Fonte: Gazzettino, Pierpaolo Spettoli
Fino a domenica era forse uno dei giocatori che il popolo biancoscudato non aveva ancora apprezzato del tutto. Il suo sigillo nella vittoria al fotofinish di domenica con il Montebelluna ha cambiato la storia: Najafi Atai Mattin è stato l’eroe di giornata regalando tre punti preziosissimi per la classifica e per il morale della truppa biancoscudata, che pochi istanti prima davanti al pareggio realizzato da Sadio aveva visto materializzarsi davanti ai propri occhi lo spettro della beffa. «Sono felice per me e per la squadra. Ho rivisto il mio gol negli highlights, è emozionante. Sono stato fortunato, ma serve anche questo nel calcio. È il mio primo gol in biancoscudato, è andata bene. Non mi ero neanche accorto che mancava un minuto alla fine, tutta la panchina è venuta a festeggiarmi, è stata una grande emozione. Adesso spero di segnare ancora il prima possibile». Come ha festeggiato domenica sera? «Sono andato a Vicenza a trovare un paio di compagni di squadra dell’anno scorso e ho pagato loro la cena». Mattin è approdato a inizio stagione all’ombra del Santo proprio dal Vicenza, dove ha giocato un anno e mezzo con la squadra Berretti arrivando direttamente dalla Svezia (giocava con il Norby). Papà Mohsen e mamma Arsilia sono afghani, lui è nato e cresciuto proprio in Svezia e ha la doppia cittadinanza.
«Mio padre è andato via dall’Afghanistan a causa della guerra, io non ci sono mai stato. Entrambi hanno una cultura afghana. Ma se mi viene chiesto di dove sono, rispondo che sono svedese. Sono un musulmano europeo, sono cresciuto in Svezia dove c’è un’altra cultura. Non sono molto religioso, però credo in Dio. Il ramadan? Non lo faccio. Se lo facessi sarebbe difficile riuscire ad allenarmi». A completare la famiglia Mattin c’è anche la sorellina Assal, di 11 anni. «I miei genitori guardano le partite del Padova in internet. Li ho sentiti domenica dopo la gara, erano contenti anche loro per il mio gol». Tornando agli affari biancoscudati, ultimamente ha trovato sempre posto in squadra. «Sono contento. Prima non giocavo quasi mai, ero entrato per pochi minuti con il Fontanafredda e con il Belluno. Con la Sacilese è arrivata la prima opportunità e ho fatto il mio. Mi trovo benissimo in squadra e sono felice per la fiducia che mi dà l’allenatore. Spero di continuare così, anche se le scelte spettano a lui».
Tra l’altro con il Montebelluna ha cancellato un tabù: nelle partite in cui era stato schierato titolare (con il Fano in Coppa Italia, con Sacilese, Altovicentino e Union Pro in campionato) il Padova aveva sempre perso. Sentiva un po’ il peso di questo primato sfortunato? «Il gatto nero è andato via (sorride, ndr). In foresteria c’era qualcuno che mi prendeva in giro per questo, adesso non possono dire più niente». Il giocatore a cui si ispira? «Mi piace Modric, è piccolo di statura come me. Tecnicamente è fortissimo». E tra i biancoscudati, senza fare torto a qualche suo compagni, chi è che l’ha più impressionata? «Direi tutti, chi per un verso e chi per un altro. Ma uno con il dribbling e con la velocità palla al piede che ha Petrilli non l’avevo mai visto, è un bel giocatore». Grazie al suo sigillo restate a un punto di distacco in classifica dall’Altovicentino. Sembra profilarsi un duello di nervi fino allo scontro diretto dell’ultima giornata. «Sì. Ma se pensiamo a cosa fa l’Altovicentino non va bene. Dobbiamo pensare solo a noi stessi e a fare il meglio in ogni partita. Se continuiamo a vincere con le squadre piccole, il campionato sarà nostro». Come si trova con Parlato? «Bene, è un grande tecnico. L’anno scorso al Vicenza mi allenava Beghetto, anche lui giocava con il 4-2-3-1 o con il 4-3-1-2. Parlato ha già vinto la serie D, significa che ha qualità. Speriamo che vinca anche questo campionato».