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Ore 23.00 – Sorteggiato il calendario del Torneo di Viareggio, a cui parteciperà anche l’attaccante biancoscudato Filippo Pittarello con la Rappresentativa di serie D. Queste le tre partite del girone eliminatorio: martedì 3 febbraio a Quarrata (Pistoia) contro l’Empoli, giovedì 5 febbraio a Badesse (Siena) contro i messicani del Santos Laguna e sabato 7 febbraio a San Giuliano Terme (Pisa) contro il Torino.
Ore 22.00 – (Giornale di Vicenza) La presa della pastiglia. Si va di antidolorifici. Raffaele Nolè deve gestire anche coi farmaci l´infiammazione al tendine rotuleo del ginocchio che lo sta tormentando da una settimana obbligandolo a un impiego part time. Sempre lui però dovrà provvedere a rifornire di Malox gli aficionados per medicare i bruciori di stomaco ripetuti che sabato pomeriggio hanno attanagliato i supporter dopo che sullo 0-2 prima e sull´1-2 poi, ha mancato il colpo del ko costringendo i fedelissimi a un supplemento di sofferenza sgradito e non richiesto. Un doppio uno contro uno davanti al portiere perso malamente dal creativo potentino con due errori non da lui, condizionati forse dalle cattive condizioni fisiche, due chance che abitualmente un giocatore della sua caratura non fallisce. Poichè un conto è se a toppare dinanzi alla porta è un terzino dai piedi quadri: te lo aspetti e ce ne si fa una ragione. Ma se a incartarsi è il leader designato, perdippiù in due occasioni di fila, normale che monti l´inquietudine e pure qualcos´altro. Poi sotto l´aspetto della dedizione mille applausi all´ex Ternana perchè sul bus per Monza manco avrebbe dovuto salirci: per lo staff medico era nella lista infortunati e allora complimenti vivissimi a chi invece ha voluto mettersi ugualmente a disposizione del tecnico e dei compagni disattendendo le consegne dei sanitari con ammirevole spirito di attaccamento alla causa. Ma il fegato ingrossato rimane: questo Bassano non brilla esattamente per cinismo e praticità. Tiene stabilmente aperte gare che dovrebbe e potrebbe chiudere in anticipo e non da oggi. La differenza con Pavia e Novara è tutta lì: la capolista, novello Re Mida, tesaurizza ogni opportunità fatturando il 100% delle occasioni, nelle ultime due sfide interne ha raccolto 5 gol da altrettanti assalti pericolosi, l´emblema dell´utilitarismo spinto. Il Novara ha piegato l´Alessandria nel derby pescando la matta, un gol al volo da oltre 20 metri sotto l´incrocio di Dickmann che è già tanto se gli ricapiterà in allenamento da qui a fine carriera. I virtussini tutto palleggio e ricami, al contrario, devono produrre cento per spremere a malapena un terzo. Vecchia e consunta storia, urge pragmatismo, va su chi è più prosaico. A prescindere dal fatto che il Pavia (sono parole di Asta) «abbia battuto 2-0 la formazione Allievi del Monza», con riferimento alla delicata situazione dei brianzoli, alle prese con un possibile e forse definitivo passaggio di proprietà, ma l´altroieri con tutti i ragazzini in pista. Detto che sempre Tonino ha fatto un timido accenno al mercato («Mi piacerebbe avere delle alternative, anche Allegri che comanda con la Juve ha chiesto due ritocchi, ma se si tratta però di giocatori tanto per fare numero, allora meglio di no»), doveroso sottolineare due particolari: la sportività della Giana Erminio, piccola ma leale («Bassano superiore, ha meritato») e che il Pordenone, imminente rivale al Mercante domenica alle 18 non molla la presa: ieri ha pareggiato 1-1 in dieci con la Feralpi e ha ingaggiato la punta Gatto dal Modena. Per graffiare di più.
Ore 21.30 – (Giornale di Vicenza) Mercato e campionato vanno a braccetto, a gennaio è sempre così. Matteo Mancosu era in campo con il Trapani nella partita stravinta dal Vicenza sabato e in tribuna c´era Pantaleo Corvino, diesse del Bologna, pronto ad accordarsi con il club siciliano per portarlo in Emilia. Un´operazione alla quale guarda anche il Vicenza, perché si sa ormai da giorni che se il club emiliano acquista una punta potrebbe a quel punto mollare la presa su Riccardo Improta, che al Bologna è in prestito dal Genoa e che è anche l´obiettivo della società di via Schio per completare il reparto offensivo. Ma si sa che nelle dinamiche di mercato ciò che sembra vicino o probabile oggi può non esserlo più domani e viceversa. E così la trattativa per Improta potrebbe incontrare difficoltà aggiuntive rispetto a quelle già messe nel conto. Intanto il Vicenza non è l´unico club ad essersi mosso per Improta, seguito con interesse dopo che il ventunenne attaccante esterno napoletano ha firmato 7 reti da gennaio a maggio nella scorsa stagione in serie B con il Padova e visto soprattutto che in questo campionato nel Bologna ha avuto poco spazio: 7 presenze per un totale di soli 298 minuti, pari a poco più di tre partite e un gol segnato. Oltre al Vicenza anche Carpi, Latina e Perugia tengono stretti contatti con il procuratore di Improta e da ultimo alla lista s´è aggiunto anche il Trapani, che in previsione della partenza di Mancosu deve trovare un´alternativa. Il club di via Schio dovrà dunque misurarsi con una folta concorrenza nell´operazione-Improta, ma non sembra questa la principale difficoltà. È vero infatti che è il Genoa a controllare il cartellino dell´attaccante, ma è altrettanto vero che non se ne farà nulla senza il via libera del Bologna. E il diesse Corvino già sabato a Vicenza aveva fatto filtrare più di qualche dubbio. Nel senso che il club rossoblu non sembra convinto a rinunciare a Improta. E lo sarebbe ancora meno se dovesse cedere un attaccante, Acquafresca, ipotesi che circola in queste ore. Insomma, la partita per Improta resta tutta da giocare, ma sembra ora più complicata. Resta peraltro l´esigenza del Vicenza di rinforzare un attacco in cui l´unico che ha segnato finora è Cocco.
Ore 21.20 – (Giornale di Vicenza) Adesso si è messo pure a segnare. In questa sua seconda esperienza con la maglia biancorossa Nicolò Brighenti sta dimostrando partita dopo partita di essere diventato un difensore dal rendimento altissimo e di sicura affidabilità, tra i punti di forza della squadra di Pasquale Marino. Brighenti, contro il Trapani le si chiedeva di non far segnare Mancosu. Ha voluto esagerare, firmando di testa l´1-0 che ha sbloccato la partita
«Sono contentissimo, anche perché mi capita raramente di segnare: il mio unico gol finora era stato quello segnato con il Vicenza a Brescia due anni fa. Anche allora era arrivata una bella vittoria, stavolta abbiamo conquistato tre punti e giocato alla grande, se va sempre così mi auguro di segnare più spesso
». Ha finalizzato alla perfezione uno schema su calcio d´angolo evidentemente provato in allenamento. «Infatti, e questo è un ulteriore motivo di soddisfazione per noi e per lo staff tecnico, perché ci ripaga della nostra applicazione quotidiana. D´Elia mi ha messo la palla giusta, io sono andato a colpire e ho chiuso gli occhi: quando li ho riaperti, mi sono ritrovato per terra dentro alla porta, con un difensore sotto di me, e soprattutto con la palla in fondo al sacco. Solo allora ho capito che era andata bene
». Non è che D´Elia reclamerà una pizza per l´assist che le ha servito? «Ma io gliela pago volentieri, anche tutte le settimane se ogni volta funziona così: nessun problema!». Avevate di fronte uno degli attacchi più prolifici del campionato, ma dietro avete corso pochissimi rischi. «Perché tutta la squadra ha disputato una partita attenta, tenendo benissimo le distanze tra i reparti, lottando con grinta su ogni pallone. In questo modo i nostri avversari hanno avuto vita molto dura». La vostra condizione fisica sembra particolarmente brillante, è così? «Sì, stiamo bene, ma soprattutto stiamo correndo in maniera efficace, quindi non sprechiamo energie. E poi quando i risultati sono positivi anche l´entusiasmo ti porta a moltiplicare le energie». Si può dire che questo sia il momento migliore della sua carriera? «Questo è poco ma sicuro, però so bene che nel calcio conta solo la prossima partita e i giudizi estremamente positivi in un attimo possono diventare l´opposto. Per questo devo solo pensare ad allenarmi e continuare a dare il massimo: vale per me, come per la squadra. Ma credo che da questo punto di vista siamo ben vaccinati». In che senso?
«Nel senso che chi, come me, ha già trascorso le ultime stagioni a Vicenza è ancora scottato dalle delusioni cocenti e ricorda il sapore amaro di certe sconfitte. Sarebbe da pazzi, adesso che ci stiamo meritando delle soddisfazioni diverse, andare a rovinare tutto». L´obiettivo rimane la salvezza o si può sognare qualcosa di più? «L´obiettivo rimane la salvezza e mancano ancora parecchi punti per tagliare questo traguardo fondamentale per noi e per tutta Vicenza. Se poi magari a marzo o aprile avremo tagliato quota 50 mica tireremo i remi in barca, ma ci penseremo solo in quel momento, non un giorno prima».
Ore 21.00 – (Gazzettino) Debutto e gol sfiorato con il Modena, a segno nella seconda partita ad Avellino. Francesco Stanco è l’emblema del giocatore che brucia le tappe: nemmeno il più ottimista dei tifosi – e crediamo anche dei dirigenti granata – avrebbe ipotizzato un avvio così incisivo e determinante dell’attaccante arrivato a Cittadella dopo l’Epifania. Anche perché in carriera Stanco non è mai stato un goleador di razza: il suo score migliore con la maglia del Modena, nella stagione 2011-2012, con 6 reti. «Chi ha visto la gara di Avellino ha capito perché non sono mai stato uno che fa tanti gol – spiega il giocatore – Tutti i compagni di squadra che ho avuto mi hanno sempre detto che corro un po’ troppo, ma io sono fatto così. Mi metto al servizio della squadra, magari non sarò gratificato personalmente, ma sono comunque contento nell’aiutare gli altri. Solo i fuoriclasse possono permettersi di stare fermi per poi piazzare la giocata decisiva, io non sono un campione di quel livello, quindi in campo devo correre, sempre». Il lavoro di Stanco ad Avellino è stato sottolineato pure dal tecnico Foscarini. «Gli avevo chiesto di tenere d’occhio il play avversario, l’ha fatto molto bene. Un lavoro oscuro, di sacrificio anche, ma prezioso». Ottima l’intesa con Gerardi, nell’inedita coppia di Avellino. «Non ero sicuro nemmeno io di giocare – rivela Stanco – La formazione iniziale è stata svelata solo nella riunione tecnica, e la coppia Stanco-Gerardi ha sorpreso pure me». Foscarini, però, l’aveva studiata per bene, come rivela: «Mi piace mischiare le coppie in allenamento, Stanco è uno che si muove molto, a dispetto della stazza fisica, ed ero convinto che con Gerardi, riferimento più alto, potesse integrarsi bene. Adesso ho la fortuna di avere quattro attaccanti di valore, che possono tutti giocare tra loro». E Stanco conferma: «Non importa chi chiama in campo Foscarini, l’importante è farsi trovare pronti, al momento giusto. Una volta inizia uno, magari nella gara successiva parte un altro giocatore». Di sicuro con il Trapani vedremo una coppia d’attacco diversa, con l’imminente squalifica di Gerardi che era in diffida. Stanco, dicevamo, ha sorpreso tutti, ma non il diretto interessato: «Se lavori bene durante la settimana saprai sempre farti valere in campo, e io sono qui per offire il massimo contributo per raggiungere la salvezza. Sono contento per la prestazione, per il gol, ma prima di tutto per la vittoria del Cittadella. È la prima in trasferta, quella che deve segnare la nostra rimonta». Era destino che prima o poi Stanco arrivasse a vestire la maglia granata. «Stefano Marchetti mi ha cercato due, tre volte in passato, ma per un motivo o l’altro non si è mai concretizzato niente. Sinceramente ho sempre avuto una gran voglia di venire a giocare qui, dove tutti mi hanno sempre parlato bene della società e della piazza. Prima dell’Epifania il mio agente mi ha parlato della possibilità concreta di trasferirmi a Cittadella, e questa volta il matrimonio s’è fatto in pochissime ore». Chissà quante volte avrà sentito commenti scherzosi sul suo cognome. «Soprattutto a scuola ero il bersaglio preferito dai compagni, ma con il tempo ho imparato a conviverci, ormai non ci faccio più caso». Stanco di nome, ma in campo, mai.
Ore 20.40 – (Mattino di Padova) È la vittoria di Stefano Marchetti. Dietro alla prima scorribanda esterna stagionale del Cittadella, ad Avellino, c’è più che mai l’impronta dei nuovi innesti del mercato di riparazione. Stanco, quello che non segnava neanche in Lega Pro, che trova di testa un gol da attaccante vero e che poi garantisce il solito incessante movimento sul fronte offensivo. Kupisz, quello che al Chievo non giocava mai, che si procura il rigore decisivo poi trasformato da Gerardi e che per tutta la partita macina chilometri e sfodera assist. «È stata soprattutto l’affermazione di un gruppo, in cui i nuovi si sono inseriti bene» puntualizza lo stesso Marchetti, «ci serviva solo quella convinzione che i nuovi arrivati hanno contribuito a portare». È innegabile, però, che di fronte all’ingaggio di Stanco qualche perplessità ci fosse, dopo una prima parte di stagione, al Pisa, da dimenticare. E così il direttore generale granata ne approfitta per precisare: «Ognuno ha il diritto di esprimere i propri giudizi. Però credo che chi lavora in questa società, per la professionalità mostrata in questi anni, meriti fiducia. Quando prendo un giocatore, e vale per Stanco come per qualsiasi altro, lo faccio perché penso abbia il profilo giusto per inserirsi in questo ambiente». C’era anche chi ipotizzava che, col suo arrivo, Gerardi avrebbe fatto le valigie. «Non abbiamo ingaggiato Stanco perché prendesse il posto di qualcun altro, ma per avere a disposizione più soluzioni in avanti. Con lui, Gerardi, Sgrigna e Coralli non abbiamo due titolari e due riserve, ma quattro giocatori dalle caratteristiche diverse che possono alternarsi. Starà all’allenatore trovare di volta in volta la coppia migliore». Il centrocampo, intanto, secondo indiscrezioni potrebbe irrobustirsi con l’approdo dal Chievo della mezzala francese Thomas Mangani, che seguirebbe le orme di Kupisz. «Con i veronesi i rapporti sono buoni e da qui al 2 febbraio qualcosa può succedere. Non abbiamo più la necessità di fare acquisti, come era prima dell’arrivo di Kupisz, Stanco e Camigliano, ma se si presenterà l’occasione buona ne approfitteremo»
Ore 20.20 – (La Nuova Venezia) La capacità di soffrire, di tenere bene il campo, di reagire al gol in avvio dell’Alto Adige hanno spinto il Venezia a un pareggio prezioso a Bolzano. Il primo a esaltare il risultato è il portiere Stefano Fortunato. «Siamo stati bravissimi», commenta, «questo è uno dei punti più belli che siamo fin qui riusciti a strappare. Nel palleggio loro erano davvero bravi, ma non ci siamo fatti mettere sotto. Abbiamo lottato e, nonostante un campo disastroso e il vento massacrante, specie nel primo tempo, ne è un uscito un pari che nel finale poteva anche diventare una vittoria. Peccato perché l’Alto Adige ha fatto un tiro e poco più in tutto il match». Simone Guerra, alla seconda da titolare dal suo arrivo al Venezia aggiunge: «Abbiamo affrontato una buona squadra e venire a Bolzano a fare punti non era facile. In difesa ci chiudevano gli spazi, ma in contropiede abbiamo tentato comunque di fare male. Io mi sto inserendo bene in questo gruppo, mi trovo a mio agio con il gioco, e credo che questo Venezia sia una squadra in grado di raggiungere i playoff». Un altro gol su rigore, e ancora decisivo, è quello che su rigore ha segnato Tommaso Bellazzini. Soddisfatto spiega che «anche se questo è il mio sesto gol su rigore e a Lumezzane ho segnato su punizione, poco importa se non ho ancora esultato per una rete su azione. L’importante è che i gol siano decisivi, come questo. Il punto preso è buono, e anche se in questa fase non sto giocando in un ruolo più offensivo va bene lo stesso, mi adatto e i risultati arrivano lo stesso. Non c’è nessun problema. Con l’Alto Adige siamo stati bravi a sfruttare l’errore della difesa biancorossa, perché poi la differenza la fa anche la capacità di approfittarne in queste situazioni». Elia Legati, dopo la buona prestazione su un campo davvero al limite, osserva: «Un buon punto e peccato per l’occasione sprecata nel finale. A loro nel secondo tempo non abbiamo concesso nulla. Nella difesa a tre mi sto trovando bene lo stesso; con Peccarisi gli automatismi ci sono già perché vediamo il calcio allo stesso modo. È vero che nel primo tempo abbiamo sofferto, lasciando agli avversari un po’ troppa iniziativa, ma abbiamo poi registrato il nostro gioco e il pari ci sta anche stretto. Ora ci attende un altro impegno duro venerdì sera contro il Mantova. Cercheremo di farci trovare pronti per conquistare nuovi punti fondamentali per la classifica». Chiude Marco Dell’Andrea. «L’Alto Adige ha fatto la partita ma noi ci abbiamo messo gli attributi. Il nostro allenatore ha detto bene: peccato per la vittoria sfumata nel finale. Ci poteva stare, ma per ora accontentiamoci di questo pareggio che rimane un risultato comunque importante. Per quanto riguarda invece la mia situazione, sono davvero felice. Meda mi ha portato fortuna, e sto cercando di dare tutto il possibile in queste occasioni che ho di stare con la prima squadra».
Ore 20.10 – (La Nuova Venezia) Michele Serena non è del tutto contento del risultato finale contro l’Alto Adige. Un pareggio che nei secondi finali poteva diventare qualcosa di più. «Infatti», osserva l’allenatore del Venezia, «al 92’ si poteva vincere la partita, e credo che non avremmo rubato nulla. Abbiamo giocato la partita che mi immaginavo e che avevo preparato per tutta la settimana, con l’idea di aspettarli nella loro metà campo, cercando poi di stringere gli spazi per approfittare del contropiede. L’Alto Adige è una squadra di valore, brava nel cercare la profondità, e dopo il gol a freddo siamo però riusciti a raddrizzare subito la partita e ad affrontare la situazione con più tranquillità. Una ottima reazione, quella dei miei giocatori. Ripeto: clamorosa la nostra occasione alla fine, sbagliata di un niente». A Serena è piaciuta soprattutto la capacità della squadra di sacrificarsi e soffrire nel corso di tutto l’arco della partita. «Un aspetto importante, che dimostra il carattere del gruppo», aggiunge, «testimonia il buon momento, anzi ottimo, che stiamo attraversando, e logicamente di riflesso arriva una continuità di risultati preziosa. Abbiamo fatto più pareggi in trasferta in tre settimane che in tutto il campionato». La scelta di non portare Ghosheh a Bolzano è stata dovuta al fatto che in settimana non era stato bene, ma la squadra si adattata alle ennesime necessità di essere schierata in un altro modo. «Vincendo questo scontro diretto potevamo scavalcare l’Alto Adige, ma è stato importante non perdere e quindi non staccarsi», conclude Serena, «il gruppo è sano, tutti si sacrificano, e i nuovi si sono inseriti molto bene. Ma questo è anche merito del direttore sportivo che ha saputo scegliere, pescando giocatori in grado e capaci di essere subito disponibili e adattabili al gioco della nuova squadra. Ora guardiamo al prossimo impegno con serenità e fiducia, puntando ad allungare la serie positiva e a risalire il più in fretta possibile la classifica».
Ore 20.00 – (La Nuova Venezia) Al Venezia va di lusso. Difesa e contropiede, tanta difesa e due volte in contropiede. Una volta, complice un momento di follia del portiere Melgrati, arriva il rigore del pareggio. Un’altra volta, e siamo al 92’, già morti di freddo, Magnaghi va in contropiede per mezzo campo, la difesa altoatesina arruffa qualcosa e alla fine Raimondi spedisce fuori il diagonale. Il calcio è fatto di queste storie, a volte giochi bene e perdi, altre volte stai a guardare e magari, con un po’ di lato B (fattore C, sì, insomma, quello…) ti ritrovi anche i tre punti in tasca. Fosse successo, ad Arsenio Lupin avremmo fatto una risata in faccia. Dunque eccoci al “Druso” di Bolzano, per dire del secondo pari consecutivo in trasferta, un sostanzioso 1-1 contro l’Alto Adige che il Venezia può catalogare sulla pagina dei risultati buoni. Buoni perché a dirla tutta si è giocato quasi tutto il pomeriggio sulla metacampo veneziana. Possesso di palla dei biancorossi su cifre da Barcellona, poi il calcio è fatto di gol e allora possiamo anche dire che né Fortunato né il numero 1 dell’Alto Adige hanno sofferto lo stress da superlavoro. Tiri in porta rarissimi, occasioni da ricordare poche o nessuna, espressione sincera della partita sarebbe stata il classico 0-0 con una squadra sicura a ragione di aver potuto vincere ai punti se ci fossero state le regole della boxe, e un’altra contenta per aver retto l’urto e gestito il pari fuori casa senza passare fasi di panico. Il tutto in una cornice di rigidità invernale sorprendente: splende il sole a Bolzano, montagne lucenti e cime imbiancate, in città arriva un vento che sembra in discesa libera e ghiaccia muscoli e idee. Venezia senza Ghosheh, formazione vicina alle scelte di mercato, con la coppia Raimondi-Magnaghi inizialmente in panchina, mentre Guerra lavora vicino a Greco. Serena maschera una difesa a tre che in realtà dispone di cinque giocatori, Dell’Andrea da una parte e Sales dall’altra si fingono esterni alti ma in realtà lavorano più da difensori. Dodo Sormani (vecchi ricordi, e saluti da recapitare agli sportivi di Mestre, Portogruaro e Chioggia) risponde con un 4-3-3 di buona tecnica ma non eccelsa incisività, privo com’è dei due attaccanti principali, l’acciaccato Fischnaller e lo squalificato Novothny. Si parte e dopo due schermaglie l’Alto Adige va a segno: 9’, azione sulla sinistra, difesa che pasticcia, il pallone messo in mezzo scavalca Sales e trova Marras che calcia al volo di destro, il piede che gli serve solo per non buttare via una scarpa ad ogni paio. Vantaggio che allenta provvisoriamente la pressione altoatesina. All’11’ un retropassaggio di testa di Tagliani innesca Guerra, ma l’azione sfuma; al 23’ però su una classica palla lunga del Venezia, Melgrati esce a vuoto, lascia la porta spalancata, ne nasce una mischia che lo stesso portiere interrompe franando su Greco: rigore netto, mentre resta inspiegabile il black out di Melgrati: Bellazzini è infallibile ed ecco a voi l’1-1 che non si schioda più. Anche se manca ancora un’ora di gioco. Il secondo tempo è – se parliamo delle emozioni che il calcio sa o saprebbe regalare – il nulla assoluto. La palla ce l’ha sempre l’Alto Adige, che pesta la metacampo veneziana su tutti i centimetri quadrati, ma tiri velenosi verso Fortunato non se ne vedono neanche a immaginarli. Il Venezia la palla la tiene meno, ma centellina il gusto di tirare una rimessa dal fondo come si fa con il bicchiere di whisky scozzese davanti al caminetto acceso. Un paio di ammonizioni, tanto per usare la penna e il foglio delle note, un pari che pare già depositato in cassaforte, i cambi che non cambiano nulla, fino agli ultimi quattro minuti di gelida tortura supplementare. Ecco il contropiede di Magnaghi, altoatesini in tribuna con le mani sui capelli, palla a Raimondi e tiro che finisce fuori. Difesa e contropiede va bene, il pari anche. “Vai a casa, Mexes” urla un tifoso biancorosso a Raimondi. Vabbè per la pettinatura, ma l’insulto è pesante.
Ore 19.40 – (Giornale di Vicenza) Poiché il calcio è strano e poichè il Real Vicenza ha decelerato, è d´obbligo chiedere a Michele Marcolini se dopo la seconda sconfitta in tre gare (in mezzo il pareggio ad Alessandria) si senta in discussione. «Mi sento così dal primo giorno di ritiro perchè è ingenuo chi in questo mestiere non pensa di esserlo. Fa parte del gioco: io sono il capitano della nave e di conseguenza tutte le responsabilità sono mie». Marcolini, nonostante la sconfitta bruci parecchio, soprattutto perché la sfida con il Como rappresentava un crocevia per il prosieguo del campionato, vede il lato positivo della faccenda e spiega: «La squadra lavora bene e le prestazioni ci sono. La classifica purtroppo è meno bella ma in questo mese abbiamo affrontato le squadre più forti e un calo ci poteva stare». Il Real Vicenza dopo questa battuta d´arresto può ancora ambire ai playoff? Marcolini è convinto di sì. «Per me è un obiettivo alla portata del Real Vicenza, dispiace ora essersi un po´ distaccati, cercheremo di fare meglio senza però sentire la spada di Damocle su di noi». Il tecnico biancorosso entra nel merito della partita e spiega: «Si potrebbe recriminare parecchio, ma serve a poco. Dopo il primo tempo meritavamo di essere in vantaggio, invece pronti via sul loro primo tiro, all´inizio della ripresa, abbiamo subìto gol. Ad un certo punto ho messo quattro attaccanti per provare a raddrizzare il risultato e vincere la partita ma non è andata bene. Purtroppo in questa fase facciamo fatica a segnare e prendiamo gol con facilità. Se togliamo la traversa scheggiata da Ganz, Tomei non ha fatto parate. Questo mi rende contento perchè significa che la prestazione c´è ma evidentemente non basta. Devo chiedere di più a tutti. Ora riguarderò la gara e valuterò con attenzione tutte le situazioni». Marcolini commenta anche la scelta di togliere Lavagnoli, uno dei giocatori-chiave del Real Vicenza. «Lavagnoli ha grandi capacità e infatti gioca sempre – spiega – solo che volevo le quattro punte e dovevo togliere lui. Si è trattato di una scelta puramente tattica». Buona impressione ha destato Gomes al suo debutto ufficiale con la maglia biancorossa. «Gomes è un armadio – il giudizio dell´allenatore – ha un grande fisico e sono sicuro che potrà darci una mano». L´attaccante Francesco Margiotta aveva già debuttato ad Alessandria nel pareggio a reti bianche. Purtroppo nemmeno ieri è riuscito a lasciare il segno, così come gli altri colleghi di reparto. «Dispiace perchè abbiamo disputato una buona partita – le sue parole – Dopo il gol siamo un po´ calati. Non dobbiamo demoralizzarci, ma pensare a recuperare i punti persi già a partire dalla prossima gara. Ho avuto qualche chance per segnare ma non sono stato fortunato. Mi piace trovare spazi e farò di tutto per aiutare il Real Vicenza ad uscire dal digiuno».
Ore 19.30 – (Giornale di Vicenza) Scappa il treno dei playoff. Il Real Vicenza cede al Como e perde ancora terreno dalle prime posizioni. Non tutto è compromesso, certo, ma la squadra di Marcolini, che non segna più da quattro partite, ha perso l´occasione per riprendere a correre. Invece l´occasione l´ha colta al volo il Como di Sabatini, trascinata da quel Castiglia che un anno fa, proprio al Menti, giocava per il Vicenza. Marcolini le ha provate tutte: a metà del secondo tempo ha optato per un Real a trazione anteriore ma la scelta non l´ha premiato perchè di gol non c´è stata traccia. Margiotta e Gomes hanno aggiunto pepe ma niente più, Galuppini e Bardelloni hanno creato, partecipato alla manovra ma si sono persi sul più bello. Bruno s´è di colpo fermato. È qualche partita che non solo non segna ma sembra lontano parente dello straordinario stoccatore ammirato un mese fa. Se non gira non gira. Girerà. Ma la prestazione, per giocarsi un posto ai playoff, non può bastare. I biancorossi hanno una gran voglia di tornare a vincere (non lo fanno da cinque giornate) e l´inizio è forte. Merito della consistenza offensiva che Marcolini decide di dare alla squadra, che si presenta col 3-4-3 e tre punte, Galuppini, Bruno, Margiotta, che sembrano ispiratissime. Sembrano, ahimè, perchè alla fine Falcone non andrà a raccogliere la palla nel sacco. Al 4´ Lavagnoli scende sulla destra e si accentra prima di sferrare un debole sinistro. Al 13´ i lariani sono pericolosissimi: Rinaldi pesca in area Ganz, che sotto gli occhi di papà Maurizio, ex falco d´area di Milan e Atalanta, colpisce di testa la parte alta della traversa. Poco dopo il Real ci prova con Bruno, che incrocia col sinistro senza dare forza alla sfera. È un buon momento per i biancorossi, capaci di riportarsi in area al 24´ con Cristini, stoppato da Lebran al momento della conclusione. Il Como trema anche 2´ dopo quando Margiotta e Bruno dialogano bene, a rimorchio arriva Cristini che batte col destro a lato. Al 28´ si vede al tiro Margiotta, ma il suo destro è deviato in corner. Gli azzurri, al 29´, creano un´occasione con Le Noci, il cui tiro è strozzato. Alla mezz´ora il palo impedisce al Real Vicenza di andare in vantaggio. Lo colpisce Cristini, con un rasoterra potente dal limite dell´area. Al 32´ Dalla Bona, su punizione, impegna Falcone. La ripresa comincia bene per il Como e male per il Real, dopo un primo tempo in cui, ai punti, i padroni di casa avrebbero meritato il vantaggio. Dopo appena 2´ l´incontenibile Le Noci scatta sul filo del fuorigioco e trova all´indietro Castiglia che di prima intenzione esplode un vero e proprio bolide sul primo palo; per Tomei non c´è nulla da fare. Marcolini si gioca la carta Bardelloni e con l´ex Como il Real cambia assetto: ora le punte sono quattro. Purtroppo non serve a cambiare il risultato. Galuppini al 16´ passa in mezzo a due e scocca il sinistro dai 20 metri, che viene rimpallato. Il pareggio potrebbe arrivare sui calci d´angolo che Galuppini batte ripetutamente, ma non c´è brillantezza né fortuna. Margiotta ha, tra il 26´ e il 30´, una doppia chance ma non inquadra la porta. Al 35´ Marcolini fa esordire Gomes, che lotta, si dà da fare ma non è incisivo. Il Como può fare quello che meglio gli riesce, difendersi e ripartire. Al 40´ chiude i giochi in contropiede con De Sousa che serve Scapuzzi al centro dell´area e Tomei che riesce solo a toccare il tiro del nuovo entrato. Al 45´ Margiotta si segnala per un destro al volo che Falcone mette in angolo, ma è tutto inutile.
Ore 19.10 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Prova a vedere il bicchiere mezzo pieno, Antonio Paganin, a fine partita. «Non abbiamo nulla da recriminare – afferma il tecnico del Giorgione – anche perché affrontavamo un buon Fontanafredda con una squadra decimata dalle assenze. C’è stato poi l’episodio dell’espulsione, dopo appena 20′ di gioco, che ha condizionato l’intera partita. Per me l’arbitro ha esagerato, anche perché sul secondo fallo di Trevisan non c’erano proprio gli estremi per l’ammonizione. Comunque sia cancelliamo subito questa sconfitta e pensiamo, dopo la sosta, a tornare a fare punti».
Il Giorgione affronterà il Mori Santo Stefano, fanalino di coda della classifica: «Andremo a giocare con grinta – lancia la riscossa Paganin – e senza paura».
Ore 19.00 – (Messaggero Veneto) Il Fontanafredda archivia un mese e mezzo da grande squadra, mister De Pieri (squalificato, in panchina Leonarduzzi) non nasconde la sua felicità. «Complimenti a tutti i ragazzi, avevo chiesto un ultimo sforzo prima della domenica di sosta, è arrivata un’altra vittoria che mette un mattone importantissimo verso i 40 punti, che rimangono il nostro primo obiettivo». Il tecnico non fa voli pindarici. «Non distogliamo l’attenzione dalla nostra realtà, non pensiamo a cose che non ci riguardano. Abbiamo dato continuità ai nostri risultati, cinque vittorie nelle ultime sei partite non si fanno per caso». In quella di ieri, fondamentale, il mister riesce a trovare anche un neo. «Dovevamo gestire meglio la superiorità numerica, rimprovero solo questo ai ragazzi. Abbiamo concesso il pareggio ingenuamente, poi siamo stati bravi a ritornare subito in vantaggio. Nel complesso però la vittoria è meritata, Vicario non è mai stato impegnato».
Ore 18.50 – (Messaggero Veneto) Iniziata nel modo migliore per il Fontanafredda, subito sbloccata da Gargiulo, proseguita in discesa con l’espulsione di Trevisan. Finita in controllo, anche se il bottino poteva essere arrotondato per chiudere prima la cassaforte. Una partita complicata alla vigilia si archivia senza troppi grattacapi, con tre punti nel fagotto rossonero che fanno dormire sonni tranquilli a quota 30, a tre lunghezze addirittura dalla quota playoff. È la quinta vittoria nelle ultime sei gare, un momento magico iniziato dal derby con il Tamai che sta lasciando un marchio di garanzia sulla classifica attuale della squadra di De Pieri. Ad agevolare il successo di Tonizzo e compagni è stato un Giorgione sbadato, stordito dall’accoppiata esterna Florean-Alcantara, colpito a sangue da Gargiulo in mezzo. E soprattutto un Giorgione incapace di reagire. La giornata horror della difesa rossostellata inizia al 6′, quando al primo affondo i rossoneri (ieri in maglia bianca) passano: Florean fugge sulla banda destra e mette in mezzo, Gargiulo brucia sul tempo Federico Trevisan e piazza col destro alle spalle di Pazzaia, immobile e incolpevole. La sberla fa male, e il Giorgione barcolla. Il Fontanafredda galoppa e toglie il fiato alla mediana ospite, Alcantara e Florean sfrecciano sulle corsie poco presidiate dalle guardie di Paganin. Che arrancano e al 29′ perdono un uomo, quando Federico Trevisan completa la sua prima mezz’ora da incubo, entrando scomposto su Roveredo e pigliandosi il secondo giallo (forse eccessivo). Tant’è, la pendenza della risalita si fa proibitiva, ma un lampo improvviso riaccende le speranze dei castellani: corner di Episcopo, Podvorica solissimo aggancia in area e fionda sul secondo palo il gol del pareggio. Giorgione a galla, decisiva la dormita della retroguardia di casa. Ma è solo un lampo, il Fontanafredda si ributta in avanti a testa bassa. Gargiulo va a un centimetro dalla doppietta in diagonale al 34′, poi riesce a gonfiare il sacco al 37′, grazie a un triangolo meraviglioso con Florean chiuso di potenza. Dieci secondi della ripresa e il tris è quasi servito, solo un miracolo in uscita di Pazzaia evita il 3-1 di Alcantara. Il Giorgione è sotto ed è un pugile all’angolo, senza le forze per riprendere il combattimento. L’ultimo squillo è un colpo di testa centrale di Gazzola al 48′, che fa solo il solletico a Vicario. Mattia Pitton
Ore 18.30 – (Gazzettino, edizione di Treviso) L’allenatore Francesco Feltrin esce dagli spogliatoi felice ma provato per una vittoria che sembrava non voler arrivare dopo le tante palle gol sciupate. «Se ogni volta dobbiamo creare tutte queste occasioni per fare un gol – commenta il mister – c’è qualcosa che non va. Contro il Giorgione ci abbiamo rimesso 3 punti, oggi almeno siamo riusciti a vincere». La carta vincente è stata l’ingresso di Visinoni? «Visinoni è forse quello che ha più qualità tecniche e fantasia nella squadra. Lui deve allenarsi meglio per trovare più spazio, quando lo vedrò pronto lo farò giocare anche dall’inizio. È un ragazzo che ha delle doti incredibili, l’ho messo dentro perché pensavo potesse darci una mano a livello di profondità e di palleggio. Si sarebbe anche meritato il gol ma la traversa gliel’ha negato». Appiah e Cattelan invece sono sembrati sottotono, è d’accordo? «Kevin qualche pasticcio lo combina sempre, ma se riuscisse a giocare in positivo tutte le palle che conquista probabilmente sarebbe in categorie superiori. A volte quando recupera palla la gioca con frenesia ma tutto sommato ha fatto una buona gara. Cattelan ha fatto un paio di giocate importanti, si è mosso anche meglio di quello che pensavo. Ha cercato il gol ma non è stato fortunato vedendosi rimpallare un paio di conclusioni. Ha bisogno di giocare, comunque ci sta dando quella fisicità che ci serviva davanti».
Ore 18.20 – (Tribuna di Treviso) Partita a ritmi alti, con un Dro che non intende fare la parte della vittima sacrificale contro chi, comunque, ha pur sempre battuto il Padova. I trentini caricano, ma raccolgono solo corner. I tentativi di Ciccottini e Ruaben si spengono a lato e Noè non compie interventi. È l’Union che, in contropiede, punge e si rende pericoloso tra il 26’ e il 30’. Prima con Comin che prova un diagonale rasoterra dalla destra da posizione quasi impossibile lambendo il palo e, 4’ dopo, in quella che è l’occasione più limpida dei primi45’. Discesa di Furlan dalla sinistra, rasoterra in mezzo per Cattelan che tira a botta sicura ma Calcari si immola prendendo il pallone in piena faccia ed impedendo ai trevigiani un vantaggio meritato. Ancora Furlan, a 5’ dal termine, sfrutta la sua velocità per prendere spazio sulla sinistra dove Allegretti non ha il passo dell’avversario, ma calcia sull’esterno. Al 44’ la seconda ghiotta occasione per i padroni di casa con Nobile che non trova di un soffio la porta a Bonomi immobile. Predominio ma troppe occasioni sciupate. Mogliano che riparte come aveva finito e dopo soli 3’ Nobile va in percussione, calcia da fuori e si vede rimpallare il tiro da Serrano. Dalla destra scatta Comin sull’uscita del portiere ma alza troppo la palla. Dopo 3’ Serena prova la giocata di classe; stop di petto e tiro al volo dai 16 metri e pallone che scheggia la traversa. Il primo intervento di Noè arriva solo all’8’. Punizione dal limite deviata dalla barriera e tuffo dell’estremo in angolo. Cercando il vantaggio l’Union si scopre al contropiede e i trentini provano a sfruttare le fasce. Su un ribaltamento di fronte solo l’intervento di Furlan allontana un pericoloso cross. Feltrin gioca la carta Visinoni per dare più profondità all’attacco e l’ingresso porta subito gli effetti sperati con un’incursione che mette in seria difficoltà i trentini. Al 28’ la partita cambia. Incursione di Comin che riceve palla dal neoentrato; tiro sul primo palo che Bonomi respinge di pugno, pallone che ricade verso il secondo palo: Casarotto salta più alto del marcatore e fa gol. È l’1 a 0 che resterà. Il Dro si butta in avanti e Noè è bravo a bloccare a terra un colpo di testa di Bertoldi. L’Union colpisce in contropiede 2’ dopo; azione Visinoni – Nobile. La punta resiste alla carica ed entra in area; palla in mezzo ma Allegretti rinvia male sui piedi di Visinoni che coglie in pieno l’incrocio. «Per fare gol abbiamo dovuto lottare molto – racconta poi mister Feltrin – e sprecato occasioni come contro il Giorgione anche se con più qualità; nel secondo tempo abbiamo colpito con Casarotto bravo a crederci». Una partita fondamentale per la salvezza. «Siamo contenti – continua Feltrin – ma mancano ancora 12 punti per salvarci. Lo stop potrebbe essere utile per recuperare giocatori» Commenti sui singoli? «Visinoni forse è il ragazzo con più qualità e fantasia, ma deve allenarsi meglio e dimostrare di poter entrare dal 1′. Oggi ha fatto quanto chiesto tra centrocampo e attacco quando ci siamo allungati e solo la traversa, complice una deviazione, gli ha negato il gol. Qualche errore di Appiah che deve gestire meglio i palloni che conquista. Cattelan ha bisogno di giocare ma oggi ci serviva anche non al 100%».
Ore 18.00 – (Giornale di Vicenza) Per come si era messa, è un pareggio che vale una vittoria. «Nel primo tempo le cose non ci riuscivano – spiega il tecnico, Paolo Beggio -, mentre loro avevano un bel passo e riuscivano nel giro palla e nelle verticalizzazioni. Si vedeva che avevano impostato la partita per chiuderla nel primo tempo». Un primo tempo, quello dell´Arzichiampo, che invece è da dimenticare: «Era stato indecoroso. All´intervallo ho detto che dovevamo stare più alti e cambiare atteggiamento, altrimenti non ne saremmo venuti fuori. Dal primo pallone giocato ho visto che mi avevano ascoltato». Ma il pregio di giornata è stato soprattutto uno: «La squadra ha dimostrato carattere – conclude il tecnico – siamo stati bravi a tenere e a venire fuori alla distanza. La chiave di volta è stata la volontà di rimettere in piedi la partita”.
Ore 17.50 – (Il Piccolo) L’attaccante Daniele Rocco è stato ancora una volta il trascinatore dell’Unione. Stavolta non è riuscito a regalare alla squadra la vittoria, ma l’attaccante alabardato ce l’ha messa davvero tutta, procurandosi ancora una volta un rigore e trasformandolo con freddezza. «Spero di riuscire ad aiutare sempre la squadra in questo modo – afferma Daniele Rocco – sul rigore sinceramente non so se ci arrivavo sulla palla, perché il portiere mi ha messo giù nettamente. Ma a mio parere quello era cartellino rosso». Stavolta Rocco ha cambiato partner di attacco, ma il suo rendimento non ne ha risentito. «Anche con Manzo accanto mi sono trovato bene, ma tutti abbiamo disputato una buona partita, anche perché i progressi della squadra sono netti: in tanti sono arrivati all’ultimo minuto ed altri in corso d’opera, logico che ci voleva un po’ di tempo per conoscersi meglio. Ora siamo più uniti, ci conosciamo meglio e il gruppo sta crescendo. Detto questo, dobbiamo fare di più, perché inevitabilmente servono più vittorie per salvarci in questo campionato». Anche Rocco ha da dire qualcosa sull’arbitro: «Sul fatto di gestire la partita quando siamo in vantaggio, evidentemente manca un po’ di maturità, ma stavolta credo che la causa siano soprattutto le decisioni arbitrali: sul primo gol loro c’è la mano di Trinchieri, che quindi andava anche espulso. Sono cose che cambiano una partita. I risultati delle altre dirette concorrenti per la salvezza? Noi dobbiamo pensare solo al nostro cammino, non a quello che fanno gli altri. E noi dobbiamo solo vincere e basta. E sarebbe bello cominciare a farlo già dal derby col Kras tra quindici giorni»
Ore 17.40 – (Il Piccolo) La contentezza per aver visto la migliore prestazione della sua Triestina, ma anche la rabbia di non essere riuscito a ottenere la vittoria, a suo giudizio soprattutto causa un paio di errori arbitrali: sono questi i sentimenti contrastanti di Giuseppe Ferazzoli al termine della sfida con l’Arzignanochiampo. Ma innanzitutto, il tecnico alabardato sottolinea la prova dei suoi: «I ragazzi ora sono consapevoli dei loro mezzi, stanno anche bene fisicamente e quindi in mezzo al campo di sentono più tranquilli. Da qui l’ottimo primo tempo e la buona prova in generale. È vero che abbiamo iniziato male il secondo tempo, ma più che per demeriti nostri, per il fatto di aver davanti una buona squadra partita molto forte nella ripresa. Ma anche dopo aver preso il pari, siamo ritornati in vantaggio e la squadra mi è piaciuta molto per come ha interpretato la partita. Anche se quando siamo in vantaggio dobbiamo fare ancora un ulteriore scalino, perché ci manca la maturità e la personalità di gestire le situazioni difficili». Ma nonostante questo, Ferazzoli non se la sente di fare nessun appunto alla squadra: secondo lui i tre punti sarebbero stati meritati e alcune decisioni arbitrali non gli vanno proprio giù: «I ragazzi meritavano la vittoria, ma dobbiamo fare i conti con due errori gravi dell’arbitro, che non è stato aiutato nemmeno dal guardalinee. Sul primo gol loro Trinchieri fa fallo di mano, e sarebbe stata anche la sua seconda ammonizione, mentre sul nostro rigore per me il portiere andava espulso perché era una chiara occasione da gol. Detto questo, come abbiamo vinto all’ultimo minuto in due occasioni, amaramente accettiamo questo pareggio». Il tecnico è soddisfatto anche dello schieramento inedito d’attacco, con la coppia Rocco-Manzo: «I due con la loro rapidità hanno messo in difficoltà gli avversari, poi Rocco è molto duttile ed elastico mentalmente sulla parte tattica. Ma tutti hanno fatto bene, e contro un’ottima squadra. Ora i ragazzi riescono a esprimere quello che fanno vedere in allenamento». Con questi presupposti, è ovvio che Ferazzoli creda fortemente nella salvezza: «Sono convinto che molte squadre davanti non siano superiori a noi, alla lunga possiamo colmare il gap: poi se sarà direttamente o attraverso gli spareggi, credo che ce la faremo a raggiungere la salvezza. Cosa fanno le altre ci interessa fino a un certo punto, noi dobbiamo fare il nostro dovere. Stavolta l’abbiamo fatto a metà, anche se non per nostro demerito».
Ore 17.30 – (Il Piccolo) Finalmente il pubblico del Rocco ha visto in campo una squadra vera. I primi segnali erano arrivati a Sacile e ieri si sono rivisti. Segnali che non sono bastati all’Unione per vincere. Perché di fronte c’era una squadra timida ma pur sempre con trenta punti e passa in classifica. E poi l’arbitro Pennino ci ha messo del suo. Anche qualcosa di più secondo i dirigenti alabardati che hanno visto un fallo di mani di Trinchieri sull’azione del primo pareggio dei veneti. Certo è che il fischietto palermitano ha graziato le proteste del bomber nella prima frazione e anche il portiere Dall’Amico sanzionando solo con un giallo (e il rigore) il fallo in uscita sul bravissimo Rocco nella ripresa. Con almeno un uomo anzitempo negli spogliatoi sarebbe stata un’altra storia. Ma tant’è e la partita pareggiata contro l’Arzignanochiampo consegna ai tifosi per il futuro una formazione finalmente in grado di tenere il campo con autorevolezza. La classifica non è un granché ma è mortificata dai primi due disgraziati mesi di questa stagione più che dall’ultimo scorcio della gestione Ferazzoli. Il tecnico con coerenza non mette davanti Milicevic, che si è allenato poco in settimana ma trova un’ottioma collocazione da trequartista per Proia. Il laziale infatti può abbinare l’abilità nel recupero del pallone (dando ossigeno ai centrocampisti) al tempismo negli inserimenti. Davanti a Di Piero, come previsto, a sinistra Giannetti fa le veci dello squalificato Celli. L’Unione parte con un atteggiamento inedito: tanti fraseggi e squadra corta. Rocco e compagni riescono anche a costruire tre-quattro palle gol. Proprio il centravanti arriva in ritardo su un invitante traversone di Manzo e un minuto più tardi impegna di piede Dall’Amico. Al 20’ è ancora Rocco a costringere il portiere alla deviazione in angolo ma l’estremo difensore ospite nulla può al 21’: Giannetti appoggia di testa un cross di Piscopo e Rocco di pede mette la palla nel sacco. L’Unione continua a macinare senza rompere gli equilibri tra centrocampo e difesa. Proia potrebbe raddoppiare al 29’ ma Dall’Amico è di nuovo attento. Nessun pericolo per Di Piero e primo tempo concluso giustamente in vantaggio dall’Unione. La ripartenza dell’Arzignano è più convinta. Gli alabardatio arretrano leggermente il loro raggio d’azione e il bomber Trinchieri non per poco non li sorprende (deviazione alta al 2’). All’11’ lo stesso cannoniere si fa trovare al centro dell’area, prolunga la palla (probabilmente con la mano) per l’accorrente Carlotto che pareggia. I ragazzi di Ferazzoli però non si perdono d’animo. Arvia lancia in profondità Rocco che brucia il portiere. Dall’Amico non può fare altro che stenderlo e il bomber è abilissimo a trasformare il penalty. I veneti non ci stanno e al 37’ riacciuffano l’Unione. Punizione battuta da Carlotto, la difesa respinge sui piedi del neoentrato Draghetti che segna. Forse con più attenzione il disimpegno poteva essere più efficace. L’Unione comunque ci crede fino all’ultimo e Gusella (entrato per Proia) prova dalla distanza e anche la bordata di Manzo (43’) è respinta sulla linea di porta. Di Piero nel recupero rimedia da par suo a uno strafalcione confezionato in tandem da Antonelli e Piscopo. Cala il sipario sulla migliore partita vista al Rocco. Il risultato è deludente ma la prestazione c’è. Giocando così quache buon risultato può arrivare.
Ore 17.10 – (La Nuova Venezia) Nel dopo gara Pagan ha il volto dell’amarezza e il motivo è presto detto. Torna sull’espulsione di Santi infatti il tecnico della Clodiense al termine della sfida: «Molto discutibile la decisione del direttore di gara», commenta l’allenatore dei chioggiotti. «Da quel momento non abbiamo più pensato a vincerla ma solo a portare a casa un pareggio per muovere la classifica». Un episodio che Pagan non manca di sottolineare, rafforzando il concetto nella sua disamina della contesa contro il Tamai: «Quest’anno abbiamo subìto tante espulsioni, alcune anche per colpa nostra. Altre, come quella di oggi (ieri ndr) no e questo mi rammarica molto perché ha cambiato volto alla partita. Comunque abbiamo preso un buon punto, arrivato su un campo sul quale era quasi impossibile giocare e contro un Tamai che ha venduto cara la pelle. Volevamo vincere, ma è arrivato un buon pareggio. Ora arriviamo il prima possibile a 42 punti che significa salvezza e poi si vedrà cosa fare e come migliorare. Complimenti comunque ai miei ragazzi, qui in pochi riescono a fare punti».
Ore 17.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) La notizia è che Stefano De Agostini c’è. L’allenatore del Tamai porta a termine la gara e si ripresenta alle interviste del dopo partita, a differenza delle ultime dolorose esperienze che lo avevano costretto ad abbandonare a metà incontro per le coliche. «Malgrado il campo – dice subito il tecnico delle Furie -, abbiamo fatto una grande partita. Spiace sottolineare questo aspetto, ma il terreno di gioco ci ha privato di una gara migliore. Così poteva essere per noi, per la Clodiense e anche per il pubblico. Si affrontavano due squadre che stanno bene, ne è uscito un confronto di grande intensità. Dobbiamo dire bravi a noi come a loro, penso che il pari sia giusto».
Ore 16.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) La serie positiva delle Furie arriva a quattro risultati utili consecutivi. Sono tre i pareggi nell’ultimo terzetto di gare, per la quinta volta in totale senza segnare gol. Di buono resta il passetto avanti, anche se l’andamento lento consente ai vicinanti di Fontanafredda di compiere il sorpasso. Tamai – Clodiense vive anche nel ricordo dell’andata, quando fu rinviata per la scomparsa di Riccardo Meneghel. Proprio per la vicinanza e la solidarietà dimostrate allora dai chioggiotti, tutto il pubblico ha tributato loro un applauso iniziale di ringraziamento. Si parte e De Agostini deve fare senza Brustolon e Petris squalificati. I sostituti risultano all’altezza, in linea con una squadra che conferma una prestazione simile a molte altre. Il terreno di gioco sconnesso non aiuta, né da una parte né dall’altra. I primi ad arrivare al tiro sono i veneti, 9′, con Mazzetto: conclusione deviata, che Peresson riesce ad alzare in corner. Lo schieramento di casa ci mette quasi metà frazione di gioco per creare qualcosa di significativo. 21′, Sellan in acrobazia al limite dell’area piccola manda la sfera sul fondo. Ancora furie in avanti alla mezzora. Il tiro mancino da fuori area di Federico Furlan trova Tiozzo Caenazzo sulla traiettoria. Il portiere respinge con i piedi a centro area, Zambon arriva di corsa e incespica al momento di concludere: la palla gli resta troppo sotto. Il primo tempo è praticamente tutto qua. Il regista ospite Casagrande, all’8′ della seconda frazione, prova per primo a scardinare lo 0-0 imperante. Tenta dalla trequarti campo sinistra. La palla va poco oltre il secondo palo, alla cui guardia si era comunque disteso Peresson. L’emblema delle reti inviolate sono le conclusioni ravvicinate dei due centravanti. Al 14′ Sellan colpisce debole da buona posizione: per Tiozzo Caenazzo non ci sono problemi a catturare. 2′ dopo non fa meglio Santi, di testa dall’altra parte, raccogliendo un cross da sinistra a centroarea: tutto solo, manda la sfera sul fondo. L’inerzia non muta. Cercando di cambiarla, il primo cambio lo innesta Pagan trascorsa la prima ora, togliendo Pitteri e inserendo Piaggio. L’allenatore ospite deve forzatamente rivedere la tattica per l’ultimo quarto d’ora abbondante di gioco. Al 27′, infatti, viene espulso Santi (rosso diretto) per un contrasto a braccia larghe su Bozzetto in mezzo al campo. Quasi allo scadere lo stesso Bozzetto chiama Tiozzo Caenazzo alla respinta. L’azione non si spegne, riprende Sellan ma chiude senza forza, non creando problemi alla retroguardia ospite, portiere compreso.
Ore 16.30 – (Tribuna di Treviso) Lele Pasa non ne fa un dramma e si tiene stretto il punto. Ma gennaio ha fruttato… un punto. E sarebbe opportuno ritrovare presto il sorriso. Il margine sui playout è rassicurante, ma mancano troppe giornate. «Dobbiamo stare attenti», commenta, «Il campionato è ancora lungo, il ritorno fa storia a sé. Pensate al Kras che ha battuto l’Altovicentino. Comunque non sono preoccupato, ma soddisfatto. Rispetto all’andata, abbiamo due punti in meno (il Monte vinse a Legnago, ndr) e il pareggio è arrivato con un avversario in salute e con qualità sugli esterni». Il Legnago non era il cliente migliore in questo momento. «Siamo stati bravi a non perdere la testa all’inizio, trovando subito l’1-1 con un rigore. Il fallo su Cusinato c’era. Nel secondo tempo, siamo calati fisicamente. I veronesi, viceversa, hanno dimostrato di essere in palla. Perché il calo? Quando tre giocatori non stanno bene, ne risente tutta la squadra. Tre sono tanti. Severgnini non si è allenato per 20 giorni, Giglio ha lavorato solo l’ultima settimana. Cusinato è tornato disponibile da poco e ho dovuto cambiarlo per un fastidio al polpaccio. Il pari ci può stare, la sosta ci aiuterà a ritrovare la forma». Nella ripresa, però, il Monte si è abbassato: «Giglio non era in forma ideale, ho levato Cusinato e inserito Manfrin che è più centrocampista. Inevitabile concedere spazi. L’infortunio di Guzzo? Distorsione alla caviglia. Il ritardo nella sostituzione? Voleva restare, ma zoppicava». Attacco spuntato e Giglio-dipendente: «Ci piace giocare a calcio, ma il terreno ci penalizza. Davanti abbiamo giocatori rapidi e tecnici: se la palla rimbalza male… Giglio? Bisogna aspettarlo e non è detto che debba fare 9 gol pure nel ritorno». Andrea Orecchia, trainer del Legnago, è amareggiato: «Abbiamo fatto noi la partita, creato 10 palle-gol… Dovevamo tenere lo 0-1 e quel rigore non c’era».
Ore 16.20 – (Tribuna di Treviso) L’influenza non è passata. La febbre sì, ma ha lasciato strascichi. Terminate le tachipirine, il Montebelluna non va oltre il brodino caldo.La sosta lo aiuterà a ritrovare brillantezza. Dopo tre sconfitte consecutive, strappa il 2-2 a un baldanzoso Legnago, che con più cattiveria in zona-gol (che errore, Adriano) avrebbe portato a casa l’intera posta. Oltre alla ballare dietro, la banda Pasa crea poco: Giglio, reduce da infortunio, è la copia sbiadita dell’andata e la manovra ne risente. Lele deve rinunciare allo squalificato Bressan, ma recupera Severgnini. Cusinato fa l’esterno sinistro, mentre Giglio è libero di svariare dietro al tandem Samba-Masiero. Pronti-via ed è una giostra di emozioni. Il Monte, come già accaduto in stagione, toppa l’approccio e dopo tre giri di lancette è sotto: Fioretti, indisturbato, scocca un fendente da posizione centrale e pietrifica Rigo. L’avvio è choc, i biancocelesti accusano il colpo, tanto che in un batter di ciglia, Valente manca il bis, indirizzando a fil di palo. Così, in soccorso di Perosin e soci, arriva l’ingenua entrata a… Tanaglia su Cusinato: Severgnini, non senza brivido, visto che colpisce prima il palo interno, trasforma il rigore dell’1-1. La truppa Pasa prende coraggio e potrebbe raddoppiare con Giglio, ma la botta è scontata e Fazzino sventa senza problemi. Un fuoco fatuo. Perché sono i veronesi a costruire le occasioni più limpide: prima Rigo deve superarsi su Friggi, poi Farinazzo spedisce a un amen dal montante, approfittando dell’inferiorità numerica montebellunese (ritardo nell cambio dell’infortunato Guzzo, 27’). Il subentrato Frassetto va a sinistra, mentre Fabbian ritrova il ruolo naturale di terzino destro. I montelliani non decollano, si vivacchia a centrocampo e l’unico sussulto è la rovesciata abbozzata da Masiero. La ripresa vede un Legnago persino più propositivo e minaccioso. La fase difensiva biancoceleste non è irreprensibile, ma i veronesi non la mettono dentro. Valente, a esempio, spreca da zolla invitante (st 12’). Al Monte serve un ceffone, o qualcosa di simile, per rialzarsi. Il potente destro di De Vido, assistito da Giglio, garantisce il vantaggio. Ma il Legnago, rigenerato dall’ingresso di Adriano, continua a mettere pressione ai montebellunesi, che arretrano troppo, anche se possono contare su un pimpante Fabbian. Ma Giglio si fa ipnotizzare da Fazzino, così a sbocciare è… Fioretti: la doppietta matura di testa su traversone di Viteritti. Difesa sotto accusa: il numero 9 ospite, tutt’altro che uno spilungone, colpisce senza opposizione. La sofferenza dei locali non trova pace: Adriano, da due passi, fallisce il gol-vittoria (st 42’). Il Monte non è guarito.
Ore 16.00 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Non certo un clima festoso quello che si respira nel post partita neroverde. La prova proposta dall’Union (ora nona con 29 punti), quantomeno nel secondo tempo, rasserena comunque una realtà che non sta attraversando un momento positivo. «Sono contento per la mia prestazione – spiega Ilir Frangu, esorno destro di difesa al suo esordio stagionale – ma non posso essere completamente felice a causa del risultato finale. Purtroppo tutto è nato da un errore, non sto parlando di un errore individuale, ma da un atteggiamento sbagliato che avevamo ad inizio gara». Frangu spiega il suo pensiero: «Secondo me, lo stesso errore lo abbiamo commesso anche domenica scorsa quando abbiamo perso 4-1 con la Clodiense. All’inizio siamo un po’ molli a causa di un approccio sbagliato e poi quando prendiamo gol ci svegliamo e come si è visto sappiamo giocare». Il taccuino racconta di una differenza nel numero di tiri delle due squadre: «Noi di tiri ne abbiamo fatti tanti, alcuni sbagliati, ma tanti. Loro non hanno tirato molto. La prossima volta faremo anche meglio». Frangu conclude: «Ora c’è la pausa. La useremo per darci la carica e ritrovare la vittoria dopo queste tre sconfitte». Un’altra prova positiva è stata quella di Alex Pellizzer, esterno destro di difesa: «Peccato per gli errori, ma in ogni partita ci sono, più o meno gravi. Quello che va sottolineato è che abbiamo reagito come ci ha chiesto il mister: dovevamo fare un’ottima prestazione anche se il risultato non arrivava. Abbiamo dimostrato di saper reagire». A fermare la rincorsa al pareggio c’è anche un leggero fattore di sfortuna: «La traversa – continua Pellizzer – che ha fermato il tiro di Brotto non ci voleva. Il pareggio era il risultato più giusto. A Legnago (tredicesimo con 19 punti) dobbiamo vincere a tutti i costi. Anche se oggi non abbiamo vinto rimane la consapevolezza di essere un’ottima squadra anche da playoff». A chiudere il quadro Mattia De Checchi, difensore centrale autore del gol: «Il periodo è negativo per i risultati però c’è stata una bella reazione e nel secondo tempo li abbiamo sempre tenuti sotto pressione. Questo da un po’ di morale allo spogliatoio. I due gol si potevano evitare però si va avanti guardando alla prossima gara e riprendendo quanto di buono abbiamo fatto fino a tre giornate fa».
Ore 15.50 – (Corriere delle Alpi) Sacilese cinica nel primo tempo con due fiammate vincenti; poi tanta Union, ma sterile. Com’è andata questa gara? «Più che due fiammate dei nostri avversari direi due autofiammate nostre», spiega con senso critico il tecnico neroverdi Max Parteli, « e a loro non è rimasto che buttarla dentro sia per quanto riguarda il gol da trenta metri sia dopo il liscio a metà campo. Sono stati due regali che in serie D non possiamo permetterci di fare». Ma diceva anche di lati positivi nonostante la resa… «Sono contento per la prova dei ragazzi in generale ma in particolare dei fuoriquota che hanno risposto tutti e quattro alla grande e sono stati decisamente i migliori in campo. Questo aspetto ci deve dire molto sul futuro e ci deve dare ottimismo e la forza di continuare a lottare per rialzarci. Certo, usciamo con una sconfitta; ma sicuramente meritavamo almeno il pareggio per quanto i ragazzi sono stati bravi a reagire ai due gol di scarto perché non era semplice farlo. Decisamente sono contento dei fuoriquota perché hanno dimostrato grande personalità, grande coraggio e grande entusiasmo: hanno corso tanto per tutta la partita tutti e quattro. Cibin, Frangu, Dassiè e Pellizzer meritano un grande applauso e ripartiamo da questo e dalla voglia di giocare che abbiamo dimostrato anche in questa occasione. Dobbiamo però continuare solo a lavorare: quello che ho detto due settimane fa non era altro che questo; questa squadra deve lavorare tanto, fermarsi al campo tanto tempo; e deve lavorare se vuole raggiungere i risultati che desidera. Noi cercheremo di farlo ancora perché il gioco nonostante la sconfitta c’è stato ed a tratti abbiamo messo sotto la Sacilese giocando anche bene. Lo sfogo che ho fatto due settimane fa mi faceva presagire un periodo non brillante: purtroppo ci ho azzeccato e ora voglio risposte proprio dal punto di vista del lavoro per tornare a fare quello che abbiamo fatto nell’ andata. Questa squadra deve credere nel lavoro per ricominciare a raccogliere i risultati che può ottenere con prestazione tipo questa».
Ore 15.40 – (Corriere delle Alpi) E sono tre. Terza sconfitta consecutiva per il Ripa Fenadora che sembra aver perso lo smalto dei tempi migliori non riuscendo più ad essere all’altezza della situazione per tutta la durata di una gara. Anche in questa occasione una partenza non proprio brillante permette alla Sacilese di trovare due gol in 20 minuti (7′ e 27′ doppietta di Beccaro). Altri dieci minuti e De Checchi si riscopre bomber da corner e calcio piazzato in attacco: bella incornata su punizione di Andreolla. Tutto o quasi il secondo tempo di marca Union, anche quando si ritrova in dieci per l’espulsione di Solagna, ma in realtà solo due le vere occasioni da gol. Un tiro potente di Brotto che fa vibrare la traversa per un quarto d’ora e un missile di Antoniol diretto verso il sette che Favaro neutralizza in angolo: morale della favola, l’ennesima sconfitta di un bel Ripa Fenadora incapace però di tramutare in oro i tanti palloni che tocca. Si parte subito con un pericolo per De Carli visto che Pellizzer ritarda il rinvio e, quando lo fa, trova l’accorrente Beccaro che fa da sponda; e così il cuoio finisce non troppo distante dall’incrocio. Poco dopo è Cibin dalla parte opposta ad andare vicino due volte alla conclusione ma senza particolari pretese e le azioni non sono pericolose. Al settimo una Sacilese veloce, precisa e concreta si fa pericolosamente in avanti trovando il primo gol: Beccaro da molto distante piazza un pallone che prima rimbalza davanti a De Carli, forse un po’ distratto e forse un po’ coperto dai compagni e disturbato dal sole, e poi si infila tra le gambe dell’estremo feltrino per il classico gollonzo stile Gialappa’s. Gli ospiti si caricano di più ed il cross di Beccaro è preciso per la testa di Sottovia che però deposita morbido tra le braccia di De Carli. La Sacilese ci prova anche su punizione ma la barriera feltrina respinge il tentativo di Favret. Dopo una ventina di minuti tocca al Ripa Fenadora farsi vedere dalle parti di Favaro: Andreolla offre un buon pallone per il tiro preferito di Brotto ma la sfera è fuori di un metro. La spinta dell’Union costringe i friulani a salvarsi in corner: dalla bandierina batte Antoniol e Solagna spizza bene ma fuori di poco. Nel primo periodo buono dell’Union, la Sacilese colpisce in contropiede favorita da un errore di De March a centrocampo: Beccaro è veloce a sfruttare l’occasione entrando in area e superando De Carli prima di depositare in rete il raddoppio. I locali non si danno per vinti e alla prima vera occasione accorciano con De Checchi bravo a colpire di testa in modo vincente sulla punizione pennellata da Andreolla. Si torna in campo dopo l’intervallo e per lunghi tratti è il Ripa Fenadora a menare le danze con un buon lavoro di tutti e quattro i fuoriquota in campo. Al nono Solagna finisce a terra in area avversaria dopo una conclusione ribattuta di Antoniol ma per l’arbitro è simulazione ed arriva un “giallo” che peserà successivamente. L’assedio dell’Union è costante ma i tentativi di Cibin prima e di Brotto poi non sono precisi ed anche Pellizzer spreca una buona occasione. Su un fallo in attacco Solagna prende la seconda ammonizione, lasciando i locali in dieci: subito dopo però Brotto dal limite prova il tiro al volo che si stampa violento sulla traversa. Ed ancora prima della fine Antoniol mette alla prova la bravura di Favaro, che toglie dal sette il pallone del pareggio, mentre De Checchi in pieno recupero prova anche la rovesciata nel tentativo di agguantare un punto dopo una gara condotta per ampi tratti in attacco.
Ore 15.20 – (Corriere delle Alpi) Tra le poche note liete della triste domenica rotaliana, c’è la prova di Danny Paganin sull’out di destra. Nonostante non partisse titolare dalla partita con il Legnago del 23 novembre, il terzino di Limana ha disputato una prova di carattere, lasciando nel finale lo spazio al neo acquisto Di Bari.: «Sicuramente giocare è la cosa più bella per un calciatore e sono contento di essere tornato in campo. Devo dire però che Pescosta sta facendo una gran bella stagione, per cui è giusto che al momento sia lui il titolare. A dirla tutta, sono dispiaciuto per il risultato e, a conti fatti, anche io potevo fare qualcosa di più; purtroppo è un periodo in cui va tutto storto, anche se è vero che sia qui che nelle altre partite potevamo fare di più. Lavorare, lavorare e ancora lavorare: credo sia l’unico modo di uscire da questo momento difficile, oltre al fatto di restare uniti fino alla fine». Anche Paganin poi si sofferma su un’altra giornata negativa per quanto riguarda le reti al passivo: «Hanno segnato su due rigori e su calcio d’angolo. Sono stati bravi a sfruttare ogni piccolo errore, come il Tamai domenica, noi purtroppo non siamo stati bravi a pareggiarla». C’è stato anche un momento in cui il numero due gialloblù è anche dovuto ricorrere alle cure della fisioterapista: «Ho ricevuto una testata fortuita al naso, nulla di grave per fortuna».
Ore 15.10 – (Corriere delle Alpi) La visione del numero uno. Non ha colpe effettive sui tre gol subiti ma la delusione è comunque evidente anche sul volto di Davide Solagna, portiere di una retroguardia che di colpo ha cominciato a subire tanti gol, dopo essere stata a lungo una delle migliore del girone: «E’un brutto periodo e, su poche occasioni, ci fanno tre gol e colpiscono anche una traversa. Purtroppo commettiamo errori a volte anche individuali, come successo a me contro il Tamai, e adesso li paghiamo tutti a carissimo prezzo. Noi al contrario creiamo parecchi presupposti per segnare ma poi, al momento decisivo, non la buttiamo dentro e dopo va a finire che ci demoralizziamo, oggi come a Mori due settimane fa». Padova e Altovicentino scappano mentre dietro la Sacilese incalza a soli due punti; eppure “Sola” vuole mantenere intatte ambizioni di una squadra che, fino a due settimane fa, era ridosso delle due big: «Noi cerchiamo di guardare sempre anche quelle che ci stanno davanti, così come stiamo attenti a quelle che provano ad avvicinarsi dietro. E’ un momento particolare, ma abbiamo tutte le carte per tornare ad essere protagonisti». Poteva essere l’autore del gol che avrebbe consegnato almeno un punto ai gialloblù, invece l’esultanza nel finale di Masoch è stata stoppata dalla segnalazione di off-side. Nonostante questo per il centrocampista agordino la gara «fa parte di un periodo in cui subiamo troppi gol, spesso su episodi, come a Mori. Dobbiamo lavorare per superare questo periodo. Arriva la pausa ed è l’occasione giusta, per ricaricare le batterie. Già con il Fontanafredda, ripartiremo al massimo verso i nostri obiettivi e per continuare un grande campionato».
Ore 15.00 – (Corriere delle Alpi) L’amarezza di “Radre”. Un altro spezzone di partita per Andrea Radrezza che, pur risultando evidente come ancora non ci siano i novanta minuti nelle gambe, ha provato senza chissà che fortuna a rimettere in gioco i suoi compagni, trovatisi sotto, senza capire il perché, dopo quel colpo di testa di Zentil: «Purtroppo è andata male; dobbiamo metterci molta più attenzione e concentrazione, se vogliamo che l’andamento della partita sia diverso da come è stato oggi o due settimane fa a Mori. Dobbiamo lavorare duro, le vittorie che abbiamo conquistato finora non sono arrivate per sbaglio o per fortuna: sappiamo cosa bisogna fare, per ritrovare i tre punti e soprattutto la serenità necessaria. Solo così riusciremo a riprendere la nostra marcia». Radrezza si sofferma poi sull’aspetto della condizione fisica che, è evidente, solo con l’aumentare graduale dei minuti in campo può migliorare. «Adesso sono contento arrivi la sosta che mi permetterà di lavorare al meglio per trovare sempre più la forma e il ritmo partita. Spero che la condizione arrivi presto, anche per aiutare sempre di più la squadra a superare questo momento un po’così». Intanto, nelle altre partite del girone, tornano in testa i Biancoscudati Padova (6-2 a Mori) che fanno festa anche per il ko casalingo dell’Altovicentino con il Kras. Resta sempre quinta in classifica la Clodiense che impatta a Tamai. Dietro un po’critica la situazione della Triestina, che proprio non riesce a ingranare la marcia.
Ore 14.50 – (Corriere delle Alpi) Sarà contento di aver finito le trasferte in Trentino mister Vecchiato, con i soli due punti conquistati nei viaggi a Dro, Mori e questo amarissimo a Mezzocorona. Vero che la squadra resta terza e il campionato è di quelli di valore, però è davvero dura mandare giù questo risultato: «Semplicemente abbiamo fatto male e il Mezzocorona ha strameritato la vittoria. Abbiamo giocato un primo tempo normale e un secondo tempo pessimo. Bisogna andare avanti e ritrovare le giuste motivazioni che ci hanno permesso, fin qui, di avere una gran bella classifica: siamo pur sempre terzi». Difficile capire cosa sia successo nell’ultimo periodo ai gialloblù, che fanno una fatica matta a portarsi a casa le vittorie e in difesa stanno diventando parecchio ballerini: «A caldo è difficile trovare le cause di un risultato così, bisogna ragionare a freddo: va però detto che eravamo reduci da una vittoria e due pareggi, non tre sconfitte per cui tanto male non stavamo facendo. Non penso comunque sia un problema fisico, visto come avevamo giocato il secondo tempo con il Tamai, tanto per fare un esempio». Si è forse parlato troppo dei primi due posti, mettendo troppa pressione alla squadra? «Non penso che parlare di un’obiettivo possa mettere pressione o meno. Posso dire che voglio arrivare primo ma in realtà poi arrivare ultimo. Credo che sta tutto nell’avere una mentalità vincente, altrimenti se non la si ha non si può stare in questa squadra. Adesso abbiamo questa sosta importantissima e che arriva nel momento giusto. Ripartiamo dal Fontanfredda». Infine un’ultima battuta sull’esistenza o meno dei due rigori che hanno condannato i gialloblù: «Il primo non lo ho visto per cui non posso giudicare, il secondo era netto. Non so neanche dire se il gol di Masoch fosse effettivamente in fuorigioco: ero troppo lontano per capire se la chiamata fosse giusta o meno». Ha sofferto molto in tribuna Pellicanò, alla seconda giornata da appiedato e che commenta il rovescio dei suoi compagni: «Dobbiamo riordinare le idee e ritornare in fretta alla vittoria. Subiamo troppi gol e davanti creiamo poco. Da martedì dobbiamo ricominciare a lavorare a testa bassa». Raggiante a pochi metri invece il mister del Mezzocorona Luca Lomi per tre punti di platino. Una vera e propria prova d’orgoglio.
Ore 14.40 – (Trentino) Contento ma con i piedi ancorati a terra. Luca Lomi si gode il successo, fondamentale anche alla luce di risultati maturati a Trieste e Valdagno, ma sa che la strada verso la salvezza resta in salita. “Ah, non c’è dubbio – commenta – e siamo altrettanto consapevoli che dobbiamo migliorare il nostro rendimento esterno se vogliamo provare ad agganciare il treno playout. Detto questo oggi (ieri, ndr) non posso far altro che complimentarmi con i ragazzi per come hanno interpretato la gara. Siamo partiti fortissimi e, al primo affondo del Belluno, siamo andati sotto, però non ci siamo persi d’animo. Tutti si sono rimboccati le maniche, la squadra ha continuato a giocare e nella ripresa, meritatamente, siamo riusciti a ribaltare il risultato. Per i valori in campo e per la prestazione fornita anche il pareggio ci sarebbe stato stretto. Abbiamo l’obbligo di giocare al 150 per cento tutte le partite. Ad oggi abbiamo conquistato 14 punti (10 in classifica, al netto della penalizzazione, ndr), che non sono pochi vista la nostra inesperienza. Non bastano? Proveremo a fare meglio”.
Ore 14.30 – (Trentino) L’impresa è servita. Nella giornata dei risultati a sorpresa, il Mezzocorona sforna la prestazione quasi perfetta e piega per 3 a 1 il Belluno, terza forza del torneo, restando in corsa per un posto nei playout. Intendiamoci: raggiungere gli spareggi salvezza sarà dura, certo è che i tre punti di ieri permettono ai gialloverdi di scavalcare il Mori Santo Stefano e di guadagnare due lunghezze sulla Triestina. Lomi ritrova in un colpo Zentil e Fochesato al centro della difesa e può affidarsi ad un undici equilibrato con Melchiori che agisce da playmaker, supportato da Alouani e da Misimi, schierato nell’inedito ruolo d’interno di metà campo. Il “Mezzo” inizia il match con buon piglio, ma il Belluno in ripartenza fa male: al 9’ Zomer blocca a terra il tiro di Miniati e, 2’ più tardi, Duravia serve in area Posocco che calcia ma Zentil ci mette la gamba e devia in calcio d’angolo. Sulla battuta dalla bandierina gli ospiti passano: battuta di Duravia, Pescosta prolunga e il bomber Corbanese appoggia in rete da due passi. Incassato il gol, il Mezzocorona si getta in avanti senza alcun timore reverenziale. Al minuto 16 nessun attaccante gialloverde raccoglie il traversone di Alouani e al 20’ Bentivoglio non trova i pali con un gran tiro da fuori area. Solagna alza oltre la traversa il gran sinistro di Caridi e, a dieci giri di lancette dall’intervallo, Rota insacca su assist di Baltieri, ma il direttore di gara annulla ravvisando un fallo dell’attaccante di casa sul difensore Pescosta. Il primo tempo si chiude con un altro tentativo di Bentivoglio che Solagna para in due tempi. Pronti via e nel secondo tempo la squadra di Lomi, nel giro di 8’, ribalta il risultato. Al 50’ Melchiori viene steso in area ospite da Mosca e il direttore di gara assegna il rigore che Caridi trasforma. Al 53’ ecco il sorpasso: corner scodellato da Caridi e perfetto stacco aereo di Zentil. Baltieri si fa male ed esce in barella (distorsione al ginocchio) ed entra Magnanelli ma il risultato non cambia con il “Mezzo” padrone del campo. Il “missile” di Caridi al 76’ si stampa sulla traversa a portiere battuto, poi Zomer sbriga l’ordinaria amministrazione e il Belluno trova il gol allo scadere con Masoch ma l’arbitro annulla per fuorigioco. Nel recupero si chiude il match: Mosca abbatte Rota in area e l’arbitro assegna il secondo penalty ai locali: Caridi fa ancora centro e i tre punti sono sicuri. Il “Mezzo” vince e lotterà sino alla fine.
Ore 14.10 – (Giornale di Vicenza) Stavolta non si può recriminare proprio su nulla, neppure sull´arbitraggio di Valentina Garoffolo, molto inglese nel gioco e troppo latina nelle 9 ammonizioni comminate, ma alla fine per nulla decisiva ai fini del risultato. Lo sa bene patron Rino Dalle Rive che difatti commenta: «La più brutta partita dell´anno. Sconfitta strameritata. Questo è ciò che succede quando non si resta più umili e con i piedi piantati per terra. Probabilmente le tre vittorie consecutive hanno convinto qualcuno di essere i più forti di tutti ed invece squadre come il Kras ti insegnano che c´è sempre da soffrire in una stagione così lunga. E che se non si resta concentrati in ogni partita poi arrivano non solo le brutte figure ma anche le sconfitte che fanno male». Ora c´è la sosta, fondamentale per ricaricare le pile e per togliere quella sensazione di una squadra Gambino-dipendente. «E recuperare in pieno Ricci, il transfer c´era ma a parole, non volevamo rischiare». Servirebbe anche un centrocampista, il presidente annuisce «E dobbiamo cominciare a sfruttare le fasce, non si vince se non si gioca al calcio». Poi scompare negli spogliatoi, da dove esce Diego Zanin. Il tecnico è amareggiato ma non abbassa gli occhi: «Questa è una partita in cui tutti abbiamo sbagliato qualche cosa. Avevamo fatto dei passi in avanti importanti, oggi invece ci siamo fermati. Capiremo fin da lunedì cose è successo anche se credo che un blackout ci possa sempre stare». Ripartire da qui: più che rimuoverne il ricordo, l´allenatore veneziano cercherà di esorcizzarlo. «Fare tesoro di questa esperienza, a cominciare dall´approccio sbagliato alla gara. È successo qualcosa nelle nostre teste, ne parleremo subito».
Ore 14.00 – (Giornale di Vicenza) Zeta come Zlogar, più che Zanin. E zeta come zero, vale a dire i punti raccolti ed il voto rimediato in una domenica tutta da dimenticare. O forse da ricordare bene perchè non si ripeta più. Il Kras Repen compie l´impresa e ciò che è peggio non deve sudare neppure le classiche sette camicie. A dargli una mano sostanziosa, infatti, l´atteggiamento svagato ed a tratti irritante dei padroni di casa, convinti dai 30 punti di differenza dell´ineluttabilità della vittoria. Squadra senza mezze misure anche sotto il profilo visivo, con un gruppo di “botoli” ringhianti a protezione dei corazzieri schierati a protezione dell´area di rigore, al Kras basta una corsa ordinata e continua per portare a casa il bottino. Sarà l´effetto kriptonite del bianco e del rosso, accostamento cromatico che le squadre di Dalle Rive dimostrano da due anni di soffrire, ma la formazione di casa entra in campo con la stessa voglia di un´amichevole al 24 dicembre. Al 5´ Rabbeni, immarcabile nonostante sembri sempre in equilibrio precario, e Babichau si ostacolano al tiro. Al 10´ il gol-frittata: primo angolo degli ospiti, Gritti respinge di testa la sfera che si impenna, Nchama Oyono non riesce a liberarla e Spetic rimasto lì per inerzia si gira e da un metro, di sinistro, scaraventa in rete. Ci sarebbero 80´ più recupero per rimediare e l´Alto sembra averla capita un minuto dopo quando Cozzolino impegna di sinistro, appena entrato in area, Mosetti in una parata in tuffo e poi, sull´angolo, Di Girolamo da due passi alza sopra la traversa l´angolo di Peluso. È però un fuoco di paglia, perchè i padroni di casa si perdono in un titic-titoc stucchevole e senza profondità. I giovani leoni avversari non rinunciano a pungere soffrendo il minimo sindacale. E quando prendono il gol, al 23´, è l´Altovicentino a toglierselo: Peluso calibra un lungo cross sul secondo palo dove Marrazzo si traveste da Holly e con un colpo di tacco volante scavalca Mosetti. Cozzolino è sulla linea in fuorigioco ed anzichè togliersi l´accompagna in rete di petto, vanificando il pareggio. Di qui alla fine tanta leziosità e qualche rischio sulle sgroppate di Rabbeni ed un angolo al 44´. La ripresa va pure peggio. Nonostante l´innesto di Roveretto ed un 4-2-4 spregiudicato, i vicentini costruiscono una sola palla gol, per giunta clamorosa: “Rove” verticalizza splendidamente per Marrazzo che si incunea tutto solo ma sfiora il palo sull´uscita a valanga di Mosetti. Non è giornata e al 13´ la conferma arriva dal colpo di testa di Babichau, che prende un effetto strano dopo il rimbalzo e per poco non uccella Di Filippo. L´Altovicentino non tira mai, gli ospiti nel finale prima colpiscono un clamoroso palo-linea su deviazione involontaria di Di Girolamo e poi sfiorano il raddoppio su punizione di Rondinelli. Sarebbe stato troppo, ma non immeritato.
Ore 13.40 – (Mattino di Padova) «Questa sconfitta è lo specchio del nostro momento. Abbiamo pagato caro il loro unico tiro in porta, purtroppo ci gira tutto storto». Mister De Mozzi analizza così il terzo ko di fila dei suoi ragazzi. E punta di nuovo il dito contro il terreno dello stadio di Monteortone. «È tutto tranne che un campo da calcio. La palla rimbalza male, i tempi di gioco saltano e una squadra come la nostra ne esce penalizzata». Puntuale la replica dell’assessore allo Sport Angelo Montrone: «Si sapeva fin da settembre che la situazione poteva essere deficitaria. Ci sono due squadre di serie D che giocano qui ogni domenica, oltre ai turni infrasettimanali. Per l’Abano le alternative sono due: o prende in mano la gestione dello stadio o va a giocare altrove. Vorrà dire che penseremo ad una nuova chiusura dello stadio in vista del torneo internazionale di fine aprile».
Ore 13.30 – (Mattino di Padova) Terza sconfitta consecutiva per l’Abano di Massimiliano De Mozzi, che dopo i tonfi contro Piacenza e Jolly Montemurlo china la testa anche sotto i colpo dei ravennati della Ribelle. È davvero un periodo nero per i neroverdi, che si allontanano ulteriormente dalla zona-playoff al termine di una gara giocata sotto ritmo e con poche idee. L’impegno c’è ma la forza di volontà non basta se poi in avanti non pungi quasi mai. La cronaca. Il match parte con un ritmo basso e per annotare la prima occasione bisogna attendere il 12’, quando una splendida sventagliata di Enrico Bortolotto spalanca un’autostrada sulla destra per l’inserimento di Massimiliano Giusti: l’ex esterno della Thermal si invola come un razzo ma il suo diagonale a botta sicura esalta i riflessi del portiere ospite Filippo Di Leo. L’Abano insiste e una manciata di minuti dopo va pure a bersaglio con un destro in spaccata di Fabio Barichello servito da un’altra magìa di Bortolotto: ma è tutto inutile per un (dubbio) fuorigioco segnalato dal guardialinee. Gli ospiti escono dal guscio solo alla mezzora e alla prima occasione fanno subito vedere le streghe ai tifosi neroverdi: sugli sviluppi di una mischia in area la sfera sbatte sul braccio del capitano aponense Paolo Antonioli, l’arbitro lascia correre e sul rimpallo il neoentrato Dario Spadaro calcia alle stelle da posizione più che favorevole. La gara stenta a decollare e l’Abano torna a farsi vivo solo al 53’, quando l’onnipresente Bortolotto incorna ad una spanna dall’incrocio un preciso cross dalla sinistra di Paolo Zanardo. A far saltare il banco sono però gli ospiti, che al 77’ pescano il jolly della domenica: lancio di Spadaro per Manuel Nocciolini, che beffa in dribbling un paio di difensori locali prima di incenerire Enrico Rossi Chauvenet con un mortifero rasoterra. I padroni di casa provano a reagire ma l’assalto finale è confuso e piuttosto sterile. L’unico brivido lo regala, manco a dirlo, il solito Bortolotto, che a pochi minuti dal termine prova il colpo ad effetto con uno slalom al limite dell’area e un pregevole destro a giro ben indirizzato verso l’angolino lontano: ma Di Leo non si fa sorprendere e sulla sua respinta cala il sipario. Niente da fare, l’Abano non vince più: e il sogno di agganciare il treno-playoff si fa sempre più lontano.
Ore 13.10 – (Gazzettino) È la settimana che vedrà quasi certamente il San Paolo passare di mano a un gruppo olandese, tanto che ieri il presidente Dirk ha parlato alla squadra prima e dopo la partita in videoconferenza. «Quando eravamo al ristorante prima della gara ha salutato a uno a uno tutti i giocatori – racconta Barbin – Si è intrattenuto una ventina di minuti spiegando anche la situazione, l’annuncio è imminente. Ha caricato i ragazzi in vista della partita e i risultati si sono visti in campo». C’è stato anche il bis mentre i giocatori festeggiavano il successo in spogliatoio. «Solo pochi minuti, quando basta per complimentarsi con i ragazzi che hanno risposto con un urlo di gioia». Comprensibilmente soddisfatto per la prestazione Antonelli, vittorioso al debutto in panchina all’Euganeo.
Ore 13.00 – (Mattino di Padova) Vito Antonelli prosegue nella missione impossibile: «Bella vittoria contro una grande squadra. L’espulsione di Bianco ci ha facilitato ma oggi abbiamo giocato benissimo. Matteini in regia è un’opzione che riproporremo, con la sua tecnica fa girare bene la squadra e si spende anche in fase di interdizione. Ho la fortuna di avere giocatori che mi seguono e che si comportano da professionisti. La classifica non la guardiamo oggi e sarà così fino alla fine, noi ci crediamo». Rebecca, l’uomo partita, ci mette la faccia: «Crediamo che la società non ci stia prendendo in giro e che presto si risolverà tutto. Non abbiamo percepito gli ultimi due stipendi però sentiamo che qualcosa si sta muovendo, altrimenti sarebbe difficile anche scendere in campo».
Ore 12.50 – (Mattino di Padova) Vittoria adamantina per l’Atletico San Paolo che in un colpo solo aggancia il Fidenza, si porta a -1 dalla zona playout ed a -3 dalla salvezza diretta. Inoltre giungono importanti novità sul fronte societario col finora fantomatico professor Kirk (69 anni, olandese) che, in attesa di accomodarsi nella poltrona centrale di via Canestrini, si manifesta per venti minuti alla squadra in teleconferenza durante il pranzo pre partita. Il cellulare era quello del dirigente Fabio Barbin che commenta: «Ha caricato la squadra e ha detto loro di stare tranquilli, che il passaggio di proprietà avverrà a breve». Continua, sul campo, nel migliore dei modi la cura del giovin Antonelli che in poche settimane ha somministrato le giuste vitamine (e anche qualche scomoda supposta) utili a risollevare l’Atletico. Il neo mister sperimenta Matteini in regia, coperto da Sambugaro, ed in attacco concede fiducia al 16enne Lombardo. Il Delta Porto Tolle di Benuzzi deve mandare in frantumi la lavagnetta tattica già al 10’, quando Bianco abbatte il lanciatissimo Zurlo e si becca la discussa, discutibile ma a norma di regolamento tripla sanzione: rigore, espulsione e squalifica in arrivo. Rebecca dal dischetto battezza il neoentrato Vimercati (esce Pandiani) ed è già 1-0. Al 20’, però, i padovani corrono un pericolo serio e soltanto il flipper tra Savi e Zanetti disinnesca la puntata di Lauria. Poi è soltanto Atletico, che gioca in discesa e sfiora tante, troppo volte il bis senza mai concretizzare. Emblematico quanto accade al 25’, quando Vimercati in uscita smanaccia un miraggio e la palla carambola sullo stinco di Sambugaro e poi sbatte sulla traversa. Al poco ambito premio del gol mangiato si iscrivono anche Zurlo e Lombardo, ci vuole quindi ancora una volta Rebecca per mettere a distanza di sicurezza i rodigini, l’incornata sul cross di Matteini (57’) è un’opera marmorea in stile neoclassico forgiata in allenamento ed esposta all’Euganeo. La dedica per la doppietta è per il dirigente Roberto Greco. Per gli ospiti, si registra soltanto un sinistro di Baldrocco disinnescato dall’altrimenti sbadigliante Savi.
Ore 12.30 – (Mattino di Padova) «Abbiamo gestito bene la partita». L’allenatore dell’Este Gianluca Zattarin commenta così il successo sulla Thermal Abano, battuta con un solo gol di scarto nonostante le numerose occasioni per chiudere i conti già nel primo tempo. La flessione della ripresa, oltre ad avergli procurato un po’ di apprensione nel finale, gli è costata qualche critica: «Sì, ma non possiamo vincere tutte le partite con tre o quattro gol di scarto», replica un po’ stizzito. «Questo gruppo sta facendo cose straordinarie. Siamo secondi e inseguiamo una squadra, il Rimini, che sarebbe da considerare fuori concorso per organico e continuità». È fiducioso, invece, il mister della Thermal Mario Vittadello, nonostante la sconfitta: «Nella ripresa abbiamo giocato molto bene», afferma. «Abbiamo concesso qualche ripartenza, è vero, ma c’erano idee e convinzione. Questo è confortante». La classifica, però, dice terzultimo posto: «Già per noi un pareggio vale poco, figuriamoci una sconfitta», chiude Vittadello. «Ho visto comunque un passo in avanti rispetto alla partitaccia di mercoledì scorso».
Ore 12.20 – (Mattino di Padova) Tutto confermato. Tranne la classifica, che cambia in meglio per l’Este, e in peggio per la Thermal Abano. I giallorossi conquistano il secondo posto (complice il pareggio della Correggese a Imola, 2-2 il risultato finale) battendo i cugini aponensi grazie alle reti dei protagonisti del momento: Rubbo e Bonazzoli. Per motivi, tra l’altro, molto diversi: Alberto Rubbo, mediano col vizietto degli inserimenti, ha segnato quattro gol nelle cinque partite giocate in questo primo scorcio del 2015, mentre l’ex attaccante di Sampdoria, Reggina e Padova, che tra infortuni e squalifiche in maglia giallorossa ha concesso, più che presenze, gloriose apparizioni, ha finalmente trovato i 90 minuti con gol e giocate degne del suo curriculum. Sesto gol stagionale per Rubbo, dunque, primo per Bonazzoli e terzo per Sabbion, terminale offensivo della Thermal che mister Vittadello si tiene come l’oro. E fa bene, anche se il penultimo posto (terzultimo, considerando che Fidenza e Atletico San Paolo sono fanalini di coda a pari merito) lo costringe a poche coccole e ben altre riflessioni. Eppure i rossoverdi, anche contro una compagine più attrezzata, non sfigurano. Anzi riescono, soprattutto nella ripresa, a impegnare il portiere dei padroni di casa Lorello e, sul finire, pure a batterlo, con i brividi sparati stavolta sulla schiena di Lelj e compagni. Ma 45 minuti di praterie concesse a Beghetto sono troppi: l’ala dell’Este, infatti, fa impazzire Sadocco, capitano e difensore esperto, piazzato sulla destra nel tentativo di arginarne le scorribande. Il risultato? Il terzino mette in area almeno sette cross, mentre il capitano della Thermal si becca una nevrosi, sbaglia l’inverosimile e gioca la sua peggior partita della carriera. Proprio un tiro-cross di Beghetto apre le danze dopo neanche un minuto di partita, anche se la Thermal risponde con la punizione di Marzocchi, deviata in angolo da Lorello. Sempre dai piedi di Beghetto, al 28’, arriva una punizione tagliata per la testa di Lelj, poco convinto nella deviazione. Rubbo porta in vantaggio l’Este alla mezz’ora: Bonazzoli addomestica il pallone per Coraini (fresco di convocazione in rappresentativa di serie D per il Torneo di Viareggio con il collega Tulhao) che a sua volta prova la conclusione che rimpalla su un difensore prima di capitare tra i piedi di Rubbo, pronto a insaccare. I giallorossi non si accontentano e capitalizzano pure al 35’: Beghetto fionda un rasoterra in area sul quale Bonazzoli si avventa mandando in rete pallone, se stesso e pure il malcapitato Merlano, travolto nell’occasione. Il portiere della Thermal si fa pure male, ma non abbastanza da lasciarsi scappare la staffilata di Favaro (40’), smorzata in presa. Nel secondo tempo, però, la Thermal inizia a far paura da subito: Lucon, prima in azione personale e poi su suggerimento di Franciosi, fa penare Lorello. Il forcing degli ospiti continua, ma l’Este sfiora il 3-0 con Coraini, fermato da un prodigio di Merlano. La sfida tra portieri di lusso si rinnova poco più tardi, quando Lorello salva su Vitagliano, pericoloso da fuori area (56’), e Merlano blocca la conclusione di Rubbo (71’). Beghetto ci prova direttamente col sinistro, ingolosito dall’apertura dell’esordiente Diallo. La Thermal Abano riapre la gara all’’83 con un’azione insistita di Cacurio che spara su Lorello, protetto da un difensore sulla respinta di Vitagliano ma impotente sul tap-in finale di Sabbion. A match riaperto l’Este ritrova ordine e concentrazione, ma la Thermal non molla fino al 94’, quando il fischietto di Sapri Maria Marotta decide di mandare tutti a casa.
Ore 12.00 – (Trentino) Soddisfatto, ma con toni pacati, il trainer padovano Parlato commenta la gara e il ritorno in vetta al campionato, ma predica prudenza : “Ho visto una costante determinazione per l’intera gara anche se qualche volta, vedi nell’occasione del secondo gol loro, non siamo stati reattivi. Naturalmente archiviamo positivamente la gara, ma ricordo a tutti, e a me per primo, che non abbiamo ancora vinto nulla”. Davide Zoller con la consueta onestà: “Mi accollo la responsabilità della pesante sconfitta. Mi spiace per la dirigenza ed i collaboratori”. Poi passando nello specifico commento della negativa prestazione del Mori precisa: “L’espulsione di Dal Fiume ci ha penalizzati moltissimo. Ricordo che fino al trentesimo della prima frazione eravamo riusciti a reggere all’urto della corazzata padovana. Venuta meno la parità numerica, siamo riusciti a chiudere la prima frazione decorosamente (0-1) ma alla lunga, nella ripresa, abbiamo pagato pesantissimo dazio”.
Ore 11.40 – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Il modo migliore per arrivare alla sosta”) Meglio di così non poteva andare. Una larghissima vittoria di fronte a un avversario che ha impostato la partita essenzialmente per chiudere tutti gli spazi (come gli era già riuscito all’andata) e che però, quando è rimasto in inferiorità numerica, non è stato più capace di contenere lo strapotere tecnico dei biancoscudati. La prima rete con la maglia del Padova di Zubin, autore anche di due assist e sempre intelligente nei movimenti offensivi sia da punta centrale e sia da trequartista (quando è uscito Cunico). La conferma che in questo momento la squadra non può prescindere dalla straordinaria vitalità di Petrilli (il 4-2-3-1 gli calza a pennello), quasi imprendibile nell’uno contro uno oltre che ispirato in zona gol. L’importanza anche dei giocatori che partono dalla panchina: Amirante ha firmato una doppietta, Ilari ha rimesso in orbita la squadra dopo il 2-1 di Tisi su punizione, Aperi a sua volta ha timbrato nel finale il cartellino dei marcatori. Ma soprattutto il sorprendente ko casalingo dell’Altovicentino, di nuovo scavalcato al comando della classifica dalla truppa di Parlato in un duello che fino all’ultimo si annuncia sul filo del rasoio e dove avrà un ruolo importante soprattutto la tenuta nervosa. Fin qui le note positive. Vanno invece eliminate al più presto quelle ingenuità difensive che il Padova continua a commettere in ogni partita. Sono già dodici infatti le gare consecutive dove la squadra incassa almeno un gol. La sosta consentirà sicuramente a Parlato di lavorare ancora più in profondità per porre un rimedio a queste disattenzioni.
Ore 11.30 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Lanzotti 6; Bortot 6, Sentinelli 6.5, Niccolini 6, Salvadori 6.5; Nichele 6, Mazzocco 6; Dionisi 6 (st 12′ Ilari 6.5), Cunico 6.5 (st 20′ Amirante 7.5), Petrilli 8 (st 33′ Aperi 6.5); Zubin 7.5.
Ore 11.20 – (Gazzettino) Bella l’occasione nel suo complesso, che passa per i piedi di Nichele e Cunico, con cross dalla destra di Dionisi. Un minuto dopo l’estremo di casa anticipa di un niente Niccolini, ma sul successivo angolo di Cunico, è costretto alla resa sull’incornata di Sentinelli, al terzo gol stagionale. A complicare le cose per il Mori ci pensa poi il difensore Dal Fiume che rimedia due gialli, forse troppo severo il secondo, e lascia in inferiorità numerica i suoi. Ne scaturisce un’altra partita, i biancoscudati hanno il controllo totale della situazione e cercano il raddoppio che arriva a inizio ripresa, con un piattone di Petrilli, servito da Zubin dopo un pallone rubato a centrocampo da Cunico. Nichele di testa sfiora il tris e poco dopo si registra la prima nota stonata della gara, con un fallo evitabile al limite dell’area di Sentinelli su Deimichei (11’) che permette al Mori di accorciare le distanze con una perfetta punizione all’incrocio di Tisi. Parlato inserisce Ilari per Dionisi e la squadra trova immediatamente il terzo gol, il primo in biancoscudato di Zubin che insacca di controbalzo su cross del giocatore appena entrato. Lo stesso Zubin calcia alto sottoporta un minuto dopo e poi c’è gloria anche per Amirante, subentrato a Cunico, che realizza una doppietta come nella sua gara d’esordio con l’Union Ripa. Prima va a segno di testa su cross dalla destra di Zubin e poi si ripete al 29′ quando, lanciato sulla sinistra fuori area, scarta il portiere in uscita e insacca con un tiro a rientrare. Nel mezzo la rete dei locali a opera di Deimichei su cui Bortot non riesce a chiudere, al termine di un’azione viziata da un fallo su Salvadori, ma che trova comunque la difesa del Padova mal posizionata. Chiude Aperi, anche lui subentrato, che colpisce in scivolata.
Ore 11.10 – (Gazzettino) Vittoria netta e mai in discussione quella ottenuta dal Padova a spese del Mori Santo Stefano, penultima forza del campionato e in inferiorità numerica per un’ora di gara. A Rovereto la squadra mostra tutte le potenzialità della propria artiglieria pesante, ma al tempo stesso conferma ancora le proprie disattenzioni difensive, subendo due reti nelle uniche occasioni concesse agli avversari. A rendere ancora più bella la domenica l’inaspettato ko interno dell’Altovicentino con il Kras Repen che riporta in vetta i biancoscudati. Trovano spazio dal primo minuto i giovani Salvadori e Mazzocco e si rivede dall’inizio Dionisi, schierato alto a destra nel 4-2-3-1 insieme a Cunico e Petrilli. La vera novità è nel ruolo di terminale offensivo dove Parlato preferisce Zubin a Ferretti. Di fronte a un avversario preoccupato unicamente a non prenderle e schierato con cinque difensori, sarebbe importante rompere subito l’equilibrio e al 5′ la gara potrebbe incanalarsi sul binario giusto, ma è bravo il portiere Rossatti a rimediare in uscita sul tentativo di testa di Cunico dopo una sponda di Zubin. E così per una ventina di minuti si vede il Padova esercitare una sterile prevalenza territoriale, incapace di trovare spazio nella strette maglie della difesa di casa, con un gioco lento e non aiutato dal forte vento contrario. Gradualmente il fortino locale mostra le prime crepe grazie soprattutto alla vivacità di Petrilli che per tre volte e in tre modi diversi sfiora il vantaggio. Prima impegna Rossatti al termine di un’azione personale (24′), agendo nell’occasione sulla destra; due minuti dopo scheggia il secondo palo su una conclusione da fuori area, spostato sulla sinistra, con la traiettoria disturbata dal vento. Ancora Rossatti alla mezz’ora gli dice no con un intervento da applausi su incornata destinata all’angolo.
Ore 11.00 – (Gazzettino) E il tecnico quasi sorvola sul ko dell’Altovicentino. «Se me l’aspettavo? E chi si aspettava perdessimo a Mogliano? Pensiamo solo a noi, credendoci ancora di più». Identici i concetti espressi dall’amministratore delegato Roberto Bonetto, diventato ieri sera nonno per la prima volta (la figlia Barbara ha dato alla luce la piccola Emma): «Non pensavo che l’Altovicentino perdesse, ma mi sono ripromesso di non guardare a casa loro e di pensare a fare il nostro dovere». Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente Giuseppe Bergamin: «È vero che siamo tornati primi, ma come dicevo in passato la situazione cambia in continuazione. Alla vigilia confesso che pensavo dovessimo vincere per mantenere le distanze». Poi prosegue: «Ci siamo divertiti e sono soddisfatto, anche se ci siamo complicati la situazione questa volta prendendo due gol che non dovevano arrivare. Ho visto due attaccanti forti nel gioco e nella finalizzazione e questo fa ben sperare per il futuro». La parola allora ai protagonisti. Così Salvatore Amirante, autore di una doppietta: «È andata bene e contava soprattutto vincere. La concorrenza in avanti è uno stimolo in più; chi sta in panca inevitabilmente rosica, ma abbiamo 22 giocatori uno più forte dell’altro». Emil Zubin finalmente ha rotto il ghiaccio: «Sicuramente una grande emozione, non vedevo l’ora di segnare e ritrovare questa soddisfazione personale. Ben vengano i gol e pure gli assist. Siamo stati bravi nel primo tempo a sbloccare la gara e nella ripresa a chiuderla dopo la loro rete».
Ore 10.50 – (Gazzettino) Tre punti preziosi in saccoccia, sei reti realizzate e l’inaspettata sconfitta casalinga dell’Altovicentino in casa con il Kras Repen. Meglio di così non si poteva chiedere questa domenica. «Una vittoria meritata – spiega il tecnico Carmine Parlato – facilitata dall’uomo in più che però non ci ha fatto peccare in presunzione come a Mogliano. Un po’ di rabbia e la capacità di finalizzare quanto costruito ci ha poi permesso di arrotondare, ma già nel primo tempo si poteva ancora segnare con due o tre occasioni a disposizione». Sull’altro piatto della bilancia, ancora due gol evitabili. «Non è una novità, purtroppo. Continuiamo a correggere gli errori e ad applicarci. Sul primo è stato bravo l’attaccante, ma non dovevamo fare il fallo della punizione. Sul secondo è stato un errore di inesperienza e di gioventù che forse non ci sarebbe stato con un vecchietto da quelle parti. Contavano comunque i tre punti».
Una vittoria, quella in terra trentina che a livello mentale nasce dal successo in extremis della domenica precedente a spese del Montebelluna. «È stato importante per l’aspetto psicologico perché avevo chiesto a chi ha più esperienza di sopperire alle tre reti di Mogliano. Quel risultato ci ha dato coraggio e consapevolezza, ma mai ho avuto timori di tipo tecnico, tattico o fisico». Parlato guarda già avanti: «Non abbiamo fatto niente e dopo la sosta ci aspetta il Tamai che è un osso duro. In questi giorni andremo a fare i test per controllare cosa può mancare per questi ultimi tre o quattro mesi».
Ore 10.30 – (Mattino di Padova, lettera aperta di Massimo Candotti dal titolo “29 gennaio 1910, auguri a chi ama il Biancoscudo”) Questa settimana è speciale per noi amanti del Biancoscudo. Dopo le gioie calcistiche di ieri torniamo al lavoro o a scuola ma giovedì, guardando il calendario, tutti ci fermeremo un attimo. E penseremo alla nostra storia, iniziata il 29 gennaio del 1910 in Piazzetta Garzeria quando venne fondata l’Associazione del Calcio Padova. Chi con nostalgia, con gioia, con orgoglio, ricorderemo quelle maglie immacolate che danzavano nel catino dell’Appiani, oppure un giocatore, un allenatore, un gol, una partita. Una delle mille emozioni vissute sostenendo i nostri colori. Grazie all’impegno e alla determinazione di alcuni, dopo i tristi fatti di luglio quel filo rosso che lega assieme 105 anni di storia del calcio patavino non si è spezzato. Questo nostro folle amore ha trovato una dirigenza che lo rispetta e lo condivide giorno per giorno, con professionalità ma anche con grande coinvolgimento. Con la testa e con il cuore. Potrà chiamarsi Biancoscudati o Calcio Padova, avere sulle maglie uno scudo di una forma o di un altra, in fondo poco conta. Non sono d’accordo con chi distingue tra allora e adesso. Il Padova è uno solo ed esisterà finchè ci sarà la sua gente a sostenerlo. Coltiviamo questa passione, tramandiamola, rendiamola contagiosa. Auguri biancoscudati, di ieri, di oggi e di domani.
Ore 10.20 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Svolta inattesa ma ancora più bella. E i ‘gufi’ sono nuovamente zittiti”) Ma proprio perché è la seconda circostanza positiva in cui ciò si verifica, riteniamo sia giunto il momento di chiedere a tutti lo sforzo decisivo. In una parola, di non mollare più nulla agli avversari, neanche un centimetro. Le svolte – raccontano decine e decine di campionati del passato – maturano nei momenti meno impensati, e quello attuale è un periodo delicato, ma fondamentale nell’economia di un’annata. Restiamo sempre convinti che promozioni e retrocessioni si decidano a primavera, tuttavia i due punti in più su cui oggi il Padova conta rappresentano un capitale preziosissimo, per il morale e per le stesse prospettive future. Delle 14 gare che rimangono prima del verdetto, i Biancoscudati ne giocheranno 8 all’Euganeo e 6 in trasferta: non è un vantaggio da poco. E alla ripresa, mentre l’Altovicentino sarà a Sacile, contro una delle squadre più in forma, i nostri affronteranno il Tamai, scorbutico quanto si vuole, ma che dovrà misurarsi con la forza d’impatto del “muro” umano rappresentato dai 4-5.000 tifosi che riempiono lo stadio di zona Due Palazzi. La piena consapevolezza di avere per le mani un’opportunità unica deve sommarsi alla ritrovata serenità, grazie ad una gestione dello spogliatoio che premia la professionalità e la competenza di Parlato. Ha avuto il coraggio di lasciar fuori Ferretti per consentire a tutte le altre “bocche da fuoco” di cui dispone di “sparare” al meglio le proprie munizioni, e ha fatto centro un’altra volta. I “gufi”, compresi quelli che ne chiedevano l’esonero dopo i due stop di Valdagno e Mogliano, sono nuovamente serviti. Con un’alchimia così ben riuscita si può davvero andare lontano.
Ore 10.10 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Svolta inattesa ma ancora più bella. E i ‘gufi’ sono nuovamente zittiti”) Mai dare nulla per scontato nel calcio. Tutti avevamo ipotizzato alla vigilia che la situazione al vertice della classifica sarebbe rimasta la stessa anche dopo la terza giornata di ritorno: Altovicentino avanti di una lunghezza sul Padova. I due testa-coda proposti dal calendario, con gli uomini di Zanin impegnati davanti al pubblico amico e i rivali di scena a Rovereto, non costituivano, sulla carta, ostacoli proibitivi. E invece che ti hanno combinato gli sloveni del Kras Repen, quasi annusando l’aria della grande impresa in vista del derby che li opporrà, l’8 febbraio dopo la sosta, agli odiati “cugini” della Triestina? I Biancoscudati, che avevano viste le streghe materializzarsi davanti ai loro occhi dopo Mogliano, con la seconda sconfitta di fila in poco più di 10 giorni, ritrovano dunque il sorriso e si rilanciano in piena regola per la vittoria finale in campionato. Avevano toccato un vantaggio massimo di 5 lunghezze sulla “corazzata” di patron Dalle Rive, vedendoselo rosicchiare in due gare, con tanto di sorpasso, e tale situazione era rimasta invariata anche domenica scorsa, con il Padova tenace e fortunato quanto basta per strappare in extremis il successo al Montebelluna, restando in scia alla (ex) capolista. Ad inseguire non si sta mai bene, e qualcuno nello spogliatoio ha ammesso, candidamente, di aver “rosicato” molto nel trovarsi dietro tutto questo tempo. Adesso le parti si sono invertite, ed è la seconda volta – la prima fu a dicembre – che al gruppo di Parlato riesce la rimonta con sorpasso, contro una sola occasione in cui il giochino è stato favorevole ai rivali.
Ore 10.00 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Edel): Lanzotti 6; Bortot 6, Sentinelli 7, Niccolini 6, Salvadori 6; Nichele 7, Mazzocco 6; Dionisi 6 (Ilari 7), Cunico 6 (Amirante 7.5), Petrilli 7.5 (Aperi 7); Zubin 7.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Altro angolo, questa volta vincente, con Sentinelli che salta più in alto di tutti e timbra il suo terzo gol in stagione (32′). La gara si mette ancora più in discesa un minuto dopo, quando Dal Fiume entra in maniera scomposta su Nichele a centrocampo. Il difensore del Mori, già ammonito per un precedente intervento su Petrilli, si prende il secondo “giallo” e lascia i suoi in dieci. Goleada. I tifosi locali borbottano per la decisione del direttore di gara e si lamentano anche dopo 40 secondi dal via della ripresa, quando Cunico ruba palla a Calliari (secondo il Mori fallosamente), innescando il contropiede del Padova, rifinito da Zubin e concluso in rete da Petrilli. E la pioggia di gol può avere inizio. Al 12′, al primo tiro in porta, il Mori accorcia le distanze grazie ad una splendida punizione di Tisi, che si infila all’incrocio. Ma il Padova non si spaventa e dopo 4′ il neo-entrato Ilari, subito devastante sulla destra, pennella un cross al bacio per Zubin, che in spaccata firma il primo gol in biancoscudato. Il poker arriva al 22′, grazie ad Amirante, appena subentrato a Cunico, che sfrutta un cross di Zubin per battere Rossatti di testa. Gara chiusa? No, e a lamentarsi questa volta è il Padova, dopo un contatto, regolare secondo l’arbitro, tra Salvadori e Tisi: la caduta del terzino lascia la retroguardia scoperta al contropiede del Mori, con Deimichei, lanciato da Imperatrice, che fredda Lanzotti (26’). Ma la rimonta è impossibile e il Padova decide di accelerare ancora, andando a segno al 29′ con Amirante. Pregevole lo scatto del centravanti, imbeccato da Petrilli, che scarta il portiere e deposita in rete dal vertice sinistro dell’area. Al 42′ c’è gloria anche per Aperi (quarta rete da subentrato per il siciliano), abile a segnare in spaccata su cross di Ilari. Mai il Padova aveva realizzato 6 gol in un colpo solo, per la gioia dei tifosi arrivati a Rovereto e che possono tornare a cantare: “Salutate la capolista”.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Vittoria, goleada e controsorpasso. E per un giorno chi se ne importa se la difesa ha subìto ancora due gol! Il Padova espugna il campo di Rovereto battendo 6-2 il Mori Santo Stefano e tornando in vetta alla classifica del girone C, con due punti di vantaggio sull’Altovicentino, clamorosamente sconfitto in casa dal Kras Repen terz’ultimo. Una prestazione (15º successo stagionale) a tratti scintillante quella dei Biancoscudati, capaci di mandare a segno 5 giocatori diversi, sfruttando anche la superiorità numerica arrivata dopo poco più di mezz’ora di partita. Panca di lusso. Alla fine ha avuto ragione Parlato, che ha sorpreso tutti, lanciando una formazione inedita e portandosi in panchina uno stuolo di big. Non era mai successo che Ilari, Segato e Ferretti restassero fuori in contemporanea, con Dionisi schierato da ala e Zubin unica punta nel ritorno al “4-2-3-1”. Con questo modulo il Padova sembra attaccare gli spazi con maggiore fluidità e la vèrve di Petrilli è il chiavistello grazie al quale i Biancoscudati provano ad aprire fin dai primi minuti la serratissima difesa del Mori. La prima occasione capita sulla testa di Cunico, che approfitta di una sponda aerea di Zubin ma si fa murare la conclusione dal portiere in uscita. I trentini, che poggiano su una difesa a cinque, badano a chiudere tutti gli spazi, provando a ripartire con lanci lunghi in contropiede. Ma la retroguardia del Padova ha sempre la meglio. Il tutto mentre si gioca in un clima piuttosto insolito per le abitudini biancoscudate di quest’anno: i tifosi arrivati a Rovereto sono all’incirca 300, si sgolano a più non posso, ma in uno stadio dispersivo come il “Quercia”, e con la tribuna locale semideserta, a sentirsi, alla pari dei cori, sono le urla di Parlato dalla panchina. Urla che piano piano svegliano la squadra, la quale a metà tempo accelera creando le basi per il vantaggio. Tra il 25′ e il 30′ Petrilli va tre volte alla conclusione, le prime due da fuori area e l’ultima di testa,e su quest’ultima Rossetti si supera deviando in angolo. Dal corner successivo il portiere deve ancora smanacciare sul fondo per sventare una minaccia, ma non l’assedio biancoscudato.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) La formazione di partenza è stata abbastanza sorprendente. Cosa l’ha portata a fare determinate scelte? «Guardando e riguardando le partite del Mori, ho voluto giocare tanti palloni in ampiezza con Petrilli, dare intensità con Dionisi e Bortot a destra, e creare la superiorità sulle fasce, perché per vie centrali non si sarebbe potuti passare. I ragazzi sono stati bravi, ripeto». La svolta vera, comunque, è venuta con l’ingresso di Ilari. È d’accordo? «Marco ha caratteristiche diverse: nel primo tempo ho cercato di dare aggressività con Dionisi, che ha anche messo in mezzo diversi cross importanti. Poi, nella ripresa, ho scelto la qualità di Ilari, che è ben diversa: meno quantità, certo, ma la gara è cambiata». E i due gol del Mori? «Purtroppo il primo è andato così, su una punizione del genere c’è poco da dire. Sul secondo, invece, secondo me c’era un fallo su Salvadori, ma quando non gli è stata fischiata la punizione, abbiamo commesso una grossa leggerezza. È su questo secondo punto che insisterò con i difensori». Amirante e Aperi sono l’emblema di questa gara: subentrati, ma subito a segno. Che segnale è? «Sono contento che chi è subentrato abbia fatto bene, non è facile calarsi subito nel match, ma l’atteggiamento, lo spirito e la voglia dimostrati sono stati ottimi». Sei gol, mai così tanti, eppure senza Ferretti. Significa che il Padova può prescindere da lui? «Gustavo è un signor attaccante, ma qui è toccato a lui stare fuori. Altre volte è capitato a qualche suo compagno stare in panchina, non significa niente». Arrivate alla sosta da primi in classifica… «Ci godiamo la vittoria ma dobbiamo volare bassi. Ci siamo presi questi 3 punti con grande forza e consapevolezza, ma ora utilizzeremo la sosta per aumentare le capacità dei singoli giocatori».
Ore 09.20 – (Mattino di Padova) C’è un Padova che finalmente concretizza a tamburo battente le occasioni che crea, una squadra che, pur giocando per quasi un’ora in superiorità numerica, non commette l’errore di pensare di aver già vinto, e che dei sei gol messi insieme in un solo pomeriggio ne ottiene esattamente la metà grazie a giocatori subentrati. È una domenica di bellissime notizie, dopo tre settimane difficili (e una vittoria con il Montebelluna strappata per i capelli) ritroviamo il Padova autoritario e convinto d’inizio torneo. «Oggi (ieri, ndr) in campo abbiamo messo tanta rabbia», esordisce così Carmine Parlato nel dopo-gara. «In passato ci era successo di creare tanto, ma di finalizzare ben poco. Contro il Mori, invece, sin dal via abbiamo cercato di portare il baricentro un po’ più in alto del solito, e di andare a concretizzare la mole di gioco creata. Direi che la squadra è stata molto brava, e devo fare i complimenti a tutti, compreso chi è entrato dalla panchina a gara in corso». Rimane il problema dei due gol presi, ma stavolta siete stati bravi a chiudere il risultato. «Stavolta abbiamo avuto un atteggiamento molto propositivo e positivo: dentro lo spogliatoio, nell’intervallo, ho voluto ricordare bene com’era andata a finire nelle precedenti situazioni in cui eravamo rimasti in superiorità numerica. È accaduto di nuovo, per quasi due/terzi di gara, la differenza rispetto al passato è stata che finalmente siamo riusciti a sfruttarla. Ho cercato di alzare l’attenzione, abbiamo dato più intensità e alla fine l’esperienza passata ci è stata di aiuto: i ragazzi non hanno peccato di presunzione».
Ore 09.10 – (Mattino di Padova) L’attacco biancoscudato si è scatenato segnando 6 gol in un colpo solo. E l’ha fatto con il capocannoniere Cunico rimasto per una volta a secco e bomber Ferretti costretto ad applaudire i compagni dalla panchina. Merito della seconda doppietta di Savio Amirante e del primo sigillo con la nuova maglia di Emil Zubin. Proprio il centravanti istriano è stato uno dei protagonisti. «Non vedevo l’ora di segnare, dopo tanto lavoro. Mi mancava la gioia personale», confessa l’ex Pordenone. «Non dico sia stata una liberazione, però fa tanto piacere, ne sentivo il bisogno. Poi sono arrivati anche i due assist ed è andato tutto bene. Soprattutto per la vittoria». Come si spiega un Padova così propositivo e cinico dopo qualche difficoltà di troppo accusata nelle ultime uscite? «Ogni gara fa storia a sé. Siamo riusciti a sbloccarla nel primo tempo e anche dopo i loro due gol siamo stati bravi a mantenere le distanze. A quel punto è stato facile, eravamo anche in superiorità numerica, ma rispetto ad altre occasioni abbiamo sfruttato meglio l’uomo in più. Non abbiamo sbagliato nulla, si è visto veramente un grande Padova». E il Kras Repen vi ha fatto un favore battendo l’Altovicentino… «Alla vigilia non ci credevo, speravo in un pari. Invece, meglio ancora. Dipende solo da noi e proveremo a vincerle tutte». Il tecnico l’ha anche provata da trequartista. Può essere un’alternativa a Cunico? «L’ho già fatto, anche con lo stesso Parlato. Mi trovo bene,sebbene non sia il mio ruolo prediletto. L’importante è far bene, chi gioca non conta. L’abbiamo visto anche in questa occasione che i subentrati sono riusciti a fare la differenza». Pure Amirante sorride di gusto: «Dedico i gol alla mia famiglia e alla squadra. Si rosica un po’ a partire dalla panchina, ma è normale, visto che siamo tutti ottimi giocatori. Sono contento e a Padova mi trovo benissimo».
Ore 09.00 – (Mattino di Padova) «Mi aspettavo un Padova scintillante, e sono contento di averlo visto». È soddisfatto il presidente Giuseppe Bergamin. «Finchè abbiamo concesso qualcosa, il Mori ci ha anche impensierito, ma poi siamo riusciti a far valere la nostra tecnica superiore», aggiunge. «Abbiamo segnato tanto, tutte reti molto belle, ma direi che i gol forse sono stati anche troppi: egoisticamente dico che mi sono divertito». La grande notizia è la sconfitta dell’Altovicentino, e con essa la vetta ritrovata: «La dimostrazione che la situazione si può rovesciare da un giorno all’altro. Speriamo che il nostro periodo di difficoltà sia definitivamente alle spalle». In tribuna c’era anche Gianluca Falsini, che dopo il fallimento del Siena aspetta una nuova chiamata. «Alla fine del campionato sarà il Padova a prevalere», la previsione del difensore protagonista della promozione in B. Infine, fiocco rosa in casa Bonetto. Roberto è diventato nonno, ed Edoardo zio, di Emma. Barbara, la figlia dell’a.d. e sorella del vice-presidente, l’ha messa al mondo alle 19.11 di ieri all’ospedale di Padova. La bimba pesa 3,540 kg. e sta bene. Felicissimo anche papà Alessandro.
Ore 08.40 – Serie D girone C, il prossimo turno (ventunesima giornata, domenica 8 febbraio ore 14.30): ArziChiampo-Mezzocorona, Belluno-Fontanafredda, Clodiense-Union Pro, Dro-Montebelluna, Giorgione-Mori S. Stefano, Kras Repen-Triestina, Legnago-Union Ripa La Fenadora, Padova-Tamai, Sacilese-AltoVicentino.
Ore 08.38 – Serie D girone C, la classifica aggiornata: Padova 47, AltoVicentino 45, Belluno 38, Sacilese 36, Clodiense 33, ArziChiampo 32, Fontanafredda 30, Union Ripa La Fenadora e Tamai 29, Montebelluna e Union Pro 28, Giorgione 23, Dro e Legnago 19, Kras Repen 18,Triestina 16, Mezzocorona 10, Mori Santo Stefano 8.
Ore 08.36 – Serie D girone C, i risultati della ventesima giornata: AltoVicentino-Kras Repen 0-1, Fontanafredda-Giorgione 2-1, Mezzocorona-Belluno 3-1, Montebelluna-Legnago 2-2, Mori S. Stefano-Padova 2-6, Tamai-Clodiense 0-0, Triestina-ArziChiampo 2-2, Union Pro-Dro 1-0, Union Ripa La Fenadora-Sacilese 1-2.
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Ore 08.32 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Macron Store, Supermercati Alì, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Zero Emissioni, Ecosystem, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 25 gennaio: doppio colpaccio dei Biancoscudati, che battono 6-2 il Mori S. Stefano e si riportano in testa alla classifica grazie alla contemporanea sconfitta casalinga dell’AltoVicentino.