Fonte: Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia
Sempre lì, separati da un punto e da quei numeri che sembrerebbero non significare più di tanto. Altovicentino e Padova a dividersi il campionato, agli altri solo le… briciole. Il problema, serio, per Parlato e la sua squadra è che, da quando l’ex biancoscudato Diego Zanin si è seduto sulla panchina nemica, i vicentini hanno cominciato a volare. Prima con la vittoria nello scontro diretto, poi sistemando difesa e attacco su livelli da prima della classe, quindi approfittando dei passi falsi dei rivali. Zanin, pensa che sarà davvero un girone di ritorno tutto sul filo del rasoio tra voi e il Padova? «Due ottime squadre, che finora si sono rincorse, il che vuol dire che hanno dimostrato qualcosa in più rispetto alle altre. Noi guardiamo in casa nostra sinceramente, visto che per ora siamo davanti. L’unica cosa a cui bado è la vittoria dei miei». Dopo aver perso a Mogliano, domenica i biancoscudati hanno vinto all’ultimo minuto. L’Altovicentino sembra attraversare un momento di forma migliore. «Stiamo facendo bene, miglioriamo di giornata in giornata, ma sappiamo che c’è ancora da lavorare per crescere. Non so cosa sia successo al Padova a Mogliano, magari non attraversa una fase positivissima, ma so che il Padova e Parlato non sono un avversario duro solo per il nome che portano. Sono una grande squadra, saranno i nostri antagonisti sino alla fine».
Lo scontro diretto ha dato una svolta alla vostra stagione? «Da quella partita, anche se era la mia prima da allenatore, ogni domenica ho visto qualcosa in più. Siamo giunti alla sfida in modo particolare: il Padova era favorito, per i 5 punti di vantaggio e per il pubblico, mentre noi arrivavamo dalla settimana del cambio di allenatore e da un mese nel quale avevamo raccolto solo un punto. L’abbiamo spuntata, magari anche con un po’ di fortuna, e da allora abbiamo fatto buone cose. Ma non spettacolari». Come ha visto cambiare il suo gruppo, da allora? «I giocatori erano un po’ sfiduciati. Con la vittoria sul Padova è rinata la voglia di credere a qualcosa di importante, che forse c’era, ma che avevano smarrito. Adesso non lavoriamo con l’assillo che il Padova ci possa dare fastidio, il problema della squadra era soprattutto mentale. Stiamo bene, ma conosciamo i nostri limiti. Perché ce ne sono ancora». Oltre al sorpasso in classifica, potete contare anche sul miglior attacco e sulla miglior difesa. Per lei cosa significa? «Sono numeri importanti, vuol dire che stiamo creando molto. Ci sono stati, tuttavia, momenti in cui ci siamo rilassati e abbiamo preso gol mettendo a repentaglio partite dominate, come proprio quella di Dro: ora abbiamo un equilibrio migliore, abbiamo numeri che portano lontano, ma a me non basta».
Gli addetti ai lavori sostengono che lo scontro diretto abbia messo in mostra un Padova superiore a voi. Come ribatte? «Dico che è venuto da noi senza aver nulla da perdere, la paura di sbagliare era solo tutta nostra. Siamo stati molto bravi a capire subito che tipo di partita avremmo dovuto fare, siamo stati concreti e cinici e poi attenti a difendere il risultato. Il Padova ha creato poco, se non da calci piazzati: ha dimostrato una certa libertà mentale rispetto a noi, ma non parlerei di superiorità». Da ex biancoscudato le sembrerà strano questo duello. Cosa teme, in conclusione, da parte di Parlato e i suoi? «Non è facile vincere i campionati, le insidie sono sempre dietro l’angolo. In questa fase del campionato bisogna anche considerare il momento di forma delle squadre che si affrontano: noi abbiamo trovato un Dro che viaggiava a mille, come loro l’Union Pro. Forse hanno subìto le scorie della sconfitta nello scontro diretto, hanno accusato un momento di debolezza, ma hanno un allenatore molto competente, che sicuramente sa meglio di me il perché di questo momento difficile e il modo per uscirne».