Fonte: Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia
Professione? Bomber di scorta. Con la rete di domenica, Sebastiano Aperi ha firmato il quinto gol in sole nove presenze, al ritmo di una rete ogni 64 minuti. Meglio di lui ha fatto solo Amirante (un gol ogni 36’), ma quanto ai bomber subentrati dalla panchina, l’esterno siciliano è principe indiscusso: ben quattro, le reti nei finali di gara. «Parlato scherza di questa situazione», sorride Aperi, «Domenica, prima di farmi entrare in campo, mi ha detto: sei un ragazzo a modo, un giovane valido. Vai in campo e divertiti. Mi ha fatto molto piacere, infatti appena ho segnato sono corso ad abbracciarlo, mi è venuto d’istinto. L’ultimo mese è stato brutto: dopo aver segnato con il Kras Repen, devo ammettere che ho un po’ rosicato a star fuori, a Mogliano sono addirittura finito in tribuna. Io non sono uno che pretende di giocare, sono convinto che chi va in campo debba meritarselo». L’animo è stato tormentato, ma lui non ha mai pensato di cambiare aria. A Padova sta bene, la sua piccola insofferenza se l’è tenuta per sé, senza dire nulla nemmeno ai compagni più vicini: «Come Petrilli che per me è come un fratello, e Degrassi, con cui condivido la camera in foresteria». Aperi, classe ’92, è il più “vecchio” degli ospiti del convitto della Guizza. Un luogo lontano dai riflettori dove le giornate trascorrono lente.
In qualche modo bisogna pur ingegnarsi: «Totò, il custode dello stabile siciliano come me, spesso diventa matto con noi», sorride. «A me, per dire, di recente i miei compagni hanno rotto la maniglia della camera, e ora mi tocca pagarla di tasca mia, e smontato il letto. Per non parlare di quando, sotto Capodanno, facevamo esplodere i petardi in camera facendoli passare sotto le porte delle stanze». I tifosi, in ogni caso, nonostante l’abbiano visto poche volte hanno imparato quali siano i suoi numeri preferiti. Parla del Padova e della sua ammirazione per El Shaarawy, Aperi. Il modo di interpretare il calcio del siciliano e del Faraone, tra dribbling, corsa e fantasia, un po’ si assomiglia. «Io sarei uno che prende palla e tende a scartare gli avversari uno dietro l’altro, sono un “dribblomane” ma qui non posso farlo: fidatevi che fino ad ora non avete visto nemmeno il cinquanta per cento di quello che riesco a fare, perché se lo facessi Parlato si arrabbierebbe di brutto. Anche Cunico, domenica, dopo un mio elastico (un gesto tecnico che si compie facendo finta di portare la palla da un lato, per poi spostarla dall’altro, ndr) mi ha preso in giro. Mi ha detto: “Facile fare l’elastico sul 6-2, prova a farlo sullo 0-0 la prossima volta!”. Io ci provo, perché a Padova voglio lasciare una traccia importante: è una piazza fantastica, la più grande dove sia mai stato, e voglio conquistarla».