Crac Padova, “Gazzettino”: Penocchio e Cestaro scongiurano il fallimento, scelto il piano di ristrutturazione del debito al posto del concordato

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Fonte: Gazzettino, Luca Ingegneri

Diego Penocchio e il suo predecessore Marcello Cestaro possono tirare un sospiro di sollievo in attesa di aprire i cordoni della borsa. Il Calcio Padova 1910 non rischia più il fallimento. Le istanze presentate dall’avvocato bolognese Mattia Grassani e dalla società vicentina di brokeraggio assicurativo Ni.Pa Broker srl sono state revocate. In altre parole i creditori hanno rinunciato alle rispettive pretese, a seguito di accordi con la vecchia società biancoscudata. Liberato da ogni vincolo di natura fallimentare, il Calcio Padova 1910 ha ufficializzato anche la rinuncia al concordato preventivo in bianco. I legali del presidente Penocchio hanno scelto un altro percorso contemplato dal codice, quello del piano di ristrutturazione del debito. Tra le due strade esiste una differenza sostanziale. Il piano di ristrutturazione del debito si riduce sostanzialmente a un accordo tra privati. Si raggiunge un’intesa sulla percentuale dei crediti vantati e sui tempi di pagamento, senza la mediazione del giudice. Ma con una clausola insormontabile: perchè il progetto abbia concrete possibilità di essere omologato dal tribunale fallimentare deve ottenere l’adesione di almeno il 60% dei creditori.

Chi rimane fuori dal patto dovrà comunque essere saldato entro i 120 giorni successivi alla data di omologa del piano. Quello della fatidica soglia del 60% è un traguardo che lo staff di legali del presidente Penocchio non ha ancora raggiunto. Ci sta lavorando con impegno, la quota minima necessaria è ad un passo, ma occorre un ulteriore sforzo economico. Ecco la ragione per cui il Calcio Padova 1910 non è ancora stato in grado di presentare al giudice delegato Caterina Zambotto il piano con cui chiudere tutte o gran parte delle pendenze creditorie. In realtà dopo la rinuncia al concordato preventivo la società biancoscudata non deve più rispettare termini perentori. È comunque chiaro che la partita dovrà essere chiusa in tempi rapidi, se non altro nel rispetto degli impegni già assunti con i creditori. I privilegiati, in primis i giocatori, l’ex diggì Sottovia e gli ex dipendenti, dovrebbero ottenere cifre oscillanti tra il 60 e il 70% delle rispettive spettanze mentre ai chirografari verrebbe assicurata una percentuale tra il 30 e il 40% dei crediti. Il saldo dovrebbe avvenire in tre tranches, nell’arco di un paio d’anni. Alcune importanti trattative sarebbero ormai in dirittura d’arrivo. Compresa quella con il Comune che vanta crediti attorno ai 320mila euro per l’affitto dello stadio e altre voci correlate.

Si starebbe lavorando per un accordo transattivo che prevede il pagamento di un importo del 40 per cento (circa 140 mila euro) più la cessione del marchio, che ha un valore economico, dei trofei e del mobilio della sede che l’attuale proprietà a sua volta acquisterebbe dall’amministrazione. Quanto al logo, trattandosi di un bene della collettività, l’idea è che resti di proprietà comunale, con cessione in comodato alla società, anno per anno, a un prezzo simbolico. Penocchio e Cestaro contano di condurre in porto il piano di ristrutturazione del debito tra la fine febbraio e i primi di marzo, con la previsione di un esborso di circa 5-6 milioni di euro. Un sacrificio notevole a fronte comunque dell’azzeramento di tutte le pendenze di natura penale. Con la revoca delle istanze di fallimento, ufficializzata ieri dal tribunale, cade automaticamente l’accusa di bancarotta.




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