Fonte: Corriere del Veneto, Dimitri Canello/Gazzettino, Andrea Miola
Occhio a dire che è fatta, altrimenti Marco Cunico vi fulminerà con lo sguardo: «Qualcuno l’ha capito, qualcun altro no… Bisognerà per forza di cose sottolineare ancora una volta che è vero che abbiamo dieci punti di vantaggio sull’AltoVicentino, ma è altrettanto vero che alla fine è come se fossero sei, visto che dobbiamo arrivare allo scontro diretto dell’ultima giornata con almeno quattro lunghezze di vantaggio su di loro». Oggi il capitano del Padova compie 37 anni ma sul campo regala prodezze a getto continuo. Le ultime due sono arrivate domenica scorsa a Belluno, quando Cunico ha messo due volte davanti alla porta Salvatore Amirante, tanto da strappare applausi pure allo sportivissimo pubblico del Polisportivo Comunale di Baldenich. «Ho sentito gli applausi anche dei tifosi bellunesi e li ringrazio – sorride – ma preferisco pensare al presente. Le chiacchiere stanno a zero, io sono concentrato sulla prossima partita e come me i miei compagni». Se qualcuno dà tutto per scontato non ha capito nulla, i campionati fino a quando non si vincono sono sempre aperti. Ho visto le situazioni che apparentemente più definite cambiavano da un momento all’altro, quindi tengo la guardia alta. Abbiamo ancora partite complicate da affrontare. Quelle con l’ArziChiampo e con la Triestina, ad esempio, le ritengo due ostacoli durissimi. All’andata contro l’Arzignano ottenemmo la vittoria forse più immeritata della stagione. Ci misero molto in difficoltà e riuscimmo a uscirne grazie a una partita di carattere».
Insomma, guai ad alzare le mani dal manubrio. «Non sarà facile assolutamente vincere le prossime due partite, anche perché dobbiamo aggiungere che la Triestina nel girone di ritorno sta facendo un ottimo campionato. Se riuscissimo a vincere anche le prossime due — ragiona Cunico — a quel punto per me il discorso cambierebbe. Tenendo presente che all’Euganeo ci esprimiamo meglio per tutta una serie di ragioni». In arrivo, infatti, c’è la primavera e con essa i campi pesanti saranno solo un ricordo. Un vantaggio in più per una squadra tecnica come il Padova? Cunico annuisce: «Ben venga la primavera — sorride — la nostra è una squadra che ha valori tecnici importanti e che ha pure molta fisicità. Con i campi asciutti, secondo me, possiamo guadagnarne e torno a sottolineare l’importanza di giocare più partite in casa, anche per la grande qualità del prato dell’Euganeo».
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Auguri capitano. Oggi Marco Cunico compie 37 anni, traguardo a cui raramente si arriva con un ruolo ancora da protagonista in campo. All’ombra del Santo sta vivendo una stagione magica e sta trascinando, a suon di gol e assist, il Padova verso quel traguardo che tutta la piazza sogna dopo un’estate d’inferno. Con 11 reti finora realizzate, è lui il capocannoniere della squadra, ma l’ultima sua realizzazione – un’elegante, ma inutile rovesciata nella gara persa a Mogliano – risale a quasi due mesi fa. «Per il compleanno mi regalerei volentieri un altro gol – replica Cunico – perché ho voglia di esultare ancora un pò». Nel frattempo fornisce regali in abbondanza ai compagni, con ultimo beneficiario domenica scorsa Amirante, messo dal capitano per due volte davanti al portiere per la sua personale doppietta. Da stropicciarsi gli occhi il lancio di oltre trenta metri con cui da centrocampo ha pescato la punta al limite dell’area: «Niccolini ha anticipato l’avversario, poco prima di ricevere palla con la coda dell’occhio ho visto che Amirante faceva un cambio di direzione e ho capito che potevo servirlo; c’era solo da dare il tempo giusto. Il gol regala una gioia più immediata perché è lo scopo del calcio, ma mettere in condizione un compagno di segnare mi regala una soddisfazione interiore maggiore».
E a proposito di regali, oggi paste assicurate: «Vivo in due mondi, la squadra e la famiglia, e così nel pomeriggio farò un brindisi con i compagni e in serata festeggerò con mia moglie Martina, i figli (Mia ha due anni e mezzo, Matias otto mesi, ndr), genitori e suoceri». E ora qualche passo indietro. Il primo ricordo legato al calcio? «Mio fratello Andrea, di quattro anni più grande di me, aveva sempre il pallone con sè e, appena ho cominciato a stare in piedi, mi ha coinvolto nel suo gioco, anche se io preferivo le macchinette». Poi è scattata la passione: «Alle partite di seconda o terza categoria dello Zugliano, squadra del mio paese, c’era tanta gente, mi sembravano un grande evento e così a scuola, quando c’era il tema libero, non parlavo d’altro, nonostante la maestra m’invitasse a trovare argomenti diversi». I tifosi si chiedono come mai non sia stato abituale protagonista nelle categorie superiori. «Se non esci da un settore giovanile di primaria importanza, non sei un fenomeno o non c’è chi punta decisamente su di te, devi partire dal basso e la scalata è più complicata. Dalla primavera del Vicenza solo in due siamo passati in C2, tutti gli altri si sono fermati in serie D».
Ma c’è un motivo d’orgoglio: «Tutte le categorie – aggiunge – me le sono poi conquistate sul campo, con le promozioni delle mie squadre (tre dalla serie D alla B con il Portogruaro e una in C1 con il Treviso, ndr). A Portogruaro sono poi rimasto undici anni, rinunciando quattro volte a offerte dalla serie B, ma non ho rimpianti perché è facile ragionare col senno di poi». Quale è il segreto di Cunico per giocare in questo modo a 37 anni? «Non lo so neanche io, forse le motivazioni e la passione». Quanto giocherà ancora? «Vivevo di anno in anno a vent’anni, figuriamoci ora. Finire bene questo campionato mi darebbe una grande spinta. Cosa succederà dopo? Restando mi sentirei gratificato per quanto fatto, ma tutta la mia attenzione è rivolta a questo torneo e al resto non ci penso minimamente». Il futuro immediato si chiama invece Arzignano: «Avversario rognoso e seconda tappa di un trittico difficile, iniziato positivamente a Belluno; all’andata giocammo male, ottenendo la vittoria meno meritata, ma anche per il valore dei vicentini. Se arrivassero altre due vittorie sarebbe un bel segnale».