Ricordate Antonino Imborgia, del cui arrivo a Padova si era chiacchierato a lungo nello scorso gennaio? Al momento è a Varese, ma è contestato aspramente non soltanto dalla tifoseria, ma anche dalla stampa locale. Questi alcuni passaggi del durissimo attacco di Andrea Confalonieri de La Provincia di Varese (fonte di articolo e foto) in un articolo pubblicato oggi dopo il tracollo di Cittadella:
“Cercata, voluta, ottenuta: la Lega Pro è a 13 partite, forse meno. Da star male, uno spettacolo dell’orrore. E una squadra a cui è stata mozzata la testa, l’unica che aveva, si dibatte penosamente perdendo sangue e chiedendo solo di morire. Un’anima strappata dalle scelte di quel che resta della dirigenza per rincorrere ipotetici cambi di moduli, formazioni marziane e cambi da scienziati del pallone produce fantasmi alla deriva. Il Varese negli ultimi dieci anni è stato poco, ma in quel poco c’era tutto: uomini, spirito, lotta. Per rincorrere le virgole, hanno bruciato tutto. A proposito: che perfino Davide Dionigi, l’ultimo arrivato, si permetta di tenere in panchina Gianpietro Zecchin, il primo arrivato, senza farlo alzare neppure per il terzo cambio, si commenta da sé. Quasi un attentato alla bandiera, a meno che si voglia cancellare anche quella. Signor Antonino Imborgia, glielo chiediamo dal profondo del cuore, a nome anche di tanti altri, forse di tutti: imbocchi l’autostrada in direzione Lugano e non si faccia vedere più. Ci lasci morire in pace dopo avere distrutto la squadra al mercato di gennaio quando ci mancava solo un attaccante per salvarci in carrozza (ma è riuscito nell’impresa di vendere uno degli unici due che segnava; poi il cielo l’ha punita, levandole pure Neto). Non contento, ha pensato che servisse una bella scossa in spogliatoio con cambio di modulo, uomini, formazione, cioè di tutto quando invece il “tutto” c’era già, tranne la ciliegina (con Sforzini o perfino con Bjelanovic avremmo almeno pareggiato contro Carpi, Livorno e Brescia. Invece sono arrivati giocatori sconosciuti o imbarazzanti attraverso giri incomprensibili). Quindi, zac: un bel taglio netto all’inviso Bettinelli che incarnava l’unica cosa che poteva salvarci – l’anima del Varese – di cui forse provava pure invidia, e il capolavoro è compiuto: cambio di modulo a 14 giornate dalla fine, quando contano solo le certezze, ed ecco apparire la mitica difesa a tre. Risultato: 3 gol del Cittadella in 45 minuti, e potevano essere 6. C’è modo e modo di retrocedere e scomparire dal calcio, questo è il peggiore. Perché si pensa ad arzigogoli insulsi come il 3-4-3 o il 3-5-2 e a trovare nelle ultime bandiere della varesinità (Bettinelli) i colpevoli di un sfaccio che arriva da fuori, e da lontano, molto lontano. Perché per colpa sua, signor Imborgia, sembra di essere ospiti a casa nostra. Sembra di doverci scusare di amare il Varese e seguirlo su tutti i campi. Sembra di dover dire signorsì a chi l’ha portato all’ultimo posto. Fanno, disfano, montano e smontano tutto come se non esistesse un cuore e un’anima attaccata a questa maglia. Il nostro cuore, la vostra anima. L’ultimo esempio è lampante: consegnano il piano di ristrutturazione aziendale al sindaco Fontana all’alba di marzo e si aspettano che imprenditori varesini coprano la loro montagna di debiti. Hanno fatto male i conti: perché chiudere un buco fatto da altri che sarà comunque di 5,5-6 milioni di euro rispetto ai 10 attuali? Perché devo salvare il “tuo” Varese depauperato dal vivaio, dal patrimonio tecnico, dal futuro e in mano a gente che non va a genio? La risposte è una sola ed è scontata: andatevene, e lasciateci morire in pace. Che è meglio”.