ROMA – C’è un documento ufficiale che attesta che l’Ascoli aveva pieno diritto di voto nell’assemblea di Lega Pro di ieri, durante la quale il club marchigiano si era espresso con i dissidenti per la sospensione dei lavori: il documento è datato 13 maggio 2014 e porta la firma del presidente, rag. Mario Macalli.
IL COMUNICATO – Si tratta del comunicato ufficiale 223/L del 13 maggio 2014, appunto, nel quale a sua volta si riporta il comunicato numero 147/A della Figc del giorno prima. In quel documento i vertici della Federcalcio, prendendo atto del subentro dell’Ascoli Picchio FC 1898, l’attuale Ascoli, al posto del vecchio club, l’Ascoli Calcio 1898 Spa, deliberava «di trasferire alla Ascoli Picchio F.C.1898 s.p.a. il titolo sportivo ed il parco tesserati della fallita Ascoli Calcio 1898 s.p.a., così come risultante agli atti, mantenendo in capo alla prima i diritti derivanti dalla anzianità di affiliazione della società fallita».
Tradotto: il nuovo Ascoli non perde l’anzianità di affiliazione in Federcalcio e, dunque, non la perde anche nell’ambito della Lega Pro. Ha cambiato denominazione ma ha acquisito i diritti della vecchia società. E’ su questo punto che l’Ascoli dà battaglia, ricordando come in precedenti occasioni – pur avendo questa denominazione da meno di un anno, come sostiene la Lega Pro – ha partecipato alle votazioni.
IL VERDETTO – Ieri la richiesta di sospensione avanzata dai dissidenti è stata respinta con 29 voti contrari contro 28 favorevoli, 2 astenuti e il voto dell’Ascoli non calcolato. Con il sì dell’Ascoli si sarebbe andato sul 29 pari e il dissidenti sarebbero andati in vantaggio se un club (il Barletta?) non avesse cambiato voto spiegando di “aver capito male il meccanismo”. Per far sospendere l’assemblea, i voti necessari sarebbero stati comunque 31.
Fonte: Corriere dello Sport