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Ore 22.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) L’ultimo gol di un attaccante arancioneroverde «di ruolo» risaliva a prima di Natale, quando Magnaghi aveva firmato il 2-0 in casa della Pro Patria. Nel 2015, invece, eccezion fatta per la zampata di Varano col Pordenone, a segnare era stato solo Bellazzini, mentre venerdì a Salò il risveglio di Andrea Raimondi è servito solo a fini statistici. «Stento ancora a crederci, abbiamo perso una partita che avevamo letteralmente in mano – tutto il rammarico del talento padovano -. Non uno, ma addirittura due gol incassati nella “zona Cesarini” dei due tempi ci hanno condannato a un ko inatteso e immeritato. Perdere così fa malissimo, moralmente una simile bastonata ti ammazza, c’è poco da fare». Il primo scivolone del girone di ritorno suona già come una condanna per le ambizioni del Venezia. «Abbiamo “scelto” il modo peggiore per perdere, ed è difficile farsene una ragione perché sappiamo di aver giocato meglio dei nostri avversari. La Feralpi non ha mai tirato in porta, abbiamo subito due gol su errori evitabili con un pizzico in più di concentrazione, per questo la rabbia pulsa ancora più forte». Il pallonetto vincente di Raimondi (sesta rete in campionato) sembrava aver spianato la strada a un Venezia che da settimane non infilava su azione la porta avversaria. «Cercavo il gol da tempo, lo volevo fortemente per lasciarmi alle spalle il trambusto del periodo del calciomercato. Il nostro demerito rimane quello di non aver sfruttato a dovere troppe ripartenze, eppure nel primo tempo abbiamo giocato molto bene costruendoci le opportunità per raddoppiare e chiudere ogni discorso. Siamo stati poco lucidi e sfortunati». Resta il fatto che il Venezia non riesce mai a conquistare l’intera posta contro i team che gli stanno davanti in classifica. «I playoff sono un miraggio ma io voglio crederci ancora, nel calcio non è mai detta l’ultima parola. La prima cosa da fare è rialzarci e ritrovare subito la giusta motivazione, la voglia di dimostrare che l’attuale classifica non rende il giusto merito al valore di questo Venezia. Dobbiamo imparare dai nostri errori e non sbagliare più come a Salò».
Ore 21.50 – (Gazzettino, edizone di Venezia) Tocca a Korablin, un Venezia col fiato sospeso spera di evitare la seconda penalizzazione e un’altra spallata alla propria precaria solidità. Giornata cruciale in casa arancioneroverde, visto che oggi è l’ultimo giorno per saldare i contributi sugli stipendi dei mesi di novembre e dicembre. Un esborso che il presidente Yury Korablin ha coperto al 60% una decina di giorni fa, nel corso della sua prima visita in città dopo quasi sette mesi di assenza e silenzio su tutti i fronti. Una fase che lo stesso patron moscovita aveva ammesso essere molto difficile (la scadenza del 16 dicembre era stata rispettata solo a metà con conseguente -1 in arrivo) sul piano del reperimento in Russia delle risorse per mandare avanti il Venezia. Ostacoli evidentemente non ancora superati, come dimostra il fatto che ancora una volta i termini economici nella migliore delle ipotesi saranno rispettati al fotofinish. «Com’è la situazione? A oggi non ho notizie, vedremo lunedì cosa succederà» il laconico commento del dg Dante Scibilia nella giornata di sabato. Poche parole che certo non inducono all’ottimismo, nell’immediato e sicuramente nemmeno in prospettiva. Il tutto mentre anche dal campo non arrivano buone notizie: il team arancioneroverde, infatti, dopo la sconfitta di venerdì per 2-1 in casa della FeralpiSalò, si è allontanato ancora dai playoff (da -10 a -12 rispetto al quarto posto) mentre il margine sui playout è sempre di 10 punti, ma la Giana Gorgonzola (quint’ultima) recupererà dopodomani la sfida col Pordenone. Oggi intanto ripresa degli allenamenti in vista del derby di sabato (ore 17) al Penzo col Real Vicenza dell’ex Paolo Favaretto. Per mister Michele Serena aumentano ancora i problemi di organico con la squalifica di Bellazzini che si aggiungerà a quella di Sales e all’infortunio di Legati.
Ore 21.30 – (La Nuova Venezia) Diceva Massimo Taibi – uno che di portieri se ne intende e che ha contribuito alla storia del Venezia – che la forza di un portiere si vede dopo che ha commesso un clamoroso errore. Stefano Fortunato venerdì sera a Salò l’errore lo ha commesso, su quel corner al 93’ , sull’ultima palla di una partita strana e balorda. Ed è stato individuato come il responsabile della sconfitta. Colpevolizzato in maniera un po’ troppo sbrigativa, però, senza alcune riflessioni che invece andrebbero fatte. Il gol da corner , che sia al 1’ o al 93’, comporta una serie di movimenti di tutta la squadra nell’area di rigore. Ranellucci è un difensore centrale che sale su tutti i palloni alti, ha realizzato l’altra sera il suo sesto gol stagionale e dunque non si trovava là per caso. Ribadito che Fortunato non ha scelto bene i tempi dell’uscita, sarebbe stato bello che qualcuno tra i difensori, o centrocampisti, o addirittura attaccanti, avesse alzato la mano e ammesso che «sì, là a contrastare Ranellucci su quel pallone dovevo esserci io». Non è successo, pazienza. Stefano Fortunato nel dopo partita era talmente abbacchiato che non ha alzato la testa, ha accettato il ruolo di parafulmine e incartato il ruolo di colpevole. Fortunato comunque deve sapere che gode della fiducia di tutti e non ha bisogno di dimostrare niente perchè ha già dimostrato tanto. Partito l’anno scorso dalla panchina, ha superato Vigorito e conquistato la sua maglia; quest’anno altra partenza dalla panchina, e quando Zima (che a Praga viene dato come l’erede di Cech) si è rotto un dito si è rimesso la numero 1 e non l’ha più mollata. Società e più allenatori hanno fiducia in lui, i tifosi anche, sabato prossimo contro il Real Vicenza sarà una partita speciale, per lui, solo perchè giocherà contro i suoi concittadini.
Ore 21.20 – (La Nuova Venezia) Due mesi dopo, la storia si ripete. Venezia in apprensione per l’ennesima scadenza in arrivo, oggi lunedì 16 febbraio, quando tutte le società dovranno dimostrare di aver saldato non solo gli stipendi ai tesserati, ma anche di aver provveduto a saldare i versamenti Irpef e i contributi Inps per quanto riguarda i mesi di novembre e dicembre 2014. Situazione meno nebulosa rispetto a due mesi fa, quanto meno gli stipendi sono stati pagati dal presidente Yuri Korablin in anticipo, ma altrettanto rischiosa visti i tempi ristretti per versare i contributi. E sono in pochi a scommettere che oggi, in extremis, arriveranno i soldi necessari da Mosca. Venezia che sa già di dover ricevere un punto di penalizzazione per le inadempienze del passato relative al bimestre settembre e ottobre, anche se a distanza di due mesi non solo non è arrivata la “punizione” in classifica, ma la società deve essere ancora deferita dalla Procura Federale, su segnalazione della CoViCoc, al Tribunale Nazionale Federale-Sezione Disciplinare. Il Venezia rischia quindi di dover sommare un altro -1 in classifica, qualora non arrivassero in banca i soldi per coprire i contributi e venisse spedito in tempo l’F24 relativo ai mesi di novembre e dicembre. Dalla Russia nessuna notizia concreta, nonostante il prodigarsi del direttore generale Dante Scibilia a cercare di carpire qualche informazione: le parole incoraggianti profuse dal presidente Yuri Korablin la scorsa settimana e la promessa di venire a Mestre almeno una volta al mese per fare il punto della situazione sembrano essere rimaste sospese nel vuoto e le nubi sul futuro del club arancioneroverde restano nere. Situazione paradossale, quasi irreale al cospetto della serietà professionale di staff tecnico, squadra, dirigenti e dipendenti, ma sono altrettanto sconcertanti i ritmi della giustizia sportiva: l’ultima sentenza risale al 20 gennaio e colpì Pavia (-1), Mantova (1-), Grosseto (-1) e Melfi (-2) per irregolarità commesse al momento dell’iscrizione a giugno. In questo desolante panorama interno, passerà in secondo piano in casa arancioneroverde l’assemblea odierna a Firenze della Lega Pro con in ballo il futuro del presidente Macalli. Il Venezia ritorna in campo oggi pomeriggio in vista del derby di sabato pomeriggio (inizio ore 17) allo stadio Penzo contro il Real Vicenza allenato da Paolo Favaretto. Serena avrà i soliti problemi in difesa (Legati out per infortunio, Sales deve scontare la seconda delle tre giornate di squalifica), in aggiunta si sommerà anche l’assenza per squalifica di Bellazzini.
Ore 21.00 – (Giornale di Vicenza) Il Vicenza di Pasquale Marino è senza mezze misure nelle partite in trasferta: in 8 gare un solo pareggio. Con l´eccezione della prima sfida del 2015, conclusa sullo 0-0 a Latina, i biancorossi con il tecnico di Marsala hanno vinto o perso lontano dal Menti: 4 successi e 3 sconfitte sono il bilancio esterno di Marino, che ha esordito sulla panchina del Vicenza proprio in una gara fuori casa. Una partita molto difficile, visto che si trattava di affrontare il Carpi capolista appena 48 ore dopo aver assunto la guida della squadra al posto di Giovanni Lopez. Dopo la sconfitta di misura a Carpi (1-0), il Vicenza di Marino in formato export ha avuto un passaggio a vuoto solo nel mese di dicembre. Prima la sconfitta a Chiavari contro l´Entella (2-1) e subito dopo quella a Frosinone (1-0). Prima e dopo quelle due gare la squadra di Marino ha tenuto un gran passo anche lontano dal Menti. Con l´allenatore siciliano il Vicenza ha vinto la prima gara esterna della stagione ad Avellino (1-0) e ha fatto il bis a Varese (3-2) prima del blackout di cui si è detto in dicembre. E proprio quelle due sconfitte, giunte fra l´altro al termine di prestazioni non in linea con quelle offerte al Menti, avevano fatto sorgere dei dubbi sulla continuità di rendimento della squadra. Invece l´inizio del nuovo anno ha spazzato via le perplessità. Alla ripresa del campionato dopo la pausa è arrivato lo 0-0 a Latina, una gara che il Vicenza però avrebbe potuto vincere (dopo aver sofferto non poco nel primo tempo) se nel finale Petagna e Giacomelli avessero sfruttato le ottime occasioni da rete. Implacabile si è rivelato il Vicenza delle successive trasferte. Un´altra doppietta di vittorie fuori casa ha contribuito a mettere le ali alla squadra che ha scalato la classifica fino al quinto posto: prima il colpo a Terni per 2-0 e quindi quello centrato sabato a Bari per 1-0, in ambedue le occasioni senza subire reti.
Ore 20.50 – (Giornale di Vicenza) Certo, che Alessandro Camisa sia fuori è un caso. Ma non si è mai capitani per caso. E così Antonio Cinelli, sempre più punto fermo di questo Vicenza, quando indossa quella fascetta prova delle sensazioni molto particolari. «Sì – spiega – perché il capitano rappresenta il gruppo, i tifosi e la città». E quindi… «Quindi per me è una soddisfazione. Un piccolo sogno. Anzi, un grande sogno. E poi a Bari era particolarmente bello: in uno stadio così, con tutti quei tifosi, con quell´atmosfera particolare… ». Ecco, cosa si prova a vincere in uno stadio così? «È ancora più bello. Per il clima che ho descritto, ma soprattutto perché stiamo parlando di un risultato meritato, di tre punti pesanti che abbiamo conquistato giocando meglio dei nostri avversari». Il Vicenza è alla quarta vittoria consecutiva. Che effetto fa? «È un dato… quasi spaventoso. Ma non dobbiamo sederci sugli allori, si deve lavorare con il consueto impegno e cercare di migliorare ancora». Uno dei “segreti” di questo periodo d´oro è la tenuta atletica. Riuscite spesso ad arrivare sul pallone prima degli avversari… «È vero, copriamo l´intero arco dei novanta minuti dando il cento per cento. Siamo bravi, non solo quando si tratta di correre, ma anche nel momento in cui si va alla ricerca di spazi per dare respiro e profondità alla manovra». Ora siete attesi dall´impegno interno con il Crotone. Non c´è il rischio che, affrontando un avversario di bassa classifica, la concentrazione venga meno? «Assolutamente no. In questo campionato qualsiasi avversario può creare dei problemi e ogni partita nasconde un´insidia. Anche con il Crotone, quindi, daremo il massimo. E poi vale il discorso fatto prima: non pensiamo agli altri, badiamo a noi stessi». Parliamo un po´ del suo reparto, il centrocampo. Con il trio Moretti-Di Gennaro-Cinelli la linea mediana sembra aver trovato un assetto ben definito… «Da un po´ di tempo giochiamo noi, ma la forza del nostro gruppo è che tutti i giocatori possono essere utili. Tra i centrocampisti, per esempio, c´è Sbrissa. E poi c´è Sciacca, che ora non è disponibile: lo aspettiamo, perchè quando starà meglio potrà dare un contributo importante al Vicenza». Il gruppo è importante, ma ci sono elementi che possono fare la differenza e uno di questi è Cocco: quando avete saputo che aveva la febbre… «Ovviamente ci è dispiaciuto perché è un giocatore importante, però come ho già detto in questa squadra le alternative non mancano. Siamo tutti molto determinati, anche perché in questo gruppo molti giocatori vengono da esperienze precedenti poco fortunate e quindi hanno tanta voglia di riscattarsi». Dopo una vittoria come quella colta a Bari si può anche scherzare. Eravate più preoccupati per l´assenza di Cocco o… per il rischio che vi contagiasse? Cinelli ride di gusto, poi risponde: «Ci siamo concentrati sull´aspetto positivo, cioè sulla possibilità che veniva data a Petagna. Ha risposto alla grande, anche lui potrà essere molto utile alla nostra squadra». A Bari avete vinto nel giorno di San Valentino: pensa che… sempre più persone si innamoreranno di questo Vicenza? Altra risata. «Sicuramente sì. I successi rendono tutti più contenti. Nel caso specifico, visto che si parla di San Valentino, anche Viola, la mia ragazza». E ora ci sarebbe anche l´ultimo di carnevale… «Speriamo che possano arrivare altre soddisfazioni. Ma a proposito di carnevale, guardate che ce ne facciamo di scherzi tra noi… Non voglio parlare nel dettaglio di quel che succede nello spogliatoio, ma di cose simpatiche ne succedono davvero tante». Il fatto è che quando finisce il carnevale arriva la quaresima… «Ma noi speriamo che, almeno per quel che riguarda i risultati, continui il carnevale». Quattro vittorie: quella che ricorda con particolare piacere? «No, me le tengo tutte. Anche perchè abbiamo sempre affrontato le partite con lo spirito giusto». Cioè? «Umili e spavaldi». Senta, ha ancora senso parlare di salvezza? «Cerchiamo di raggiungere quota 50 nel più breve tempo possibile, poi si vedrà». Andando avanti così, Bologna-Vicenza sarà un big match. «Di sicuro sarà una sfida affascinante, in uno stadio bellissimo e con una gran cornice di pubblico. E anche in quell´occasione cercheremo di dare il massimo».
Ore 20.30 – (Gazzettino) Uno i gol li deve fare, l’altro evitare di prenderli. L’entusiasmante girone di ritorno del Cittadella – 11 punti sui 15 a disposizione, senza contarne altri due persi nei secondi finali di Pescara – porta la firma di due protagonisti su tutti: Andrea Pierobon e Francesco Stanco. Del portiere si sono scritti titoloni sui giornali, fino a meritarsi la vetrina di domenica scorsa alla Rai, ospite di “Quelli che il calcio…”, Stanco sta salendo alla ribalta a suon di gol. Tre in cinque partite: bottino mica male per uno che nella prima parte della stagione era rimasto a secco giocando 14 gare in Lega Pro. Arrivato a Cittadella un mese fa, Stanco ha immediatamente avvertito la fiducia di tutti, dirigenza e allenatore, che sta ripagando con grande lavoro e dedizione. Un attaccante rigenerato, eppure non gli è stato chiesto niente di diverso di quanto non abbia sempre fatto in carriera. «Sto giocando come facevo a Modena, stessi compiti tattici» conferma l’interessato. Che spiega: «Tre gol in cinque partite possono sembrare tanti, se paragonati al mio record personale di sei reti a Modena (in 21 gare più 2 di play off, ndr), dove però avevo colpito 4 pali e mi erano state annullate tre reti valide. Nel calcio la ruota gira, sto vivendo un buon momento personale, che vorrei durasse a lungo». I risultati non arrivano mai a caso, e il giocatore confida: «Mi sto impegnando al massimo, cerco di portare avanti una vita da professionista sia dentro che fuori da campo, ogni giorno. Il duro lavoro, alla fine, ripaga sempre». Anche il Cittadella sta raccogliendo i frutti di quanto seminato. E con tutto il rispetto per Kupisz e lo stesso Stanco, non possono essere due giocatori a fare la differenza rispetto a qualche tempo addietro: «Certo che no, in serie B non ci sono fenomeni tali da decidere una partita da soli. Vi dirò che guardando qualche incontro dell’andata avevo visto un Cittadella particolarmente sfortunato in certi episodi, e ci metto anche quelli arbitrali. Posso giudicare la squadra di adesso, che ha la mentalità giusta per la serie B, l’atteggiamento combattivo proprio di chi deve lottare per la salvezza». L’esempio emblematico a Vercelli, dove si è lottato su ogni pallone: «Esatto. Al Piola aveva vinto solo il Pescara, noi ci siamo riusciti disputando una partita magari non bella ma determinata, contraddistinta da grande pressing, corsa e sacrificio». Vinta grazie al suo splendido gol di sinistro. Che non è il suo piede: «Sono destro, ma mi piace tanto calciare con il piede mancino. Prima che mi arrivasse il pallone avevo deciso di tirare, mi è andata bene perché la palla è carambolata sui pali». A Cittadella si è ambientato in fretta, ed ha imparato a conoscere l’ambiente: «Vivo in centro, da solo perché la mia fidanzata Benedetta è a Modena, dove lavora. Mi affascina la storia delle mura di Cittadella, qui mi trovo bene, è un posto tranquillo e la gente cordiale e disponibile». Stanco durante la stagione trascorre il tempo libero alla Play o leggendo: «Le mie passioni sono la bici e il tennis, che pratico in estate». Il messaggio ai suoi nuovi tifosi: «Stateci vicino perchè la salvezza passa per il Tombolato. Tutti insieme ce la faremo».
Ore 20.10 – (Mattino di Padova) Claudio Foscarini sale in cattedra. Letteralmente. Non solo per i risultati del suo Cittadella, reduce dalla scorribanda di Vercelli e finalmente riemerso dalla zona playout grazie a una serie di tre vittorie e due pareggi nel girone di ritorno, ma perché, stamattina, indosserà gli insoliti panni del professore. Lo farà nel seminario “Il calcio e le sue componenti”, in programma dalle 9 alle 13 a Vicenza, Contra’ delle Grazie, nella Sala dell’Assocalciatori. L’incontro è organizzato dall’Ordine dei giornalisti del Veneto, in collaborazione con l’Ussi (Unione Stampa Sportiva Italiana) Gruppo Veneto e con la Lega serie B, ed è rivolto proprio ai giornalisti. «All’inizio della mia carriera partecipavo più spesso a questo genere di convegni, mentre negli ultimi anni ho preferito diradare le partecipazioni per lasciare spazio ai colleghi più giovani» racconta il tecnico granata, che ha trascorso la domenica in famiglia, nella sua abitazione di Bergamo. «Stavolta mi ha contattato il giornalista Luca Miani, che coordina i lavori, e ho deciso di accettare anche perché non ho dovuto preparare materiali particolari, ma mi è stato solo chiesto di parlare della mia esperienza di allenatore e dei miei rapporti con la stampa. Poi raggiungerò Cittadella, come sempre, per la seduta del pomeriggio che apre la settimana che ci porterà alla sfida col Bologna di sabato». Con alle spalle un filotto positivo come quello che hanno messo assieme Pellizzer e compagni è anche più piacevole partecipare a iniziative come questa. Limitandosi al solo girone di ritorno, e considerando gli 11 punti raccolti nelle cinque partite sin qui disputate, il Citta sarebbe al terzo posto della classifica, dietro a Vicenza (13) e Livorno (12) e al fianco proprio del Bologna, in piena zona playoff. «Ma non dobbiamo sentirci appagati: la strada è quella giusta ma il percorso per raggiungere la salvezza è ancora lungo» conclude Foscarini.
Ore 19.50 – (Giornale di Vicenza) Anche Paolo Favaretto conosce la prima sconfitta dopo tre gare di gestione a Vicenza. L´analisi del tecnico biancorosso è sulla lunghezza d´onda delle considerazioni fatte un po´ da tutti coloro che erano al “Città di Meda”. «Entrambe le formazioni hanno giocato una buonissima gara, l´episodio del minuto 85 ha spostato gli equilibri dalla parte opposta. Bravi loro a cercarlo e ad essere premiati. In settimana avevo visto le ultime partite del Renate e onestamente sia ad Arezzo che a Mantova non meritavano di perdere. È stata una partita molto aperta, equilibrata, è anche vero che non si sono viste grandi occasioni, ma c´era sempre la sensazione che da una parte o dall´altra potesse arrivare qualcosa di pericoloso tra due formazioni che nonostante il terreno molto pesante hanno sempre giocato palla a terra. Gli attacchi hanno punto per tutti e novanta i minuti». Ma anche la sensazione che nel finale il Real Vicenza abbia sofferto un po´ di più specie sulle sgroppate di Muchetti a destra, non a caso Quintavalla è stato sostituito nel momento topico del match: «Quintavalla era ammonito, non l´ho sostituito perché era in sofferenza. Non volevo rischiasse un altro giallo e poi volevo inserire un altro uomo che mi desse maggiori garanzie di spinta a sinistra. Volevo provare a vincerla, come stava facendo il Renate. È normale poi che quando rischi in attacco, concedi qualcosa dietro Anche loro spesso andavano in difficoltà sulle nostre ripartenze ». La prima sconfitta dopo tre gare cosa significa? «Nulla. Rialziamo subito la testa e andiamo avanti. Normale che ci dispiaccia, ma sabato c´è il Venezia e pensiamo a quello». Sicuramente tra i migliori in campo è stato Matteo Malagò. Partito dalla panchina, ha saputo dare una sferzata fin dal suo ingresso, ma non è stato sufficiente. La sua analisi è sulla stessa lunghezza d´onda di mister Favaretto. «Il risultato più giusto sarebbe stato il pareggio dopo una gara in cui l´equilibrio l´ha fatta da padrone. C´è stata una sola vera occasione da gol e sono stati bravi a sfruttarla. Dobbiamo solo recriminare e andare avanti». Favaretto si schernisce quando poi gli viene chiesto cosa ha portato in più a questo Real Vicenza. «A livello tattico giochiamo sempre col 3-5-2, certo qualcosa di diverso è stato inserito. Ci stiamo lavorando solo da tre settimane, serve ancora un po´ di tempo per assorbire i nuovi meccanismi». Obiettivo salvezza che resta alla portata, anche se il mister biancorosso, considerando che la vetta della classifica è ormai irragiungibile, prova comunque ad alzare l´asticella. «Intanto pensiamo a salvarci, poi sarebbe bello centrare un piazzamento per la Tim Cup», chiude il mestrino.
Ore 19.40 – (Giornale di Vicenza) Prima sconfitta dell´era Favaretto. Arriva in Brianza, nei minuti finali, dopo una partita equilibrata in cui il risultato più giusto, forse, sarebbe stato il pareggio. L´episodio sfortunato, l´ennesimo pallone scodellato da destra, una difesa pigra che non spazza sono i tre ingredienti della rete segnata da Cocuzza, gioiellino scuola Parma, che parte dalla panchina, entra a partita in corso e decide una gara che il Real Vicenza probabilmente non meritava di perdere. Ai biancorossi di Favaretto sono mancati gli ultimi venti metri, il guizzo dei due attaccanti Gomez e Bruno, ieri meno concreti del solito. E la zona nobile della classifica si allontana ulteriormente, forse irrimediabilmente a questo punto. Addio sogni di gloria e, come ha detto negli spogliatoi Malagò, ora bisogna pensare prima a salvarsi e poi a tutto il resto. Partita per pochi intimi, cosa che accomuna un po´ Real Vicenza e Renate nel girone A di Lega Pro. A Meda (il Renate non ha uno stadio agibile per la Lega Pro) non si va oltre i 150 spettatori anche se condizionano (negativamente) l´affluenza di pubblico il cervellotico orario delle 18 della domenica e la serata fredda e piovosa. Di conseguenza il campo è molto pesante anche se ampiamente praticabile nonostante la tanta acqua caduta in Brianza da venerdì e le numerose partite rinviate in Lombardia nella giornata di ieri. Praticabile (non ci sono pozzanghere) ma difficile da interpretare per i ventidue in campo. Squadre a specchio. Sia Boldini che Favaretto schierano un 3-5-2 abbastanza prudente, ma senza rinunciare a cercare il gol. Real nella formazione annunciata, brianzoli che rispolverano Malgrati a centrocampo e Morotti a sinistra (per la squalifica di Iovine). Primo tempo sostanzialmente equilibrato, come del resto tutti i novanta minuti. Parte un poco meglio il Real con Dalla Bona che ci prova da fuori area dopo un´azione insistita al 1´. Interessante la verticalizzazione di Gomes per Bruno, ma la sfera schizza via veloce. Poi nulla fino al 35´ quando le due squadre ci provano con tiri dalla distanza. Spampatti è il primo, poi Bruno, in entrambi i casi gli attaccanti vengono murati dalla difesa. Al 38´ un bel traversone di Lavagnoli non trova nessuno all´appuntamento. Al 40´ invece provvidenziali prima Piccinni poi Carlini sulle conclusioni a botta sicura di Florian e Morotti dentro l´area. Nella ripresa il copione è sempre più o meno lo stesso. Favaretto inserisce Malagò al posto di Sandrini per dare più vivacità alla manovra e l´obiettivo è raggiunto anche se poi a livello di conclusioni le cose non cambiano. Al 12´ bella la sponda aerea di Quintavalla, ma non c´è nessuno e Malgrati sbroglia. Poco dopo forse l´occasione più ghiotta per l´undici vicentino, il pallone buono capita a Cristini in corsa, centralmente e da buona posizione, ha spazio per tirare ma non lo fa e serve invece un pallone impreciso a sinistra che si spegne sul fondo. Dentro anche Bardelloni che al 21´ spara alto. Alla mezz´ora i primi segnali di stanchezza delle due squadre che si allungano e sembra approfittarne di più il Renate che a destra ha spazio con Muchetti. Quintavalla è già ammonito, Favaretto preferisce non rischiare e inserisce Vannucci che ha più gamba. Al 39´ altro pallone pericoloso nell´area nerazzurra messo da Bardelloni, ma è l´ex Odogwu a liberare. Un minuto dopo il gol-partita. Azione insistita quella del Renate, fino a che arriva sui piedi di Scaccabarozzi all´altezza del vertice destro, pallone rasoterra, in due-tre mancano l´aggancio, non Cocuzza la cui zampata è quella vincente.
Ore 19.20 – (Giornale di Vicenza) Renzo Rosso al triplice fischio, quando sullo 0-0 ci sono ormai i sigilli, domanda il risultato di Novara-Pavia. Gli comunicano il 3-3 clamoroso in rimonta dei pavesi e allora il Grande Capo abbozza. «Dai, alla fine siamo ancora tutte lì – dice – è lunga, vediamo un po´ e pensiamo alla prossima…». Il presidente Stefano Rosso invece sospira. «Spiace perché pur facendo la partita dall´inizio alla fine è necessario essere più concreti – riconosce – creiamo occasioni, giochiamo a calcio però almeno un paio di opportunità dobbiamo provare a cacciarle dentro sennò diventa un problema…». Tonino Asta allarga le braccia. «Signori sono due domeniche di fila che siamo padroni del campo eppure sono arrivati soltanto due pareggi – è il suo commento -. Francamente non so cosa pensare: ma se iniziamo a giocare male cosa succede, che perdiamo 4-0 ogni volta? Lo so estremizzo un po´ e ragiono per paradosso, ma non so sinceramente cosa poter rimproverare ai miei». «Avevamo assenze pesantissime – ricorda – qualcuno come Davì che non stava benissimo e ciò nonostante si è tenuto il pallino quasi ininterrottamente. Sono il primo a puntare il dito sui ragazzi quando non si fabbricano nitide chance sottoporta, ma tanto stavolta, che nella gara precedente a Bergamo abbiamo costruito moltissimi pericoli. D´accordo, ci manca quell´ultimo guizzo, il lampo sottorete, ma se continuiamo di questo passo è inevitabile sfondare». «Se analizziamo il match mi viene in mente Pietribiasi lanciato davanti al portiere, oppure le parate di Galli su Cenetti o Cattaneo che aveva quasi obbligato all´autogol Briganti». Impossibile glissare sul doppio fuorigioco fischiato. «Le reti annullate? Mi sa che fossero molto sul filo sia Pietribiasi nel primo tempo, che Maistrello nella ripresa ma non me la sento di criticare la terna, in passato ho visto tanto, ma tanto di peggio. Dite che forse Spadafora andava inserito prima? Non lo so, ho ritenuto che dovesse essere utilizzato in quello spicchio di partita». Ha un altro pensiero da mettere in piazza don Tonino. «Di solito si dice che quando proponi una partita di questo tipo prima o dopo la vinci, noi è due volte che dominiamo larghi e non accade, immagino che succederà presto allora…» «La classifica? Lasciamo perdere – aggiunge – noi dobbiamo preoccuparci solo del prossimo avversario, nella nostra testa ci deve essere solamente l´Arezzo domenica, perché di partite scorbutiche ne troveremo altre, ricordatevi che siamo nel ritorno, nessuno molla niente e aspettiamoci altri avversari chiusi a strappare il punto, non solo Albinoleffe e Cremonese. Piuttosto godiamoci il piazzamento lassù, altrochè».
Ore 19.10 – (Giornale di Vicenza) Non avesse raccolto caterve di gol sino all´altroieri racconteremmo che Bassano non segna più neanche con la matita. Tra Bergamo e ieri ha fatturato almeno 16 assalti teoricamente vincenti spremendo la miseria di un gollaccio striminzito di Maistrello al 93´ dell´1-1 con l´Albinoleffe. Insomma occorre prosaicità e qui il Soccer Team sempre così arioso e vaporoso cicaleggia e sfarfalleggia, perciò davanti ci sono altri.
Nel momento dell´appello si fa prima a contare chi c´è visto che la lista indisponibili su entrambe le sponde è più lunga della spesa del sabato. Noi badiamo agli illustri forfait giallorossi e rinunciare in un colpo solo a Priola, Proietti e Iocolano, vale a dire l´architrave della creatura di Asta (stopper-regista e fantasista d´attacco), è una pessima prerogativa d´avvio aggravata dalla resa dell´ultima ora di Ingegneri bloccato da un malanno di stagione.
Eppure Bassano veste ugualmente d´assalto e già al 10´ Furlan scodella benone per Pietribiasi che sbuccia sul più bello. E al 18´ ancora Furlan pennella per la testa del più piccolo del mazzo, Cattaneo, il quale incorna ugualmente obbligando Galli ad alzare col guantone provvidenzile. Un attimo dopo quel saltapicchio si beve in sequenza tre avversari in serpentina come spritz con l´oliva e davanti a Rossi gli spara addosso. Quindi Furlan da buonissima posizione scarica un destraccio alle stelle (24´) e al 37´ dall´altra parte del campo Moroni fa sibilare sfera nei pressi dell´incrocio. Quando si riattacca nel lato B quasi si procede a una porta sola, indovinate quale. Subito Cattaneo si invola sull´out, la piazza in mezzo dove ci fosse – mannaggia – lo stinco di un qualche viandante di passaggio ad assestare la pedatona scacciapensieri. Sicchè Cenetti sceglie di mettersi in proprio: sassata dal limite alzata sopra la sbarra da Galli sempre molto ginnico (14´), ma il guardiano grigiorosso fa addirittura di meglio il giro di lancetta successivo: siccome è Carnevale, Cenetti si traveste da playmaker, smazza un assist col contagiri a Pietribiasi spedendolo in porta e costui si fa murare da Galli che comincia a realizzare di essere in giornata di grazia. Rossi invece è in giornata di grazie e ringrazia ad esempio Ciccone che da due metri si mastica la sfera sul fondo. Poi al 34´ sull´ennesimo rasoterra forte e tagliato di Cattaneo indirizzato nel cuore dell´area, Briganti libera verso i suoi pali, il portiere sarebbe battutissimo ma il cuoio rotola sul fondo fra imprecazioni variegate. Altri due minuti e ci riprova ancora Cenetti: fucilata bis e Galli schizza ginnico e plastico a stornare da drago col braccio di richiamo. Mica finita, dentro ci sono già Maistrello e Spadafora e dopo che Toninelli sventa sulla linea l´agguato in ripartenza di Kirilov (37´), allo scoccare del 44´, proprio Tommy corregge nel sacco un´assistenza di Davì: il vecchio velodromo esplode di gioia ma l´arbitro annulla il secondo gol del pomeriggio ai virtussini (nel primo tempo era capitato a Pietribiasi, sempre per offside). Il fuorigioco in entrambi i casi pare molto ai limite e ad ogni modo farsi il sangue amaro non sembra una buona idea. La verità semmai è un´altra: ovvero che una formazione che produce sistematicamente 8-10 limpide palle ghiotte e golose non può poi addentare il cosiddetto osso della polenta perchè a certi livelli – e se si vuole iscriversi alla lunga volatona per la B – prima o poi bisogna pur decidersi a stangare, anche randellando dalla distanza se occorre (come nella circostanza ha mirabilmente dimostrato Cenetti). Altrimenti si vince di sicuro la classifica dei complimenti. Quella che al martedì hanno già scordato tutti.
Ore 18.50 – (Trentino) Ha un diavolo per capello Stefano Manfioletti, il trainer droato, che è stato allontanato dal terreno dopo che l’arbitro Bertozzi aveva negato nei minuti finali un rigore, sembrato evidentissimo, anche se l’esperto tecnico tiene a precisare che il risultato del campo, pur negativo, ha poco o nulla a che vedere con la prosopopea di alcuni direttori di gara, vedi l’odierno (ieri per chi legge ndr) arbitro Bertozzi. Dopo la combattuta contesa finita con un’amara sentenza vista sul campo Manfioletti ai microfoni precisa: «Ultima parte della gara è stata pesantemente condizionata dalle decisioni arbitrali. Due sanzioni diametralmente opposte, direi incomprensibilmente adottate dall’arbitro, hanno incanalato la gara su un finale con relativa sconfitta che non meritavamo. La verità – precisa Manfioletti – che è certi arbitri arrivano in Trentino sui nostri campi e non sanno neanche dove si trovano i paesi come Mori o Dro. Di più: si permettono alcune licenze – dice testualmente il mister – , vedi l’odierna mancanza d’organizzare il terzo tempo a fine gara per non dire altre mancanze di tatto o rispetto per le nostre piccole realtà sportive che fanno salti mortali per onorare dignitosamente la partecipazione ai campionati nazionali». Stuzzicato dai colleghi nell’ ipotizzare se questa pesante battuta d’arresto possa compromettere il buon esito in chiave salvezza diretta il trainer, leggermente stizzito, ammette: «Non è collegabile una sconfitta alla domanda così mal posta. Certo che un arbitro può condizionare una gara che nel contesto generale, in un campionato tirato e combattuto, può influire con l’esito finale. Purtroppo è capitato a noi in un momento delicatissimo del campionato. L’unica cosa è – conclude l’allenatore del Dro Manfioletti – guardare avanti e da domani pensare alla prossima gara interna col Tamai».
Ore 18.40 – (Trentino) Pur squalificato e sostituito in panchina da Diener il vulcanico e sanguineo trainer moriano, Davide Zoller, ha diretto da bordo campo la sua truppa impartendo continue istruzioni al suo valido secondo Diener e si gode questa seconda vittoria stagionale consapevole che essa vale moltissimo dal punto di vista psicologico anche se meno in chiave salvezza diretta. Comunque Zoller dice ai colleghi: «Una gara giocata con buona cattiveria agonistica dai miei ragazzi, ai quali non è mai venuta meno la concentrazione. E’ stato, come tutti i derby, una contesa molto combattuta, maschia, ma corretta. Abbiamo ben interpretato le due fasi, difensiva ed offensiva; e siamo arrivati quattro o cinque volte davanti a Bordignon in modo propositivo e minaccioso anche se la mira, fra i miei, ha fatto un pochino difetto. Comunque godiamoci questo successo perché questa vittoria non ci toglie le speranze di rimanere agganciati, seppur a distanza, dello sparuto gruppetto delle squadre che lotteranno per agganciare almeno i play out». Morgan Cristelotti, capitano coraggioso, che rientrava in campo dopo l’infortunio che l’ha tenuto lontano dai campi per quasi un mesetto dice: «Abbiamo meritato la vittoria perchè rincorsa con caparbietà per lungo tempo. E’ arrivata in questa occasione nel derby con i droati. E’ un pochino una rivincita, perché avevamo perso con loro sia in campionato che in Coppa. Comunque abbiamo dimostrato che la nostra classifica è bugiarda. Sappiamo di avere dei limiti tecnici, ma caratterialmente siamo alla pari con altre comprimarie e lo dico perché in varie occasioni siamo stati puniti oltre i nostri demeriti. L’importante – conclude il capitano – è giocare sempre, dando tutto in campo».
Ore 18.30 – (Trentino) Riassapora il successo in campionato il Mori, ed l’ottiene una rivincita coi cugini del Dro dai quali era stato superato, sia nel match d’andata che in precedenza nel primo turno di Coppa Italia. I tricolori moriani, al di là dei due rocamboleschi episodi finali, entrambi favorevoli alla squadra di Zoller, hanno vinto con merito in quanto sono riusciti a gestire la contesa in modo appropriato. Al contrario il Dro, pur mantenendo, nella prima frazione, una certa supremazia nella fase centrale del campo non ha saputo produrre che sporadicamente delle iniziative pericolose. Pronti via: ed il Mori, grazie ad una colossale topica del portiere Bordignon, ex di turno, schioda al ventiquattresimo secondo di gara il derby: Eisenstecken s’incunea sulla linea dei trenta metri e lascia partire un dritto che inganna l’estremo ospite scivolando fra le sue braccia e terminando la sua corsa nel sacco. Rispondono gli ospiti ed al 14’pt Cicuttini scocca un tiro centrale neutralizzato da Poli. Appresso, una lunga rimessa laterale di Allegretti è calamitata in area lagarina da Bertoldi che prolunga di testa per lo smarcato Proch e la sua inzuccata, che vede Poli spettatore, gonfia il sacco. I padroni di casa confezionano la prima delle loro quattro chance: Inizia al 16’pt Deimichei, che ben servito dentro l’area da un assist volante di Eisenstecken, smarcato davanti a Bordignon, calcia a lato. Al 20’pt una punizione di Tisi scalda i pugni a Bordignon ed al 32’pt un traversone di Calliari attraversa tutta l’area di rigore gialloblu e perviene all’altezza del secondo palo sui piedi di Tisi, ma il suo tiro scheggia il palo esterno e si perde sul fondo. Risponde il Dro ma la sassata di Bertoldi è centrale e non impensierisce Poli. La ripresa si apre con una telefonata punizione dello specialista Tisi. Al 12’st Bertoldi al limite dell’area moriana intercetta un precedente tiro di Proch ma la traiettoria non è precisa. Al 15’st anche il giovane Dossi ha un’ottima chance in area arcense ma è poco lucido, perde il tempo e l’occasionissima sfuma. Il Mori aumenta il ritmo nmentre l’azione dei gadesani si fa macchinosa e prevedibile. Il gol partita arriva nel penultimo minuto quando un calcio d’angolo di Tisi sbatte in area sulle braccia di Bazzanella: l’arbitro fra le proteste assegna il penalty che l’ex Tisi trasforma con freddezza. Il Dro si getta in avanti e in mischia, un allungo di Cicuttini è intercettato da capitan Cristelotti che accomoda la ribattuta con una mano ma l’arbitro non vede e, fra veementi e reiterate proteste degli ospiti, fa proseguire. Il triplice fischio di chiusura sancisce la vittoria moriana; ma amarezza e rabbia esplodono fra le file ed i tifosi droati.
Ore 18.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Amarezza negli spogliatoi del Tamai dopo il pareggio che il Legnago ha raggiunto negli ultimi secondi di gara in pieno recupero. La divisione della posta ha coinciso tra l’altro con l’ennesimo malore subito dal tecnico di casa De Agostini, che tra il primo e il secondo tempo è stato portato in ospedale per accertamenti. «Per fortuna Stefano si è ripreso subito – esordisce il presidente Elia Verardo – mi spiace comunque per come sia terminata la disputa, meritavamo il successo anche in considerazione del fatto che il calcio piazzato, che ha poi decretato il gol del Legnago, non c’era». Di tutt’altra opinione il tecnico ospite. «Abbiamo meritato il punto – sostiene Andrea Orecchia – soprattutto per quello che abbiamo fatto vedere nel secondo tempo con diverse occasioni mancate anche un palo. Il fatto poi che il gol l’abbia realizzato Valente mi rende ancora più soddisfatto».
Ore 18.10 – (Messaggero Veneto) Il successo era lì, in pugno: mancavano pochi secondi. Poi la beffa, il gol su punizione. E l’inizio della “crisetta”. Non sa più vincere il Tamai. Le “furie rosse” si fanno rimontare al 94’ dal Legnago e per un’altra volta non centrano la vittoria: sono 5 gare le gare di astinenza, 450’ contraddistinti da 4 pareggi e 1 sconfitta. Un’involuzione da tenere d’occhio, aggravata da una brutta notizia. Anche ieri Stefano De Agostini non ha chiuso la partita in panchina. Il tecnico, infatti, per la quinta volta in stagione, ha accusato un malore e si è dovuto allontanare dal campo. Gli era capitato anche 8 giorni fa all’Euganeo col Padova. Il problema sembrava risolto, ma si è ripresentato. E la squadra è rimasta senza la sua guida. Il Tamai dimostra di fare la partita: all’11’ già sfiora il vantaggio. Le “furie rosse” sono le solite, 4-3-3 d’ordinanza, con qualche leggera modifica: in porta c’è il giovane Francescutti al posto di Peresson, Colombera si rivede come terzino destro. Davanti il consueto trio. Che al 16’ timbra. Discesa di Zambon, cross dalla sinistra per Sellan che appoggia in rete: è l’1-0. I mobilieri hanno la gara in mano. La ripresa si apre sempre col Tamai in avanti, il Legnago controlla. Al 26’ l’occasionissima: corner, Furlan prolunga di testa, la palla arriva a Zambon che di piatto, da buona posizione, manda fuori. I veronesi cominciano a crederci, Orecchia effettua il secondo e il terzo cambio e il baricentro si alza. Ma quando al 94’ sembra ormai tutto deciso, la rete del pari. Punizione dal limite, Valente azzecca la traiettoria e fa 1-1. La beffa nella coda. Il Tamai si trova comunque con 7 punti sui play-out, ma con diversi problemini. Meglio risolverli prima possibile.
Ore 18.00 – (Gazzettino, edizione di Treviso) A fine partita Toni Tessariol si gode la prima vittoria del 2015. «Sono tre punti pesanti, conquistati contro un avversario che nelle ultime giornate aveva fatto bene – dice il sostituto dello squalificato Pasa – questa vittoria ci dà un po’ più di tranquillità in vista delle prossime partite. Abbiamo sofferto alla fine, complicandocela da soli, però credo sia stata una buona prestazione quella fatta dai ragazzi». Meglio il primo tempo del secondo. «In settimana ci eravamo detti di stare attenti alla ripresa, visto che a Dro era già successa questa cosa. Sul 2 a 0 qualcuno si è abbassato troppo, abbiamo concesso campo ma non è che loro abbiano creato occasioni pericolose. Mi pare che Rigo non abbia effettuato nemmeno una parata. Ciò non toglie che dovevamo essere meno superficiali e più concreti». C’era il rigore per loro? «Eravamo convinti che l’arbitro ci avesse fischiato fallo a favore, invece ha indicato il dischetto espellendo Fabbian. Dispiace perché con il rosso diretto per lui arriveranno due giornate di squalifica». Sul rigore a vostro favore è sembrato che Giglio e Severgnini non fossero d’accordo su chi dovesse batterlo. «Sono entrambi rigoristi della squadra, forse Matteo voleva sbloccarsi e raggiungere quota dieci gol, purtroppo è andata male». Come spiega il cambio di Garbuio? «Loro spingevano e allora ho inserito Fressetto per schierarci a quattro dietro».
Ore 17.50 – (Tribuna di Treviso) Per dirla con Sanremo, il Montebelluna spicca il Volo, riassaporando la vittoria dopo 6 turni (prima del 2015) e portandosi a ridosso dei playoff. Di negativo c’è la prestazione del secondo tempo: i biancocelesti si abbassano e giocano con superficialità, credendo di avere già in tasca 3 punti. Errore marchiano, specie con un avversario di rara bruttezza: consentire al Kras di tornare in partita in extremis con un rigore non è ammissibile. Merita di essere rimarcata la confidenza con il gol di Samba, mentre lo strisciante nervosismo (il battibecco tra Fabbian e Corvaglia, Severgnini che se la prende per non aver tirato il rigore) va sradicato. Collaudato 3-4-1-2 per il Monte con Giglio a innescare Masiero e Samba. Fermato dal giudice Nicoletti, Bressan viene avanzato a centrocampo. I ragazzi di Tessariol (Pasa squalificato) sfruttano le prime battute per studiare i giuliani, si costruisce poco e il match non decolla. L’unico a provarci è Giglio, ma senza lconvinzione. Come fosse serpente a sonagli, in realtà, Perosin e compagni stanno ipnotizzando il Kras. Attendono l’attimo per mordere. Ci riescono con una bella azione di prima avviata a metà campo, mentre i carsolini schiacciano una pennichella fatale. Masiero è incredulo nel servire Samba, che dall’area piccola buggera sul suo palo l’estremo ospite. Un vantaggio costruito con un approccio attento e ragionato. Il raddoppio matura in 10’: sventola improvvisa di Garbuio dai 25 metri e sfera nell’angolo basso opposto. La replica del Repen è sui piedi di Corvaglia: gol annullato per fuorigioco. Considerata la pochezza dell’avversario, il Monte ritiene di aver messo in saccoccia il successo. Affronta la ripresa, pensando ad amministrare. Nelle rare fiammate, pecca d’imprecisione e sbaglia l’ultimo passaggio. Tessariol sceglie una soluzione tattica più prudente, sostituendo l’offensivo Garbuio con Frassetto e optando per la difesa a 4. Non è un segnale di coraggio. Si dovrebbe cercare il tris, invece i montelliani corrono qualche pericolo di troppo. Solo un controllo errato con il piede impedisce a Knezevic di finalizzare un contropiede: a tu per tu con Rigo, era più difficile sbagliare (st 36’). Il calcio è beffardo: rovesciamento di fronte, penalty per fallo di Fross su Frassetto, ma Giglio si fa parare. Poi Mosetti si esalta sulla stoccata di Severgnini. Sarebbe il colmo vivere nell’affanno i minuti finali, ma succederà così. Prima Perosin libera davanti alla porta, poi Fabbian si becca il rosso (atterrato Corvaglia), permettendo a Kenezevic (Rigo spiazzato) di accorciare. Ma la vittoria è salva.
Ore 17.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Siamo rimasti in dieci per un errore che ha cambiato tutta la partita – spiega il portiere della Clodiense, Luca Tiozzo Caenazzo – L’espulsione ci ha un po’ stordito, ma abbiamo dimostrato di poter gestire meglio la gara rispetto agli avversari. Siamo stati bravi perché nel secondo tempo non si è vista l’inferiorità numerica. Sembrava che patissero di più loro e che, più di noi, cercassero il apri. Noi abbiamo provato a spingere». Il Fontanafredda contesta la situazione da rigore ad inizio secondo tempo. Dalla sua posizione cosa ha visto? «La mia sensazione era che fosse fuori, anche perché c’era il segno del piede a terra. In fondo, neanche loro in campo hanno protestato». Osservandola singolarmente, ha dato buone risposte, molte delle quali di piede. «Devo dire che quasi in ogni partita ho poco da fare. Sia quando schieriamo una difesa giovane, che quando giocano i compagni più esperti. I rinvii di piede sono stati difficili per il campo mollo, ma non li ho sbagliati». Capitan Berto Boscolo afferma che il pareggio «in realtà significa due punti persi». «Poi, pensandoci bene, si tratta di un bel punto pigliato in dieci. L’occasione principale l’ho sbagliata io – ammette – su quel colpo di testa, dopo che Davide Boscolo mi aveva messo un cross perfetto. Ho voluto prenderla forte e l’ho alzata troppo». Pronti a rifarvi domenica prossima contro il Mori? «Sarà una compagine dura da affrontare, ma dobbiamo fare una partita per i tre punti. Prima cerchiamo di arrivare alla salvezza, poi pensiamo ad altri obiettivi, andando avanti passo passo».
Ore 17.30 – (La Nuova Venezia) Mister Pagan è soddisfatto per l’ottimo punto strappato in dieci uomini, ma a fine gara non nasconde i rimpianti di un successo sfiorato. «Mettiamo altro fieno in cascina», esordisce il tecnico, «prendiamo un buon punto su un campo difficile. Peccato per quell’attimo di sbandamento che ci ha costretto in inferiorità numerica», ammette, «dall’occasionissima di Mastroianni all’espulsione nel giro di trenta secondi. In undici contro undici stavamo dominando e creando i presupposti per vincere la partita, e in dieci abbiamo avuto l’occasione più limpida nel finale con Berto Boscolo. Mischiando tutti gli elementi della partita, la bilancia pende dalla parte dei due punti persi». Pesa con un macigno sull’andamento del match l’ingenua espulsione di Tiozzo Fasiolo al 34′ del primo tempo, per l’atterramento di Gargiulo lanciato a rete. «Serve più attenzione in certi momenti delicati»,analizza il mister, «ma è un ragazzo giovanissimo e questi errori ci possono stare. Lo faranno crescere e con l’esperienza non verranno più commessi.”. La Clodiense continua comunque la striscia positiva, a un punto dalla zona playoff. «La squadra sta maturando e vuole imporre il proprio gioco con personalità», spiega Pagan, «Abbiamo iniziato il 2015 con il piglio giusto, e questo è il settimo risultato utile consecutivo. Ma rimaniamo con i piedi per terra, non voliamo troppo in alto: abbiamo 35 punti e l’obiettivo è raggiungere i 42 nel più breve tempo possibile, poi», conclude, «potremmo cominciare a ragionare più in grande».
Ore 17.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Maurizio De Pieri dallo 0-0 contro la Clodiense vede il bicchiere mezzo pieno. «Sono contento del punto preso – afferma l’allenatore del Fontanafredda – ottenuto contro una squadra quinta in classifica che, ancora una volta, si dimostra tosta e ben messa in campo, oltre che ordinata fino alla fine. Solo a inizio gara ci ha messo sotto». Soprattutto fino alla mezzora, quando vigeva la parità numerica. La sua squadra, però, non ha saputo sfruttare il vantaggio numerico. «Dopo l’espulsione dovevamo certo sfruttare di più le situazioni. Mi rammarico – prosegue De Pieri – di non aver avuto possibilità di cambi in mezzo al campo, per provare diverse soluzioni. Abbiamo creato poco per quello che, invece, dovevamo fare avendo un uomo in più. Inoltre, al posto di allargarci, abbiamo giocato prevalentemente in verticale per vie centrali. Penso che, alla fine, il pari sia comunque il risultato giusto». Dopo la scorsa partita, in settimana aveva tirato le orecchie alla sua squadra. C’è stata la reazione che voleva? «Mi spiace che sia finita così, perché speravo che nel secondo tempo si potessero creare i presupposti per la nostra vittoria. Discuto l’episodio nella ripresa, che a molti sembrava rigore ma, a parte quello, penso ci sia stato un passo avanti del Fontanafredda, anche se non ancora come vorrei. Perlomeno abbiamo tentato di fare certe cose, ma dobbiamo anche pensare che abbiamo sbagliato troppi passaggi per frenesia. Uniti al fatto che non abbiamo occupato il campo in ampiezza, non abbiamo fatto girare meglio la palla».
Ore 17.10 – (Messaggero Veneto) Finisce 0-0, nonostate più di un tempo in superiorità numerica. E ci sono pochi rimpianti, perché ai punti la Clodiense forse avrebbe meritato qualcosa in più. Il Fontanafredda rigrazia Vicario, strepitoso nella doppia occasione Pellizzer-Mastroianni nel primo tempo, e soprattutto Tiozzo Fasiolo, che con un’ingenuità clamorosa ha lasciato i suoi in dieci al 33′. I veneti stavano mettendo sotto i rossoneri. Gli uomini di Pagan si sono imposti dall’avvio nella metà campo di casa, tenendo il pallino del gioco con personalità. La prima occasione degna di nota arriva al 19′, quando dopo una carambola al limite dell’area, Siega (in netto fuorigioco) si trova a tu per tu con Vicario: sparo con il destro, pronta respinta dell’estremo. Il Fontanafredda non esce dal guscio, costretto all’errore dalla foga dei granata che toglie il respiro alla mediana rossonera (priva di Nastri, Tellan e Tacoli). Si arriva al 33′, minuto decisivo del match. La Clodiense sciupa un chance clamorosa: Vicario è miracoloso due volte, prima sulla bordata dalla distanza di Pellizzer, poi sulla ribattuta a botta sicura di Mastroianni. Sul ribaltamento di fronte, Gargiulo soffia il pallone a Tiozzo Fasiolo, che per “rimediare” si aggrappa al numero 9 di casa lanciato a rete. Rosso automatico e ospiti in inferiorità numerica nel momento più propizio. Tiozzo Caenazzo è ancora decisivo al 42′: piazzato di Roveredo, Tonizzo prolunga di testa per Frison, che a botta sicura in area piccola trova l’opposizione in tuffo del portiere. Pagan ridisegna il suo scacchiere con il 4-3-2, senza rinunciare alle due punte, mantenendo compatte le tre linee. Scelta che paga, perché nella ripresa la prima chance è di marca ospite: Mazzetto premia il taglio di Mastroianni, che supera Vicario in uscita ma non riesce a concludere in rete. Due minuti più tardi, Roveredo tenta la soluzione dai 25 metri: sinistro potente ma non preciso. Il Fontanafredda alza il ritmo a metà frazione, la Clodiense però non si disunisce e non corre rischi letali. Alla mezz’ora, Piaggio sfiora il vantaggio con un piazzato dal limite che termina sull’esterno della rete. Brividi sulle schiene ospiti al 33′, sulla più grande occasione per i rossoneri: cross al bacio di Roveredo, Florean si avvita da bomber di razza e fa la barba all’incrocio dei pali, a Tiozzo Caenazzo battuto. La Clodiense trema ma non si scompone, e il ping pong di occasioni continua. È il 36′, Davide Boscolo disegna un piazzato perfetto per la testa di Berto Boscolo, che a due passi dalla rete colpisce incredibilmente sopra la traversa. È l’ultima emozione, finisce a reti bianche.
Ore 17.00 – (Gazzettino, edizione di Treviso) «La prestazione è stata più che buona, ci è mancato solo il risultato». Antonio Paganin accetta il verdetto del campo, anche se non manca il rammarico per il rigore sprecato. «Potevamo chiudere la partita, purtroppo non ne siamo stati capaci. Su questo episodio negativo l’ArzignanoChiampo ha preso coraggio, e sfruttando le qualità dei suoi attaccanti, in primis Trinchieri, ha ribaltato il risultato. Nel primo tempo però la partita l’abbiamo fatta noi. Oltre al gol abbiamo creato anche altre situazioni pericolose. Eravamo partiti col piede giusto anche nella ripresa, poi…Quando siamo andati sotto non abbiamo avuto l’energia necessaria per reagire, il campo pesante si è fatto sentire. Dispiace soprattutto per i ragazzi. Ripeto, hanno disputato una buona prestazione, avrebbero meritato altra conclusione».
Ore 16.50 – (Giornale di Vicenza) Nel post gara Paolo Beggio lascia la scena a Corrado Giordani, primo uomo della panchina vista la squalifica del tecnico. E il racconto si sposta subito alle parole ripetute all´intervallo: «Abbiamo recuperato partite peggiori di questa». E poi, spiega: «Da bordo campo sentivo come i ragazzi s´incoraggiavano gli uni con gli altri. Non c´è niente da fare, quando una squadra vuole vincere lo fa». E l´Arzichiampo lo sa bene. «Il primo tempo sembrava giocassimo quasi con sufficienza, mentre il Giorgione sembrava telecomandato. Ogni pallone era combattuto, e correvano. Poi siamo venuti fuori noi, c´era finalmente la voglia di andare su ogni contrasto». E Beggio, che c´è ma non si vede, si fa però sentire: «Una prestazione che sarebbe stata da 4 l´abbiamo trasformata in una da 8».
Ore 16.40 – (Giornale di Vicenza) Stavolta non festeggia come Batigol, “mitragliando” verso il pubblico. Stavolta va a raccogliere la palla nell´angolino, la abbraccia, corre a centrocampo e punta l´indice dritto in tribuna. La dedica è tutta per papà Carlos e mamma Adriana, arrivati apposta per lui dall´Argentina dopo quattro anni di assenza dall´Italia. Martin Trinchieri sa come si fa a lasciare il segno. L´ha spiegato ancora una volta ieri, con l´Arzignanochiampo sotto di un gol e dopo un primo tempo in cui non se ne veniva fuori. È bastato un guizzo e l´assist del 2-1 per rimettere tutto a posto. E grazie ai gemelli diversi del gol, Trinchieri (13 reti) e Carlotto (11), la Banda Beggio silura anche il Giorgione. In otto partite da zona pericolante l´Arzichiampo mette assieme cinque vittorie (Tamai, Union Pro, Fontanafredda, Mori, Giorgione) e tre pareggi (Montebelluna, Triestina e Mezzocorona). Non serve la calcolatrice per crederci: i punti sono 18 (e 36 i totali). Dalle parti di Arzignano gli occhi guardano ancora in basso, e va bene. Ma, di fatto, da ieri la Banda Beggio ha messo i piedi in zona playoff. MA CHE FATICA. La premessa non inganni. Perché nel primo tempo si è fatta una fatica tremenda. Il 4-3-3 messo in campo da Paganin (Antonio, fratello dell´ex biancorosso Massimo) è quanto di più arcigno ci si possa trovare davanti. E su un campo inzuppato dalla pioggia, il trio Podvorica-Gazzola-Episcopo riesce a far ballare la palla come se si fosse alla Scala. Di contro, l´Arzichiampo sembra snaturarsi. E al fraseggio degli ultimi tempi si sostituiscono lanci lunghi accompagnati dalla speranza che i palloni spiovano nella Trinchieri-zona. La cosa si verifica (anche) in due occasioni: al 12´ su invito di Draghetti e al 14´ con Vignaga, ma in entrambi i casi l´argentino viene anticipato. L´acuto del Giorgione arriva al 18´, ma la spizzata aerea di Mattioli è deviata sulla traversa dai riflessi di Dall´Amico. Nulla potrà il portiere al 41´, quando proprio Mattioli entra in area e appoggia per Episcopo che, come all´andata, va in gol. E dopo l´intervallo, le cose potrebbero mettersi anche peggio. Perché al 3´ Bolcato stende in area Podvorica. Sul dischetto ci va Vigo, ma Dall´Amico lo ipnotizza, persino nella respinta. Ecco dove svolta l´Arzichiampo. Nel giro di 17´ Giordani (che sostituisce lo squalificato Beggio) fa fuori tutti i cambi: azzeccatissimi. Perché è dai piedi di Beccaro che spunta un cross sontuoso dove Trinchieri fa l´attaccante vero e rimette in parità la storia (20´). E la freccia del sorpasso la mette Carlotto: prima fa ammattire Giacomazzi e Vigo (ammoniti), poi ringrazia Trinchieri per l´assist con un destro potente dal limite.
Ore 16.30 – (Messaggero Veneto) Soltanto un punto, ma che fa felice Mauro Zironelli. Al termine della gara di Mogliano, il tecnico della Sacilese può sorridere non tanto perché in classifica non è cambiato nulla (grazie ai pareggi di Belluno e Altovicentino, il terzo posto rimane a 2 punti e il secondo a 6), quanto perché ieri si sono riviste, perlomeno a tratti, trame di qualità, di quella Sacilese champagne che ha caratterizzato la sua gestione. E di cui a volte si è sentita la nostalgia, sebbene i risultati non siano mai mancati. «È stata un’ottima partita – conferma Zironelli – in cui ho rivisto azioni palla a terra che era da un po’ che non attuavamo. Peccato soltanto che nel momento in cui avevamo preso in mano le redini della partita, sia arrivata l’espulsione di Mboup». Ma anche con un uomo in meno la formazione liventina non si è scomposta e alla fine avrebbe pure potuto trovare il gol-vittoria, se Noè non fosse riuscito a vanificare un’autentica invenzione dell’ispirato Beccaro.
Ore 16.20 – (Tribuna di Treviso) Alla fine i giocatori dell’Union Pro non riescono a esultare per il punto contro una delle pretendenti ai playoff di categoria. In superiorità numerica e con il controllo del campo la mancata vittoria fa masticare amaro i ragazzi trevigiani che speravano di bissare il successo contro il Padova. Nemmeno il gran gol di Comin fa abbozzare un sorriso; resta l’amaro in bocca per non aver portato a casa una vittoria che avrebbe dato maggior tranquillità nel prosieguo deo campionato. Per tutti parla l’allenatore. «Peccato non aver vinto una partita giocata bene e disputata ad alto ritmo contro una bella Sacilese che ha dimostrato di meritare la sua posizione in classifica – racconta negli spogliatoi Feltrin -. Ora dovremo andare a Legnago fiduciosi nelle nostre capacità e cercando di dare continuità ai risultati». Battere il Padova e rischiare di vincere contro la Sacilese ha comunque fatto capire di che pasta è fatto il Mogliano. «Abbiamo dimostrato che in serie D ci possiamo stare – continua – forse loro ancora non ci conoscevano bene, ma oggi hanno capito che non molliamo mai. Domenica avremo una partita che vale doppio e il Legnago non regalerà nulla arrivando con il morale alto per il risultato di oggi (ieri per chi legge ndr). Sono comunque contento perché abbiamo giocato bene pur soffrendo all’inizio e abbiamo provato nuovi moduli e posizioni». Poi un appunto sui singoli. «Nobile ha inizialmente sofferto con Beccia – continua il mister – e ha faticato all’inizio ma poi cambiando le posizioni è cresciuto. Siamo soddisfatti anche se abbiamo alcuni rimpianti perché potevamo anche vincere. L’obiettivo rimangono i 40/41 punti per stare tranquilli. Nobile ha messo in difficoltà gli avversari sulla sinistra come Visinoni che, se pur stanco, stava recuperando molti palloni. Appiah, invece, ha giocato nel ruolo a lui più congeniale forse; si è dimostrato duttile e si è sacrificato per la squadra». Partita preparata bene in settimana e giocata con grinta nonostante qualche difficoltà iniziale. «Non rientravamo con uno dei due esterni, e quindi abbiamo concesso spazi, poi invertendoli siamo andati meglio – conclude Feltrin – ; siamo stati pericolosi con le ripartenze, dietro abbiamo sofferto poco. Certo il risultato più importante dovrà arrivare più domenica che nelle altre 2 giornate successive. Noi giochiamo bene se teniamo il gioco ma se lo lasciamo agli avverasari diventiamo una squadra mediocre. Ora abbiamo una buona identità. Recuperiamo Trevisiol e, pian piano, anche Rossi. Mancano ancora 12 partite e abbiamo un punto in più rispetto all’andata, non dimentichiamo che loro avevano Baggio e Menucci che giocavano in Lega Pro e altri con esperienze di livello. I miei ragazzi sentono queste partite ma la prossima dovranno sentirla ancora di più con la convinzione dei propri mezzi e con lo spirito acquisito ora ogni risultato è possibile. Avrò bisogno di tutti e chi in allenamento dimostrerà di essere pronto so che darà il massimo per tutti i 90’».
Ore 16.10 – (Tribuna di Treviso) Forse tutti avrebbero firmato per un pari contro la quarta, ma, allo scadere, il risultato ha il sapore di una beffa. Sul piano del gioco forse la miglior prestazione dei padroni di casa in questo campionato, azioni in successione con veloci capovolgimenti e nessun attimo di tregua. C’era anche da riscattare la pesante sconfitta dell’andata e dimostrare di meritare la categoria; fosse arrivata anche la vittoria nessuno avrebbe parlato di furto. L’Union parte forte e al 5’ Favaro deve distendersi in tuffo su un tiro cross di Comin. Scampato pericolo, 2’ dopo, sono gli ospiti a rendersi pericolosi con una combinazione Beccia – Beccaro con il trequartista che si divora un gol davanti a Noè. Si gioca a viso aperto e pronta risposta dei trevigiani con discesa sulla fascia di Appiah che calcia sull’esterno. Il gioco passa ai friulani e l’Union sembra non riuscire a prendere le misure agli avversari. Visinoni e Serena non sembrano in giornata e al 18’ proprio Serena regala un corridoio per la discesa di Craviari che mette in mezzo per l’accorrente Spagnoli. La palla rimane sotto il piede dell’attaccante friulano e la sua girata si trasforma in un comodo passaggio a Noè. Al 22’ la migliore azione dei padroni di casa; Visinoni smarca Comin; tiro di prima e tuffo di Favaro sul suo palo a salvare in due tempi. Al 26’ i ragazzi di Feltrin pagano dazio per una delle solite ingenuità. Spagnoli cerca e trova al limite dell’area il fallo di Alvise Nobile. Punizione di Manucci e Noè battuto con la palla che passa in mezzo alla barriera senza che il portiere riesca a veder partire il tiro. L’11 trevigiano non ci sta e prova subito a rimettere nei binari la partita. 2’ dopo Comin (il migliore dei suoi) costringe Favaro alla parata a terra. La Sacilese prova a chiudere i conti con il maggior tasso tecnico. Per fortuna di Feltrin e i suoi questo spesso porta gli ospiti a perdere palla per troppa leziosità. Leziosità che viene punita da Comin al 34’: tiro dai 20 metri a girare con palla che si insacca sotto l’incrocio opposto. Pareggio giusto e eurogol per il 10 trevigiano che sta diventando specialista in prodezze. Al 42’ Spagnoli pericoloso con un pallone messo in mezzo dalla fascia destra; solo un intervento di Zanette evita a Noè un pericolo. La seconda frazione vede il Mogliano entrare con lo spirito di voler vincere e dopo soli 5’ Visinoni (risvegliatosi dopo un primo tempo in chiaroscuro), ben lanciato da Comin, si vede anticipare al momento del tiro da Favret. Pressing dei padroni di casa che colgono il palo con un gran tiro di Appiah toccato da Favaro e sulla respinta del legno, ribattuta di Nobile che fa cadere la palla proprio davanti all’estremo difensore friulano che rinvia d’istinto. Ribaltamento di fronte con Craviari che mette in mezzo per Beccaro che di testa coglie la traversa. La partita è vibrante e, passato il quarto d’ora, un’azione manovrata dell’Union mette alle corde la difesa sacilese. In 1’ Comin, Nobile e Visinoni si vedono respinti i tiri. Al 18’ s.t. Mboup lascia i suoi in 10 prendendo il secondo giallo per fallo su Nobile. Con l’uomo in meno Zironelli toglie una punta e abbassa il baricentro. È il momento in cui il Mogliano prova l’accelerazione; conquista palloni a centrocampo e prova anche da fuori come al 25’ con Furlan il cui tiro è però troppo centrale. La Sacilese inizia a innervosirsi e ne fanno le spese Craviari che e 40’ Peressini ammoniti per falli di frustrazione. Su punizione Visinoni dà l’illusione del gol sfiorando la traversa. Allo scadere Noè salva i suoi con un miracoloso intervento a togliere da sotto la traversa un tiro cross di Beccaro destinato in rete. È l’unico vero tiro in porta dei friulani nella ripresa.
Ore 16.00 – (Gazzettino, edizione di Belluno) È Ivan Merli Sala ad aprire la lista delle recriminazioni: «La Triestina c’è visto che ha perso una sola partita negli ultimi due mesi. Magari non vince per i casini societari, ma potenzialmente è da prime otto posizioni. La partita però l’abbiamo fatta noi, creando diverse palle gol soprattutto nel primo tempo. Non le abbiamo sfruttate: peccato veramente. È stata una partita intensa e tosta su un campo giocabile, che ha tenuto abbastanza. Si poteva giocare palla a terra e nella prima frazione l’abbiamo fatto. Nella ripresa, una volta avanti, ci siamo abbassati e il gioco è stato più fisico. Con il passaggio al 4-2-3-1 siamo stati più verticali e siamo andati di meno sulle fasce». Il difensore aggiunge che «è stata una partita un po’ strana per me e alla fin fine speciale. Ho fatto il primo gol nostro e l’assist per il secondo. Resta il rammarico per aver perso due punti. Il nostro mister aveva preparato bene la gara, avendo anche giocato a Trieste. Ci aveva detto, che sarebbe stata dura come contro il Padova e il Marano. Effettivamente i nostri avversari se la sono giocata fino in fondo. Siamo contenti per i tifosi (una cinquantina circa quelli presenti al Rocco, ndr). Ora dobbiamo tenere la posizione e guardare all’Altovicentino, che dobbiamo ancora affrontare in questo girone di ritorno. L’importante in primis, però, è tenere questa vista sui playoff. E mi piacerebbe arrivare a quattro gol segnati…». Quanto ancora alla Triestina, Merli Sala commenta sportivamente: «Ho giocato assieme a Proia a Fano oltre a essere passato anch’io per società in difficoltà. Non è facile giocare così. Il Rocco è lo stadio più bello del girone e dell’intera categoria. Senti subito che è un pezzo di storia e che ha conosciuto anche la serie A. Speriamo che la Triestina possa risollevarsi in futuro».
Il direttore sportivo del Belluno Augusto Fardin inquadra così la sfida di Trieste: «Si poteva vincere, ma non siamo riusciti a concretizzare le occasioni avute. La Triestina non ha demeritato e ha fatto la sua partita. Ci sono state alcune palle gol e la partita è stata piacevole. Ci manca qualche punto, ma siamo comunque in linea con il nostro programma. Ora avremo due gare in casa, prima quella con l’Arzignano e poi il derby con i Biancoscudati Padova. Ormai, nel girone di ritorno, tutte le partite sono difficili».
Ore 15.50 – (Corriere delle Alpi) Vice Corbanese. Conoscendolo, Merli Sala proporrà a mister Vecchiato, in caso di emergenza, anche questa soluzione, dopo il gol e l’assist. Non aveva iniziato al meglio l’ex centrale del Lecco, ma poi la solita bella prestazione condita, appunto, dalle due situazioni che avrebbero fatto felici i giocatori del fantacalcio. Peccato che quel rimbalzo assurdo sul gol insomma: «Diciamo che sono contento per il mio secondo gol consecutivo, malgrado il rocco con la mano, ma chiaramente amareggiato per il risultato. D’altronde, la Triestina è una bella squadra, che non vince tanto, ma nel 2015 non ha mai perso e ha valori importanti non meritevoli della classifica. Sul pareggio di Rocco, ho un po’ sbagliato ma il rimbalzo mi ha tratto in inganno e avevo paura di causare un rigore. Peccato». Resta comunque la bella stagione che i gialloblù stanno disputando e alla fine la Sacilese resta dietro e l’Altovicentino è sempre a quattro lunghezze: «La strada è quella giusta per fare bene. Un occhio dietro e uno davanti e proseguiamo così: abbiamo ancora tante soddisfazioni da toglierci». Merli Sala comunque non ci sarà domenica in quanto ammonito e diffidato, alla pari di Pescosta. Proprio l’ex San Giorgio non trattiene l’emozione di aver giocato in uno stadio così importante: «Giocare qui è tutta un’altra cosa, soprattutto se pensi che per il Rocco sono passati campioni importanti e ha giocato anche la Nazionale. Peccato l’aver preso due gol così così dove potevamo fare meglio, ma sappiamo che il girone di ritorno è diverso, rispetto all’andata e tutte le squadre danno il massimo contro le squadre nelle prime posizioni. Diciamo che abbiamo giocato meglio nel primo tempo, mentre nel secondo abbiamo usato un po’ troppo le palle lunghe, anche se dopo aver preso il gol del pari abbiamo avuto una grossa occasione; è andata così e guardiamo avanti. Peccato saltare la partita con l’Arzignano per un fallo che secondo me non c’era». Non mancano alternative a mister Vecchiato: a occhio Paganin e Di Bari sono le più valide.
Ore 15.40 – (Il Piccolo) Più che il punto guadagnato contro il Belluno, a dare grande fiducia alla Triestina per il futuro sono soprattutto le dichiarazioni dell’allenatore dei veneti Roberto Vecchiato, ex giocatore alabardato abituato a parlare schietto. Il tecnico infatti, pur dicendo che la sua squadra avrebbe meritato il successo, afferma chiaramente che l’Unione non c’entra davvero nulla con la classifica attuale: «Io penso che la Triestina in questo momento è al livello delle prime sette-otto squadre del campionato, lo dico senza problemi. Già all’andata avevo visto un’ottima compagine, ora è cambiata ma a detta di tutti ha una classifica bugiarda. Il vero problema è proprio la posizione critica di classifica che dà ansia, perché non è semplice giocare con così pochi punti e rischiando la retrocessione. Ma ha tanti giocatori di qualità e un attacco con elementi fisici e importanti, su tutti Rocco che è davvero molto bravo per la categoria». Riguardo al traguardo della salvezza, Vecchiato pensa che l’Unione ce la farà: «È vero che in questo momento la salvezza diretta è ancora lontana, ma anche se va ai play-out, credo che nessuno voglia incontrare la Triestina, questo è poco ma sicuro. In ogni caso, ha un organico nettamente superiore alle ultime sei». Detto questo, Vecchiato rivendica anche i meriti del suo Belluno e pensa che avrebbe potuto sbancare il Rocco: « stata una partita equilibrata, ma credo che ai punti avremmo meritato la vittoria. Mi dispiace, abbiamo avuto le occasioni per vincerla, c’è stato anche un incredibile salvataggio sulla linea e qualche rammarico c’è. Il primo gol che abbiamo preso è molto brutto per noi, ma sul secondo tutto è dovuto a un rimbalzo calcolato male da parte di Merli Sara, che è un gran giocatore. Può capitare, il nostro vero problema è che abbiamo sbagliato troppo davanti».
Ore 15.30 – (Il Piccolo) A parte la partita contro il Kras, da oltre un mese Stefano Spadari si è guadagnato un posto da titolare nel centrocampo alabardato. Anche ieri contro il Belluno ha fatto la sua parte: «La squadra c’è, lo stiamo dimostrando a suon di prestazioni – dice Spadari – anche se le vittorie purtroppo non arrivano. Ma ci alleniamo al cento per cento, l’allenatore prepara le partite al 101 per cento, purtroppo pareggio dopo pareggio non miglioriamo tanto la classifica, ma questa posizione non rispecchia il nostro valore attuale. Purtroppo la falsa partenza ci penalizza molto, ma ora ce la giochiamo sempre con tutte fino alla fine». Spadari comunque sottolinea i passi avanti della Triestina: «Ora abbiamo la consapevolezza che possiamo giocarcela con tuti, anche con l’Arzignano che pure ha tanti punti abbiamo fatto una grande partita, e così oggi. Abbiamo preso una traversa con Milicevic, poi si poteva perderla o vincerla. Rocco? Fa reparto da solo, ci sta dando una grande mano e ha segnato due gol».
Ore 15.20 – (Il Piccolo) Da rallysta a ottimo livello nazionale, per tanti anni Livio Lupidi si è destreggiato con grande abilità. Non poteva certo spaventarlo il fatto di essere per la prima volta alla guida della prima squadra della Triestina. Per Lupidi, anche se non tutti si sono espressi al meglio delle loro possibilità, il pareggio è meritato: «Intanto va ricordato che abbiamo incontrato la terza forza del campionato, e bisogna dire che abbiamo giocato alla pari, anche se qualche singolo è rimasto sotto le aspettative. Siamo partiti bene, poi come spesso accade quando siamo in vantaggio siamo arretrati un po’. Ma anche una volta andati sotto 2-1, i ragazzi hanno avuto una buona reazione: soprattutto il fatto di passare al 3-4-1-2 penso sia stata una mossa azzeccata, perché ci ha reso più offensivi. Si poteva fare anche qualcosa di più, ma va detto che all’ultimo minuto abbiamo rischiato di buttare via tutto». Lupidi spiega anche i cambi di Proia e Celli con Giannetti e Gusella: «Proia è stato sostituito perché stava rendendo meno di quello che ci aspettavamo, mentre Celli è stato tolto per poi giocare a tre dietro. Non so perché qualcuno è rimasto sottotono, in settimana hanno lavorato tutti bene». La salvezza diretta resta lontana, ma il vice di Ferazzoli afferma che si tireranno le somme alla fine: «La cosa più logica da prevedere adesso sono i play-out, ma sognare non costa niente. Questo è un gran gruppo che lavora tanto in settimana, migliora costantemente e merita più di questa classifica, con un mister che trasmette la giusta mentalità. Rocco? È un giocatore molto importante, non solo perché fa gol».
Ore 15.10 – (Il Piccolo) Ci sono pareggi e pareggi. Il 2-2 maturato ieri al Rocco è di tutt’altra sostanza rispetto alle vittorie gettate con l’Arzignano e con il Kras. Gli schizzinosi diranno che un punto non serve a niente. E a voler guardare la classifica è vero. Ma non ci si può dimenticare che il Belluno ha in classifica 24 punti più dell’Unione. E soprattutto non si può non sottolineare come la Triestina ieri non sia mai sbandata e non abbia mai mollato. Dopo un approccio molle da parte di entrambe. la partita ha preso quota grazie alle qualità tattiche e atletiche del Belluno e alla grinta degli alabardati guidati sul fronte offensivo da un Rocco in gran spolvero. Nel finale una punizione pennellata di Milicevic è stata respinta dalla traversa, una conclusione di Posocco è stata respinta sulla linea di porta da Piscopo. Pari dunque sacrosanto anche se prima o poi la Triestina di Ferazzoli (ieri in tribuna per squalifica) dovrà pur vincere per tentare di risalire la china. L’infortunio di Manzo non è uno scherzo per gli alabardati. Il tecnico sceglie la soluzione meno impattante con l’inserimento di Loperfido a centrocampo come under (non male con un pizzico di presunzione di troppo). Il sacrificato è Arvia mentre Proia va dietro le punte. La difesa resta nel suo assetto migliore per arginare il bomber bellunese e del girone Corbanese oltre allo scaltro Mosca. Le due contendenti partono al piccolo trotto ma per l’Unione i problemi maggiori arrivano da sinistra dove Crosato fa fatica su Mosca. E proprio una conclusione di quest’ultimo chiama Di Piero a un difficile intervento. Poi tra gli sbadigli la sorpresa è il gol degli alabardati: Celli crossa da sinistra e Rocco, da rapinatore d’area, sfiora la palla con l’esterno destro mandando il pallone dove Schincariol non può arrivare (14’). La Triestina prende coraggio anche se a centrocampo Bertagno e Merli Sala se la cavano meglio di Bedin e Spadari. Su un errore di Di Piero in giornata-no Corbanese manda di poco fuori e al 31’ arriva il pari. Punizione da destra di Mosca e Merli Sala spinge la palla in porta (forse con l’aiuto di una mano secondo gli alabardati). La prima frazione si trascina senza sussulti fino al duplice fischio. Ci si poteva aspettare una maggiore aggressività dell’Unione. Pressione che invece arriva a inizio ripresa. E la Triestina va due volte vicina alla rete nei primi sette minuti grazie a Rocco ma il portiere Rocco è bravo a respingere. Il Belluno risponde alzando il ritmo. Lo staff alabardato (Lupidi imbeccato da Ferazzoli) inserisce Gusella e Giannetti al posto di Proia e Celli. La difesa diventa a tre ma subisce il vantaggio della terza della classe. Il bomber Corbanese (18’) si scopre assist-man e con un colpo di testa smarca in area Masoch che gonfia la rete. Sembrerebbe finita e invece sale in cattedra Milicevic. Al 30’ il croato pennella un calcio franco da venti metri ma la parabola a giro finisce contro l’interno della traversa. Passano 5’ e Ivan serve in area una palla morbida per Rocco che è bravo a battere Schincariol. L’Ultimo brivido per i pochi tifosi alabardati arriva su una scellerata rimessa di Di Piero che serve la palla a Posocco ma Piscopo salva in extremis sulla linea di porta. L’Unione fa un piccolo passettino in avanti in classifica per le sconfitte del Dro e del Giorgione. Non basta ma è già qualcosa.
Ore 15.00 – (Gazzettino, edizione di Belluno) «Questo è semplicemente un brodino per un malato che si è preso un’influenza corposa, ma non è così malato come si può pensare». Nicola Giusti interpeta così il pareggio ottenuto con merito della sua squadra con l’Altovicentino. «Con questa prestazione, la squadra ha voluto rispondere a se stessa – spiega il presidente dell’Union Ripa La Fenadora -. Nei giorni scorsi ho visto smarrimento, oggi invece i giocatori si sono ritrovati e hanno concretizzato i segnali positivi che si sono visti in settimana. Ho visto atteggiamenti che da tempo non vedevo». Giusti sottolinea «che abbiamo fatto un punto e dobbiamo farne ancora tantissimi». Le parole del presidente arrivano in vece di quelle del tecnico Max Parteli, che per impegni personali si è dovuto allontanare al termine della gara. Muovere la classifica era diventato ormai obbligatorio: «Questo era un passo importantissimo da compiere per dare un segno positivo alla classifica. Adesso però non dobbiamo goderci la prestazione, certamente importante, dobbiamo pensare subito al Kras Repen (terz’ultimo a 19 punti), quindi niente trionfalismi perché abbiamo solo un punto in più di tre ore fa». Nell’arco dei 90 minuti l’Altovicentino non è stato certo a guardare riuscendo a colpire un palo e una traversa: «Con la qualità dei giocatori che hanno – spiega Giusti – è normale che si rischi qualcosa. In occasione del palo e della traversa abbiamo avuto un po’ di fortuna, la stessa che hanno avuto loro in un altro paio di nostre occasioni. Il pareggio è senz’altro il risultato più giusto». Il presidente affronta anche la piccola rivoluzione vista nella formazione schierata da Parteli: «L’assenza forzata di Brotto ha costretto il mister a qualcosa di diverso che si aggiunge a un piccolo turnover che ha coinvolto qualche giocatore un po’ appannato nelle ultime prove».
Ore 14.50 – (Corriere delle Alpi) Sicuramente un’altra gara rispetto a quella di una settimana fa a Legnago. In campo una grande grinta da parte dell’Union, con Ilir Frangu tra i migliori in campo. «Arrivavamo da quattro sconfitte, era quindi auspicabile che succedesse questo. Non c’era da dimostrare tanto di saper giocare di qualità ma c’era solo da metterci il cuore e dimostrare che finora avevamo comunque sempre lavorato in allenamento. Ci abbiamo messo tutti il cuore, e magari abbiamo commesso anche qualche errore; il sottoscritto compreso nell’azione in cui abbiamo preso gol: però non ci siamo fermati. Abbiamo continuato a lottare e lottare ancora. Alla fine poi il lavoro paga e, visto che noi lavoriamo assieme da agosto dello scorso anno senza mai mollare, è giusto che veniamo anche premiati ogni tanto. Abbiamo perso quattro partite e non sempre lo meritavamo. Domenica scorsa abbiamo fatto una bruttissima prestazione sotto tanti aspetti; tattici, di cattiveria ed altro, e in questa occasione invece ce l’abbiamo messa tutta su tutti i fronti dimostrando che noi ci siamo ed ora non ci fermiamo di certo». C’è stato anche parecchio agonismo fisico in campo. «Già nel primo tempo con Pozza (espulso sul finale, ndr) ci eravamo beccati e nell’occasione della sua espulsione eravamo nervosi entrambi: io ho preso uno sputo in faccia, l’arbitro ha visto e ci ha ammoniti entrambi. E, visto che lui aveva già preso un giall,o ha finito li la sua gara. Nulla di grave comunque, sono cose che finiscono in campo dove sono iniziate».
Ore 14.40 – (Corriere delle Alpi) Piuttosto soddisfatto di come sono andate le cose anche il centrocampista Malacarne. «In questa occasione si è vista la vera Union che ha messo in campo cuore, coraggio e sacrificio dimostrando di essere un grandissimo gruppo; e secondo me abbiamo fatto una grande prestazione e il risultato ci ha premiati alla fine con un pareggio molto pesante». Anche perché non deve essere stato facile reagire allo svantaggio iniziale… «Dopo aver preso il loro gol siamo stati bravi a non mollare ed a non chinare la testa come magari successo in altre occasioni; anzi, abbiamo reagito alla grande senza mai mollare sino al fischio finale dell’arbitro. Il nostro gol del pareggio è il giusto premio rispetto a quanto abbiamo messo in campo in termini di carattere e voglia di giocarcela sino in fondo». Dopo la rete di De Checchi, avete pensato anche di portare a casa la vittoria? «Secondo me qualche altra occasione l’abbiamo creata anche con Andreolla; il nostro spirito è quello di andare sempre avanti e cercare di vincere tutte le partite. In questa gara dovevamo comunque muovere la classifica e questo punto diventa molto importante. D’ora in poi non dobbiamo più mollare e continuare ancora più forti di prima consci di aver combattute ad armi pari con la seconda in classifica; una posizione che di certo non occupano a caso».
Ore 14.30 – (Corriere delle Alpi) Dopo quattro sconfitte di fila, finalmente si riesce a muovere la classifica. Un pari buono. «E’ un punto sicuramente positivo per il morale più che per la classifica», spiega uno dei centrali difensivi dell’Union Mattia De Checchi, autore anche del gol pareggio, «perchè era importante dimostrare che non eravamo quelli dell’ultima partita dove non avevamo fatto bene nel contesto di un periodo negativo. In questa occasione era importante reagire; abbiamo dimostrato il nostro valore con carattere contro una squadra certo più forte dal punto di vista tecnico e quindi bene così». E alla fine per poco non arrivava anche il gol vittoria, dopo un palo e una traversa dei vicentini: pareggio giusto? «Devo dire che non mi sarebbe dispiaciuto portare a casa i tre punti che sarebbero stati più che buoni per noi», ammette onestamente De Checchi, « ma prendiamo comunque questo punto che è veramente molto importante». Un punto… di ripartenza? «Ora ci sarà il Kras a casa loro e sarà una partita difficilissima perché loro devono fare punti per salvarsi e il campo non è di quelli facili. Quindi dobbiamo continuare il lavoro in allenamento, che in verità non è mai mancato anche nei mesi scorsi e per le partite precedenti; anche se era da un po’ che non vedevamo punti». In coppia con Antoniol, sembra di vedere un De Checchi più a suo agio: confermi? «Sinceramente io mi trovo bene anche con De March, col quale gioco assieme in pratica dalle prime partite, e con Slongo indifferentemente; loro avevano forse bisogno di rifiatare e di riprendere un poco di tranquillità; allora è toccato ad Antoniol arretrare al mio fianco ed è andata bene così: adesso manteniamo la concentrazione pensando già a domenica prossima».
Ore 14.20 – (Giornale di Vicenza) Con Diego Zanin squalificato, è toccato a Devis Tonini sedersi sulla panchina dell´Altovicentino contro l´Union Ripa: una gara difficile contro una squadra affamata di punti e che in qualche occasione è riuscita a mettere in difficoltà i vicentini. «Ci aspettavamo una partita così perché l´Union veniva da quattro sconfitte consecutive e con tanta voglia di rifarsi. In settimana ci siamo preparati bene, ma qui abbiamo sbagliato un gol molto “evidente” diciamo e dopo, quando sbagli una rete così, alla fine ti castigano. Ed infatti così è stato e siamo riusciti a prendere quel gol su calcio d´angolo con un parapiglia nell´area piccola e la loro deviazione definitiva. Dispiace sinceramente e molto per come sono andate poi le cose alla fine», ammette con una punta di delusione il mister ospite. Al 38´ della ripresa il gol del vantaggio. L´arbitro ha poi concesso cinque minuti di recupero.
«Noi volevamo portare a casa la vittoria – prosegue Tonini, senza nascondere l´obiettivo iniziale – visto che anche noi arrivavamo da due sconfitte e volevamo cambiare il trend dei risultati: non ci siamo riusciti, esclusivamente e sempre per colpa nostra; quindi non ci resta che lavorare ancora per migliorare e cercare di ottenere i risultati che ci competono». Dei tre cambi il più efficace è sembrato quello di Gritti, entrato al 17´ al posto di Peluso, che ha fermato con grande esperienza molte iniziative dei locali. «Devo dire che tutti e tre i ragazzi entrati – chiude il vice di Zanin – hanno dato il loro contributo e non ho niente da dire loro; anzi che continuino a farsi trovare pronti quando vengono chiamati in causa dando il loro importante apporto alla squadra».
Ore 14.10 – (Corriere delle Alpi) Eppur si muove. Nel senso della classifica, naturalmente; visto che il Ripa Fenadora blocca sul pareggio l’Altovincento e torna a fare punti dopo quattro turni di digiuno. Un risultato salomonico, alla fine giusto se si mettono in conto traversa e palo per gli ospiti ed almeno due limpide occasioni non sfruttare dai locali, oltre un paio di parate decisive del numero uno vicentino. Piove a dirotto sul campo del Boscherai quando inizia la sfida con l’Altovicentino, che mette subito alle strette la retroguardia feltrina. L’Union risponde con un buon lavoro di Dassiè bravo a servire Ghoshi che cerca la via dell’incrocio dei pali mancandolo di poco. Alla prima vera occasione sono però i vicentini a passare sfruttando lo sbilanciamento dei locali. Gambino raccoglie palla a metà campo e s’invola per la fascia lasciato libero da Frangu; all’altezza del limite dell’area fa partire un tiro cross che De Carli non intercetta e così il pallone arriva comodo a Marrazzo che deve solo infilarlo in rete indisturbato. La reazione dei padroni di casa è molto buona ed il Ripa Fenadora prova a mettere in difficoltà l’Altovicentino prima con Gjoshi da fuori area e poi battendo una punizione a schema in modo piuttosto superficiale. I vicentini faticano ad uscire dalla propria metà campo ma quando lo fanno trovano dei contropiedi molto veloci e pericolosi con Peluso e Marrazzo sui quali fanno buona guardia. Al 40′ però Pellizzer commette fallo quasi a fondo campo su Ricci: lo stesso giocatore si incarica del tiro e per poco non soprende tutti sul primo palo con De Carli immobile a guardare il pallone che colpisce la parte superiore della traversa. Nel recupero del primo tempo ci sono ancora due occasioni per i neroverdi per pareggiare: prima con la punizione battuta bene da Antoniol, con Di Filippo bravo a distendersi in modo efficacie; e poi, sugli sviluppi dell’azione, con Solagna che si costruisce un buon pallone a centro area ma lo calcia malamente. Al rientro dagli spogliatoi ancora l’estremo ospite salva il risultato smanacciando in angolo un tentativo da fuori area di Antoniol. La pressione del Ripa Fenadora mette in difficoltà la retroguardia degli ospiti nonostante il lavoro di interdizione di Pozza che spesso usa le maniere forti. Ancora Antoniol può provare da calcio piazzato ma la sfera passa di poco sopra la traversa; poi bello scambio Solagna-Malacarne a cercare Mastellotto in area, anticipato di un nulla in corner. Non è finita perché ancora Solagna attacca dalla destra, entra in area e assiste Mastellotto chiuso però dalla difesa dell’Altovicentino che nel frattempo ha effettuato due cambi innestando anche l’esperto Gretti in difesa. Alla mezz’ora si esaurisce la prima ondata offensiva dell’Union e così gli ospiti ritrovano spazio in avanti andando vicino al raddoppio. Il neo entrato Nchamaoyono mette un bel cross nell’area di porta dell’Union dove Gambino, da due passi, riesce di testa solo a colpire il palo invece di mettere il cuoio alle spalle di un De Carli piuttosto passivo. Passato il rischio l’Union si ributta in avanti e conquista un altro corner: il pallone spiove davanti a Di Filippo e, dopo qualche batti e ribatti, De Checchi è il più lesto a depositare in rete per il meritato pareggio. Segue poco dopo l’espulsione di Pozza per doppio giallo e la palla gol che Frangu deposita dalle retrovie sui piedi di Andreolla in piena area avversaria: il bomber si gira e prova a sorprendere l’estremo vicentino che è reattivo salvando capra e cavoli.
Ore 13.50 – (Trentino) «Sembrerò un matto, ma devo fare gli applausi a questi ragazzi, per impegno e spirito» dichiara immediatamente a fine gara il tecnico del Mezzocorona Luca Lomi. Lomi analizza bene come sia andata la gara: «Questi sono i valori delle due squadre. È stata una partita simile all’andata, anche se ci sono delle differenze importanti: oggi (ieri, ndr) alle prime due occasioni hanno realizzato due gol, mentre all’andata no perché hanno sbagliato parecchio. Sono un po’ deluso per i tre gol subiti nel primo tempo, perché speravo potessimo metterci più grinta e giocarcela in maniera diversa. Nel secondo tempo invece ci abbiamo provato, e qualcosa di buono si è visto». La partita è iniziata con un quarto d’ora di ritardo; alcune voci volevano per lo smarrimento dei documenti dei giocatori del Mezzocorna. Lomi conclude dicendo: «Io per il momento non parlo e vado avanti per la mia linea con i miei ragazzi, cercando di isolarci da tutto. La situazione sembra impossibile, ma io ci credo. Per il momento credo che debba essere qualcuno della società a dire come è realmente la situazione».
Ore 13.40 – (Trentino) I Biancoscudati Padova passano senza troppi problemi sul Mezzocorona al Quercia di Rovereto con un perentorio quattro a uno. La capolista già dopo 36 minuti archivia la pratica, con Fochesato a riaprire la gara a metà secondo tempo per i rotaliani, ma con Aperi a richiuderla poco dopo. Che per il ‘Mezzo’ possa essere un pomeriggio complicato lo si capisce sin dall’inizio: la partita inizia con tredici minuti di ritardo. Si dice a causa dello smarrimento dei documenti dei giocatori di casa. La cronaca: il Padova fa la gara, e dopo due minuti si fa vedere dalle parti di Zomer con Petrilli che crossa per Ilari che, da ottima posizione, mette sul fondo con un colpo di testa. Cunico e Petrilli provano a rendersi pericolosi, ma la retroguardia trentina libera sempre con ordine. Al 15′ la capolista passa in vantaggio: Ilari sulla destra lavora un bel pallone per Bortot che crossa dal fondo, Petrilli dal limite dell’area di rigore raccoglie la sfera e con un rasoterra, deviato da un difensore, batte Zomer. La reazione del Mezzocorona non si fa attendere e Caridi dai venticinque metri prova a sorprendere Lanzotti, ma la palla si perde sul fondo di poco. Al 18′ Salvadori dalla sinistra serve Amirante che in torsione di testa prova a deviare il pallone, ma la mira è imprecisa. Al 25′ la capolista raddoppia, Petrilli sfonda con troppa facilità sulla fascia mancina, mette in mezzo all’area per Amirante che di testa spara addosso a Zomer, il pallone torna sui piedi della punta dei veneti che in scivolata ribadisce in rete. La formazione allenata da Luca Lomi fatica a costruire gioco, e il Padova affonda per la terza volta: Petrilli sulla sinistra è immarcabile, crossa per Ilari che sfrutta lo scivolone generale dei centrali di difesa e batte l’incolpevole Zomer. Al 40′ i rotaliani ci provano con un calcio piazzato dal vertice alto dell’area di rigore battuto da Caridi, ma la mira è imprecisa. Ripresa con il “Mezzo” che prova a giocare il pallone nella metà campo avversaria, ma senza riuscire ad affondare, e con i Biancoscudati Padova che puntano più a gestire il risultato che ad attaccare. Al 60′ Melchiori si fa vedere con una conclusione dai trenta metri, ben bloccata dall’estremo difensore veneto. Passa un giro d’orologio e anche Caridi prova a farsi vedere con un bel mancino dalla distanza, ma Lanzotti si distende bene sulla propria sinistra e devia in angolo. I ragazzi di Lomi si fanno apprezzare per impegno e buona volontà, e infatti al 71′ Fochesato, in proiezione offensiva, accorcia le distanze dagli sviluppi di un’azione d’angolo con un bel tiro sotto la traversa. Appena due minuti dopo Aperi, però, le riallunga con una conclusione sotto misura dopo un’azione travolgente di Cunico. Al 75′ il Padova cerca la quinta rete, ma Zomer è bravissimo nello smanacciare in angolo una conclusione di Amirante dalla destra. Poi Padova fa possesso palla, senza affondare.
Ore 13.20 – (Gazzettino) Troppi errori, pagati a caro prezzo, lasciano l’amaro in bocca dopo la sconfitta con Piacenza. «Non voglio dare colpe ai singoli – spiega Vito Antonelli nel dopo gara – ma in effetti abbiamo regalato tre gol, forse quattro. Poi diventa difficile giocare. «Se guardiamo, la partita è stata equilibrata, abbiamo anche creato delle occasioni. Ci siamo complicati la vita da soli, noi siamo stati poco furbi, loro bravi ad approfittarne. Molti giocatori erano in giornata no, speriamo di superarla e andare avanti». A dare verve alla squadra sono stati i due giovani, Marcolin e Lombardo, entrati nella ripresa. «Ho provato a mettere brio – continua Antonelli – un po’ per gli acciacchi, un po’ per provare qualcosa di nuovo».
Intanto, mentre si pensa ad archiviare la sfida con Piacenza, si aspettano novità dal fronte societario. «In questo momento stiamo cercando di restare concentrati, ma non è facile – ammette Antonelli – Questa situazione ci crea problemi quotidiani. Speriamo che si risolva, perchè il campionato è ancora lungo e non è sempre facile trovare la necessaria tranquillità».
Ore 13.10 – (Mattino di Padova) L’Atletico San Paolo subisce una sonora sconfitta contro un Piacenza che, nonostante il quinto posto in classifica, non esibisce nulla di straordinario. Entrambe le squadre creano lo stesso numero di occasioni da rete, ma viene premiata la maggiore concretezza dei piacentini. La partita si sblocca dopo soli sei minuti, grazie ad un retropassaggio troppo debole con la testa da parte di Zanetti, che favorisce Lisi pronto ad anticipare il portiere e ad insaccare in rete con un tocco di punta. Ospiti che, dopo il vantaggio, iniziano ad insidiare la difesa di casa, spesso un po’ impacciata nei disimpegni. Al 9′ minuto è Hraiech a mettere un tagliente cross dalla sinistra, Savi si fa sfuggire il pallone, ma Girometta non ne approfitta, permettendo all’Atletico San Paolo di rimanere ancora in partita. La prima vera occasione da gol per i padovani capita tra i piedi di Sambugaro, che calcia di potenza dai 25 metri, ma la palla viene deviata in angolo da un ottimo Tarolli. Il raddoppio del Piacenza arriva allo scadere del primo tempo; Hraiech scambia con il neo entrato Oralandi, quest’ultimo crossa in area, con il pallone che si ferma a pochi passi dalla linea di porta: per Montanari è un gioco da ragazzi ribattere in rete. Nella ripresa parte meglio la formazione ospite che, dopo un quarto d’ora di controllo del gioco, trova il tris. Questa volta è Masiero a sbagliare ciccando il lancio dentro l’area di Corso, con il pallone che arriva comodamente a Lisi che trova la doppietta personale. I locali si affidano ai contropiedi e alla velocità di Mascolo, l’unico in grado di impensierire veramente la difesa ospite. Al 73′ l’Atletico avrebbe la possibilità di riaprire la partita con Sambugaro che, servito ottimamente da Marcolin, calcia a botta sicura dal limite dell’area piccola, ma il tiro è debole e Tarolli blocca. Al 76′ cala pure il poker il Piacenza, che approfitta del calo dei padovani per chiudere la partita. È Girometta a segnare il quarto gol con un colpo di testa da calcio piazzato. L’Atletico San Paolo interrompe la striscia positiva sprofondando al terz’ultimo posto in piena zona play-out.
Ore 13.00 – (Gazzettino) Una partita gettata al vento e due punti regalati agli inseguitori. Il pareggio con il Formigine non è piaciuto per niente al tecnico giallorosso. «Dispiace molto che la partita sia finita in parità – ammette Gianluca Zattarin, allenatore dell’Este – perché le cose si erano messe bene e invece ci siamo fatti male da soli». «Siamo partiti male – commenta Zattarin – con un brutto quarto d’ora, poi abbiamo fatto mezz’ora di buon calcio, davvero buono, tanto che potevamo chiudere il primo tempo con un risultato ben più rotondo». Invece i giallorossi sembrano aver fatto un passo indietro. «Nella ripresa abbiamo sbagliato parecchi gol, ci siamo mangiati alcune occasioni davvero ghiotte pur creandone di interessanti – sottolinea il tecnico – ma non bisogna vincere per forza le partite con valanghe di gol, si può anche vincere per due reti a uno. Il problema è che in alcune partite non siamo in grado di gestire il risultato. Ormai è andata così, ora dobbiamo recuperare e prepararci per la partita di mercoledì con la Correggese».
Ore 12.50 – (Mattino di Padova) Tutta colpa di una maledetta asticella. Che si alza, che si abbassa, che oscilla tra un’ambizione (la Lega Pro) e il “dolce” accontentarsi di un campionato di vertice. L’Este non sa ancora da che parte stare: infila serie positive dispensando gol a destra e a manca e poi si fa mettere in difficoltà dalle cosiddette “piccole”. Succede proprio questo contro il Formigine, squadra in piena lotta salvezza, che riesce a bloccare sul 2-2 i giallorossi. Un pareggio che costa a Rubbo e compagni qualche urlaccio dai tifosi di casa che, la loro personalissima asticella, quella delle aspettative, l’hanno già alzata da un pezzo. D’altra parte, era bello immaginare la cenerentola di provincia impegnata nel testa a testa contro la solita nobile decaduta ammazza campionati, il Rimini capolista, magari in crisi nera a poche partite dalla fine. I punti di vantaggio della corazzata romagnola, però, sono undici, ed è difficile pensare che da qui a maggio possa arrivare una débacle abbinata al cambio di passo implacabile degli uomini di Zattarin, che fanno ancora fatica a risolvere le partite più cervellotiche. E, forse, il limite è proprio questo. Il Formigine, per esempio, sale da Modena con una carica agonistica invidiabile: i ragazzi di Belletti martellano che è un piacere, e riescono pure a tirare uno scappellotto ai padroni di casa dopo sette minuti, quando Amato intravede Lorello leggermente fuori dai pali e decide di piazzargli uno spiovente sotto la traversa: 0-1. L’Este sente la sberla e si ripiglia, ma Rondon non riesce a indirizzare verso la porta il suggerimento dalla sinistra di Bonazzoli. Il gol del pareggio atestino arriva dopo la seconda occasione del Formigine (Budriesi in tuffo di testa spedisce fuori), grazie all’inserimento centrale di Rubbo, invitato dal piedino lussuoso di Rondon. Il mediano di Asiago incorna a botta sicura e si ripete dopo 4’, recuperando un pallone a centro area dopo una rimessa laterale lunga di Favaro prima di infilare Oppici. Il Formigine sbanda, e rischia di pagare con gli interessi: poco prima dell’intervallo, infatti, Rondon sfiora l’incrocio dei pali direttamente da calcio d’angolo. Nella ripresa c’è spazio per qualche discesa di Beghetto (gran tiro al 52’), ma anche per la conclusione di Bonazzoli, respinta da Oppici. Ma i modenesi cincischiano di meno e concretizzano il 2-2 all’80’ con la punizione di Perelli, deviata prima da De Vecchis e poi da Bonazzoli.
Ore 12.40 – (Mattino di Padova) Ci voleva il derby per risollevare l’Abano, Massimiliano De Mozzi sorride a denti stretti e ammette: «Siamo stati fortunati, venivamo da quattro sconfitte consecutive e finalmente ci è girata bene. In altre occasioni abbiamo giocato meglio e perso, non è stata una prova esaltante ma abbiamo conquistato i tre punti, è lo sport. Nell’occasione del loro gol annullato, dalla panchina abbiamo visto Ragusa che ribatteva in rete col braccio e l’arbitro ha giustamente annullato. Sull’1-0 abbiamo avuto occasioni clamorose per chiudere subito l’incontro, dovevamo essere più cinici anche se a sprazzi abbiamo giocato un buon calcio. La classifica? È corta, tutto può succedere ancora non ci sentiamo tranquilli, prima arriviamo a quota 42 meglio è». Raggiante il presidente, Gildo Rizzato: «Abbiamo giocato come tante altre volte, ma stavolta è arrivata la vittoria. Negli spogliatoi ho fatto i complimenti a tutti, siamo una delle squadre più giovani del girone e portiamo avanti un progetto vincente». Quindi si sofferma sui singoli: «A Bortolotto darei un dieci più e Ballarin ha fatto un gran gol, da ricordare a lungo». Infine, sulle voci infrasettimanali di una possibile fusione con i cugini, non esclude niente: «Se ne può parlare, ci si può sedere attorno ad un tavolo e discuterne, in futuro si vedrà». Ballarin sembra passare per caso, quasi non avesse firmato una magia: «Ci si allena in settimana e si prova in partita, stavolta è andata bene. Il nostro primo obiettivo è la salvezza, prima la raggiungiamo e prima ci potremo dedicare ad altro». Onore ai vinti, nonostante la quarta sconfitta consecutiva. Commenta Mario Vittadello: «Siamo arrabbiati per il gol che ci è stato annullato, sull’1-1 era un’altra partita, è accaduta una cosa incredibile, come minimo meritavano il pareggio. Ragusa era all’esordio e l’aveva bagnato con un gol, sull’azione seguente hanno raddoppiato gli avversari ed è finita lì. La classifica è buia, ma noi dobbiamo andare avanti con la stessa intensità così ne verremo fuori». Auspicio anche della società, che per bocca del direttore sportivo, Carlo Contarin, sottolinea: «Ho visto le immagini del gol annullato, Ragusa non la tocca col braccio e l’arbitro prima sembra convalidare per poi tornare sui suoi passi, non so cosa gli sia saltato in mente, non trovo spiegazioni. Ai ragazzi ho fatto i complimenti, con questa dedizione e serietà ne verranno fuori». Spettatore d’eccezione, l’ex tecnico della Thermal, Vinicio Bisioli: «Partita decisa da un episodio, peccato perché la squadra ci mette impegno, bastano un paio di vittorie per uscire dalla zona rossa, i ragazzi devono assolutamente crederci».
Ore 12.30 – (Mattino di Padova) È l’Abano Calcio il re della città termale nella stagione 2014–15. L’undici di De Mozzi si aggiudica il secondo derby dell’anno, col medesimo punteggio dell’andata (2-0) e mette in guai seri i cugini della Thermal, desolatamente penultimi in classifica, a + 1 sul Fidenza che però deve recuperare due gare. Stracittadina che onora i plot classici del genere. Lo interpretano due squadre ansiolitiche a caccia disperata di punti. I locali vengono da quattro sconfitte consecutive, gli ospiti da tre, non possono mancare, ovviamente, accuse e veleni rivolti all’arbitro, la “gonnella nera” Graziella Pirriatore da Bologna. A sviscerare l’andazzo dell’incontro, si scopre che in fin dei conti a Vittadello manca terribilmente uno stoccatore che raccolga e trasformi in oro la buona mole di gioco creata dalla Thermal, lacuna che si palesa già all’8’ quando Franciosi, solo davanti al portiere, gli concede la grazia anziché impallinarlo. Così, al 19’, è l’Abano a passare: mentre fuori dallo stadio si odono i botti di carnevale, la stella filante la mette Ballarin con una magica punizione che viaggia all’incrocio, Merlano può soltanto ammirare e rassegnarsi all’1-0. La Thermal accusa il pugno, ma rimbalza sulle corde e così si ripone a centro ring, ma Ragusa, all’esordio stagionale, spara a lato da ottima posizione. Merlano respinge su Franceschini, a rischio esorcismo non soltanto per come imperversa in campo, ma anche per il carattere fumantino che nel secondo tempo gli fa guadagnare un giallo inutile e l’immediata sostituzione, giusto per non correre rischi. Zanardo, al 25’, si merita una notte insonne per il gol che si è mangiato, mentre Antonello e Franciosi esaltano i reni di Murano. Il secondo tempo comincia con la controsterzata di Bortolotto (sinistro a lato di un nonnulla) e col tiro cross di Cacurio sul quale Murano ancora si esalta. La Thermal proprio non vuole segnare e lo dimostra Cacurio quando si fa beffe dell’uscita ubriaca di Murano, ma si allarga troppo e conclude sui tabelloni pubblicitari. Al 69’, il derby si avvelena: Ragusa, in spaccata e con la porta vuota, coglie il palo poi la palla gli rimbalza addosso e termina in rete, il guardalinee corre verso il centrocampo ma l’arbitro, dopo una lunga esitazione, annulla per un tocco col braccio dello stesso Ragusa che si becca pure il giallo. Il veleno diventa corrosivo quando, sul ribaltamento di fronte, Giusti è solo come la particella di sodio nella reclame e manda per le terre il povero Merlano per il definitivo 2-0. Vittadello inserisce Sabbion, è ancora l’Abano ad andare vicino al gol con Bortolotto, ma Merlano para.
Ore 12.10 – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Un segnale forte, tra presente e futuro”) Terza vittoria su tre partite in terra trentina con un bottino complessivo di tredici gol (3 al Dro, 6 al Mori Santo Stefano e 4 ieri al Mezzocorona), diciassettesimo successo in campionato (lo scaramantico Parlato farà gli scongiuri), una media punti straordinaria e dulcis in fundo sette lunghezze di vantaggio sull’Altovicentino. Il tutto quando alla fine del campionato mancano dodici gare, sette delle quali i biancoscudati le giocheranno all’Euganeo, compreso lo scontro diretto all’ultima giornata con la formazione del vulcanico presidente Dalla Rive. Il messaggio che arriva da Rovereto non ammette discussione: questo Padova è sempre più proiettato verso la Lega Pro. In uno scenario del genere, fermo restando che è fondamentale rimanere con i piedi per terra perchè la strada da percorrere è ancora lunga e difficile, occorre però guardare con sempre più concretezza già alle strategie per la prossima stagione. Ed ecco che torna più che mai d’attualità l’appello dei dirigenti affinchè nuovi imprenditori possano abbracciare la causa del Padova e rinforzare l’assetto societario sul piano economico e delle idee. Prima si arriva a una più ampia convergenza d’intenti e meglio è per il futuro del calcio biancoscudato, ma sempre nel rispetto di quei requisiti di trasparenza, onestà intellettuale e passione che appartengono al dna della premiata ditta Bergamin-Bonetto. Non salire su questo treno in corsa avrebbe il sapore di un tradimento.
Ore 12.00 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Lanzotti 6; Bortot 6.5, Sentinelli 6 (Thomassen sv), Niccolini 6, Salvadori 6.5; Nichele 6.5 (Segato sv), Mazzocco 6.5; Ilari 7, Cunico 6.5, Petrilli 7.5 (Aperi 6.5); Amirante 7.
Ore 11.50 – (Gazzettino) Una punizione a lato di Caridi da oltre trenta metri è l’unico brivido per il Padova che, dopo i tentativi poco fortunati di Amirante e Sentinelli, fa il bis al 25′ con una rapida triangolazione tra Ilari e Petrilli sul cui cross dalla sinistra Amirante colpisce in tuffo di testa. Zomer respinge, ma la punta ex Lavagnese ribadisce in rete da terra. Chiude virtualmente le ostilità Ilari che, su un altro servizio dell’imprendibile Petrilli dalla sinistra, insacca con un preciso sinistro rasoterra sul secondo palo. Con il risultato già in cassaforte, la ripresa è per il Padova poco più di un allenamento. Parlato ne approfitta per dare spazio a Thomassen e Segato, nelle ultime partite poco utilizzati, che rilevano rispettivamente Sentinelli e Nichele. Poi Aperi subentra a Petrilli (indolenzimento muscolare). Si gioca a ritmi lenti, con il terreno di gioco sempre più allentato e con Cunico e colleghi che fanno girare palla in una sorta di torello prolungato. Poco prima della mezz’ora le ultime emozioni. La rete di Fochesato sugli sviluppi di un angolo conferma la striscia, questa volta negativa, di gare in cui la porta biancoscudata non è rimasta inviolata che ora sale a quota 14. Non c’è tempo per recriminare perché dopo pochi secondi arriva la notizia del pareggio dell’Union Ripa con l’Altovicentino e al 28′ Aperi fa poker, appoggiando in rete su assist di Amirante, pescato in area da Cunico. Per l’attaccante ex Martina si tratta della sesta rete stagionale, la quinta segnata entrando a gara in corso. La consueta passerella dopo il triplice fischio sotto la tribuna occupata dai trecento tifosi arrivati da Padova archivia un’altra domenica da incorniciare.
Ore 11.40 – (Gazzettino) Sornione, pratico e capace di regalare brillanti fraseggi: a Rovereto il Padova impone la legge del più forte, superando largamente il Mezzocorona e ottenendo la quarta vittoria consecutiva. Una domenica forse decisiva in chiave promozione, visto il pareggio per 1-1 dell’Altovicentino sul campo dell’Union Ripa che porta a sette lunghezze il vantaggio dei biancoscudato sulla diretta concorrente. Troppo evidente il divario tecnico e di esperienza tra le due contendenti, anche se i locali, penultimi in classifica e con gli uomini contati (solo sei giocatori in panchina), avevano ottenuto quattro punti, con un solo gol subìto, nelle ultime due partite. Squadra che vince non si cambia e così Parlato si affida al tradizionale modulo 4-2-3-1, riproponendo per dieci undicesimi i protagonisti dell’ultima sfida con il Tamai. L’unica novità è in avanti: indisponibile Zubin per un problema muscolare, Amirante viene preferito a Ferretti, sostenuto alle spalle dal terzetto formato da Ilari, Cunico e Petrilli. Si gioca sotto la pioggia. La squadra di casa prova a giocare a viso aperto e senza paura, ma dopo un quarto d’ora ogni proposito viene meno. Ancora una volta a rompere il ghiaccio è Petrilli che supera il portiere avversario, penalizzato da un rimbalzo irregolare, con una conclusione dalla linea dell’area dopo una bella azione sulla destra avviata da Ilari e proseguita con il traversone di Bortot.
Ore 11.30 – (Gazzettino) Poi arriva una dedica: «Questa vittoria è per il direttore sportivo De Poli», persona di animo buono, sempre utile con i suoi consigli». Il presidente Giuseppe Bergamin si sofferma sul piacevole +7 nei confronti della diretta concorrente: «Il vantaggio deve servire per darci sicurezza e tranquillità nelle prossime partite, e pur non avendo raggiunto l’obiettivo, si è fatto un passo avanti. L’importante è non perdere concentrazione. È positivo che nel gruppo tutti si dimostrino all’altezza e mi piace il fatto che ci siano meno espulsioni o cartellini gialli perchè vuol dire che anche mentalmente i ragazzi sono pronti». La parola ai protagonisti in campo. Nicola Petrilli: «Il campo di Rovereto, dopo la rete di venti giorni fa, mi porta bene, ma dispiace non avere ancora segnato all’Euganeo perché vorrei correre sotto la curva per primo e non solo insieme ai compagni. La dedica è per la mia famiglia dato che ho appena saputo che a luglio mia sorella si sposa». Così Sebastiano Aperi: «Il segreto per fare gol arrivando dalla panchina? Stare concentrati e basta, ma il merito è stato tutto della grande giocata di Amirante. Mi metto a disposizione e quando tocca me, che sia dall’inizio o a gara in corso, dò l’anima». Chiude Salvatore Amirante: «Un gol e un assist, non poteva andare meglio. Guardiamo solo a noi stessi perché se si prosegue così l’Altovicentino non può certo riprenderci».
Ore 11.20 – (Gazzettino) Sono tanti gli elementi per cui c’è da essere soddisfatti, ma Carmine Parlato, al termine della gara, guarda al sodo. «La cosa importante sono i tre punti – esordisce il tecnico – e il resto conta in parte. Tanto meglio comunque se la vittoria arriva tramite giocate provate in settimana e giocando in undici. Siamo stati bravi nell’iniziare molto bene la partita contro una squadra senza pensieri, anche se con l’obiettivo di avvicinare il terz’ultimo posto». Poi aggiunge: «Direi che nella prima frazione i ragazzi hanno fatto in modo di essere un bel rullo compressore; nel secondo tempo hanno gestito per una quindicina di minuti e dopo hanno ripreso le redini del gioco». Così sulla scelta di schierare Amirante anziché Ferretti: «Per il tipo di gara e il modulo ho fatto questa scelta che nulla toglie alla stima che ho per Gustavo. Toccherà pure a lui, la ruota gira per tutti e il fatto di avere una rosa importante mi dà vantaggi. Ovvio che i giocatori quando entrano devono farsi valere in campo, ma non avevo dubbi succedesse». Ad esempio con Aperi: «Il suo quinto gol subentrando dalla panchina è un dato statistico importante. È un ragazzo che in settimana lavora sodo e con spirito positivo. In questo gruppo anche per un minuto di campo si dà un aiuto importante». Parlato elogia pure Bortot e Salvadori: «In questo modulo sulle fasce c’è bisogno di due bei cavalli purosangue, complimenti a loro». E l’Altovicentino ora è attardato di sette lunghezze: «Ci sono in palio ancora 36 punti, sicuramente il nostro è un buon bottino, ma non deve condizionare il nostro cammino. Il gol subìto? Ci stiamo lavorando da un bel po’, ma se arrivano i tre punti, ci metto la firma».
Ore 11.10 – (Gazzettino) Un incredibile contrattempo ha rischiato di non fare disputare la partita e regalare al Padova la vittoria a tavolino per 3-0. Fatto più unico che raro, la gara è infatti iniziata con tredici minuti di ritardo per la momentanea perdita dei documenti d’identità dei giocatori del Mezzocorona, senza cui non era possibile il riconoscimento da parte dell’arbitro. Sono seguiti momenti d’angosciosa ricerca da parte dei dirigenti trentini che hanno poi ritrovato i certificati dentro a uno zaino. Tredici minuti di ritardo, vittoria numero diciassette: ieri il Padova ha sconfitto pure la scaramanzia.
Ore 10.50 – (Mattino di Padova, lettera aperta di Francesca Eugenia Appiani, pronipote di Silvio) «Vedi Francesca, questo è il tempio della nostra famiglia. Quando sarai grande e passerai di qui ricordati sempre da dove vieni». Con queste parole mio nonno mi descrisse l’Appiani la prima volta che mi ci portò, a cavallo della sua inseparabile bicicletta, in una Padova dai sapori e colori di metà anni 80. Ero in prima elementare e l’impatto con quella struttura imponente e brulicante di persone cariche d’entusiasmo fu una sorta di imprinting. La passione per il calcio me l’ha tramandata lui, così come l’amore per una Padova che ora non c’è più. Caro nonno. Lui era un signore d’altri tempi, attaccato alle tradizioni tanto da chiamare suo figlio Silvio e portare la nipote sotto il Salone a prendere l’aperitivo e a pranzo da Cavalca. E poi via, in sella alla bicicletta fino allo stadio dove mi faceva da Cicerone. Nonno è venuto a mancare nel marzo del ’94, pochi mesi prima che la sua amata squadra tornasse in serie A. Purtroppo non ha potuto vivere quella splendida emozione ma non mi rattrista sapere che ci abbia lasciato prima di dover assistere al decadimento e alla fatiscenza del suo tempio, privato di quell’identità che l’ha reso immortale nel cuore dei cittadini. Sono però sicura che oggi sarebbe orgoglioso, come lo sono io, che finalmente si ricominci a restituirgli quella dignità che merita in memoria di un glorioso passato e di quel giovane e sfortunato prozio a cui deve il suo nome.
Ore 10.40 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Questa è una portaerei inaffondabile, dal ko di Mogliano in poi altra musica”) Il crollo del gruppo di Zanin, per certi versi sorprendente (un punto in tre gare), si spiega però anche con la difficoltà di coesione fra le varie componenti, società, squadra e tecnici, visto e considerato che in panchina, da settembre ad oggi, si sono succeduti ben tre mister, ognuno con le sue idee non sempre facilmente assimilabili dalla squadra. Il Padova, invece, ha saputo far tesoro degli errori commessi, di quella sciagurata prestazione con l’Union Vis soprattutto, per raddrizzare la barra del timone e ripartire. Più deciso e convinto di prima. E proprio con la forza del collettivo, con il saper remare tutti dalla stessa parte per raggiungere il traguardo della promozione magari prima di maggio, ha costruito la sua ritrovata leadership. Parlato frena, ma lo farebbe anche se fosse a + 10, e dal suo punto di vista è più che logico che inviti alla moderazione, eppure la gestione dello spogliatoio sta rivelandosi un capolavoro di psicologia e maestria. Leggete bene cosa ha detto al termine della gara di ieri, quando ha parlato, ad esempio, di Ferretti, il “Rulo” che ci ha esaltato con le sue prodezze all’inizio della stagione e poi quando è tornato dopo l’infortunio, e degli altri che ha gettato nella mischia nella ripresa, da Thomassen a Segato ed Aperi: l’opportunità sarà data a tutti, perché tutti devono sentirsi artefici del grande risultato. La musica suonata da Mogliano in poi – siamo a 17 vittorie in 22 partite – è la riprova della bontà del suo modo di allenare: che non significa solo far giocar bene e segnare, ma anche rapportarsi sul piano umano al meglio con i propri giocatori e cavare da ognuno di loro il massimo. La sfida è appassionante, ma con uno così, signori, si va lontano. Diciamolo ancora sottovoce, si può vincere la guerra.
Ore 10.30 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Questa è una portaerei inaffondabile, dal ko di Mogliano in poi altra musica”) Avevamo iniziato l’anno chiedendoci se fosse il momento giusto per scappare: a Valdagno, il 4 gennaio, il Padova si presentava allo scontro diretto con l’Altovicentino forte di un + 5, ed era l’ultima giornata del girone di andata. Una sfida sentitissima, chiusa con una sconfitta (la seconda, dopo quella di Sacile) apparsa davvero immeritata, per ammissione dello stesso patron Dalle Rive, il quale alla fine aveva onestamente riconosciuto come un pareggio sarebbe stato il risultato più giusto. Dal possibile + 8 il Padova era sceso ad un + 2 che non lasciava tranquilli. Sette giorni dopo, a Mogliano, era andata in scena la classica “partitaccia”: Ferretti ko per una gomitata alla mandibola, biancoscudati incapaci di gestire il vantaggio, sino a subìre le pimpanti iniziative dell’Union Pro e, con esse, un’altra battuta d’arresto. Questa volta sacrosanta. Lì, nel momento in cui i rivali sfruttavano l’occasione per effettuare il sorpasso, è maturata la svolta, che ha ribaltato in un mese le gerarchie del torneo, così com’erano state sancite da quel doppio stop. Il Padova ha ripreso vigore, è tornato a navigare in mare aperto, andando alla… guerra con la forza d’urto e l’armamentario impressionante di una portaerei, in grado di abbattere e spazzare via qualsiasi ostacolo. Le sue bocche da fuoco hanno centrato sempre l’obiettivo, con il risultato che è sotto gli occhi di tutti: quattro successi di fila in altrettante battaglie, e l’avversario annichilito dalla sua fragile baldanza, se è vero che il primato è durato gran poco.
Ore 10.20 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Edel): Lanzotti 6; Bortot 6.5, Sentinelli 6.5 (Thomassen 6), Niccolini 6, Salvadori 6.5; Nichele 6.5 (Segato 6), Mazzocco 7; Ilari 7, Cunico 6.5, Petrilli 7.5 (Aperi 7); Amirante 7.
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Cinque reti in altrettante gare giocate per l’ex attaccante della Lavagnese, che entra anche nell’azione del terzo gol. Ancora una manovra pregevole per la squadra di Parlato, che manda al cross Salvadori sulla sinistra. Ilari, solo in mezzo all’area, sfrutta un “liscio” dei centrali per stoppare e realizzare(di sinistro) all’angolino. È il gol che chiude la gara al 36′. E il Mezzocorona? Tanta buona volontà, ma solo un calcio di punizione di Caridi degno di nota, parato. In scioltezza. La ripresa è un lento incedere di una partita che non ha più niente da dire. Per i primi 25’ non succede nulla, al punto che le uniche emozioni arrivano dagli aggiornamenti dal campo di Pedavena, complice l’anticipo di un quarto d’ora delle altre gare, con il pareggio dell’Union Ripa nei confronti dell’Altovicentino, che gasa ancor più il tifo biancoscudato. Il Padova non perde il vizio di concedere un gol agli avversari e al 26′, sugli sviluppi di un corner, nel batti e ribatti in area Fochesato trova un gran sinistro che si insacca all’incrocio. Il 3-1 quantomeno vivacizza la partita e dopo due minuti i biancoscudati calano il poker con il neo-entrato Aperi, sempre letale quando subentra dalla panchina, il quale infila da pochi passi su assist di Amirante. Lo stesso centravanti manca il quinto gol al 31′, ma per la fuga in classifica basta e avanza così.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Nel Padova l’unico ballottaggio della vigilia, visto l’infortunio di Zubin, lo vince Amirante, che ritrova una maglia da titolare a distanza di due mesi dall’esordio in biancoscudato, a discapito di Ferreti, che parte dalla panchina per la terza gara di fila. Per il resto la formazione è quella classica delle ultime uscite, con il “4-2-3-1” che sembra essere il modulo in grado di esaltare maggiormente le caratteristiche degli uomini a disposizione del tecnico nepoletano. Schieramento che permette agli esterni di sfruttare la propria velocità, sebbene fin dai primi minuti il campo si riveli più adatto ai giocatori di forza rispetto a quelli più tecnici. Fango, pozzanghere e palla che scivola lenta, tuttavia, non imbrigliano il gioco del Padova, che parte in quinta e, dopo un paio di occasioni fallite, al quarto d’ora si ritrova in vantaggio: Bortot vola sulla destra e piazza un cross forte e teso che scavalca la difesa e trova Petrilli dalla parte opposta; ottimo lo stop dell’esterno, che calcia dal limite con il destro, insaccando all’angolino con la complicità della deviazione di un difensore avversario. È il suo quarto gol stagionale. Sbloccata la partita, il Padova può giocare sul velluto e ancora Petrilli mette il turbo sulla sinistra al 25′, scambia con Amirante e va al cross, trovando la testa dello stesso centravanti ligure. Zomer è bravo ad opporsi, ma sulla respinta del portiere lo stesso Amirante è il più lesto di tutti ad avventarsi sul pallone e a ribattere in fondo al sacco in scivolata.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Nella settimana di Sanremo, “il volo” è quello che prende il Padova in classifica. Grazie alla quarta vittoria consecutiva, arrivata con il 4-1 di Rovereto a spese del Mezzocorona, e al contemporaneo stop dell’Altovicentino (1-1 sul campo dell’Union Ripa la Fenadora), i biancoscudati vanno in fuga in testa alla classifica a + 7 sui rivali, guadagnando il massimo vantaggio dall’inizio del campionato. Tutto fin troppo facile per i ragazzi di Parlato, che si sbarazzano di una formazione sull’orlo del baratro. La gara, infatti, ha rischiato persino di non essere giocata, visto che a pochi minuti dal fischio d’inizio i dirigenti del Mezzocorona non trovavano più i documenti degli atleti. Con l’arbitro che non poteva procedere al riconoscimento dei tesserati, una volta trascorsi 45 minuti dall’orario d’inizio delle 14.30, la gara non si sarebbe disputata, con conseguente vittoria per 3-0 a tavolino della capolista. Alla fine, dopo una decina di minuti di panico, sono stati ritrovati i cartellini, rimasti all’interno di uno stanzino dello stesso stadio di Rovereto, chiuso a chiave in tarda mattinata. La partita è iniziata con 13′ di ritardo, ma anche alla lettura delle formazioni sono emersi tutti i problemi della formazione di Luca Lomi. Una squadra imbottita di “under” (solo tre “over” 21, tra i 17 convocati), che paga tante assenze e un’instabilità societaria che sta creando diversi problemi nello spogliatoio.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Nella ripresa, poi, cos’è accaduto? «Ci siamo abbassati un po’, abbiamo peccato d’ingenuità in occasione del loro gol da calcio d’angolo ma ci siamo subito risvegliati, andando a segnare il 4-1, e secondo me potevamo anche ampliare maggiormente il divario. Non eravamo rientrati in campo per controllare il 3-0, è successo inconsciamente perché il Mezzocorona aveva preso un po’ il pallino del gioco e noi non riuscivamo ad avere la stessa intensità in quanto nel primo tempo avevamo speso tantissimo». Alla vigilia era indeciso tra Amirante e Ferretti: ha vinto la scommessa. «Dalle parole sono passato ai fatti, ho un grande gruppo e posso anche ruotare i giocatori. Ferretti è un signor giocatore, quanto prima farà valere le sue capacità, ma avevo bisogno di una gamba più dinamica contro una difesa un po’ lenta nei due centrali, mi serviva uno che attaccasse di più gli spazi, e Amirante l’ha fatto bene». La scena se la prende comunque ancora Aperi, il bomber di scorta… «È un ragazzo con un cuore solare, sa calarsi bene nella parte e non appesantirsi a livello morale: quando entra in campo sembra un bambino che vuole giocare a pallone, entrare e segnare sempre non è facile. Bravo davvero». Ha una dedica per questa vittoria? «Sicuramente a Fabrizio De Poli, per il tragitto fatto dall’inizio dell’anno: tante volte lui lavora dietro le quinte, e spesso soffre più di noi. La dedico a lui, sperando di continuare tutti insieme questa cavalcata».
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Sette punti sopra l’Altovicentino rappresentano un margine che mai, da un anno e mezzo a questa parte, Carmine Parlato aveva toccato con mano nella lotta tra sé e le avversarie. È troppo presto per sbilanciarsi, ma è impossibile rimanere indifferenti di fronte ad un campionato che ora, per i biancoscudati, appare sempre più proiettato verso una cavalcata trionfale. «Questo vantaggio rappresenta un bottino importante», ha ammesso il tecnico a fine gara, «ma dobbiamo fare in modo di giocare come se fossimo a pari punti, o addirittura sotto di uno. La testa è micidiale, le motivazioni sono la cosa più importante nello sport, sono ciò che fa la vera differenza». Quindi il Padova non deve sedersi, è chiaro. Dopo questo successo e il pari dell’Altovicentino non si sente però un po’ più tranquillo? «Era importante vincere, era ciò che contava di più. Quanto accade sugli altri campi entra nella mia testa solo a partita finita. Abbiamo portato a casa i tre punti, dando ancora più continuità ai nostri risultati: ripeto, era importante questo». Avete costruito il successo principalmente nel primo tempo. Sono stati i 45’ perfetti che aveva immaginato? «Quello che abbiamo provato in settimana è stato riproposto con ritmo e qualità, il che è ciò che avevo chiesto alla squadra. È stato un primo tempo bellissimo, di velocità e di intensità». Si può dire che l’abbiate vinta principalmente sulle corsie esterne? «La partita era stata preparata su quel tipo di situazioni, sulle sovrapposizioni e sui cross di Bortot e Salvadori, unite alla qualità e all’intensità di Ilari e Petrilli nell’uno contro uno».
Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Cos’è cambiato? «Avevo voglia di dimostrare di poter stare in questo gruppo e di dire la mia per scrivere la storia di questa società. Non mi sono mai lamentato, mi sono messo a disposizione e ho giocato con la rabbia giusta per ripagare la fiducia del mister». Dopo il suo gol, la gara si è fatta in discesa. «Queste partite bisogna sbloccarle subito, altrimenti si complicano. Siamo stati bravi anche perché non era facile, visto il ritardo con il quale è iniziata la partita e ci ha fatto stare un quarto d’ora seduti ad aspettare l’inizio. Il gol lo dedico a mia sorella, che mi ha dato la notizia che si sposa a luglio». Il modulo con i tre trequartisti vi agevola? «Sì, in questo modo creiamo di più». Un altro protagonista, dalla media-gol strepitosa, è Savio Amirante. «Non mi aspettavo di segnare così tanto, sono felice e il merito va ai compagni. Ora continuiamo a pensare a noi stessi, senza guardare l’Altovicentino».
Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Grande entusiasmo nello spogliatoio biancoscudato dopo la vittoria sul Mezzocorona e il nuovo allungo sull’Altovicentino. Sorride anche il presidente Giuseppe Bergamin, sebbene provi a tenere tutti sull’attenti: «Il campionato non è chiuso, anche se abbiamo fatto un bel passo in avanti. Abbiamo un po’ di tranquillità in più, ma il torneo è ancora lungo. È meglio essere cauti, i pericoli possono sempre nascondersi dietro l’angolo». Il numero uno del Padova si gode una squadra che gioca a memoria. «Nel primo tempo abbiamo fatto molto bene, mi dispiace dover subìre sempre gol, ma abbiamo dato dimostrazione di carattere e determinazione, senza perdere mai il controllo della situazione. E lo dimostra il fatto che siamo riusciti anche a chiudere la gara senza ammonizioni». Ancora una volta il grimaldello biancoscudato è stato Nicola Petrilli, che ha aperto la gara con il suo quinto gol stagionale. E dire che la sua stagione era iniziata tra infortuni e tanta panchina.
Ore 09.00 – (Mattino di Padova) L’emblema di un Padova che vince con la forza del gruppo è Sebastiano Aperi. Titolare soltanto in un paio di occasioni, l’esterno siciliano è riuscito lo stesso a segnare 6 gol (5 dei quali partendo dalla panchina), nonostante i pochi minuti a disposizione. «Il mio segreto? La fame», sorride. «Voglio diventare un giocatore vero e spero ogni volta di entrare anche solo 5 minuti per poter fare la differenza. Il mio obiettivo è vincere il campionato con il Padova, per questo sono felicissimo di questi tre punti. Ora dobbiamo restare con i piedi per terra, 7 punti sono tanti ma mancano 12 partite. Bisogna restare concentrati e lottare domenica dopo domenica». Una dedica per il gol? «Al mio procuratore e anche alla mia famiglia».
Ore 08.40 – Serie D girone C, il prossimo turno (ventitreesima giornata, domenica 22 febbraio ore 14.30): AltoVicentino-Triestina, Belluno-ArziChiampo, Clodiense-Mori S. Stefano, Dro-Tamai, Giorgione-Mezzocorona, Kras Repen-Union Ripa La Fenadora, Legnago-Union Pro, Padova-Fontanafredda, Sacilese-Montebelluna.
Ore 08.38 – Serie D girone C, la classifica aggiornata: Padova 53, AltoVicentino 46, Belluno 42, Sacilese 40, ArziChiampo 36, Clodiense 35, Montebelluna 32, Fontanafredda 31, Tamai, Union Pro e Union Ripa La Fenadora 30, Giorgione 26, Legnago 23, Dro 20, Kras Repen 19, Triestina 18, Mezzocorona e Mori Santo Stefano 11.
Ore 08.36 – Serie D girone C, i risultati della ventiduesima giornata: ArziChiampo-Giorgione 2-1, Fontanafredda-Clodiense 0-0, Mezzocorona-Padova 1-4, Montebelluna-Kras Repen 2-1, Mori S. Stefano-Dro 2-1, Tamai-Legnago 1-1, Triestina-Belluno 2-2, Union Pro-Sacilese 1-1, Union Ripa La Fenadora-AltoVicentino 1-1.
Ore 08.34 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
Ore 08.32 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Macron Store, Supermercati Alì, Box Uomo, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Zero Emissioni, Ecosystem, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 15 febbraio: i Biancoscudati battono 4-1 il Mezzocorona e si portano a +7 dall’AltoVicentino grazie al pareggio dei bianconeri con l’Union Ripa La Fenadora.