Padova, Bergamin: “Mi sto divertendo un mondo! Parlato? Vogliamo tenercelo stretto anche per il futuro. E Cunico e Amirante…”

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Fonte: Mattino di Padova, Stefano Volpe

«Carmine Parlato professionalmente ha dei meriti da categoria superiore e viene naturale e logico pensare che chi stia facendo bene vada confermato anche l’anno prossimo. Per questo vogliamo tenerci stretto il più forte possibile il nostro mister anche in futuro». Parole e musica del presidente Giuseppe Bergamin, che dopo la vittoria d’autorità contro il Belluno, che ha confermato il primo posto in classifica del Padova con 10 punti di vantaggio sull’Altovicentino, ha posto un primo importante tassello per l’anno prossimo. Parlato è il fattore in più di questa squadra ed è da lui che si vuole ripartire anche (una volta arrivatici) in Lega Pro. Il numero uno biancoscudato è stato ospite domenica sera della trasmissione “D-day” su Cafè 24, dove ha spaziato su tanti temi, lasciandosi andare anche a qualche gustosa curiosità. Come quando gli è stato chiesto quale fosse il suo giocatore preferito e quello che lo avesse sorpreso di più. «Il giocatore, sia come uomo che come professionista, che ha in mano questa squadra è Cunico», la risposta. «Non solo per le doti tecniche ma soprattutto per il carisma che ha nello spogliatoio, in campo e fuori. È il personaggio che più rappresenta questo gruppo. Mi ha sorpreso, invece, Aperi, che ha dimostrato di essere sempre pronto, bravo e generoso sia quando ha giocato che quando è stato fuori».

«Non ha mai sofferto perché ha l’intelligenza di essere preparato e umile, oltre che molto dotato tecnicamente. E ha un sorriso che rimane sempre stampato di fronte a tutte le situazioni». L’uomo del momento, tuttavia, si chiama Savio Amirante e il presidente ha regalato parole dolci anche per il cannoniere capace di segnare 8 gol in 7 partite disputate con la maglia del Padova. «Bravissimo giocatore e professionista serio. Si è ambientato velocemente in questa squadra e nella società. Dobbiamo volergli bene, perché contiamo su di lui anche per il futuro». Bergamin, nonostante il vantaggio di dieci punti a dieci giornate dal termine sia rassicurante, invita tutti a non alzare già le braccia. E a questo proposito la prestazione di Belluno l’ha confortato. «Dobbiamo fare il nostro cammino indipendentemente dagli altri e la vittoria contro la terza in classifica è stata frutto di una prova intelligente. Abbiamo dimostrato che la concentrazione è rimasta ad alto livello, e così dev’essere da qui alla fine. D’ora in poi conterà più la testa che la parte atletica e sin qui abbiamo dimostrato di star bene anche psicologicamente». Se c’è una cosa che ha contraddistinto il cammino della società, da quando è nata, sono i tanti ringraziamenti e attestati di stima arrivati nei confronti dei due soci Bergamin e Bonetto. «Non sono assolutamente pentito della scelta fatta perché mi sto divertendo un mondo».

«Non abbiamo mai voluto vendere fumo, non stiamo facendo nulla di straordinario, ma solo quello che ci porta a fare la nostra passione per questi colori. La scorsa estate ero molto dispiaciuto e non potevo immaginare che a Padova sparisse una squadra di calcio per cui tifare. Man mano che passava il tempo, si capiva che bisognava prendere il coraggio e fare qualcosa, perché altrimenti non c’erano sbocchi alla situazione che si era creata. Ora mi auguro che il futuro possa essere altrettanto roseo e divertente». Da mesi, tuttavia, avete lanciato un appello per coinvolgere nuovi imprenditori. Quali sono le risposte? «Il nostro messaggio è stato recepito, stiamo aspettando delle risposte. Vedremo se ci saranno nelle prossime settimane. Non abbiamo mai fatto il passo più lungo della gamba e vogliamo continuare a non farlo. Poter sostenere un piano significa anche avere risorse economiche che permettano di fare un progetto più ambizioso, se ce ne fosse la possibilità». A proposito di passo più lungo della gamba, che cosa pensa del “caso Parma”? «È difficile dare un giudizio su società che fanno girare milioni di euro. Tuttavia credo che queste cose succedano perché o c’è scarso controllo o non ci sono gli strumenti adeguati a controllare i club».




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