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Ore 22.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Ottimo momento per il Venezia che riguadagna posizioni in classifica e morale. L’inizio del girone di ritorno ha riservato un pareggio e una vittoria che permettono alla squadra di Michele Serena di allontanare le zone calde della graduatoria (playout a cinque punti) e guardare con qualche speranza alla parte alta del tabellone (il quarto posto resta comunque a ben otto lunghezze). Il Venezia è reduce da una buona prestazione nel derby di sabato con il Pordenone (2-0): una partita dominata per larga parte, nella quale hanno trovato spazio sin dall’avvio i tre nuovi acquisti effettuati in settimana. Capogrosso, Peccarisi e Guerra hanno mostrato una condizione più che buona e un’intesa immediata con i nuovi compagni contribuendo all’importante successo. Una vittoria che porta la firma di Federico Varano, uno dei giovani pescati dal ds Ivone De Franceschi quest’estate, che ha guadagnato spazio in mediana sin da avvio gara anche complici le molte assenze per infortunio dei centrocampisti “titolari”. Promosso con merito ha realizzato un eurogol ma soprattutto ha sostenuto le offensive di squadra con ottime giocate, assieme a Zaccagni e Bellazzini, mentre sulle fasce si sono distinti il giovanissimo Dell’Andrea (alla seconda presenza in arancioneroverde) e Ghosheh. La scelta di Serena di schierarsi con un 3-5-2 con i due esterni di centrocampo pronti a retrocedere – da difensori quali sono – in recupero, ha mostrato un nuovo volto del Venezia, gradevole ed efficace che ha permesso di ritrovare risultato pieno e sorriso. Ora i lagunari sono attesi dal mercato che dopo i nuovi arrivi (e le partenze di Franchini e Panzeri) potrebbe riservare un nuovo cambio in difesa (c’è una precisa richiesta per Marino che dovrebbe quindi essere rimpiazzato) e forse l’uscita di una delle punte attuali (Magnaghi o Raimondi?) per soddisfare le richieste del presidente Yury Korablin di contenere i costi. E proprio Korablin a fine mese dovrà chiarire il futuro di società e progetto-stadio. Nel frattempo il Venezia ha già messo nel mirino il Sudtirol: domenica è l’occasione giusta per trovare conferme e la continuità che serve.
Ore 22.00 – (La Nuova Venezia) «Sabato pomeriggio è stata una di quelle giornate in cui non mi sarei mai fermato. Quando l’arbitro ha fischiato la fine, ero contento per la vittoria e i tre punti conquistati, ma un po’ deluso perché avrei voluto che la partita proseguisse ancora». Sprizza gioia, Federico Varano, e non solo per il gol contro il Pordenone che ha sbloccato il derby, il match-winner della sfida, l’uomo che poi ha subito il fallo del rigore e ha indirizzato la sfida verdo un crinale in discesa dopo qualche spavento di troppo nel primo tempo. «Varano, come del resto Zaccagni, ha potenzialità enormi, che forse anche lui deve ancora scoprire completamente» ha sentenziato Michele Serena, «ma ha solo vent’anni e a quell’età non è semplice avere sempre quella continuità che ha espresso contro il Pordenone. Quando la troverà, spiccherà il volo». Musica con spartito celestiale per Federico Varano, che non poteva scegliere regalo migliore per festeggiare in anticipo il ventesimo compleanno che cade mercoledì. «Faccio fatica a crederci anche adesso» osserva l’attaccante arrivato in estate dall’Atalanta insieme a Magnaghi, «se dovevo scegliere un modo per segnare il mio primo gol da professionista, non avrei potuto fare di meglio. Ho avuto anche un pizzico di fortuna, il pallone è rimbalzato nella maniera giusta e l’ho colpito alla perfezione». Ride, forse ripensando a quei secondi, mentre osservava quel “siluro” che si alzava sempre di più fino a pennellare una traiettoria imparabile per Careri. Un eurogol, bellissimo, poi la corsa sfrenata verso la tribuna, l’errore del primo tempo cancellato con un colpo di spugna. «I gol facili non mi riescono» borbotta Varano, «ero andato a colpo di sicuro, di testa, forse l’ho colpita troppo bene». Stessa porta dove aveva fallito un’occasione ancora più clamorosa nella partita contro la Giana Erminio. «Beh, quella rimarrà nella storia di questo campionato» riprende Federico Varano, «quando ci ripenso, faccio davvero fatica a spiegare come da mezzo centimetro dalla porta non sono riuscito a buttarla dentro». Lombardo di Vigevano, Federico Varano aveva avuto il gol facile nelle giovanili dell’Atalanta, compresa la doppietta realizzata al Viareggio contro i belgi dell’Anderlecht nei quarti di finale. Un colpo di spugna, adesso, un gol da consegnare alla cineteca del campionato di Lega Pro, come le parole al miele di Michele Serena. «Il nostro allenatore crede in noi giovani e noi vogliamo ricambiare la sua fiducia». Mezzala o esterno, Varano è un jolly nella metà campo avversaria per il Venezia. «Mi piace questo ruolo, posso correre, posso inserirmi in area e cercare il gol». Come in occasione del calcio di rigore l’altro ieri contro il Pordenone. «Sì, non sono inserimenti casuali, in allenamento il mister insiste sempre per questi movimenti». A Meda era toccato a Zaccagni,con il Pordenone a Varano. «Con il Renate è stato il frutto di uno schema che proviamo sempre in allenamento, stavolta con il Pordenone l’esito di un’azione manovrata. Ciò che conta è che abbiamo preso tre punti pesantissimi, ora si respira molto meglio».
Ore 21.40 – (Giornale di Vicenza) Prova maiuscola doveva essere e prova maiuscola è stata. Il Real Vicenza ha fatto le prove con l´Alessandria per battere il Como. Non era facile tornare dal Moccagatta di Alessandria con un risultato positivo, e la squadra di Michele Marcolini ha saputo tenere testa alla vicecapolista sfiorando addirittura il colpaccio negli ultimi minuti. I “Grigi”, è giusto dirlo, hanno avuto qualche occasione in più per vincere la partita ma la prestazione dei biancorossi è stata incoraggiante in vista del big match col Como in programma al Menti domenica alle 16. Con questo pareggio il Real Vicenza ha mantenuto pressochè inalterato il distacco dalle prime, che sono ancora a portata di mano. Da segnalare, nella gara di Alessandria, la decisione di Marcolini di affidarsi dal primo minuto ai due nuovi innesti, Francesco Quintavalla e Francesco Margiotta, il primo di grande esperienza, il secondo di belle speranze. Entrambi hanno fatto la propria parte e c´è da scommettere che anche con il Como, in una gara di cartello per quel che riguarda la classifica, il timoniere del Real li getterà nella mischia dall´inizio. Nel complesso il Real Vicenza ha disputato una gara generosa e rocciosa, senza risparmiarsi sul piano fisico. Il girone di ritorno in questi primi due incontri disputati ha mostrato che sarà ben altra cosa rispetto all´andata. Lo conferma il fatto che il Real, contro Feralpi Salò e Alessandria non è riuscito a segnare, evidenziando qualche difficoltà nel finalizzare le azioni. Fa un po´ specie che le migliori opportunità siano capitate a Matteo Malagò e Riccardo Chiarello, due centrocampisti, che nelle battute finali con le veloci ripartenze biancorosse hanno messo in seria difficoltà la difesa di casa. Che servano reti per stare in alto nella classifica del girone è dimostrato anche dalla scelta, sofferta, del Real Vicenza di separarsi da Raphael Odogwu, un attaccante dalle caratteristiche importanti, per certi versi uniche, che però non ha feeling con il gol. Lo stesso giocatore ha confermato di essere in partenza. La destinazione probabilmente sarà Renate, squadra di metà classifica che sarà avversaria del Real Vicenza alla sesta giornata, metà febbraio. In effetti il rendimento del giocatore di origini nigeriane non può aver soddisfatto né la società né se stesso, visto che la casella dei gol è rimasta bianca e anche in fatto di presenze Odogwu non è riuscito ad esprimersi quanto avrebbe voluto e potuto, anche a causa di un infortunio che l´ha frenato. Sarà comunque un bell´arrivederci, perché Odogwu ha contribuito, a volte in maniera determinante, a spingere in alto il Real. Con la partenza della prima punta arrivata in estate dalla Virtus Vecomp è possibile che il diesse Davide Consolaro si muova per trovare un sostituto. L´attacco, infatti, è stato arricchito con Francesco Margiotta, un´altra seconda punta. Il Real potrebbe aver bisogno di un “gemello” di Sasà Bruno, uno quindi con qualità da prima punta e possibilmente con il fiuto del gol.
Ore 21.20 – (Giornale di Vicenza) Allarme Rosso non ancora («Una partita che potevamo vincere come perdere – dicono in coro Renzo e Stefano – quindi ci teniamo il punto che fa comodo e tiriamo dritto»), ma la spia stavolta si è accesa. La sensazione nitida che si è cristallizzata negli occhi del popolo virtussino è che questo gruppo sia in riserva. Col serbatoio delle energie nervose, quelle più preziose, agli sgoccioli, poichè fisicamente stanno ancora benone, altrimenti non avrebbero fabbricato un secondo tempo di corse e rincorse continue. Però l´impressione è che emotivamente Bassano abbia speso un capitale di risorse in questa mezza stagione abbondante perennemente all´assalto, con di fatto lo stesso organico dello scorso anno in C2 ma al piano di sopra a comandare. Aldilà che il Soccer Team sta incrociando una sequenza di rivali in gran condizione (l´Alto Adige pareva un videogioco per velocità d´esecuzione), forse è il caso di dragare il mercato a caccia di forze fresche. Il club vigila, Asta molto ci spera e un po´ ci conta. TENSIONE RIENTRATA. Già i veleni di un turbolento dopopartita, figlio di un gigantesco equivoco di fondo si erano diluiti sabato sera un´ora dopo la gara. La domenica a bocce ferme e mente fredda ha contribuito a rasserenare ulteriormente gli animi. Per Asta, che in maniera molto concitata aveva invitato la tribuna ad applaudire vigorosamente la squadra indicando ad ampi gesti il volto per rimarcare l´orgoglio dei suoi ragazzi di poter guardare tutti a testa alta dopo un campionatone da applausi scroscianti, la faccenda è già bella che sepolta. «Ma figurarsi – sottolinea una volta di più – avevamo sentito quel coro, pensavamo che ci venisse contestata la mancanza di attributi e sulle prime specie i ragazzi si erano risentiti. Chiarito il malinteso è tutto a posto, quei supporter sono encomiabili per come ci sostengono…». Sulla stessa lunghezza d´onda si sintonizza Dario Toninelli, uno di quelli che lì per lì era rimasto mortificato. «Dopo, parlando con loro abbiamo capito che quel coro voleva essere uno sprone – ammette il difensore – ma sul momento l´avevamo interpretato diversamente e non ci era piaciuto affatto. Tutto risolto e guardiamo avanti, loro cantano sempre ma anche noi ci mettiamo il cuore ogni match». Così provvede il portiere Gianmaria Rossi, il supereroe tra i pali virtussini a spargere buon senso a piene mani. «Ma dai, di cosa parliamo? – si sorprende il numero uno giallorosso – al 91´ ci sta un filo di tensione, qualche incomprensione, un malinteso, poi però è necessario stemperare, noi e loro vogliamo il bene del Bassano, non creiamo problemi dove non ci sono. Al loro sostegno teniamo tantissimo, come credo che loro apprezzino il nostro atteggiamento in campo, quello di chi non molla mai. Punto». Già, il resto è frittura d´aria.
Ore 21.00 – (Giornale di Vicenza) Mentre il Vicenza è alla ricerca di qualcuno che segni, tra chi è in rosa e tra chi potrebbe arrivare a rinforzarla, e il gol rimane il grande assente sulla scena anche dopo Latina, per ironia della sorte sabato si sono svegliati gli ex. La Ternana ad esempio ha vinto 2-1 sul Crotone grazie ad una doppietta di Valeri Bojinov, il bulgaro che va per i 29 e che i tifosi ricorderanno per quel mezzo campionato disputato in biancorosso, da gennaio a giugno 2013. A Vicenza arrivò via Verona, dove aveva giocato la prima metà della stagione, sempre in prestito dallo Sporting Lisbona. L´esperienza biancorossa di Bojinov non lasciò tracce brillanti, anche perché quella era la squadra che Dal Canto ereditò a gennaio da Breda senza riuscire a salvarla dalla retrocessione. L´attaccante bulgaro chiuse con 4 reti all´attivo, tante quante ne ha già realizzate dall´inizio della stagione con la sua squadra di oggi, la Ternana che ospiterà il Vicenza il 31 gennaio. Camisa e compagni sono avvisati. Nella stessa gara ha segnato il suo primo gol anche Stefano Padovan, ventenne punta di scuola bianconera che la Juventus aveva mandato in prestito a Vicenza nel gennaio 2014 dopo la prima metà del torneo giocata con il Pescara. Padovan, che non aveva fatto gol in riva all´Adriatico, non ne segnò neppure una in riva al Bacchiglione, risultando anzi una grande delusione. Padovan ieri ha firmato il gol del 2-1 per il Crotone, che tuttavia non ha potuto evitare la sconfitta. E tanto per completare il bilancio delle curiosità, fra gli ex attaccanti del Vicenza è andato a rete nell´ultimo turno anche Alain Baclet, oggi punta della Pro Patria (battuta a domicilio dal Pavia, capolista nel girone di Bassano e Real) e nei primi anni Duemila autore di 3 reti in 32 presenze con la maglia biancorossa. Meno male che Sforzini, altro ex del Vicenza, nella sfida di sabato a Latina ha calciato sulla traversa…
Ore 20.50 – (Giornale di Vicenza) Il Latina non se lo ritroverà più di fronte e sarà contento, avrà qualche chance in più di risalire la classifica dal penultimo posto. Lui è il portiere Mauro Vigorito: all´andata ha parato un rigore a Paolucci, nel ritorno di sabato quando Sforzini pensava di averlo bucato l´urlo di gioia gli si è strozzato in gola. «Eh in quell´azione sono stato fortunato… l´azione si era sviluppata in modo così rapido che ho avuto appena il tempo di accorgermi della deviazione, poi mi sono ritrovato la palla lì vicino: avrebbe potuto battermi sulla schiena e finire in rete sul rimbalzo dalla traversa e invece è andata bene, ma è stata anche l´unica nitida occasione che loro hanno avuto nel primo tempo» racconta Vigorito nel rivivere l´attimo dello scampato pericolo. Sta di fatto che 0-0 era stato al Menti con il Vicenza ridotto presto in dieci dall´espulsione di Bremec e salvato da Vigorito sul tiro dell´ex dal dischetto e 0-0 è finita anche al Francioni, di nuovo con il vice tra i pali perché il suo collega e numero uno scontava il turno di punizione per il rosso nel finale di Frosinone. Insomma Vigorito, ha fatto il bis… «Nel complesso è un punto che ci può stare e un pari va sempre bene soprattutto sul campo di una diretta concorrente alla salvezza. Peccato per quel paio di occasioni che abbiamo nella ripresa – ricorda Vigorito – ma mi pare sia stata una buona gara da parte nostra». Magari non proprio tutta, perché tra il primo e il secondo tempo c´è stata una bella differenza. «Diciamo che loro hanno avuto più il pallino del gioco nella prima parte di gara e noi forse abbiamo sbagliato qualcosa più del dovuto, però poi siamo stati più bravi nella ripresa, anche se non siamo riusciti a concretizzare». E questo è proprio il punto dolente. Almeno la squadra sembra aver raggiunto una sua solidità difensiva. «Ma io dico che dipende da uno spirito di gruppo che è la nostra vera forza: tutti fanno la corsa in più per il compagno, questa capacità di essere squadra è alla base dei risultati, non solo della solidità difensiva». Prima della partita si era augurato di dover parare meno che all´andata e tutto sommato è stato anche esaudito. «Diciamo che loro sono stati più a lungo nella nostra metà campo nel primo tempo, ma grandi tiri, traversa a parte, non ne hanno poi fatti». Intanto adesso che fa, torna dietro le quinte dopo aver chiuso imbattuto a Latina? «Ogni settimana mi preparo al meglio, perché questo è il mio lavoro, poi c´è un tecnico che fa le scelte». E Marino proprio alla vigilia dell´ultima gara ha detto di essere tranquillo perché sa di disporre di due validi portieri. «È un attestato di stima che mi fa piacere, d´altra parte Bremec ha sempre fatto bene la sua parte». È il ruolo, uno gioca e l´altro deve attendere la sua chance. «Sì, ma finchè c´è una sana competizione per il posto, non può che giocare sia a noi che alla squadra, perché tutti nel nostro gruppo, non solo noi portieri ovviamente, sono stimolati a dare il massimo». E anche questo può essere un bel punto a favore del Vicenza, basta riandare indietro poco con la memoria, alla stagione con Frison e Russo, per ricordare che la convivenza sotto lo stesso tetto di due buoni portieri non è poi così scontata.
Ore 20.30 – (Gazzettino) Titolare in campo a 45 anni e 182 giorni. Andrea Pierobon aggiorna il suo personale record che corona un’esemplare carriera da professionista. Ormai gli aggettivi si sono sprecati all’indirizzo del portiere del Cittadella, ci fa piacere definirlo rubandogli una parola che lo stesso Pierobon ha usato nell’intervista: esempio. Chiamato in causa da Foscarini con il Modena, ha risposto “presente”», si è fatto trovare pronto all’appuntamento. «Non vi nascondo che nonostante i miei 45 anni sentivo dentro una certa tensione prima di scendere in campo, avevo lo stomaco un po’ in subbuglio. Non giocavo una partita dalla scorsa primavera, e sapete quanto tenga a questa maglia». È andato tutto bene. «Ero sereno, pronto e preparato. Ogni giorno mi impegno al massimo, so qual è il mio ruolo in squadra, e negli allenamenti cerco di essere un esempio per i miei compagni di squadra». Adesso si aspetta la riconferma da parte di Foscarini? «Sinceramente nemmeno mi sono posto la domanda, sono già concentrato per la ripresa dei lavori, ci attende la difficile trasferta di Avellino. Le scelte spettano al tecnico, e quando lui chiama bisogna essere pronti ad offrire il massimo contributo. C’è una salvezza da raggiungere, ci sono 20 partite che dovranno essere considerate tutte finali e ognuno deve sentirsi importante, ed essere il primo tifoso del compagno che scende in campo». Il suo rapporto con Valentini? «Direi ottimo, penso sia anche migliorato nei sei mesi trascorsi a Cittadella. Ognuno ha il proprio carattere, c’è sempre grande rispetto tra colleghi». Sabato, preso il gol dal Modena dopo pochi minuti, si è arrabbiato parecchio. «Per forza, non si possono prendere infilate del genere, andare sotto in casa su una ripartenza. Se vogliamo vincere, certi errori vanno evitati». Una storia già vista, una brutta costante di questo Cittadella che soffre momenti di amnesia, che spesso difetta in continuità anche nell’arco degli stessi novanta minuti. Sabato tra il primo e il secondo tempo si sono viste in campo due squadre completamente diverse. «Inconsciamente, l’ultimo posto in classifica pesa, ti toglie serenità, e giocare con l’assillo di dover fare risultato non è mai semplice. Ecco spiegata la discontinuità: nella ripresa con il Modena, in svantaggio, c’era il solo pensiero di recuperare, il Cittadella ha creato tanto e meritava di vincere. Siamo stati sfortunati, anche in certe decisioni arbitrali». Pure in questo caso ci sono precedenti in stagione e va detto che il Cittadella non è “fortunato” nei confronti della classe arbitrale. «Appena arrivato a casa mi sono rivisto le immagini della partita, il gol annullato a Minesso era regolare. E nel primo tempo c’era un rigore su Sgrigna». Altri punti scivolati dalle mani: qualcosa ti tolgono gli altri, qualcosa butti via da solo, si spiega così la classifica preoccupante. «C’è un grande equilibrio generale, e in questo caso basta pochissimo per fare la differenza. Il Cittadella potrebbe avere almeno quattro punti in più, sarebbe tutta un’altra storia». Il messaggio di Andrea Pierobon ai tifosi è chiaro: «Mi sento di dire che possiamo centrare l’impresa. L’ho ribadito ai compagni di squadra: ci salviamo, ma voi aiutateci, anche se non vedete sempre il Cittadella del secondo tempo di sabato».
Ore 20.10 – (Mattino di Padova) Inossidabile, infinito Pierobon. Se Cittadella-Modena resterà negli annali, non sarà certo per le polemiche legate ad un arbitraggio mediocre o per il punticino con cui entrambe le squadre sono tornate in spogliatoio al termine di una gara dai due volti. Sarà, invece, per l’ennesimo record battuto dall’uomo-simbolo della squadra granata. Nessuno in Italia, a livello professionistico, è mai sceso in campo alla sua età: 45 anni. Schierato titolare, a sorpresa, da Claudio Foscarini («Guardo come stanno i giocatori e decido di conseguenza: l’allenatore ha il dovere di fare delle valutazioni, di tenere conto di chi sta meglio fisicamente e di testa»), Andrea Pierobon, che è nato il 19 luglio 1969 a Cittadella, ha infatti migliorato se stesso, dopo le tre presenze in serie B fatte registrare da 44enne nella scorsa stagione, con tanto di rigore decisivo parato nella gara con il Siena. Chiamato nuovamente in causa, ha risposto presente all’appello: «Ho saputo che avrei giocato contro il Modena soltanto poco prima di pranzo», spiega il diretto interessato, «ma mi sono sempre allenato bene e sapevo che mi sarei fatto trovare pronto. Sono qui per dare il mio contributo, non è importante chi gioca». Da vero uomo-spogliatoio, Pierobon si sofferma anche sul momento del collega Alex Valentini, che, a 26 anni, potrebbe essere suo figlio: «È un professionista e sa che durante l’anno possono capitare queste situazioni, sono scelte del mister, non certo bocciature. L’atteggiamento del secondo tempo è quello giusto per risalire. Durante queste due settimane ci siamo guardati in faccia e siamo pronti per fare un nuovo campionato, diverso dal girone d’andata». Purtroppo il suo rientro non è coinciso con il ritorno alla vittoria, Pierobon non ha però nulla da rimproverarsi: nessuna colpa sul gol di Schiavone e un intervento reattivo nel finale sul pericoloso diagonale di Granoche.
Ore 19.50 – (Gazzettino) «Mi aspettavo qualcosa di più dato che abbiamo incontrato una diretta concorrente, ma c’è bisogno di un po’ di tempo per lavorare». Mario Vittadello commenta così il pareggio senza reti del Thermal nell’anticipo con lo Scandicci, terza partita della sua gestione. «Non bisogna limitarsi a guardare il risultato, si deve guardare la prestazione e lavorare su questo. Non sono soddisfatto per come è andata la partita perché a me piace gestirla di più. Nel secondo tempo abbiamo sofferto sul piano fisico e il palleggio degli avversari, e questo non mi va. Poi è vero che si devono riconoscere anche i meriti dello Scandicci dato che abbiamo incontrato una squadra che è molto aggressiva quando gioca in casa». Dopo tre gare nelle quali sono arrivati quattro punti, è ancora presto per fare un primo bilancio dal suo arrivo in panchina. «Sono arrivato per cercare di fare il meglio possibile e per cercare di uscire da questa situazione di classifica. In questo momento la squadra ha bisogno di restare tranquilla, concentrata e di lavorare, che è l’unico rimedio che conosco. Oltre a recuperare una condizione fisica che ci permetta di disputare sullo stesso livello l’intera gara, ci vuole un po’ di tempo per assimilare i nuovi innesti. Stiamo anche cercando di ovviare alle due-tre partenze che ci sono state per completare la rosa, vediamo quello che è possibile fare». La classifica nella zona calda è molto corta, complice anche la vittoria del San Paolo con il Mezzolara. «Con il pareggio di sabato muoviamo la classifica, ma bisogna essere consapevoli che per uscire da questa situazione serve fare qualche vittoria di fila ed essere determinati». Oggi ripresa della preparazione in vista della gara mercoledì a Monteortone con il Fidenza. «È da affrontare con il piglio giusto e dobbiamo avere più voglia di andare a fare male all’avversario».
Ore 19.30 – (Gazzettino) «La mia intenzione era quella di fare un cross, ne è uscito un tiro che il portiere ha smanacciato nella sua porta. È andata bene e se ogni tanto la fortuna gira anche per noi non la buttiamo via». Le parole sono di Davide Bianchi, autore del sigillo che in pieno recupero ha consentito al San Paolo di espugnare sabato il campo del Mezzolara. Tre punti che interrompono un filotto negativo di tre sconfitte di fila e che consentono ai gialloblù di prendere una boccata d’ossigeno rilanciandosi nella corsa salvezza. «È un successo che ci dà morale, adesso dobbiamo cercare di ottenere il massimo mercoledì con la Fortis Juventus e domenica con il Delta Porto Tolle, per poi lavorare bene durante la sosta e affrontare gli ultimi tre mesi nel migliore dei modi». Sabato è stato anche il debutto in panchina di Vito Antonelli, subentrato a Damiano Longhi dopo la sconfitta interna con la Virtus Castelfranco. «Durante la settimana ci siamo allenati bene e quando lavori al meglio i frutti si vedono. La colpa comunque non era di Longhi, ma il cambio ci ha dato una scossa. È stata una decisione della società e la rispettiamo, anche se a livello societario c’è un po’ di confusione». Il passaggio di proprietà al “famoso” gruppo olandese non si è infatti ancora concretizzato e i giocatori non percepiscono lo stipendio da due mesi. Bianchi ci è già passato in carriera.
«Mi ero trovato in una situazione analoga quando giocavo a Spoleto. I problemi economici sono sicuramente un pensiero, ma la domenica non vai in campo per perdere o ti alleni svogliatamente durante la settimana. Personalmente do sempre il massimo e quell’anno a Spoleto fu una grande stagione chiusa con il quarto posto in classifica». Tornando all’attualità dei problemi sanpaolini, aggiunge: «A dicembre avevo la possibilità di andare via dato che c’erano alcune squadre al sud che mi volevano, ma sono rimasto credendo in questa società e spero che si risolva quanto prima il problema per poter essere più tranquilli e pensare solo alla rimonta in campionato». Tornando ad Antonelli, la sua è stata una metamorfosi in pochi mesi: da capitano della squadra a collaboratore di Longhi per via di un infortunio e adesso tecnico della squadra. Che effetto fa avere per allenatore un coetaneo che fino a poco tempo fa era un vostro compagno di squadra? «Ha fatto a tutti un effetto piacevole, siamo convinti che ci può aiutare. Si vede che gli piace allenare e ha accettato subito quando la società gli ha proposto l’incarico. Sa di avere tutto il nostro appoggio, lo vedo sicuro di sè e deciso. Ed è molto preparato».
Ore 19.10 – (L’Arena) Il Legnago perde due punti quando sono passati 34 secondi dopo i 5 minuti di recupero della ripresa e mister Orecchia pensa di aver centrato il primo successo della sua gestione dopo cinque gare. Invece il numero 17 del Kras Repen indovina un sinistro che beffa Fazzino all’incrocio. Così il Legnago è sempre più invischiato nella zona play out essendo quint’ultimo, mentre la zona pericolosa va fino al sest’ultimo posto. Quello con i friulani del Kras Repen era una spareggio-salvezza da vincere a tutti i costi per staccare l’avversario. Orecchia preferisce in difesa ancora Zambrano al posto di Talin che in settimana con Farinazzo ha giocato con la rappresentativa di serie D. Coppia centrale Gona – Friggi, al rientro dopo il turno di squalifica. Al centro dell’attacco Fioretti con Farinazzo, Valente e Zerbato pronti ad inserirsi. Subito Zerbato (migliore in campo) al cross, Del Nero anticipa Valente.Falli su Zerbato e Farinazzo. Fra gli ospiti che hanno fra i pali Filippo Mosetti, classe 1990, al posto dell’ex Budicin, si fa vivo Rabbeni. Al 23′ Legnago in vantaggio: sugli sviluppi di un corner di Valente, Zerbato trova un rasoterra che batte sul palo alla sinistra del portiere e termina in rete. Al 34′ un tiro di Fioretti è stoppato dal forte Spetic. Al 37′ azione Tanaglia-Viteritti-Farinazzo con cross parato. Nella ripresa punizione di Valente con incornata fuori di Gona. Il Kras Repen attacca e Fazzino deve deviare in angolo due volte le conclusioni di Del Nero e Rabbeni; al 17′ salva Gona. Al 15′ Corvaglia salta Friggi ma non inquadra la porta. Il Legnago che ha sostituito Fioretti con Adriano cerca il raddoppio che non arriva: Zerbato serve Adriano al 22′, Farinazzo al 27′ lanciato a rete è affronato rudemente e guadagna un corner. Al 30′ Kras Repen in 10 per l’espulsione di Knezevic che ha deviato di mano in rete il pallone. Il Legnago spreca con Zerbato (34′), mentre Viteritti(38′) si fa ribattere il tiro. Viviani al 44′ non inquadra la porta e poi Zerbato tutto solo tira fiaccamente. La beffa è in agguato e Andrea Maio,classe 1996, non controllato da Viviani, indovina il gol che fa gioire i suoi, mentre il Legnago si dispera. «La fortuna non ci è propizia», commenta un deluso Orecchia, «e bisogna cominciare a vincere». Domenica si va a Montebelluna, un campo a volte favorevole ai colori biancazzurri: sperare non costa nulla. L’allenatore ospite Anton Zlogar giudica giusto il pareggio: «Un punto importante psicologicamente per noi»., Per l’ex Budicin, 32 gare con il Legnago 2013-2014, «Il pareggio ci può stare».
Ore 18.50 – (Trentino) L’allenatore del Mezzo Luca Lomi non nasconde il rammarico per la sconfitta per tre a uno contro il Fontanafredda: «Strano perché non abbiamo mai subito tre gol in casa fino ad ora. Il primo tempo credo sia stato lo specchio della nostra annata. Dove la squadra prova a giocare, passa in vantaggio, non riesce a gestire la situazione o dare il colpo di grazia e si fa raggiungere». La formazione rotaliana non ha giocato male, ma ha dimostrato alcune lacune in situazioni di palla inattiva. Specchio di ciò il fatto che i tre gol subiti siano arrivati da calcio da fermo. «È questione di cattiveria, esperienza e di tutte le cose che a noi magari mancano – ammette Lomi -. Dobbiamo crescere in fretta se vogliamo salvarci. Abbiamo fatto male a livello di marcature e calci piazzati, ma non a livello difensivo o di impostazione. Anche sul tre a uno non abbiamo mollato nulla». Nel prossimo turno il Mezzocorona giocherà in casa contro il Belluno. «In settimana lavoreremo per affrontare al meglio il nostro avversario, ma dobbiamo pensare di provare a fare bene sempre, indipendentemente da chi abbiamo davanti».
Ore 18.40 – (Trentino) Per il Mezzocorona é notte fonda. I rotaliani cadono sul proprio campo per tre a uno contro i friulani del Fontanafredda e sono sempre più ultimi in classifica. Il gol di Caridi al 23′ è solo un’illusione, prontamente smorzata dalla rete delll’ex Florean e da una doppietta da calcio piazzato di Tonizzo. Partono bene i ragazzi allenati da Tesolin che provano a creare qualche pericolo alla porta difesa da Zomer con gli inserimenti di Salvador e Florean, ma la prima occasione degna di nota è per gli uomini di Lomi, con Rota che dagli sviluppi di un calcio d’angolo mette alto con un colpo di testa. Al 13′ Bentivoglio si libera bene per il tiro dalla destra, ma la conclusione del numero 9 viene respinta dall’estremo difensore ospite. La partita è piacevole, con la formazione rotaliana che tiene bene il campo e al 23′ passa in vantaggio. Autentico pezzo di bravura di Caridi che si accentra dalla destra e dai venti metri fa partire un mancino di precisione chirurgica che bacia la base del palo e si infila in rete. I gialloverdi, però, soffrono spesso le situazioni da calcio da fermo e il Fontanafredda appena sei minuti dopo pareggia con l’ex di turno Florean. Punizione dalla trequarti, sponda di testa di Tonizzo e Florean mette il pallone in rete a pochi passi da Zomer. Al 42′ il Fontanafredda gela i padroni di casa. Florean si incunea in area di rigore e viene atterrato: per il direttore di gara è massima punizione e dal dischetto Tonizzo non sbaglia. Seconda frazione di gara che si apre con un tentativo di Gironimi che, sugli sviluppi di un calcio di punizione, spara da posizione defilata tra le braccia di Vicario, mentre gli ospiti ci provano dalla distanza con Florean e Nastri, ma il pallone finisce alto in ambo le occasioni. Al 64′ Lomi prova a dare la “scossa” inserendo una punta esterna, Micheli, e togliendo un centrocampista, Melchiori, ma ad andare in rete sono nuovamente i friulani. Al 68′ Tonizzo con un calcio di punizione deviato dalla barriera batte l’incolpevole Zomer per la terza volta. Il Mezzocorona prova a rientrare in scia con due buone occasioni, ma senza fortuna. Al 71′ Bentivoglio calcia dai 25 metri, ma il portiere ospite si distende bene sulla propria sinistra e mette in angolo. Passano due minuti e Baltieri crossa dalla sinistra: buono il velo di Alouani, ma Micheli dall’interno dell’area di rigore spara con il sinistro in bocca al portiere. Da qui alla fine succede davvero poco…
Ore 18.20 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Andrea Nobile, assieme Kelvin Appiah, era l’ex di turno di questo derby trevigiano. Per lui un gol, una buona prestazione anche se alla fine pesa di più il rammarico per la sconfitta e il gol sbagliato nel secondo tempo quando si è trovato a tu per tu con Pazzaia. «Mi sarebbe piaciuto di più festeggiare qualche punto piuttosto che il mio gol in occasione di una sconfitta – ammette Nobile – oggi purtroppo abbiamo sbagliato troppo in attacco, c’erano le occasioni per vincere ma il Giorgione è stato più concreto di noi ed ha trovato i due gol per la vittoria. Effettivamente c’è tanto rammarico per questa partita». Dopo la vittoria di domenica con il Padova è subentrato un certo appagamento? «No, la squadra era carica. Abbiamo subìto gli avversari per una ventina di minuti nel primo tempo ma poi nel secondo tempo abbiamo avuto le occasioni per vincere. Non abbiamo sfruttato quanto avuto, altrimenti il risultato sarebbe stato diverso». Il Giorgione come l’ha visto? «Sono stati più concreti di noi ed hanno disputato sicuramente una bella partita, il pari poteva essere un risultato più giusto, abbiamo buttato al vento almeno un punto, cercheremo di rifarci già domenica prossima!».
Ore 18.10 – (Gazzettino, edizione di Treviso) «Un capitano, c’è solo un capitano!». Mentre gli ultras castellani esultano per la vittoria conquistata esaltando la “bandiera” castellana, il capitano ringrazia e riconosce il merito anche ai suoi compagni, in una domenica dove mancavano tanti titolari e dove la squadra appariva rivoluzionata. «Siamo stati bravi a conquistare questi tre punti – dice Andrea Gazzola – ci mancavano tanti giocatori e non era facile giocare con diversi ragazzi al debutto e che hanno giocato in ruoli diversi dal solito. Siamo stati compatti come squadra mantenendo la concentrazione sino alla fine…la vittoria è meritata!». Il contropiede l’arma della vittoria? «Sì, siamo stati bravi a sfruttare le ripartenze, cosa che solitamente faceva molto bene l’Union Pro. Questa vittoria davvero è importante per il morale della squadra, perché è stata conquistata contro un’ottima squadra che era in un gran periodo di forma e perché è stata conquistata in condizioni particolari, con tante assenze». Dura tenere il passo di tanti giovani? «Sì: ho trenta anni e non è facile ogni domenica tenere il passo di chi ne ha venti! Comunque per ora teniamo botta e quindi avanti così!».
Ore 18.00 – (Gazzettino, edizione di Treviso) «Il calcio è fatto così – sbotta Checco Feltrin a fine partita – loro hanno segnato e noi no. La partita la potevamo vincere anche noi, anzi negli ultimi venti minuti ero davvero fiducioso di poter conquistare i tre punti, loro stavano calando, ma le occasioni vanno sfruttate e noi non l’abbiamo fatto». Errori sottoporta ma anche in difesa c’è stata qualche disattenzione: «Sul primo gol ci siamo fatti scappare il giocatore in occasione del calcio d’angolo, poi nel finale se lasci un metro a Gazzola può essere che subisci il gol. Sicuramente qualche disattenzione ci ha compromesso il risultato!». Può essere che la squadra sia scesa in campo già appagata dopo la vittoria di domenica? «No, forse ci è mancato lo stesso spirito, ma in settimana avevamo lavorato per tenere alta la tensione. Abbiamo faticato ad entrare in partita nella prima mezz’ora ma poi la squadra si era imposta bene. Ma se non segni non vinci! Ad un certo punto sembrava che ad entrambe le squadre andasse bene il pari, un risultato che ci poteva stare. Poi ci siamo fatti male da soli!».
Ore 17.50 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Antonio Paganin esulta per la vittoria conquistata. Con una squadra rivoluzionata per le tante assenze, coglie i tre punti contro un avversario che alla vigilia aveva definito «fortissimo». «Confermo che l’Union Pro è una grande squadra – attacca il mister del Giorgione – ma noi siamo stati bravissimi, abbiamo fatto quello che loro avevano fatto domenica scorsa con il Padova, li abbiamo colpiti nelle ripartenze. Con la stessa tattica avevano perso contro l’Arzignano qualche domenica fa: così ho capito che dovevamo fare anche noi così, dovevamo ripartire veloci». Più concreti rispetto al solito? «Sì, questa volta abbiamo sfruttato meglio dell’avversario le occasioni avute, non ci capita spesso. Viste anche le tante assenze, abbiamo conquistato una bella vittoria, un gran passo in avanti per il nostro progetto di crescita». Gli innesti e i spostamenti fatti per coprire le assenze? «Bene i nuovi arrivati che si stanno integrando al meglio e Pazzaia ma bene anche chi ha giocato in un ruolo non suo come Eberle e Giacomazzi».
Ore 17.40 – (Tribuna di Treviso) Andrea Gazzola è tornato. Castelfranco riabbraccia il suo capitano, tornato a firmare una vittoria con un gol dei suoi. Un gol decisivo, alla sua maniera – testardo, generoso, indomito Gazzola – ma anche potenza, tecnica e precisione. Un gol che ha fatto tornare in mente ai tifosi castellani altre imprese decisive, quando ‘Speedy’ Gazzola trascinava il Giorgione e Castelfranco dai bassifondi del calcio dove erano sprofondati in seguito al fallimento dell’estate del 2000, fino al palcoscenico attuale. Nell’applauso dell’Ostani di ieri c’era un misto di tributo e ringraziamento verso il capitano di tante battaglie, che seppur abbia intrapreso una fase di carriera calante (la carta d’identità non fa sconti nemmeno agli eroi), ha saputo ancora una volta essere decisivo per i suoi colori. E nel momento di maggior difficoltà. Partita aperta, in bilico per un’ora e più, l’Union Pro reduce dalla settimana trionfale seguita all’impresa di aver battuto il Padova in inferiorità numerica, che ha ancora tanta birra per il finale. Giorgione in difficoltà, molti suoi uomini tirano il fiato lungo: Podvorica, Eberle, Episcopo, Vigo, lo stesso Gazzola. Manca un quarto d’ora e Feltrin annusa profumo di 3 punti. Ma è nelle difficoltà che gli eroi trovano la forza per compiere imprese straordinarie. Podvorica ruba palla a metà campo, lancio in diagonale per il capitano che avanza di potenza sempre in diagonale, arriva al limite e scarica una bordata (Noè potrebbe far meglio a dire il vero) che si insacca. Applausi scroscianti. E un gol che appare quasi una beffa per Feltrin e la sua Union Pro: sconfitti proprio sulla loro dote migliore. Infatti il secondo tema della giornata ruota attorno all’aspetto tattico. L’Union Pro, non lo scopriamo certo adesso, fa delle ripartenze veloci la sua arma letale. Davanti ha missili intelligenti che lanciati con in verticale colpiscono e affondano con precisione chirurgica. Nobile in particolare (31′ p.t., gol del momentaneo pareggio: pallone verticale a tagliare come un bisturi la difesa rossostellata e Nobile in area a saltare con un colpo sotto Pazzaia), ancora Comin e Cattelan a più riprese fanno attorcigliare le budella a Paganin, ma vuoi la poca mira, vuoi l’ottima vena del giovanissimo Pazzaia, i rossostellati la passano liscia. Hanno occasioni rilevanti Cattelan al 44′ del p.t. (Serena-Nobile-Cattelan con il bisturi, Pazzaia para bloccando a terra), Comin al 4′ del s.t. (lanciato a rete, Pazzaia salva a valanga, poi la punta non trova di meglio di simulare un rigore, rimediando il giallo) e ancora Nobile 20′ dopo (a tu per tu con Pazzaia ha il pallone sul sinistro ma vuole concludere di destro e fa la frittata telefonando il tiro goffamente). I missili intelligenti di Feltrin qualche volta fanno cilecca e questa è una di quelle. Union Pro comunque con più in gamba, rispetto al Giorgione, sopratutto nel finale. Forse la squadra di Feltrin ha pagato nella prima mezz’ora la sbornia di onori seguita all’impresa casalinga contro la corazzata padovana, approcciando l’incontro con minore intensità del dovuto. Lo stesso gol del vantaggio del Giorgione (28′: cross da calcio d’angolo, Gazzola sul primo palo allunga al centro per Vigo che di testa insacca, con il portiere Noè uscito a farfalle) era arrivato più a seguito di una ballata collettiva in difesa che per meriti di Gazzola e compagni. Chiudiamo con il Giorgione: è in crescita, sta ritrovando condizione e pur trovandosi di fronte un avversario atleticamente più in palla, ha fatto quadrato sapendosi difendere quando doveva farlo e offendendo al momento opportuno (ricordiamo un paio di buone occasioni per Episcopo all’inizio, poco preciso nelle conclusioni). Il Giorgione ha dimostrato di saper soffrire e saper far male anche nei momenti di difficoltà. È la dote dei combattenti. Attendendo il ritorno degli eroi.
Ore 17.20 – (Trentino) A fine gara allarga le braccia: Davide Zoller ai suoi non può proprio chiedere di più. E, per l’ennesima volta in questa stagione, la beffa è arrivata negli ultimissimi minuti, quando ormai lo zero a zero sembrava scritto. «Abbiamo fatto una buonissima partita – queste le parole del tecnico lagarino – e siamo stati castigati, immeritatamente, all’89’ da un gol incredibile di un fuoriclasse della categoria quale è Trinchieri. Se guardiamo le occasioni da rete e la mole di gioco anche il pareggio ci sarebbe stato stretto. Che altro dire: non posso che fare i complimenti ai miei giocatori per l’approccio e per la prestazione fornita, perché abbiamo fatto il massimo. Gli episodi e “certi” giocatori fanno la differenze, Trinchieri è uno di questi. Spiace tornare a casa con i complimenti degli avversari ma a mani vuote». Si fa sempre più dura. «Durissima – conclude Zoller – ma noi non molleremo la presa perché, prima di tutto, ci sono da onorare una società e una maglia. Fino a quando la matematica sarà dalla nostra parte noi lotteremo con le unghie e con i denti come abbiamo fatto da settembre ad oggi».
Ore 17.10 – (Giornale di Vicenza) Arriva provato Paolo Beggio: dal Mori e da qualche commento di troppo in tribuna. «Capisco che a 31 punti sia bello sognare, ma il nostro obiettivo resta sempre quello, la salvezza. Raggiungiamo quota 42 e poi ne parliamo. Nel frattempo, restiamo con i piedi per terra». Come dargli torto visto che gli avversari, appena 8 punti in classifica, ancora qualche minuto e si sarebbero portati a casa il pareggio. «Quello che resta di oggi è il risultato, poi è vero, è stata una gara sofferta nella quale non eravamo i soliti. Ci può stare, però, nell´arco della stagione». La chiave della svolta nel thé dell´intervallo: «Ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti di far muovere la palla sugli esterni. Il gol è arrivato così. Certo oggi abbiamo tenuto il massimo con il massimo sforzo, ma è il nostro destino».
Ore 17.00 – (Giornale di Vicenza) Diciamo la verità: bello far soffrire il Padova, bellissimo battere l´Altovicentino nel derby, ma se hai obiettivi di salvezza vittorie così hanno un sapore ancora migliore. Perchè squadre come il Mori sono la classica buccia di banana che se ci metti il piede sopra ti fai molto male. Forse farebbe bene a ricordarselo anche qualche tifoso troppo esigente. Vero, la striscia recente di risultati e la prospettiva di entrare in scivolata nella zona playoff autorizza a sognare più in grande, ma guai a perdere di vista la realtà. Che nel caso specifico è un Mori Santo Stefano solo sulla carta schierato con un 4-3-3- offensivo. Diener, infatti, si mette a 5 dietro tenendo le distanze cortissime tra i reparti. Ed al 13´ per poco non raccoglie i frutti di tanta prudenza: Tiso, liberato dal colpo di tacco di Calliari batte a colpo sicuro da due passi ma Dall´Amico risponde con una grande parata di piede.
Carlotto illumina una giornata per lui senza gloria al 16´, con una discesa a sinistra che semina lo scompiglio in area trentina. Vignaga (il migliore insieme a Beccaro) prova a spiegare il modo migliore per aggirare la Maginot avversaria ma Trinchieri arriva un pelo in ritardo sul suo cross ed i compagni si incaponiscono in penetrazioni centrali e cross lenti, quando non imprecisi, in area. Al 23´ Imperatrice ha una buona palla al limite ma calcia debole e centrale. Al 29´ Carlotto conquista una punizione sullo spigolo dell´area ma sbaglia il tiro. Altra sortita degli ospiti e risposta di Beccaro ma da qui a parlare di occasioni gol ce ne passa. Al 43´ Tiso telefona su punizione a Dall´Amico. Nella ripresa il Mori indietreggia ancor di più il baricentro ed al 3´ rischia su Trinchieri, che non riesce a trovare l´impatto di testa. Beccaro spinge e mette cross, nel deserto. Il Mori aumenta la densità, poi al 14´ prova il break con un cross di Igor Dossi, con Sceffer che di testa manda la sfera a lambire il palo alla destra di Dall´Amico. La pelata di Tiso è un punto di riferimento, lui corre e ci prova solo contro tutti. Al 18´ sembra fatta: Draghetti, appena entrato, raccoglie il cross basso di Beccaro e appoggia di piatto da un metro verso la porta. Sulla linea Rossatti è miracoloso nella respinta, poi Trinchieri insacca travolgendo Dal Fiume, che si infortuna. Tutto da rifare. Al 27´ proteste Arzichiampo: Fracaro, alter ego di Carlotto, finalmente si scuote e dopo essersi liberato elegantemente di due avversari crossa per Trinchieri che non riesce a deviarla di testa anche per il contatto di un avversario. Draghetti da una parte e Dossi dall´altra sono sempre vivi, ma la pericolosità continua a latitare. Fino al 42´, quando l´ottimo Vignaga lavora uno splendido pallone dalla destra e la mette per Trinchieri che di testa prende il tempo all´avversario e incorna sul primo palo. Esplode il “Dal Molin”, poi Dall´Amico blinda tutto mettendo i pugni sulla forte punizione di Tiso.
Ore 16.40 – (Il Piccolo) È il 40’ della ripresa. Marco Piscopo entra al posto di Spagnoli. A Trieste la carriera del talentuoso ex capitano della Primavera dell’Udinese era stata stroncata da quei maledetti crociati di entrambe le ginocchia. Fa piacere riverderlo in campo (aveva debuttato con la Sacilese per una manciata di minuti domenica a Monrupino). Fa male, molto male vederlo a terra dolorante solo 1’ più tardi. Una scivolata, un altro crac e la richiesta immediata del fratellone Luca di intervento dei sanitari della Sacilese. È ancora a terra Marco proprio sotto la gradinata che ospita i supporter alabardati che abbracciano i loro beniamini autori del pareggio. Già il destino è tanto beffardo quanto spietato. E si è accanito contro il bravo centrocampista. A tradirlo è di nuovo il ginocchio destro. Non riesce a mettere giù la gamba ed esce dal campo in barella tra gli applausi di tutti. A vent’anni con tre gravi infortuni sul groppone gli attestati di stima servono a poco. Ma di più non si può fare. Piscopo junior a Trieste è stata apprezzato, oltre che per le qualità viste in campo (quasi esclusivamente negli allenamenti), soprattutto per la sua serietà. Pur giocando poco Marco ha conquistato un pezzetto di cuore dei tifosi alabardati. Ma anche di tutti quelli che amano lo sport. Forza Marco.
Ore 16.30 – (Il Piccolo) Zona “Cesarini” o zona “Triestina”? Per i romantici dei detti popolari calcistici viene facile ricorrere al gergo che premia chi con audacia va in gol nel recupero perché è capace di non mollare. Ancora una volta l’Unione riesce a strappare punti preziosi nel finale, un segnale incoraggiante che avvalora sempre più una squadra in crescita e brava a crederci fino alla fine della partita. La Sacilese era avversario tosto, a Giuseppe Ferazzoli e a chi è sceso in campo, i meriti per il pareggio ottenuto in extremis. «Un punto guadagnato contro un’ottima squadra, all’andata non c’ero ma credo di non sembrare eretico se dico che la Sacilese è una di quelle che gioca meglio. Un’ottima partita, ben interpretata in entrambe le frazioni. Nel secondo tempo abbiamo rischiato qualcosa e in alcune circostanze siamo stati fortunati, ma il punto è assolutamente meritato per come lo abbiamo cercato e per come ci abbiamo creduto. Bravi i ragazzi, dopo la vittoria di domenica scorsa con il Mezzocorona. Sono contento perché vedo che stiamo giocando un discreto calcio». Di positivo, la tenuta della squadra, che ormai con costanza arriva fresca agli ultimi minuti di gara come è già successo più volte. «In generale stiamo bene. Bisogna considerare che noi tutta la settimana ci alleniamo sul terreno sintetico, in questo periodo con i campi pesanti accusiamo delle difficoltà. Ma per quanto concerne gli allenamenti, impegni, concentrazione sono molto soddisfatto. Tutto quello che viene proposto dal sottoscritto e dal preparatore atletico Mario Ciac i ragazzi lo svolgono con grande impegno e serietà. Questi sono i risultati, possono conseguire belle soddisfazioni come quella di oggi, anche se abbiamo preso solo un punto. Ma dobbiamo considerare il valore dell’avversaria, molto organizzata e su un campo difficile». Nel 2015 tre risultati utili consecutivi. State trovando la consapevolezza che forse mancava? «Il problema che ci blocca è la classifica, purtroppo è pesante. Siamo in una condizione dove non possiamo sbagliare assolutamente, però facendo ottime prestazioni e raggiungendo buoni risultati cresce la consapevolezza nei propri mezzi da parte dei ragazzi. Speriamo che questa piccola serie positiva abbia dato coraggio alla squadra. Devono convincersi che non sono inferiori alle squadre che ci precedono».
Ore 16.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) A fine gara il primo pensiero è per Marco Piscopo, il ragazzo appena ingaggiato infortunatosi appena entrato in campo. «Mi sono fatto male da solo – ha detto Marco, fratello di Luca, capitano dei rossoalabardati -. Ho sentito un crack e il ginocchio ha ceduto». Marco è già stato operato sia al ginocchio destro che a quello sinistro. Adesso bisogna attendere gli esami per capire la gravità dell’infortunio. Allarga le braccia Mauro Zironelli. «Una giornata proprio sfortunata – esordisce il tecnico -. Mi dispiace tantissimo per Marco. La partita? È andata così. Non avevamo iniziato bene. Dopo una ventina di minuti, però, eravamo riusciti a trovare il bandolo della matassa ed eravamo andati giustamente in vantaggio con il gol di Dario (Sottovia, ndr). A inizio ripresa abbiamo poi avuto almeno tre palle per raddoppiare. Non siamo stati abbastanza lucidi in area avversaria. Alla fine – sorride amaro – mi aspettavo la “punizione”. È anche vero che la Triestina nell’ultimo quarto d’ora ha speso tutto quello che aveva ed è stata premiata. Noi invece siamo visibilmente calati. Ho troppi ragazzi che stanno tirando la carretta dall’inizio e altri che sono reduci da infortuni che hanno ovviamente bloccato o ritardato la preparazione”. Nessuna vittoria nel 2015. «Si – riprende Ziro -, ma non dobbiamo farne un caso. Può succedere. Capita anche alle squadre che sono molto più attrezzate della nostra. Adesso – conclude e invita Ziro – dobbiamo concentrarci sulla prossima gara in trasferta a Seren del Grappa contro l’Union Ripa».
Ore 16.10 – (Messaggero Veneto) Beffa, amarissima beffa. La Sacilese viene raggiunta al novantesimo dalla Triestina, in un momento in cui, avendo esaurito i cambi, si trovava a giocare in dieci per il grave infortunio occorso, pochi istanti prima, a Marco Piscopo (per il giocatore, trasportato all’ospedale, si parla di distorsione al ginocchio destro). Un finale a tinte fosche per la squadra di Zironelli, che in precedenza aveva messo più volte alla corde la formazione alabardata, passando alla mezz’ora e sfiorando il raddoppio ad inizio ripresa. Sulla bilancia della gara anche una traversa colpita dal giovane (classe ’96) Stiso, una delle note più liete del pomeriggio sacilese. Arriva la nobile Triestina e lo stadio XXV aprile si prepara a dovere: buon pubblico, clima freddo, ma soleggiato, colori sugli spalti. Sacilese alla caccia della prima vittoria del 2015, alabardati galvanizzati dal primo successo interno stagionale, ottenuto domenica scorsa sul Mezzocorona. Zironelli per l’occasione recupera pedine preziose: tornano Baggio, Beccia e Manucci. In panchina il nuovo arrivato Mboup. Giuliani, invece, senza lo squalificato Proia e l’infortunato Fiore. La prima occasione è di marca ospite, al 3’, con un colpo di testa imperioso di Piscopo, dopo una punizione di Manzo: Baggio salva sulla linea. Al 20’ prova a scuotersi la Sacilese con una conclusione potente di Beccaro dal vertice sinistro dell’area. Di Piero blocca a terra. Alla mezz’ora il vantaggio liventino con Sottovia, che raccoglie di testa un morbido cross di Beccia dalla sinistra e deposita alle spalle di Di Piero. È il decimo gol dell’attaccante biancorosso. Reagisce la Triestina: al 35’ diagonale in area di Milicevic. Ma, attaccando, gli alabardati si scoprono alle ripartenze liventine: in una di queste, Beccaro si presenta a tu per tu con Di Piero in uscita, ma non riesce a scavalcarlo con un pallonetto. Nella ripresa, la Sacilese parte forte. Beccaro appena dentro l’area sulla sinistra apre troppo il suo esterno e manda a lato. Quindi il giovane Stiso ci prova dai 30 metri e la palla si stampa sulla traversa. I biancorossi continuano a spingere. Sottovia se ne va sulla destra, entra in area e scavalca in diagonale Di Piero, ma Luca Piscopo ci mette il piede e devia sul fondo. Era un gol fatto. Ferazzoli allora cambia: dentro Gusella al posto di Antonelli. E proprio il nuovo entrato con un diagonale mancino mette i brividi a Favaro. Ma è di nuovo Sacilese prima della mezz’ora: conclusione svirgolata di Favret dal limite che diventa un assist per Sottovia, che conclude sotto misura: Di Piero gli chiude bene lo specchio. Si arriva al finale thrilling: dopo un doppio cambio (Biasi per Beccaro e Marco Piscopo per Spagnoli), proprio il nuovo entrato Marco Piscopo si infortuna seriamente a un ginocchio. Sacilese in 10 e raggiunta sul pari da Aquilani, lesto a depositare in rete un’azione convulsa, nata da una traversa di Celli di testa.
Ore 15.50 – (Gazzettino, edizione di Belluno) C’è poca serenità a fine partita e inizialmente la decisione della società è quella di far arrivare in sala stampa il solo presidente Nicola Giusti. Ma dopo prevale il senso di responsabilità di chi riesce a comprendere anche le esigenze di tifosi e addetti ai lavori: «Mi sembra giusto fare da scudo a tutti – dice il presidente – siamo in un momento di difficoltà e la gara contro la Clodiense lo ha dimostrato. Fortunatamente abbiamo tutte le capacità per venirne fuori perché questa è una squadra che è sempre stata abituata a soffrire: sicuramente ne verremo fuori». Quali sono state le cause della sconfitta? «Siamo partiti bene e potevamo pure raddoppiare, siamo sfortunati perché i gol sono stati subìti in occasioni particolari. Noi siamo una squadra che vuole sempre migliorare di anno in anno e attualmente siamo in linea per raggiungere l’obiettivo che ci siamo prefissati. Stiamo perdendo dello smalto ma sono sicuro che tirandoci su le maniche lo ritroveremo e ci ritroveremo». È in discussione mister Parteli? «No, l’allenatore non è in discussione. Stiamo pagando le assenze e dobbiamo ritrovare la serenità e la fiducia, in questa categoria non bisogna commettere degli errori però se si aggiunge anche la poca velocità e la corsa, ecco che allora tutto diventa più difficile». Anche il direttore sporito Alberto Faoro collabora a dare solidità al quadrato in questo momento particolare: «Sapevamo che le gare contro la Clodiense sono aperte a tutti i risultati, gli episodi non ci hanno sorriso in particolare se si prende gol a 15 secondi dal termine del primo tempo. Sono fiducioso per il futuro perché anche all’andata la partenza era stata complicata: ora ci vuole pazienza, merce rara che nel calcio spesso non c’è». Siete forse un po’ delusi dalla posizione in classifica? «No, siamo contenti di dove siamo adesso e confidiamo sulle 15 partite che mancano: questo è il quarto campionato nazionale e il livello è molto alto! La rosa è competitiva e puntiamo al miglioramento come abbiamo sempre fatto, visto che sette anni fa eravamo in Prima categoria».
Ore 15.40 – (Corriere delle Alpi) Sorride amaro nel dopo partita l’allenatore della Union Ripa, Massimiliano Parteli. La sua squadra, oltre che averne beccate quattro a Chioggia, sembra essersi smarrita: «Non credo che abbiamo fatto così male. Penso che l’Union Ripa abbia fatto la sua partita, soprattutto nel primo tempo. Poi, nella ripresa, siamo crollati a livello generale. Chiaro che abbiamo subito qualche gol evitabile, ma non voglio condannare nessuno in particolare». Il pensiero naturalmente vola alla prestazione negativa del portiere Da Rif: «Quando sbaglia il portiere purtroppo non c’è rimedio. Chiaro che per noi l’assenza di De Carli è stata determinante, però il ragazzo è con noi da un paio di stagioni, quest’anno ha giocato poco ma conosco il suo valore. Capita, succede, ma nessun dramma». Nel secondo tempo la metamorfosi in negativo dei neroverdi: «Se nel primo tempo la prestazione è stata buona, nella ripresa abbiamo sofferto oltre misura la pressione dei nostri avversari. Non siamo in un buon momento, è vero, però non siamo nemmeno fortunati negli episodi. Credo che aver incassato il gol del pareggio poco prima dell’intervallo ci abbia condizionato. Era comunque una partita che si poteva perdere». Parteli incassa la fiducia del suo presidente: «Sono quì da sei anni, so di avere la totale fiducia da parte della società».
Ore 15.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) E pensare che non doveva giocare. Riccardo Santi infatti era sofferente per un malanno muscolare ma ha stretto i denti ed ugualmente è riuscito a mettere a segno una doppietta. L’attaccante si presenta con una evidente escoriazione al sopraciglio destro, «regalo» di una scarpata di un avversario. «L’arbitro addirittura mi ha ammonito per simulazione – ride l’attaccante granata. Comunque sono veramente contento sia per i gol che per la vittoria. Nel primo tempo la partita ha avuto momenti di stanca ma potevamo ugualmente segnare. Poi – prosegue – nel secondo tempo abbiamo aumentato il ritmo e credo che il risultato sia giusto». Santi ci descrive i due gol che hanno fatto saltare l’Union Ripa. «Quando tira Casagrande c’è sempre la possibilità che il portiere non trattenga e quindi sono corso verso la porta ed ho messo in rete. Sul secondo gol ho approfittato dell’errore del portiere. Sono contento anche per Mastroianni che ha lavorato tanto, ma anche per il giovane Marco Cigna che ha esordito molto bene». Il compagno di reparto Mastroianni ricambia gli elogi. «Siamo stati bravi a non disunirci dopo il loro gol e questo dimostra la nostra mentalità – ci spiega Mastroianni. A me piace lavorare per la squadra ed il primo pensiero è per la squadra. Noi attaccanti poi siamo agevolati perché abbiamo un centrocampo che macina gioco e ci procura tante palle gol ed una difesa quasi perfetta». Gara molto dispendiosa ma ottimamente giocata quella del giovane laterale Boscolo Matteo Nata. «Abbiamo iniziato bene ma non siamo riusciti a concretizzare. Poi, dopo lo svantaggio, – continua Boscolo Nata – abbiamo reagito e poi nella ripresa non c’è stata partita. Io ho spinto molto perché c’era la possibilità di affondare e metterli in difficoltà. Penso a migliorarmi, seguire i consigli dell’allenatore».
Ore 15.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Particolarmente soddisfatto del successo ma anche del gioco e del carattere della sua squadra è l’allenatore Andrea Pagan. «Credo che non ci sia nessun dubbio sulla nostra vittoria – ci tiene a precisare il tecnico lagunare – visto che loro hanno segnato con l’unico vero tiro in porta mentre noi abbiamo fallito alcune occasioni che potevano essere concretizzate con un pizzico di fortuna o lucidità. Nel primo tempo eravamo partiti bene – è l’analisi di Pagan – ma poi la partita si è spenta per poi riaccendersi sul fine del primo tempo. Sul nostro 1-1 c’è tutta la caparbietà della squadra che ha saputo conquistare una palla con Mazzetto e poi Casagrande che sembrava persa per poi andare in gol con Santi. Poi abbiamo messo la gara sui binari giusti e nel secondo tempo loro non sono mai stati pericolosi. Se posso imputare ai miei qualcosa è la troppa frenesia in certe circostanze». Il tecnico granata non sa individuare chi ha giocato meglio. «Credo tutti abbiano giocato bene – è il suo pensiero. Bravi i i giovani Pitteri che ha lavorato tanto, Cigna che pur non avendo le caratteristiche di Pelizzer ha giocato un’ottima gara così come Piaggio e Boscolo Nata». La squadra macina gioco ma anche ha inziato a segnare parecchi gol. Sette nelle ultime due partite. «Ora la media comincia a quadrare – commenta Pagan – così come i gol subiti. L’unica cosa che mi dispiace sono le ammonizioni subite, come quelle oggi di Boscolo D. Berto e Tiozzo che erano in diffida. Domenica prossima andremo a Tamai dove dovremo portar via punti per raggiungere al più presto la zona salvezza». Per adesso però si gode la zona play off.
Ore 15.10 – (La Nuova Venezia) Una Clodiense spumeggiante suona la rumba in faccia a una Union Ripa in stato confusionale e vince meritatamente di goleada. Granata superiori sotto il profilo del gioco e soprattutto bravi a concretizzare le occasioni da rete create. Vittoria, dunque, che non fa una piega, anche se nella prima mezzora le squadre si imbrigliano a vicenda, coprendo ogni spazio per impedire lo sviluppo delle azioni avversarie. Privo dello squalificato Pelizzer, mister Pagan non rinnega il suo marchio di fabbrica e nel ruolo di trequartista lancia il giovane Cigna. In mediana Pitteri sulla destra sostituisce Piaggio non ancora al meglio, mentre nelle retrovie Boscolo Nata (ottima la sua prova) si prodiga sia in chiave difensiva che in fase di spinta. Davanti c’è il recupero di Santi che, pur con qualche fastidio, stringe i denti, gioca e segna una doppietta. L’Union Ripa ha nel portiere De Carli l’assenza più importante, perchè il suo sostituto, Da Rif, ne combina di cotte e di crude e si porta sul gruppone almeno un paio di reti. Primi trenta minuti di grande equilibrio dove si registrano una zampata sotto misura di Mastroianni (1’), un diagonale teso non raccolto da nesuno di Cigna (4’) per i granata e un paio di conclusioni dalla distanza di Andreolla (10’) e Brotto (21’). Poi, mentre cala la nebbia sul “Ballarin”, la gara si accende con un colpo di testa di Mastroianni, su cross di Boscolo Nata, che colpisce il palo. La Clodiense sembra prendere campo ma improvviso, al 42’, arriva il vantaggio neroverde: Malacarne dal fondo mette dentro per Solagna il cui diagonale non è irresistibile ma supera un incerto Luca Tiozzo. I granata si gettano, però, immeditamente in avanti e, prima dell’intervallo. acciuffano il pari: sberla dal limite di Casagrande, Da Rif non trattiene e Santi mette dentro. Nella ripresa la nebbia scompare e la Clodiense illumina il “Ballarin” sfornando giocate di grande calcio. Granata che raccolgono la giusta ricompensa già al 7’ quando Moretto crossa dalla trequarti e Mastroianni, solo soletto, mette dentro di testa. Anche l’Union Ripa ha una reazione veemente e al 16’, al termine di una azione tambureggiante, sfiora il gol con un diagonale appena largo di Antoniol. Santi si prende una scarpata in faccia in area al 18’ ma per l’arbitro è tutto regolare. Il terzo gol è comunque nell’aria e arriva al 27’: campanile di Boscolo Nata verso l’area bellunese, Da Rif pasticcia in uscita e Santi tocca mandando la sfera in rete. L’Union Ripa è al tappeto e così Piaggio prima sbaglia di pochi centimetri al 36’ e, poi, al 42’, suggella il poker con un rasoterra non impossibile che conclude il pomeriggio da incubo di Da Rif.
Ore 15.00 – Disponibili sulla nostra pagina Facebook le foto scattate da Andrea Piva relative a Padova-Montebelluna.
Ore 14.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Un tempo a testa e un po’ di rammarico: Simone Brustolon, l’ex di turno, mastica amaro dopo il match. Perché il 2-2 finale sembra andare stretto al Tamai. Quanto meno per l’andamento della partita, più che per il risultato in sè. «Avevamo la gara in mano – commenta Brustolon – C’è rammarico per non aver vinto. Ma ce la siamo giocata alla pari contro una squadra forte e attrezzata come il Belluno. Alla vigilia del match, avremmo fatto la firma per portare via un punto dal Polisportivo. Poi, per come si era messa la partita, un punto ci va stretto». Il difensore, già capitano del Belluno, analizza nel dettaglio le due reti del Tamai. E non ha dubbi: «Abbiamo giocato bene. Specie nel primo tempo. Abbiamo trovato il vantaggio dagli sviluppi di un corner e siamo stati bravissimi a raddoppiare con un bel contropiede». La classifica sorride, ma l’obiettivo rimane la salvezza. «Abbiamo fatto ottime partite: speriamo di continuare così. Salviamoci il prima possibile, poi vedremo. Ma sarebbe bello rimanere in alto fino alla fine del campionato».
Ore 14.40 – (Messaggero Veneto) Bicchiere mezzo pieno o occasione persa? A questa domanda forse non si potrà dare una risposta: passare per due volte in vantaggio contro la terza della classe e tornare a casa con un punto può far male. Questo è l’umore nel dopo partita del Tamai: c’è aria di soddisfazione per aver fermato una grossa squadra, ma anche il rammarico di non essere riusciti a centrare l’impresa. Nell’entourage del Tamai poche recriminazioni: come sottolinea l’accompagnatore Pegolo, «si è fatta una buona gara, abbiamo giocato molto bene nel primo tempo dove potevamo chiuderla. Trovato lo 0-2 un loro difensore ha rischiato l’autogol, purtroppo il portiere è stato reattivo. Poi nella ripresa ci aspettavamo il forcing del Belluno che in pochi minuti ha ribaltato il risultato, merito loro e anche un po’ di sfortuna con il terreno non in perfette condizioni, che ha tradito i nostri difensori». Comunque sia, questo è un punto che alla vigilia sarebbe stato oro colato: la classifica è buona, la zona pericolosa lontana.
Ore 14.30 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Doppietta e un urlo strozzato in gola: il Cobra morde, ma non basta. Non basta perché il Belluno concede pochissimo, ma paga tantissimo, troppo. Non basta perché il guardalinee (solo lui) vede nella nebbia fitta del Polisportivo un fuorigioco che non c’è. E strozza l’urlo di Simone Corbanese. «Il terzo gol? Sinceramente non so – ammette Corbanese -. Avevo la folla dietro, ma dalla mia posizione non potevo capire». Dalla tribuna, però, sembrava di vedere benissimo. E di capire altrettanto bene: il gol del 3-2, la tripletta del Cobra, sembrava più che regolare. Perché l’attaccante gialloblù era partito in linea con l’ultimo difensore. «Siamo un po’ delusi: dovevamo vincere – commenta Corbanese, che antepone l’amarezza per i due punti gettati alla gioia per la doppietta -. Dovevamo essere più incisivi nel primo tempo. Nella ripresa, del resto, abbiamo giocato solo noi: il Tamai è sempre rimasto chiuso e non ha mai tirato in porta. Certo, non era semplice riacciuffare il risultato, per come si era messa la gara. In questo siamo stati bravi. Ma bruciano, eccome se bruciano, queste partite». Il secondo pareggio consecutivo lascia l’amaro in bocca. Corbanese non fa drammi. Piuttosto, suona la carica: «Dobbiamo essere lucidi, sempre. Dobbiamo metterci di più e darci una mano, tutti quanti. Niente drammi: da domani si lavora sodo». «Questo è un periodo strano, sfortunato – aggiunge Ivan Merli Sala -. Abbiamo fatto la partita eppure siamo andati sotto di due reti. Abbiamo subito gol al primo mezzo affondo del Tamai: dobbiamo lavorare su queste situazioni, perché potevamo e dovevamo fare meglio». Il centrale di difesa non getta la croce addosso a Solagna, colpevole di un intervento non propriamente perfetto sul primo tiro di Davide Furlan (e responsabile, forse, della rete dell’altro Furlan, Federico). «Tutta la difesa deve fare meglio in situazioni simili – spiega Merli Sala -. Nel secondo tempo, però, abbiamo giocato solo noi. Diciamo che al Tamai è andata bene: erano venuti qui per portar via almeno un punto e ce l’hanno fatta. Noi il gol vittoria l’avevamo segnato». Merli Sala esalta lo spirito con cui i gialloblù hanno saputo riprendere per i capelli un match che sembrava compromesso. E predica attenzione: «Tutte le partite sono difficili, anche quella contro il Mezzocorona (ultimo in classifica, ndr) di domenica prossima. Nel girone di ritorno tutti giocano al massimo».
Ore 14.20 – (Corriere delle Alpi) Episodio singolare. Mister Vecchiato è soddisfatto della prestazione della squadra, capace di recuperare il doppio svantaggio contro il Tamai, ma non si spiega la decisione dell’arbitro in occasione del rigore in favore del Belluno, perché un attimo prima aveva segnato Posocco: «E’ inspiegabile la decisione del direttore di gara . Prima ci ha annullato la rete e poi ha concesso il rigore senza però espellere il difensore, autore del fallo. E’ difficile interpretare questa decisone da parte del direttore di gara, non dimentichiamoci che i rigori si possono anche sbagliare. Il terzo gol annullato a Corbanese? Dalla mia posizione è impossibile giudicare. Rimango soddisfatto per la prestazione della squadra perché ha giocato bene contro una squadra che ha fatto e ottenuto la partita che voleva. Il Tamai si è difeso bene giocando in ripartenza». Due gol subito nel primo tempo. Le due reti confezionate da Federico Furlan e Sellan non tolgono il primato al Belluno come migliore difesa ma suona un campanello d’allarme per Merli Sala e compagni che nelle ultime due partite hanno subito quattro reti. «Nelle ultime sfide, abbiamo preso qualche gol di troppo e vogliamo assolutamente migliorarci nelle prossime. È anche vero che il nostro modo di giocare, con tanti giocatori in attacco, ci mette in condizione di subire molte ripartenze. La prima rete è arrivata su un contrasto perso e un’uscita non perfetta del nostro portiere, per quanto riguarda il secondo è stata una bella ripartenza da parte loro e bisogna dare il merito agli avversari. Non parliamo però di pareggite, è vero che venivamo da un pareggio ma prima anche da una vittoria a Montebelluna. Se infiliamo altri due risultati così di fila ne riparleremo». Sebastiano Sommacal espulso. Il difensore gialloblù ha finito in anticpi il match per doppia ammonizione, la prossima partita il tecnico non avrà a disposizione ne lui ne Paolo Pellicanò: «Giocherà in difesa con Merli Sala uno tra Andrea Di Bari e Giovanni Pescosta», conclude Vecchiato, «vedremo in settimana il da farsi”.
Ore 14.10 – (Corriere delle Alpi) Pareggio in rimonta. Il Belluno conquista un punto al Polisportivo contro il Tamai, grazie alla doppietta di Simone Corbanese che nella ripresa segna due reti decisive. In realtà i gol per il bomber bellunese sono tre, ma nel finale l’arbitro ha annullato la tripletta per una posizione molto dubbia di fuorigioco. Il Tamai nonostante la buona prestazione del Belluno si è portato in doppio vantaggio nel primo tempo con le reti di Federico Furlan e Sellan ma è stato recuperato da un grande secondo tempo dei gialloblù. Nel finale le due squadre si sono affrontate entrambe con un uomo in meno per le espulsioni per doppia ammonizione di Sommacal e poco dopo dell’ex Brustolon. La nebbia scesa sul Polisportivo nella ripresa ha disturbato solo il pubblico, perché dal campo, a detta dei giocatori, non ci sono stati problemi. Mister Vecchiato è costretto a lasciare in tribuna Paolo Pellicanò per le tre giornate di squalifica rimediate dopo l’espulsione contro il Mori. Al posto del terzino gialloblù torna sulla sinistra dal primo minuto Stefano. A metà campo paga la squalifica del compagno Miniati, che si accomoda inizialmente in panchina, in cabina di regia si piazza Bertagno sostenuto da Masoch e dall’arretrato Duravia. Il tridente offensivo è composto da capitan Corbanese insieme ai due fuoriquota Posocco e D’Incà. Tra i pali c’è Solagna. Nel Tamai partono dal primo minuto i due ex Simone Brustolon, andato via poco più di un anno fa, e Davide Furlan, protagonista al Polisportivo dal 2011 al 2013. Il Belluno si presenta con le nuove magliette disegnate per i 110 anni. I colori non sono i classici gialloblù ma le casacce sono nere con i numeri gialli. Al 9’ la banda di Vecchiato sfiora il vantaggio con il colpo di testa di Sommacal su angolo, ma Peresson riesce a respingere in qualche modo. Nonostante la supremazia iniziale dei padroni di casa al 20’ il Tamai passa con Federico Furlan. Il numero undici biancorosso insacca di prima intenzione dopo una respinta da dimenticare di Solagna sul tiro dell’ex gialloblù Davide Furlan, bravo e fortunato a recuperare la palla sulla destra. Al 35’ il Tamai passa ancora con una grande azione in ripartenza orchestrata da Pavan e conclusa da dentro l’area da Sellan, che fredda Solagna sul primo palo. Nel finale Davide Furlan pennella in mezzo, Sommacal cerca la deviazione e quasi si fa autogol ma è bravo Solagna a deviare in angolo il tocco del compagno. Si va a riposo sullo 0-2. Nel secondo tempo Mosca prova a scuotere i suoi con un’iniziativa personale dalla distanza ma Peresson mette in angolo. Sugli sviluppi del corner Masoch devia ma il Tamai si salva sulla linea con Petris. I gialloblù continuano a spingere e al 57’ Brustolon mette giù in area Corbanese poco prima che Posocco appoggi in rete. L’arbitro però annulla la rete al numero sette gialloblù e indica il dischetto da dove il “Cobra” accorcia le distanze. Il Belluno galvanizzato dalla rete non si ferma e al 60’ pareggia ancora con Corbanese che devia in rete l’invito di Duravia. Sul capovolgimento di fronte Sommacal salva sulla linea un gol già fatto prima di beccarsi la seconda ammonizione e lasciare i compagni in dieci. Stessa sorte per Brustolon che poco dopo si prende il doppio giallo. Nel finale, ci prova Bertagno al volo di sinistro ma il numero uno devia. Nel recupero, Duravia pennella una punizione in mezzo ancora per Corbanese che di testa va in gol, ma il guardalinee alza la bandiera e l’arbitro annulla.
Ore 13.50 – (Giornale di Vicenza) Nessun dubbio per Diego Zanin, allenatore dell´ Altovicentino, che reputa più che giusto il risultato raggiunto: «È stata una partita che abbiamo nettamente meritato, cercando – spiega il mister – di fare sempre gioco per andare subito in vantaggio». Non solo elogi, ma anche mea culpa in un incontro dove, a detta dello stesso Zanin, «è successo di tutto: abbiamo sbagliato dei gol, poi ne abbiamo fatto uno e a questo punto – prosegue Zanin – abbiamo fatto in modo che il Dro tornasse in partita grazie a dei nostri errori banali, ma per fortuna la squadra ha reagito e ci siamo presto ripresi». Sia per il presidente che per l´allenatore dell´Altovicentino, l´arbitro Detta si è distinto per incoerenza su ambo i fronti: «C´è stato un gioco di rigori molto dubbi non assegnati, io – precisa Zanin – ne ho contati tre». Non solo rigori nel mirino del mister che si scaglia contro le troppe ammonizioni inflitte ai suoi uomini: «L´unica cosa che mi dispiace è che ancora una volta abbiamo finito per restare in dieci senza fare fallo. Domenica scorsa ci hanno lasciato ingiustamente in inferiorità numerica per tutto il secondo tempo e anche oggi sono state date tante ammonizioni per i miei giocatori che, rispetto agli avversari, non hanno un agonismo sopra le righe. Adesso starò attento ad allenare i miei giocatori anche per questo tipo di situazioni».
Ore 13.40 – (Trentino) «E’ una sconfitta e come tale non rappresenta certo un passo in avanti ma siamo stati capaci di stare in campo a testa alta e da qui dobbiamo ripartire per raggiungere il nostro traguardo che è e rimane la salvezza». L’allenatore Stefano Manfioletti non è certo felice per la sconfitta subita ma l’allenatore del Dro si tiene stretta la buona prestazione fornita dai suoi giocatori. «Questa era una partita che doveva dimostrare che siamo in salute e ci siamo riusciti – commenta – facendo vedere buone cose, almeno fino al gol e anche dopo. Rimane il rammarico di non aver saputo concretizzare al meglio alcune situazioni ma abbiamo fatto vedere buone cose dal punto di vista dell’ordine e anche fisico. Certo, loro sono una corazzata e su questo non si discute. Cozzolino ce l’hanno loro ed è un qualcosa in più per chi vuole vincere il campionato. Io ho i miei giocatori e me li tengo stretti perché sono importanti per riuscire a centrare la salvezza».
Ore 13.30 – (Trentino) Avere in squadra un giocatore come Cozzolino, che ha nel suo curriculum anche un paio di reti in serie A con il Lecce, significa partire con almeno un gol di vantaggio su quasi tutte le avversarie che d’ora in avanti si posizioneranno sulla strada dell’Altovicentino. Contro il Dro il bomber napoletano ha realizzato una splendida doppietta ed ha messo Nchama nelle condizioni di dover solo accompagnare oltre la linea di porta un pallone facile facile. Ma la vera differenza, fra la squadra trentina e la capolista, alla fine l’ha fatta il divario tecnico e non poteva essere altrimenti visto che le due compagini sono state pensate con propositi e risorse economiche completamente differenti: il solo Cozzolino, tanto per fare nomi e cognomi, costa quasi quanto l’intero organico droato. Ciò nonostante, ieri pomeriggio ad Oltra, la Manfioletti band non ha sfigurato al cospetto della prima della classe. Anzi, Cicuttini e compagni hanno offerto una buona prestazione riuscendo per quasi tutto il primo tempo a difendersi con ordine, senza particolare affanno, e mandando gli ospiti molto spesso in confusione.. Nella ripresa il Dro ha cominciato con il piglio giusto ma ha dovuto subire il raddoppio degli avversari. Il fortunoso gol di Bazzanella ha riacceso le speranze dei padroni di casa ma la fiammella è durata una manciata di secondi finché Nchama ha definitivamente abbassato il sipario sull’incontro fissando il punteggio sul 3 a 1 per i vicentini. Risultato finale, dunque, secondo il pronostico della vigilia ma a rendere meno amara la sconfitta è la consapevolezza di aver tenuto testa, a lungo, ad una squadra di categoria superiore. Il cammino dei gardesani verso la salvezza riparte da qui. Nel primo tempo, come detto, il Dro è riuscito a disinnescare ogni attacco senza troppa fatica ma al 37′ Di Girolamo, dalla sinistra, ha scodellato in area un invito al bacio che Cozzolino ha dovuto “solo” stoppare ed insaccare. Da segnalare, tra le possibilità di recriminazione dei locali, l’infortunio di Colpo che ha costretto Manfioletti a rivedere troppo presto i propri piani. In avvio di ripresa si è visto un buon Dro ma al 32′ Gambino (poi espulso per doppia ammonizione, dopo essersi divorato un gol) ha dato il là al raddoppio di Cozzolino. Al 42′ c’è stata la rete droata di Bazzanella, che di testa ha corretto un pallone finito sul palo, e a tempo scaduto il gol di Nchama su assist di Cozzolino dopo un veloce e micidiale contropiede.
Ore 13.10 – (Gazzettino) «Abbiamo perso un’occasione per stare in mezzo alle grandi del girone – commenta a fine match un amareggiato De Mozzi, che ha assistito al match dalla tribuna in quanto squalificato -. Non siamo ancora al livello di certe squadre e paghiamo questa giornata storta in cui non siamo praticamente scesi in campo. In ogni caso una sconfitta ci sta, dopo tre vittorie di fila. Per me la cosa più grave è l’infortunio a Maniero (sospetta lesione del crociato, ndr), che ci metterà ancora in difficoltà a livello di centrali difensivi, per quella che quest’anno sembra una vera maledizione visto tutti gli infortuni che abbiamo patito». In panchina al posto di De Mozzi c’era Andrea Maniero, che prova a dare una spiegazione a questa pesante sconfitta: «La partita è iniziata male con l’infortunio a Nicola Maniero e cambiare assetto dopo solo dieci minuti diventa difficile. Avevamo preparato il match in un certo modo e questo imprevisto ci ha colti di sorpresa e messi in difficoltà. Di fronte avevamo comunque una squadra forte».
Ore 13.00 – (Mattino di Padova) L’Abano più brutto o il miglior Piacenza della stagione? Meglio rifugiarsi in un salomonico “un po’ e un po’” che sottolinei con la matita blu i demeriti dei primi ed esalti invece i pregi dei secondi. Il Piacenza è venuto ad Abano a mostrare tutta la saggezza del nuovo allenatore, quel Luciano De Paola che, quando era un giocatore, si definiva un “calciatore comunista” e ora che siede sulla panchina ha scoperto le virtù della dittatura. Due partite, zero gol subiti e 4 punti nel carniere del mister di Crotone che, da buon medianaccio, ha posto la “chiesa al centro del villaggio”; tradotto in parole povere, “primo non prenderle”. I termali, privi dello squalificato Ballarin, perdono già nei primissimi minuti Maniero, vittima di un normale scontro di gioco (si teme per i legamenti del ginocchio) che lascia il campo a Da Ros. Il 4-3-3 dell’Abano, soltanto all’apparenza bellicoso, si scontra col 4-1-4-1 dei piacentini: Tarantino è il frangiflutti davanti alla difesa mentre Girometta è il perno euclideo sul quale gira la giostra emiliana. Posta la propria bandierina sul centrocampo, grazie non soltanto alla superiorità numerica ma anche al miglior palleggio, gli ospiti non fanno capir più nulla ai padroni di casa che finiscono a gambe in aria già al 10’: il cross è di Volpe (migliore in campo), lo stop e la girata vincente nell’area piccola è di Girometta, il concorso di colpa è della difesa termale che ha i riflessi di un bradipo, in naftalina. Dopo pochi minuti, soltanto una botta di… sedere impedisce a Hraiech il raddoppio, la nobiltà del gesto è di De Cesare che manda in angolo a volto girato. La grandine che ingrossa le acque termali fino alle lacrime si rovescia però tutta nel secondo tempo: al 56’, Volpe sfonda da destra e crossa basso, Ianneo anticipa gli avanti piacentini e fa autogol; al 61’ Corso cala il tris con una punizione impregnata di polverina magica e infine, al 79’, Bertazzoli si inserisce nel dialogo immaginario tra Antonioli e Murano e fa poker chiudendo il tabellino. Per l’Abano più brutto della stagione finisce con neanche un tiro in porta.
Ore 12.50 – (Gazzettino) Gianluca Zattarin, allenatore dell’Este, applaude alla grande prestazione della sua squadra, ma trova comunque una macchia nella prima frazione di gioco. «Una grande vittoria, forse il più bel primo tempo della stagione rovinato dal gol che ha rimesso in partita il Ribelle – spiega – e questo noi non possiamo permettercelo. Questo gruppo sta facendo cose incredibili, soprattutto nei momenti di difficoltà». Ma il tecnico deve togliersi anche qualche sassolino dalle scarpe. «Forse qualcuno non credeva che avremmo potuto fare quel che stiamo facendo – si rammarica Zattarin – e le cose che ho sentito dire in giro su di noi dopo la sconfitta con il Romagna Centro non mi sono affatto piaciute, ma questa è la risposta che sta dando la squadra». E mercoledì i giallorossi si giocano la stagione in casa della capolista Rimini. «Perdiamo Favaro e recuperiamo Lelj e Bonazzoli – conclude l’allenatore – ma quel che è più importante è che andiamo a Rimimi a giocarcela come abbiamo fatto in ogni altra partita della stagione, con rispetto e senza paura di nessuno».
Ore 12.40 – (Mattino di Padova) Con la forza, la caparbietà e quell’“aiutino” che non guasta mai: la fortuna. L’Este si sta abituando alle “asfaltate” fragorose (vedi Piacenza e Montemurlo), ma anche alle riconferme che, se non altro, portano autostima a badilate. Il 4-1 alla Ribelle (doppietta di Beghetto, Rubbo e Rondon) regala la terza vittoria consecutiva e una scia di entusiasmo da non sottovalutare in vista del big match di mercoledì contro la capolista Rimini. I ragazzi di Zattarin riescono a sbarazzarsi di una squadra di bassa classifica (e questa, forse, è la vera novità) senza soffrire troppo. O meglio, senza dare l’impressione di non riuscire a venirne fuori: i giallorossi, infatti, partono subito forte grazie alla solita vena da trascinatore di Rondon (2’), abile a concludere verso Di Leo. Prati, sponda Ribelle, tenta la fortuna dalla distanza con lo stesso risultato, un nulla di fatto. L’episodio che cambia la partita accade al 20’: Bamonte cintura Coraini in mezzo all’area e l’arbitro dà rigore (tra le proteste dei giocatori della Ribelle). Beghetto tira, Di Leo indovina la parte ma non riesce a deviare. 1-0. L’Este sfiora pure il raddoppio grazie a un traversone di Rondon, che però non viene sfruttato a dovere da Turea. Il 2-0 arriva lo stesso al 38’: cross di Beghetto dalla sinistra, spaccata di Rubbo e terzo gol in altrettante partite per il mediano vicentino. I giallorossi sfiorano il tris con una botta dai 30 metri di Favaro, deviata in angolo dall’estremo romagnolo. La Ribelle accorcia le distanze al 44’: Aloe intuisce l’inserimento di Fabbri sul primo palo e gliela mette sulla zucca. Il resto lo fa il bomber ospite, che spedisce nell’angolino opposto. Nella ripresa i padroni di casa si rendono pericolosi dopo 10’: cross del solito Beghetto, ma stavolta in area svetta Tulhao, sfortunato nella mira (56’). Nel forcing dice la sua pure Beghetto: uccella Cesarini prima di servire a centro area Rubbo, che però non riesce a inquadrare la porta (70’). Il numero 8 dell’Este torna a far paura alla mezz’ora, ma la sua girata non fa penare Di Leo. Al 40’ Rondon riceve palla e si fionda verso il portiere prima di scaricare il destro del 14° centro stagionale. Il poker vale solo per il tabellino: il neo entrato Bernardelle viene affossato in area da Forti e il 4-1 è servito, grazie al calcio di rigore trasformato da Beghetto. L’Este si presenta così, con dodici gol fatti e quattro subiti nelle ultime tre uscite, al match di mercoledì che deciderà il proseguo della stagione. Sarà un Rimini-Este tutto da vivere.
Ore 12.20 – (Gazzettino, edizione di Treviso) «Ho visto tante cose positive e di negativo c’è solo il risultato». Daniele Pasa, a fine gara applaude i suoi ragazzi, capaci di cullare fino all’ultimo assalto il sogno di uscire indenni dell’Euganeo. «Non direi un sogno – precisa il tecnico – perché abbiamo giocato bene per tutti i novanta minuti. Sono contento soprattutto per la ripresa in cui abbiamo cercato il pareggio senza mai buttare via la palla». Tra le varie note che fanno sorridere, l’esordio più che positivo, bagnato con il gol, di Samba Sadio: «Un’ottima sorpresa pure per me che lo alleno solo da dieci giorni. Ha qualità, è forte nell’uno contro uno, e ha senso della porta. Potrà darci una grande mano». Contro la corazzata Padova Pasa ha schierato la difesa a tre: «Volevo tenere la superiorità numerica dietro, visto il valore dei vari Zubin e Ferretti e i ragazzi sono stati bravi a controllare Cunico, il tutto senza rinunciare a schierare tre giocatori in avanti e con i due esterni di centrocampo che si sono ben comportati per spirito e corsa». Peccato, però, per il gol finale che porta a tre la serie di sconfitte di fila: «Il calcio è questo e basta poco per decidere una gara. Peccato, ci eravamo fatti la bocca buona, ma il gol della vittoria del Padova è nato da un fallo non sanzionato su Bido e resta qualche su un possibile fuorigioco di Ferretti in occasione della prima rete. Torno comunque a casa con buone indicazioni dopo una settimana particolare in cui tutti davano per scontata la nostra sconfitta».
Ore 12.10 – (Tribuna di Treviso) Mastica amaro Sadio Samba. Il suo gol nel recupero (e che gol!) poteva dare un punto alla sua nuova squadra e un dispiacere al Padova, ma il destino ha voluto che finisse in modo diverso. «Sono arrabbiato, è andata male come quando ero venuto qui col Belluno», ammette l’attaccante senegalese, l’anno scorso giocatore della Primavera biancoscudata, «Avrò fatto anche un bel gol, ma non ci è servito a portare punti a casa. A me non piace perdere, ma è andata così. Se non altro mi consolo col fatto che qui ho la fiducia del mister: a Belluno ho chiesto all’allenatore e alla società di permettermi di andare a provare in un’altra formazione, perché lì c’erano tanti attaccanti e non avevo spazio». L’avventura col Montebelluna è appena iniziata, ma nel futuro a Samba piacerebbe molto ritornare in biancoscudato: «Padova è una grande piazza, ci ho vissuto e so com’è la gente. Qui è tutto bellissimo, mi vengono i brividi in questo stadio, e tornare sarebbe bellissimo».
Ore 11.50 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Lanzotti 6; Bortot 6, Sentinelli 6, Niccolini 6, Salvadori 6 (Pittarello sv); Ilari 5.5, Nichele 6, Mattin 6.5; Cunico 5.5 (Dionisi sv); Ferretti 6, Zubin 6 (Petrilli 6).
Ore 11.40 – (Gazzettino) Il Padova ha faticato soprattutto a ripartire, condizionato da qualche errore di troppo nella misura dei passaggi e da poca fluidità nei movimenti offensivi. I palloni per gli attaccanti sono arrivati con il contagocce e solo due giocate personali di Zubin hanno infiammato l’Euganeo. Sugli sviluppi di un calcio d’angolo è stato quindi Niccolini ad avere il pallone del raddoppio: in buona coordinazione la girata, ma imprecisa la mira. Il Padova ha cominciato la ripresa con la ferma intenzione di chiudere la gara. Ferretti e Sentinelli hanno impegnato in rapida successione il portiere avversario, poi è stato Zubin a fallire incredibilmente il 2-0 dopo avere strappato con caparbietà la sfera dai piedi di Fabbian: liberissimo in area, l’attaccante ex Pordenone ha calciato a colpo sicuro ma ha angolato troppo il tiro e il suo destro radente è stato respinto dal palo. Gli errori sotto porta hanno finito inevitabilmente per intaccare le sicurezze dei biancoscudati, che un po’ alla volta hanno cominciato ad arretrare. Al contrario il Montebelluna ha preso coraggio e si è fatto più minaccioso. La partita è diventata di colpo più caotica: la squadra di casa ha fatto argine davanti all’area, peccando però di lucidità in molti disimpegni. E a forza di lanciare palloni in area, al primo minuto di recupero gli ospiti hanno visto premiata la loro caparbietà. Bravissimo nella circostanza l’attaccante Samba, oltretutto di scuola biancoscudata, a indovinare una girata al volo che non ha dato scampo a Lanzotti, al debutto dal primo minuto alla pari dell’altro giovane Bortot. Sembrava tutto compromesso. E invece il Padova ha tirato fuori quell’orgoglio che sembrava smarrito, acciuffando in extremis una vittoria importantissima per la classifica e il morale.
Ore 11.30 – (Gazzettino) Vittoria doveva essere e vittoria è stata, ma quanta sofferenza. Il pareggio del Montebelluna al 91’, dopo che il Padova non aveva saputo colpevolmente bissare la rete iniziale di Ferretti, ha lasciato l’Euganeo di sasso. Se fosse finita così, l’Altovicentino avrebbe allungato a +3 in testa alla classifica e il morale dei biancoscudati sarebbe finito sotto i tacchi. Ad allontanare lo spettro della crisi è però arrivato qualche istante prima della fine delle ostilità un destro di Mattin leggermente deviato da un difensore: il portiere ospite Rigo ha sfiorato il tiro con la punta delle dita, la sfera è rimbalzata sul palo e poi ha varcato la linea, per la gioia dei tifosi di casa che hanno potuto così liberare al cielo tutta la tensione accumulata in quegli interminabili minuti finali di partita. Una prestazione tra luci e ombre quella del Padova, psicologicamente ancora frenato dalle ultime due sconfitte consecutive e con gli ultras schierati in tribuna Est dopo la chiusura temporanea della Fattori. La truppa di Parlato è passata in vantaggio dopo appena sei minuti. La giocata aerea di Zubin ha liberato alle sue spalle Ferretti, pallone addomesticato dall’argentino e micidiale sventola al volo. Il modo migliore per battezzare la nuova coppia d’attaccanti nel 4-3-1-2 scelto per l’occasione da Parlato. Poco dopo è stato Salvadori ad andare vicino al raddoppio, ma questa volta Rigo è stato bravo a sventare la minaccia. Il buon avvio di partita ha probabilmente illuso che il peggio fosse alle spalle. Invece un po’ alla volta la squadra di casa ha perso un po’ le distanze tra i reparti, mentre il Montebelluna ha avanzato il proprio baricentro e si è fatto più propositivo.
Ore 11.20 – (Gazzettino) Scambiando l’ordine dei fattori – in questo caso della Fattori, chiusa per i petardi di Valdagno e con gli ultras che si sono spostati in tribuna est – il risultato non cambia. Sul campo questa nota proprietà ha trovato applicazione ed è maturata, pur tra tante sofferenze, la terza vittoria di fila in casa. Meno positivi, in primo luogo in termini numerici, i riscontri sugli spalti, con soli 2.936 spettatori presenti. Forse per le ultime due sconfitte rimediate, o forse perché erano stati ormai presi altri impegni prima che la Corte sportiva d’appello riaprisse l’Euganeo, ribaltando la decisione del giudice sportivo di giocare a porte chiuse, il popolo biancoscudato nell’occasione ha un pò tradito le attese. Non i tifosi della curva, nella loro inedita collocazione, che sobbarcandosi la spesa aggiuntiva del biglietto per la non validità del loro abbonamento, hanno sostenuto la squadra per tutta la gara, in particolare nei momenti più difficili, quando il forcing del Montebelluna ha fatto tenere il fiato sospeso. Dalla parte opposta, in tribuna ovest, qualche mugugno di troppo, critiche in precedenza più uniche che rare e un clima che, fortunatamente solo in piccola parte, ricordava quanto avveniva nelle passate stagioni. Il rocambolesco finale ha poi rimesso tutto in ordine, regalando le emozioni più forti, con la delusione per il pareggio del Montebelluna in fase di recupero e l’esplosione dell’intero stadio quando il tiro di Mattin ha gonfiato la rete dopo avere toccato un difensore, sfiorato il portiere e carambolato sul palo. Dopo il triplice fischio la consueta passerella finale dei giocatori, con la “Fattori” a cantare «non vi lasceremo mai soli».
Ore 11.10 – (Gazzettino) «Il centrocampo era nuovo, Ilari e Mattin hanno svolto un lavoro oscuro mettendoci quantità e qualità. Nella ripresa siamo andati più sulle ripartenze e abbiamo avuto qualche occasione. Ma se non chiudi le partite, le lasci in piedi fino alla fine». Un successo preziosissimo per il cammino della squadra. «Sono molto contento per i tre punti che sono la cosa che più conta nel girone di ritorno. Sicuramente c’è da correggere qualcosa, ma devo fare i complimenti ai ragazzi. Se con l’Union Pro era mancato il solito spirito, questa volta l’abbiamo ritrovato e anche la fortuna ci è venuta incontro. Potevamo chiudere prima la gara e fare sonni tranquilli negli ultimi 10-15 minuti, invece il gesto di Sadio ha cambiato le cose, poi la fortuna ci ha aiutato. Ci siamo sbloccati nel nuovo anno, ora la testa deve essere positiva». Davanti per la prima volta insieme Zubin e Ferretti. «Li ritengo ottimi attaccanti. Zubin non ha i novanta minuti, era possibile un suo calo. Ma mi aspettavo di fare il 2-0 e di cambiarlo. Quando non riesci a chiudere le partite servono forze fresche, ho dovuto fare una doppia sostituzione per riequilibrare le cose. Sono felice che Ferretti sia tornato al gol, anche se può dare molto di più». L’eroe di giornata è stato Mattin: «Ho avuto c… Volevo metterla a sinistra, è andata a destra. Pensavo che non entrasse. Dedico il gol alla mia famiglia». Ferretti è tornato al gol: «Sono contentissimo, anche per la squadra che è tornata alla vittoria, ci tenevamo molto. Se finiva 1-1 era un risultato bugiardo. È un successo che ci dà morale, adesso speriamo di fare un filotto di vittorie».
Ore 11.00 – (Gazzettino) «Non è stata una partita esaltante, ma la fortuna ci ha restituito quello che ci spettava». Anche per il presidente Giuseppe Bergamin è stato un finale di sofferenza, all’insegna però del lieto fine. «Questa brutta partita è stata un passaggio obbligato perché ci dà morale in vista dei prossimi impegni. Non sono gli 8 punti del Mori a farci pensare che domenica sarà una gara facile, anzi è il contrario. Oggi è stata sofferta, era importante vincere per ritrovare la serenità dato che venivamo da un periodo di tensione e nervosismo». Un flash dell’ad Roberto Bonetto: «Una settimana difficile, per fortuna è finita nel migliore dei modi. Non entro nel merito se si è giocato bene o male, l’importante era dimostrare che ci siamo». Così il diesse De Poli sulla partita: «Iniziata bene, condotta non benissimo e decisa da un episodio. Avremmo dovuto continuare ad attaccare, ma eravamo in difficoltà a livello fisico. Sono molto soddisfatto dei nuovi arrivati». Parlato tira un sospiro di sollievo dopo che l’acrobazia di Sadio sembrava aver rovinato la domenica. «Il loro gol è stato incredibile. Conosco Sadio avendolo fatto esordire tre anni fa a Sacile, so che ha colpi importanti. Ma il pareggio non stava né in cielo e né in terra. Ci siamo portati un po’ di Mogliano in campo. Non era facile vincere tenendo conto che avevamo anche due innesti nuovi, si sono comportati bene». Il tecnico si sofferma sul comportamento della squadra: «Nel primo tempo è partita bene, anche se faticavamo un po’ a livello tattico».
Ore 10.40 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Contava restare in scia alla capolista anche se fisicamente qualcuno è giù”) È ovvio che certi scompensi affiorino strada facendo, perché l’assemblaggio estivo del gruppo non è stato semplice e perché – va detto e ripetuto a chi ha la memoria corta – la preparazione al campionato è stata accelerata sensibilmente, in considerazione degli ambiziosi obiettivi sbandierati. Se guardiamo a ciò che ci è scorso davanti agli occhi nei 98’ di ieri, ci sta che si possa storcere il naso di fronte ad alcune prestazioni, ma le attenuanti esistono, e sono per giunta valide: qualcuno che ha tirato sin qui la carretta senza mai rifiatare (ad esempio, i due centrali difensivi e Cunico) appare tirato e stanco, ed è ingeneroso pretendere che vada al massimo ogni domenica. L’obbligatorietà dei 4 “under” da schierare nell’undici di partenza (obbligatorietà che c’è per tutti, sia chiaro) costringe il mister a compiere scelte molto difficili, soprattutto per quanto riguarda il modulo tattico da contrapporre all’avversario di turno, e per gli altri sette uomini chiamati ad interpretarlo al meglio. Rinunciare ad alcuni elementi che si hanno in rosa e che rappresentano un “lusso” per la serie D è decisione davvero pesante, e non invidiamo certo il mister, che peraltro ha dimostrato sin qui di sapere il fatto suo. Concordiamo con lui che fosse fondamentale vincere questa sfida, anche se i residui del doppio k.o. d’inizio gennaio si sono sentiti ancora nella testa e nelle gambe, insieme alla paura di sbagliare dietro. Ma all’Altovicentino, vincente a Dro, si è risposto come si doveva. Ora bisogna insistere: da Rovereto, sede della prossima sfida con il Mori, bisogna tornare con il carniere pieno.
Ore 10.30 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Contava restare in scia alla capolista anche se fisicamente qualcuno è giù”) Premessa più che mai necessaria: siamo in serie D, con tutto ciò che ne consegue, regola degli “under” in primis (ricordiamo che devono andare in campo obbligatoriamente un ragazzo del 1994, due del 1995 e uno del 1996, e se vengono cambiati durante la partita possono essere sostituiti solo con giocatori di pari età o più giovani). Se qualcuno pensa di essere ancora in B o di avere la dimensione della Lega Pro, farà bene a (ri)sintonizzarsi in fretta sulla categoria, prendendo atto dei limiti che comporta fare football a questi livelli. Perché lo diciamo, anzi lo ribadiamo? Perché abbiamo l’impressione che una parte della tifoseria padovana abbia perso (adesso, non in precedenza) il senso della realtà in cui ci si è dovuti calare a fine luglio, per riproporre calcio di una certa dimensione in una piazza che, altrimenti, sarebbe stata costretta a sorbirsi il classico anno sabbatico, dopo lo scempio compiuto dai ben noti personaggi passati da queste parti. Non esiste che si fischi un diciottenne o un diciannovenne solo perché ha sbagliato un appoggio anche facile oppure, come abbiamo visto fare da un signore in tribuna centrale, sbraitare contro Parlato e i suoi dopo che Samba si era inventato una giocata alla Del Piero che aveva raggelato il sangue a tutti. I difetti ci sono – lo stesso allenatore lo ha ammesso e ci sta lavorando sopra – così come non è pensabile chiedere a Cunico (36 anni compiuti) e Zubin (37) di cantare e portare la croce insieme, ovvero di segnare e correre dietro ad avversari che hanno anche 17, 18 e addirittura 19 primavere in meno (il Montebelluna aveva in campo un solo ’90, il resto erano giocatori dal ’91 al ’96).
Ore 10.20 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Edel): Lanzotti 6; Bortot 6.5, Sentinelli 5.5, Niccolini 6, Salvadori 6.5 (Pittarello sv); Ilari 6, Nichele 6.5, Mattin 6.5; Cunico 6 (Dionisi 6.5); Ferretti 7, Zubin 6 (Petrilli 6).
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) L’undici di Pasa si conferma, come all’andata, tutt’altro che temerario. In avanti il neo-acquisto Samba Sadio (ex Primavera del Padova) si muove molto, imbeccato da Giglio, nove gol finora e un mancato approdo in biancoscudato nel “mercato” di dicembre. Ma nonostante la vérve dei due, è il Padova a fare la partita. Le occasioni migliori arrivano sul finire della prima frazione, con un intraprendente Zubin che va al tiro due volte (36′ e 43′), ma in entrambe le occasioni trova un attento Rigo sulla sua strada. Al 44′ va vicino al raddoppio anche Niccolini, che sugli sviluppi di un calcio d’angolo non sfrutta a dovere l’uscita sbagliata di Rigo calciando alto. Sofferenza. È un Padova che torna negli spogliatoi tra gli applausi dell’Euganeo (meno di tremila sugli spalti e con la “Fattori” chiusa), e rientra in campo con la voglia di chiudere subito i conti. Così al 4′ ci si mette di mezzo ancora Rigo, che dopo un corner sbarra la strada prima al colpo di testa di Ferretti, quindi al tap-in di Sentinelli. All’11’ lo stadio, invece, grida al gol quando Zubin riesce a recuperare palla nel cuore dell’area avversaria, trovandosi a tu per tu con il portiere. Il tiro a botta sicura del centravanti istriano colpisce il palo. Ed è da questo momento che il Padova si spegne pian piano. Le energie si affievoliscono, e nonostante il Montebelluna non riesca a trovare sbocchi al proprio possesso palla, non ce la fa più a ripartire. Parlato deve togliere Zubin e Cunico, molto stanchi, e il solo Petrilli ha ancora birra per provare a colpire di rimessa. Nonostante tutto, l’1-0 sembra già scritto, finché al 47′ Samba Sadio s’ inventa la giocata del pareggio. Pallone lungo in profondità per l’attaccante che, chiuso dai due centrali difensivi, riesce lo stesso ad arpionare il pallone, calciandolo di prima verso la porta, con un pallonetto beffardo che sorprende l’esordiente Lanzotti, infilandosi in rete. Il pari dura solo due minuti, fino a quando Mattin non trova il tiro della disperazione al 49′, con la deviazione di Bressan già ricordata, siglando il 2-1 finale e consentendo al Padova di restare in scia all’Altovicentino.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Ci sono momenti che possono cambiare il corso di una stagione e quello vissuto ieri in coda a Padova-Montebelluna è sicuramente uno di questi. Andiamo in presa diretta: i trevigiani pareggiano al secondo dei 5 minuti di recupero accordati dall’arbitro al novantesimo. Sull’Euganeo cala il gelo, un nuovo passo falso vorrebbe dire allontanarsi ancor più dalla vetta della classifica. I Biancoscudati, per quanto fatto vedere in campo e per la reazione espressa dopo le ultime due sconfitte, meriterebbero invece la vittoria, ma pagano ancora lo scarso cinismo. È qui che la dea bendata decide di dare loro una mano, trasformando al 49′ il tiro della disperazione di Mattin, dai 25 metri, in una traiettoria beffarda che, deviata da Bressan, bacia il palo e si deposita in rete. Il Padova tutto esplode di gioia per un finale di partita che ha ricordato molto il derby casalingo contro il Vicenza nel 2011, risolto all’ultimo secondo da Cacia. I ragazzi di Parlato tornano così a vincere dopo due sconfitte consecutive, ma restano sempre secondi, un punto dietro all’Altovicentino, passato ieri a Dro. Due punte. Alla fine, dopo due minuti da incubo, si può sorridere, sia per la vittoria che per il ritorno al gol di Ferretti, a digiuno dallo scorso 9 novembre, quando infilò il Giorgione da metà campo. Parlato al fianco di Ferretti lancia Zubin dal primo minuto, con Cunico alle loro spalle e Ilari preferito a Segato come mezzala. E proprio dopo sei minuti la coppia d’attacco confeziona il gol del vantaggio, grazie ad una sponda aerea dell’ex Pordenone, che trova Ferretti in ottima posizione a centroarea. “El Rulo”, dimenticato dalla difesa trevigiana, controlla e conclude con il destro alle spalle del portiere. La gara si mette subito sui binari migliori, per un Padova che mostra di aver recepito a dovere la strigliata di Parlato dopo il k.o. di Mogliano. La squadra gioca con grande intensità, prova a fare le cose più semplici e cerca di spezzare sul nascere le velleità del Montebelluna.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) E così, al fischio d’inizio, la situazione era quasi spettrale: stadio semivuoto, cappa di nebbia e riflettori accesi nonostante il sole, a fare capolino timidamente tra la foschia. Con il passare dei minuti il clima si è schiarito: nello stadio, ma soprattutto in campo, con il Padova capace di portarsi avanti dopo solo sei minuti. I cori, quelli non sono mancati. I drappi colorati degli ultras nemmeno, con buona pace di alcuni abbonati della Tribuna Est, che, c’è da scommetterci, non devono aver preso di buon grado la presenza nel loro settore dei tifosi più “scalmanati”. Novanta minuti diversi dal solito, poi il gelo: quel gol di Samba che ha fatto andare sottozero un Euganeo già gelato da una temperatura, atmosferica e di tifo, lontana da quella dei giorni migliori. Poi, quando tutto sembrava finito, l’esplosione e il definitivo risveglio. Mattin che calcia, quel pallone deviato che sbatte sul palo e s’infila in rete dalla parte opposta. Una scena già vista: il pareggio avversario nel recupero, il gol-vittoria a tempo quasi scaduto. Ataj Mattin come Daniele Cacia, il Montebelluna come il Vicenza, ammazzato allo scadere: sono questi i gol che svegliano anche la giornata più cupa.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) «È stato strano giocare oggi (ieri, ndr). Il pubblico si è fatto sentire lo stesso, ma la giornata è stata particolare. Abituati a vedere lo stadio pieno, ci siamo trovati un po’ spaesati. L’importante è aver vinto, la gente è tornata a casa contenta e questo è il nostro regalo per loro». Fotografa così l’attaccante biancoscudato Gustavo Ferretti il clima di uno stadio Euganeo caldo solo a metà. Perché l’unico effetto di una sentenza scritta dal giudice sportivo, e poi riscritta dalla Corte d’Appello, è stato quello di vedere una Tribuna Fattori desolatamente vuota. Un po’ come quando, tre anni fa, all’ultima di campionato quel settore era occupato solo da uno striscione, “Falliti”, a salutare la stagione orribile della corazzata di Dal Canto. Ieri la situazione era completamente diversa, ma dei quasi 1.500 abbonati al settore “caldo” dell’Euganeo, solo in pochi hanno deciso di accettare l’invito e spostarsi in Tribuna Est. Molti sono rimasti a casa. Quasi tremila il dato ufficiale dei presenti, ma c’è da scommettere che tanti abbonati abbiano approfittato delle dirette televisive.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) «Potevamo segnare il 2 a 0 e dormire sonni tranquilli, ma alla fine contano solo i tre punti e sono contentissimo. Poi inizierò a guardare gli errori da correggere, ma prima di tutto devo fare i complimenti ai ragazzi. Domenica scorsa non c’era lo spirito che ci aveva sempre contraddistinto. In questa occasione l’abbiamo ritrovato e il risultato ci ha premiato». Non ha l’impressione che la squadra non riesca a concretizzare tutto il gioco prodotto e le occasioni confezionate? «È vero. Avevo l’idea di giocare con due punte centrali per sbloccare subito la partita, anche perché Zubin non ha i 90’ nelle gambe. Non essendo arrivato il raddoppio, ho dovuto inserire forze fresche per mettere più gamba e quantità. Poi sono stato costretto anche a togliere Salvadori, che in settimana aveva avuto un fastidio al flessore. Ma mai come oggi, e come in tutto il girone di ritorno, erano importanti i tre punti». Quanto vale, anche dal punto di vista piscologico, il ritorno al gol di Ferretti, che non segnava da più di due mesi? «Sono felice, è un ragazzo che riesce a finalizzare il lavoro di squadra e secondo me può dare ancora molto di più. Ora mi auguro che sia Zubin che Amirante possano ritrovare il gol. La cosa fondamentale era sbloccarci nel 2015. La testa adesso dev’essere positiva e sappiamo che, essendo partiti in ritardo rispetto a tutti, prima o poi qualcosa dovremo pagare dal punto di vista fisico. Anche lo stesso Cunico, che ci dà una grande qualità, più corre più perde lucidità. E sta a me tenere tutto ciò in considerazione».
Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Anche in questa occasione Carmine Parlato non ha potuto passare una domenica serena. Un Padova che sembrava avere la partita in mano si è fatto rimontare al secondo minuto di recupero della ripresa e la beffa sembrava servita. Finché Mattin non ha trovato il jolly risolutivo. «Io credo che nel calcio non accada nulla per caso», analizza il tecnico, cercando di trovare la giusta tranquillità dopo il pathos degli ultimi minuti. «Così come a Mogliano avremmo avuto tranquillamente tutte le occasioni per arrivare al 3-3, ma alla fine abbiamo raccolto una sconfitta meritata, in questa occasione il loro pareggio non stava né in cielo né in terra. Samba, ragazzo che tra l’altro ho fatto esordire a Sacile, si è inventato un colpo meraviglioso, ma alla fine, nella sfortuna, siamo stati fortunati. E il gol di Mattin ci ha restituito una vittoria meritata». Quanto è stato difficile approcciare questa partita dopo le ultime due sconfitte? «Sicuramente non era facile. Avevamo due esordienti e in campo, per forza di cose, ci siamo portati dietro le scorie di Mogliano. A centrocampo abbiamo fatto un po’ di fatica, nonostante il lavoro oscuro di Mattin e Ilari, ma a lungo andare siamo ripartiti bene, mancando soltanto qualche giocata finale». Nella ripresa siete partiti a tutta, prima di calare e di consentire il loro pareggio. Cos’ è successo? «Ho aggiustato qualcosa all’intervallo per sfruttare le ripartenze e abbiamo avuto qualche occasione in più. Poi, però, quando non chiudi le partite, puoi aspettarti di tutto».
Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Definisce il suo gol in una sola parola: «Fortuna», anche se il termine che utilizza è leggermente più colorito («C..o»). Ataj Mattin, lo svedese del Padova, con la sorte un conto aperto ce l’aveva. Ad inizio stagione, arrivato in prestito dal Vicenza, di spazio ne aveva trovato ben poco. Poi, quando è riuscito a scendere in campo, ha messo in fila un ruolino di marcia da mani nei capelli, anche se non certo per colpe proprie: tre partite da titolare (a Sacile, Valdagno e Mogliano) e altrettante sconfitte. Meno male che la dea bendata stavolta ha pensato bene di restituirgli qualcosa. «Sono stato fortunato», ammette il centrocampista nato da padre afghano e madre svedese. «Volevo calciare sull’angolo di sinistra invece, con la deviazione del difensore, la palla è finita a destra e ha messo fuori causa il portiere. È stato un momento incredibile, nemmeno mi ero reso conto che la partita fosse agli sgoccioli. Quando il Montebelluna aveva trovato il pari pensavo mancassero almeno10 minuti alla fine, non mi ero accorto che il recupero era già stato esposto. Ho calciato quel pallone senza troppa pressione, poi quando la palla è entrata i miei compagni mi hanno detto che alla fine del match mancava solo un minuto. Non volevo crederci». Chi il gol lo cercava da mesi, invece, è Gustavo Ferretti. La sua ultima “perla”, nel vero senso della parola, risaliva alla gara con il Giorgione. «Sono stati due mesi difficili», confessa. «Non è stato bello e nemmeno facile, con quei due infortuni di fila. È stata una lunga attesa, ma ora me la godo: è arrivato il gol che volevo, e che mi dà tanta fiducia. Lo dedico ad un mio amico in Argentina, che due settimane fa ha perso il padre, a cui anch’io tenevo molto. Sono contento per la rete, e soprattutto per il risultato. Se c’era una squadra che meritava di vincere, quella era la nostra. L’1-1 sarebbe stato un risultato bugiardo, perché fino al gol di Samba loro non avevano fatto un tiro in porta. Un gol che è un po’ il riflesso del nostro momento, speriamo che questa vittoria ci faccia bene».
Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Mastica amaro Sadio Samba. Il suo gol nel recupero (e che gol!) poteva dare un punto alla sua nuova squadra e un dispiacere al Padova. Invece… «Sono arrabbiato, è andata male come quand’ero venuto qui con il Belluno», commenta il senegalese, l’anno scorso giocatore della Primavera biancoscudata. «Avrò fatto anche un bel gol, ma non è servito a portare punti a casa. Se non altro, mi consolo con il fatto che qui ho la fiducia del mister: a Belluno ho chiesto di andare a provare in un’altra formazione, perché lì c’erano tanti attaccanti e non avevo spazio». In futuro a Samba piacerebbe molto ritornare in biancoscudato: «Padova è una grande piazza, ci ho vissuto e so com’è la gente. Qui è tutto bellissimo, mi vengono i brividi in questo stadio…».
Ore 08.40 – Serie D girone C, il prossimo turno (ventesima giornata, domenica 25 gennaio ore 14.30): AltoVicentino-Kras Repen, Fontanafredda-Giorgione, Mezzocorona-Belluno, Montebelluna-Legnago, Mori Santo Stefano-Padova, Tamai-Clodiense, Triestina-ArziChiampo, Union Pro-Dro, Union Ripa La Fenadora-Sacilese
Ore 08.38 – Serie D girone C, la classifica aggiornata: AltoVicentino 45, Padova 44, Belluno 38, Sacilese 33, Clodiense 32, ArziChiampo 31, Union Ripa La Fenadora 29, Tamai 28, Montebelluna e Fontanafredda 27, Union Pro 25, Giorgione 23, Dro 19, Legnago 18, Triestina e Kras Repen 15, Mori Santo Stefano 8, Mezzocorona 7.
Ore 08.36 – Serie D girone C, i risultati della diciannovesima giornata: ArziChiampo-Mori Santo Stefano 1-0, Belluno-Tamai 2-2, Clodiense-Union Ripa La Fenadora 4-1, Dro-AltoVicentino 1-3, Giorgione-Union Pro 2-1, Legnago-Kras Repen 1-1, Mezzocorona-Fontanafredda 1-3, Padova-Montebelluna 2-1, Sacilese-Triestina 1-1.
Ore 08.34 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
Ore 08.32 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Macron Store, Supermercati Alì, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Zero Emissioni, Ecosystem, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 18 gennaio: il Padova porta a casa i tre punti battendo 2-1 il Montebelluna al termine di una gara rocambolesca