Live 24! Mezzocorona-Padova, -5: inizia la settimana di avvicinamento alla sfida di Rovereto, allenamento alla Guizza

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Ore 22.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Padova o Altovicentino, per Favret e compagni non fa differenza. Hanno battuto i biancoscudati (1-0) al XXV Aprile il 30 novembre e riservato analogo trattamento ai vicentini (2-0) domenica. In entrambe le occasioni, largo è stato l’utilizzo di giovani fuoriquota. Contro l’Altovicentino poi Zironelli non ha fatto nemmeno un cambio, visto che in panca aveva solo Pederiva (’93), Puto (’96) e cinque ’97. Un messaggio chiaro e forte (e forse una candidatura alla panca) a Padova e Altoliventino: per vincere non occorre avere una rosa di 30 giocatori con una dozzina di “ex pro” veri. CONTENTI MA – Grande la soddisfazione per una Zirolandia che continua a stupire, nonostante partenze e infortuni. C’è anche un po’ di dispiacere, però, nel clan di Presotto. Il gemellaggio “virtuale” fra sacilesi e liventini è noto. La scorsa stagione accomunava le due società la rivalità (una per ragioni di classifica, l’altra per vicinanza geografica) con il Pordenone. L’alleanza non impedì ai biancorossi di eliminare i vicentini dai playoff. Ora è inutile nascondere che Sacile tifa contro il Padova di Parlato (un ex al quale non è mai stato perdonato il passaggio al neroverde), che in riva al Livenza raccoglie forse ancora qualche simpatia e sicuramente tante antipatie. Una cosa però sono sede e spalti, un’altra il campo dove i più felici erano sicuramente Beccaro e Sottovia, i due ex maranesi già a segno nel 2-2 dell’andata. In particolare Dario Sottovia, “osservato speciale” durante tutto il primo tempo, tanto da essere bersaglio di un’entrata eccesivamente vigorosa di Pignat, nell’occasione espulso dal direttore di gara. Il nueve nel finale ha punito ancora la sua ex società con il micidiale contropiede che ha chiuso definitivamente la sfida. FURIE DEPRESSE – Contemporaneamente il Padova metteva quasi subito (gol di Ilari al 2′) sui binari giusti la gara con il Tamai, finita 3-1 (secondo gol in biancorosso di Zubin). Le furie hanno avuto qualche difficoltà a reagire anche per l’ennesimo forfeit, verso il quarto d’ora, di Stefano De Agostini. Il tecnico, vittima di un malore, ha raggiunto gli spogliatoi con le sue gambe, accompagnato da due paramedici. Poi è stato accompagnato all’ospedale di Padova. «Sto bene – ha rassicurato ieri mattina al telefono -. Ho voluto fermarmi per affrontare tutti gli esami clinici del caso e capire una volta per tutte cosa mi succede, sempre e solo durante le partite». Dovrebbe tornare a casa già oggi. PROSSIMO TURNO – Domenica per la quinta di ritorno la Sacilese andrà a Mogliano, il Tamai ospiterà il Legnago e il Fontanafredda riceverà la Clodiense.

Ore 22.30 – (Messaggero Veneto) L’orgoglio e la compattezza. Su queste due componenti Mauro Zironelli sta costruendo un’altra Sacilese vincente. Non è quella dell’anno scorso, che nel girone di ritorno conquistò la bellezza di 37 punti, viaggiando ai ritmi di Pordenone e Marano. E’ una squadra diversa: meno esperta, con meno alternative, per certi versi meno bella, ma tremendamente unita e convinta dei propri mezzi. Gruppo. La vittoria sull’Altovicentino ne è stata l’ultima e più eclatante dimostrazione. Anche prima di rimanere con un uomo in più in seguito all’espulsione del centrocampista pordenonese Alberto Pignat, la Sacilese non aveva palesato alcun timore reverenziale nei confronti dei più quotati rivali. E pensare che al cospetto di un Altovicentino quasi al completo si presentava una formazione priva di 6 giocatori, tra cui Baggio e Boscolo Papo, due titolari quasi inamovibili della gestione Zironelli. Ma più di tutto ha potuto la forza del gruppo biancorosso, ben rappresentata dall’immagine della squadra che va a festeggiare sotto l’angolo degli spalti in cui si erano posizionati gli assenti. Blindati. L’undicesimo centro di Sottovia e, soprattutto, il ritorno al gol di Beccia, che dopo la scorpacciata della scorsa stagione (10 reti), quest’anno era fermo al penalty della prima giornata di campionato con il Kras, hanno confezionato una vittoria che, in ottica terzo posto, consente alla Sacilese di rimanere in scia (meno 2) del Belluno, che era scappato via dopo il successo nell’anticipo con il Fontanafredda. Ma i biancorossi possono pure brindare alla fascia di miglior difesa (18 reti al passivo) del campionato: ora in solitaria, visto che il Tamai, che condivideva il primato, ha subito l’onda d’urto padovana. Indolore. Sconfitta nel complesso indolore per il Fontanafredda, visto che tutte le squadre nella sua orbita non sono andate oltre il pareggio. Rossoneri ancora più vicini ai play-off (a 4 punti) che ai play-out (8). In quest’ultima zona, ieri interlocutorio pareggio nel derby tra Kras e Triestina: al provvisorio vantaggio di Piscopo ha risposto Rabbeni nel finale. Un punto che lascia tutti scontenti.

Ore 22.10 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Che diavolo è successo? A 24 ore dalla quarta sconfitta consecutiva, dopo due mesi di frustate, salvo la vittoria sul Giorgione e il pareggio nel derby, il numero uno del Ripa cerca di scuotere i propri giocatori tuonando parole decise: «Dai tifosi ai dirigenti che hanno spalato la neve sul campo per tre giorni, nessuno di noi – sono le dure parole di Nicola Giusti -, merita una prestazione come quella vista domenica contro il Legnago. E non se la meritano giocatori e staff in primis». Qual è lo stato d’animo, presidente Giusti? «Amareggiato è il termine più soft che mi viene in questo momento per descrivere le mie emozioni perché una prestazione così non me la so proprio spiegare». È da un po’ che le cose sembrano non funzionare più. «Sì, ma questa volta non c’è stata neppure la benché minima reazione ai possibili episodi o errori che hanno minato il match. Le ultime volte, pur perdendo, almeno avevamo provato a reagire. Con il Legnago no. Noi non siamo questi, non esiste. Bisogna ricominciare di nuovo a ragionare, dal principio, iniziando immediatamente a muovere una classifica immobile da troppo tempo. Quattro punti in due mesi sono troppo pochi, davvero troppo pochi. Ma più di tutto mi infastidisce il fatto che sì, si può anche perdere, ma c’è modo e modo. È stata la partita storta per eccellenza e spero davvero che faccia scuola, che rimanga come esempio negativo assoluto». Ora che si fa? «Si lavora. Soluzioni drastiche non ce ne saranno, questo è certo. Il mister? Domenica in panchina avrebbe potuto esserci anche Mourinho… Uno che fa sport dovrebbe fare di tutto per vincere anche le partite in allenamento ed è esattamente ciò che dobbiamo tornare a essere». Domenica arriva l’Altovicentino; potrebbe essere la «partita impossibile» ideale per trovare una reazione. «Esatto, potrebbe proprio esserlo, ma devono esserne convinti i giocatori prima di chiunque altro. In questo momento invece non mi sembra siano pronti a crederci. In passato erano esattamente questo, ora non so. Invece dobbiamo proprio tornare a essere il Ripa che fa tremare chiunque. Da quando siamo in D sarà la prima volta che una delle prime due della classe viene al Boscherai. Ecco, facciamogli vedere cosa significa». È il momento più difficile della sua gestione? «Stiamo eguagliando l’avvio della scorsa stagione. Ora però vediamo di uscirne».

Ore 21.50 – (Corriere delle Alpi) Rebus Union. La squadra vista a Legnago è la controfigura di quella scintillante del girone d’andata e il Ripa Fenadora si interroga: «Ho tante domande ma poche risposte rispetto all’ultima partita». È dura la presa di posizione del ds Alberto Faoro. «Se le partite che avevamo perso fino a qui di questa striscia aperta negativa (le prime tre, quelle con Doro, Clodiense e Sacilese) erano tutte caratterizzate da sprazzi di bel gioco e cose positive, per cui c’era qualcosa da salvare, a Legnago non c’è da salvare niente. Abbiamo toccato il punto più basso a livello di prestazione, di atteggiamento e di voglia. Una cosa molto negativa e spiacevole da vedere», aggiunge il dirigente, che cerca una reazione provando a scuotere l’ambiente: «Tutti devono tirare fuori qualcosa di più». Qualcosa si è rotto? «Non ho una risposta, perché la squadra si era allenata bene nelle due settimane precedenti alla partita, nonostante le difficoltà atmosferiche, il gruppo è unito, la voglia e la determinazione di fare risultato c’erano, di fronte avevamo un avversario non impossibile, eppure dopo il gol subito a 5′ dalla fine del primo tempo non abbiamo più fatto niente», dice il ds dell’Union. Che prosegue: «Domenica arriva l’Altovicentino e non è facile affrontare una squadra così forte in questo momento». Voglia di reagire. «È il momento in cui dobbiamo rimboccarci le maniche e cercare tutti di fare qualcosa in più. Fortunatamente i play-off non sono distanti e mancano ancora tante partite, però bisogna invertire il trend. La prestazione è stata negativa e in settimana lavoreremo per fare meglio. Quello che non è piaciuto è l’atteggiamento in campo visto a Legnago, perché si può giocare male e perdere anche quattro gare di fila, però il modo in cui lo abbiamo fatto questa volta non va bene». Lavoro, lavoro, lavoro. È il mantra da seguire adesso, «per migliorare dal punto di vista tecnico, tattico e fisico per quello che si può. Per cui lavoreremo sulla preparazione come prima e più di prima, ma poi bisogna metterci qualcosa in più del proprio, perché dalle situazioni di difficoltà si esce con i valori umani. Nelle partite precedenti c’erano stati errori e disattenzioni, ma anche sprazzi buoni. Col Legnago invece non c’è stato niente e qui devono emergere i valori prima ancora che quelli tecnici, tattici e atletici». Tifosi amareggiati. Il gruppo Gusv (gruppo ultrà sorci verdi) parla di «prestazione sconcertante» nel commento della partita, seguita da parecchi tifosi nonostante la trasferta lunga. «L’Union parte bene, peccato però che passati i primi 10 minuti di dominio lasci campo ai locali e poi crolli psicologicamente dopo il 2-0. Situazione davvero enigmatica e preoccupante quella attuale dell’Union».

Ore 21.30 – (Gazzettino, edizione di Belluno) In uno stadio da serie A contro un avversario che sta lottando per non scivolare in Eccellenza. È il paradosso che fa da sfondo alla prossima trasferta del Belluno: al Nereo Rocco di Trieste, al cospetto di un’Unione Triestina che, attualmente, occupa il terz’ultimo posto in graduatoria. E che ieri ha ottenuto un pareggio amaro (1-1), nel derby con il Kras Repen, andato in scena in posticipo a Monrupino. Dopo la rete siglata al quarto d’ora da Piscopo, gli alabardati si sono fatti acciuffare a un minuto dal 90’ dal Kras, e in particolare da Rabbeni. In pieno recupero, infine, è stato allontanato dalla sua panchina il tecnico Ferazzoli. Tuttavia, al di là di statistiche e classifiche, è sempre meglio diffidare di una squadra come la Triestina: già all’andata, il Belluno ha sofferto e non poco per strappare i tre punti ai giuliani. Basti pensare che, a 10’ dal termine, il punteggio era ancora in equilibrio (1-1, frutto di un botta e risposta a ridosso dell’intervallo): poi a decidere è stato Sadio Samba (ora al Montebelluna). L’undici di Trieste, inoltre, è reduce da cinque risultati utili di fila e, nel 2015, non ha ancora mai perso. Insomma, a casa del paron Rocco non sarà affatto una passeggiata. Rientreranno dalle squalifiche Pellicanò e Mosca, ma dovrebbe essere fermato Duravia (ammonito domenica, era diffidato).

Ore 21.10 – (Corriere delle Alpi) Andrea Radrezza migliora. È ancora presto per parlare di tempi di recupero, ma le prime sensazioni dell’attaccante sono buone e il problema muscolare che lo ha colpito sabato contro il Fontanafredda non sembra grave. Pensare ad un suo recupero per la trasferta di Trieste è difficile, ma a metà settimana si saprà qualcosa di più. «Rispetto a sabato e domenica c’è stato un netto miglioramento – commenta Radrezza – tra oggi e domani cercheremo di capire se si tratta solamente di una contrattura o di una lesione, ma nel frattempo ho iniziato le terapie. In generale, però, sono abbastanza tranquillo, in passato ho subito stiramenti peggiori sopratutto sul piano del dolore. Cosa è successo in campo? Ho fatto un allungo e ho sentito indurirsi il muscolo, avevo un fastidio che non mi ha permesso di continuare la partita e anche in via precauzionale ho chiesto il cambio». Radrezza e la sfortuna. Gli ultimi anni per l’attaccante gialloblù non sono stati sicuramente baciati dalla dea bendata. Nel 2011 e nel 2014 “Radre” è andato due volte sotto i ferri per la rottura del crociato del ginocchio e la seconda operazione, fatta a marzo 2014, ha presentato qualche difficoltà in più nel recupero rispetto alla prima. L’attaccante di origini padovane è riuscito a tornare in campo a gennaio 2015 e adesso sta lavorando per recuperare la condizione. Questo problema muscolare è l’ennesimo stop che si abbatte su di lui e sul suo morale, anche se il bomber gialloblù non è scoraggiato. «Sono piuttosto tranquillo, consapevole che dopo quasi un anno che non giochi i muscoli non sono completamente a posto e queste cose possono succedere. Giocare su terreni fangosi non aiuta, ci sono tanti fattori da tenere in considerazione. Finita la mini crisi? Penso non sia mai cominciata, le prestazioni le abbiamo sempre fatte ma è mancata un po’ di cattiveria. Adesso pensiamo alla trasferta di Trieste, al Nereo Rocco, in uno stadio da serie A, il più bello che possiamo incontrare in questa categoria. Non sarà una partita facile, la Triestina vuole salvarsi e a dicembre si è mossa molto sul mercato. Non mi sbilancio ancora sulla mia possibile presenza, vediamo come sto a metà settimana. Per quanto riguarda la classifica il Belluno deve guardarsi avanti e non indietro, mancano ancora tante partite e ci sono molti punti in palio. Stare lassù è bello e il nostro obiettivo è di migliorarci sempre». Duravia squalificato. Mister Vecchiato non potrà contare sull’esterno di Montebelluna ma ci sono due buone notizie con i rientri di Stefano Mosca e Paolo Pellicanò. Il terzino agordino era stato espulso contro il Mezzocorona mentre l’ex Feltrese aveva preso tre giornate nella trasferta di Mori.

Ore 20.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Il distacco dai playoff è salito a 10 punti? La rimonta era difficile anche prima, noi però non molliamo e pensiamo solo a mantenere il trend positivo dell’ultimo periodo». La vittoria su autorete dell’Alessandria a Pavia ha raffreddato parecchio le speranze del Venezia che lo 0-0 con il Como bastasse almeno per restare a -8 dal quarto posto. Il ds Ivone De Franceschi tuttavia non si fascia la testa e sprona gli arancioneroverdi. «È vero, finora non abbiamo ancora vinto, escluso con la FeralpiSalò al Penzo, contro nessuna delle squadre che ci stanno davanti. Io però più in generale dico che il dato oggettivo di cui tenere contro è un altro: il problema del Venezia finora è stata la continuità, perché l’avessimo trovata prima sono convinto che avremmo almeno 5-6 punti in più. Ora, nelle ultime 8 gare abbiamo raccolto 15 punti e siamo reduci da 5 risultati utili di fila, quindi pensiamo solo a proseguire così e a fine marzo tireremo le somme». Venerdì prossimo il team di Michele Serena farà visita proprio alla FeralpiSalò (ore 19.30) che sta tre punti più su a quota 37. Per pensare all’aggancio il Venezia deve però ritrovare una maggiore incisività offensiva, un pò smarrita con il 3-5-2. «Abbiamo cambiato modulo da quattro partite e anche col Como abbiamo raccolto un punto, contro un’avversaria costruita per vincere. I ragazzi hanno creato pochino ma fornito una prestazione gagliarda, ritrovandosi in 10 dopo mezzora eppure non concedendo nulla e dando una sensazione di solidità. È chiaro che nel gioco offensivo possiamo migliorare sul piano degli automatismi, oltre a dover gestire sicuramente meglio le ripartenze cercando di sbagliare meno in impostazione». Il rosso «guadagnato» da Sales ha fatto arrabbiare De Franceschi. «Molto, in primis perché Simone, che pur è un professionista serio, è recidivo (confermata una multa salata, ndr) in queste situazioni e ha messo in difficoltà i suoi compagni. A Salò mancheranno lui e Legati, il mister saprà trovare le soluzioni e dobbiamo solo pensare a disputare 95’»ignoranti” per andare a punti e continuare il nostro percorso”.

Ore 20.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) «La partita per i playoff non è ancora finita. Sono convinto che il Venezia può ancora dire la sua». Il direttore sportivo dei lagunari, Ivone De Franceschi, ne è certo: questa squadra è viva e lotterà per i playoff fino all’ultima giornata della Lega Pro per cercare di agganciare gli spareggi per salire in Serie B. Sabato scorso, nella gara pareggiata 0-0 con il Como, gli arancioneroverdi hanno offerto una buona prestazione, viziata tuttavia dall’espulsione al 29’ del primo tempo di Simone Sales. «Se il cartellino rosso viene dato per un fallo di gioco – dice il diesse De Franceschi – posso anche capirlo, ma quando un giocatore ha una reazione con palla lontana com’è avvenuto domenica non è scusabile». Con il punto raccolto al «Penzo», l’Unione Venezia è salita a quota 34 punti nella classifica del girone A di Lega Pro, piazzandosi al nono posto al pari della Torres. «Al momento – continua De Franceschi – i playoff sono distanti sei lunghezze. La risalita è difficile, ma non impossibile. Se il Venezia farà un filotto di quattro-cinque vittorie consecutive potrà seriamente ritornare in gara. A me, tuttavia, solitamente piace ragionare centimetro per centimetro, evitando di fare calcoli a lunga gittata». Analizza ancora De Franceschi: «In questa prima parte di girone di ritorno le statistiche ci dicono che il nostro ruolino di marcia è da vetta della classifica, il resto lo vedremo tra due o tre mesi». Intanto il ds dei veneziani guarda anche indietro e fa un bilancio sul mercato invernale degli arancioneroverdi. «Positivo per noi – ammette – nonostante avessimo dei parametri economici oltre ai quali non ci era concesso andare. Abbiamo liberato sette giocatori che qui trovavano poco spazio e ne abbiamo ingaggiati degli altri che si stanno inserendo bene nel gruppo». Oggi la squadra di Michele Serena continuerà ad allenarsi in vista dell’anticipo di venerdì sera (ore 19.30) in trasferta con il FeralpiSalò, formazione ottava in classifica avanti tre sole lunghezze ai veneziani. «Possiamo fare una buona gara – avverte De Franceschi – dando continuità alla prestazione di sabato scorso».

Ore 20.10 – (La Nuova Venezia) Venezia imbattuto nel girone di ritorno, Venezia con ritmo playoff nelle ultime 8 partite, ma il quarto posto, paradossalmente, si allontana. Sono adesso dieci i punti da recuperare all’Alessandria, che domenica ha espugnato il campo della capolista Pavia, agganciata al vertice dal Novara con il Bassano a una lunghezza. Se il campionato fosse terminato domenica, le due quarte ai playoff sarebbero state Alessandria (44) e Casertana (42), out il Pisa (40), che però ha una gara da recuperare. Il Venezia ha innescato una marcia da promozione dopo le tre sconfitte consecutive con Lumezzane, Bassano e Pavia, partite dove gli arancioneroverdi non hanno raccolto punti pur offrendo buone prestazioni. Dalla gara con la Torres al Penzo, il Venezia ha conquistato 15 punti con 4 vittorie, 3 pareggi e 1 sconfitta, solo il Mantova ha tenuto un ritmo più elevato (16) con 5 vittorie, 1 pareggio e 2 sconfitte, l’ultima proprio a Sant’Elena dieci giorni fa. Venezia che ha tenuto la stessa cadenza di Novara e Alto Adige (15), Pavia e Alessandria (14) hanno fatto peggio, ancora più indietro il Bassano (12), mentre la Feralpisalò, prossimo avversario degli arancioneroverdi, di punti ne ha messi insieme 13. La squadra di Serena è anche una delle quattro formazioni ancora imbattute nel girone di ritorno con 9 punti in 5 partite (Novara, Ato Adige e Torres le altre tre) e settimo posto parziale alle spalle di Pavia (12), Novara, Alto Adige e Torres (11), Mantova e Albinoleffe (10). Alle spalle degli arancioveroverdi troviamo Bassano (8), Alessandria (7), Feralpisalò (6), Real Vicenza e Como (5). Serena è sulla panchina del Venezia da 15 partite (7 vittorie, 3 pareggi e 5 sconfitte) con 24 punti all’attivo (media 1,6 a partita) e anche in questo caso figura al settimo posto, alle spalle di Novara (33), Pavia e Alessandria (30), Alto Adige (28), Mantova (26) e Bassano (25). Nel girone d’andata il Venezia aveva messo da parte solo un pareggio, a Pordenone alla seconda giornata, nel girone di ritorno sono già 3 i pareggi (Renate, Alto Adige e Como), e, se togliamo i 3 gol incassati dall’Alessandria, nelle ultime 8 partite la squadra di Serena ha incassato solo due reti.

Ore 19.50 – (Giornale di Vicenza) Si può sorridere in casa Real Vicenza grazie al ritorno al gol, che tanto è mancato nell´ultimo periodo. In sei partite, infatti, la squadra aveva messo a segno solo una rete. Ma questa volta il Real Vicenza non si è risparmiato e ha calato un bel tris ai danni del Monza che ha dovuto stare a guardare una formazione ben organizzata che ha creato tanto e sul finale è riuscita anche a sbloccarsi da quel digiuno prolungato. Tre gol tutti diversi, per il loro significato, il momento in cui sono arrivati e il modo. A rompere il ghiaccio è stato Cristini, con una prodezza: stop di petto e tiro al volo sotto l´incrocio dei pali. «Penso di aver fatto il gol più bello della mia carriera. È stato un gesto istintivo che però è riuscito alla grande» – ha commentato il centrocampista «lo dedico alla mia fidanzata Arianna che mi è sempre vicina». Sarà forse una coincidenza, ma il Monza pare porti bene a Cristini che anche nella gara di andata contro i brianzoli era finito sul tabellino dei marcatori insieme a Bruno, anche lui in rete domenica. Per Mattia Sandrini arriva invece il primo gol stagionale e anche la conferma da parte di Favaretto che, dopo averlo schierato dal primo minuto nel suo debutto in panchina contro la Pro Patria gli dà ancora spazio e lo fa entrare venendo poi premiato con un gol non tanto spettacolare, ma di estrema importanza. Sandrini ha siglato infatti il 2-0 che ha chiuso la partita e ha spezzato le gambe al Monza che nel secondo tempo aveva tentato ti premere un po´ di più sull´acceleratore. Un gol fondamentale tanto per la squadra quanto per il giocatore: «Mi stavo preparando da molto, cercando questo spazio che nella prima parte del campionato non sono riuscito a trovare. Era una sensazione un po´ strana perchè negli ultimi due anni bene o male avevo sempre giocato. Quindi sono doppiamente contento visto che sono tornato in campo e in più è arrivato anche il gol». L´ultima rete, forse la meno incisiva nell´economia della partita, ha un immenso valore: la rinascita di Bruno che ritrova l´appuntamento con il gol dopo quasi un mese e mezzo di digiuno. L´attaccante continua così ad essere il migliore del girone con 14 marcature.

Ore 19.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Alla vigilia di Albinoleffe–Bassano probabilmente nessuno, al quartier generale giallorosso, avrebbe firmato per un pareggio. Poi, viste come si erano messe le cose, l’1-1 strappato con le unghie in extremis va accolto a braccia aperte, anche se la qualità complessiva del gioco avrebbe forse meritato un successo pieno. La classifica è ancora un punto interrogativo, nel senso che i playoff non dovrebbero essere un problema, ma il vero obiettivo, arrivati a questo punto, è quello di dare la scalata alla vetta occupata al momento dal Pavia. Si lotta e si sgomita, lassù, ma Antonino Asta non molla l’osso neppure di un centimetro e, senza la «distrazione» della Coppa Italia, pensa già alla prossima partita casalinga di domenica contro la Cremonese. «Sono molto contento della prestazione dei ragazzi – evidenzia l’allenatore giallorosso – Spiace non essere stati precisi sotto porta altrimenti la prestazione sarebbe stata da 10 in pagella. Abbiamo tenuto molto bene il campo per i 90 minuti, anche se purtroppo abbiamo preso gol su uno dei pochi tiri dell’Albinoleffe». Chiosa il mister: «Il pareggio ci sta stretto anche se il nostro limite è stato il non aver saputo concretizzare. Il rigore su Pietribiasi? Non mi esprimo, ma se l’arbitro l’avesse concesso ci saremmo ritrovati sul dischetto in superiorità numerica poiché il giocatore era solo davanti al portiere. Un episodio che avrebbe cambiato la partita». Asta non lascia, dunque, anzi raddoppia e rilancia. «Scommetto sul gruppo – ringhia – Sono convinto della bontà del nostro lavoro e di quello che stiamo facendo. Guardate chi è partito dalla panchina: Cortesi, Maistrello e Furlan sono entrati tutti con il piglio giusto e hanno fatto subito bene. Questo mi rende orgoglioso, perché dimostra quanto tutto il gruppo sia unito. Un aspetto simile mi rende tranquillo e fiducioso. Non temo la Cremonese nonostante siano in arrivo le squalifiche di Iocolano, Proietti e Priola». Poco distante a Vicenza, Paolo Favaretto si gode i primi tre punti della sua gestione alla guida del Real. «I ragazzi sono stati grandi – spiega – e il 3-0 al Monza senza subire gol dimostra che siamo sulla strada giusta. Adesso dobbiamo ripeterci con il Renate, questa squadra ci regalerà tante soddisfazione perché è fatta da ragazzi e da professionisti veri».

Ore 19.10 – (Giornale di Vicenza) Bilancio in chiaroscuro per il Bassano che esce dall´insidiosa trasferta all´Atleti Azzurri d´Italia contro l´AlbinoLeffe con un punticino prezioso visto i risultati maturati dalle dirette concorrenti per la promozione, vedi la capolista Pavia sconfitta tra le mura amiche per 0-1 contro l´Alessandria. I giallorossi sono riusciti a creare numerossime occasioni da gol senza però concretizzarle al meglio vuoi per mancanza di lucidità sotto porta, vuoi per i salvataggi provvidenziali e un po´ fortunosi dei giocatori di casa. Un aspetto negativo da tenere in considerazione, sarà la mancanza di tre pedine importanti per il gioco di Asta: tre dei cinque cartellini gialli estratti dal Prontera a carico dei giocatori del Bassano, infatti, porteranno alla squalifica di Proietti, Priola e Iocolano, per il prossimo match casalingo che vedrà il Bassano opposto alla Cremonese. Tornando al lunch match di Bergamo, tra le note positive, c´è segnalare il fatto che la formazione di Asta, come da lui anticipato nella consueta conferenza stampa pre-partita, è riuscita ad imporre, fin dalle prime battute di gioco, ritmi alti impedendo alla formazione di casa qualsiasi tipo di ragionamento in fase di costruzione. L´uomo partita, Asta lo pesca dalla panchina al 33´ quando decide di toglie un Pietribiasi ormai con le batterie scariche dopo una partita di grande sacrificio e generosità, per inserire Maistrello che non delude le aspettative del suo allenatore. L´attaccante, infatti, trova la zampata vincente segnando al 49´ il del pareggio, confermandosi uomo decisivo in “zona Cesarini”. Quattro dei suoi cinque gol, infatti sono stati segnati nei minuti finali o nei minuti di recupero come successo per il match contro l´Arezzo e nella partita di andata proprio contro i biancocelesti bergamaschi che confermò la vittoria del Bassano. Come ha dichiarato Asta nell´intervita post partita «il bicchiere è da considerarsi mezzo pieno o pieno del tutto». Ed è certo che la sua formazione saprà ancora stupire e divertire il pubblico tanto che arriva ad affermare che «La Lega Pro e la Federazione dovrebbero prenderci come esempio per i valori che trasmettiamo in ogni match che giochiamo».

Ore 18.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) I biancorossi non si fermano più: terza vittoria di fila, 37 punti e sesto posto solitario in classifica che conferma come la compagine di Pasquale Marino sia forse la squadra più in forma del momento in Serie B. «Continuiamo a vivere alla giornata- ha spiegato il tecnico del Vicenza – Prepariamo una partita alla volta senza dimenticare mai di guardarci alle spalle perché le compagini che lottano in zona-salvezza continuano a far punti. Normale che ci sia soddisfazione per quello che stiamo facendo, ma non siamo ancora arrivati alla quota-tranquillità. Prima di parlare d’altro dobbiamo conquistare i fatidici 50 punti». Mister Marino dedica un pensiero ad Andrea Cocco, il bomber del Vicenza che sabato ha segnato tutte e tre le reti della vittoria col Perugia. «Cresce la squadra e lui è molto bravo a finalizzare il lavoro offensivo – spiega il mister – è un giocatore che oltre a segnare, gioca per la squadra, corre, difende, lotta su ogni pallone, per noi un elemento molto importante». Cocco, nell’ultimo giorno di mercato, è stato al centro di una trattativa che l’ha visto vicino al Pescara, ma il centravanti sardo rivela che non se ne sarebbe andato da Vicenza. «Sapevo della trattativa – ha confermato Cocco – ma posso dire che l’ultima parola sarebbe spettata a me e io da Vicenza non me ne sarei andato. Qui ho trovato una città in cui sto bene, un gruppo di ragazzi unito e compatto, una tifoseria che merita la Serie A. Per questo non mi sarei mosso e, visto quello che ho combinato sabato scorso contro il Perugia, è stato giusto così ». Per Cocco è la prima tripletta in carriera e, come accade in questi casi, l’attaccante si è portato a casa il pallone del match. «Una grande gioia soprattutto quando ho segnato il secondo gol – racconta il bomber – il decimo di questo campionato. E l’ho voluto festeggiare andando a sollevare al cielo la maglia che ricorda mio papà che mi ha lasciato questa estate. Poi ho segnato anche il terzo (l’undicesimo in totale, Ndr ), una giornata bellissima anche perché il Vicenza ha vinto ancora». Cocco non nega l’ottima condizione della squadra biancorossa, ma anche lui predica prudenza. «Stiamo attraversando un ottimo momento di forma, e dovremo essere bravi a sfruttarlo facendo più punti che potremo – chiosa – La Serie B è un campionato lungo e difficile, prima o poi arriveranno anche i momenti di difficoltà, ma se rimarremmo uniti e compatti mantenendo questa determinazione, sono convinto che sapremo superarli bene. Però adesso non dobbiamo mollare nemmeno di un centimetro». E conclude: «Sabato a Bari ci aspetta un avversario forte, che viene da una brutta sconfitta e quindi avrà tanta voglia di rivincita. Sarà un’altra battaglia, ma noi dovremo dare tutto per tornare a Vicenza con dei punti, perché in Serie B la continuità di risultati è fondamentale per fare bene».

Ore 18.30 – (Giornale di Vicenza) La “rivoluzione” di Marino è cominciata cambiando la disposizione tattica della squadra rispetto alla gestione di Giovanni Lopez. Dopo la partita dell´esordio a Carpi, affrontata ad appena 48 ore dal suo arrivo e quindi senza la minima possibilità di lavorare sul campo con la squadra, Marino dalla gara successiva ha adottato il 4-3-3 al posto del 3-5-2 di Lopez. Uno schema che il tecnico siciliano ha quasi sempre privilegiato nella sua carriera. Nel Vicenza però ha trovato un solo attaccante capace di far gol, visto che Ragusa si era infortunato (il 20 ottobre a Catania) prima del suo arrivo. Malgrado ciò il 4-3-3 di Marino ha funzionato. Fondamentalmente per un paio di motivi. È vero che nel tridente gioca Laverone, che nella scorsa stagione faceva il terzino nel Varese, però l´idea di Marino di avanzarne il raggio d´azione fino alla linea offensiva è stata ripagata. Laverone è una sorta di equilibratore tattico nel 4-3-3, nel senso che sa spingere ma rientra nelle sue caratteristiche naturali tornare e coprire ed ecco che il 4-3-3 non è un modulo che sbilanci la squadra quando la palla ce l´hanno gli avversari. E poi l´occhio lungo di Marino (non per niente ha superato le 400 panchine da professionista) ha individuato in Laverone il giocatore che effettua meglio i cross: infatti Cocco sentitamente ringrazia, visto che ha sfruttato tre o quattro volte l´assist dell´ex varesino dalla fascia per segnare. Il tridente atipico di Marino regge anche perché Giacomelli sbaglia (quasi) un gol a partita ma se il tecnico di Marsala lo fa sempre giocare (Lopez invece no) un motivo ci sarà. Se Laverone è l´equilibratore tattico, Giacomelli è infatti il biancorosso capace di mettere in difficoltà le difese avversarie con il suo movimento e giocando anche tra le linee. Insomma, il tridente apparentemente spuntato alle ali sta funzionando bene. L´effetto-Marino sul Vicenza s´è visto anche in difesa. L´idea di schierare Brighenti centrale è stata sua e s´è rivelata quasi un asso di briscola. In quel ruolo il difensore di Bussolengo ha dimostrato di essere il più continuo se non il migliore nel rendimento e la compattezza dell´intero reparto ne ha sicuramente beneficiato. Ma la chiave di volta per fare del Vicenza una squadra propositiva, cioè che prova sempre a fare la sua partita, costruendo la manovra palla a terra fin dal recupero della palla in difesa, è l´equilibrio trovato a centrocampo. In quel settore la scommessa vinta da Marino è la coesistenza di Di Gennaro e Moretti, due giocatori di elevata qualità tecnica ma, apparentemente, un lusso quando sono gli avversari a giocare e soprattutto per una squadra votata alla battaglia per la salvezza. E invece Marino ha ribaltato il concetto e rincorre l´obiettivo cercando di giocare meglio dell´avversario. Con il doppio regista, cioè con Di Gennaro e Moretti insieme in campo, sono gli avversari a doversi preoccupare quando è il Vicenza a manovrare, senza contare che la squadra ha così una doppia opzione quando riconquista la palla e costruisce l´azione offensiva. Il tandem Di Gennaro-Moretti è invidiato da molti e grazie al grande lavoro svolto da Cinelli, il terzo della linea mediana, non toglie equilibrio al 4-3-3, considerato oltretutto che almeno Laverone rientra costantemente per dare aiuto in copertura. D´altra parte Di Gennaro soprattutto, ma anche Moretti, non sono certo giocatori che si tirano indietro quando si tratta di contrastare. La loro coesistenza non era scontata, Lopez ad esempio spesso li alternava e c´è stato un momento (Di Gennaro in panchina e Moretti regista) in cui Marino ha dubitato, ma poi è stato bravo a trovare la formula giusta esaltando il valore di entrambi.

Ore 18.20 – (Giornale di Vicenza) L´obiettivo dichiarato dalla società subito dopo il ripescaggio e poi affidato a Pasquale Marino al suo arrivo in via Schio è la salvezza, logico. E quindi per stare tranquilli bisogna arrampicarsi fino a 50 punti. Oggi il Vicenza ne ha 37 e per arrivare in fondo al campionato ci sono ancora 17 partite da giocare: siccome per toccare la fatidica quota, scolpita a fuoco in pensieri e parole del gruppo biancorosso, è necessario raccoglierne altri 13 va da sè che non servirà nemmeno andare al ritmo di un punto a gara, che di certo non vuol dire correre, anzi. Viceversa il Vicenza dalla dodicesima giornata, cioè da quando Marino s´è seduto in panchina, corre eccome e tiene una media di quasi 2 punti a partita giusti giusti: con il tecnico di Marsala sono arrivati 27 punti in 14 gare. Andatura da playoff. E infatti la classifica di oggi dice che il Vicenza a 37 punti sta comodamente seduto al sesto posto solitario, a tre lunghezze dal Livorno che è terzo, in pieno zona playoff. Va ricordato che le prime due alla fine saliranno direttamente in A, mentre il terzo posto nella massima serie se lo giocheranno alla roulette le squadre che concluderanno dal terzo all´ottavo posto. Si può dire che il Vicenza potrà partecipare alla volata per quel terzo biglietto della lotteria che vale la serie A? No, perché altrimenti dal presidente Cunico in giù tutti ti bacchettano e nel frattempo si mettono a fare scongiuri. Ma si può dire che la squadra di oggi può almeno ambire a giocarsi magari quell´ultimo posto utile della classifica finale, l´ottavo appunto, che dà diritto a disputare i playoff. Inimmaginabile nei giorni del ripescaggio.

Ore 18.00 – (Gazzettino) Sabato ha avuto un regalo inaspettato: la fascia di capitano nella sua Pescara. Andrea Paolucci racconta: «L’ho saputo nello spogliatoio, poco prima di scendere in campo. È stata una sorpresa e un gradito riconoscimento che mi ha fatto piacere proprio nello stadio che mi ha lanciato nel mondo del calcio. Non conosco il perchè di questa scelta da parte del tecnico Foscarini. Mancavano nell’undici iniziale sia Pellizzer che Coralli, che hanno portato la fascia di capitano in questa stagione. La scelta poteva ricadere anche su Pierobon, che era stato il vice nella precedente partita con il Trapani». Questa non è comunque la prima volta di Paolucci in versione capitano. «Mi era già capitato alcune volte – riprende – dal mio arrivo a Cittadella tre anni fa. Considerata la mia esperienza nella società granata, sono comunque un giocatore di riferimento per il gruppo, indipendentemente dalla fascia». La partita allo stadio Adriatico di Pescara ha lasciato al giocatore l’amaro in bocca per la vittoria mancata al 96′. Il gol del Pescara è arrivato a seguito di una punizione per un fallo fischiato proprio al centrocampista granata. «Melchiorri si era interposto fra me e la palla. Non era mia intenzione fare fallo, ma lui si è allungato per cui si è creato un contatto e l’arbitro lo ha rilevato». Continua Paolucci: «Mi dispiace per il risultato. C’è tanto rammarico per i due punti che ci sono venuti a mancare a partita quasi conclusa. Dobbiamo comunque archiviare questo pareggio e guardare avanti nella consapevolezza che stiamo attraversando un buon momento e possiamo fare risultato pieno contro qualsiasi avversario. Adesso prepareremo la trasferta a Vercelli con ancora maggiore rabbia e determinazione. Nella partita di andata contro i piemontesi abbiamo perso in modo ingenuo, per cui c’è un motivo in più per riscattarci facendo comunque attenzione a non commettere altre leggerezze nei momenti più delicati della gara». Ieri alla ripresa della preparazione Foscarini si è ritrovato l’intero gruppo a disposizione, tranne i soliti Andrea Signorini e Filippo Lora che seguono un programma a parte. Oggi è prevista la doppia seduta, il resto della settimana segue lo standard consueto. «Decideremo a seconda delle necessità se effettuare uno o due giorni con il doppio allenamento» ha precisato il preparatore atletico Andrea Redigolo. Per la trasferta a Vercelli sarà disponibile anche Michele Pellizzer, che ha scontato la giornata di squalifica.

Ore 17.50 – (Mattino di Padova) Alessandro Sgrigna ha ritrovato la parola. E, adesso, tiene a fare chiarezza su quanto accaduto negli scorsi giorni, durante e dopo la partita con il Trapani. «Ho sbagliato e chiedo scusa, ma se mi sono comportato così non è certo perché volevo andar via dal Cittadella» afferma l’attaccante romano alla ripresa degli allenamenti. «Questa è la mia squadra e lavoro ogni giorno per far bene e raggiungere la salvezza». Ritorniamo a quell’ultimo quarto d’ora di Cittadella-Trapani e a una prestazione a molti apparsa svogliata. «Non sono entrato in campo con l’atteggiamento, giusto, è vero. Non mi sono riuscite due o tre cose che ho tentato, mi sono trovato in difficoltà e mi sono un po’ innervosito. Nient’altro». Però tutti l’hanno vista lasciare il rettangolo di gioco in fretta mentre i compagni festeggiavano assieme ai tifosi. E il giorno dopo c’è stato un confronto diretto con Foscarini. «Me l’hanno fatto presente in tanti, ma io sono abituato a lasciare subito il campo dopo le partite. Forse stavolta si è notato di più perché tutte le attenzioni erano puntate su di me. Per quanto riguarda il colloquio col mister, beh, quelli ci sono ogni settimana». Circolavano però voci relative a un suo abboccamento col Vicenza. Quanto erano concrete le possibilità di un trasferimento? «Le voci c’erano. Sono stato contattato dal Vicenza, che cercava un giocatore con le mie caratteristiche, ma io non me la sono sentita di andar via dal Cittadella e non è mai stata intavolata alcuna trattativa». Resta il fatto che con l’arrivo di Stanco, uno che corre per due e che ha dimostrato di saper pure andare in gol, i posti in attacco si sono ridotti. «Francesco sta facendo bene e questo è positivo per noi. Indubbiamente i nuovi acquisti ci stanno dando una grossa mano e dietro al Cittadella diverso visto in questo inizio del girone di ritorno c’è il loro contributo. Ribadisco che non reclamo il posto, è Foscarini che decide chi schierare». Torniamo alla partita di Pescara. Dalla sua posizione ha visto il fallo di mano di Bjarnason nell’azione del gol del pareggio? «Dispiace molto per aver buttato via così una vittoria che ci avrebbe potuto portare fuori dalla zona playout ma non credo sia il caso di protestare per quell’episodio: dalla mia posizione il fallo di mano del centrocampista svedese non l’ho visto, anzi mi sembrava che fosse stato De Leidi a toccare il pallone col braccio». Davanti adesso c’è la seconda trasferta consecutiva: che gara vi aspetta a Vercelli? «A renderla più ostica c’è anche il campo sintetico dello stadio Piola».

Ore 17.40 – (Mattino di Padova) C’è anche il Cittadella nell’avviso di chiusura indagini emesso dalla Procura della Repubblica di Cremona. Nessun indagato tra i tesserati né tra i dirigenti, ma Cittadella-Mantova del 24 aprile 2010 rimane una delle gare maggiormente sotto osservazione. Tra le carte del pm Antonio Di Martino, infatti, si legge che quattro elementi riconducibili al gruppo del “zingari”, identificati come Gegic, Saka, Suljic e Lalic, versarono 15-20 mila euro a tre giocatori del Mantova (Gervasoni, Pellicori e Fissore) perché procurassero la vittoria del Cittadella. La partita si concluse con un clamoroso 6-0 per la squadra di Foscarini, che a fine stagione sarebbe volata ai playoff, ma nel documento non è specificato se la compravendita del match sia effettivamente poi avvenuta, o se i tre giocatori coinvolti (di cui solo i primi due scesero effettivamente in campo da titolari, mentre Fissore rimane in panchina) abbiano fatto perdere la loro squadra senza coinvolgere tesserati granata. Tra le gare “sospette” che la Procura ha messo sotto la lente nell’analisi dei rapporti tra Cosimo Rinci e Salvatore Spadaro, c’è però anche Empoli-Cittadella, terminata 1-0 l’11 maggio 2013. Indagati, invece, l’ex granata Thomas Job per i fatti relativi a quando indossava la maglia del Grosseto, e pure Daniele Di Donato, che secondo la Procura ricevette insieme a Pederzoli e Romeo 35 mila euro dagli zingari per manipolare Ascoli-Sassuolo del 9 aprile 2011.

Ore 17.30 – (Corriere del Veneto) Da un lato è una beffa che brucia (eccome se brucia), dall’altro il pareggio di Pescara è un segnale di continuità molto importante nel 2015 del Cittadella. Un inizio anno che ha portato in dote sette punti in tre partite e un’inversione di rotta rispetto al girone di andata che lascia ben sperare in prospettiva futura. Claudio Foscarini prova a vedere il bicchiere mezzo pieno. «Temevo la beffa nel finale di partita – chiosa l’allenatore granata – e purtroppo la punizione è arrivata. Dispiace pareggiare così, siamo stati un po’ ingenui. Fino a quell’occasione potevo rimproverare poco ai miei, abbiamo giocato e abbiamo sfruttato le ripartenze. Il Pescara ha attaccato, ma ci ha lasciato molti spazi. All’inizio siamo partiti con paura, siamo stati troppo timorosi. Noi abbiamo la necessità di fare risultato e gioco, non possiamo permetterci disattenzioni». Rintuzza il tecnico: «Ormai dobbiamo fare la prestazione della vita in ogni gara, non possiamo permetterci passi falsi. Accettiamo il risultato e andiamo avanti. Un peccato, ma dobbiamo pensare allora prossima partita, ormai questa è finita così. Pensiamo alla Pro Vercelli, vogliamo continuare il nostro percorso, perché le cose sono migliorate, ma non siamo ancora usciti dalle difficoltà». Un blitz all’«Adriatico» avrebbe fatto assumere alla classifica tutto un altro significato, ma da quando Andrea Pierobon è tornato in porta, a quasi 46 anni di età, il rendimento della difesa ha subito un’impennata. Pierobon è stato ospite domenica pomeriggio di Raidue e del programma «Quelli che il calcio». Applauditissimo, il portiere granata ha parlato del suo sogno di continuare a giocare. «Finché le gambe reggono e mi diverto io vado avanti – ha detto – per adesso continuo, più avanti si vedrà. Quando il mister ha bisogno sa di poter contare su di me. E poter chiudere la carriera nella squadra del mio paese dopo averla iniziata, è il massimo che posso chiedere alla mia professione».

Ore 17.10 – Torneo di Viareggio: eliminazione per la Rappresentativa di Serie D, sconfitta 1-0 agli ottavi di finale dall’Inter. Panchina per Filippo Pittarello, entrato a dieci minuti dal termine della gara.

Ore 16.50 – (Biancoscudati Padova) La società A.C. Mezzocorona informa che la sfida Mezzocorona-Biancoscudati Padova di domenica 15 febbraio 2015 si disputerà allo stadio Quercia di Rovereto (Tn) con inizio alle ore 14.30. La Società trentina non effettuerà la prevendita dei biglietti del settore riservato ai tifosi padovani (1.300 posti l’attuale capienza). Le biglietterie dello stadio apriranno domenica dalle ore 13.00. Il costo del biglietto a prezzo unico è di 10,00 euro. Ingresso gratuito per i nati/e dal 1 gennaio 2001 in poi.

Ore 16.30 – Qui Guizza: termina l’allenamento.

Ore 16.10 – Qui Guizza: ultime esercitazioni.

Ore 15.50 – Qui Guizza: lavoro atletico col pallone.

Ore 15.30 – Qui Guizza: partitella a campo ridotto.

Ore 15.10 – Qui Guizza: mini-triangolare in famiglia.

Ore 14.50 – Qui Guizza: gruppo diviso in tre mini-squadre. Presente il presidente Bergamin, che si reca in mezzo al campo per porgere gli auguri al “Rulo” Ferretti.

Ore 14.30 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per il primo allenamento settimanale.

Ore 14.10 – I Biancoscudati disputeranno l’amichevole settimanale giovedì alle ore 15.00 agli impianti sportivi “Ceron” di Selvazzano contro lo Janus.

Ore 13.50 – (Il Piccolo) All’andata segnò un romano. Ieri, a pareggiare i conti, ci ha pensato un siciliano. Questo il destino del Kras Repen quando c’è da affrontare la Triestina. Nel settembre scorso fu Ulpiano Capalbo a siglare l’1-1 dopo il gol iniziale di Bez. Ieri a Monrupino a strappare con i denti un punticino rovinando la festa agli alabardati ci ha pensato lui, Luciano Rabbeni, classe 1989, proveniente dalla lontana Caltanissetta. «Sono davvero molto contento di aver realizzato questo gol che ho dedicato alla mia fidanzata Sara. E’ un pareggio importante quello che abbiamo raccolto, perché visto come si erano messe le cose, la partita pareva davvero compromessa irrimediabilmente», racconta a fine gara l’attaccante isolano. Rabbeni è consapevole che la squadra non si è espressa a grandi livelli. “Sicuramente, rispetto alle ultime partite, non abbiamo brillato. Non saprei perché, ma è andata così. Forse il fatto di giocare un derby, forse il fatto di giocare in posticipo. Alla fine però il pareggio è un risultato molto importante per noi”, aggiunge la punta siciliana. Dopo la sua parentesi col Noto, Rabbeni pare essere entrato nel vivo del gioco della squadra di Zlogar. “Io credo che abbiamo i mezzi per salvarci. I ragazzi mi raccontano che con l’arrivo dei nuovi giocatori, tra i quali ci sono anch’io, la squadra a il carattere per riuscire a ribaltare sempre il risultato delle partite. Credo che oggi l’abbiamo confermato ancora una volta». Un altro protagonista indiscusso dell’incontro è stato Filippo Mosetti Casaretto. Sotto di una rete il portierone ligure è riuscito con almeno tre interventi a mantenere a galla i carsolini. «In realtà mi sento in colpa per il gol perché sono scivolato. Poi però credo di essermi riscattato con alcune parate che hanno permesso alla squadra di rimanere sotto di una sola rete». Il Kras però non si espresso a buoni livello rispetto alle ultime partite. Perché? «Non saprei dirlo. Sicuramente abbiamo affrontato una squadra agguerrita alla ricerca di punti salvezza con noi. Direi che il nostro merito maggiore è stato non mollare mai. E alla fine siamo stati premiati grazie al gol di Rabbeni che ci ha permesso di non perdere una partita importantissima». La salvezza diretta è cosa fattibile? Mosetti Casaretto non ha dubbi: «Sì, ne sono sicuro. Ora archiviamo questa partita difficile soprattutto perché un derby e pensiamo alle prossime. I mezzi tecnici per salvarci senza passare per i play-out ce li abbiamo. Ne sono convinto».

Ore 13.40 – (Il Piccolo) «Ho sempre saputo che alla fine sarebbe stata una splendida festa dello sport: non sono stato smentito, anzi». Goran Kocman, presidente del Kras Repen, è felice. La sua squadra, pur non esprimendo certo un bel calcio rispetto alle ultime uscite, ha raggiunto un pareggio preziosissimo ai fini della classifica. Ma per questa volta il calcio giocato passa in secondo piano. «I tifosi della Triestina hanno incitato la loro squadra in maniera esemplare, i nostri supporter hanno fatto altrettanto. Nessuna provocazione, nessuna parola fuori posto – racconta Kocman -.Vedere lo stadio di Repen così piena di gente mi ha davvero emozionato. Credo che dopo tutte le polemiche di cui si è detto tutto e il contrario tutto, alla fin fine, il Kras ha dimostrato di poter ospitare una partita importante come quella contro la Triestina. E grazie anche al bel tempo credo che tutti abbiamo assistito a una bellissima festa dello sport, e del calcio». In effetti è proprio questo il messaggio principale di questo strano derby. «Non voglio essere retorico, ma credo davvero che abbia il vinto calcio. E chi pensava il contrario è stato ampiamente smentito. Bene così», aggiunge Kocman. Passando al lato tecnico della partita, luci e ombre si sono abbattute sulla formazione carsolina. «Tanti sbagli, a tratti la mia squadra è stata irriconoscibile rispetto a quella vista sino ad ora nel 2015 – ammette il presidente biancorosso -. Credo davvero che il derby ci abbia messo addosso una brutta tensione. Simile a quella che aveva caratterizzato la nostra partita anche all’andata allo stadio Rocco». Rimane il fatto che il Kras, come già accaduto contro il Legnago, è riuscita ad acciuffare un pari insperato. «Questo è sicuramente il lato più positivo di quanto visto in campo – spiega Kocman -. La squadra ci ha creduto sino alla fine, dimostrando un grande cuore che credo sarà fondamentale per centrare la salvezza». Il gol messo a segno da Rabbeni è di quelli che pesano come un macigno. «Ovviamente non aver perso questa partita, per come si era messa, è un successo per noi. Siamo riusciti a tenere dietro a noi la Triestina in classifica, e poi anche per quanto riguarda gli scontri diretti ora siamo in piena parità con gli alabardati. Non posso che essere contento. Ma ripeto, per una volta, penso più all’aspetto di quello che si è vissuto attorno al campo di gioco. E’ direi che in questo derby hanno davvero vinto tutti quanti».

Ore 13.30 – (Il Piccolo) Primo gol stagionale per Luca Piscopo, rete che ha dato ai tifosi alabardati l’illusione dei tre punti per quasi 75 minuti, e vanificata in extremis dal gol di Rabbeni. Cosa è mancato all’Unione per trovare la vittoria? C’era tanta voglia di portare a casa i tre punti ma abbiamo raccolto meno rispetto a quello che abbiamo dimostrato. Manca sempre quel pizzico di maturità, in questo momento non l’abbiamo e ci costa caro. Nonostante la beffa del pari, ci sono progressi della squadra. Abbiamo quattro punti in più dell’andata, le cose stanno andando per il verso giusto anche se con il Kras, come già accaduto contro l’Arzignano, abbiamo perso punti per strada. Nella situazione di classifica in cui ci troviamo noi, pesano. Alla Triestina manca un rigore. Impressioni dal campo? Era rigore netto, ho chiesto spiegazioni all’arbitro, mi ha risposto che non c’è stato nemmeno il contatto. Una motivazione assurda, comunque aggrapparsi alle decisioni arbitrali non porta a niente, dobbiamo crescere noi. La Triestina è matura per trovare questi punti con avversari di primo piano quali il Belluno? Per quello che vedo nel ritorno, possiamo giocarcela.

Ore 13.20 – (Il Piccolo) «Abbiamo fatto 1-1 senza subire tiri in porta»: con una sola frase, Giuseppe Ferazzoli riesce a racchiudere tutta l’amarezza e la rabbia per una vittoria col Kras sfuggita di mano nel finale, senza aver quasi mai sofferto e dopo aver sciupato tantissimo nel primo tempo. Il tecnico della Triestina elogia la prova dei suoi ragazzi, ma sottolinea che manca ancora quella cattiveria necessaria per portare a casa le partite: «Innanzitutto faccio i complimenti ai ragazzi – dice Ferazzoli – perché ormai sono consapevoli dei loro mezzi e li sanno anche esprimere bene. Ma sono i primi a sapere che se non chiudi le partite con le tante occasioni che hai, poi l’episodio negativo capita sempre. Ovviamente questo fa malissimo perché è capitato proprio al 90’, in una situazione che andava affrontata con più cattiveria e determinazione. Mi dispiace soprattutto per i ragazzi, perché l’avevano interpretata bene e meritavano i tre punti, ma sono troppe volte che siamo qui a fine partita a rammaricarci, la stessa cosa era successa contro l’Arzignanochiampo». Ferazzoli non nega che questa è stata una vera mazzata, dalla quale però bisogna riprendersi al più presto: «Sì, è stata davvero una martellata in testa: i ragazzi sono delusi, ma ho detto loro che devono essere delusi quando si perde, si gioca male e senza idee, non quando si pareggia cosi. Però è giusto essere arrabbiati e rammaricati, proprio per essere più cattivi nelle prossime occasioni». Il momento cruciale del match metà ripresa, quando subito dopo il cambio di Milicevic con Thiam Diop, si è infortunato Manzo ed è dovuto entrare Ventura, passando alla difesa a cinque: «Lo sappiamo che Manzo è giocatore importantissimo, anche perché i ricambi under scarseggiano ma anche con quell’infortunio avremmo dovuto portarla fino in fondo. Il modulo si può cambiare, l’abbiamo già fatto altre volte, e non ci siamo tirati indietro: c’era da soffrire perché loro hanno messo quattro giocatori davanti e i ragazzi avevano speso tanto. Stando chiusi e coperti in un campo stretto e mettendoci a 5 dietro, speravo di eliminare i pericoli. Ma i pericoli in realtà non ci sono nemmeno stati, se non una palla non rinviata e un rimpallo perso sul quale abbiamo subito gol, una situazione dove ci voleva più cattiveria. E così senza subire tiri in porta abbiamo pareggiato». L’ultima beffa per Ferazzoli è stata l’espulsione finale assieme a Zlogar: in realtà il battibecco era sorto fra il tecnico del Kras e il team manager alabardato Giambattista Sposito.

Ore 13.10 – (Il Piccolo) Se sul campo Triestina e Kras hanno pareggiato, le tifoserie delle due squadre hanno vinto entrambe. Ad essere attesa alla prova era ovviamente quella alabardata: lo sbarco a Monrupino dei quasi 500 supporters dell’Unione era un po’ temuto, tanto da far spostare la partita al lunedì e far schierare comunque un nutrito plotone di forze dell’ordine. Ma tutto è filato più che liscio. Sulla tribunetta alabardata campeggia l’enorme striscione «Stefano presente», oltre al ritratto del giovane triestino scomparso 31 anni fa, e non poteva che essere così il giorno dopo le commemorazioni in suo onore. Per il resto qualche tricolore inneggiante a Trieste italiana, a Umago e poi a Istria, Fiume e Dalmazia, altri drappelli con i colori alabardati e anche uno della Pro Patria. Qualche timido fischio per lo speaker che come sempre a Monrupino enuncia le formazioni in due lingue, ma tutto resta nei limiti. All’entrata in campo un altro toccante ricordo per Stefano Furlan, e subito dopo i tifosi alabardati danno prova di maturità e civiltà: quando c’è il minuto di raccoglimento per la scomparsa di Darko Skabar, uno dei giocatori più importanti nella storia del Kras, a Monrupino cala il silenzio assoluto. Poi per tutta la partita è solo tifo: i supporters alabardati tra canti e cori dominano alla grande sotto questo aspetto, anche perché i tifosi del Kras sono numerosi ma poco rumorosi, a parte il piccolo e volonteroso drappello dietro la porta. Piscopo quando segna corre subito verso la tribuna alabardata, inseguito da tutti i giocatori, anche quelli della panchina. Nella ripresa si soffre anche sulle tribune, ma nonostante l’amarezza per il pareggio, i tifosi alabardati applaudono a fine partita i giocatori. Insomma un’altra bella festa e un’altra grande dimostrazione di civiltà. Tutto fila liscio anche nel fine partita, con deflusso veloce e regolare. Per qualcuno, l’unico rammarico, è stato di non potersi fermare di più per un bicchiere. Insomma, è vero che la prudenza non è mai troppa, ma forse stavolta si è creato davvero tanto rumore per nulla.

Ore 13.00 – (Il Piccolo) Il terzo tempo con le salsicce e le birre è stato più succulento delle due frazioni di gioco viste al Comunale di Repen. I supporter triestini, nonostante la storica inclinazione a bevute e libagioni, non hanno potuto gustarlo per motivi di ordine pubblico… Ma forse non ne avevano nemmeno troppa voglia. Perché la Triestina, con rispetto per gli ospitali carsolini, ha gettato al vento una grande occasione. I quasi cinquecento (correttissimi) supporter saliti sull’Altipiano, hanno potuto misurare la determinazione dei giocatori e anche il gioco della loro squadra, soprattutto nel primo tempo. E proprio i primi 45’ sono stati decisivi per il mancato successo dell’Unione contro un Kras molto contratto rispetto alle promettenti ultime prestazioni. Come è successo già due settimane fa contro l’Arzignano la squadra di Ferazzoli ha creato di più ma alla fine non ha ottenuto i tre punti. Anzi, questa volta gli alabardati hanno trovato almeno sei occasioni da gol (oltre alla rete di Piscopo), non è stato fischiato un rigore su Milicevic evidente anche agli appassionati del Kras. Ma la seconda rete non è arrivata. E così nella ripresa quando gli alabardati hanno arretrato un po’ il baricentro al 45’ Rabbeni, con la complicità della difesa alabardata, ha trovato lo spunto vincente (sull’unica occasione utile). L’1-1 è un risultato ai punti bugiardo ma così va nelle gesta pedatorie. L’Unione è molto migliorata ma non ha la forza necessaria per vincere. Il Kras ha il merito di respingere il sorpasso. Ma entrambe non possono gioire per un risultato che serve a poco per la classifica. Ferazzoli recupera Fiore al centro della difesa (e si vedranno i vantaggi) e mette Proia a dirigere le operazioni dalla zona arretrata. Zlogar piazza Gulic, Bozic e Babichau a centrocampo ma soprattutto ha un vivace Maio a supporto del poco mobile Knezevic e dell’intraprendente Rabbeni. E proprio il brevilineo Maio accende i fuochi del derby con un paio di incursioni sulla destra che creano non poco imbarazzo a Celli. L’avvio è indubbiamente griffato dalla squadra di casa che impegna Di Piero (7’) con una zuccata di Rondinelli. Al 15’ l’inerzia del match cambia perché la Triestina passa in vantaggio. Su un corner da destra di Manzo la difesa carsolina si fa soprendere e Piscopo di piatto mette la palla sotto la traversa alle spalle dio Mosetti Casaretto. Bedin e Proia prendono in mano un centrocampo nel quale il Kras perde equilibrio ma soprattutto la velocità di Rocco crea problemi ai due centrali e in particolare a Del Nero. Il contropiede alabardato diventa micidiale. Rocco sfiora il raddoppio in due occasioni (con palla fuori non di molto). Ci prova anche Bedin dalla distanza ma senza centrare lo specchio e quando gli ospiti tirano in porta ci pensa l’ottimo estremo difensore del Kras a salvare il risultato. Mosetti Casaretto si supera in tuffo sulla sinistra per deviare dall’angolino una botta al volo di Proia e poi (al 44’) per repingere un destro su punizione di Rocco. Il portiere invece ha un’amnesia un minuto più tardi e travolge Milicevic in uscita alta: il rigore lo vedono tutti meno che al fischietto pugliese. Nella ripresa il Kras non può far peggio del primo atto. Zlogar decide di dare brio all’attacco con Corvaglia per Bozic. Fiore sventa in extremis un pericolo creato in area dal Kras (12’). I padroni di casa danno la sensazione di crederci di più (ci voleva poco) e la Triestina progressivamente arretra. Ma è ancora l’Unione ad andare vicina al raddoppio con una conclusione da venti metri di Bedin e con una punizione di Manzo, ben parata da Mosetti Casaretto. Ma proprio Manzo si infortuna mentre Ferazzoli cambia Milicevic con Thiam. Entra Ventura e la difesa utilizza tre centrali. L’intento è chiaro anche se opinabile: maginot per difendere il risultato. Nonostante l’intraprendenza di Gulic e soci il Kras crea solo una pressione sterile ma al 44’ su una respinta balorda della difesa Rondinelli trova la zampata vincente che si infila alla destra di Di Piero. Del Nero viene espulso (anche Zlogar e Ferazzoli) e la Triestina tenta un ultimo e inutile assalto. Triplice fischio e tutti scontenti. Il Kras per la prestazione, la Triestina per l’esito. Ma tutti con una certezza: la salvezza senza play-out è un’erta in salita. Il derby è stato corretto in campo e fuori. Facendo gli scongiuri (per entrambe) chissà che a maggio non ci si riveda con una posta in palio molto più alta. L’importante è che resti sempre una festa.

Ore 12.40 – (Messaggero Veneto) Una notte in ospedale. Ieri sera il rientro a casa. L’ennesimo spavento di questa stagione per Stefano De Agostini. Il tecnico del Tamai ha abbandonato la panchina dell’Euganeo dopo pochi minuti del primo tempo, a causa di un malore probabilmente dovuto allo stress da gara. Lo stesso che, assieme a una fastidiosa colica renale, già gli aveva giocato brutti scherzi in altre circostanze, ultima delle quali la precedente trasferta di Belluno. Sollievo. Per fortuna gli accertamenti cui si è sottoposto hanno dato esito negativo. E lui, ora, ci può scherzare su: «Fisicamente sto bene – ha commentato De Agostini –, è la mia emotività che probabilmente ha bisogno di maggiore cura». Oggi il mister sarà regolarmente al suo posto per la ripresa degli allenamenti, in vista del match casalingo con il Legnago. Ma un passo indietro è ancora necessario. Perché la sconfitta col Padova, malore a parte, gli ha lasciato qualche rimpianto. Uno in particolare: «Sul 3-1 ci è stato negato un rigore solare per un fallo su Petris. Oltre al penalty, ci stava anche l’espulsione del difensore (Sentinelli) e la partita avrebbe potuto riaprirsi. Già all’andata col Padova siamo stati penalizzati dall’arbitraggio. Ciò non toglie che abbiamo perso contro una squadra di categoria superiore». Ex ramarri. Una vittoria, quella ottenuta dai biancoscudati, con un retrogusto neroverde. Grandi protagonisti dell’incontro, infatti, gli ex ramarri Cunico e Zubin. Il primo ha ispirato tutte e tre le reti degli uomini di Carmine Parlato. Il secondo ha realizato il gol della sicurezza, tramutando l’ennesimo suggerimento del compagno. Secondo gol in due partite per l’ex capitano neroverde (che ha colpito pure una traversa): in serie D ha ritrovato le medie realizzative consuete. Ottima pure la prestazione di un altro ex Pordenone, Nichele, padrone del centrocampo. Commozione. La partita tra Padova e Tamai ha vissuto un prologo commovente grazie ai genitori di Riccardo Meneghel, il giovane difensore mobiliere scomparso proprio qualche giorno prima della gara d’andata. Allora i tifosi biancoscudati presenti sugli spalti del Comunale di via Giovanni XXIII tributarono cori e applausi in memoria di Riccardo. La famiglia, proprio in ricordo di quel momento così toccante, ha donato alla società patavina e ai suoi sostenitori una targa di ringraziamento.

Ore 12.20 – (Gazzettino) Quanto ai tempi, Bitonci ha assicurato che potrebbero essere anche molto brevi: «Se si arriva a un accordo tra debitori e creditori, con un’accettazione completa da parte di questi ultimi, non ci saranno problemi. Ma se invece i creditori stessi si opporranno, la data dell’acquisizione inevitabilmente slitterà». Compiaciuto il presidente Giuseppe Bergamin che ha assistito all’esternazione e che si è soffermato ulteriormente sulla bontà dell’operazione-Appiani. «Entrare nel vecchio impianto di via Carducci – ha osservato il patron biancoscudato – è sempre un’emozione. Certo, sarebbe bello che il Padova potesse lasciare l’Euganeo e tornare a giocare le partite in via Carducci come una volta. Da vent’anni si parla della sistemazione dell’Appiani: ora non bisogna perdere altro tempo». Il cantiere non pregiudicherà l’attuale utilizzo dell’impianto che il sabato viene usato dalla prima squadra per la rifinitura e negli altri giorni accoglie preparazione e gare di scuola calcio e Settore giovanile.

Ore 12.10 – (Gazzettino) Per i tifosi del Padova le buone notizie sono state due. Da un lato l’avvio dei lavori per la riqualificazione dell’Appiani, ma dall’altro c’è anche la conferma, arrivata da Massimo Bitonci, che entro un mese del logo “Calcio Padova 1910” potrebbe diventare titolare l’amministrazione comunale. «Spero che la squadra presto si riprenda il suo nome tradizionale. La vecchia società – ha spiegato il primo cittadino – è in una situazione difficile ed è stata chiesta la procedura concorsuale. Dato che il Comune nei suoi confronti vanta un credito di oltre 300 mila euro, che peraltro sono soldi dei padovani, e che difficilmente rientreranno nelle casse di palazzo Moroni, valuteremo se accettare di acquisire il marchio. Ma attenzione: non verrà dato in concessione a nessuno, ma solo in comodato d’uso, perché la sua titolarità deve restare nelle mani dei padovani se si andrà avanti. Non vogliamo più, infatti, che si ripeta quanto si era verificato l’estate scorsa. Per arrivare a questo epilogo, però, deve esserci un’omologazione del giudice, perché il Comune di fatto non può rinunciare neppure a un euro della somma che avanza».

Ore 12.00 – (Gazzettino) «Oggi inizia il percorso per un suo recupero integrale per riaverlo sistemato, sicuro e con più posti a sedere. Intanto mettiamo a posto la tribuna ovest e poi l’amministrazione procederà con gli altri lavori, cioè quelli per il consolidamento statico, l’abbattimento della gradinata e la sua ricostruzione con una struttura in ferro, immediatamente agibile. Per finire tutto ci vorranno un paio di anni». «Ricordo con commozione – ha proseguito Vecchiato – che quando ero bambino attraverso le maglie della rete passai un foglietto a Trapattoni per avere l’autografo. L’Appiani suscita sempre grandi emozioni e ci piacerebbe contribuire a far sì che la prima squadra torni ad allenarsi in via Carducci, permettendo a tanta gente che non va a Bresseo di seguire quotidianamente la preparazione dei biancoscudati». Il rettangolo di gioco, a schiena d’asino e con un drenaggio da manuale, ancor oggi è uno dei migliori d’Italia. Non sarà toccato perché è perfetto per ospitare le sedute della prima squadra. I lavori in corso sulla tribuna ovest prevedono tra le altre cose la realizzazione di nuove scale di accesso e l’inserimento dei sedili che, con un gioco di colori, formeranno lo stemma biancoscudato. Alla fine potranno sedersi circa 900 persone. E per rendere omaggio alla Storia che ha ospitato, lo sfondo in alluminio diventerà una sorta di “galleria museale, con alcune maxi foto che ritraggono i momenti salienti del calcio Padova, tra cui Nereo Rocco che esulta con i suoi panzer, e i festeggiamenti del 1994 per la promozione in serie A.

Ore 11.50 – (Gazzettino) La sua “resurrezione” è bipartisan. La auspicano gli “over 50”, nel cui immaginario resta un luogo mitico, quasi magico, legato a momenti e ricordi indelebili. Ma la auspicano anche i giovani, che hanno sentito narrare le gesta calcistiche che al suo interno si sono consumate. L’aveva impostata la precedente amministrazione, di centro sinistra, e si accinge ora darle l’input decisivo quella attuale, di centrodestra. Le sorti del vecchio Appiani, dunque, stanno a cuore a tantissimi padovani, per i quali stavolta dal Municipio arriva finalmente una buona notizia: ieri mattina sono partiti i lavori del primo step per la sistemazione dello stadio che si concluderanno fra tre mesi. L’annuncio è stato dato dal sindaco Massimo Bitonci, dall’assessore allo Sport Cinzia Rampazzo e da Sandro Vecchiato che, assieme al fratello Michele, è titolare di Interbrau, la ditta che detiene il marchio della “Birra Antoniana”, la quale sponsorizzerà l’attuale cantiere mettendo a disposizione 150 mila euro che serviranno per rimettere a nuovo la parte centrale e quella a destra della Tribuna Ovest che dà su via Carducci. Erano presenti anche il presidente del Padova Giuseppe Bergamin, e i progettisti ingegner Marco Biasin e Architetto Mirco Carlin. Altri 650 mila sono stati stanziati dal Comune e verranno spesi in una fase successiva. «Il nostro grazie va ai fratelli Vecchiato – ha esordito Bitonci – per quello che fanno per la comunità padovana. Anche altri imprenditori dovrebbero prendere esempio da loro. All’Appiani si è concentrata l’attività agonistica dal 1924 al 1994: un pezzo di storia della città e dello sport padovano».

Ore 11.40 – (Gazzettino) Tornando a lei, gol a parte, sembra essere molto vicino ai livelli super di inizio stagione dopo un periodo di appannamento. «Una flessione ci può stare, è fisiologico. Spero che sia terminata e di essere di nuovo ai livelli dei primi mesi. Io mi sento bene, anche se c’è ancora da migliorare come il resto della squadra. Abbiamo ricaricato le pile con un lavoro importante nel periodo natalizio e da qui in avanti andremo in discesa». Quando viene impiegato come esterno rende di più. «Quello è il mio ruolo naturale, poi ho la fortuna di avere caratteristiche per le quali posso adattarmi ad altri ruoli e lo farò se mi sarà chiesto per le esigenze della squadra». Per la seconda partita di fila Zubin è stato schierato come unica punta, con Ferretti e Amirante relegati in panchina. «Sono molto affiatati tra loro, non penso che ci siano invidie particolari. Siamo un gruppo fantastico. Di sicuro però non vorrei essere nei panni dell’allenatore che ogni domenica deve scegliere fra tre giocatori di quella caratura, ma è una fortuna averli tutti con noi».

Ore 11.30 – (Gazzettino) Ilari, dunque, in versione apripista per il successo biancoscudato in una domenica doppiamente felice: la concomitante sconfitta dell’Altovicentino a Sacile ha infatti permesso al Padova di portare a cinque i punti di vantaggio sulla formazione berica. «Dobbiamo essere bravi a continuare su questa strada, consapevoli che loro non molleranno. L’entusiasmo fa bene fino a un certo punto, ma non bisogna cullarsi sugli allori. Sappiamo di essere davanti e che dipende tutto da noi: nel momento in cui facciamo il nostro, per gli altri non c’è alcuna possibilità». L’altro ieri nell’immediato dopo-partita il presidente Giuseppe Bergamin è stato eloquente nell’affermare che «a questo punto non ci nascondiamo più, dobbiamo vincere il campionato». Condivide? «Nella situazione in cui ci troviamo, giochiamo ormai a carte scoperte. Con cinque punti di vantaggio e quasi un terzo del girone di ritorno alle spalle gli obiettivi si chiariscono e il Padova deve vincere il campionato. Domenica subito dopo la partita in spogliatoio eravamo contenti soprattutto per la nostra prestazione più che per il passo falso dell’Altovicentino».

Ore 11.20 – (Gazzettino) Quasi un intero girone per riprovare quella gioia che soltanto il gol sa regalare. L’ultimo sigillo “pulito” era arrivato con il Mezzocorona, che sarà avversario dei biancoscudati domenica a Rovereto. Un paio di partite più tardi ci aveva messo del suo anche nel gol-vittoria con il Belluno, anche se tecnicamente si era trattato di un’autorete. Stiamo parlando di Marco Ilari che ha impiegato appena due minuti per fare saltare i piani del Tamai, giunto all’Euganeo con l’etichetta di squadra meno perforata del campionato: assist al bacio di capitan Cunico e destro a incrociare di giustezza dell’esterno romano. «È stato bellissimo tornare a esultare sotto la tribuna Fattori – spiega Ilari – Un gol bello e importante, che ci ha permesso di sbloccare subito la partita e di metterla sui binari a noi più congeniali. Merito anche di Cunico che ha fatto una grande cosa. Con questo sono cinque i gol che ho realizzato perché sento un po’ mio anche quello con il Belluno».

Ore 11.10 – (Gazzettino) Sono centotrenta tra calciatori, ex giocatori e dirigenti gli indagati nell’atto di chiusura delle indagini depositato ieri dal procuratore capo Roberto Di Martino di Cremona nell’ambito dell’inchiesta sul calcioscommesse, e che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Tra le partite che figurano negli avvisi di chiusura c’è anche Padova-Atalanta 1-1 (26 marzo 2011). Una partita finita sin dall’inizio dell’inchiesta sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti e per la quale sarebbero implicati l’ex capitano nerazzurro Cristiano Doni e i famosi «zingari». In particolare, dalle indagini risultò che il giorno prima della gara in una telefonata Pirani, Salvini e Tuccella parlarono del match all’Euganeo e nell’ordinanza del giugno 2011 il gip riportò che «Tuccella riferiva d’aver parlato con un grande amico del capitano (Doni, ndr) che gli aveva confermato l’avvenuta combine». Sempre nell’inchiesta sul calcioscommesse che erano finite anche Albinoleffe-Padova (19 febbraio 2011), Piacenza-Padova (2 ottobre 2010), Padova-Grosseto (marzo 2010), Reggina-Padova (4 febbraio 2011), Padova-Ascoli (7 maggio 2010), Padova-Mantova (11 ottobre 2009). Nel mirino degli inquirenti anche Cittadella-Mantova 6-0 (24 aprile 2010). POSTICIPO. Pareggio 1-1 tra Kras Repen e Triestina nel posticipo giocato ieri.

Ore 10.50 – (Mattino di Padova) Padova-Ascoli. Prima di scommettere, Bellavista, Erodiani e Parlato avevano bisogno di garanzie. Per decidere su quale gara puntare, si servivano dell’ex calciatore Stefano Bettarini: per gli investigatori era lui, la persona che sapeva in quali gare erano già stati predisposti accordi tra le squadre, o erano in via di corruzione i giocatori coinvolti. In prossimità di Padova-Ascoli del 7 maggio 2010, penultima di campionato terminata con la vittoria della squadra di Sabatini, Bettarini avrebbe telefonato al giocatore bianconero Christian Amoroso chiedendogli se la sua squadra potesse accettare di vendersi la partita, visto che il Padova aveva bisogno di punti salvezza. Gli appunti di Santoni. C’è poi Nicola Santoni, ex preparatore dei portieri del Ravenna: in suo possesso è stato trovato un appunto, contenuto nel suo I-phone, in cui erano riportate considerazioni su alcune partite. Gli over per le partite di Chievo e Samp erano etichettati come certi, e allo stesso modo l’1 sulla partita del Padova. Meno certi, invece, i risultati di Modena, Parma e Catania. Le ultime gare. Cosimo Rinci, team manager del Riccione, informava continuamenteSalvatore Spadaro dei risultati per informare i capi a Singapore: lì venivano scommessi importi cospicui. Tra i match sospetti c’è anche Padova – Spezia (1-1) del maggio 2013.

Ore 10.40 – (Mattino di Padova) Pho Hoch Keng, Peh Hang Lee e ShenYin De, questi i loro nomi, tra l’1 e il 3 ottobre 2010 alloggiarono presso il Grand Hotel de la Ville di Parma, assitendo il 2 ottobre a Piacenza-Padova allo stadio Garilli. E fu proprio Pho Hoch Keng a condizionare, attraverso la corruzione di dirigenti o calciatori non precisati, lo svolgimento della partita. Secondo il pm, quel match fu manipolato e in seguito al raggiungimento dell’over (la partita terminò 2-2) i singaporiani consegnarono 65 mila euro a testa a Sator, Burini e Beppe Signori, più altri 25 mila a Daniele Ragone e Francesco Bazzani. Albinoleffe-Padova. Torna in ballo lo stesso Francesco Bazzani, uno dei due mister X indicati dai calciatori come i tramite tra società e organizzazione di scommettitori. E per farlo, era solito intrattenere contatti telefonici e personali con i giocatori a ridosso della disputa dei match. Secondo la Procura, il 17 e il 18 gennaio 2011, Bazzani contattò il giocatore Mingazzini dell’Albinoleffe a poche ore dalla disputa di Albinoleffe-Padova, giocata il 19 febbraio e terminata con la vittoria dei lombardi per 2-1. Padova-Mantova. Dalle indagini emerge che Hrispiyan Ilievski aveva contattato giocatori del Mantova per manipolare l’incontro con il Padova dell’11 ottobre 2009 e il giorno dopo aveva pernottato nella città lombarda.

Ore 10.30 – (Mattino di Padova) Secondo la Procura di Cremona, che nei suoi documenti ha inserito tra gli indagati proprio Marco Turati, questi avrebbe intrattenuto stabili rapporti con Gegic, del gruppo degli “zingari”, e in occasione della partita Padova-Grosseto avrebbe fatto da tramite proprio a Vincenzo Italiano, che offriva denaro in cambio di una sconfitta dei toscani. Reggina-Padova. È questa una delle grosse novità emerse dai documenti del gip di Cremona. Facendo riferimento al cosiddetto “Gruppo di Cervia” spuntano fuori Maurizio Neri, socio con Doni nel bagno di Cervia «I figli del sole», e Alessandro Ettori, un passato da calciatore nel Bresciano. Il pm ha scritto che Ettori contattava Neri il 4 febbraio 2011, e gli riferiva «di aver sentito, attraverso suo cugino, “Elia quello del Padova”, e di aver appreso che “Fanno pari questa sera”». La sera del 4 febbraio 2011 il Padova di Calori pareggiò effettivamente con la Reggina per 1-1 al Granillo, grazie ad un gol di Vantaggiato in zona Cesarini dopo che Bonazzoli aveva portato avanti la Reggina nel primo tempo. «Presumibilmente si trattava di Elia Legati, difensore del Padova», ha scritto il gip di Cremona. Piacenza-Padova. In quest’occasione è coinvolto un ex biancoscudato di vecchia data, Luigi Sartor. Nell’ottobre 2010 l’ormai ex difensore si era recato, insieme al faentino Luca Burini, all’aeroporto di Bologna per accogliere tre persone giunte da Singapore, paese divenuto centrale nell’inchiesta calcioscommesse.

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) I coinvolti sono alcuni volti noti dell’inchiesta (Erodiani, Bellavista, Pirani, Gianfranco Parlato, Buffone) e il capitano atalantino Cristiano Doni. Secondo il pm Antonio Di Martino, le due società si erano accordate per il pareggio, tanto che alcuni giocatori, dei quali l’unico menzionato è comunque Doni, si impegnarono per far sì che uscisse proprio quel risultato. Doni e Benfenati si scambiarono 20 messaggi tra le 18 e le 20 del 26 marzo, ovvero quando l’Atalanta era proprio in prossimità dello stadio Euganeo. Stando a quanto riferito dallo stesso Erodiani a Gianfranco Parlato, Cristiano Doni scommise 10 mila euro sul pareggio, mentre dall’Asia furono giocato ben 23 milioni di euro sullo stesso risultato. Altri giocatori ne erano informati, perché l’avevano appreso da Marco Pirani: tra questi Alex Pederzoli, ex biancoscudato ma all’epoca tesserato con l’Ascoli come Vincenzo Sommese, e Gianluca Tuccella, portiere del Cus Chieti di calcio a 5. Italiano e Turati. Deferito l’8 maggio 2012 con l’accusa di aver tentato di avvantaggiare la propria squadra in occasione della partita Padova-Grosseto del 23 marzo 2010 sulla base delle accuse di Filippo Carobbio, l’allora capitano biancoscudato Vincenzo Italiano venne squalificato per tre anni il18 giugno 2012. Nonostante le smentite del giocatore del Grosseto Turati, tirato in ballo anch’esso da Carobbio, e del medico biancoscudato Nassuato, la squalifica venne confermata in appello, ma poi cancellata dal Tnas nel febbraio 2013, che derubricò l’accusa da illecito sportivo a condotta antisportiva.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) La Procura di Cremona ha chiuso le indagini dell’inchiesta calcioscommesse. L’accusa è frode sportiva. La notifica, inviata a 130 indagati, tira in ballo ancora una volta il Calcio Padova 1910 (epoca Cestaro) e alcuni tesserati. È Padova-Atalanta la madre di tutti i sospetti, ma ci sono altre gare sotto la lente: Albinoleffe – Padova, Padova – Grosseto, Padova – Mantova e non solo. Nove le gare incriminate, alcune nuove: e spunta dai faldoni anche un certo “Elia (Legati ndr) del Padova” che per interposta persona finisce coinvolto (ma non è indagato) in un Reggina-Padova per una presunta offerta di denaro da parte di Vincenzo Italiano al Grosseto. Gli unici indagati, tra gli ex giocatori biancoscudati, sono quattro: Alex Pederzoli, Omar Milanetto e Francesco Ruopolo, Armano Perna. La Biancoscudati – e con essa i tifosi – può però star tranquilla, visto che si parla di un processo penale e che coinvolge il vecchio Padova. Non c’è alcuna possibilità che le colpe del passato ricadano sul nuovo club, nemmeno se dovesse riprendersi il vecchio nome. Eccole, allora, le gare incriminate. Padova-Atalanta. È la sera del 26 marzo del 2011: all’Euganeo biancoscudati e bergamaschi concludono il match sull’1-1 (reti di Ferreira Pinto ed El Shaarawy). Per l’ordinanza del gip di Cremona, è la madre di tutti i sospetti sulla squadra biancoscudata, anche se non viene menzionato alcun tesserato di viale Rocco.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Carmine Parlato ha dedicato la vittoria del Padova, valsa l’allungo a più cinque in testa alla classifica, a tutto il gruppo. Anzi, in particolar modo a chi deve accomodarsi in panchina, sta giocando poco e soffre in silenzio. Il tecnico sa di dover far scelte pesanti e che con una rosa piena di big per la categoria, sia impossibile far tutti contenti. L’emblema di chi sta soffrendo di più in questo momento, è Nicola Segato. Titolare inamovibile nel girone d’andata, nelle ultime tre partite è stato confinato in panchina e solo contro il Tamai ha giocato l’ultimo quarto d’ora. Ricevendo, al pari degli altri compagni, l’applauso del mister. «Sapevamo che la squadra era stata formata per vincere il campionato», analizza Segato. «Per questo siamo tanti vecchi e la regola dei giovani ci penalizza. Finora il gruppo è stato ineccepibile. Ci si prepara tutta la settimana per scendere in campo, e bisogna accettare le scelte dell’allenatore». Segato, a parole, non si mostra pentito della scelta fatta in estate. «Immaginavo che una piazza come Padova avrebbe sostenuto la squadra anche in serie D. Sono contento di aver sposato questo progetto. Non vorrei essere nei panni di Parlato il sabato sera e dover fare la formazione con così tanti giocatori a disposizione». L’unico neo del centrocampista vicentino, è la casella dei gol realizzati, ancora ferma a zero. «Non mi era mai successo di arrivare a questo punto del campionato senza aver mai segnato. Ma sono pronto a restare a secco per tutto l’anno se a maggio dovessimo festeggiare».

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Nonostante l’Associazione azionariato popolare Magico Padova abbia suggerito di far acquistare ai tifosi lo storico logo del Calcio Padova, la strada sembra tracciata. Il sindaco Massimo Bitonci, infatti, ha confermato anche ieri mattina l’intenzione da parte dell’amministrazione cittadina di acquistare il marchio e i cimeli del Calcio Padova, per poi darli in comodato d’uso all’attuale società. «La vecchia società è in una situazione estremamente delicata ed è stata chiesta una procedura concorsuale», ha spiegato il primo cittadino. «Il Comune ha un credito sostanzioso (superiore ai 300 mila euro) con il Calcio Padova. Sono soldi dei cittadini padovani e se dovesse essere portato avanti il concordato la possibilità che venga pagato l’intero importo diventa molto difficile. Per questo abbiamo chiesto di acquisire il titolo sportivo e il nome». Domani il tribunale dovrebbe pronunciarsi sulla richiesta di concordato avanzata dal Calcio Padova, anche se potrebbe essere concessa un’ulteriore proroga, di qualche settimana. Anche l’amministrazione, dunque, è in attesa. «Il Comune non può rinunciare neppure a un euro se non attraverso un atto formale del giudice delegato», continua Bitonci, che motiva così la scelta di appropiarsi di logo e cimeli della vecchia società. «Li acquisiremmo come parziale compensazione del credito. Una volta completato l’acquisto non vorremmo cedere il marchio, ma darlo in uso alla società calcistica che rappresenta Padova, in questo caso la Biancoscudati Padova. In questo modo non si correrebbe il rischio dell’estate scorsa, quando la società non si è iscritta ad alcun campionato, restando in uno stato pre fallimentare».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) L’idea è quella di lanciare nelle prossime settimane un sondaggio per decidere le immagini da installare. Secondo stralcio. Il sindaco Bitonci e il presidente della Biancoscudati Bergamin, dopo aver ringraziato i fratelli Vecchiato, titolari di Interbrau, hanno rinnovato l’appello ad altri imprenditori perché possano raccoglierne il testimone. Il Comune ha già messo a bilancio una cifra poco superiore ai 600 mila euro per il secondo stralcio di lavori, che dovrebbe prevedere il rifacimento della curva sud e della gradinata Est, a seconda anche di eventuali nuovi finanziatori. Ma c’è un problema, che ne sarà della vecchia gradinata? «I tecnici sono al lavoro per verificarne la staticità», ha spiegato Bitonci. «Essendo una vecchia struttura in cemento armato è difficile da verificare. Noi vorremmo recuperarla, ma se non fosse possibile, si renderebbe necessario l’abbattimento e la sostituzione con una tribuna, magari mobile. L’ideale sarebbe completare i lavori, anche per quanto riguarda gli spogliatoi, in un paio d’anni». Escluso che il Padova possa tornare a giocare le partite di campionato in via Carducci (si parla solo di amichevoli e allenamenti quotidiani) in questi tre mesi l’impianto resterà comunque agibile per le giovanili biancoscudate e per qualche seduta della prima squadra.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) A due anni e mezzo dall’assegnazione del bando, è stato aperto ieri mattina il cantiere per il primo stralcio di lavori di ristrutturazione dello stadio Appiani. Un’opera che, nelle intenzioni dell’amministrazione comunale e di Interbrau (l’azienda che ha finanziato il progetto), dovrebbe essere completata in tre mesi e porterà alla messa a norma e al restyling della tribuna centrale, con 921 posti a sedere, al rifacimento della recinzione tra la tribuna e il campo e alla creazione di un locale per il pronto soccorso nel tunnel che collega le gradinate. Allo stesso tempo, il Comune sta già vagliando un secondo stralcio di lavori, in gradinata Est ma prima di delineare un piano, dovrà capire in che modo sistemare la gradinata, che rischia l’abbattimento. Via ai lavori. Il costo dei lavori è di 150 mila euro, interamente finanziato da Interbrau, dopo il bando lanciato a fine 2012 dalla vecchia amministrazione. Oltre alla messa a norma della tribuna, con il colore dei seggiolini che richiamerà lo stemma del Comune di Padova, saranno create postazioni per i disabili e rifatti i bagni. L’aspetto più stuzzicante riguarda la parete superiore della tribuna, nella quale verranno affissi 12 pannelli. Quattro sono riservati allo sponsor, mentre negli altri 8 saranno stampate immagini storiche del Calcio Padova all’interno dello stadio Appiani, in modo da creare un piccolo museo all’aperto.

Ore 09.10 – Disponibile a questo link l’articolo relativo al calcioscommesse ed ai passaggi sul vecchio Calcio Padova.

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Un attacco che ne butta dentro nove in due partite, che con qualsiasi combinazione di giocatori scelta da Carmine Parlato fa paura a qualsiasi avversario. Alla base della nuova fuga del Padova dalla Serie D verso la Lega Pro che società, tifosi e ambiente vogliono ad ogni costo, c’è una prima linea sensazionale. La forza di una squadra che vola a +5 sull’AltoVicentino è quella di potersi permettere il lusso di tenere in panchina chi, come Amirante, appena la partita prima aveva messo dentro una doppietta. O chi, come Gustavo Ferretti, aveva iniziato la stagione con la stimmate del predestinato e ora sgomita per una maglia da titolare. O di poter scegliere fra esterni di prima qualità, il cui uso alternato non sembra condizionare il rendimento della squadra. Carmine Parlato ha dedicato la vittoria agli esclusi. «Non per ruffianeria – precisa – ma dedico la vittoria col Tamai e il primo posto a tutti quei ragazzi che non fanno parte dei primi undici. Non è facile escludere qualcuno, cercherò di utilizzarli tutti e fare in modo che tutti contribuiscano a questi risultati». E continua: «La competitività interna è molto alta. Devo fare i complimenti a chi è in silenzio, butta giù bocconi amari e non può esprimere le proprie capacità in campo. Il livello si è alzato e avendoli tutti a disposizione, le scelte penalizzano qualcuno. Fanno tutti le stesse ore, gli stessi allenamenti, soffrono insieme, ma non tutti possono esprimersi». Un bel pensiero, quello di Parlato. Un grande gruppo è fatto anche (e forse soprattutto) da chi non gioca.

Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Come? «Le cose da fare sono molte – ha spiegato il sindaco Massimo Bitonci – ce lo diranno i tecnici e le loro relazioni, ma non è escluso che questi soldi saranno utilizzati per valutare la staticità delle restanti tribune e, come molto probabile, abbatterle per sostituirle con strutture in acciaio in grado di garantire una maggiore sicurezza». Il tutto da completare in massimo due anni e mezzo. Il primo step si dovrebbe concludere già tra tre mesi. Quello affidato all’amministrazione comunale invece tra un paio d’anni. Ma è anche un’altra la partita che proprio in questi giorni sta giocando il Comune, quella per il recupero dei crediti vantati nei confronti del Calcio Padova, circa 300 mila euro. «Proporremo di acquisire i titoli sportivi, il logo, i trofei e le attrezzature – ha continuato Bitonci – perché il concordato preventivo rischia di non farci avere quanto ci spetta e non ci possiamo permettere di rinunciare nemmeno ad un euro». Il Comune potrebbe così possedere il «marchio» e dare in affidamento il titolo alle società sportive evitando così, come accaduto al termine dello scorso campionato, il cambio di nome della società calcistica in caso di fallimento.

Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Lo spirito è quello che normalmente accompagna il recupero del patrimonio di un’intera comunità, di un luogo sacro. Un entusiasmo rispettoso e reverenziale fatto di ricordi e di antichi fasti. Così sono iniziati ieri i restauri dello storico stadio Appiani. Si tratta di un primo stralcio di lavori, finanziati dallo sponsor Birra Antoniana con 150 mila euro. Dopo il via libera della Soprintendenza ai Beni ambientali e architettonici del Veneto Orientale si è aperto il cantiere che porterà alla sistemazione delle gradinate ovest. Sembra avvicinarsi quindi il giorno in cui la gloriosa «fossa dei leoni», come chiamata dai tifosi, riprenderà vita, almeno per gli allenamenti del Padova. Dopo il rinforzo delle strutture e l’adeguamento di scale e corridoi alle norme di legge, l’intervento prevede la sostituzione degli attuali 98 sedili in plastica con 921 sedili bianchi e rossi. Sullo sfondo saranno poi installate enormi fotografie stampate su lastre di metallo per ricordare alcuni dei momenti più gloriosi del Padova. Il secondo step sarà invece affidato al finanziamento del Comune: 650 mila euro per proseguire il restauro.

Ore 08.38 – Serie D girone C, il prossimo turno (ventiduesima giornata, domenica 15 febbraio ore 14.30): ArziChiampo-Giorgione, Fontanafredda-Clodiense, Mezzocorona-Padova, Montebelluna-Kras Repen, Mori S. Stefano-Dro, Tamai-Legnago, Triestina-Belluno, Union Pro-Sacilese, Union Ripa La Fenadora-AltoVicentino.

Ore 08.36 – Serie D girone C, la classifica aggiornata: Padova 50, AltoVicentino 45, Belluno 41, Sacilese 39, Clodiense 34, ArziChiampo 33, Fontanafredda 30, Montebelluna, Tamai, Union Pro e Union Ripa La Fenadora 29, Giorgione 26, Legnago 22, Dro 20, Kras Repen 19, Triestina 17, Mezzocorona 11, Mori Santo Stefano 8.

Ore 08.34 – Serie D girone C, i risultati della ventunesima giornata: ArziChiampo-Mezzocorona 0-0, Belluno-Fontanafredda 2-1, Clodiense-Union Pro 1-1, Dro-Montebelluna 2-2, Giorgione-Mori S. Stefano 1-0, Kras Repen-Triestina 1-1, Legnago-Union Ripa La Fenadora 2-0, Padova-Tamai 3-1, Sacilese-AltoVicentino 2-0.

Ore 08.32 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.30 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Macron Store, Supermercati Alì, Box Uomo, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Zero Emissioni, Ecosystem, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 9 febbraio: giorno di riposo per i Biancoscudati. Presentati in Comune i lavori di ristrutturazione dello stadio Appiani.




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