Padova, Bergamin: “Per arrivare primi servono almeno 80 punti! Ragiono in termini di Lega Pro da inizio campionato. Nuovi soci? Ci sono dei contatti. E su Bresseo…”

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Fonte: Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia

Cosa vuol dire, oggi, pensare al futuro del Padova? La società sta marciando spedita verso la seconda parte del suo primo anno di vita, ma a decidere dove si collocherà sarà la squadra, sul campo. Se sarà Lega Pro, o se invece si ritroverà ancora in serie D, è certo che l’intero quadro cambierà: se l’esigenza principale, e più immediata, è vincere il campionato, ragionare da categoria superiore è comunque un’esigenza che in viale Rocco avvertono già da tempo. «Io ragiono in termini di Lega Pro sin dall’inizio del campionato, in tutta sincerità», ammette il presidente Giuseppe Bergamin. «Questo non significa fare voli pindarici: l’obiettivo non è ancora stato raggiunto, anche se siamo sulla buona strada, ma ragionare nell’ottica di una categoria superiore diventa obbligatorio, a questo punto. Ci sono tante cose da sistemare: la parte finanziaria, quella tecnica, così come quella organizzativa». Cominciamo dalla prima. Ci sono nuovi soci all’orizzonte, pronti a darvi una mano? «Il nostro appello l’abbiamo lanciato, speriamo che si muova qualcosa: stiamo sollecitando alcune persone, ma i primi colloqui per arrivare al dunque, se ci sarà questa possibilità, avverranno il mese prossimo. Per ora ci sono dei contatti, che speriamo vadano a buon fine: non vorrei fare le cose all’ultimo momento, preferisco pensarci per tempo per sbagliare il meno possibile».

A livello organizzativo, invece, potrebbe esserci un futuro lontano dal centro sportivo della Guizza? «Qui ci sono delle questioncine di carattere logistico e di qualità», spiega Bergamin, guardando la squadra allenarsi proprio su quei campi. «Non ci sono problemi di fondo, ma tanto per cominciare questa non è casa nostra: il Centro Geremia è del Petrarca, c’è sempre qualcosa su cui bisogna accordarsi, e c’è il dato di fatto che qui la gestione dei campi è tarata su un altro sport». È per questo che i terreni non sono l’ideale per gli allenamenti? «Non avendo in mano la piena disponibilità delle strutture, possiamo farci poco. Ma qui i terreni sono belli solo quando sono asciutti, perché non c’è un fondo come quello dell’Appiani, che permette di allenarci in qualunque condizione senza rischiare infortuni». Potreste davvero tornare a Bresseo? «Purtroppo in giro non ci sono molte alternative. Ma Bresseo è un’ipotesi che si può prendere in considerazione nel momento in cui esistano le giuste condizioni: non possiamo investire chissà quale patrimonio per sistemare le cose, potremmo essere interessati ad entrarvi quando sarà risistemato».

Vi risulta che le condizioni del Centro sportivo Euganeo non siano ottimali? «Per quello che ci ha detto chi ha avuto la possibilità di entrarvi, la struttura va sistemata, e non si tratta di interventi di poco conto. Bisogna mettere mano un po’ dappertutto, anche agli spogliatoi: vanno valutati i costi, e se il Comune di Teolo sia disponibile a venirci incontro». E poi c’è l’ultimo “nodo”, quello della futura squadra. «Stiamo già facendo alcune osservazioni in prospettiva: chi c’è in rosa, di cosa avremo bisogno, come sarà la nuova categoria. Non abbiamo ancora raggiunto il traguardo, ma questi sono passi che dobbiamo fare per tempo». Secondo lei quanti punti serviranno per vincere il campionato? «A me basta arrivare un punto davanti all’Altovicentino, adesso è un po’ presto per fare i conti, ma penso che fra tre o quattro partite sarà già più facile cominciare a fare qualche calcolo. Abbiamo delle gare dure ad attenderci, vedi quelle di Belluno e Trieste. In tutto, ci aspettano sette match in casa e cinque fuori, per non dilapidare il vantaggio non basta vincere tutte quelle all’Euganeo: mettendo insieme 21 punti arriveremmo a 74, temo che siano pochi. Penso che per chiudere al primo posto ce ne serviranno almeno 80».




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