Fonte: Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia
Di calcioscommesse in passato si era ritrovato a parlare più volte: vuoi per il coinvolgimento di alcuni giocatori biancoscudati nella stagione 2011/2012, l’ultima di Alessandro Dal Canto in panchina, vuoi per un’inchiesta che aveva toccato qualche suo amico o ex compagno. Ma mai, prima di allora, aveva visto il suo nome scritto tra le carte delle Procure al lavoro, sportive o ordinarie che fossero. Elia Legati due giorni fa, nel documento con il quale la Procura della Repubblica di Cremona ha notificato ai 130 indagati dell’inchiesta Last Bet la chiusura delle indagini, ha scoperto che tra le 109 pagine del faldone ce n’è una in cui compare pure il suo nome. In un passaggio ambiguo, poco circostanziato: lui, che non è indagato né sospettato, viene tirato in ballo da Maurizio Neri, socio di Cristiano Doni, e Alessandro Ettori, un passato da calciatore nel Bresciano, due elementi del cosiddetto Gruppo di Cervia. Il 4 febbraio 2011, secondo la Procura di Cremona, Ettori contattava Neri e gli riferiva «di aver sentito, attraverso suo cugino, Elia quello del Padova, e di aver appreso che fanno pari questa sera».
Reggina-Padova finì 1-1. «Presumibilmente si tratta di Elia Legati, difensore del Padova», ha scritto il gip Di Martino. «Leggere il mio nome mi ha lasciato a bocca aperta», spiega Legati, oggi difensore del Venezia. «Non ho idea di chi siano queste persone, sono sorpreso ed incazzato che abbiano fatto il mio nome. Vedermi sbattuto in prima pagina perché il cugino di non so chi mi ha nominato mi lascia tanto amaro in bocca». Non aveva mai sentito prima d’ora parlare di questi due personaggi, Neri ed Ettori? «Nella mia carriera avevo sentito solo il nome di quest’ultimo, ma solo perché era stato un giocatore. Non l’ho nemmeno mai incontrato, semplicemente ne ho sentito fare il nome, punto. Sono esterrefatto, ma sono totalmente tranquillo». Ricorda qualcosa di quel Reggina-Padova? «Me la ricordo bene, come più o meno tutte le partite che ho giocato. Era una gara disputata in serale, non ricordo se in anticipo o in posticipo: andammo sotto per un calcio di rigore inesistente, che realizzò Bonazzoli, poi riuscimmo a pareggiare negli ultimi minuti, probabilmente nel recupero, con un tiro da fuori area di Vantaggiato che venne deviato da un difensore e spiazzò il portiere».
Non le è quindi mai capitato di venire avvicinato da qualcuno dei personaggi coinvolti nell’inchiesta? «Non scherziamo, non ho avuto mai contatti con nessuna di queste persone». E le è mai capitato che un compagno di squadra, rivelatosi poi coinvolto nell’inchiesta, le abbia accennato discorsi simili? «No, nemmeno». È la prima volta che il suo nome esce dalle carte dell’indagine? «La prima in assoluto. Finora mi sembra che ci sia sempre stata poca chiarezza, gente accusata e scagionata, poi riaccusata e magari prosciolta. Non me ne sono mai interessato più di tanto, se non per ciò che magari riguardava qualche mio compagno di squadra. Ho visto gente smettere di giocare perché coinvolta, come il mio amico Davide Drascek (ex giocatore, tra le altre di Vicenza e Venezia, ndr) per il quale, due anni dopo il ritiro, le “voci” sul suo conto si dimostrarono un buco nell’acqua». Nel complesso, dopo 4 anni di indagini e arresti, che idea si è fatto di tutta la vicenda? «Non mi sono mai fatto una mia idea precisa, perché, come dicevo, non me ne sono mai interessato a fondo. Ma chi ha sbagliato deve pagare».