AltoVicentino, Zanin: “A gennaio mi è sembrato di essere a luglio, tra giocatori nuovi ed un organico che viveva di individualità! Ora…”

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Fonte: Tribuna di Treviso

Non è il Tenni, dove i tifosi del Treviso lo acclamavano. Ma l’arrivo domenica dell’Altovicentino a Mogliano, tana dell’Union Pro, coincide con il ritorno di Diego Zanin nella Marca. Il ricordo felice della doppia promozione con i biancocelesti, dalla serie D alla Prima divisione. Ma anche una ferita mai rimarginata. «Due anni fantastici in condizioni estreme», riflette il tecnico, «Facemmo quadrato con i collaboratori, costretti al volontariato. Creammo una squadra solida, con mentalità forte e vincente. Grazie all’intelligenza e alla qualità del gruppo, riuscimmo a prevalere su avversarie come Venezia o Cuneo. Purtroppo, tutto si interruppe: con pochi innesti avremmo potuto puntare alla B. Il rammarico è che poi tutti prendemmo altre strade: spiace che molti giocatori di quella rosa, malgrado le due promozioni, si trovino oggi nei campionati dilettantistici». Era il Treviso di Corvezzo, 3 anni fa. Il 48enne di San Stino di Livenza provò l’ebbrezza del torneo cadetto un anno fa alla Reggina, ma da dicembre è sceso nell’Interregionale per prendere il timone della corazzata di patron Dalle Rive. Dopo l’ottimo avvio, la truppa di Zanin è scivolata a 10 punti dalla capolista Padova. E domenica c’è l’agguerrita Pro, reduce dal sacco di Legnago. «Lasciai Reggio per motivi famigliari, tanto da estromettermi dal calcio per 7 mesi», racconta. «Magari ho perso qualche possibilità, ma nella vita c’è altro. Volevo restare vicino a casa, mi hanno colpito la voglia di fare e il riferimento ai valori del presidente, così ho scelto l’Altovicentino. Abbiamo vinto le prime tre gare e battuto il Padova, ma non ero soddisfatto». Oggi abbassa l’asticella e pensa a blindare il secondo posto: «A gennaio mi è sembrato di essere a luglio. Sul piano atletico e mentale, eravamo quasi una squadra da inizio stagione. Giocatori nuovi fuori condizione e un organico che viveva di individualità. Possiamo venirne fuori con il lavoro. Il Padova ha un altro ritmo. L’obiettivo è tutelare la seconda posizione». La Pro gli renderà vita dura: «Una compagine dinamica con giocatori tecnici e un allenatore che è una garanzia. Servirà un Alto guardingo, vista la loro abilità nel ripartire».




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