più alto di tutti e insacca nell’angolino basso alla destra di Savi. Rimangono i dubbi riguardo la regolarità del gol, visto che l’azione è partita da un fallo di mano non fischiato. Una volta sbloccata la partita, la formazione di casa inizia a regalare spettacolo al pubblico accorso allo stadio, soprattutto grazie a Camarà che, all’87’, confeziona un vero e proprio gioiello chiudendo la partita. La punta biancorossa si impossessa del pallone dentro l’area, aggira il portiere Savi e conclude con una splendida sforbiciata a porta vuota. Grande rammarico per Vito Antonelli, tecnico dei padovani: «È brutto da dire, ma mi ritrovo a commentare una sconfitta arrivata con una prestazione, nonostante tutto, positiva. È dura digerire questa sconfitta».

Ore 12.20 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Uscire imbattuti dal campo della corazzata Padova era un compito arduo e Antonio Paganin a fine gara elogia comunque il comportamento dei suoi, soprattutto per un bel secondo tempo. «Il Padova è questo – esordisce il tecnico – ha una forza d’urto devastante e spesso risolve le gare nei primi minuti. I nostri giocatori sono giovani, hanno visto l’Euganeo solo in cartolina e così hanno regalato il primo tempo, contro un avversario che ha qualità ed esperienza e che non ha nulla da spartire con questa categoria». Poi seguono le note liete: «Nel secondo tempo si è vista un’altra gara per mentalità, con due gol e occasioni, senza dimenticare la traversa del primo tempo. Quello è stato l’episodio decisivo che poteva far girare il match sul piano emotivo, tenendolo in vita, annullando in parte le differenze e mettendoci in condizione di sfruttare quel nostro qualcosa in più sul piano atletico. «Con una grande – chiude – volevano segnare e fare il nostro gioco per preparare le sfide con Legnago, Dro e Kras Repen. Ci siamo riusciti e la nostra autostima è cresciuta».

Ore 12.00 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Petkovic 6; Bortot sv (Degrassi 5.5), Sentinelli 5.5, Niccolini 5.5, Salvadori 6; Fenati 6.5, Segato 6; Ilari 6.5, Zubin 8, Petrilli 7.5 (Dionisi 5.5); Amirante 6 (Nichele sv).

Ore 11.50 – (Gazzettino) Superato lo spavento, la squadra di casa ha ripreso a macinare il suo gioco e inevitabile è arrivata la rete del 3-0, ancora con la firma di Zubin, questa volta di testa, liberato da un passaggio illuminante di Ilari. Non sazio, al 40’ il Padova si è procurato anche il rigore del possibile poker (gomito largo di Fontana a intercettare un traversone di Zubin). In assenza dello specialista Cunico, il rigorista designato era proprio Zubin che però ha lasciato il tiro dal dischetto ad Amirante, fino a quel momento poco fortunato nelle conclusioni. Ma anche dagli undici metri l’attaccante ha confermato la sua giornata di scarsa vena realizzativa, facendosi ipnotizzare da Pazzaia. La schiacciante superiorità del primo tempo ha spinto i biancoscudati ad affrontare la ripresa con un atteggiamento più morbido. Prontissimo il Giorgione ad approfittarne. Presunto tocco di braccio di Ilari in barriera e secondo rigore della partita (8’) fischiato dal modesto arbitro Cenami: impeccabile la trasformazione di Vigo. Per non correre ulteriori rischi, Parlato ha inserito Dionisi per Petrilli. Di contro il tecnico ospite Paganin ha operato tre cambi in rapida successione dando un’impronta più offensiva alla sua squadra. Tanti gli spazi a disposizione del Padova che al 27’ ha trovato la quarta rete. Intelligente la giocata del debuttante (dal primo minuto) Fenati a liberare Ilari e pallonetto vincente sull’uscita del portiere. Forti del 4-1, i biancoscudati hanno abbassato la concentrazione. E al 31’ si sono fatti sorprendere in maniera troppo ingenua dalla rete di Podvorica. Prima della fine Zubin ha fallito due ghiotte opportunità per la tripletta personale. Poco male. L’importante è che faccia gol anche sabato nell’anticipo con il Dro ancora all’Euganeo.

Ore 11.40 – (Gazzettino) Tutto come all’andata: 3-0 per il Padova al termine del primo tempo e risultato finale di 4-2. Ha vinto anche l’Altovicentino (in rimonta sul Tamai) e quindi i punti di vantaggio dei biancoscudati sui più diretti avversari nella corsa alla promozione restano sempre otto. Ma sono diminuite le giornate che mancano alla conclusione del campionato. E a sette giornate dal termine la truppa di Parlato ha la strada più che mai in discesa. La resistenza del Giorgione, che pure in trasferta era riuscito nell’impresa di mandare ko l’Altovicentino e pareggiare con il Belluno, è durata appena sessanta secondi. Lancio di Sentinelli, sponda aerea di Amirante, assist al bacio di Zubin e destro vincente di Petrilli, al primo centro all’Euganeo. Un’azione da manuale, tutta di prima, che ha lasciato di stucco gli avversari. Di lì a poco gli ospiti hanno rischiato in altre due circostanze di capitolare ancora: provvidenziale prima il salvataggio sulla linea di Fontana su un tiro di Amirante destinato in fondo al sacco e poi la chiusura in extremis di Vio su Zubin. Già privo di Cunico e Mazzocco, il Padova al 18’ ha perso anche Bortot a causa di un dolore al flessore. E Parlato è stato obbligato a ridisegnare l’assetto difensivo: Salvadori, anche se mancino, si è spostato a destra mentre il nuovo entrato Degrassi, che non giocava dal ko con l’Altovicentino, si è sistemato nella sua posizione naturale di esterno sinistro. Per qualche minuto il Giorgione è riuscito finalmente ad alzare il proprio baricentro, ma al 32’ i biancoscudati hanno punito per la seconda volta gli avversari. Amirante ha verticalizzato per Petrilli, bravo a strappare la palla dai piedi di un avversario prima che varcasse la linea di fondo, cross con il contagiri e destro al volo di Zubin che non ha dato scampo a Pazzaia. Questa volta la reazione dei trevigiani è stata più energica. E solo per una questione di centimetri Giacomazzi non è riuscito a riaprire subito la partita: la sventola dal limite del centrocampista ha cozzato infatti sulla parte bassa della traversa per poi rimbalzare in campo.

Ore 11.30 – (Gazzettino) L’Altovicentino continua a correre. «E io, insieme ai ragazzi, cerco di scappare, non ho voglia di farmi prendere da nessuno». Il tecnico si sofferma su alcuni singoli, a cominciare dall’infortunio di Bortot. «Ha sentito un fastidio al flessore, una cosa improvvisa. Farà accertamenti, ma conto di recuperarlo per sabato». Su Zubin: «Ho parlato con lui prima della partita e gli ho detto che speravo che oggi sarebbe tornato a essere decisivo come lo è stato per me nella scorsa stagione. Ha risposto alla grande, quindi complimenti a lui». Sull’esordio di Fenati: «Per lui è stato un fulmine, doveva giocare Mazzocco che ha provato prima della gara, ma non ce l’ha fatta. Fenati ha dimostrato di poterci stare, ma deve crescere». Ecco proprio Fenati: «Sono contento della mia prestazione e soprattutto della vittoria. Penso di avere sfruttato al meglio l’occasione che mi è stata data. I compagni di reparto più esperti mi hanno dato molti consigli e tranquillizzato prima della partita». Prima doppietta biancoscudata per Zubin: «Felicissimo per i gol e per i tre punti. Mancano sette gare e l’obiettivo è vincere il campionato. Il rigore? Dovevo tirarlo io, ma l’ho lasciato volentieri ad Amirante che mi ha chiesto di calciarlo. Per un’attaccante è sempre importante fare gol, purtroppo l’ha sbagliato».

Ore 11.20 – (Gazzettino) Anche Carmine Parlato sente avvicinare il traguardo della promozione e quando gli viene detto che mancano sette partite alla fine del campionato e che i punti di vantaggio sull’Altovicentino sono sempre otto, replica così: «Se andiamo oltre con i pensieri potrebbero essere anche cinque, ma ragioniamo sulle sette partite. Questa era una sfida che volevamo fare nostra e abbiamo finalizzato al meglio la fase offensiva nel primo tempo. Quando spingi molto qualcosa paghi ed è successo nella ripresa. Potevamo fare meglio in occasione dei due gol subiti e ne riparleremo con i ragazzi domani (oggi, ndr) alla ripresa della preparazione, e potevamo essere anche essere più cinici davanti. Ma la cosa importante erano i tre punti e se il primo tempo fosse finito 5-0 non ci sarebbe stato niente da dire». Con i quattro sigilli al Giorgione il bottino in termini realizzativi sale a quota 63 gol. «Non è poco, ma mi dispiace per i due che abbiamo subìto». Nel girone di ritorno avete tenuto un ritmo super con otto vittorie, un pareggio e una sconfitta. «Non è facile vincere sempre. Più si va avanti e più contano i punti. Il passo che stiamo tenendo è molto alto, io desidero vincere sempre».

Ore 11.10 – (Gazzettino) «In caso di promozione in Lega Pro le cifre da mettere sul piatto della bilancia saranno sensibilmente diverse, ma posso tranquillizzare tutti: io e Bergamin siamo pronti a fare anche da soli. Se non arriveranno forze nuove avremo la possibilità di andare avanti e di reggere l’urto della Lega Pro». Sono le dichiarazioni dell’amministratore delegato Roberto Bonetto a tenere banco nel dopo gara, alla luce di una vittoria che avvicina ulteriormente il Padova al ritorno nei professionisti. «Stiamo lavorando su tre-quattro dossier per eventuali nuovi soci, aspettiamo dopo Pasqua e poi speriamo che il campionato sia chiuso e di poter ragionare avendo la certezza della categoria in cui saremo». Sulla questione è intervenuto anche il presidente Giuseppe Bergamin: «Intanto mi aspetto altri sei punti prima di Pasqua, e poi speriamo di trovare una disponibilità di soci e sostenitori». Il presidente si sofferma sulla vittoria con il Giorgione. «Una partita allegra davanti, in mezzo e dietro. Il risultato è legittimo, mi sono divertito. Loro hanno giocato alla garibaldina, ma la loro spregiudicatezza non ha pagato. Il primo tempo poteva finire 6-0 per noi».

Ore 11.00 – (Gazzettino) Protagonista in campo con ottime risposte nelle ultime tre partite, ieri Dan Thomassen è tornato in panchina, ma non sono mancati i motivi per sorridere. Prima della gara il centrale difensivo danese è stato festeggiato per le cento partite da lui disputate con la maglia biancoscudata, in gran parte nel primo capitolo della sua esperienza padovana, iniziata nel 1999 e chiusa nell’estate 2004. Per lui una maglia con il numero cento e una targa speciale che gli è stata consegnata dal vice presidente Edoardo Bonetto e dal responsabile dell’area tecnica Marco Bergamin. Domani Thomassen compirà 34 anni, pronto a regalarsi una nuova soddisfazione all’ombra del Santo con i colori da lui più amati. A proposito di compleanni, quello numero 19 di Alessandro Degrassi, festeggiato alla vigilia del match con il Giorgione, è coinciso con il suo ritorno in campo, per sostituire l’infortunato Bortot, dopo un’assenza che durava dal 4 gennaio, con la sfortunata prova contro l’Altovicentino. E a sostenere la squadra, nonostante la pioggia caduta abbondante in mattinata e minacciosa nella prima parte del pomeriggio, ieri erano 4.228 tifosi che si sono goduti le quattro reti del Padova e non hanno fatto mancare il sostegno alla squadra. Dalla tribuna Fattori sono anche arrivati i cori su un argomento a loro caro, la costruzione della nuova curva sud dietro la porta che in settimana è stata approvata dalla apposita commissione comunale e che è in attesa della formalizzazione del relativo impegno di spesa in sede di bilancio.

Ore 10.40 – (Mattino di Padova, lettera aperta di Marco Bergamin dal titolo “Non mollare, il difficile viene ora”) Un’altra vittoria e la marcia continua. Devo dire la verità, questa stagione finora è stata emozionante ma molto sofferta. Prima che essere coinvolto in prima persona, resto un tifoso innamorato dei colori biancoscudati. E questo aumenta molto la sofferenza. Non vedo l’ora che passino in fretta queste ultime sette giornate, ovviamente sperando di festeggiare alla fine. La tensione è tanta, anche perché non dobbiamo pensare che i giochi siano già fatti, il difficile viene adesso e non bisogna mollare. Allo stesso tempo, però, è fondamentale guardare al futuro per costruire una società solida. Sono stato felice di poter viaggiare, le scorse settimane, per vedere il calcio da un’altra prospettiva. Sono stato in Bulgaria e in Sudamerica, dove il calcio è vissuto come una ragione di vita. I ragazzi pensano solo a divertirsi con il pallone, com’era per me quando ero piccolo. Viaggiare ci ha consentito di prendere i primi contatti per allargare i nostri orizzonti e gettare le basi per lo sviluppo del settore giovanile. Servono tante strade e tanti contatti, quello che secondo me è mancato negli anni passati. Amo il calcio e mi piace questo lavoro. Anche se, lo ribadisco, è ancora più difficile svolgerlo per la squadra del cuore. Dove la parte emotiva a volte rischia di prendere il sopravvento.

Ore 10.30 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Come a Cape Canaveral, è partito il conto alla rovescia. Tra un mese…”) Le facce radiose dei Bergamin (padre, madre e figlio), dei Bonetto (padre e figlio), dei De Poli e della cerchia di collaboratori che gravita intorno a loro dicono che, passo dopo passo, ci stiamo avvicinando al traguardo con la consapevolezza che deriva dall’essere i più forti, come il campo ha eloquentemente dimostrato. Non si vincono 8 partite su 10 nel girone di ritorno, che portano il conto dei successi complessivamente a 21, così, per caso o per fortuna. No, questo gruppo di giocatori e questo staff tecnico sono lassù, in cima alla classifica, perché hanno dalla loro qualità fondamentali: convinzione in ciò che fanno, compattezza, unità, senso del collettivo e una forza d’urto che nessun altro può vantare. Con i quattro di ieri hanno già realizzato 63 gol, contro 27 subìti. La “macchina” trita-avversari non conosce battute d’arresto, sebbene Parlato confessi di essere sempre un punto sotto il livello toccato allora dal Pordenone 2013/14, quello che vinse poi il torneo all’ultima giornata, staccando il Marano. La matematica conferma che, mancando 7 gare alla fine, e con 21 punti in palio, il Padova ha bisogno di raggiungere quota 80 per essere certo di non essere più raggiunto. Gli basta vincere 5 volte o, se volete, 4 volte e pareggiarne altre 2, sempre a patto che la squadra di Zanin non sbagli un colpo. Obiettivamente, solo Cunico & C. possono buttare tutto alle ortiche. Ma non sarà così, ci scommettiamo. E indichiamo una data: il 26 aprile, all’Euganeo. Terz’ultima giornata, avversario il Kras Repen. Potrebbe essere quella la domenica del tripudio, anzi del lancio in orbita della navicella biancoscudata. Sai che festa…

Ore 10.20 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Come a Cape Canaveral, è partito il conto alla rovescia. Tra un mese…”) Avete presente Cape Canaveral? Ma sì, quella striscia di terra nella contea di Brevard, in Florida, nella cui area sorge il Kennedy Space Center della Nasa (l’agenzia governativa civile responsabile per il programma spaziale americano) e la Cape Canaveral Air Force Station dell’aeronautica statunitense? Da lì oggi vengono lanciate nello spazio le navette che, dopo le missioni Apollo che 40 anni fa portarono l’uomo sulla Luna, potrebbero un giorno far sbarcare esseri umani su alcuni pianeti del sistema solare. Ecco, nel nostro piccolo e in senso metaforico, una Cape Canaveral ce l’abbiamo pure noi ed è nella “pancia” dello stadio Euganeo, dove, dopo aver visto miseramente naufragare a metà luglio 2014 la storia secolare dell’Ac Padova 1910, con il rischio di un fallimento che gravita sulla testa dei suoi sciagurati dirigenti, adesso opera quotidianamente la Biancoscudati Padova, protagonista assoluta al primo anno di serie D, la categoria da cui le hanno consentito di partire dopo lo smarrimento e l’amarezza di quei giorni d’estate. Oggi, 23 marzo 2015, a otto mesi dalla nascita, il nuovo laboratorio del Biancoscudo è percorso da un giustificato clima di effervescenza ed ottimismo, perché più passano le settimane e più l’obiettivo sognato si avvicina. Proprio come nel centro spaziale per eccellenza, quando si respira un’attesa febbrile prima dei lanci che possono cambiare il corso della storia dell’uomo, e il conto alla rovescia assume un significato quasi liturgico, sostanza di un programma-evento di cui non si può perdere neppure il minimo passaggio.

Ore 10.10 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Edel): Petkovic 6; Bortot sv (Degrassi 6), Sentinelli 6, Niccolini 6, Salvadori 7; Segato 6.5, Fenati 7; Ilari 7, Zubin 7.5, Petrilli 7.5 (Dionisi 6); Amirante 5.5 (Nichele sv).

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Al suo posto entra Degrassi, con lo spostamento di Salvadori sulla destra. Uno-due di Zubin. Ma il Padova non si ferma e al 32’ trova uno splendido raddoppio: ancora Petrilli recupera un pallone che sembrava perso e crossa dal fondo sul secondo palo pescando Zubin. Il centravanti istriano si coordina benissimo e lascia partire un destro al volo che s’insacca tra palo e portiere. Il Giorgione è anche sfortunato e al 35’ sfiora il gol con Giacomazzi, che di prima intenzione calcia di destro dai 20 metri colpendo la parte interna della traversa, con il pallone che rimbalza davanti alla linea di porta. Tre minuti dopo arriva il tris del Padova, ancora con lo scatenato Zubin, lesto ad insaccare di testa un cross di Ilari dalla destra dopo un’azione di contropiede. Pratica chiusa e Padova che potrebbe anche dilagare al 40’, quando Fontana devia con la mano in area un cross di Zubin, con l’arbitro che aveva inizialmente assegnato il corner, prima di essere corretto dall’assistente Poser, che indica il dischetto. Dagli undici metri, però, Amirante calcia male, facendosi bloccare il rasoterra da Pazzaia e fallendo il terzo rigore stagionale. In controllo. Se la ripresa non diventa una passerella del Padova è merito del Giorgione, che dopo 5’ accorcia le distanze. Altro fallo di mano (Ilari in barriera su punizione di Mattioli) e altro rigore, trasformato da Vigo. Ma è un fuoco di paglia. Il Padova continua a controllare la partita e abbassa i ritmi, con Parlato che al 17’ si copre inserendo Dionisi per Petrilli. A ravvivare la gara ci pensa Ilari, che al 27′ scatta sul filo del fuorigioco su preciso lancio di Fenati e batte il portiere con un pallonetto, siglando il poker. Partita finita con la capolista che si rilassa anche troppo, vista la facilità con cui il Giorgione entra in area al 31′, portando Podvorica a triangolare con Episcopo e Bizzotto e a battere Petkovic per il 4-2 finale. Negli ultimi minuti Zubin sfiora tre volte la tripletta, ma per consolidare il primato basta e avanza anche così.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Un Padova a forza quattro batte anche il Giorgione e si conferma in testa alla classifica del girone C di serie D, a + 8 sull’Altovicentino (vittorioso in rimonta sul Tamai), quando mancano sette giornate al termine della stagione. Partita mai in discussione, chiusa già con il 3-0 del primo tempo, in cui Amirante ha fallito anche un rigore. 4-2 il risultato finale, proprio come all’andata, griffato dai gol degli stessi marcatori andati a segno a Trieste: Petrilli, Ilari e un sontuoso Zubin, autore di una doppietta. Partenza sprint. Dopo tre partite ai box, rientra Sentinelli, con il suo sostituto Thomassen (premiato prima della gara per le 100 presenze in biancoscudato) che si accomoda in panchina. Al posto dell’infortunato Cunico c’è Zubin, mentre all’ultimo minuto deve dare forfait anche Mazzocco. Il giovane mediano ha provato fino all’ultimo a recuperare dalla contusione alla caviglia rimediata sabato, ma alla fine è costretto a gettare la spugna, lasciando spazio a Fenati, all’esordio dal primo minuto. Per mettere la gara in discesa ed evitare i patemi delle ultime due uscite casalinghe, il piano di Parlato è semplice: sbloccare subito la contesa. Piano che riesce alla perfezione, dopo un minuto e 4 secondi: Sentinelli lancia in profondità, trovando la testa di Amirante che fa da sponda per Zubin; l’ex Pordenone finta la conclusione e serve sulla sinistra Petrilli che calcia a giro sul secondo palo: il portiere Pazzaia devia la sfera ma non riesce ad evitare il gol, con la palla che s’impenna ed entra in rete sotto la traversa. Meglio di così non si poteva chiedere, e sulle ali dell’entusiasmo il Padova cerca subito il raddoppio. L’occasione grossa capita ad Amirante, che all’11’, servito in profondità da Segato, scarta anche il portiere ma si defila troppo e la sua conclusione viene deviata in angolo, davanti alla linea bianca, da Fontana. Il Giorgione è volenteroso, passato lo shock iniziale prova anche a giocarsela, ma paga inesperienza ed emozione di un undici titolare presentatosi all’Euganeo con un solo giocatore sopra i 25 anni. Così l’unico grattacapo per Parlato arriva ancora dagli infortuni, con Bortot costretto ad alzare bandiera bianca al 18’ per un guaio muscolare.

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Cosa pensa dei due gol presi? «Continuando ad attaccare, ci sta patire qualcosa dietro. Ma ne parlerò ampiamente con la squadra domani (oggi, ndr), perché sul secondo gol del Giorgione ho visto errori scolastici, che vedo commettere anche in categorie superiori: i difensori di oggi sul triangolo seguono la palla con lo sguardo e si perdono l’uomo. Ai miei tempi sarebbe volata una bella sportellata, e problema risolto». Zubin si è fatto trovare pronto al posto di Cunico. È questo il giocatore che conosceva? «Prima della gara ho parlato con lui, gli ho detto: “Spero che oggi tu possa essere quello che sei stato per me l’anno scorso”. Emil aveva voglia, voleva far cominciare a parlare il campo per lui, dopo un inizio sfortunato e qualche infortunio di troppo». Le è piaciuto l’esordio dal primo minuto di Fenati? «Andare subito in campo per lui è stato un po’ un fulmine a ciel sereno: Mazzocco ha provato nel riscaldamento, ma aveva ancora male alla caviglia ed è toccato a lui entrare nella mischia. Ha fatto la sua buona gara, deve migliorare ancora, ma ha dimostrato di poterci stare». Ha raggiunto il Padova più vincente, quello di 68 anni fa. È pronto a superarlo, adesso? «Voglio vincere sempre e ci provo ogni domenica. Io scappo, cercherò in tutti i modi di non farmi prendere dall’Altovicentino. Anche perché per arrivare dove vogliamo dovremo vincerne almeno altre cinque».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Era dalla stagione 1947/1948, unica volta sin qui nella storia biancoscudata, che il Padova non coglieva 21 vittorie in campionato. Ieri Carmine Parlato è riuscito nell’impresa di eguagliare Pietro Serantoni e promette, nelle rimanenti sette partite, di ritoccare ancora di più il suo record e stagliarsi in testa a questa speciale classifica. D’altro canto, con una promozione che ormai è lì, e che con altre 5 vittorie sarebbe matematica, è naturale che i Biancoscudati abbiano tutto l’interesse a non fermarsi. Contro il Giorgione il Padova per un’ora è stato quasi perfetto. I castellani, come all’andata, si sono svegliati solo sul 3-0. «E chi se l’aspettava una gara del genere!», ammette il tecnico della prima della classe a fine partita. «Pensavo sarebbe stata una partita più chiusa, invece ci siamo ritrovati due squadre che si sono affrontate a viso aperto. Il Giorgione ci ha fatto giocare, ci ha attaccato ma ci ha anche concesso spazi. Noi siamo stati bravi, ma avremmo dovuto migliorare dopo il 3-0 nella lettura delle giocate». Il suo collega Paganin ha detto che la traversa colpita nel primo tempo avrebbe potuto cambiare la loro gara. È d’accordo? «Faccio i complimenti al Giorgione, una squadra giovane e che gioca bene, ma ad essere onesti non ci sono mai stati i presupposti per la loro rimonta: se il primo tempo fosse finito 5-0 non avremmo rubato niente, non capisco come il Giorgione potesse pensare di pareggiare». Nel primo tempo avete praticamente dominato, poi cos’è successo? «Sin dall’inizio abbiamo sfruttato gli esterni, abbiamo fatto in modo di finalizzare al meglio le occasioni create, ed è naturale che spingendo molto qualcosa potessimo pagare. Nella ripresa, con il divario nel risultato ormai ampio e per effetto della nostra grande spinta nel primo tempo, loro sono un po’ cresciuti, ma l’importante è aver comunque portato a casa questi tre punti».

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) «Partita facile? Perché l’abbiamo resa facile noi», puntualizza l’esterno romano. «L’abbiamo indirizzata subito sui binari giusti e nel primo tempo potevamo segnare anche di più. Sono felice per il gol e sono corso sotto la tribuna ovest perché avevo degli amici che sono venuti a vedere la partita. Degli amici conosciuti a Padova e che mi hanno permesso di ambientarmi subito e al meglio in questa città. Dedico il gol a loro». Ormai è fatta? «Ci sono ancora punti da conquistare, vediamo di trarre un bilancio fra tre partite». Emozione speciale, invece, per Giovanni Fenati, al debutto dal primo minuto: «Aspettavo questo momento e, pur non giocando, il mister mi ha sempre spronato dicendo di farmi trovare pronto», confessa. «Sono felice della mia prestazione, quando il mister mi ha detto che avrei giocato ero teso e emozionato. Poi, grazie ai compagni, mi sono rilassato. Mi hanno aiutato molto in campo, così come hanno fatto da quando sono arrivato a gennaio».

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Manca Cunico? E che problema c’è? L’assenza del capitano è stata compensata dalla grande prestazione di Emil Zubin, che giocando alle spalle di Amirante ha dato sfoggio di tutto il suo talento, timbrando anche la prima doppietta in biancoscudato. «Sono felice, anche perché non è mica facile sostituire un giocatore come Marco», sorride il centravanti istriano. «La gara si è messa bene perché l’abbiamo sbloccata subito ed era il nostro obiettivo. Ci siamo divertiti e per noi l’importante è continuare a vincere e a giocare di squadra». Menzione speciale per il gol del 2 a 0, un destro al volo da manuale del calcio. «Quando Petrilli ha crossato, mi è venuto in mente il flash del mio 200º gol in carriera, che ho segnato lo scorso anno. Un destro al volo in diagonale che è finto all’incrocio, il più bello della carriera. Così ho tirato di prima intenzione ed è andata bene». Il secondo gol del bomber, invece, è arrivato su assist di Marco Ilari, che poi nel finale ha chiuso i conti con il pallonetto del 4-2.

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Sorriso per la vittoria e sguardo proiettato sempre al futuro. «In caso di promozione in Lega Pro le cifre da mettere sul piatto saranno sensibilmente diverse», spiega l’a.d. Roberto Bonetto (nella foto con il diesse De Poli). «Ma non c’è problema, io e Bergamin siamo pronti a fare anche da soli. Se non arriveranno forze nuove, avremo la possibilità di andare avanti e di reggere l’urto della Lega Pro. Stiamo lavorando su 3-4 dossier per eventuali nuovi soci, aspettiamo dopo Pasqua e poi speriamo che il campionato sia chiuso e di poter ragionare con delle certezze». Solita ironia per Bepi Bergamin: «L’assenza di Cunico? Speravo che il mister mi prendesse in considerazione visto che sono un numero 10. Scherzi a parte, mi sono divertito molto, è stata una gara allegra».

Ore 08.40 – Serie D girone C, il prossimo turno (ventottesima giornata, sabato 28/domenica 29 marzo ore 15.00): ArziChiampo-Kras Repen, Belluno-Sacilese (sabato 28 marzo, ore 15.00), Fontanafredda-Union Ripa La Fenadora, Giorgione-Legnago, Mezzocorona-AltoVicentino, Mori S. Stefano-Montebelluna, Padova-Dro (sabato 28 marzo, ore 15.00), Tamai-Union Pro, Triestina-Clodiense.

Ore 08.38 – Serie D girone C, la classifica aggiornata: Padova 66, AltoVicentino 58, Sacilese 50, Belluno 48, Clodiense 46, ArziChiampo 42, Union Pro 40, Montebelluna 37, Union Ripa La Fenadora 36, Fontanafredda 35, Legnago 33, Tamai 31, Giorgione 30, Dro e Triestina 26, Kras Repen 25, Mori S. Stefano 14, Mezzocorona 12.

Ore 08.36 – Serie D girone C, i risultati della ventisettesima giornata: AltoVicentino-Tamai 2-1, Clodiense-Belluno 2-2, Dro-ArziChiampo 1-5, Kras Repen-Mori S. Stefano 0-1, Legnago-Mezzocorona 2-0, Montebelluna-Triestina 1-1, Sacilese-Fontanafredda 0-0, Union Ripa La Fenadora-Union Pro 2-2.

Ore 08.34 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.32 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Box Uomo, Black Bell Tattoo, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 22 marzo: il Padova batte 4-2 il Giorgione e resta a +8 sull’AltoVicentino, vittorioso contro il Tamai.




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