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Ore 21.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Dopo la bella e meritata vittoria in quel di Monza dove gli arancioneroverdi hanno conquistato i tre punti, i lagunari si sono fatti imporre il pareggio da un ostico Arezzo. Andrea Raimondi entrato nel secondo tempo al posto di Simone Magnaghi si è lagnato del non gioco della squadra toscana. «Gli aretini sono scesi in campo per distruggere ogni nostra velleità – dice seccato la punta veneziana – Loro puntavano sistematicamente a perdere tempo, rimanendo con palla a terra solo per fare scorrere i minuti. La partita pur non essendo stata molto bella doveva finire con la nostra vittoria. Peccato perché potevamo fare un ulteriore passo in avanti». Simone Guerra, autore di una doppietta a Monza, si è visto annullare una rete che a suo parere era valida. «Sul preciso cross di Mattia Zaccagni mi era sembrato di essere in linea con il pallone; mi dispiace perché poteva essere la mia prima rete segnata in casa. Siamo partiti bene, però gli avversari hanno fatto di tutto per distruggere il gioco; noi abbiamo cercato di giocare a calcio a differenza dei nostri avversari che sistematicamente perdevano del tempo rimanendo a terra più del dovuto. Abbiamo creato tanto ma raccolto molto poco». Mattia Zaccagni contro l’Arezzo non ha ripetuto la bella prova in terra Lombarda ma comunque è stato suo l’assist per Guerra nell’occasione della rete annullata. «Abbiamo provato a giocare e ad imporre la nostra tecnica – dice convinto l’esterno del Venezia – Gli aretini hanno praticato la tattica del perditempo, noi siamo entrati in campo solo per vincere, loro solo per chiudere sullo zero a zero». Daniele Giorico è tornato a Venezia solo da qualche settimana e contro i toscani è stato schierato dal primo minuto. «È stato un grande piacere ritornare a Venezia, ho avuto qualche problemino fisico, spero di dare il mio contributo nelle restanti partite che mancano». Anche capitan Tommaso Bellazzini parla del non gioco degli avversari: «Siamo caduti ingenuamente nella trappola che gli avversari ci hanno teso, nei primi venti minuti abbiamo giocato bene, poi con il passare del tempo è venuta fuori la stanchezza. Speriamo di ottenere a Novara quello che non abbiamo preso in casa contro l’Arezzo».
Ore 21.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) È deluso per il risultato ma non per la prestazione dei suoi Michele Serena. Rammaricato perché il suo Venezia ci ha provato, ma contro un avversario tanto rinunciatario lo 0-0 era già scritto. «O quasi – precisa il tecnico lagunare – perché avessimo capitalizzato dopo una decina di minuti la palla-gol avuta da Bellazzini ora ci racconteremo tutta un’altra storia». L’allenatore arancioneroverde analizza il match senza giri di parole. «Abbiamo battuto due record negativi, il primo però non lo dico nemmeno sotto tortura (la presumibile frecciata al pubblico, numericamente scarso ndr). Il secondo, invece, riguarda i minuti effettivi giocati, credo mai così pochi sui 96′ totali. Lo sapevamo che sarebbe andata così». Le contromosse evidentemente non sono bastate. «L’Arezzo è questo tipo di squadra, è venuto per portare via un punto e ha raggiunto il suo obiettivo. Di sicuro loro sono più contenti di noi a fine gara. Abbiamo trovato un muro, un ostruzionismo colossale, raramente tanto esasperato. Complessivamente siamo stati anche bravi a non cadere nel nervosismo, solo in qualche frangente ci siamo persi in alcune proteste che abbiamo pagato in termini di fluidità del nostro gioco». Peccato non aver dato il seguito sperato al successo di Monza. «Abbiamo perso un’occasione, con tre punti staremmo meglio questo sì, però in fondo conta muovere la classifica e ci siamo riusciti al termine di una gara affrontata dall’inizio alla fine con il giusto atteggiamento. Fortunato non ha rischiato nulla, ha fatto una sola parata e anche facile. Davvero poca roba». «Con Zaccagni siamo stati bravi a creare più volte la superiorità numerica, abbiamo giocato molto di più a destra – concorda Serena – perché lì abbiamo trovato più campo, ma non era una strategia pianificata a tavolino di spingere meno a sinistra». Domenica trasferta a Novara all’ora di pranzo. «Cosa volete che vi dica, l’Arezzo è uscito indenne facendo un bunker, magari – l’ironia del mister – andremo al Piola a fare come loro visto che ha pagato».
Ore 20.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Nel turno infrasettimanale di Lega Pro l’Unione Venezia compie un piccolo passo in avanti in classifica ma due indietro nel gioco. Al Penzo finisce 0-0 tra i lagunari e l’Arezzo, un punto che lascia entrambi a metà classifica e frena, almeno per qualche giorno, lo spauracchio dei playout. Dopo una partenza brillante, nella ripresa la squadra di Michele Serena ha smesso di giocare, limitando le incursioni sulle fasce e lasciando puliti i guantoni del portiere avversario. L’Arezzo, da parte sua, ha fatto una gara dignitosa, difendendosi con ordine nel primo tempo e tentando qualche stoccata offensiva nei secondi quarantacinque minuti. Con il pareggio del Penzo, ora il Venezia è a 38 punti nel girone dopo 28 giornate di campionato giocate, in attesa della sicura penalità (2 punti) per i contributi non versati nei tempi dovuti relativamente alle ultime scadenze. Per la sfida casalinga con l’Arezzo, il tecnico dei veneziani ripropone Espinal sulla fascia sinistra. A destra si rivede Simone Sales, che si riprende la maglia da titolare dopo i tre turni di riposo forzato dovuti alla squalifica. L’Unione parte subito molto forte. Sulla corsia di destra Sales fa l’elastico tra la difesa e la zona d’attacco, a centrocampo Bellazzini disegna le geometrie per le incursioni delle punte Magnaghi e Guerra. La prima vera occasione del match arriva al 10’, quando Bellazzini raccoglie un pallone vagante nel cuore dell’area aretina calciando a botta sicura, Benassi si distende e devia salvando così il risultato. I minuti scorrono e i padroni di casa alzano i ritmi. I toscani, tuttavia, si difendono con ordine, cercando le ripartenza in velocità con Bonvissuto e Testardi. A fare da diga nel centrocampo aretino ci pensa Sabatino, tra i migliori in campo nel primo tempo. Al 20’ il pacchetto offensivo ospite si sveglia e va alla conclusione con Testardi: il centravanti dell’Arezzo si porta al limite dell’area, si libera di un avversario ma manda alle stelle. Sul finale di tempo la spinta arancioneroverde si fa più flebile e l’equilibrio tra le squadra torna a farla da padrone. Al 38’ Sales viene ammonito per proteste e due minuti più tardi arriva il secondo giallo dell’incontro, stavolta ai danni di Cucciniello che stende da dietro Giorico. Al 43’ l’ultimo brivido della prima frazione di gioco: Zaccagni va sul fondo, mette in mezzo per l’accorrente Guerra che batte a rete di prima intenzione, l’Unione esulta ma il guardalinee alza la bandierina segnalando un fuorigioco alquanto dubbio. Nella ripresa le squadre si ripresentano sul terreno di gioco del Penzo con i primi ventidue. I ritmi restano bassi, si vedono parecchi errori da una parte e dall’altra, le difese non vanno mai in affanno. Dopo pochi minuti Cucciniello esce per problemi fisici. Al quarto d’ora Bellazzini ha sul mancino una buona occasione: l’arbitro fischia una punizione appena fuori il limite dell’area ma il centravanti veneziano calcia a mezza altezza spedendo la sfera sulla barriera. La squadra di Eziolino Capuano si spinge in avanti, manovrando bene a metà campo con Gambadori e Carcione. Al 25’ è quest’ultimo a provarci ma la conclusione dalla lunga distanza si spegne lontana dallo specchio della porta. Alla mezz’ora, prima Bellazzini e poi Franchino cercano il colpo ad effetto su punizione ma per i due non è proprio giornata. Sul finale di gara entra in campo Barusso, alla prima presenza stagionale con la maglia degli aretini. Al 37’ arriva il secondo gol annullato della giornata: su cross dalla destra Panariello svetta di testa e insacca, appoggiandosi però sulla schiena di Capogrosso. L’arbitro vede bene e annulla. Nei cinque minuti di recupero i padroni di casa cercano il tutto per tutto. L’occasione più interessante capita a Giorico, che entra nell’area piccola e tenta il tiro: provvidenziale l’intervento di Villagatti, finisce qui.
Ore 20.30 – (La Nuova Venezia) Ezio Capuano, tecnico dell’Arezzo, prende e porta a casa. Dopo la sconfitta di Pordenone, il punto del Penzo avvicina i toscani alla zona tranquilla della classifica. «Venivamo dalla prestazione indecente di sabato scorso» commenta «e qui siamo riusciti a tenere bene il campo contro una squadra molto forte. All’inizio il Venezia sfondava in modo sistematico sulla destra e avremmo potuto anche perdere. Invece il punto conquistato è di platino per noi e ci serve per tentare di raggiungere un traguardo meraviglioso: la salvezza». Capuano loda anche la difesa. «Nelle ultime cinque partite» aggiunge «abbiamo preso solo un gol. Stiamo facendo un campionato stratosferico e stavolta eravamo messi in modo diverso dal solito, con Carcione davanti ai tre centrali. Abbiamo giocato come maiali assatanati».
Ore 20.10 – (La Nuova Venezia) Dito puntato sul sistema di gioco dell’Arezzo e rabbia per due punti lasciati per strada. E’ un coro unanime quello dei giocatori del Venezia dopo questo pareggio. «Si sono messi tutti dietro, hanno pensato a perdere tempo senza lasciarci giocare» argomenta Andrea Raimondi, «certo, l’Arezzo rimane una squadra competitiva, ma a me le squadre che calciano via il pallone e non giocano, non mi piacciono. Loro non era presentabili in campo, non si può fare una partita in questo modo. Per carità, questo punto lo prendiamo e ce lo teniamo stretto, ma è un peccato non aver vinto. Di gioco effettivo se n’è fatto davvero pochissimo». Simone Guerra rincara la dose. «Siamo anche partiti bene, con un buon approccio alla partita, ma se affronti una squadra che non gioca a calcio e perde più tempo possibile, non è facile riuscire a trovare il gol. Immaginavamo di trovarci davanti avversari pronti a chiudersi, ma così non avrei mai pensato. Il gol annullato? Sinceramente ero convinto di essere in linea. Sono stato attento al cross di Zaccagni, in modo da partire con i tempi giusti, invece mi è stato dato il fuorigioco. Penso che l’arbitro abbia guardato la linea dei difensori e quindi sbagliato la decisione. Il gol era valido». E proprio Mattia Zaccagni racconta la sintonia in campo con Guerra. «Ci troviamo molto bene, con i tempi giusti, anche perché in allenamento lavoriamo molto sui miei suggerimenti per lui. A Monza ha funzionato, e anche stavolta avevamo trovato la giusta intesa, ma il gol è stato annullato. Tornando al giudizio sulla partita, noi abbiamo provato anche a giocare, ma trovare spazi era quasi impossibile. Resta un po’ di amarezza, si poteva vincere, ma meglio un punto che niente. A Novara andremo per vincere non per fare catenaccio, poi si vedrà». Tommaso Bellazzini è contrariato per l’occasione sprecata in avvio di partita. «Bravo il portiere avversario a intuire il tiro, ma contro una squadra rognosa come questa, solo un episodio poteva fare la differenza. I nostri primi 20’ sono stati buoni, poi ci siamo un po’ bloccati sul loro sistema di gioco, e l’aspetto principale è diventato quello di non innervosirsi, non cadere nelle loro provocazioni. Poi un po’ l’arbitro e un po’ le pallonate hanno fatto il resto. Nel conto mettiamoci anche la stanchezza per le due partite ravvicinate, così ci è mancata lucidità nel finale. A Novara sarà tutta un’altra partita, e ce la giocheremo a viso aperto». Chiude Maurizio Peccarisi che spiega come «si sapeva dell’ostruzionismo che mette in campo l’Arezzo, e alla fine sono riusciti nel loro intento. Tra sceneggiate e simulazioni se ne sono viste di tutti i colori, da parte nostra invece abbiamo fatto buone manovre nella costruzione del gioco, e se l’Arezzo avesse provato a giocare a calcio non sarebbe stata una cattiva idea. Almeno non abbiamo perso terreno da una diretta rivale in classifica, anche se i tre punti sarebbero stati meritati».
Ore 19.50 – (La Nuova Venezia) Il convento della Lega Pro passa questo brodo. Anzi, questa minestra. O ce la facciamo piacere, la mandiamo giù con tutte le smorfie del caso, oppure dobbiamo trovarci un’altra passione, che ci permetta di soffrire, imprecare, che ci faccia incazzare, salvo poi voltare pagina e tornare allo stadio e sperare in una partita migliore. Venezia e Arezzo – dopo vedremo di chi sono le colpe – hanno dato vita ad una pseudo partita senza precedenti. Risultato ovviamente 0-0, zero i gol e zero le emozioni, zero o quasi le parate dei portieri, zero il tasso di adrenalina. Uno spot fantastico per i divani di casa, più convincente dei sorrisi plastificati della Ferilli. Se le partite di calcio sono queste, godetevi il divano di casa invece di prendere inutile freddo alla stadio. Ma la passione è passione, qualcosa di non razionale, e la fedeltà merce rara, ci insegnano i fedelissimi, sempre meno (289 paganti), del Penzo. E allora via in battello, anche di mercoledì, per stare vicini alla squadra, ad una bandiera. Magari c’è un rigore, un gol nei primi minuti che cambia i temi, e anche una partita di centroclassifica di un mediocre campionato ti può offrire 90 minuti gradevoli. Forse, la prossima volta. Perchè questo Venezia-Arezzo va archiviato tra le dieci partite da non ricordare. Dicono i veneziani a fine partita: colpa dell’Arezzo. Un po’ è vero, nel senso che questa squadra si presenta con undici marcantoni, il più piccolo sembra alto 1,90, eppure nel primo tempo basta un’occhiata di traverso per stenderli a terra e sentirli urlare di dolore. La squadra toscana viene da una figuraccia vissuta a Pordenone pochi giorni fa e cerca di fare il pareggio in qualsiasi modo. L’atteggiamento molle dei giocatori è completamente opposto a quello del tecnico Ezio Lino Capuano, carico come una mina, quasi tarantolato, ma sanguigno e spontaneo, genuino. Tutti dietro, difesa, sano ostruzionismo e pallonate via dall’area, meglio se in avanti, sennò in tribuna. Fanno bene? Fanno male? Di sicuro non ricevono il grazie di chi ha pagato il biglietto. Ma poi viene anche in mente che se il Venezia qualche volta avesse fatto così, mah, chissà, magari non avrebbe perso al 93’ a Salò, o qualche altra partita per momenti di masochismo calcistico. E allora tutto fa brodo, quel brodo di cui si parlava all’inizio. Detto anche della mancanza di note e occasioni, poca roba in tutto, spieghiamo con un gesto di buon senso (e buon gusto) l’eliminazione – per stavolta – delle pagelle. Non giudicabile Fortunato, poi meglio sorvolare se una squadra non riesce a uscire dalla trappola del non gioco aretino. Un gol annullato a Guerra, chi era in tribuna si tiene il dubbio, il guardalinee no avendo sbandierato prima del tiro, un sinistro debole di Bellazzini parato a terra, altri due tiri (Carcione da una parte, Raimondi di testa dall’altra) che non centrano lo specchio della porta. Inutile anche parlare di tattiche, schemi e numeri: il Venezia parte bene, per un quarto d’ora sembra comandare le operazione, poi si adegua e si spegne. Se vogliamo cercare uno spunto, magari diciamo che la notizia sta nel fatto che stavolta i difensori arancioneroverdi si sono controllati, nel senso che non sono andati a prendere cartellini colorati a vanvera, come altre volte era successo. Magari la partita è servita per accrescere minutaggio sui polpacci di Espinal e Giorico, se ne avvantaggerà il centrocampo nelle prossime uscite. L’Arezzo si è confermata squadra che segna poco e subisce poco, mancava Erpen (infortunato), di buono ha mostrato una maglia ben diversa e più tradizionale rispetto all’improponibile casacca da Palio di Siena della gara d’andata. Il resto è stato questo non gioco che però ha portato in frutto un punto importante e prezioso. Se nel calcio chi fa risultato ha sempre ragione, complimenti all’Arezzo. Una volta il calcio era divertimento, anche guardarlo.
Ore 19.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Come se non se ne fosse mai andato. Michele Marcolini torna e il Real Vicenza riprende a vincere. Non che il successo, a onor del vero, mancasse da chissà quanto tempo, ma il modo in cui i biancorossi mettono a tacere l’Albinoleffe fa capire come la squadra, stringi stringi, non avesse mai metabolizzato del tutto il rocambolesco cambio in panchina. E così Paolo Favaretto, pur stimato e apprezzato dalla squadra, è già il passato, mentre al Menti spunta un 2-0 che ammette poche repliche. E dire che la partenza è difficile: al 2’ Anghileri batte un corner dalla sinistra, Moi stacca bene di testa, ma trova la pronta opposizione di Tomei. Marcolini non sposta di una virgola gli equilibri. Il Real Vicenza si affida spesso alle conclusioni da fuori: comincia Bardelloni ma è Dalla Bona al 24’ a pennellare la punizione vincente. Il Real Vicenza non molla, Bruno sfiora due volte il successo personale, poi al 42’ Amadori ricorre all’istinto per fermare Vannucci. Si riparte e anche nella ripresa la musica non cambi. Al 47’ Bardelloni va vicinissimo al raddoppio, per riprovarci poi poco dopo, ancora senza successo, per ben due volte. Tutte le occasioni passano dal piede dell’attaccante, preferito a Margiotta e Gomes De Pina, mentre al 63’ è Maietti a salvare due volte sulla linea, su Vannucci e su Malagò. La partita è viva e al 32’ Tomei è bravo a salvare in uscita anticipando Momentè e Vorobjovs. Al 41’ l’Albinoleffe va a un soffio dal pareggio: Silva Reis impatta col sinistro a colpo sicuro, miracolo di Tomei. L’Albinoleffe preme ma si scopre e il Real colpisce: in pieno recupero arriva il raddoppio con Margiotta che, al 93’, finalizza un rapido contropiede e regala a Marcolini un ritorno da protagonista assoluto.
Ore 19.00 – (Giornale di Vicenza) «I meriti, principalmente, come è giusto che sia, sono dei ragazzi. L´idea ci può essere però alla fine sono loro che la sviluppano e oggi hanno fatto in maniera perfetta quello che abbiamo preparato». Commenta così Marcolini il suo ritorno sulla panchina del Real Vicenza. Un ritorno che ha visto la formazione biancorossa vincere sull´AlbinoLeffe, ma soprattutto convincere a livello di atteggiamento e di gioco. Una squadra ha dimostrato di saper giocare a calcio, e di saperlo fare anche molto bene, di sapersi divertire e far divertire. «I ragazzi hanno messo grandissima intensità e anche tanta qualità nelle giocate, quindi benissimo. Poi quando c´è stato da soffrire, abbiamo sofferto, abbiamo subito un po´, pronti però a ripartire, infatti poi è arrivato anche il secondo gol» – continua il tecnico, giustamente soddisfatto della partita dei suoi ragazzi. Ma non si ferma qui Marcolini, guarda in avanti: «Dobbiamo essere coerenti con noi stessi, è normale che adesso parlare di salvezza è ridicolo, lo è già da un po´, soprattutto visto le qualità della squadra. Però nemmeno l´obbligo di dover stare là davanti a tutti i costi: noi dobbiamo avere l´atteggiamento giusto sempre, quello di cercare di andare a vincere. La classifica bisogna guardarla, fa parte del gioco; adesso abbiamo un po´ di squadre davanti, intanto pensiamo a rosicchiare qualche punto a loro, poi se saremo così bravi da fare un bel filotto magari, perchè no, ci potremmo trovare lì. Non mi piace comunque dare un assillo alla squadra, arrivarci sarebbe una grandissima cosa quindi la dobbiamo vivere sotto questo punto di vista». A parlare è anche Dalla Bona, che ha messo la firma d´autore nella partita di ieri con la sua punizione pennellata là dove il portiere avversario non poteva arrivare, forse anche ispirato dal ritorno in panchina di Marcolini. «Ne ho provate a centinaia di punizioni così in queste settimane, adesso spero possa essersi aperto un flusso positivo: quando entra una poi si va anche con più convinzione. Poi sul ritorno di Marcolini ci tengo a dire una cosa: massimo rispetto e gratitudine per Favaretto che con noi si è comportato molto bene, ma ci tengo a dire una cosa: il Real Vicenza è di Marcolini, è una squadra che il mister assieme alla società ha costruito, per cui siamo legatissimi a questo staff». Gli altri protagonisti della serata sono stati Margiotta e Tomei. Il portierone vicentino sull´1-0 ha salvato i suoi con una prodezza, mentre il giovane gioiellino scuola Juve, sotto gli occhi di Cristallini, ha trovato il suo primo gol in biancorosso, tanto cercato e commenta: «Ero contento di entrare, ho dato il massimo ed è arrivato il gol quindi sono ancora più felice, ora spero di conquistarmi la fiducia del mister e avere più spazio».
Ore 18.40 – (Giornale di Vicenza) Un gol d´autore di Dalla Bona e la prima rete di Margiotta in biancorosso fanno volare il Real Vicenza targato Marcolini. Un Real quasi perfetto domina per quasi tutti i 90´. Insomma un vero ritorno col botto per Marcolini, una prestazione ineccepibile sia sul piano tecnico che su quello caratteriale da parte della squadra. L´unico impegno per Tomei nel primo tempo arriva dopo appena 2´, ma respinge di pugni il colpo di testa di Moi. Da qui in poi solo Real. All´11´ si presenta la coppia d´attacco Bruno-Bardelloni: quest´ultimo serve in profondità il bomber vicentino che da posizione defilata prova la conclusione, ma si salva in angolo la difesa bergamasca. Cresce il Real e al 20´ ci prova Dalla Bona dalla distanza, il suo tiro si abbassa all´ultimo e finisce di poco alto sopra la traversa. Passano 4´ e arriva il vantaggio: Dalla Bona come Pirlo passa sopra la barriera e la mette nell´angolino alla destra di Amadori. Prende coraggio l´undici di Marcolini e al 28´ Vannucci fa partire un ottimo cross per i piedi di Bruno che si coordina e conclude verso la porta di Amadori che mette in angolo. Il Real cerca il raddoppio ancora con l´asse Bardelloni-Bruno, ma la girata di testa di quest´ultimo è ancora una volta respinta da Amadori. Allo scadere, nuova chance per Cristini; la palla esce. Inizio di ripresa ancora a senso unico con il Real padrone del campo. La porta, soprattutto per Bruno, sembra stregata. Al 4´ Lavagnoli mette in mezzo un ottimo pallone per Bardelloni che prova la prodezza di tacco, ma finisce sul fondo. Poco dopo è ancora Bruno a impensierire la difesa degli ospiti. Al 14´ l´occasione più ghiotta: Malagò taglia il campo e pesca Bardelloni a destra che mette in mezzo per Bruno che, a due passi dalla linea di porta, calcia addosso a Amadori. È assedio vicentino: passano due giri d´orologio ed è ancora Bardelloni a cercare la via del gol lanciato il contropiede da Lavagnoli, ma la sua conclusione esce. Al 18´ altra palla-gol per Bruno. Cinque minuti più tardi ci prova Malagò dalla distanza, il suo tiro sfiora l´incrocio. Cala un po´ il Real Vicenza, l´AlbinoLeffe tenta di approfittarne, ma al momento del bisogno ci pensa capitan Tomei. La prima occasione per i bergamaschi arriva al 32´ quando Carlini liscia un pallone in area ma Tomei si avventa sulla palla e la fa sua. Al 41´ Silva Reis riceve palla in area e lascia partire un tiro che sembra destinato in rete, ma con la punta delle dita ci arriva un super Tomei. In pieno recupero trova il meritato 2-0 il Real: Malagò da sinistra mette in mezzo, la tocca Gomes e da dietro arriva Margiotta che di piatto la piazza alle spalle di Amadori.
Ore 18.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Dopo un mese di digiuno il Bassano torna a vincere. Lo fa in notturna, in un mercoledì sera che consegna agli uomini di Asta tre punti che servono come il pane per restare agganciati al treno dei playoff e salutare un mese di grandi affanni. La Virtus ieri è riuscita a cogliere un successo (forse) impronosticabile sul difficile campo del Mantova grazie alle reti di Cattaneo e Davì. Una vittoria scacciacrisi, costruita nella ripresa dopo un primo tempo inguardabile. Fare la voce grossa nel fortino del Martelli non era facile. La squadra giallorossa si affaccia al match con un pesante fardello dall’infermeria. Asta, oltre a Bizzotto e Maistrello che da qualche settimana sono infortunati, deve rinunciare a Nolè malconcio dalla sfida col Novara e allo squalificato Furlan. Problemi questi che si sommano alla necessità di giocare subito un turno di mezza settimana. Simili gli animi alla vigilia della gara per i virgiliani, reduci dalla sconfitta di Pavia, e i vicentini che non centrano il successo da inizio febbraio contro il Pordenone. In avvio di partita regna la confusione con una serie di rovesciamenti di fronte. Il primo a farsi vedere è Iocolano che tenta di centrare la porta con una palombella dalla distanza che finisce fuori. Il Mantova risponde con un calcio piazzato che Siniscalchi colpisce di destro obbligando Rossi a un super intervento e con un Said versione sprinter che si fa 40 metri palla al piede prima di calciare fuori. Il Bassano fatica a trovare spazi e a prendere le misure. Il Mantova invece è abile a sfruttare quelli che la formazione di Asta gli concede. Come al 18’ quando nasce l’occasione più nitida del primo tempo: Boniperti si incunea in area e fa partire un mancino che si stampa diretto sulla traversa. Sul finale di frazione è ancora il legno a salvare la Virtus quando la punizione di Said scheggia il palo superiore con Rossi battuto. Il tecnico del Bassano prova a cambiare modulo, schierando un 4-2-3-1 con Pietribiasi unica punta. La pioggia battente rischia di condizionare la ripresa e invece la Virtus esce proprio nell’acquitrino del Martelli. Prima Tavanti fa il buco e si perde Catteno che scappa verso la porta, insaccando Zima con un rasoterra che gli passa sotto le gambe. Passano solo cinque minuti e il Bassano raddoppia con Davì che sugli sviluppi di un calcio d’angolo di testa trova l’angolo a sinistra di Zima. Cattaneo poi si mangia la chance di triplicare, prima che il Mantova accorci le distanze grazie a Trainotti che fa secco Rossi con una botta di testa su punizione dalla trequarti. I padroni di casa provano a superare la resistenza della Virtus fino alla fine, ma a gioire sono gli uomini di Asta che consolidano così il quarto posto.
Ore 17.50 – (Giornale di Vicenza) Partita cominciata in primavera e terminata in inverno con pioggia e crollo della temperatura (da 14 a 4 gradi). Ma è proprio dentro la bufera e sopra un campo pesante che il Bassano ritrova la vitoria che mancava da oltre un mese. Antonino Asta rimarca i due volti della partita: «Nel primo tempo il Mantova ha fatto non bene ma di più. Abbiamo rischiato tanto. La cosa che mi dispiace è che sapevamo di dover soffrire, ma non siamo mai riusciti a ripartire. Non abbiamo mai creato nulla e abbiamo subìto molto». Decisivo il cambio di modulo: «Siamo passati dal 4-3-3 al 4-2-3-1 con Cenetti sull´esterno già nel primo tempo. Ahimè, ci manca qualcuno e ci mancherà anche più avanti, era una necessità. Nel secondo tempo invece sono andati sugli esterni Cattaneo e Iocolano e sotto punta Proietti che ha fatto bene anche se non era il suo ruolo». Il pareggio, ammette Asta era il risultato più giusto: «Stavolta la dea bendata ha favorito noi. Altre volte abbiamo creato molto senza portare a casa nulla. Ma nel primo tempo c´erano state tre occasioni troppo evidenti per il Mantova. Quando si vince è facile fare i complimenti agli avversari, ma io i complimenti a Juric li ho fatti prima di giocare». Il Bassano poteva chiudere i conti sul 3-0 e si è trovato invece in sofferenza sul finale. «A quel punto poteva succedere di tutto – prosegue il tecnico Asta – Ma ripartiamo dal secondo tempo, perché il primo non mi è piaciuto assolutamente. Sono contento a metà. Vincere a Mantova, contro una squadra vera, importante, è un risultato che portiamo a casa alla grande. Anche perché il calendario ci riserva tre trasferte consecutive. Vogliamo rimanere in alto, anche se non sappiamo ancora bene cosa faremo da grandi». Guido Davì festeggia il primo gol stagionale. «Finalmente un gol su palla inattiva – dice -. L´importante era portare a casa i tre punti su un campo difficile. Nel primo tempo il Mantova ha fatto meglio, nel secondo abbiamo sfruttato le occasioni che ci sono capitate». Fondamentale la rete di Luca Cattaneo al 7´ della seconda frazione per rovesciare l´inerzia della partita. Un episodio favorito da uno scivolone di Tavanti e dall´uscita incerta di Zima. «Sono stato anche fortunato – spiega il numero 7 giallorosso – perché la palla è passata sotto le gambe del portiere. Sono contento per i tre punti che mancavano da troppo tempo. Creiamo sempre tanto, ma ci mancava il risultato negli ultimi tempi». «Andiamo a Lumezzane – aggiunge – con la consapevolezza di puntare ai tre punti. Moralmente e fisicamente stiamo bene».
Ore 17.40 – (Giornale di Vicenza) Evidentemente la Lombardia porta fortuna al Bassano e proprio in Lombardia i giallorossi ritrovano quella vittoria che mancava da inizio febbraio (1-0 col Pordenone) e che in trasferta non arrivava dalla settimana precedente contro la Giana Erminio. Gli uomini di Asta si mettono alle spalle il doppio schiaffo contro Arezzo e Novara, rilanciandosi in zona playoff. Forse non con una grande prestazione, ma certamente con tanto cuore e anche quel pizzico di cinismo che rende grande una squadra, leggasi come uno-due ad inizio ripresa che tramortisce il Mantova, rimasto in gioco grazie a Trainotti. Non un grande Bassano anche a causa delle numerose assenze soprattutto in attacco (squalificato Furlan, ai box per infortunio Nolè e Maistrello). Asta si trova quindi costretto a rivedere il pacchetto avanzato, snaturando il suo Bassano contro il classico Mantova col 3-4-3. In campo c´è un inedito 4-3-3, con Cattaneo e Iocolano (bene il primo, insufficiente l´apporto del capitano) a supporto dell´ex Pietribiasi, per la compagine giallorossa ed in effetti i meccanismi ingranano con maggiore difficoltà. Nulla di preoccupante, anche perché il Mantova parte con convinzione, ma viene ben limitato. Dopo un innocuo tentativo di Cenetti (5´), il Bassano viene graziato dai virgiliani che hanno due occasioni per passare in vantaggio intorno al 10´. Prima con la girata di Siniscalchi su una punizione indiretta di Paro – superlativo l´intervento di Rossi – e poi sul violento sinistro a lato di Said, dopo un assolo dello stesso attaccante italo-ghanese. Cresce il Mantova col passare dei minuti e al 17´ è la traversa a tenere in vita l´undici di Asta, annichilito dall´azione in solitaria di Boniperti, che parte dalla trequarti e dal limite centra clamorosamente la trasversale. Triplo pericolo scampato per il Bassano Virtus, ma è brava la compagine ospite a risistemarsi in campo e a non rischiare più nulla. Il terreno di gioco bagnato condiziona la gara: i vicentini tengono bene sulle accelerazioni del Mantova, con Said e Boniperti, ma la nota stonata riguarda la fase offensiva, praticamente nulla con Zima che ringrazia e vive una serata tutto sommato tranquilla. Non può dire lo stesso il dirimpettaio Rossi, salvato dalla seconda traversa scheggiata dal Mantova, con Said direttamente su punizione (39´). Dagli spogliatoi esce tutto un altro Bassano, sebbene la pioggia continui a scendere incessante e il manto erboso diventi ancor più viscido. Condizioni che favoriscono gli ospiti, che in un lampo mettono la gara sui propri binari e riscono a cambiarne le sorti. Dopo sette minuti il Bassano firma il vantaggio con Cattaneo, abile a sfruttare lo svarione in copertura di Tavanti e a fulminare Zima, non irresistibile nell´occasione, mentre cinque giri di lancette più tardi Davì serve anche il raddoppio, correggendo in rete di testa uno schema da calcio d´angolo. Un secondo tempo letteralmente diverso rispetto alla prima frazione, con un Mantova irriconoscibile e col Bassano che non infligge il colpo di grazia.
Come al 17´, quando Cattaneo, a campo libero complice un´indecisione di Scrosta, spara addosso a Zima in uscita. Errore grave, perché i virgiliani riescono a riaprire i giochi, con l´incornata di Trainotti sugli sviluppi di calcio piazzato, grazie anche alla complicità di Rossi. I biancorossi ci credono, provano il forcing, ma il Bassano tiene bene fino alla fine, trovando proprio nello scivoloso manto erboso del Martelli un alleato più che valido.
Ore 17.20 – (Il Piccolo) Solo a pensarlo, appena due mesi fa, sembrava il sogno di un folle in preda ad allucinazioni. E invece la Triestina, dopo 7 partite del girone di ritorno, vanta un primato di quelli davvero pesanti: risulta infatti l’unica squadra del girone C, assieme alla Clodiense, a essere imbattuta dal giro di boa in poi. Anzi, per rendere il dato ancora più significativo, vanta assieme alla squadra di Chioggia l’imbattibilità in tutto il 2015, compreso dunque l’ultima giornata del girone di andata. In questo periodo, perfino sua maestà il Padova che sta stradominando il campionato, ha conosciuto la sconfitta, per la precisione in casa dell’Union Pro per 3-2 alla prima di ritorno (e aveva perso anche con l’Altovicentino all’ultima di andata). Un’altra squadra che vantava questo primato, l’Arzignanochiampo, ha dovuto inchinarsi domenica proprio alla Clodiense. Il cammino intrapreso dalla Triestina negli ultimi due mesi, insomma, è di quelli importanti. Del resto, che l’Unione fosse un osso durissimo da battere, si era già capito negli ultimi mesi del 2014, perché va ricordato che dall’arrivo di Ferazzoli in panchina, la squadra alabardata ha perso solamente 2 volte in 16 partite. Dopo l’esordio con il pareggio strappato a Padova, l’Unione era capitolata in casa con il Montebelluna per 0-2, poi altri quattro pareggi, la vittoria sul Mori S. Stefano e la sconfitta in casa del Fontanafredda prima delle festività natalizie: e anche quello un ko evitabilissimo, visto che la Triestina aveva in mano il pareggio con il famoso rigore sbagliato a pochi minuti dalla fine. Ma da quel dopopartita triste e per certi versi burrascoso, con un clima piuttosto rovente, dopo le vacanze è rinata una Triestina diversa. A dire il vero, in quella prima partita dopo la ripresa, sembrava che tutto continuasse per il peggio: quando a inizio gennaio gli alabardati andarono sotto 1-4 contro il Legnago, sembrava davvero tutto perduto. Da lì però è scattato qualcosa: prima l’incredibile rimonta fino al 4-4 sul Legnago, poi la sofferta vittoria sul Mezzocorona, quindi ancora quattro pareggi prima degli ultimi due successi. Ma che il cammino della Triestina in questo scorcio di campionato sia veramente di quelli tosti, lo stanno a testimoniare non solo le vittorie, ma anche i pareggi: ci sono innanzitutto quelli con Belluno e Sacilese, ovvero la terza e la quarta forza del campionato, ma gli altri con Arzignanochiampo e Kras, nei quali tra l’altro l’Unione meritava di vincere, sono stati ottenuti con le formazioni attualmente più in forma del torneo e che in questo girone di ritorno hanno ottenuto più punti. Il Kras con 14 è infatti terzo dietro Padova e Clodiense, mentre l’Arzignanochiampo con 12 segue da vicino la Triestina (13).
Ore 17.00 – (Messaggero Veneto) Un solo squalificato in serie D per i colori provinciali. Si tratta del centrocampista del Fontanafredda, Marco Ortolan, che dunque dovrà saltare la prossima, delicata trasferta di Dro. Per il resto, fermati per un turno Peluso e Pozza (Altovicentino), Davide Boscolo (Clodiense), Episcopo (Giorgione), Slavec (Kras Repen), Tanaglia (Legnago), Garbuio (Montebelluna) e Comin (Union Pro). Esonero e dietrofront. Singolare, nel frattempo, quanto successo in casa dell’Union Ripa, avversaria nel prossimo mese sia del Tamai che del Fontanafredda. Dopo il pareggio esterno di Montebelluna e un girone di ritorno disastroso (appena 2 punti in 8 giornate) il club bellunese aveva deciso di esonerare il tecnico Massimiliano Parteli e di affidare la guida della formazione maggiore all’allenatore della juniores Renato Lauria. Ieri, il clamoroso dietrofront. La società neroverde con una nota ha comunicato che «a seguito di un profondo e costruttivo incontro con la squadra, lo staff tecnico ed i dirigenti operativi, ha maturato la decisione di affidare nuovamente la guida tecnica della prima squadra a Massimiliano Parteli». Sarà ancora lui, dunque, a guidare l’ex ramarro Sandro Andreolla e compagni nel prossimo match casalingo con la Triestina Prederby. In provincia, invece, fari puntati sul derby del Livenza. Per i due tecnici incognite di formazione. De Agostini spera di recuperare, oltre Zambon e Peresson, anche Faloppa. Difficile invece il recupero di Davide Furlan. Mentre Marchetto riavrà a disposizione Alberto Spagnoli, l’attaccante che ha saltato per squalifica il vittorioso impegno di Mori.
Ore 16.40 – Queste le dichiarazioni rilasciate al termine dell’allenamento da Carmine Parlato: “Sentinelli? È stato tenuto precauzionalmente a riposo. Ilari e Zubin? Oggi hanno fatto un test abbastanza significativo. Nichele? Ha fatto un po’ di partita, per lui, Ilari e Zubin decideremo sabato”.
Ore 16.20 – Qui Appiani: termina l’allenamento.
Ore 16.10 – Qui Appiani: a segno Amirante.
Ore 15.50 – Qui Appiani: iniziato il secondo tempo della partitella, non vi partecipa Sentinelli. Lavoro a parte per Ferretti, mentre sono regolarmente in campo Ilari, Nichele e Zubin, che sono dunque recuperati in vista di domenica.
Ore 15.30 – Qui Appiani: prima squadra avanti 1-0, a segno Aperi. In campo con gli Juniores anche Dené e Pittarello.
Ore 15.10 – Qui Appiani: inizia l’amichevole in famiglia. Questo l’undici biancoscudato: Petkovic; Bortot, Thomassen, Niccolini, Degrassi; Mazzocco, Fenati; Dionisi, Mattin, Salvadori; Aperi.
Ore 15.00 – Qui Appiani: Biancoscudati in campo per l’allenamento odierno. Prevista una partitella in famiglia con gli Juniores Nazionali.
Ore 14.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Clodiense oggi (inizio ore 15) allo stadio «Friuli» di Udine. Una prestigiosa amichevole per la compagine chioggiotta che sta disputando un ottimo campionato di serie D. «Gli ottimi rapporti tra le due società sono alla base di questa amichevole – ci dichiara con tanta soddisfazione il direttore generale della Clodiense Mauro Boscolo Gallo». L’allenatore dell’Udinese Stramaccioni, in vista della difficile gara interna con il Torino, aveva chiesto di poter disputare una amichevole contro una squadra di una certa consistenza per provare certe soluzioni. La scelta è caduta sulla Clodiense, che aveva anche lo scorso anno lasciato una buona impressione.
Ore 14.40 – (La Nuova Venezia) La Clodiense coltiva le proprie ambizioni playoff nel segno di un nome e cognome ben preciso: Davide Boscolo. Uno è Davide Boscolo Berto, difensore centrale e capitano della squadra; l’altro è Davide Boscolo Gioachina, centrocampista, chiamato “schila” dagli amici e dai compagni per via di un fisico non certo da culturista. Entrambi protagonisti domenica ad Arzignano. Boscolo Berto, che fino adesso in serie D aveva segnato un solo gol contro il Camaiore, ha firmato una doppietta; Boscolo Gioachina ha siglato su punizione la rete del 3-0 e poi si è fatto anche espellere. Casi di omonomia che mettono in difficoltà il “foresto” che però viene soccorso dal detto, diventato ormai a tutti gli effetti un secondo cognome. Davide Boscolo Berto, classe ’91, giovanili nella Juventus agli ordini di Maddaloni e Dodo Sormani e da sei anni a Chioggia (due con il Chioggia e quattro con la Clodiense), spiega il magico momento suo e, soprattutto, della squadra. «Per me segnare è già un evento raro» ammette candidamente «realizzare una doppietta è una cosa fuori dal mondo. Il mio compito è quello di fermare gli attaccanti, ma quando c’è un corner o una punizione mi porto sempre nell’area avversaria. Il fatto è che non la butto dentro quasi mai. A Fontanafredda, per esempio, ho sbagliato nel finale un gol che ci poteva dare i tre punti, mentre ad Arzignano mi sono riscattato». Stesso nome e cognome con l’altro protagonista di domenica. «Sarà perchè ho la fascia di capitano» precisa il dfiensore «ma con me gli arbitri non si sono mai sbagliati. Vanno molto più in difficoltà i cronisti che troviamo in trasferta». Da Boscolo a Tiozzo (Luca il portiere, Francesco l’altro centrale) in difesa si parla “marinante”. «Francesco è bravissimo, ci intendiamo alla perfezione e c’è un bel feeling tra noi, in campo e fuori. E’ uno dei giovani più bravi della categoria. Comunque subiamo pochi gol, segno che siamo compatti. Prendiamo qualche rosso di troppo, ma è un compromesso che ci va bene». La Clodiense oggi affronterà, in amichevole l’Udinese sui campi di allenamento del centro sportivo antistante lo stadio “Friuli”.
Ore 14.20 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Il Sassuolo ci aveva messo un mese a cambiare idea: via Di Francesco, ecco Malesani, e dopo cinque sconfitte, la «riassunzione» dell’ex giocatore della Roma. L’Union Ripa è riuscita a fare molto meglio: appena 48 ore dall’esonero di Max Parteli al suo reintegro sulla panchina dei neroverdi, undicesimi in classifica nel girone C di serie D, con 30 punti in 23 partite. Renato Lauria non ha avuto il tempo di dirigere nemmeno un allenamento: pochi minuti in campo, martedì al Boscherai. Poi tutti a parlare: società, staff, giocatori. Non dev’essere stato un confronto tranquillo («profondo e costruttivo» lo definisce il comunicato ufficiale con cui ieri, attorno alle 15, l’Union Ripa ha annunciato il clamoroso ritorno di Parteli) e infatti circolano diverse versioni sui motivi per i quali il club ha preso l’inattesa decisione. Per esempio: è stato Lauria a dire di no, perché lo spogliatoio è spaccato tra pro e contro l’esonero. Sandro Andreolla, infatti, sarebbe vicino al divorzio («con la società nessun problema, ma potrò dire qualcosa di più giovedì», si limita a dichiarare il bomber). Altra versione, la più accreditata: il nucleo storico dei giocatori, insieme ai giovani, ha chiesto il ritorno di Parteli, rifiutando quindi l’opinione diffusa – forse anche tra i dirigenti – che i risultati negativi (la vittoria manca da un paio di mesi) siano dovuti a spaccature interne. «Sono stati giorni intensi, confusi e passionali, ora è il momento di tornare a lavorare a testa bassa», dice ancora il comunicato. Il campo dirà di più, a cominciare dal match interno di domenica contro la Triestina. Intanto, ecco una carrellata di reazioni dei protagonisti. GIUSTI – «C’è stata un’assunzione di responsabilità molto importante da parte dei giocatori», spiega il presidente. Ma non potevate pensarci prima, e meglio? «So che non è il massimo, questa situazione, ma se il prezzo da pagare è il clamore mediatico, pur di ottenere la salvezza lo pagheremo volentieri». Quanto ad Andreolla, «ha un problema a un piede. Lauria? Un signore: incarna perfettamente lo spirito della nostra società». E Parteli? «Il nostro rapporto, anche dal punto di vista umano, è particolare. È all’Union Ripa da sei stagioni… L’esonero è stato molto pensato e ragionato». PARTELI – «Non ero d’accordo con l’esonero, nonostante i momenti di difficoltà vissuti anche nei rapporti con i giocatori. Però sono stati proprio loro a volere che riprendessi il mio posto. Il reintegro è la dimostrazione che la squadra non è contro di me, come è stato detto spesso, solo per montare un caso. Non vinciamo da 7 partite, di certo ho grandi responsabilità, ma non penso a contraccolpi per questo esonero rientrato dopo 48 ore. Sono molto motivato, negli ultimi tempi ho visto miglioramenti, così quando la società mi ha chiamato, ho deciso di tornare». LAURIA – «È stata la scelta più semplice della mia carriera – dice l’allenatore che torna al suo lavoro nel settore giovanile -. Partecipando al primo colloquio tra squadra e società, semplicemente ascoltando, ho capito che non c’erano i presupposti per dare il mio contributo e fare lo sport come piace a me. È stata una decisione veloce e serena, semplicemente perché figlia solo ed esclusivamente dei miei valori e princìpi. L’ho comunicata e spiegata al gruppo e poi sono uscito dallo spogliatoio». FAORO – «Siamo una società particolare – dice il direttore sportivo – dall’incontro di martedì è uscita una forte unità d’intenti. E Parteli ha accettato immediatamente di tornare, per un semplice motivo: è convinto del suo lavoro».
Ore 14.10 – (Corriere delle Alpi) Possibile rottura tra il Ripa Fenadora e Sandro Andreolla, che ieri non si è allenato e potrebbe addirittura interrompere la sua avventura in maglia neroverde. Per il futuro dell’attaccante e vice capitano della squadra sono ore decisive, perché oggi è in programma un incontro con il presidente Giusti (e probabilmente parteciperà anche il mister Parteli, che ieri ha ripreso il suo posto alla guida della squadra e con Andreolla in questi anni ha sempre avuto un buon rapporto). Nei due giorni forse più complicati e difficili della storia dell’Union, sia in campo per il momento di crisi che di conseguenza fuori, sembra essersi aggiunta un’altra questione spinosa da sistemare sul tavolo della dirigenza e non sono esclusi clamorosi divorzi. Un inaspettato colpo di scena potrebbe portare infatti alla chiusura anticipata dell’avventura a Pedavena finora ricca di soddisfazioni dell’esperto centravanti trevigiano. È qualcosa più di un’indiscrezione quella che parla di una rottura di Andreolla con una parte dello spogliatoio. Sarebbe questo il motivo per cui il jolly offensivo del Ripa Fenadora, il bomber da 211 gol in carriera in più di 500 partite disputate, avrebbe preferito non allenarsi al Boscherai ieri pomeriggio. Un segnale poco confortante in vista del proseguo del rapporto in neroverde e che ha aperto il giallo nel giorno del rientro del mister Parteli. Tutto può succedere a questo punto, in attesa dell’incontro di oggi nel quale si cercherà la soluzione migliore per tutti.
Ore 14.00 – (Corriere delle Alpi) Dopo essere stato per 24 ore il nuovo allenatore designato a subentrare a Max Parteli sulla panchina della prima squadra del Ripa Fenadora, Renato Lauria fa un passo indietro tornando a guidare la Juniores, ruolo che ricopre insieme a quello di responsabile del settore giovanile. Tutto come prima di domenica. La società del presidente Giusti esprime «un ringraziamento alla professionalità di mister Lauria che aveva dato ampia disponibilità a ricoprire l’incarico» e ci tiene a precisare che la decisione di richiamare Parteli alla guida della prima squadra non è dettata dal fatto che Lauria non andasse bene a qualcuno: «Nessuno ha messo in dubbio Lauria», rimarca la dirigenza. «Non c’entra assolutamente il nome del sostituto, che possiamo solo ingraziare per la disponibilità».
Ore 13.50 – (Corriere delle Alpi) Due giorni di inferno, poi la telefonata inattesa che risolve i problemi. Sono state ore che Massimiliano Parteli non dimenticherà molto facilmente e, ora che è tornato sulla panchina del Ripa Fenadora, il tecnico pensa solo a lavorare. Le sue parole sono misurate, c’è solo voglia di puntualizzare alcune situazioni e in primis ci sono anche parole di stima verso il collega Renato Lauria, che si è trovato in mezzo. Lo hai chiamato? «Lo sentirò oggi, perchè onestamente lunedì non me l’ero sentita di rispondergli. Ero troppo amareggiato, ma non clui. Gli avevo comunque scritto un sms in cui gli auguravo buon lavoro. Non è semplice nemmeno per lui, ma non è colpa mia e nemmeno dei giocatori di quello che è successo». La doccia fredda dell’esonero arrivata domenica sera dopo il pari di Montebelluna è stata terribile. «Avrei capito un esonero per una serie di sconfitte, ma quello che non avevo accettato era il fatto che mi fosse imputato di avere la squadra contro. Non è vero e l’ho capito dalle molte telefonate dei giocatori che mi sono arrivate lunedì». È stato proprio lo zoccolo duro dello spogliatorio, i cosiddetti vecchi con capitan Paolo De Carli in primis a chiedere un incontro con il presidente Giusti e volere il tuo ritorno. «Quando mi ha chiamato la società per dirmi se volevo tornare ero indeciso, ma sono stati proprio i ragazzi a darmi la forza. Non ci sono problemi di spogliatoio all’Union. Possiamo vincere o possiamo perdere contri tutti, siamo questi con i nostri pregi e i nostri difetti, ma le sconfitte non derivano da nessun litigio». È probabile che oggi Sandro Andreolla lascerà la squadra. Lo stesso gruppo che ha rivoluto Parteli ha chiesto anche che lui lasciasse il gruppo. «Tengo a dire che non ho nulla contro di lui. So che si incontra oggi con la dirigenza e vediamo cosa potrà accadere». Domenica c’è la Triestina al Boscherai. «Onestamente – dice ancora Parteli – ora ho solamente voglia di tornare a lavorare, e anche duramente, per fare risultato. Speriamo che questa storia si sia chiusa e che si torni a parlare di calcio». Proseguirà il silenzio stampa? «Non c’è nulla contro i giornali locali. Era stata una decisione che avevamo preso per cercare di isolarci in un momento difficile. Credo che possa concludersi in brevissimo tempo e che tutti riprendano a parlare con i giornalisti come fatto in tutti questi anni».
Ore 13.40 – (Corriere delle Alpi) Parteli bis sulla panchina del Ripa Fenadora. La società del presidente Giusti ha richiamato l’allenatore a quarantott’ore dall’esonero, spinta dalla squadra che lo rivoleva. È un dietrofront clamoroso, nato nel tardo pomeriggio di martedì e concretizzato ieri con il ritorno al Boscherai di Max Parteli, che ha diretto l’allenamento. La decisione. La scossa del cambio di allenatore è arrivata senza il cambio dell’allenatore. A seguito di un incontro nella giornata di martedì definito dalla società «costruttivo, intenso e profondo» con la squadra, lo staff tecnico e i dirigenti operativi, si è deciso di far tornare Massimiliano Parteli. «C’è stato un confronto molto attivo e partecipato dal quale è venuto fuori che la strada corretta da percorrere sarebbe stata questa. È emersa una unione d’intenti importante, della quale prendiamo atto e auspichiamo che sia un punto di ripartenza dopo il periodo difficile». Dopo che la società la sua decisione l’aveva presa domenica, sentiti i giocatori ha rivisto la situazione alla luce del pronunciamento dello spogliatoio. «In questi giorni ne sono successe un po’ di tutti i colori, ma non tutte le situazioni un po’ negative vengono per nuocere», commenta il direttore sportivo neroverde Alberto Faoro. «Ora siamo arrivati a questa soluzione e la testa di tutti va esclusivamente alla Triestina. Vedo facce determinate». Il comunicato della società. «L’Union Ripa La Fenadora comunica che a seguito di un profondo e costruttivo incontro, ha maturato la decisione di affidare nuovamente la guida tecnica della prima squadra a Massimiliano Parteli». Il messaggio che passa è l’unione di squadra e allenatore, come se fossero una cosa sola, dall’altro una settimana molto delicata come questa è cominciata con due giorni di trambusto. «Sono stati dei giorni intensi, confusi e passionali, ora è il momento di tornare a lavorare a testa bassa in vista dell’importante impegno di domenica», recita ancora la nota ufficiale pubblicata sul sito internet dell’Union. Fiducia. Se prima la panchina ballava, questo tipo di decisione traccia un solco determinato: «Adesso si è preso questa via, che responsabilizza ancora di più tutti quanti, è quella definitiva e si va in battaglia con questa», afferma Faoro. «Se la situazione si è ricreata significa che ci sono i presupposti perché poi tutto possa andare nella direzione giusta e tutti sono chiamati a ottenere dei risultati. Abbiamo oltrepassato di molto il limite delle cose da dire, adesso è il momento di fare. Serve un segnale in campo. Nel calcio contano i risultati ed è importante stare concentrati sul pezzo». Parteli. «Il mister ha sempre creduto nel suo lavoro e ha accolto questo ritorno in maniera positiva. Parteli è una persona preparata e molto determinata».
Ore 13.30 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Quindici giorni senza Yari Masoch. Che non torna a disposizione del Belluno, anzi. Al centrocampista gialloblù sono stati ordinati due settimane di assoluto riposo. «Purtroppo dovrò stare a riposo per 15 giorni e poi potrò tornare a lavorare con la squadra – dichiara il centrocampista agordino -. La caviglia sta migliorando ma purtroppo sento ancora dolore quando corro e naturalmente questo è l’aspetto più problematico. Ora è importante guarire perfettamente da questo infortunio, per evitare magari possibili ricadute». Dunque niente Giorgione mentre proseguono gli allenamenti in vista del match di domenica con cui Vecchiato intende archiviare la sconfitta con il Padova.
Ore 13.20 – (Corriere delle Alpi) Yari Masoch dovrà rimanere a riposo per almeno due settimane, forse tre. La risonanza magnetica al centrocampista agordino. Almeno 15 giorni di stop, poi sarà importante capire come la caviglia del giocatore risponderà alle cure. L’esame medico ha evidenziato la lesione di un legamento della caviglia e il ragazzo dovrà rimanere a riposo. Masoch si è infortunato ormai due settimane fa e ha saltato già le due partite casalinghe contro l’Arzignanochiampo e Padova. Se tutto andrà bene potrebbe tornare in trasferta contro la Clodiense il 22 marzo oppure la settimana dopo in casa contro la Sacilese. Nel frattempo mister Vecchiato deve far fronte anche agli acciacchi di Simone Bertagno e Stefano Mosca anche se la loro presenza non dovrebbe essere in dubbio per la partita di domenica col Giorgione.
Ore 13.10 – (Corriere delle Alpi) Domenica quasi perfetta. Contro il Padova è andato tutto bene, risultato ovviamente a parte. Erano anni che il Polisportivo non ospitava un pubblico così numeroso e l’organizzazione ha coinvolto diverse persone oltre che più forze dell’ordine rispetto a partite “normali”. Il risultato però è stato ineccepibile. Prima e dopo il match non ci sono stati problemi e la giornata si è conclusa senza problemi, ovviamente al Belluno è rimasto l’amaro in bocca di non essere riuscito a portare a casa punti davanti al proprio pubblico, anche se l’avversario era la corazzata Padova. «Siamo soddisfatti sotto tutti i punti di vista – commenta il presidente del Belluno Livio Gallio – c’è stato un buon afflusso di pubblico ed è stata una vera giornata di festa senza nessun tipo di tensione prima, durante o dopo la partita. L’organizzazione del nostro segretario Paolo Mezzacasa è stata ottima. Per il risultato, siamo stati penalizzati dagli episodi e i biancoscudati sono stati bravi a sfruttarli». Tirata di orecchie. Il numero uno gialloblù accetta senza troppi problemi la sconfitta contro la squadra di mister Parlato, ma invita la squadra a fare una riflessione sul girone di ritorno. «I risultati raccolti nella seconda parte di stagione non sono idilliaci – continua Gallio – abbiamo lasciato qualche punto di troppo per strada. La stagione fino ad ora è stata comunque ottima ma serve cambiare marcia al più presto». Portoghesi… Chi non ha voluto pagare il biglietto aumentato a 15 euro per il big match con il Padova, si è posizionato in cima al castello del Parco Millennio. «È stata spostata la curva Rui Costa, che di solito è in cima al parcheggio – commenta con una battuta il presidente – scherzi a parte preferisco non commentare l’episodio, mi limito a dire che la società ha la facoltà di far pagare il biglietto per far vedere la partita, o quanto meno decidere chi far entrare». Tormen resta? Chi potrebbe essere il prossimo responsabile del settore giovanile? Le voci vogliono Antonio Tormen lontano dal Polisportivo il prossimo anno, ma Gallio non si sbottona e spiega che è presto per parlarne. «La società sta facendo le proprie considerazioni, e prenderà più avanti una decisione in merito». Terzo posto. Ma quindi quale è l’obiettivo di classifica del Belluno? «Vogliamo arrivare terzi, ma arrivare quarti non sarebbe certo una sconfitta. Bisogna prendere in considerazione il momento difficile in cui ci troviamo, siamo contati visti gli infortuni e agli allenamenti il mister ha una decina di giocatori a disposizione. Simone Bertagno e Stefano Mosca non stanno bene e la rosa è ridotta all’osso. Proprio per questo mister Vecchiato ha annullato l’allenamento di oggi, la squadra si allenerà anche sabato mattina nella speranza di recuperare qualche giocatore in più». Union? No comment. Sul ritorno di Parteli, Livio Gallio preferisce non commentare. «Mi basta guardare in casa mia, non parlo degli altri».
Ore 12.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Nel Vicenza di Pasquale Marino che vola sognando la serie A a suon di vittorie, un ruolo importante e un sorriso particolare se l’è ritagliato Nicolò Brighenti che alle spalle ha una storia speciale. Nell’estate del 2009 il difensore biancorosso vinse la partita più dura e più importante, quella per la vita, guarendo da un tumore alla testa che l’aveva colpito mentre era in ritiro con la nazionale Under 20. «Sono momenti che ti restano indelebili nella mente — spiega il difensore di Bussolengo — e quel giorno, nel ritiro della Nazionale, quando mi sono sentito male, non potrò mai scordarlo. Mi dissero cosa stava succedendo e il mondo mi crollò addosso, ho trascorso dei momenti difficilissimi anche perché, oltre a non sapere se sarei tornato a giocare a livello agonistico, prima di tutto ho avuto paura per la mia vita». Brighenti ha lottato, lo ha fatto con la stessa grinta che mette in campo. «Ho un carattere che mi porta a non mollare mai, a vedere sempre positivo, soprattutto nelle difficoltà della vita. Non nego che ci sono stati momenti in cui è stato molto duro crederci, ma non ho mai pensato di lasciarmi andare e questo è un invito che faccio a tutti quelli che magari si trovano ad affrontare una vicenda come la mia: mai mollare». Brighenti restò fermo oltre un anno, poi lo chiamò il Viareggio dove allora il ds era Andrea Gazzoli che quest’anno ha ritrovato a Vicenza. «Mi era stata tolta l’idoneità sportiva — ricorda Nicolò — per un anno mi sono allenato da solo a Cavaion, nel campo del mio paese. Poi un giorno, mentre ero in magazzino ad aiutare mio fratello nel suo lavoro, è giunta la telefonata di Gazzoli, che mi propose di andare al Viareggio. Accettai subito e, riottenuta l’idoneità, tornai in campo nell’ottobre del 2010 contro la Juve Stabia. Perdemmo la partita ma io mi sentii rinascere: avevo vinto la mia battaglia, ero di nuovo un calciatore professionista. Di quella stagione ho un bellissimo ricordo, così come della città di Viareggio e della società che porterò sempre nel cuore». Dopo due stagione in Toscana la chiamata del Vicenza in B e poi il ritorno al Chievo Verona. «A Vicenza mi sono trovato bene, purtroppo i risultati del campo non sono stati positivi — ricorda Brighenti — e l’unico ricordo bello è il mio primo gol in serie B segnato a Brescia. Al Chievo la mia stagione è stata compromessa da un problema alla spalla che ho dovuto risolvere con un intervento chirurgico, e così sono arrivato a giugno senza aver rinnovato il contratto col Chievo». In estate lo chiama ancora il Vicenza e lui tentenna. « In serie B mi aveva cercato il Cittadella, ma il Vicenza mi ha voluto con più convinzione e per questo ho accettato di tornare in biancorosso. Mai scelta fu più azzeccata visto che, del tutto inaspettato, è arrivato il ripescaggio in serie B. E le cose ora vanno a meraviglia». Il Vicenza è terzo in classifica, sogna la serie A e Brighenti, autore finora di due gol, sta disputando una stagione super, tanto da essere soprannominato il «Cannavaro dei Berici». «Onestamente mi viene un po’ da ridere perché di Cannavaro penso di avere solo l’altezza — precisa ridendo Brighenti — ma di sicuro darò tutto me stesso per il Vicenza: prima i 50 punti per la salvezza e poi, chissà….».
Ore 12.30 – (Giornale di Vicenza) Non è il “lunch-match”, la partita all´ora di pranzo ormai servita nel menu di ogni turno di campionato che si tratti di serie A e B o di Lega Pro, ma il Menti aprirà le porte sabato mattina perché alle 11,30 si giocherà nell´impianto di via Schio la partita della Primavera che affronterà il Napoli. Un comunicato della società informa che verrà aperta la tribuna centrale e chi vuole potrà assistere alla partita pagando un biglietto di 5 euro. La notizia però non è l´apertura al mattino del Menti bensì il fatto che nella formazione giovanile guidata in panchina da Massimo Beghetto dovrebbe trovare posto anche Antonino Ragusa. Secondo i programmi stilati insieme da staff tecnico e medico del gruppo biancorosso proprio la partita di sabato mattina dovrebbe rappresentare il primo test significativo per Ragusa che da tempo ormai partecipa con il gruppo agli allenamenti al Morosini. L´attaccante giunto in prestito dal Genoa, che ne controlla il cartellino in comproprietà con il Pescara, ha giocato l´ultima partita il 25 ottobre, quando il Vicenza di Lopez ha giocato e perso a Catania e Ragusa s´è rotto il legamento crociato anteriore. Il fatto che l´attaccante, autore di 3 gol nelle 8 presenze collezionate prima dell´infortunio, possa tornare a giocare una partita, sia pure di collaudo con la Primavera, ad appena 4 mesi e mezzo dal crac al ginocchio, dice che Ragusa ha davvero bruciato le tappe nella fase di recupero dopo l´operazione chirurgica. A questo punto, senza aver fretta e senza nulla rischiare, se le risultanze del primo test con la Primavera e di quelli che probabilmente seguiranno saranno positive, Ragusa potrebbe davvero diventare presto il rinforzo in più nella volata in campionato. Un giocatore delle sue caratteristiche sarà un valore aggiunto nel reparto avanzato, dove a gennaio è arrivato Petagn, che però di fatto è solo un´alternativa a Cocco e non una punta che possa giocare con lui.
Ore 12.20 – (Giornale di Vicenza) Si sono fermate contro il Lanciano la serie di vittorie consecutive del Vicenza e l´imbattibilità del portiere biancorosso Mauro Vigorito, che non aveva più subito gol dopo quello ininfluente incassato da Lanzafame nel 3-1 sul Perugia del 7 febbraio. Stavolta il Lanciano è riuscito a colpire due volte e c´è stato bisogno di Vigorito per arginare un altro paio di attacchi pericolosissimi e conquistare un pari in rimonta comunque molto importante per la classifica. Vigorito, si era stancato di fare da spettatore e ha voluto tornare protagonista? «Stavolta è stata dura – riconosce il portiere – perché il Lanciano ha saputo crearci parecchie difficoltà. Mi spiace avere subito gol dopo tre partite chiuse senza incassarne: si vede che la quarta di fila non mi porta bene, era stato così anche con il Perugia ». Anche stavolta, però, il Vicenza ha dimostrato di saper reagire. «Infatti il carattere ci ha consentito di riprendere una partita difficilissima. Certo avrei preferito magari incassare anche un altro paio di reti e farne una in più degli avversari, vincendo per 5-4, ma direi che abbiamo comunque portato a casa un punto molto importante». Può avere un po´ influito la pressione di un pubblico così numeroso che sperava nella vittoria? «Al contrario, mai come in questa partita è stato importantissimo avere al nostro fianco tanti tifosi, che ci hanno incitato sempre, anche quando eravamo in svantaggio. Per me e per i miei compagni vedere il Menti pieno è una gioia e uno stimolo, non certo un fattore destabilizzante». Sulla prima rete del Lanciano è sembrata decisiva la deviazione di Moretti. «Purtroppo sì. Ho visto la palla sbucare all´ultimo momento da una selva di gambe, magari avrei potuto comunque deviarla ma il tocco di Federico mi ha messo definitivamente fuori causa». Sul rigore di Piccolo invece aveva scelto l´angolo giusto: ci era quasi arrivato. «Ero convinto di riuscire a pararlo, però devo fare i complimenti a lui, perché se non avesse calciato il pallone con quella forza e quella precisione non sarebbe riuscito a segnare. Speravo di ripetere la parata che mi era riuscita contro il Latina sul rigore di Paolucci, ci è mancato un pelo». Ormai lei è a tutti gli effetti il portiere titolare: le sue prestazioni hanno convinto Marino. «Per ogni giocatore è una soddisfazione essere scelto per giocare, a maggior ragione quando si sa di avere in squadra un compagno forte come Bremec che si è sempre dimostrato all´altezza. Per questo ogni settimana sono stimolato a provare a migliorarmi ulteriormente». E il suo ginocchio, come va? Nella rifinitura pre-Lanciano ci aveva fatti preoccupare «Mi ero preoccupato molto anch´io. Devo ringraziare lo staff medico, l´osteopata, il massaggiatore, perché grazie a loro il mio acciacco diventa gestibile e arrivo alla partita sempre nelle condizioni di poter giocare senza problemi». Sabato a Pescara vi attende la terza partita di fila. Avrete le energie fisiche e mentali per affrontarla nel modo giusto? «Intanto sarà la terza partita anche per i nostri avversari, quindi non saremo svantaggiati. E comunque il fatto di avere ripreso la partita per due volte con il Lanciano, chiudendo in crescendo nonostante una gara tutta di rincorsa, ha dimostrato che stiamo bene e non abbiamo problemi di tenuta atletica». Sarà un´altra sfida diretta in zona playoff, a questo punto lo possiamo dire? «La classifica dice questo, ma io guardo ancora alla matematica: adesso il traguardo della salvezza è davvero ad un passo, manca l´ultima vittoria e con tre punti possiamo conquistarlo. Poi daremo il massimo per arrivare il più in alto possibile».
Ore 12.00 – (Gazzettino) Un 2015 da urlo. Il Cittadella nel nuovo anno ha cambiato identità: 4 vittorie, 3 pareggi e una sola sconfitta in otto turni di campionato. 15 punti sui 24 a disposizione, un ruolino di marcia da play off, anzi: da promozione diretta. I numeri non mentono mai, e dicono che soltanto il sorprendente Vicenza ha fatto meglio della squadra di Foscarini, con ben 6 vittorie, ha invece tenuto il passo del Cittadella un’unica squadra, la corazzata Bologna che ha raccolto gli stessi punti e inflitto ai granata l’unica sconfitta del girone di ritorno. Ma cos’è cambiato? Tanto, la squadra che occupava l’ultimo posto in classifica a fine dicembre si è trasformata, è cresciuta a livello collettivo, è diventata più “disciplinata” nel comportamento (nessun cartellino rosso nel 2015 a fronte dei 9 ricevuti nell’andata) e, non per ultimo, si è rinforzata con l’arrivo di giocatori che stanno facendo la differenza. Due nomi su tutti: Kupisz e Stanco. Foscarini poi ha avuto la brillante intuizione di rispolverare il sempreverde Pierobon tra i pali, e il Cittadella ha fatto il salto di qualità. Sì, la musica è davvero cambiata. Il direttore Stefano Marchetti si coccola la squadra, e confida: «Se guardo le partite disputate nel girone di ritorno posso dire che mi mancano anche dei punti. Con Modena, Pescara e Bologna meritavamo qualcosa in più». Direttore incontentabile? «No, la squadra sta facendo bene, c’è il rammarico per non essere partiti sin dall’inizio con questa determinazione, potevamo davvero compiere qualcosa di straordinario». Stefano Marchetti ha sempre creduto in questo gruppo, e ancora una volta ha scovato gli uomini giusti nel mercato di riparazione… «Ricordo anche tutti gli altri che stanno offrendo un contributo significativo: De Leidi, Camigliano, Bazzoffia. E cito giocatori che sono migliorati tantissimo dall’arrivo a Cittadella, Barreca e Minesso, e quelli che sono tornati agli standard che conoscevamo, tipo Pellizzer. Abbiamo poi recuperato diversi elementi dagli infortuni, c’è una rosa che ti permette di scegliere, di far rifiatare chi ne ha bisogno». Il Cittadella è migliorato anche a livello comportamentale: «E mi piace sottolinearlo. I giocatori pensano alla partita, c’è un atteggiamento diverso con l’arbitro. Abbiamo pagato a caro prezzo le espulsioni nell’andata». L’ultimo pensiero per Stanco, 5 gol in 8 partite: «E tutti di pregevole fattura. È un ragazzo splendido, un atleta serio e corretto. Lo seguivo da tanto e mi chiedevo come mai non avesse ancora fatto vedere tutte le sue qualità: è il mio lavoro cercare giocatori validi che possano affermarsi a Cittadella. Stanco è un altro che lo sta facendo. Peccato solo non si chiami “Stanchinho”, avrebbe tutti i riflettori addosso».
Ore 11.40 – (Mattino di Padova) Forse i tempi cupi non sono ancora finiti, di certo sono iniziati i tempi «Kupi». È questo il nomignolo con cui lo chiamano i compagni. Un’abbreviazione rapida, per lui che ha nella velocità il suo punto di forza. Tomasz Kupisz è, assieme a Francesco Stanco, il principale artefice della rinascita del Cittadella. E, se a vedere i gol di quest’ultimo, a Modena e a Pisa strabuzzeranno gli occhi, c’è da pensare che al ChievoVerona faranno altrettanto ammirando le incursioni in fascia dell’inesauribile esterno polacco. «Paura a venir qui». Quando incassa la testa fra le spalle e mette il turbo, palla al piede, non lo ferma nessuno. Ma Kupisz («Si pronuncia Kupisc» precisa lui, «ma già nel mio paese, per tutti, ero soltanto Kupi») è pure un amuleto: con lui in campo il Citta è sempre andato a punti. Contro il Bologna, nella gara persa 0-1 al Tombolato, Tomasz non c’era, vittima dell’influenza. E così, ora, fa un certo effetto sentirlo parlare dei suoi primi tempi in maglia granata. «Non sono stupido: quando ho firmato, un po’ di timore ce l’avevo, perché non conoscevo nessuno e la squadra era ultima in classifica. Ma mi è bastata una settimana per capire che questo gruppo ha qualità. Forse non sarebbe stato facile, ma non potevamo che risalire». Perfida Albione. Inutile nasconderlo: il suo obiettivo è tornare in serie A con il Chievo, a cui è legato per le prossime due stagioni. «Sono arrivato lì con Sannino in panchina, il quale però è durato poco. Corini non mi vedeva e nemmeno Maran, ma posso capirlo: un tecnico nuovo, con la necessità di fare subito risultato, di fronte ad un giocatore che non scende in campo da un anno, qualche dubbio può pure averlo. Il mio sogno, fin da bambino, è però sempre stato quello di impormi in un campionato importante e di tornare in Nazionale (ha totalizzato 4 presenze nella selezione maggiore del suo Paese, ndr). So che il Ct Nawalka continua a seguirmi: mi ha detto di continuare su questa strada». All’estero, Kupisz, oggi 25enne, aveva la possibilità di sfondare già qualche stagione fa, in Inghilterra. «Avevo 17 anni quando mi sono traferito al Wigan. Ho segnato un gol al mio debutto in prima squadra, in Carling Cup, ma poi non mi è stata più concessa la possibilità di giocarci. Mi aspettavo più spazio, ma forse, se avessi segnato qualche altro gol in seconda squadra, sarei stato considerato diversamente». «Il matrimonio? Chissà». «Devo ancora migliorare molto, soprattutto sotto porta. Lo si è visto anche con il Varese, certe occasioni dovrei sfruttarle meglio», confessa Kupisz. Ai tifosi, comunque, va già bene così. «Se mi salutano per strada? Ancora no. Ma dipende dal fatto che mi si vede poco in giro: sono uno che, quando non è al campo, sta volentieri a casa». Al suo fianco, nell’appartamento dentro le Mura in cui abita da gennaio, c’è Ola, sua fidanzata da 8 anni. «Sposarsi? Per ora non ci pensiamo, magari quando andrò in serie A», ride divertito. Con lei ha trascorso la giornata di riposo, concessa ieri da Foscarini, passando la serata alle terme di Bassano. Un riposo meritato, non c’è che dire. Paolucci e Camigliano. Soltanto questo pomeriggio, dopo la ripresa degli allenamenti al Tombolato, in vista della trasferta di Chiavari, in programma lunedì, sarà valutata più approfonditamente la situazione di Camigliano e Paolucci, usciti anzitempo con il Varese: il primo ha accusato un problema muscolare, il secondo una lieve distorsione al ginocchio destro.
Ore 11.20 – (Corriere del Veneto) Cittadella, terra di grandi attaccanti. Cittadella, terra di resurrezioni che lasciano di stucco. Prendete Francesco Stanco: 5 gol in otto partite dal momento del suo arrivo nella città murata. Ma non solo. Movimento costante, aiuto al centrocampo e pure alla difesa. Chi l’avrebbe mai detto? Un gol in due anni fra Modena e Pisa, poi il trasferimento in granata accolto da qualche scetticismo. E invece ecco un rendimento strepitoso, una crescita che si accompagna a quella della squadra, una presenza massiccia in ogni fase di gioco. «Un ragazzo dal cuore d’oro – spiega il ds Stefano Marchetti – chi non lo conosce può trovarlo schivo, in realtà ha solo bisogno di un po’ di fiducia. Dell’ambiente, dei compagni di squadra, oltre che di allenatore e società. So che il suo acquisto poteva sembrare difficilmente spiegabile, ma noi eravamo convinti che Cittadella potesse essere l’ambiente giusto per esprimersi al meglio. E sono felice che Francesco lo stia facendo». Il gol segnato al Varese è di quelli che difficilmente si dimenticano. Un tiro formidabile, con coordinazione e capacità di posizionamento sul campo da applausi. Foscarini gli ha concesso la standing ovation del Tombolato a pochi minuti dalla fine sul risultato di 3-0 già acquisito. «Si è inserito benissimo e sta facendo un gran campionato – ammette il tecnico granata – ci credevo sin dal primo giorno e siamo felici che tutti si siano ricreduti. Ci sta dando una grossa mano anche in fase difensiva». Non sembra azzardata neppure una considerazione oggettiva basata sui fatti. In serie A Zeman e Gasperini sono manna dal cielo per i propri attaccanti, d’ora in avanti alla lista di tecnici dai quali una punta vorrebbe essere allenata bisognerà inserire Foscarini. Meggiorini, Coralli, Ardemagni, Gabbiadini e Piovaccari ne sanno qualcosa. Chi passa per Cittadella segna, festeggia, si rilancia se è in crisi, si conferma se già è su buoni livelli, decolla verso il cielo se è un giovane promettente. Un dato di fatto, appunto.
Ore 11.00 – (Gazzettino) Ma c’è un motivo d’orgoglio: «Tutte le categorie – aggiunge – me le sono poi conquistate sul campo, con le promozioni delle mie squadre (tre dalla serie D alla B con il Portogruaro e una in C1 con il Treviso, ndr). A Portogruaro sono poi rimasto undici anni, rinunciando quattro volte a offerte dalla serie B, ma non ho rimpianti perché è facile ragionare col senno di poi». Quale è il segreto di Cunico per giocare in questo modo a 37 anni? «Non lo so neanche io, forse le motivazioni e la passione». Quanto giocherà ancora? «Vivevo di anno in anno a vent’anni, figuriamoci ora. Finire bene questo campionato mi darebbe una grande spinta. Cosa succederà dopo? Restando mi sentirei gratificato per quanto fatto, ma tutta la mia attenzione è rivolta a questo torneo e al resto non ci penso minimamente». Il futuro immediato si chiama invece Arzignano: «Avversario rognoso e seconda tappa di un trittico difficile, iniziato positivamente a Belluno; all’andata giocammo male, ottenendo la vittoria meno meritata, ma anche per il valore dei vicentini. Se arrivassero altre due vittorie sarebbe un bel segnale».
Ore 10.50 – (Gazzettino) E a proposito di regali, oggi paste assicurate: «Vivo in due mondi, la squadra e la famiglia, e così nel pomeriggio farò un brindisi con i compagni e in serata festeggerò con mia moglie Martina, i figli (Mia ha due anni e mezzo, Matias otto mesi, ndr), genitori e suoceri». E ora qualche passo indietro. Il primo ricordo legato al calcio? «Mio fratello Andrea, di quattro anni più grande di me, aveva sempre il pallone con sè e, appena ho cominciato a stare in piedi, mi ha coinvolto nel suo gioco, anche se io preferivo le macchinette». Poi è scattata la passione: «Alle partite di seconda o terza categoria dello Zugliano, squadra del mio paese, c’era tanta gente, mi sembravano un grande evento e così a scuola, quando c’era il tema libero, non parlavo d’altro, nonostante la maestra m’invitasse a trovare argomenti diversi». I tifosi si chiedono come mai non sia stato abituale protagonista nelle categorie superiori. «Se non esci da un settore giovanile di primaria importanza, non sei un fenomeno o non c’è chi punta decisamente su di te, devi partire dal basso e la scalata è più complicata. Dalla primavera del Vicenza solo in due siamo passati in C2, tutti gli altri si sono fermati in serie D».
Ore 10.40 – (Gazzettino) Auguri capitano. Oggi Marco Cunico compie 37 anni, traguardo a cui raramente si arriva con un ruolo ancora da protagonista in campo. All’ombra del Santo sta vivendo una stagione magica e sta trascinando, a suon di gol e assist, il Padova verso quel traguardo che tutta la piazza sogna dopo un’estate d’inferno. Con 11 reti finora realizzate, è lui il capocannoniere della squadra, ma l’ultima sua realizzazione – un’elegante, ma inutile rovesciata nella gara persa a Mogliano – risale a quasi due mesi fa. «Per il compleanno mi regalerei volentieri un altro gol – replica Cunico – perché ho voglia di esultare ancora un pò». Nel frattempo fornisce regali in abbondanza ai compagni, con ultimo beneficiario domenica scorsa Amirante, messo dal capitano per due volte davanti al portiere per la sua personale doppietta. Da stropicciarsi gli occhi il lancio di oltre trenta metri con cui da centrocampo ha pescato la punta al limite dell’area: «Niccolini ha anticipato l’avversario, poco prima di ricevere palla con la coda dell’occhio ho visto che Amirante faceva un cambio di direzione e ho capito che potevo servirlo; c’era solo da dare il tempo giusto. Il gol regala una gioia più immediata perché è lo scopo del calcio, ma mettere in condizione un compagno di segnare mi regala una soddisfazione interiore maggiore».
Ore 10.30 – (Gazzettino) Doppia seduta ieri all’Appiani per la squadra e ancora una serie di situazioni da valutare in vista dell’impegno di domenica prossima all’Euganeo con l’Arzignanochiampo, Nella serata di ieri sono stati sottoposti ad accertamenti il portiere Lanzotti (distorsione alla caviglia che lo aveva costretto a saltare la trasferta a Belluno) e Ilari per una botta al fianco. Non saranno sicuramente della gara Ferretti e Busetto, che ieri hanno corso a parte, come Nichele che ha qualche possibilità di recupero in più. In dubbio pure Zubin che ieri ha svolto terapie, mentre il portiere Petkovic, tra i pali domenica scorsa per la situazione d’emergenza, prosegue il proprio programma di lavoro. Nessun provvedimento del giudice sportivo nei confronti di giocatori biancoscudati, con il centrocampista dei vicentini Tecchio che invece sconterà all’Euganeo il secondo turno di stop. Come noto, vista la coincidenza della gara con la festa della donna, le rappresentanti del gentil sesso potranno entrare gratis allo stadio (in tribuna est, ovest e Fattori) ritirando dalle 13 nella biglietteria sud il relativo biglietto omaggio.
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Meglio adesso o allora? «Forse adesso, perché con il passare del tempo si apprezzano di più certi momenti. Sarà perché gli anni passano e ne rimangono pochi da giocare, ma avevo tanta voglia di riassaporare certe sensazioni. Ci stiamo togliendo belle soddisfazioni, ma la più grossa deve ancora arrivare, per cui guai a mollare la presa!». L’Arzichiampo fa paura? «È molto temibile, all’andata è stata la formazione, assieme alla Clodiense, che ci ha messo maggiormente in difficoltà. Abbassare la guardia sarebbe un grosso rischio, dobbiamo continuare sulla strada intrapresa». Ieri allenamento all’Appiani. Hanno corso a parte Ferretti, Nichele e Busetto, mentre Zubin si è sottoposto a cure specifiche. Ancora out Ilari (contusione al fianco) e Lanzotti (caviglia slogata), sottopostisi ad ulteriori accertamenti. Oggi sapranno se riusciranno a recuperare in tempo per domenica.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Come sta vivendo questa stagione da comprimario in campo, ma da protagonista all’interno del gruppo? «Cerco sempre di dare il mio contributo e ci sono comunque tanti equilibri da mantenere durante la settimana. Dò il mio quanto ad entusiasmo, fame e cultura del lavoro. Questo è ciò che si può offrire anche senza giocare». Il presidente ha detto che questa stagione gli sta regalando un grande divertimento. Vale anche per lei? «Sì. Mi sto godendo ogni allenamento, ogni gara e ogni momento. Per me tornare in biancoscudato è stata un’occasione che non avrei immaginato e che quest’estate ho colto al volo. Sono felicissimo della scelta fatta, avevo proprio voglia di respirare questo clima». Tra l’altro la sua prima esperienza nel Padova è coincisa proprio con l’ultima volta in cui i biancoscudati erano precipitati in quarta serie. Allora si chiamava C/2 e lei vinse il campionato nel 2001. Analogie con quell’annata? «È difficile fare un paragone. Anche all’epoca c’era un gruppo che aveva il giusto mix tra entusiasmo, esperienza e voglia di lavorare. Tante persone mi sono rimaste nel cuore, da Bergamo a Centofanti, persone simili a quelle che ho ritrovato adesso. Parlato e Varrella? Sono molto diversi. Franco era un “sacchiano” di ferro, ma gli sarò sempre grato per avermi lanciato nel grande calcio».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) La sua importanza nello spogliatoio è inversamente proporzionale ai minuti messi insieme sin qui in campionato. Dan Thomassen è stato eletto, anche pubblicamente da Carmine Parlato, come uno dei leader del Padova. Una sorta di capitano non giocatore, per usare un termine tennistico, ma che, quando gioca, raramente si fa trovare impreparato. E così la vittoria di Belluno e l’imbattibilità della difesa, che non subìsce gol da due domeniche di fila, portano anche la firma del 33enne centrale danese, tornato a disputare una gara dal primo minuto, tre mesi dopo l’ultima apparizione da titolare contro il Legnago. «Sono contento e aver mantenuto la porta inviolata dà una sensazione ancora più appagante a noi difensori», spiega. «Non è facile trovare il ritmo-partita giocando poco. Se ci si fa trovare preparati, come successo a me e ad altri compagni, significa che c’è un ottima cultura del lavoro».
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Alla festa del club, presieduto da Ilario Baldon, hanno partecipato anche la moglie di Bergamin, Giovanna, oltre al figlio Marco, al vice-presidente Edoardo Bonetto, al dirigente accompagnatore Pierino D’Ambrosio e ai giocatori Ilari, Dionisi e Thomassen. Questi ultimi, travolti dall’affetto dei tifosi, hanno invitato tutti a restare con i piedi per terra e ad aspettare prima di festeggiare. Intanto, i tifosi si stanno muovendo in due direzioni ben precise. La prima, a breve scadenza, preannuncia una trasferta di massa in quel di Trieste il prossimo 15 marzo. Un pullman è già stato prenotato ed esaurito, l’Aicb ne sta organizzando altri, così come ne stanno allestendo un altro quattro club uniti: Amissi, Fossa dei Leoni, Avis ed Elisir. In secondo luogo continuano gli incontri del Comitato Azionariato Popolare Magico Padova. Il gruppo punta ad entrare in azione sul finire di questa stagione e, visto lo stallo dell’imprenditoria locale, si fa sempre più strada l’ipotesi che possa essere proprio un’associazione di tifosi il prossimo socio della Biancoscudati Padova.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) E adesso non basta più sapere già che “l’anno prossimo si gioca in Lega Pro”, il motivetto ormai diventato cult di ogni partita e ogni ritrovo dei tifosi. L’entusiasmo scatenato dalla fuga in classifica della Biancoscudati Padova e dai consensi sempre maggiori che sta raccogliendo questa società è valso al presidente Bergamin un nuovo bagno di folla. Erano circa 140 i tifosi del club “Amissi biancoscudati” che si sono radunati martedì sera a cena al ristorante “Al Bosco” di Cervarese Santa Croce e che, quando il numero uno della società ha fatto capolino in sala, l’hanno accolto al grido di “Bergamin portaci in Europa”. Padova si conferma piazza innamorata e umorale, e Bergamin non ha potuto fare altro che sorridere e regalare l’unica promessa che i tifosi sentono non possa essere tradita. «Questo entusiasmo mi colpisce sempre di più e va anche al di là di tutte le aspettative», le parole del presidente. «Vogliamo continuare a raccogliere successi, ma soprattutto continuare a dimostrarvi che siamo persone serie e che vogliamo solamente il bene del Padova».
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) In arrivo, infatti, c’è la primavera e con essa i campi pesanti saranno solo un ricordo. Un vantaggio in più per una squadra tecnica come il Padova? Cunico annuisce: «Ben venga la primavera — sorride — la nostra è una squadra che ha valori tecnici importanti e che ha pure molta fisicità. Con i campi asciutti, secondo me, possiamo guadagnarne e torno a sottolineare l’importanza di giocare più partite in casa, anche per la grande qualità del prato dell’Euganeo». Nel frattempo continuano a giungere notizie non positive dall’infermeria. Si è fermato pure Ilari, per una botta al fianco che non gli permette di allenarsi. La contusione si è sommata a una precedente e ha suggerito allo staff medico prudenza. Hanno svolto lavoro differenziato sia Nichele che Ferretti, mentre non si è visto Zubin, ancora infortunato. Ko pure Lanzotti, che svolgerà ulteriori accertamenti nella giornata odierna per valutare la sua situazione. Ieri doppio allenamento all’Appiani, con partitelle su un quarto di campo per testare la velocità nello stretto. La condizione generale della squadra, infortuni a parte, è parsa indubbiamente confortante. «E Amirante è una bella sorpresa – chiude il capitano biancoscudato – quando lo vedi giocare capisci subito che è un signor attaccante. Ha segnato due gol pesantissimi e sta facendo la differenza. Un gran bene per noi».
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) «Se qualcuno dà tutto per scontato non ha capito nulla, i campionati fino a quando non si vincono sono sempre aperti. Ho visto le situazioni che apparentemente più definite cambiavano da un momento all’altro, quindi tengo la guardia alta. Abbiamo ancora partite complicate da affrontare. Quelle con l’ArziChiampo e con la Triestina, ad esempio, le ritengo due ostacoli durissimi. All’andata contro l’Arzignano ottenemmo la vittoria forse più immeritata della stagione. Ci misero molto in difficoltà e riuscimmo a uscirne grazie a una partita di carattere». Insomma, guai ad alzare le mani dal manubrio. «Non sarà facile assolutamente vincere le prossime due partite, anche perché dobbiamo aggiungere che la Triestina nel girone di ritorno sta facendo un ottimo campionato. Se riuscissimo a vincere anche le prossime due — ragiona Cunico — a quel punto per me il discorso cambierebbe. Tenendo presente che all’Euganeo ci esprimiamo meglio per tutta una serie di ragioni».
Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Occhio a dire che è fatta, altrimenti Marco Cunico vi fulminerà con lo sguardo: «Qualcuno l’ha capito, qualcun altro no… Bisognerà per forza di cose sottolineare ancora una volta che è vero che abbiamo dieci punti di vantaggio sull’AltoVicentino, ma è altrettanto vero che alla fine è come se fossero sei, visto che dobbiamo arrivare allo scontro diretto dell’ultima giornata con almeno quattro lunghezze di vantaggio su di loro». Oggi il capitano del Padova compie 37 anni ma sul campo regala prodezze a getto continuo. Le ultime due sono arrivate domenica scorsa a Belluno, quando Cunico ha messo due volte davanti alla porta Salvatore Amirante, tanto da strappare applausi pure allo sportivissimo pubblico del Polisportivo Comunale di Baldenich. «Ho sentito gli applausi anche dei tifosi bellunesi e li ringrazio – sorride – ma preferisco pensare al presente. Le chiacchiere stanno a zero, io sono concentrato sulla prossima partita e come me i miei compagni».
Ore 08.38 – Serie D girone C, il prossimo turno (venticinquesima giornata, domenica 8 marzo ore 14.30): AltoVicentino-Montebelluna, Clodiense-Mezzocorona, Dro-Fontanafredda, Giorgione-Belluno, Kras Repen-Union Pro, Legnago-Mori Santo Stefano, Padova-ArziChiampo, Sacilese-Tamai, Union Ripa La Fenadora-Triestina
Ore 08.36 – Serie D girone C, la classifica aggiornata: Padova 59, AltoVicentino 49, Belluno e Sacilese 43, Clodiense 41, ArziChiampo 37, Montebelluna 36, Union Pro 33, Fontanafredda, Tamai e Union Ripa La Fenadora 31, Giorgione 29, Legnago 26, Kras Repen 25, Triestina 24, Dro 22, Mezzocorona 12, Mori Santo Stefano 11.
Ore 08.34 – Serie D girone C, i risultati della ventiquattresima giornata: Arzichiampo-Clodiense 1-3, Belluno-Padova 0-2, Fontanafredda-Legnago 2-3, Mezzocorona-Dro 1-1, Montebelluna-Union Ripa La Fenadora 0-0, Mori S. Stefano-Sacilese 0-2, Tamai-Kras Repen 1-2, Triestina-Giorgione 4-2, Union Pro-AltoVicentino 0-1
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E’ successo, 4 marzo: doppia seduta per i Biancoscudati, lavorano a parte Nichele e Ferretti mentre si fermano ai box Lanzotti ed Ilari.