Fonte: Mattino di Padova, Stefano Volpe
Presidente Giuseppe Bergamin, tanti auguri. Oggi compie 63 anni, il primo compleanno festeggiato da numero uno della Biancoscudati Padova, circondato dall’affetto enorme della piazza e con una squadra prima in classifica. Cosa vuole di più?
«Sono contento e me la godo. Poi, dico la verità, non ho mai tenuto molto a queste ricorrenze. Quando si arriva a una certa età, cosa c’è da celebrare? Io, però, mi sento giovane e ho ancora un buon carico di energia da poter offrire, con idee e entusiasmo».
Idee e entusiasmo che ha messo in questa avventura calcistica. Com’è cambiata la sua vita da quel 24 luglio, giorno in cui ha fondato la nuova società?
«Un’esistenza arricchita da alcune cose in più, ma che conduco sempre alla stessa maniera. Ho trovato una maggiore visibilità, ma ciò non mi ha cambiato e non mi cambierà. Sono rimasto la stessa persona di prima, con lo stesso modo di vivere e la stessa serenità nell’affrontare gli avvenimenti. Vivo questa avventura senza stress, così come ho cercato sempre di superare le problematiche con la massima tranquillità. Insomma, anche quando ho tanti pensieri la notte, riesco a dormire bene».
Qual è l’insegnamento più grande che ha ricevuto da presidente del Padova?
«Tralasciando che siamo in serie D, credo di avere imparato cosa significhi far parte di una società professionistica. Ho capito tutto il lavoro che sta dietro all’evento della partita, dal punto di vista del club e della squadra. Pensavo che la vita di un calciatore a buoni livelli fosse giocare e divertirsi, invece, se si vuole avere successo in campo, bisogna rispettare tante regole, tutti i giorni».
Ciò che la contraddistingue è il fatto che segue le partite sempre da solo in ogni stadio. Come mai?
«Quando sono coinvolto in prima persona, voglio essere concentrato, seguire ciò che succede senza farmi condizionare da pensieri e stati d’animo altrui. Per farmi una mia idea precisa. Continuerò a fare così, sperando di non mancare di rispetto a nessuno».
C’è qualcuno con cui, a fine partita, le piace confrontarsi?
«Il lunedì o il martedì chiamo sempre mister Parlato per sentire la sua opinione e capire come ha visto lui la gara. Con il tecnico ho un ottimo rapporto e sono felice che la mia presenza nello spogliatoio non lo infastidisca. Mi piace vivere lo spogliatoio il giorno della gara, è l’aspetto che preferisco di questo mondo. Stare a contatto con i giocatori, percepire la tensione della partita».
Ieri sera c’è stata la cena con gli sponsor. Ci sono novità in merito ad ingressi futuri in società?
«La cena è stata solo un modo per ringraziare i nostri partner e fare in modo che si conoscano tra loro. Stiamo lavorando. Come ha detto Roberto Bonetto, potrebbe esserci qualche novità dopo Pasqua. Con il mio socio mi trovo bene, siamo due persone diverse, ci completiamo e questo è un bene».
Bergamin e Bonetto. Restasse anche solo questo binomio in caso di Lega Pro, che obiettivi vi prefiggereste?
«Di sicuro ci iscriveremmo al campionato (ride, ndr)… Vogliamo continuare ad essere trasparenti come è stato fatto sinora, valutare le risorse che abbiamo e su queste risorse fissare i nostri obiettivi. Quando dovremo tirare le somme, lo faremo e in base a ciò che avremo a disposizione stabiliremo i passi da fare».
Sta seguendo l’iter giudiziario del vecchio Acp 1910? È fiducioso sul ritorno a casa di nome e logo entro l’estate?
«Sì, sono fiducioso, anche se sembrava che l’iter potesse essere più semplice. Seguo le vicende solo per informarmi, non sono cose che mi riguardano, penso alla mia società».
Il regalo più bello che vorrebbe ricevere per questo compleanno?
«Mi va bene anche scartarlo il 10 maggio, non ho fretta. La squadra deve solo continuare così. Sono molto felice dell’andamento e con pazienza cerchiamo di far nostre anche le prossime partite. Poi speriamo di festeggiare, nel frattempo non ci penso».