Fonte: Mattino di Padova, Stefano Volpe
«Non sono amareggiato per la sconfitta, ma per quanto è accaduto fuori dal campo». Scuote la testa l’amministratore delegato della Biancoscudati Padova Roberto Bonetto. Scuote la testa perché, suo malgrado, si trova costretto a commentare, e soprattutto condannare, il ripetersi di episodi incivili che continuano a macchiare un’annata, per tutti gli altri versi, magica. I tre petardi scoppiati domenica all’interno dello stadio di Valdagno rischiano di costare molto caro alla società, già diffidata dal giudice sportivo dopo le intemperanze dei tifosi in alcune precedenti trasferte. Il pericolo di squalifica dello stadio Euganeo è concreto e il sapore è un misto tra rabbia e beffa, soprattutto ripensando a com’era iniziata la giornata di 48 ore fa. «Quando sono entrato allo stadio e ho visto quel muro di tifosi, mi sono commosso», confessa Bonetto. «Perché vedere una marea di persone muoversi per incitare la squadra non è cosa da poco. Nemmeno in categorie superiori, in Lega Pro o serie B, si assiste a trasferte così numerose». Ma l’emozione ha fatto presto a tramutarsi in sconforto.
Cos’ha pensato dopo l’esplosione dei petardi? «Che c’è qualcuno che sta remando contro la Biancoscudati Padova. Se noi vogliamo essere promossi, abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti i tifosi, ma di quelli veri. Al nostro seguito avevamo un tifo meraviglioso, ma per colpa di 5 o 10 imbecilli gli altri 2.000 saranno costretti a pagare le conseguenze». Sta pensando anche al danno economico? «Potremmo vederci inflitte due domeniche a porte chiuse e di conseguenza perderemmo 30 mila euro di incasso. E proprio in questo periodo in cui abbiamo lanciato la campagna abbonamenti per il girone di ritorno. Qualcuno potrebbe dire: “Cosa mi abbono a fare se salto già due partite?”. Rischiamo di perdere 40 o 50 mila euro, per non parlare del danno d’immagine». Cosa può fare la società per prevenire certi episodi? «Queste sono le cose che ti fanno pensare ad un passo indietro. Ti fanno ragionare su cos’è il calcio. Io allo stadio voglio vedere i bambini e le famiglie, non gli esagitati. Due genitori hanno dovuto portare i bambini fuori dall’impianto perché piangevano. Non è questo il calcio che vogliamo Bergamin ed io. Andando avanti di questo passo, rischiamo di perdere tifosi. Un papà che va con il figlio allo stadio non può rischiare di riportarlo a casa con un trauma sonoro. Vorrei lanciare un appello».
Dica … «Queste persone devono essere isolate. Non posso pensare che non si sappia chi non commette questi atti. Chi vuol bene alla società deve lavorare al nostro fianco. Il pubblico è stupendo e meraviglioso ed è sempre motivo di sprone. Perciò mi rivolgo a chi vuole bene ai nostri colori e ha la capacità di isolare questa gentaglia. Per cortesia, aiutateci». Anche perché è l’unica macchia di un cammino finora stupefacente, che vi ha portato in testa alla classifica, riaccendendo l’entusiasmo in città. «Il bilancio del girone d’andata non può che essere estremamente positivo. La sconfitta di domenica è stata immeritata, perché la squadra ha giocato molto bene nonostante le assenze. Al primo posto restiamo ancora noi, abbiamo due punti di vantaggio e dobbiamo continuare a lavorare con l’umiltà che ci ha contraddistinto». Ieri si è aperto anche il mercato per i professionisti. Interverrete ancora? «La squadra è ampia e completa, valuteremo solo se ci sarà qualche occasione».