Padova, Ferretti: “La panchina col Mori? Non ero contento ma non ero deluso perché la mia principale motivazione è la vittoria del Padova!”

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Fonte: Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia

Otto attaccanti e limitatissimi posti a disposizione. Di solito tre, a volte solo due, visto che a capitan Cunico la maglia da titolare, al momento, non la toglie nessuno. E che Parlato scelga il modulo a due punte, o l’attacco “leggero” con i tre trequartisti, la sostanza non cambia: c’è posto solo per pochi, e gli altri osservano da fuori. A Rovereto, contro il Mori Santo Stefano, Salvatore Amirante ha avuto a disposizione solo l’ultimo quarto di gara, ma riuscendo a mettere a segno un’altra doppietta (la seconda, dopo quella all’esordio con l’Union Ripa) ha messo ancora più in difficoltà il suo allenatore. Dieci giorni fa, a stare fuori per tutti i 90’, è stato Ferretti: dopo aver ritrovato la forma, e pure il gol contro il Montebelluna, l’argentino si è dovuto accontentare della panchina. Uscendo dal campo, dopo il pirotecnico 6-2 nel quale erano andati in rete un po’ tutti, escluso lui, il volto la diceva lunga sul suo stato d’animo. A distanza di dieci giorni, però, l’argentino se n’è fatto una ragione. «D’ora in avanti diventa dura sia per chi giocherà, sia per chi starà fuori», ammette il “Rulo”.

«Chi avrà il posto da titolare dovrà convivere con l’ansia per riuscire a mantenerlo, mentre chi starà fuori dovrà darsi daffare tanto per cogliere l’opportunità buona e mettersi in mostra. Può arrivare anche solo mezza chance, e in quel caso bisogna coglierla al volo». In rosa adesso siete ben otto punte, Cunico escluso. Un bel numero… «Nel senso che siamo troppi? Questo non lo so. Però so che quelli che ci sono, sono giocatori molto forti. Tra di noi sarà una bella lotta. E sarà sana, lo garantisco». Eppure a Rovereto ci era sembrato di vederla contrariata per l’esclusione. Era così? «Non ero contento, lo ammetto, come chiunque sia costretto a stare in panchina. Però non ero deluso, ho sempre detto che la mia principale motivazione è la vittoria del Padova: se c’è quella, va bene lo stesso. Da quel giorno ho ripreso a lavorare come al solito, come ho sempre fatto». Sinceramente si aspettava di non giocare? «Diciamo che mi stavo reinserendo bene, avevo ritrovato il gol contro il Montebelluna, stavo bene ma mi è toccato rimanere fuori lo stesso. Sono le regole del gioco, è toccato anche ai miei compagni: Zubin e Amirante hanno avuto le loro opportunità e ne hanno subito approfittato, è giusto che sia così. Anche perché d’ora in avanti sarà una messa alla prova continua per noi attaccanti».

Si diceva che lei e Zubin avreste composto la coppia titolare. Come mai l’abbiamo vista solo contro il Montebelluna? «Avendo due moduli da gestire, a seconda della gara e dell’avversario, è capitato solo in quella gara. Ma io e lui ci conosciamo, ci troviamo anche in allenamento, e sono sicuro che, se ci sarà una nuova occasione, la sfrutteremo. Il problema, alla fine, è tutto dell’allenatore: noi lottiamo solo per la causa comune, non certo per il nostro mulino». Mancano 14 partite, di cui 8 in casa. Come sarà la prossima con il Tamai? «La differenza, giocando in casa, è che i ragazzi avversari non sono abituati all’Euganeo, e questo è un nostro vantaggio, però dobbiamo pensare di essere all’Euganeo anche quando siamo di scena fuori casa. Domenica incontriamo una squadra molto rognosa, speriamo di non complicarci la vita da soli, come avvenne nel primo tempo della sfida d’andata. Poi l’Altovicentino va a Sacile, e pure senza Dal Dosso: chissà che arrivino buone notizie…».




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