Fonte: Gazzettino, Pierpaolo Spettoli
Nella prima parte di stagione tutto il peso dell’attacco è stato principalmente sulle spalle di Ferretti, anche se il bomber argentino ha dovuto saltare diverse partite per infortunio. Con gli arrivi di Zubin e Amirante i biancoscudati si ritrovano ad avere un reparto avanzato da favola, nel quale però difficilmente c’è spazio per tutti e tre nell’undici titolare. Tanto più che dopo aver utilizzato con il Montebelluna il modulo con trequartista (Cunico) e due punte (Ferretti e Zubin), a Rovereto si è tornati al 4-2-3-1 con il tecnico che ha puntato deciso su Zubin, a segno per la prima volta con il Padova. Dimostrando tra l’altro di saperci fare nella ripresa anche da trequartista quando al posto di Cunico è subentrato Amirante, autore di una doppietta. Neanche un minuto invece per Ferretti, rimasto in panchina per scelta tecnica, nonostante il suo ritorno al gol due domeniche fa. Un’esclusione che El Rulo sembra avere digerito di buon grado. «Siamo in tanti e la concorrenza c’è, anche se ovviamente è dura stare fuori. Domenica è toccato a me, ma è un rosicare positivo. Bisogna accettare, anche perché per vincere il campionato c’è bisogno di tutti».
«Noi stiamo dando il massimo, poi è un problema dell’allenatore che deve scegliere. Zubin e Amirante hanno fatto molto bene domenica, l’importante è farsi trovare pronti quando si viene chiamati in causa». Chi si sfrega le mani per tanta grazia è sicuramente Carmine Parlato. «È un bene averli in squadra, sono tre ragazzi d’oro. Zubin lo conosco molto bene avendolo già avuto. Ferretti è sempre stato una rogna quando lo incontravo da avversario, preferisco perciò averlo con me. Amirante si è calato subito nella nostra realtà con grande disponibilità e professionalità. Ripeto, sono tre ragazzi d’oro. Ovviamente bisogna cercare di sfruttare i loro momenti migliori e di farli coesistere, anche se bisogna sempre guardare agli equilibri di squadra: la priorità da tenere in considerazione è che in base a come si incastrano i quattro giovani, inserisci i vecchi. E in una squadra con giocatori importanti ci deve essere la consapevolezza che si può anche restare fuori». Il che non rappresenta un atto di sfiducia, come precisa il tecnico: «Quando c’è la stima, anche se un giocatore resta fuori una o due partite per scelta tecnica o per situazioni legate ai giovani non significa che non credo più in lui».
«Ogni volta che arriva un nuovo giocatore gli parlo facendolo sentire importante, ma questo non vuole dire che ha la maglia assicurata. Sta a loro darmi ogni domenica le risposte che esigo avendone avvallato l’acquisto». Tornando all’attualità, domenica con il Mori Santo Stefano ha tenuto fuori Ferretti. «Non sono abituato a dare alcun tipo di spiegazione prima di una partita, ma di certo ne parlerò con lui. Ferretti è nei miei pensieri quotidianamente, è un bravo ragazzo e sta facendo moltissimo per la causa. Ma devo guardare un po’ anche gli altri. E se giochiamo con il 4-2-3-1 non è che possa utilizzare Zubin a sinistra e Ferretti a destra». Proprio questo sistema di gioco però sembra calzare a pennello alla squadra. «Fino a quando i quattro giocatori davanti mi danno intensità, qualità e sono prolifici – sottolinea Parlato – va bene così. Se però queste caratteristiche vengono meno è giusto sfruttare le potenzialità di chi è in panchina. Il 4-2-3-1 è modulo che mi dà più fiducia? Più che fiducia, mi garantisce più continuità nell’azione e viene interpretato meglio, anche se ovviamente continuiamo a lavorare pure sul 4-3-1-2».