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Ore 23.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) In casacca grigia aveva segnato (in un ko a Perugia) uno dei suoi quattro gol realizzati in carriera, ma non è per questo che il terzino sinistro arancioneroverde Shadi Ghosheh ricorda con piacere la sua esperienza piemontese. «Alessandria è una piazza importante, appassionata, con fame di calcio e una partecipazione molto calda da parte dei tifosi – ricorda Ghosheh -. Nella Lega Pro1 2009/10 disputai 26 partite da titolare, fu una stagione intensa conclusa purtroppo solo all’ottavo posto e senza raggiungere i playoff-promozione. Non mi stupisce di certo che anche oggi i grigi siano competitivi e in lotta per il vertice: erano tra i favoriti sulla carta e stanno confermando le previsioni in campo». Il Venezia, invece, è staccato ma in risalita. «Domani ci aspetta un bel banco di prova, in primis perché finora, tranne la FeralpiSalò, non abbiamo ancora sconfitto nessuna delle squadre che ci stanno davanti. L’ultima chiamata del girone di andata con l’Alessandria può valere doppio per certi versi». Il difensore italo-giordano è convinto che il Venezia potrà spuntarla puntando sull’agonismo. «Solo così e con tanta attenzione potremo prendere le misure e limitare i rischi contro tanti giocatori che valgono una categoria superiore. In questa sosta abbiamo lavorato tanto, vogliamo e possiamo partire col piede giusto al Penzo. I successi su Torres e Pro Patria hanno fatto bene al gruppo, abbiamo lavorato sodo e con la giusta testa». Per Ghosheh si è appena chiuso un 2014 positivo sul piano personale. «Sicuramente, qui a Venezia sto trovando quello spazio che non avevo avuto nella Pro Vercelli, esperienza comunque positiva visto che siamo saliti in serie B vincendo i playoff. Anche la chiamata da parte della Nazionale giordana mi ha inorgoglito e reso felice, tuttavia per me contano solo il presente e il futuro». Quindi, vedendo il Venezia al decimo posto: «Non posso essere soddisfatto – incalza l’ex bassanese – perché i 25 punti in classifica sono un pò pochini e in effetti stonano. Possiamo fare molto meglio e molto di più, fortunatamente il campionato è abbastanza equilibrato e con 20 giornate a disposizione c’è spazio per recuperare. Quella con l’Alessandria in quest’ottica è ancor più un match da sfruttare al massimo».
Ore 22.40 – (La Nuova Venezia) «Serve la partita perfetta». Michele Serena non ama i giri di parole, va sempre giù dritto, anche quando qualche linea di febbre potrebbe attenuare lo spirito-guerriero che l’ha sempre animato. Prima in campo, adesso in panchina. L’Alessandria è dietro l’angolo, terza in classifica ma in serie positiva da otto partite e con l’obiettivo di agganciare quanto prima la leadership del girone A. «Cominciamo l’anno nuovo affrontando subito una gara molto difficile» aggiunge il tecnico mestrino, «insieme al Novara, l’Alessandria è la squadra più forte e completa del girone, come individualità e fisicità non teme confronti e può ambire a lottare per salire direttamente in serie B senza passare per i playoff». Con Tommaso Bellazzini ancora acciaccato, Serena sta studiando le mosse per provare a dare scacco matto all’Alessandria. «Nell’ultima gara prima di Natale ha cambiato modulo tre-quattro volte nel corso della stessa partita, contro il Renate. Ho le idee chiare su come affrontare l’Alessandria, ma se permettete le tengo per me, non voglio dare nessun vantaggio ai nostri avversari». Il Venezia cerca anche la prima vittoria con una squadra che lotta per la promozione (Bassano, Pavia, Como e Real Vicenza hanno piegato infatti gli arancioneroverdi, come del resto Monza e Alto Adige, tra le squadre che li precedono in classifica) e solo la FeralpiSalò è caduta al Penzo. «Ogni partita fa storia a sé» osserva Michele Serena, «credo sia giunto il momento di non poterci più accontentare della prestazione senza arrivare a un risultato positivo. Vogliamo trovare nel 2015 quella continuità che ci è finora mancata e che sarà l’unico sistema da adottare se vogliamo risalire posizioni su posizioni in classifica. E’ logico che il Venezia ci proverà anche contro una squadra forte come l’Alessandria e per farlo dovremo disputare una partita su ritmi elevati e gettando in campo grande agonismo». Nell’amichevole di venerdì l’Alessandria ha superato (9-0) i dilettanti del Ceriale (Promozione ligure), D’Angelo ha recuperato anche Ferrani, mentre Obodo e Cavalli sono ancora fuori e non dovrebbero essere recuperabili a breve termine. Oggi intanto si apre ufficialmente il mercato invernale, che terminerà solo alle ore 23 del 2 febbraio. Il direttore sportivo De Franceschi attende comunicazioni da Mosca, altrimenti il Venezia andrà avanti così. «Con De Franceschi ci confrontiamo tutti i giorni» taglia corto su questo tema il tecnico del Venezia «se ci sarà la possibilità di migliorare, lo farà, altrimenti si va avanti lo stesso».
Ore 22.20 – (Gazzettino, edizione di Vicenza) Alla vigilia del ritorno in campo con il Pavia (match previsto per domani alle ore 18 al Menti di Vicenza, (arbitro Marco Serra di Torino) in casa Real Vicenza tiene banco la questione mercatino di riparazione, in cui il club di Diquigiovanni sembra essere molto attivo. È noto, e il presidente l’ha più volte ribadito, che il Real punterà principalmente ad acquisire un attaccante e un difensore, possibilmente di spessore. Il centrocampo non ha invece bisogno di ritocchi, così come il reparto portieri. Per giorni, alla società biancorossa, si è accostato il nome suggestivo di Danilo Alessandro. Sarebbe stato un ritorno clamoroso, ma alla fine hanno prevalso i buoni rapporti fra i presidenti di Casertana e Pro Piacenza, e il bomber romano ha preso la via Emilia. Non senza un certo accenno polemico (“Piacenza mi ha fortemente voluto, gli altri hanno fatto solo chiacchiere” ha dichiarato al sito TuttoLegaPro Alessandro, con chiaro riferimento agli insistiti ma inutili corteggiamenti del Real). Ma il Real, sottotraccia, intanto preparava il terreno per mettere a segno il primo colpo di gennaio. Francesco Quintavalla, esperto difensore tuttofare del Savona, è ormai vicinissimo ai biancorossi. È questione forse di ore per l’acquisizione definitiva (non prestito) del capitano di lungo corso del Savona, un giocatore dalla lunga militanza in serie C, un buon nome per ricoprire più ruoli, dalla difesa all’esterna di centrocampo. Quintavalla, classe ’82, non è di primo pelo. Ha esordito in serie A con il Bologna (una sola presenza) e poi vanta una lunga militanza nel Lumezzane e nel Savona, intervallata da Spal ed Entella. È il classico giocatore di categoria, un jolly utilissimo agli schemi di Marcolini. E, se con Quintavalla la parte difensiva sembra risolta, resta il nodo della seconda punta. E qui è spuntato prepotentemente il nome di Francesco Margiotta, uno dei molti che lasceranno Monza dopo la disastrosa e fallimentare gestione Armstrong. A Monza, Margiotta se la giocava con Radrezza e poi con la serie di cognomi illustri (Virdis, Zigoni e Anastasi, tutti omonimi tranne Gianmarco, figlio del leggendario Zigogol) per un posto da titolare. Vedremo se il torinese di scuola Juventus riuscirà a portare il suo fiuto del gol (quest’anno tre reti su tredici presenze, molte però solo con piccoli spezzoni di partita) alla corte del Real.
Ore 22.00 – (Giornale di Vicenza) Fratelli contro. Marco e Andrea Cristini domani si sfideranno al Menti, alle 18. Il primo, centrocampista offensivo classe ´85, è un punto di forza del Real Vicenza, mentre il secondo, classe ´94, guida la difesa del Pavia. Nella passata stagione i due fratelli hanno vestito la stessa maglia, quella del Cuneo, in Seconda divisione. Domani sarà tutt´altra partita. «Da avversari sarà molto diverso – il pensiero di Marco, che prima di approdare al Real ha vestito per nove stagioni la maglia del Cuneo, e non vede l´ora di scendere in campo domani – la mia prima speranza è che mio fratello giochi. Allora sì ne vedremo delle belle». Andrea, difensore del Pavia, con un passato nel vivaio del Toro e nel Cuneo, è reduce da tre settimane di stop per infortunio. Ma la sfida del Menti l´ha preparata regolarmente con la propria squadra e conta di esserci dal primo minuto. «Il mister ama tenerci un po´ sulle spine, quindi ancora non so se giocherò, ma lo spero tanto. Sono stato fermo alcune settimane per un infortunio muscolare dovuto ad una forte contusione. Ora sto bene». Chi vincerà? «Noi, mi auguro – la secca risposta del centrocampista del Real, che finora ha segnato 4 reti – abbiamo tanta voglia di cominciare bene il nuovo anno e anche se per quanto ci riguarda non sarà una partita decisiva, è certo che sarà molto importante. Nel mese di gennaio avremo una serie di scontri diretti e proprio questo filotto di partite delineerà i nostri obiettivi». Quale dei due Cristini teme di più l´altro?
«Senza dubbio – ha spiegato Marco – io ho più opportunità per arrivare in zona gol ma mio fratello è un bel difensore nonostante sia giovane: ha una buona struttura fisica ed è di quelli che sa impostare l´azione». Se entrambi saranno in campo, è facile immaginare in quanti duelli si fronteggeranno. «Già penso ai confronti che la sfida ci riserverà – ha affermato Andrea – Marco è un giocatore molto forte per la categoria e andrà sorvegliato per bene. Sono convinto che con più fortuna avrebbe potuto centrare la serie B. Oltre a lui, dovremo temere tutto l´attacco del Real Vicenza, a partire da Bruno. Penso che saranno 90´ di livello agonistico molto alto, ci affronteremo con rispetto e naturalmente spero vinca il Pavia. Anche perché vorrei poter prendere in giro mio fratello per parecchio tempo». Chissà se tra fratelli è filtrata qualche informazione di ordine tattico sugli avversari
«Abbiamo un ottimo rapporto – ha precisato il fratello maggiore – e ci sentiamo tutti i giorni. Ma prima di affrontarci non parleremo molto della partita, piuttosto scherziamo su quello che potrebbe accadere. Certi discorsi magari li faremo a posteriori. Scommesse? Noi non ci abbiamo ancora pensato, ma potremmo metterci una cena». La sfida mette in palio il sorpasso in classifica, nel caso vinca il Real. Nel caso contrario, il Pavia lascerebbe indietro i biancorossi di cinque lunghezze. «Affronteremo una squadra forte, che ha giocatori importanti. E poi dopo la sosta non è mai facile riprendere, perché si è perso un po´ il ritmo partita» l´analisi del centrocampista di Michele Marcolini. «Sappiamo che sarà una trasferta insidiosa – la risposta dello stopper di Riccardo Maspero – ma fare tre punti a Vicenza significherebbe confermarsi squadra forte e matura, quindi contiamo molto sulla vittoria. Il punto di forza del Pavia? C´è un bel mix di giocatori esperti e giovani di qualità. E poi ci crediamo sempre fino alla fine. Sarà una bella partita e di fronte ci saranno due allenatori molto bravi». Marco e Andrea Cristini sono pronti. I loro genitori saranno presenti in tribuna.
Ore 21.40 – (Gazzettino, edizione di Vicenza) Ultima domenica senza calcio per il Bassano Virtus, che tornerà in campo domani in casa del Feralpi Salò (ore 16.00). Buone notizia per Asta che potrà contare su tutti i suoi giocatori, con il ritorno dalla squalifica di Nolè e il recupero lampo di Cenetti, dopo il brutto intervento subito contro il Monza. Il tecnico giallorosso potrà quindi tornare al suo 11 tipo, con il ritorno di Iocolano sulla fascia sinistra dopo le due ottime partite disputate da seconda punta, spazio dunque a Nolè che si riprende la maglia numero 10 alle spalle di Petribiasi. Il tecnico avrà più dubbi in difesa, dove si ritrova con 4 centrali affidabili da decidere partita dopo partita: il ds Seeber ha parlato del recupero di Ingegneri come un colpo di mercato, l’ex Cesena quando non ha problemi fisici si è dimostrato sicuro per la categoria e buonissima alternativa per Bizzotto, Priola e Zanella. Le scelte si baseranno sulla forma fisica dei difensori e sulle caratteristiche degli avversari: quando si dovrà giocare contro i classici nove di peso, ecco pronti Zanella o Ingengeri, per contrastare la velocità Priola e Bizzotto. A centrocampo il ballottaggio è sempre tra Proietti – Cenetti – Davì, con Tonon in questo momento nettamente indietro nelle scelte di Asta. «Ormai i ragazzi hanno assimilato perfettamente lo schema con i tre trequartisti – ha spiegato – cambiare per noi potrebbe essere più una difficoltà che una risorsa». 4-2-3-1 dunque che, se non per cause maggiori, dovrebbe rimanere lo schieramento da qui a fine campionato, con il tecnico che per questo ha fatto capire che servirebbero un esterno, un nuovo centrocampista e un 10 di ruolo nel caso Nolè non possa essere schierato. Nel frattempo successo per l’aperitivo organizzato dalla società: presenti molti tifosi, con richieste di autografi a maglie, foto e tanto entusiasmo. Il Bassano Virtus si sta sempre più fondendo con i suoi tifosi e con la città, con i numeri dello stadio che stanno dimostrando questo trend positivo: praticamente si viaggia da diverse giornate sopra le mille presenze allo stadio, con anche un gruppo organizzato di tifosi. Anche, o soprattutto questi dati dimostrano quanto di buono sta facendo questa squadra: portare tanta gente allo stadio, tra campionato spezzatino ed orari spesso difficili, vale quanto o più di una vittoria.
Ore 21.20 – (Giornale di Vicenza) C´è sempre la Feralpi di mezzo quando c´è qualcosa di succoso in ballo. No, cosa dite, mica il passaggio del turno di Coppa Italia di un mese fa, quando il Bassano passò brillantemente nel bunker bresciano ai rigori guadagnandosi i quarti di finale della rassegna tricolore con la Spal. Macchè, quello è una sorta di aperitivo rispetto al match di domani con in palio il titolo d´inverno o soltanto al recente passato quando fu di fatto Salò a spedire giù dal burrone il Soccer Team due anni e mezzo fa: dopo il pari a reti bianche dell´andata in Lombardia, al ritorno al Mercante nel marzo del 2012 i virtussini di Jaconi, pallida copia della formazione arrembante che aveva accarezzato i playoff per la B il torneo precedente, si giocano fondamentalmente la permanenza in C1 proprio con la Feralpi fanalino di coda e all´ultima spiaggia: Mateos con una poderosa inzuccata porta avanti i boys Diesel nel primo tempo e sino a metà ripresa Bassano è in placido e sereno controllo. Poi all´improvviso Drudi si incarta su un facile possesso e commette fallo da ultimo uomo in area: rigore ed espulsione, Tarana dal dischetto firma la parità. La Virtus in inferiorità incassa cinque minuti dopo l´1-2 con una punizione cesellata del solito Tarana e gli saltano i nervi: anche Mateos si fa cacciare dalla fiscalissima terna e il ko sarà il preludio ventiquattro ore più tardi all´esonero di Jaconi. Brucato al posto dell´Osvaldo sfiorò solamente l´impresa salvezza. Come dire che anche qui ci sono conti in sospeso.
MONZA, ACQUE AGITATE: Intanto è tornata maretta a Monza. Il nuovo proprietario, l´inglese Bingham, atteso da tre giorni in Brianza non si è ancora fatto vivo, diversi giocatori hanno già effettuato la rescissione del contratto abbandonando la cittù e domani la squadra ospita la Pro Patria per la fine dell´andata. L´atteso chiarimento di Capodanno con la nuova società non c´è stato, giocatori e staff sono in fibrillazione e ieri all´allenamento a Monzello si sono presentati decine di supporter biancorossi che hanno contestato apertamente la dirigenza entrate. La situazione è quantomai nebulosa e diversi atleti potrebbero accasarsi altrove sfruttando il mercato di riparazione, visto che sinora la precedente gestione ha corrisposto loro un solo stipendio dall´estate a oggi. Nel frattempo le big reali, nonostante una posizione di classifica lusinghiera non si fanno pregare per potenziale i rispettivi organici. Il primo botto è dell´Alessandria che ha firmato dal Benevento il navigato bomber Mazzeo e prepara almeno altri due colpi di livello. Il Novara segue a ruota, visto che nonostante una rosa di titolari che lo scorso anno disputava in blocco la serie B da protagonisti, ha pescato dal Varese al piano di sopra l´esterno mancino Cristiano e non è escluso affatto che sia l´unico ritocco in agenda per i biancoblu piementesi. Inoltre a Como hanno già prenotato l´ex monzese Hetemaj: per l´attaccante c´è qualche problema di carattere regolamentale per il tesseramento ma sembra si tratti di ostacoli superabili. Ieri sempre i lariani hanno praticamente concluso per l´ex centrocampista del Vicenza, Ivan Castiglia. Il Pavia ha già comunicato di non voler lasciare nulla di intentato per agguantare il tesoro della cadetteria e dunque sarà attivissimo nel circuito delle trattative, mentre lo stesso Real Vicenza ha in serbo un paio di ingressi di gran spessore e Quintavalla in effetti rappresenterebbe il supporto ideale per blindare una retroguardia che con lui acquisirebbe una dimensione di impermeabilità. Bassano non deve farsi impressionare, non muova un muscolo e sfoggi il migliore dei suoi sorrisi.
Ore 21.00 – (Gazzettino, edizione di Vicenza) Arriveranno almeno due giocatori, probabilmente tre: un esterno offensivo, una prima punta ed un difensore centrale. E altrettanti, anzi qualcuno in più, usciranno, per questioni di lista. Queste le indicazioni del Vicenza per la campagna trasferimenti invernale che inizierà lunedì e durerà fino al prossimo 2 febbraio. Ecco la situazione nei singoli reparti. PORTIERI – Rimarranno i quattro estremi difensori attuali: Bremec (squalificato al rientro), Vigorito (che lo sostituirà a Latina), Truant e Cappa (in scadenza a giugno) in ordine di gerarchia. DIFENSORI – In partenza Figliomeni, che ha diversi estimatori sia in serie B che in Lega Pro. Da valutare la situazione di El Hasni, partito per la Tunisia, dove sarà impegnato con l’Olimpica per tutto il mese, ma potrebbe anche essere aggregato alla Nazionale A per la Coppa d’Africa. Se saranno ceduti entrambi, potrebbe tornare il centrale Milanovic dal Palermo. CENTROCAMPISTI – E l’unico reparto a posto, anzi, con alcuni esuberi Gerbaudo e Urso andranno a giocare in Lega Pro, come Filippi, che si sta già allenando con una squadra vicino a casa. ATTACCO – Per gli esterni il primo nome sul taccuino di Cristallini è quello di Improta: il cartellino è del Genoa ma attualmente gioca nel Bologna, che almeno per ora non lo vuole dar via. Le alternative sono rappresentate dall’altro rossoblu Troianiello (di proprietà del Palermo), da Pasquato, in prestito al Pescara dalla Juventus e dall’atalantino Spinazzola. Per il centravanti sono stati offerti Succi del Cesena e Ardemagni (Atalanta, finito ai margini della rosa allo Spezia), ma entrambi non rientrano nelle preferenze del tecnico Marino, che preferirebbe un giovane come Rosseti dell’Atalanta (un ’94). Se arriveranno due attaccanti partirà Spiridonovic e magari, alla fine, anche Maritato per questione di esuberi. Bartulovic potrebbe andare a fare esperienza nella serie A slovena.
Ore 20.40 – (Giornale di Vicenza) Domani i biancorossi torneranno in campo dopo le vacanze di Natale e Pasquale Marino inizierà a metter mano con il suo staff alla preparazione che dovrà assicurare alla squadra la possibilità di arrivare al meglio alla volata, quando il campionato di B si deciderà, tra aprile e maggio. L´obiettivo è dichiarato: mantenere la categoria. È per raggiungere questo traguardo che dopo 11 giornate del campionato del ripescaggio in via Schio hanno preso la decisione non semplice di esonerare il Capitano Gianni Lopez. E i risultati hanno detto che è stata una scelta ripagata da punti preziosi per la salvezza. La media non dice tutto, ovvio, ma è comunque indicativa: nelle 11 giornate sotto la guida di Lopez il Vicenza ha raccolto 10 punti alla media di 0,9 punti a gara; nei 10 turni della gestione di Marino i punti conquistati sono stati 17 alla media di 1,7 punti a gara. Come già detto bisognerebbe considerare tanti aspetti, il principale dei quali è che a Lopez è toccata la parte più difficile del torneo, con una squadra appena rifatta. Anche se andrebbe pure sottolineato che a Marino è mancato per infortunio un giocatore decisivo come Ragusa che invece il Capitano ha avuto a disposizione. Comunque sia, la differenza di rendimento della squadra con i due allenatori è chiara nei numeri. Così come è chiaro che mantenendo il ritmo che Marino ha tenuto da quando si è seduto sulla panchina del Vicenza l´obiettivo-salvezza sarebbe garantito. Facciamo due conti: se nelle 11 partite in cui ha guidato i biancorossi l´allenatore di Marsala ha viaggiato a 1,7 punti di media a gara, lo stesso ritmo nelle 21 gare del girone di ritorno garantirebbe un bottino fra i 35 e i 36 punti. Aggiunti ai 27 con cui la squadra ha chiuso l´andata, il totale farebbe un bottino finale fra i 62 e i 63 punti. Ce ne sarebbe più che d´avanzo, visto che la quota generalmente individuata per tagliare il traguardo è 50. Anzi, a questo ritmo si potrebbe cullare qualche sogno, anche se Cristallini ha detto che è molto pericoloso staccare i piedi da terra e avventurarsi con i desideri oltre il traguardo della permanenza in B.
Le premesse tuttavia sono sicuramente incoraggianti per il girone di ritorno. È vero che nelle 10 partite della gestione-Marino più di qualche episodio ha girato a favore del Vicenza, ma non si può certo sostenere che con il nuovo allenatore la squadra abbia vinto il 50 per cento delle partite grazie alla buona sorte. Il bilancio di 5 vittorie, 2 pareggi e 3 sconfitte (la prima delle quali peraltro incassata appena 48 ore dopo il suo arrivo), dicono che il cammino iniziato con Marino è ben indirizzato verso quota 50, a patto che la squadra continui a rispondere bene ai comandi e sia rinforzata al mercato.
Prima va raggiunta la fatidica soglia, se poi con il ritmo-Marino si potrà alzare lo sguardo tanto meglio.
Ore 20.30 – Disponibile a questo link l’articolo con tutte le info sulla prevendita per Union Pro-Padova.
Ore 20.20 – (Gazzettino) È appena iniziato il nuovo anno, e non c’è più tempo per sfogliare l’album dei ricordi del 2014. Nel calcio bisogna guardare avanti, e per il Cittadella l’immediato futuro richiede una partenza sprint. Bisogna subito sgommare ai nastri di partenza del 17 gennaio, perché la classifica dei granata necessita di una robusta iniezione di risultati positivi. Di vittorie, tanto per parlarci chiaro. Ecco allora che Claudio Foscarini si concentra sulla ripresa dei lavori, perché come ha affermato Coralli nei giorni scorsi, il Cittadella deve capitalizzare al massimo le due partite casalinghe delle prime tre giornate di calendario: «Abbiamo il dovere di partire con il piede sull’acceleratore. La prima decina di partite, sulla carta, è alla nostra portata, più abbordabili, e ne dobbiamo approfittare. Non capitalizzare questa prima parte del girone di ritorno significherebbe complicare ancora di più la nostra situazione». Che è già gravata dall’ultimo posto in classifica: «È il momento più difficile della mia carriera. Nell’andata il Cittadella ha stentato parecchio, ma dobbiamo essere positivi: come ci siamo inguaiati in questa situazione, abbiamo anche le possibilità per venirne fuori». I granata non dovevano certo vincere il campionato, eppure in pochi l’estate scorsa avrebbero messo in preventivo una prima parte di campionato così complicata: «Credo nessuno, e sinceramente non lo meritiamo per quello che abbiamo fatto. Mi spiego: per come abbiamo lavorato, le prestazioni fatte, l’impegno dei giocatori, dovremmo avere almeno tre, quattro punti in più, cioè essere in linea con gli altri anni. Il Cittadella non è squadra da ultimo posto». Eppure i numeri non mentono mai, qualcosa non è girato per il verso giusto: «Il nostro comportamento. Nove cartellini rossi sono tanti, troppi e ci hanno penalizzato. Direi che sono stati determinanti per la nostra brutta posizione di classifica». Un caso anomalo per il Cittadella, che da sempre fa della correttezza in campo e fuori il proprio marchio distintivo: «Non mi so dare una spiegazione precisa, perché i falli che commettiamo sono gli stessi degli altri, magari abbiamo tenuto un comportamente più ingenuo, infantile, che ci ha danneggiato più del dovuto. Ma non siamo una squadra cattiva». L’ultimo posto è un fardello pesante da portarsi dietro, però la classifica è cortissima: in 15 punti ci sono 21 squadre. Un’anomalia storica: «Mai come quest’anno la prima può battere l’ultima e l’ultima può sconfiggere la prima. In vetta troviamo Carpi e Frosinone, non i grandi nomi del torneo che non sono ancora riusciti a imporsi, a dimostrazione che non c’è grande differenza di valori tecnici tra la prima e l’ultima. Mancando le squadre leader del torneo si possono fare punti dappertutto». Il grande equilibrio è destinato a perdurare anche nel ritorno? «È l’incertezza della seconda parte del campionato – spiega Foscarini – si pensa che l’andamento possa cambiare nel nuovo anno, le squadre titolate cambieranno di certo: il Catania non potrà essere quello visto sinora, il Bologna con qualche acquisto mirato risalirà in fretta, il Livorno ha cambiato l’allenatore. Mi aspetto quindi un girone di ritorno più tosto, più difficile». Guardando in casa granata, il primo desiderio del nuovo anno è quello di aver chiuso il capitolo infortuni. Il Cittadella ha già dato… «Hanno inciso tantissimo, e sono stati tutti pesanti. Avevamo in mente una formazione e siamo stati costretti a cambiare tante volte. Ma più di tutto, lo ripeto ancora, abbiamo pagato i cartellini rossi, che non mi vanno giù». Oggi si apre ufficialmente il mercato di riparazione: quanti innesti serviranno? «Sono sempre in contatto con il direttore, avendo puntato sul 4-4-2 occorrono giocatori esterni. Nell’ultima partita di campionato abbiamo adattato Paolucci e Pecorini, puntiamo a rafforzarci sulle fasce, dove mi auguro di recuperare anche Schenetti. Dopo valuteremo tutti i settori, se sarà possibile anche lo scambio tra giocatori». Infine il messaggio ai tifosi: «Capisco i malumori. Non mi sento di fare grandi appelli, se non dire loro che la squadra ha grande fiducia nel ribaltare la situazione e il pubblico deve avere fiducia in noi. Non accettiamo l’ultimo posto in classifica, possiamo e dobbiamo fare meglio. E faremo tutto il possibile per coinvolgere i tifosi con le nostre prestazioni e il nostro impegno, centrando qualche risultato importante».
Ore 20.00 – (Mattino di Padova) Pochi ma buoni. Sono gli spettatori alle partite casalinghe del Cittadella nel campionato di calcio di serie B. Perché è facile portare tanta gente allo stadio in posti come Bari (322 mila residenti) o Bologna (386 mila). Più difficile farlo in un comune di 20.025 abitanti. Una constatazione che acquista vigore se si rapporta il numero dei tifosi presenti in tribuna nei vari stadi del Belpaese a quello degli abitanti delle singole città. Facendolo, si scopre infatti che Cittadella capovolge ogni classifica, portando al “Tombolato” più di un abitante su dieci, con un attaccamento ai colori granata che si può paragonare solo a quello che si riscontra ad Avellino e Frosinone. Partiamo, però, dai numeri assoluti. In base ai dati raccolti a metà stagione, la città murata si piazza ventunesima nella classifica dei centri capaci di richiamare gente allo stadio, con una media di 2.257 spettatori, tenendo conto delle dieci gare interne giocate sin qui dagli uomini di Foscarini (che, questo pomeriggio alle 15, riprenderanno la propria preparazione dopo la sosta natalizia). Il picco? I 2.445 spettatori della sfida con l’Avellino, mentre il numero più basso è legato ai 1.975 del match con il Latina. Davanti a tutti c’è Bari, con una media di 19.048 tifosi, seguita da Bologna (13.949) e Catania (13.160). In coda, unica realtà alle spalle di Cittadella, c’è Chiavari, tana dell’Entella, squadra che raccoglie una media di 1.969 presenze. A questo punto, però, è il caso di fare due conti, rapportando il numero degli spettatori agli abitanti. È un gioco e niente di più, perché poi in tribuna ci sono anche appassionati che arrivano da fuori, ma fa capire quanto la città ami la propria squadra. Ebbene, in vetta sta Avellino, che conta 55.249 abitanti e una media spettatori di 7.182, come se il 13% della popolazione andasse ogni sabato al Partenio. Ma sul secondo gradino del podio c’è proprio Cittadella, che porta al Tombolato l’11.3% della sua popolazione (20.025 abitanti, 2.257 spettatori). Medaglia di bronzo per il Frosinone (46.714 abitanti, 5.172 spettatori, 11.1%). E il Bari? Lontanissimo, si ferma al 5.9%. Bologna? Peggio, fa il 3.6%. Altro che Cenerentola della categoria, insomma. Cittadellla merita di sicuro la serie B.
Ore 19.40 – (Trentino) Stati d’animo diametralmente opposti nelle analisi fra i due tecnici protagonisti, a loro modo, di una sfida determinante già in chiave salvezza. Dice Depieri: «Partita vinta in modo rocambolesco. Per due volte in doppio vantaggio ci siamo complicati la vita, perché non siamo stati in grado, nel corso della seconda parte della ripresa, di controbattere le iniziative dei nostri avversari che ci hanno messo in difficoltà con lanci lunghi sui quali non siamo stati in grado di opporre un efficace filtro nella zona della nostra trequarti campo. In verità, ammetto, che se il Mori avesse pareggiato lo avrebbe meritato. Meglio così: terminiamo l’andata con un’altra vittoria ed allunghiamo il divario dalla zona play out: bene così!». Davide Zoller è moderatamente contento della prova dei suoi ragazzi e nonostante la 12a sconfitta stagionale trova il modo di rimarcare come, al di là dei meriti avversari, la nuova battuta d’arresto sia figlia anche, nella seconda parte della ripresa, di ingenuità difensive addebitate anche alla stanchezza che stava serpeggiando nei giocatori.
Ore 19.30 – (Trentino) Una gara dal finale rocambolesco ha condannato il team lagarino al dodicesimo insuccesso stagionale in campionato. Questo nuovo insuccesso chiude un girone d’andata negativo, come indica l’asfittico tabellino di classifica, meno sotto il profilo delle decorose prestazioni, individuali e collettive, che ne hanno contraddistinto il cammino del Zollerteam. Nel Mori erano presenti i due nuovi innesti Dal Fiume e Imperatrice, mentre l’esperto Calliari, afflitto in settimana da guai muscolari, si accomoda in panca. Partono meglio i trentini e dopo alcune belle iniziative, schiodano la gara verso il quarto d’ora: un allungo di Concli perviene in area sul versante d’attacco destro a Deimichei che, fatti alcuni passi, è spinto platealmente, da tergo da Roveredo. Il relativo penalty è trasformato da Tisi. I locali allentano la presa e verso metà frazione in sequenza ai friulani sono assegnati ben due consecutivi rigori: il primo è provocato da un’ assurda spinta in area di Pozza su Frison; il secondo, altrettanto colpevolmente, da Dal Fume che intercetta a braccia aperte, un traversone di Alcantara. Sul dischetto si presenta lo specialista Tonizzo che spiazza Poli in entrambe le conclusioni. Ad inizio ripresa si presenta in campo un Mori determinatissimo. Al 2′ un arrembante azione Concli carica un proietto che colpisce la traversa, rimbalza in campo dove un’incornata dell’ avanzatissimo Dal Fiume coglie un altro clamoroso legno e termina sul fondo. Al 4’st un cross di Deimichei per Tisi, vede il tentativo della punta lagarina deviato in angolo da Vicario. Al 7’st Tisi prolunga in area per Deimichei, il cui tiro in corsa è neutralizzato dall’estremo ospite. I padroni di casa assumono l’iniziativa, costruiscono e vanno al tiro in ben quattro occasioni. I friulani sbandano ma non cedono. Di più: alla mezz’ora allungano approfittando di un evidente sbandamento difensivo trentino, quando un’ estemporanea incursione di Zorzetto pesca in area lo smarcatissimo Salvador, la cui incornata trafigge l’incolpevole Poli. A questo punto il Mori getta il cuore oltre l’ostacolo e Tisi riduce le distanze con un gran proietto. A seguire i locali sono nuovamente castigati da Tonizzo che ribadisce, da sotto misura, un suo precedente tiro che sbatte sul palo e ritorna fra i suoi piedi. Appresso un siluro dai venticinque metri di capitan Cristelotti riduce per la seconda volta il distacco dai biancorossi friulani; ma l’assalto finale del Mori non è premiato da una spartizione della posta che, per quanto visto in campo, avrebbe meritato.
Ore 19.20 – (Trentino) Metaforicamente parlando, Luca Lomi non può far altro che allargare le braccia. Obiettivamente nemmeno lui avrebbe potuto chiedere di più al Mezzocorona e la sconfitta contro il Tamai ci sta tutta. Il risultato è negativo, ma il tecnico gialloverde è tutto sommato soddisfatto della prova fornita dai suoi ragazzi. «Sinceramente – dice Lomi – in queste condizioni era difficile fare di più. Abbiamo disputato una prova dignitosa, cercando di restare aggrappati il più possibile al match contro una formazione forte ed esperta. Abbiamo giocato con dieci under nell’undici titolare e chiuso la partita con cinque ’97 in campo. La situazione è difficile, ma noi abbiamo l’obbligo di andare avanti come abbiamo fatto sino a questo momento». Anche Zentil si è chiamato fuori. La rosa è sempre più ristretta e i malumori aumentano. «Zentil ha fatto questa scelta – conclude Lomi -, diversa da quella del resto della squadra. La società adesso valuterà il da farsi: per quanto mi riguarda non mollo di un centimetro e vado avanti per la mia strada».
Ore 19.10 – (Messaggero Veneto) Il Tamai comincia al meglio il suo 2015: batte il Mezzocorona, fanalino di coda, interrompe la striscia di due ko di fila e chiude il girone d’andata a quota 26, regalando la vittoria a mister De Agostini. Già, perché qui sta l’altra notizia: il tecnico, ex di turno, è costretto a lasciare il campo a inizio ripresa, vittima di una colica renale. È stato trasportato all’ospedale civile di Pordenone, dove è stato tenuto sotto osservazione e poi dimesso. Pronti, via e al 9’ arriva l’1-0. Cross dalla destra di Federico Furlan, Zambon colpisce la sfera di testa: la palla arriva a Sellan, che da due passi insacca. Il Tamai, in piene forze, con il solo Rigutto indisponibile, pare avere la gara in pugno. Ancor più vedendo il Mezzocorona, sceso dal Trentino in Friuli con 10 fuoriquota su 11. Non è così: i gialloverdi, ben guidati da Lomi, ex compagno di squadra di De Agostini, si chiudono molto bene. Nove uomini dietro la linea della palla, e le “furie rosse” soffrono. Al 25’, nella stessa azione, colpiscono due pali di fila con Sellan (girata di sinistro), e Federico Furlan (di testa), quindi un tiro di Zambon viene salvato sulla linea: il 2-0 e l’ipoteca sul match non arriva. Il “Mezzo” produce solo un’occasione, con Caridi, l’uomo di maggior classe, ma Peresson si oppone al suo tiro. Si va così alla ripresa. De Agostini, come detto, dà forfait, lasciando la panchina all’accompagnatore Pegolo. Dopo una mezzora di possesso palla, col Mezzocorona impegnato a cercare di rimanere in partita, arriva il raddoppio: cross di Pavan dalla destra, torre di Sellan, arriva Zambon che di esterno destro insacca. I bomber si scambiano i favori e per quest’ultimo è l’ottavo gol in campionato. Non succede poi più nulla, se non una traversa di Federico Furlan colpita da un bel tiro a giro di sinistro. Il Tamai torna così a vincere col minimo sforzo, cancellando i due ko filati con Fontanafredda e Arzignano.
Ore 19.00 – (Il Piccolo) «Che sofferenza a stare in tribuna!». È il primo commento di Milan Grujic, fermato da un dolore al ginocchio che lo ha costretto in tribuna. «Si soffre meno in campo – prosegue – e l’importante era interrompere la catena negativa. I nostri avversari ci hanno affrontato con rispetto e all’inizio erano molto chiusi perché sapevano che volevamo vincere a tutti i costi. Direi che anche in dieci i miei compagni hanno fatto una gran partita e meritato il risultato». Un po’ rabbuiato il presidente Goran Kocman: «D’accordo il pareggio – sottolinea – ma senza l’espulsione di Rondinelli, che mi è sembrata eccessiva per il secondo giallo, la partita sarebbe stata diversa. Difficile digerire il modo in cui ha deciso il direttore di gara. A ranghi completi, penso che potevamo fare un bel balzo avanti». Anton “Tonci” Zlogar è abbastanza soddisfatto: «Finora, una volta in svantaggio, non riuscivamo a recuperare – commenta – mentre stavolta abbiamo dimostrato più carattere. Un peccato aver subito la rete in apertura, un vero infortunio, ma la reazione è stata pronta. Intanto abbiamo interrotto la serie negativa, mi sembra che la difesa si sia assestata meglio e non ha più sofferto. Ricordiamo che tra noi e gli avversari c’erano quindici punti in classifica, quindi vuol dire che siamo cresciuti anche mentalmente nella gestione del confronto. Nella pausa natalizia abbiamo lavorato anche per questo. Adesso l’importante è recuperare ancora gli ultimi infortunati poi, come ho detto ai ragazzi, avremo tutto il tempo per riprenderci qualche soddisfazione. Sono contento anche dell’esordio di Babichau che ha corso molto a centrocampo: deve entrare meglio nei meccanismi, ma ritengo lo farà presto. Il pareggio ci fa girar pagina e possiamo pensare in maniera diversa al girone di ritorno».
Ore 18.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Deluso dalla prestazione della sua Clodiense sul campo della Kras Repen il presidente Bielo Ivan Boscolo, nonostante il pareggio per 1-1: «Non abbiamo giocato bene – dice il patron -. La partenza dopo le vacanze natalizie non è stata positiva sotto il profilo della prestazione. È vero, forse abbiamo subito il pareggio in fuorigioco, ma è anche vero che abbiamo giocato 60 minuti in superiorità numerica. Nel secondo tempo in particolare non siamo riusciti a fare noi la partita. Il risultato è giusto. Forse caliamo d’intensità nelle partite che non sono di cartello. Comunque ci mancavano dei giocatori e abbiamo avuto dei problemi di formazione, inoltre il campo era veramente in condizioni pessime quindi è stato difficile costruire azioni interessanti. Su tutti da elogiare per la sua prestazione il centrocampista Mazzetto, è entrato in campo con lo spirito giusto e ha lottato tanto durante l’incontro». Ed è proprio il mediano, Matteo Mazzetto, che si esprime: «Ringrazio il presidente per i complimenti. La sosta e le assenze hanno fatto la differenza. A causa degli indisponibili abbiamo dovuto cambiare modulo e questo forse è risultato un freno al nostro gioco. Nel secondo tempo nonostante la superiorità numerica abbiamo anche rischiato di perdere, quindi ci prendiamo questo punto. Non era facile, il campo molto pesante non facilitava il gioco. Ora siamo a 26 punti, dobbiamo arrivare il prima possibile a quota 42 e poi pensare ad altri discorsi».
Ore 18.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Un punto in trasferta muove sempre la classifica e anche se la prestazione non è stata delle migliori per il coach Andrea Pagan. La sua Clodiense ha comunque dato un senso a questa giornata e alla trasferta nella tana della Kras Repen. «Non abbiamo giocato bene, mi aspettavo qualcosa in più – le dichiarazioni del tecnico -. È stata una prova opaca della squadra. Il campo pesante, il rimbalzo del pallone poco regolare e i problemi di formazione alla base di queste complicazioni. Tutto questo ci dovrà far riflettere in settimana. Comunque torniamo a casa con un punto, al termine del girone d’andata siamo a quota 26, quindi un buon bottino. Anzi, possiamo dire senza problemi che siamo riusciti ad andare oltre le nostre aspettative. Ricordiamoci che eravamo partiti con l’obiettivo di salvarci e ora siamo in una buona posizione grazie al lavoro effettuato in questi mesi. Inoltre la Kras in casa ha sempre giocato bene anche se non ha mai vinto, ha sempre dato problemi agli avversari. Non mi aspettavo di vincere facilmente, secondo il mio parere ogni gara presenta storie diverse. Il nostro obiettivo stagionale? Il prossimo ciclo di tre partite ci dirà la verità sulle nostre ambizioni, domenica affronteremo il Montebelluna, con una vittoria effettueremo anche un balzo in classifica. Insomma, ci avviciniamo al momento decisivo e dobbiamo farci trovare pronti».
Ore 18.30 – (La Nuova Venezia) Un buon pareggio per la Clodiense che muove la classifica a Monrupino. Al 6′ già cambia il risultato: sulle conseguenze di un calcio d’angolo, la Clodiense riparte in contropiede e, con un lancio dell’ala Mazzetto, la sfera trova il centravanti Santi tutto solo con la disorientata difesa del Kras. Santi punta l’uomo e sembra mettere in mezzo, ma calcia verso un incerto Budicin che devia il pallone nella propria porta per lo 0-1. I veneti provano a raddoppiare con un calcio di punizione da lontano del difensore Tiozzo, ma pochi istanti dopo, su un fulmineo contropiede è l’undici di casa a trovare il pari. Difesa amaranto aperta, Knezevic lancia sul filo del fuorigioco Rabbeni, che scatta bene e con la punta tocca beffando il portiere chioggiotto in uscita. È il 21′ e la formazione di Zlogar trova un meritato pareggio, avendo più volte tentato la via del gol in pochi minuti. Al 26′ pericolosa azione per la Clodiense, che fraseggia bene ma poi conclude alto con uno dei propri centrocampisti, mentre il successivo bello scambio tra Urtiaga e Mazzetto viene bloccato sul limite dell’area. Siamo al 30′ quando è il portiere lagunare Luca Tiozzo a bloccare coi piedi una pericolosa azione di contropiede, poi il team di Pagan si scatena: prima azione personale ficcante di Santi sulla destra, poi al 34′ un calcio teso ma fuori dello stesso attaccante. Al 35’ la gara cambia con l’espulsione comminata al centrale di casa Rondinelli, per una seconda ammonizione in seguito ad un fallo veniale. La formazione carsolina rimane in dieci uomini ma non smette di sicuro di attaccare, e due minuti dopo, l’arbitro sembra comminare un penalty per fallo su Knezevic, ma è solo calcio d’angolo; subito dopo il capitano fantasista Knezevic imbecca il numero 5 Spetic che dalla sinistra incrocia, ma è bravo ancora Tiozzo a chiudergli lo specchio della porta e a rifugiarsi in calcio d’angolo. La gara si fa accesa ed intensa. È un match aperto e frizzante, contrassegnato da tanta corsa e da continui lanci lunghi che impensieriscono non poco le retroguardie delle due squadre. Nella ripresa partono subito bene gli azzurri con Rabbeni che crossa dalla sinistra ma senza trovare compagni, e un minuto dopo Mazzetto calcia teso da fuori ma blocca facile Budicin. All’8′ pericoloso lo stesso Mazzetto che si invola dalla sinistra e calcia un diagonale di poco fuori che sfiora il secondo palo. Il Kras, sebbene in dieci, non demorde e anzi si fa di tanto in tanto pungente, e gli ospiti non riescono ad approfittare della superiorità numerica e degli spazi. Al 33′ un brutto scontro di gioco a tre, ma per fortuna nessuno rimane a terra più del dovuto, e negli ultimi minuti il team di Chioggia prova a sbloccare il pareggio, ma ha poca fantasia e si limita a tanti lanci lunghi che non sortiscono effetto alcuno. Termina 1-1.
Ore 18.20 – (Il Piccolo) Due partite e due gol, prima a Fontanafredda, poi ieri contro il Legnago. Non si può certo dire che quello di Pasquale Manzo sia stato un rientro anonimo. Anzi, l’esterno campano ha dimostrato non solo di avere un certo feeling con la rete, ma anche di dare una certa verve all’attacco alabardato, giostrando anche in due posizioni differenti, come avvenuto ieri contro il Legnago: «Il mister all’inizio mi ha chiesto di partire da esterno – afferma Manzo – Poi, visto che Rocco e Milicevic sono entrambi più punte centrali che esterni, mi ha chiesto di posizionarmi dietro di loro da trequartista. Io ho sempre fatto l’esterno, ma anche in questa posizione mi trovo a mio agio e mi sembra di aver fatto bene, per me non c’è problema. Sì, due gol in due partite è una media alta che spero di mantenere, e più che per me spero faccia bene soprattutto al gruppo». Anche Manzo concorda che il primo tempo della Triestina è stato disastroso: «Nella prima frazione abbiamo giocato non male, di più. E sono tre partite che questo approccio sbagliato ci condiziona. Poi nell’intervallo, il mister negli spogliatoi ci ha strigliati a dovere e credo se ne siano visti i risultati. Non credo ci sia un fattore stadio Rocco, perché comunque anche fuori casa abbiamo sbagliato l’approccio, per cui il fattore campo non c’entra niente». Nonostante l’ennesima vittoria mancata, Manzo alla salvezza ci crede ancora: «Dobbiamo puntare a salvarci il prima possibile, sarà difficile ma noi ci proveremo in tutti i modi e facendo tutti i sacrifici possibili. Quanto a me, spero sempre di giocare in questo modo, e in effetti dopo tre mesi che non giocavo pensavo andasse peggio. Comunque sto cercando di entrare ancora più in forma. Ma più che per me, come ho detto, spero soprattutto che sia la squadra a fare grandi cose. E soprattutto che non sbagli più approccio, a partire dalla sfida contro il Mezzocorona».
Ore 18.10 – (Il Piccolo) Perché la squadra non riesce a esprimere la domenica quanto fa in allenamento? Perché al primo episodio negativo si perde e solo quando è alla disperazione riesce a tirare fuori quello di cui è capace? Sono domande che si pone lo stesso Ferazzoli, arrabbiato per quella che chiama un’altra occasione persa, e alle quali non riesce al momento a darsi una risposta: «Non credo che il problema sia l’approccio, perché avevamo iniziato bene fino al rigore – afferma il tecnico alabardato – piuttosto è il primo episodio negativo che ci fa andare in difficoltà e ci fa buttare via partite ampiamente alla nostra portata: è autolesionismo. Se la squadra non desse dimostrazione di essere viva, sarebbe un conto, ma visto che ha giocato un secondo tempo così, non capisco perché debba aspettare di essere con l’acqua alla gola per reagire. È una cosa che non accetto». L’analisi di Ferazzoli è particolarmente dura sul primo tempo: «Io scelgo in base agli allenamenti, ma i ragazzi devono capire che sono le partite della domenica a dare i punti: devono essere tifosi della maglia che portano, io quando perdo provo dolore fisico e ho l’impressione che qualcuno non lo provi perché nel primo tempo in campo hanno fatto solo delle apparizioni. Ma poi, quando siamo alla disperazione, c’è la reazione da squadra compatta con gli attributi. Come è inspiegabile che i ragazzi non abbiano la personalità e il coraggio di fare quello che fanno fino al sabato in allenamento. Sono cose che non riesco a spiegarmi e che dovremo analizzare assieme. Perché così non si va da nessuna parte e non c’è speranza di agguantare un traguardo già difficile». Il rammarico, è di aver buttato punti per l’ennesima volta contro un’avversaria più che abbordabile: «Il Legnago ha 6 punti più di noi ma non è più forte della Triestina, siamo noi che l’abbiamo fatta diventare una squadra fortissima ed è più il demerito dei nostri difensori che merito loro. Ventura? Crosato è stato a lungo fuori ma si è allenato bene, ma anche Ventura mi dava garanzie: ha trovato uno dei giocatori più bravi, ma non è solo colpa sua, perché sul terzo gol quando è stato superato, gli altri non marcavano il proprio uomo. Perché Spadari non trova più spazio? Quando sono arrivato veniva da un infortunio, ha giocato a Dro ma non stava ancora bene, in settimana l’avevo visto ok e infatti ha fatto molto bene. Ma anche Thiam Diop non ha fatto male, sono giocatori che hanno tecnica e personalità per farsi dar palla nelle situazioni di difficoltà».
Ore 18.00 – (Il Piccolo) La Triestina brinda al nuovo anno con un flut mezzo vuoto. Anzi, c’è poco da brindare. Al Rocco, contro una diretta concorrente per la salvezza, l’Unione doveva vincere e basta. E invece è arrivato un rocambolesco pareggio in rimonta contro i veneti apparsi leoncini per quasi un’ora (fino al 4-1 in loro favore) e poi trasformati in agnellini nel resto del match. Il pubblico ha applaudito per lo scampato pericolo di una sconfitta che avrebbe portato l’Unione nel baratro. Ma la generosità dei tifosi è dettata più dall’emotività che dalla logica. A voler vedere il flut mezzo pieno c’è la capacità di reazione degli alabardati. Perché rimontare tre gol di scarto non è impresa di ogni giorno. Ma la conduzione sciagurata di un match importante per la classifica fa venire in mente altri pasticci del passato (i play-off con la Pro Dronero per esempio). Senza andare troppo in là nel tempo la Triestina di Ferazzoli è incappata di nuovo nell’errore già visto a Mori Santo Stefano e a Fontanafredda (pur con risultati diversi): primo tempo inguardabile e ripresa veemente. È un difetto che si può correggere? Forse sì, altrimenti altro che salvezza. Le scelte del tecnico contano: l’aver lasciato da solo a destra in difesa lo sprovveduto Ventura al cospetto di un volpone come Valente e l’utilizzo per la prima volta di Diop come centrale assieme a Proia e Bedin, anch’essi con le medesime caratteristiche o quasi, non ha aiutato. Ma la tattica dell’allenatore (lui vede i giocatori tutta la settimana) non basta a motivare il rovescio del primo tempo. Certo l’Unione non ha dalla sua la dea bendata: già al 7’ l’arbitro concede un rigore per un mani di Bedin su un cross di Valente. Il bomber Fioretti non si fa pregare. Gli avvesari sono più concreti e arrivano quasi sempre per primi sul pallone. Rocco potrebbe pareggiare ma la sua inzuccata su cross di Proia è imprecisa. Bedin e compagni non riescono a incidere mentre gli avversari pure senza fare nulla di strepitoso a ogni affondo creano apprensione. Giannetti salva la porta con una deviazione su un diagonale di Bernarders (25’) e poi il baby Zucca si supera su Fioretti e Valente. Come si dice il gol è nell’aria. E così su una corta respinta della difesa (orfana di Piscopo accantonato dalla società) che non sale, Fioretti non si fa pregare: destro nell’angolino ed è il raddoppio (30’). Passano due minuti e arriva il tris. Valente fa fuori come sempre Ventura ma i centrali dormono e di piatto Longato batte l’incolpevole Zucca. La doccia fredda per gli aficionados del Rocco è servita a dispetto della temperatura quasi primaverile. I veneti si rilassano e l’Unione riesce a segnare un gol della speranza. Milicevic mette la palla in area per Fiore che calcia al volo sotto la traversa (35’). È un segnale che nella ripresa può cambiare la tendenza? Nemmeno per sogno. Ferazzoli si accorge dell’imbarazzo di Ventura a destra e inserisce il più robusto Crosato. Ma il capolavoro (al contrario) arriva al 5’ quando Viteritti sgroppa indisturbato per trenta metri e, senza nessuno a contrarlo, sferra un sinistro che si insacca quasi nel sette alla destra di Zucca. Dovrebbe essere l’ecatombe e invece dopo un minuto ci pensa il Legnago a tenere vive le speranze dell’Unione. Manzo (bravo da trequartista) ci prova da una ventina di metri, Fazzino respinge e Milicevic è pronto al tap-in. Spadari rileva Diop, ordinato ma lento. Ed è una buona mossa perché davanti alla difesa il centrocampista sa dettare ritmi più alti. Sulle sue verticalizzazioni i veneti si sciolgono. Un traversone di Bedin da destra (19’) trova l’esterno sinistro di Manzo dal limite. Il popolo del Rocco ci crede e contagia gli alabardati. Ancora Spadari lancia Milicevic, Vitteritti lo anticipa mettendo fuori tempo il suo portiere e Daniele Rocco è pronto a realizzare di testa. È il 4-4 e mancano ancora 26’ più recupero. C’è tempo per agguantare l’unico risultato davvero utile per la classifica. Entra Arvia per Proia anche se potrebbero essere più utili le piroette di Gusella contro un avversario ormai votato solo alla difesa. La Triestina comunque si spegne di nuovo. Zucca la salva su punizione di Tobanelli e Bedin sciupa di testa l’ultima occasione in pieno recupero. Finisce come non doveva finire. Ma poteva andare anche peggio. Domenica con il Mezzocorona bisognerà voltare pagina. Anche se forse nessuno, dopo il match di ieri, sa come farlo.
Ore 17.50 – (Giornale di Vicenza) Paolo Beggio è soddisfatto, ma per nulla sazio. L´Arzichiampo ha realizzato il primo desiderio del suo tecnico: quello di voltare la boa del girone d´andata oltre i 20 punti. In realtà sono ben di più, 25. «La soddisfazione non si può mascherare – spiega -, è un traguardo importante per una squadra neopromossa e in un girone che si sta dimostrando parecchio difficile. È un insieme di componenti che fanno ben sperare per il futuro». E anche la partita di ieri ha dato spunti per questo futuro. Primo su tutti il nuovo arrivato, Draghetti. «Gli abbiamo chiesto di inserirsi nei nostri meccanismi – fa sapere il tecnico – e lui in una settimana ha assimilato già molto. Poi è stato premiato anche con un gran bel gol. Ci darà una mano perché è un giocatore di qualità». E poi: «Mi è piaciuto l´atteggiamento della squadra, soprattutto di chi finora aveva giocato meno».
Ore 17.40 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Segnare una doppietta e perdere la partita non è certo il massimo ma il centrocampista Emanuele Busetto il suo compito l’ha fatto trasformando i due rigori e giocando una gran partita come regista. Partiamo dai rigori (4 su 4 in stagione), si ispiri a Balotelli? «Mi alleno molto sui rigori. La finta in realtà la facevo già prima di Balotelli ma io sono solo Busetto e quindi è ovvio che non parlino di me ma di lui! Il merito va però a Cattelan e Visinoni che si sono procurati i due penalty». Come commenta questo passo falso? «Peccato per la sconfitta anche perché abbiamo fatto una buona partita. Per due volte siamo stati vicini a recuperarla ma non ci siamo riusciti. Il terzo gol poi è nato da un rimpallo sfortunato che ha favorito Trinchieri. Domenica ci aspetta l’armata Padova, siamo consapevoli di quello che valiamo e vogliamo rendere la vita dura anche alla prima in classifica». Il terreno ostacola il vostro gioco? «A gennaio metterei la firma per trovare tutti i campi come il nostro. Però in effetti è un po’ molle e diventa pesante con il passare dei minuti impedendoci di fare al meglio il nostro gioco palla a terra».
Ore 17.30 – (Tribuna di Treviso) Negli spogliatoi si respira la rabbia scaturita dalla delusione del mancato pareggio. All’Union Pro serviva muovere la classifica in vista dei prossimi match del girone di ritorno contro Padova e Giorgione, il primo da giocare con il coltello in bocca, il secondo invece più pericoloso perché i Rossostellati sono diretti avversari in classifica appena sopra la zona playout. «La squadra non mi è dispiaciuta», commenta il tecnico dell’Union Pro Francesco Feltrin, «abbiamo affrontato le avversità, ci siamo battuti, ma le leggerezze si pagano, e come si pagano in questa categoria. Non è permesso alcun errore, altrimenti li puoi pagare cari, come stavolta. Ho visto una grande reazione, un gran carattere e tanta caparbietà, però il terzo gol non ci voleva. Una carambola che non ho ancora capito, una deviazione, un rimbalzo strano, non ho capito come mai è entrata. Senza di quella rete potevamo provare a riprendere in mano il match. C’è stato annullato un gol con mia grande incredulità, cartellini gialli non dati con equità, è andata così. Certo avevo chiesto ai ragazzi di muovere la classifica, in vista delle prossime due gare, ma è andata così. Non rimprovererò di certo la squadra, lavoreremo per ritrovare la maturità per non dar continuità a questo passo indietro che abbiamo commesso. Sono scocciato solo dai due gol presi per esserci comportati con estrema leggerezza. Questo sì». Nel primo tempo un centrocampo un po’ molle? «Ho cambiato modulo nella ripresa, da un 4-3-1-2 a un 4-2-3-1, e li le cose sono cambiate, è aumentato il pressing e i risultati si sono visti». L’esordio di Cattelan? «È ancora alternato, gli manca il ritmo gara, e deve giocare per ottenerlo, e lavorare molto. Mi è piaciuto molto Andrea Nobile nel secondo tempo, è stato molto importante per l’effetto sulla gara».
Ore 17.20 – (Tribuna di Treviso) Tre gol per gli ospiti spengono le aspettative di riaprire il match all’Union Pro. Busetto a inizio ripresa accorcia dal dischetto, ma la terza rete dell’ArzignanoChiampo arriva nel momento migliore per i locali, con una carambola fortunosa. Al 9’ del primo tempo la Union Pro è sbadata nel rinvio dall’area di rigore: Noè calcia corto verso Zanette, al volo cerca di girare all’indietro verso il compagno in fascia. Il tiro viene intercettato da un avversario e messo sui piedi a Trinchieri, che solo davanti all’area di rigore cerca di piazzare la palla a fil del primo palo. Legno pieno, con Noè incredulo. Al 12’ gol annullato agli ospiti per fuorigioco fischiato al solito Trinchieri. L’Union Pro poi cerca di alzare il baricentro e comincia a tener palla a centrocampo. Un paio di passaggi mal formulati da Busetto sventano più volte l’incursione di Comin in area ospite. Al 20’ Serena coglie la possibilità e scocca un sinistro a giro, tiro sopra la traversa di poco, Appiah poi serve il neo acquisto Cattelan, che in velocità mette sui piedi a Comin. Il fantasista a tu per tu con Dall’Amico tenta di far stendere il portiere e all’ultimo cerca il destro di potenza, respinto agilmente. Al minuto 26 rigore agli ospiti, ingenuità di Zanette che va in scivolata su Fracaro sulla linea di fondo dell’area di rigore. L’arbitro non ci pensa tanto e decreta il penalty. Trinchieri dal dischetto fredda Noè: 0-1. Comin dalla destra tenta il tiro, chiuso da cinque avversari. Dall’Amico mette in corner, il primo per l’Union Pro. Dagli sviluppi però nulla di fatto. Il raddoppio dell’ArzignanoChiampo arriva al 40’: Draghetti brucia sul tempo i difensori locali e prova il tiro in diagonale sul secondo palo, con Noè a chiudergli lo specchio. Tiro potente, deviato dal portiere locale, ma che finisce in rete. Nella ripresa, Casarotto prende palla a centrocampo e lancia con un bel diagonale Andrea Nobile, che vede Cattelan libero appena fuori dall’area: passaggio e gran tiro di sinistro del numero nove locale, palla deviata in area da Vanzo con una mano. L’arbitro fischia il secondo penalty della giornata. Sul dischetto Busetto, che danza davanti al pallone, rallenta e spiazza Dall’Amico: 1-2 al 10’ del secondo tempo. La terza rete dell’ArzignanoChiampo arriva sette minuti dopo: punizione del neo entrato Carlotto, palla a spiovere in centro all’area piccola, Noè esce disturbato dall’arrivo in tuffo di Trinchieri, palla deviata dall’attaccante ospite, con traiettoria che beffa il portiere locale: 1-3. Poco dopo Nobile entra in area di rigore volando a terra, punizione dal limite di Serena, tiro diretto a Cattelan, che devia in rete. Il guardalinee alza la bandierina per fuorigioco, tra le proteste dei giocatori. Al minuto 38 Carlotto commette fallo su Visinoni, che vola in area, l’arbitro decreta il terzo rigore, doppietta di Busetto. 2-3.
Ore 17.10 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Una quindicina di minuti in campo, quando la partita aveva ormai poco da chiedere, per Gianluca Maran, protagonista comunque del momento migliore del Giorgione, quello nel quale sono arrivati il gol della bandiera e alcune altre occasioni per ridurre ulteriormente lo svantaggio e riaprire una partita che al 20′ della ripresa sembrava archiviata. «Siamo partiti con la giusta mentalità, come non ci era successo col Montebelluna – spiega Maran – poi dopo il loro gol, come può capitare, abbiamo sbandato per qualche minuto; e dopo il loro raddoppio ci siamo un po’ persi, ma non direi che abbiamo giocato troppo sulle individualità piuttosto che di gruppo. Nel secondo tempo abbiamo inoltre giocato un buon calcio, non ci siamo demoralizzati né quando siamo rimasti in inferiorità numerica né sul seguente 3-0. Abbiamo anzi reagito, creando occasioni e trovando un gol. Purtroppo oggi le cose non sono andate bene, ma la parte finale della partita dimostra che la squadra c’è, che non molla nemmeno quando gioca in dieci». Chiuso il girone d’andata a quota 19 punti, due lunghezze sopra i playout, il Giorgione domenica prossima è atteso dalla trasferta contro il Tamai. C’è da vendicare lo 0-1 subito all’andata, tra le mura amiche.
Ore 17.00 – (Tribuna di Treviso) È precisa e obiettiva la disamina della sconfitta da parte del tecnico del Giorgione Antonio Paganin. «Oggi incontravamo una squadra esperta, che ha fatto quarti di finale di coppa ed è abituata a giocare qui e quindi la sconfitta ci può stare», spiega Paganin, «quello che è molto strano è che per assurdo abbiamo avuto il pallino del gioco in mano quando eravamo in dieci contro undici e questo dovrebbe far riflettere. Il nostro è un problema di atteggiamento quindi». La sconfitta non impensierisce però l’ex difensore di Genoa e Inter. «Non voglio stare tanto a preoccuparmi perché se la squadra è morta va in difficoltà quand’ è in inferiorità numerica, quindi questo non è il nostro caso perché, appunto in dieci contro undici abbiamo reagito. È chiaro che abbiamo un modo di giocare che è abbastanza anormale per l’età giovane che i ragazzi hanno, però non possiamo permetterci di andare sotto ritmo o di voler risolvere da soli le situazioni, ed è quello che è successo oggi, perché altrimenti si perde il fraseggio, diventiamo prevedibili e tutto si fa più difficile. Per assurdo abbiamo avuto anche l’occasione di riaprirla quando eravamo in dieci contro undici e questo deve far riflettere. Noi siamo stati bravi a reagire, ma non possiamo reagire quando abbiamo preso un gol. Se non avessimo preso il rigore, forse la gara si sarebbe fatta più interessante, però il calcio si riassume tutto se fai gol o se non fai gol, tutte le altre discussioni lasciano il tempo che trovano».
Ore 16.50 – (Gazzettino, edizione di Belluno) «Sono contento della mia prova anche perché ho realizzato il mio primo gol in serie D». A parlare è Tiziano Slongo, il giovane centrale difensivo che alla sua seconda presenza in neroverde ha segnato (di tacco) il 2-0 al Giorgione: «Sono proprio contento. L’importante era vincere, che segni io o un altro poco importa. Certo che c’è un po’ di soddisfazione nel mio gol». Slongo analizza la priva delle retrovie neroverdi: «Abbiamo fatto bene in difesa, anche se abbiamo preso gol. Certo sarebbe stato bello chiuderla a rete inviolata, il gol è arrivato grazie a un semirimpallo, però i gol – sorride – sono arrivati da due difensori. Tutta la giornata è positiva perché anche le nostre rivali hanno rallentato permettendoci di conquistare la quinta posizione in classifica». Slongo parla anche del sintetico, le cui condizioni sono precarie: «L’importante era arrivare a questa vittoria, ce la siamo meritata perché ci siamo allenati in condizioni difficili. Oggi il campo era giocabile, solo nelle zone in ombra era un po’ ghiacciato». La prossima sfida sarà con il Drò: «Hanno pareggiato con la Sacilese e quindi sono in forma. Quando li ho incontrati con il Montebelluna non mi sono sembrati fortissimi, ma forse si sono rinforzati e quindi anche a loro va il giusto rispetto». Il gol di Slongo è arrivato di tacco: un colpo voluto? «Certo che era voluto!», risponde sorridente il centrale. A ruota segue l’altro artefice della vittoria e difensore, Mattia De Checchi: «Nel 2014 avevo colpito solo pali e traverse e avevo promesso al vice allenatore Mauro Fin di dargli una soddisfazione al più presto: ce l’ho fatta e a lui dedico il gol». L’esterno sinistro di difesa che ha preso il ruolo di Salvadori parla della condizione della squadra: «In dicembre sono arrivate buone prestazioni ma pochi risultati. Stavolta abbiamo centrato l’obiettivo principale per iniziare bene il girone di ritorno, il tutto con una buona prestazione quindi siamo doppiamente contenti». A far da eco proprio su questo punto c’è Alberto De March, centrale difensivo destro: «Oggi ricominciamo a correre. Era necessario cominciare bene il 2015, una vittoria meritata per quanto abbiamo lavorato in questo periodo. A far la differenza è stata la grande voglia di vincere che siamo riusciti a mettere in campo, caratteristica che dobbiamo mantenere».
Ore 16.40 – (Corriere delle Alpi) 2015, buona la prima. E’ soddisfatto a fine gara il tecnico neroverde Massimiliano Parteli per il risultato appena ottenuto contro il Giorgione. Alla vigilia dell’incontro l’allenatore feltrino aveva dichiarato che l’obiettivo unico erano i tre punti, e questi sono arrivati. «Questa vittoria ci voleva perché i ragazzi hanno fatto un bellissimo lavoro in questo periodo e la meritavano dopo un mese di dicembre non brillante dal punto di vista di quello che abbiamo raccolto», spiega Parteli, «quindi sono contento soprattutto per loro perché ora avranno ancora più convinzione. Abbiamo cominciato bene l’anno, era il nostro obiettivo quello di rimettere una buona marcia e di tornare a far punti, tra l’altro con una prestazione buona sotto tutti i punti di vista». Dall’altra parte una formazione giovane, anagraficamente parlando… «Loro ci hanno creato varie difficoltà», spiega Parteli, «non hanno mai mollato fino all’ultimo secondo e nell’ultimo quarto d’ora, quando erano rimasti in dieci, hanno trovato il gol e ci hanno messo in difficoltà. Forse noi avevamo un po’ finito la benzina e le energie a causa anche del lavoro che abbiamo fatto durante i giorni passati. Credo che però sul 3-0 siamo andati con merito, giocando anche bene; quindi il risultato ci premia». Una vittoria di squadra, quella raccolta col Giorgione. «Tutti hanno fatto bene», spiega Parteli elogiando il gruppo, «anche quelli che sono entrati dopo hanno giocato alla grande. Prima dell’entrata in campo avevo chiesto delle cose e sono state fatte, ma soprattutto avevo chiesto lo spirito di sacrificio, la voglia di giocare per la squadra prima che per loro stessi: e ho visto ciò che chiedevo. Quindi posso dire bravi a tutti i ragazzi». Domenica inizia il ritorno: la filosofia è quella di ragionare giornata dopo giornata? «Andiamo avanti partita dopo partita», spiega Parteli, «affronteremo il Dro e quella partita dovrà essere affrontata come fosse una finale. E’ questo quello che dovremo fare da qui a fine campionato».
Ore 16.30 – (Corriere delle Alpi) Union, è qui la festa. Comincia alla grande il 2015 per il Ripa Fenadora, che tra il panettone, il brindisi di Capodanno e la calza della Befana confeziona il regalo del primo successo del nuovo anno nell’ultima partita del girone d’andata con il Giorgione. I neroverdi ritrovano la vittoria che mancava da un mese e risalgono al quinto posto in classifica scavalcando il Montebelluna, battuto dal Belluno. I primi due gol vengono dalle retrovie: apre De Checchi sugli sviluppi di un angolo, raddoppia Slongo di tacco e chiude Andreolla nella ripresa, su rigore conquistato dal giovane Dassiè (tra i migliori), atterrato dal portiere che viene anche espulso. In undici contro dieci, negli ultimi 25′ i padroni di casa amministrano ma calano di tensione e all’84’ gli ospiti accorciano le distanze con Podvorica. Nel finale l’Union rischia di subire un altro gol, però De Carli è attento. Sono le uniche sbavature di una gara giocata con autorevolezza. La prima notizia però è che si gioca regolarmente, cosa non così scontata visti i problemi in settimana del campo ghiacciato. Ma il sale buttato nei giorni scorsi e soprattutto l’innalzamento della temperatura hanno ammorbidito il sintetico del Boscherai, che può accogliere le squadre.Parteli sceglie ancora De Checchi terzino sinistro della difesa a quattro con Pellizzer al posto di Gjoshi a destra e la coppia centrale Slongo-De March. Centrocampo a quattro con Antoniol e Tibolla in mezzo, Mastellotto e Dassiè larghi. Davanti nel 4-4-2 Andreolla e Brotto. Il primo tiro è di Dassiè al 6′, dal limite sugli sviluppi di un angolo, ma la conclusione è centrale e Bevilacqua la blocca. All’11’ punizione pericolosa del Giorgione, che Baggio batte alta sopra la traversa. A dare la scossa ci prova Brotto, che tenta il sombrero sul difensore per puntare la porta al 19′ e, a tu per tu col portiere, si vede respingere il tiro. La svolta dal conseguente angolo, battuto da Antoniol, spizzato di testa e controllato da De Checchi, che indovina l’angolino sul secondo palo. Il gol scuote l’Union, che è di nuovo pericolosa un giro d’orologio più tardi con un’azione personale di Dassiè che salta in dribbling due avversari in velocità e lascia andare una rasoiata dal limite, deviata. La squadra di Parteli si è sciolta e alla mezz’ora raddoppia. Antoniol dalla tre quarti campo mette in area un pallone che Slongo, spalle alla porta, calcia di tacco pescando il “golazo” della domenica. Applausi. Al 35′ punizione dal limite per il Giorgione, calcia Gazzola ma nessun problema per De Carli. Intanto l’Union colleziona angoli, sette contro nessuno degli ospiti, a testimoniare dell’andamento del primo tempo che si chiude sul doppio vantaggio con due pericoli scampati nel recupero: prima su tentativo di Baggio dal limite (a lato) e poi su tiro di Mattioli, sporcato da Pellizzer in angolo. In avvio di ripresa si vede subito Brotto, che si libera per la conclusione, fuori non di molto. Sul fronte opposto calcio d’angolo velenoso di Baggio al 54′ con De Carli che smanaccia il pallone via dalla porta. La partita si schiude a 25′ dalla fine, col rigore del 3-0 trasformato da Andreolla e l’espulsione del portiere per il fallo su Dassiè, messo a tu per tu con Bevilacqua dall’assist di Brotto e atterrato in area. Nel finale il Giorgione accorcia con Podvorica che si trova solo davanti a De Carli. Ma la sostanza non cambia. Il Ripa Fenadora può festeggiare l’inizio dell’anno nuovo con la vittoria che gli fa chiudere il girone d’andata al quinto posto con 29 punti, in zona play-off.
Ore 16.20 – (Trentino) Alla vigilia della sfida contro la Sacilese, il tecnico gialloverde Stefano Manfioletti avrebbe firmato volentieri per un pareggio. Il pareggio conquistato ieri in terra friulana è risultato che soddisfa ampiamente l’allenatore droato che, però, non nasconde un pizzico di rammarico per non aver conquistato il bottino pieno. «Alla fine anche la Sacilese ha avuto la palla per vincere il match – confida Manfioletti – certo è che nei minuti precedenti abbiamo avuto diverse occasioni per passare in vantaggio e non le abbiamo sfruttate a dovere. Detto questo non posso che essere contento della prova fornita dalla squadra: abbiamo giocato una buona partita contro una formazione attrezzata e che esprime un ottimo calcio, cambiando più volte modulo nel corso del match. I ragazzi si sono applicati e sono stati bravi a recepire velocemente tutte le direttive. Il punto conquistato fa classifica e morale. I due cambi ad inizio ripresa? Siamo passati al “5-3-2” e, allora, qualcosa andava modificato nell’undici. Bene così, adesso però è già tempo di pensare alla sfida di domenica contro l’Union Ripa».
Ore 16.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Dobbiamo essere più umili e cattivi» afferma Mauro Zironelli, appena arrivato in sala stampa. Il pareggio con il Dro non soddisfa certo, ma l’allenatore liventino cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno. «Nonostante l’inferiorità numerica – prosegue Zironelli – abbiamo creato comunque tre palle gol. Il primo tempo è stato falsato dal vento, che nel secondo è sparito. Il pari è giusto, perché noi non abbiamo inciso come al solito. Con le altre squadre di bassa classifica nell’andata avevamo vinto, stavolta no. A parte il Kras (2-2, ndr), che ritroveremo domenica senza quattro squalificati. Stavolta ci è mancata lucidità». La Sacilese comincia il girone di ritorno con 32 punti, valutazione? «Sono tre in più dello scorso anno, con un organico più ridotto. Il voto è più che positivo. Spiace solo per questa partita incolore. Dobbiamo recitare il mea culpa per l’atteggiamento tenuto, peccato per i due punti buttati». Non ha dato un voto alla prima metà di campionato, vuole darlo al mercato della Sacilese? «Preferisco dire che da altre parti si sta molto peggio» risponde serafico Zironelli. «Come vuole la società e come ha ribadito la presidentessa nell’intervista rilasciata – aggiunge infine l’allenatore della Sacilese – anche per le assenze che avremo, ci sarà modo di lanciare altri giovani, confidando di trovarli pronti». In settimana è previsto il tesseramento di Marco Piscopo, laterale classe ’94, di origini goriziane, già giocatore nelle giovanili dell’Udinese e, in serie D, con la Triestina.
Ore 16.00 – (Messaggero Veneto) Il Dro risulta un po’ indigesto. Alla prima del 2015 la Sacilese non riesce a superare la formazione trentina, invischiata nella lotta per evitare i play-out, vanificando il vantaggio maturato nella prima frazione. Così la squadra di Zironelli si deve accontentare di un punto (quinto risultato utile consecutivo), che la lascia saldamente al quarto posto in classifica. La gara si apre con un’occasionissima per i biancorossi: protagonista Craviari che al termine di un batti e ribatti in area colpisce in diagonale a botta sicura. Palla a lato. L’avvio dei padroni di casa è scoppiettante: Beccaro dai 18 metri. Gran botta, Bonomi è costretto alla prodezza per deviare in angolo. Il vantaggio, all’11’, è più che meritato. Beccia conclude dal vertice sinistro dell’area, la palla attraversa una selva di gambe e con la complicità decisiva di un tocco di Cenzato termina alle spalle di Bonomi, che smanaccia ma non può impedire che la sfera valichi la linea bianca. La Sacilese non paga va vicinissima al raddoppio. Cross di Beccaro dalla sinistra, Spagnoli spizzica di testa, arriva Sottovia che all’altezza del dischetto conclude di poco alto. Prima dell’intervallo ci prova anche capitan Favret, dopo una discesa sul centrosinistra. Conclusione potente, ma Bonomi attento non si fa sorprendere. La ripresa si apre nel segno di Sottovia, che si esibisce in uno dei colpi del suo repertorio: tiro di controbalzo dalla distanza. La palla sorvola di pochissimo la traversa. Sarebbe stato un eurogol. Ma invece del raddoppio, arriva a sorpresa il pareggio del Dro. Duetto tra Ruaben e Proch, con quest’ultimo che si incunea in area e in diagonale dalla destra sorprende la difesa biancorossa e Favaro. Doccia fredda? No, gelata. Perché 3’ dopo la Sacilese rimane in 10 a causa dell’espulsione di Boscolo Papo. E il Dro cerca di approfittarne, rendendosi pericolosissimo in contropiede: Cremonini una volta al limite colpisce a rientrare, sfiorando l’incrocio dei pali. Immediata la risposta biancorossa con un rasoterra di Sottovia che Bonomi blocca a terra non senza qualche difficoltà. Altra doppia fiammata nel finale. Dro vicino al vantaggio con un colpo di testa ravvicinato di Bertoldi dopo una punizione dalla destra di Ischia. Replica liventina: Beccaro in diagonale dalla destra impegna Bonomi che respinge proprio sui piedi di Spagnoli, che da centro area non inquadra la porta. E così il risultato non muta.
Ore 15.50 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Abbacchiato due volte. Per la sconfitta di misura e per aver dovuto abbandonare anzitempo il campo per infortunio. Nicolò Severgnini l’ha vista così: «Potevamo anche pareggiarla, però è indubbio che il Belluno sia stato più pericoloso di noi – osserva il difensore biancoceleste – per quanto ci riguarda abbiamo fatto fatica, perché rinunciare ad un elemento come Giglio non è cosa semplice». Eppure avreste potuto acciuffarla in extremis. È d’accordo? «Purtroppo De Vido ha forse pagato l’emozione dell’esordio, magari gli sono tremate le gambe. Comunque sia capita di sbagliare, in precedenza il loro portiere aveva compiuto un gran parata sulla punizione di Perosin. Peccato». Vuole dire qualcosa questa battuta d’arresto? «Non credo, di fronte c’era la terza in classifica e non va dimenticato. Il nostro obiettivo rimane la salvezza e proveremo a rifarci subito contro la Clodiense, che ospiteremo domenica». Qual è l’entità dell’infortunio che ha subito? «Penso non sia nulla di grave, sono andato a contrasto e mi sono storto la caviglia. Vedremo nei prossimi giorni».
Ore 15.40 – (Tribuna di Treviso) A fine gara il tecnico Daniele Pasa, ex di turno, non fa drammi per la sconfitta casalinga del suo Montebelluna. «Il Belluno ha giocato di più nel corso dei 90’ e può contare su una maggior prestanza fisica rispetto a noi. A livello di occasionissime però siamo lì: il pareggio ci poteva stare. Sono contento perché i miei ragazzi ci hanno provato fino al termine, l’occasione finale di Alessio De Vido è stata clamorosa. Abbiamo perso qualche contrasto, ma in termini di corsa stiamo bene, purtroppo il campo non ci ha favoriti visto che davanti abbiamo giocato con i tre più “piccoli”. Più di così non possiamo fare, anche alla luce delle assenze: in panchina c’erano pure giocatori degli allievi e della juniores». Da segnalare la beffarda ammonizione rimediata a bordo campo dal bomber Giglio: in quanto diffidato, salterà la partita inaugurale del girone di ritorno contro la Clodiense. Intanto il Montebelluna, sempre vincente con le avversarie in zona playout, conferma di soffrire quelle di alta classifica: finora non ne ha battuta nessuna. La lettura di Pasa è scontata: «Chi sta sopra è fisicamente e tecnicamente superiore a noi, ma questa media punti ci va più che bene vista la nostra posizione in classifica relazionata all’obiettivo iniziale». E su Baù, scelto tra i pali al posto di Rigo: «Ha offerto un’ottima prestazione». In casa biancoceleste a parlare è anche il vice presidente Norio Brombal. «È stata una partita quasi equilibrata, il Belluno è stato un po’ superiore a noi, conosciamo la loro caratura. Le assenze di Giglio, Guzzo e Nicola De Vido si sono fatte sentire, dobbiamo difenderci con le nostre armi. Il rammarico? Ci credevamo nel pareggio, mentre la vittoria era quasi impossibile contro un avversario di qualità come testimonia il terzo posto in graduatoria. Andiamo avanti con l’obiettivo di salvarci al più presto, e allo stesso tempo di impiegare in prima squadra il maggior numero di giovani».
Ore 15.30 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Roberto Vecchiato si gode la vittoria che mantiene al terzo posto il suo Belluno, avvicindandolo alla vetta. «Abbiamo meritato i tre punti, potevamo sbloccarla subito (la traversa di Masoch), però poi anche loro hanno avuto opportunità. Però noi abbiamo provato di più a farla nostra: sono soddisfatto». Che cosa le è piaciuto maggiormente? «Abbiamo avuto soprattutto pazienza nel far girare la palla, a volte sembra che la circolazione sia lenta ma invece è meglio averla tra i piedi e non sprecarla inutilmente. Contro una squadra chiusa, che ci ha aspettato per ripartire, non era facile». D’Incà ha fatto un gran gol… «Ruben ha disputato un’ottima partita, oltre naturalmente alla rete che ci ha dato i tre punti. In generale sono contento di tutti, ognuno ha dato qualcosa in più rispetto alla sconfitta immeritata con l’Union Pro. In quell’occasione sono mancate lucidità e cattiveria». Radrezza ha rivisto il campo dopo quasi un anno. «Sono contento per il ragazzo, ne ha passate di tutti i tipi e se la partita fosse stata ancora bloccata sullo 0-0 l’avrei sicuramente mandato in campo anche prima». Avete chiuso il girone d’andata al terzo posto. Adesso non potete più nascondervi. «Eravamo partiti per salvarci, poi l’obiettivo è via via cambiato e adesso siamo stabilmente in zona playoff. Faremo di tutto per fare il maggior numero di punti, anche perché un conto è chiudere terzi, un altro arrivare quinti. Davanti a noi ci sono due realtà diverse, partite con altri traguardi – conclude l’allenatore del Belluno – da parte nostra cercheremo però di stare il più in alto possibile».
Ore 15.20 – (Corriere delle Alpi) Andrea Radrezza è tornato. Dopo dieci mesi dall’operazione al ginocchio, l’attaccante del Belluno ha giocato sette minuti, mettendo la parola fine ad un calvario durato fin troppo. Ovviamente il ragazzo di origini padovane, ma ormai bellunese a tutti gli effetti, non ha ancora nelle gambe i 90 minuti, ma sta lavorando ormai da un mese con la squadra ed è pronto a dare il suo contributo. Anche lo stesso mister Vecchiato ha spiegato di puntare molto su di lui, e che in caso di parità lo avrebbe fatto entrare prima: «È stata una giornata piena di emozioni, È stato molto bello sin dal mattino, quando ho ricominciato a vivere il pre partita con i miei compagni. Quando è stata la volta di rientrare in campo, ho avuto un brivido. L’importante è essere tornati alla vittoria, dopo la sconfitta al Polisportivo contro l’Union Pro. La partita è stata giocata a buoni ritmi da entrambe le squadre ma abbiamo avuto più occasioni noi e facendo due conti avremmo potuto chiuderla anche prima». Obiettivo migliorare ancora. Nonostante i tanti punti raccolti fino ad ora Radrezza vuole fare di più. Stiamo facendo qualcosa molto di importante», conclude, «vogliamo continuare a giocarcela con tutti e se possibile migliorare. Per quanto riguarda me sono contento dei minuti giocati oggi, il mister mi ha detto che conta molto su di me. Mi manca ancora il ritmo partita, ma continuerò ad allenarmi per migliorare, forse tornerò ancora a giocare qualche partita di preparazione con la Juniores nazionale».
Ore 15.10 – (Corriere delle Alpi) La quarta perla di Ruben D’Incà. Il ragazzo di Longarone ha messo a segno un gran gol che ha regalato i tre punti alla squadra. Esattamente come l’anno scorso, il gioiellino classe 1994 ha concluso l’andata con quattro gol, a fine campionato le reti son ostate sette, ma quest’anno la speranza è che possa toccare per lo meno la doppia cifra. I numeri comunque sono dalla sua parte: «Ovviamente mi piacerebbe farne di più, vedremo se sarà possibile. Questa rete è stata davvero importante per tutti i miei compagni, ci tenevamo tanto a tornare alla vittoria, dopo il passo falso in casa contro l’Union Pro. Sono davvero contento per la rete ma vi assicuro che il mio pensiero va solo ai tre punti. Se avessimo vinto con il gol di qualcun altro andrebbe benissimo in ogni caso». Un gol da ricordare. Ruben D’Incà nel primo tempo aveva fatto le prove con un paio di conclusioni pericolose, solo nella ripresa però è riuscito a bucare Baù. » Duravia è arrivato al limite dell’area e ha dato la palla al “Cobra” che me l’ha subito toccata, poi mi sono accentrato e con il sinistro sono riuscito a metterla sotto il sette. Al terzo tentativo ce l’ho fatta. Nella prima frazione, non ero riuscito a buttarla dentro nonostante due buone occasioni, nella ripresa nonostante la posizione non fosse facile sono riuscito a buttarla dentro». Bisogna guardare avanti. Con questa vittoria il Belluno avvicina il Padova, sconfitto in casa dell’Altovicentino. «Vogliamo tenere d’occhio le squadre davanti a noi, non quelle dietro», conclude D’Incà, «36 punti sono tanti e, pensandoci bene, avremmo potuto farne di più. Il mio futuro? A Belluno, sono felice e sto bene».
Ore 15.00 – (Corriere delle Alpi) Il sinistro di Ruben D’Incà regala l’undicesima vittoria al Belluno che in trasferta non sbaglia e supera il Montebelluna grazie alla rete del 1995 di Longarone. Il 2014 si era chiuso male con la sconfitta in casa con l’Union Pro, ma l’anno nuovo sorride ai gialloblù, che terminano l’andata con 36 punti, avvicinandosi al Padova, sconfitto dall’Altovicentino e staccando la Sacilese, protagonista di un pari con il Dro. Il match è stato equilibrato, ma il Belluno ha meritato la vittoria giocando meglio in campo e creando qualche occasione in più, rispetto agli avversari. D’Incà ha fatto centro al terzo tentativo, mentre dopo una manciata di minuti è Masoch ad aver sfiorato il gol colpendo la traversa dalla distanza. I padroni di casa nel finale hanno sfiorato il pari prima con la punizione di Perosin, ben deviata da Schincariol e dopo con la conclusione ravvicinata del neo entrato De Vido che davanti alla porta ha mandato la sfera sopra la traversa. Mister Vecchiato tra i pali sceglie Schincariol mentre in difesa non ci sono sorprese. La coppia centrale è formata da Merli Sala e Sommacal, a destra c’è Pescosta mentre sulla corsia di sinistra parte dal primo minuto Pellicanò. Il centrocampo di “vecchi” è confermato con Bertagno in regia supportato da Masoch e Miniati. Il tridente offensivo è formato da Ruben D’Incà a sinistra, mentre al centro e a destra ci sono i due ex della partita Corbanese e Duravia. Assente Samba, che nei prossimi giorni andrà in prestito proprio al Montebelluna. Andrea Radrezza, dopo dieci mesi dall’infortunio al ginocchio torna in panchina e si prepara all’esordio. Dall’altra parte, mister Pasa, anche lui ex gialloblù, deve rinunciare allo squalificato Guzzo e lascia in panchina bomber Giglio per un problema muscolare. Tra i pali, un po’ a sorpresa, parte Matteo Baù, classe 1993. Nel primo tempo, il Belluno dopo tre minuti sfiora il vantaggio con la conclusione dalla distanza di Masoch che da 30 metri fa partire un tiro velenoso, che colpisce prima la parte inferiore della traversa e poi la schiena dell’estremo biancoceleste che però è lesto a recuperare la sfera. Al 15’ i gialloblù comandano con autorità la manovra e, grazie allo spunto di Ruben D’Incà, sfiorano nuovamente il vantaggio. Il numero 10 fa fuori due uomini in area e si accentra calciando a botta sicura, ma Nicoletti si immola e ferma la conclusione. Al 40’ però il Montebelluna si fa vedere per la prima volta dalle parti di Schincariol con una conclusione ravvicinata di Garbuio, ma il tiro è deviato da un difensore gialloblù in angolo. Nel finale di primo tempo, Corbanese prova la girata ma senza pretese mentre un cross da sinistra di Pellicanò è deviato ancora da D’Incà che costringe Baù in angolo. Il Belluno riparte sempre con il pallino, mentre il Montebelluna attende. Al 65’ Duravia riparte e serve in area D’Incà che a tu per tu con Baù aspetta troppo e viene chiuso dal difensore divorandosi una ghiotta occasione. Al 69’ però il gioiellino non sbaglia e, servito in area da Corbanese, rientra sul sinistro concludendo sul secondo palo dove Baù non arriva. Gran gol. Il Monte risponde con la punizione di Perosin, ma è bravo Schincariol a deviare. All’85’ ecco Radrezza. Nel finale De Vido davanti alla porta si divora il possibile pari.
Ore 14.40 – (Gazzettino) «Abbiamo giocato contro una squadra che ha contenuti tecnici superiori ai nostri – esordisce il nuovo tecnico Mario Vittadello – siamo stati bravi nel primo tempo, in cui ci siamo disposti bene e abbiamo anche cercato di creare qualche difficoltà agli avversari. Nella ripresa siamo calati, anche fisicamente dal punto di vista atletico. Giocando contro un avversario più tecnico di noi, se non siamo in condizione è difficile reggere il confronto». I due gol subiti, praticamente identici nell’esecuzione (cross dalla destra e colpo di testa in area), si potevano evitare: «Erano situazioni che avevamo studiato in settimana, lavorando su dinamiche di questo tipo». Evidente il fatto che l’attacco era troppo spuntato con il solo Cacurio terminale avanzato, causa l’indisponibilità di Sabbion e Pitasi e la panchina troppo corta. In ottica mercato Vittadello glissa: «È compito della società, metto in campo i giocatori che ho a disposizione».
Ore 14.30 – (Mattino di Padova) Una sconfitta con la Correggese ci può stare. Soprattutto se sei subentrato ad altri due allenatori, e alleni una squadra, la Thermal Abano, che non riesce a mettere in distinta venti giocatori. Mario Vittadello, all’esordio sulla panchina rossoverde, vorrà dimenticare ben presto la prima domenica del nuovo anno, iniziato con uno 0-2 che lascia il segno in classifica (quart’ultimo posto) e nello spogliatoio. Perché la squadra, alla fin fine, credeva nella rinascita dopo tutti i problemi che avevano segnato la prima parte della stagione. Dall’altra parte, però, c’è la Correggese, corazzata del girone D: Grandolfo e Chiurato hanno numeri da categoria superiore, i vari Lari, Selvatico e Zanola sanno come si guida un centrocampo, e là dietro, Bigolin e Bertoli regalano binocoli per vedere la porta. La Thermal, dal canto suo, sta cercando ancora un’identità, aspetto che, contro una big, pesa tantissimo. Gli ospiti, infatti, iniziano a dettar legge fin dall’inizio: Grandolfo, ragazzotto classe 1992 che ha già esordito, segnato una tripletta e cambiato due maglie in serie A (Bari e Chievo), al 17’ si gira in un metro quadrato e colpisce il palo. Il biglietto da visita di Grandolfo finisce poi sul petto (o forse braccio) di Sadocco, che alla mezz’ora respinge la rovesciata della punta emiliana. I rossoverdi rispondono con una conclusione forte ma centrale di Franciosi, che la dice lunga sulle gentili concessioni della retroguardia della Correggese. Le squadre rientrano negli spogliatoi sullo 0-0, ma è proprio al 45’ che l’arbitro Turchet combina il pasticcio, l’unico tra l’altro, della giornata: il fischietto di Pordenone ordina due minuti di recupero ma dopo un giro di orologio manda tutti dentro, salvo poi richiamare le squadre per disputare l’ultimo scampolo, nell’imbarazzo generale. La Correggese, in ogni caso, rientra in campo per la ripresa con ritrovato cinismo: Grandolfo insacca il cross dalla destra di Zanola (54’) e poi si ritrova sui piedi pure la palla del raddoppio ma pecca d’ingordigia e si fa parare da Merlano sulla linea un tap-in che più facile di così non si può. A chiudere i conti ci pensa comunque Ferrari: cross dalla destra di Zinetti, zuccata a botta sicura e portiere battuto.
Ore 14.10 – (Gazzettino) Dopo le polemiche sulla sconfitta casalinga maturata prima di Natale con il Romagna Centro, ultimo della classe, l’Este rinasce a Piacenza e Zattarin applaude la prestazione della squadra: «Sono davvero molto contento – ammette il tecnico – faccio i complimenti a tutto il gruppo. Dopo la partita persa contro il Romagna sono state dette tante cose, molte delle quali non mi sono piaciute, quindi i ragazzi sono stati doppiamente bravi a cominciare l’anno con una vittoria come quella che portiamo a casa da Piacenza». Eppure i pronostici davano l’Este nettamente svantaggiato. «Ci mancavano Lelj e Bonazzoli – conferma Zattarin – e qualcuno ci dava già per morti, invece in un ambiente importante e davanti a una squadra molto forte abbiamo giocato molto bene». Le vacanze invernali hanno ricaricato le batterie a un gruppo che mostrava il mese scorso segni di affaticamento. «Probabilmente – suggerisce l’allenatore – la pausa ci ha fatto bene e siamo stati in grado di ritrovare la fame, che serve sempre per ottenere qualcosa di importante».
Ore 14.00 – (Mattino di Padova) Avessero piazzato tutte le big del campionato in un girone a parte, l’Este sarebbe ancora imbattuto. Non c’è corazzata che abbia messo sotto i giallorossi, che hanno bloccato Delta Porto Tolle e Correggese, oltre ad aver fatto fuori Rimini e Fiorenzuola. Ne mancava solo una, il Piacenza, schiaffeggiato a dovere (1-4) allo stadio Garilli. Sembra una barzelletta, perché i ragazzi di mister Gianluca Zattarin inseguono ancora la vetta, occupata dal Rimini, con un distacco di sei punti. Che non è un abisso, ma neanche bruscolini. Tutto questo per una serie di sconfitte sgangherate, e a tratti inspiegabili, con le ultime della classe (San Paolo, Formigine, Imolese, Romagna Centro). Anche le dichiarazioni nel post gara di Zattarin la dicono lunga, un «ci davano per morti, e invece…» che denota un mix di ritrovato orgoglio e consapevolezza dei propri mezzi. C’è da dire, però, che solo i prossimi impegni diranno se l’Este potrà spiccare il volo verso l’élite, giocandosi un posto in Lega Pro con Rimini e Correggese, o se invece potrà solo divertirsi nel limbo con le altre «brave ma non troppo», Delta Porto Tolle e Piacenza. Fatto sta che, proprio i Lupi, partiti come squadra da battere sulla carta, si arrendono al vigore di Beghetto, Turea e Rubbo, spinti dal turbo di una pausa natalizia con pochi mandorlati, tanta corsa e nervoso da smaltire. Dopo un quarto d’ora, infatti, l’Este è già in vantaggio di due reti: prima Ferrari travolge Rubbo e il rigore, sacrosanto, è pura formalità per Beghetto. Poi Rondon tira una schioppettata dalla distanza, il pallone colpisce la schiena di Ruffini e s’impenna, diventando un comodo assist per Turea, pronto alla spaccata decisiva. Il Piacenza reagisce e si guadagna un tiro dal dischetto con Bertazzoli, atterrato da Tessari: l’attaccante biancorosso, però, si fa respingere il tiro da Lorello. Il miracolo dell’estremo atestino propizia il tris, perché Beghetto, sette minuti più tardi, impegna Ferrari con un cross velenoso, respinto coi pugni sulla schiena di Di Maio per un’autorete che ha del clamoroso. Il poker arriva a ripresa inoltrata (82’) grazie al colpo di testa di Rubbo, sugli sviluppi di un corner calciato da Rondon. Il Piacenza salva la faccia, ma non la panca di mister Francesco Monaco, contestato dal pubblico e poi esonerato, con Tiboni. L’Este, invece, chiude il girone d’andata al terzo posto con 37 punti. Ma il bello deve ancora venire.
Ore 13.40 – (Gazzettino, edizione di Vicenza) L’Altovicentino inverte la rotta e riapre un campionato che rischiava di chiudersi (una vittoria del Padova avrebbe fatto precipitare i bianconeri a -8). Lo ha fatto con un prestazione concreta, da squadra operaia che basa al sodo: lo spettacolo può attendere. Tanto aveva chiesto alla vigilia del big match Diego Zanin ai suoi giocatori che lo hanno seguito alla lettera, chiudendo ogni varco ai tentativi di rimonta patavini. «Sono arrivato da poco più di una settimana – ha dichiarato l’allenatore chiamato a sedersi sulla panchina dell’Altovicentino sotto le feste di Natale dal presidente Rino Dalle Rive – e non potevo certo chiedere altro ai miei. La settimana l’ho trascorsa più a conoscere i giocatori che a provare cose nuove. Ho studiato l’avversario prendendone le contromisure, non lasciando spazi tra le linee, impedendogli di operare per vie centrali. I ragazzi vanno elogiati per la concretezza e lo spirito di sacrificio che hanno saputo mettere in campo. La vittoria è arrivata su un loro errore? Sì, un pizzico di fortuna dalla nostra lo abbiamo avuto, ma siamo andati a cercarcelo. Avevamo di fronte il Padova a +5, noi eravamo reduci da due sconfitte ed un pareggio. In più in questa settimana ci si è messo di mezzo il maltempo, ma devo dire grazie alla società che ha fatto di tutto e di più per permettermi di lavorare. Adesso? Pensiamo a domenica prossima, al Legnago, e al lavoro: dobbiamo crescere». A decidere la partita ancora lui, Maurizio Peluso, al suo undicesimo timbro stagionale. «In altre occasioni generalmente mi fermo – commenta l’errore di Degrassi – ma stavolta, tenuto conto del fondo non proprio perfetto del Fiori ci ho creduto, arrivando sulla palla con la giusta convinzione: una volta controllato il pallone ho caricato il destro mirando sul palo lungo. Per noi questa era una partita fondamentale. Il campionato ricomincia: rispettiamo tutti ma non abbiamo paura di nessuno. La partita? Non certo per palati fini. Oggi importava solo il risultato. Ho avuto da ridire con Ferretti? Era troppo nervoso e questa era una partita da nervi saldi. Io l’ho capito, lui forse sentiva troppo il match». L’eroe della partita è Aniello Di Filippo: per lui un esordio da incorniciare. «Alla vigilia la tensione non mancava di certo – attacca il portiere – ma una volta iniziata la partita me la sono messa alle spalle. Oggi non era affatto una partita facile, una gara ufficiale non la giocavo da tempo. La parata più difficile? Forse quella su Mattin, nella ripresa: coperto, non avevo visto partire il tiro. Se adesso reclamo un posto da titolare? Con Logofatu condivido la stanza ed ho un ottimo rapporto: deciderà il mister».
Ore 13.20 – (Giornale di Vicenza) «Vi invidio il panorama». L´ironia al potere, ma alla fine sarà l´unico striscione simpatico, di marca padovana, in una gara dalle tribune coperte contrapposte e più lontane di quanto il rettangolo verde le renda. Valdagno si sveglia con il sole e fino a mezzogiorno si ritrova un po´ pigra nei suo luoghi tradizionali di “struscio”. Certo, c´è quel divieto di vendere alcolici (ma non birra, mistero) nei bar attorno allo stadio fino alle 17, ma vabbè, sotto con caffé e cappuccini. La sorpresa quando piazze e vie vengono prese d´assalto da una folla in bianco e rosso. Sono i tifosi del Padova, accolti dalle forze dell´ordine alla rotatoria di ingresso di quella che fu la piccola capitale laniera delle Prealpi e subito smistati nel park Ospedale. «I xe tanti» commenta un´anziana ed elegante signora: del resto qui il calcio non è mai stato, negli ultimi vent´anni, un pensiero collettivo, figuriamoci un problema. Ci sono anche tre amministratori comunali patavini, ma non il sindaco Massimo Bitonci, in ferie. Ad accoglierli i primo cittadino valdagnese, Giancarlo Giuseppe Acerbi, e quasi tutta la sua giunta. «Vorrei sottolineare – commenta Acerbi – il grande sforzo assicurato dai volontari della Protezione Civile Alpina, dalla società Pro Valdagno. È una bella giornata di sport e di sole». Lo sarà comunque, visto che alla fine non si registra nessun contatto tra le tifoserie. Solo qualche screzio verbale: cominciano i padovani, con riferimenti escatologici e poco lusinghieri sulle mamme vicentine, rispondono con un “falliti, falliti” i tifosi di casa. Niente di che e allora la notizia più giornalistica è la presenza in tribuna del ds del Sassuolo Nereo Bonato, di casa al Fiori per i suoi trascorsi a Valdagno in C.
Ore 13.10 – (Giornale di Vicenza) La madre di tutte le battaglie. Lo dice la classifica, con l´Altovicentino che rosicchia tre punti e si porta a meno due, lo confermano i numeri. Come una tombola, basta mettere la mano nel sacchetto ed estrarre a caso. Cominciamo con un bel 17, ovvero il numero della giornata. Porta iella? Ai Biancoscudati sì. Subito, subito ecco un 23. Sono gli anni in cui la tribuna centrale dello stadio “Dei Fiori”, messa a norma per i padovani, è rimasta chiusa. Si racconta che l´ultima volta che ha visto gente era un´amichevole del Vicenza contro l´Atalanta. Altro giro ed ecco il 40: gli steward arrivati per l´occasione anche loro dalla Città del Santo per controllare, assieme al contingente di 87 tutori dell´ordine (carabinieri e agenti di polizia diretti dalla Questura di Vicenza) i quasi 3.000 padovani – record in trasferta per i giornalisti al seguito – arrivati con 7 pullman e centinaia di auto, almeno 400. Tifosi che al ritorno, oltre alla scoppola della sconfitta, hanno dovuto ingoiare anche l´intasamento da loro stessi creato lungo la Sp 246 per arrivare al casello autostradale di Alte di Montecchio. Non siamo ancora alla cinquina? Bene, allora ecco un bel 5. Sono i petardi esplosi nella tribuna ospite e i fotografi accreditati in campo. Anche questi fanno contorno e pure, nel primo caso, qualche migliaio di euro di multa per il rinato sodalizio biancorosso. A dirla tutta erano anche i punti di differenza prima del triplice fischio del signor De Remigis. A questo proposito, peschiamo il 35, i gol fatti da entrambe le compagini, ed incalzanti 16 e 17, naturalmente le reti subite da padovani e vicentini. Rush finale: 12, numero di maglia dei due portieri, fino a questa sfida relegati alla panchina, e 1, Aniello Di Filippo. Tombola! Il montepremi? Quindicimila euro di premio partita complessivo ed un bel 10 e lode in pagella.
Ore 13.00 – (Giornale di Vicenza) Non è ancora in paradiso, ma stavolta la classe operaia dell´Altovicentino ci va molto vicino. In un ambiente dove tengono sempre botta le discussioni sugli attaccanti, stavolta i riflettori se li prendono i difensori, che trasformano in virtù la necessità di rifare l´intero pacchetto arretrato dopo le decisioni del giudice sportivo. A cominciare da Aniello Di Filippo, alla sua prima di campionato. I tifosi di casa su facebook lo ribattezzano “spiderman” prima che scenda in campo, lui tira fuori una prestazione stratosferica, con almeno tre parate da fuoriclasse. Diego Zanin, al debutto sulla panchina, è riuscito a ricompattare un gruppo scopertosi improvvisamente incerto, quasi insicuro. Si dirà, ma gli ospiti non meritavano di perdere. Vero, ma questo, da un certo punto di vista, è ancora più grave. Perchè l´Altovicentino, inutile nasconderselo, era un po´ come quei pugili che possono superare l´avversario solo azzeccando il colpo giusto. Detto, fatto. Si inizia tra bandierine colorate bianco-azzurro-rosso-nero e le sciarpe dei tifosi biancorossi, che alle offese sistematiche verso i vicentini e le loro madri aggiungono almeno 5 petardi gettati attorno alla panchina di casa. I Biancoscudati fanno la voce grossa subito con Mazzocco, l´Alto comincia a svegliarsi al 9´ con una fuga e tiro di Peluso. Al 13´ Ferretti vanifica con un controllo disastroso l´ottima verticalizzazione di Cunico. A proposito, troppo nervosi i due ex e la vendetta, si sa, è un piatto che si dovrebbe gustare freddo. Al 18´, su angolo di Dal Dosso, Pignat ci arriva con le punte dei capelli. Al 20´ Cunico da sinistra taglia sul secondo palo dove Ferretti arriva in ritardo. Protesta padovana per un contatto in area, poi tante palle inattive che mettono in evidenza la prestanza ospite e la mancanza di un Nichele nel centrocampo vicentino. Al 29´ “El Rulo” impegna da fuori Di Filippo. Il “pero” è nell´aria ma arriva nella porta di Cicioni: errore di Degrassi, che va leggero sulla palla, ed il “mago” Peluso dalla destra entra in area e fulmina in diagonale il portiere, toccando quota 11 gol. Esplodono tribuna e panchina locali, schiuma rabbia Padova che si ributta avanti. Al 38´ miracolo di Di Filippo sul tiro da due passi di Mazzocco. C´è un fallo di mano di Niccolini in area ma per l´arbitro si gioca. Nella ripresa Parlato manda Petrilli sull´esterno e soprattutto Ferretti impegna di testa Di Filippo. Poi si buca il pallone (!) ma non sarà una metafora. Sentinelli, al 3´, colpisce la traversa da due passi, sulla ripartenza Peluso fugge ma scarica debole su Cicioni anziché servire Gambino tutto solo. Al 13´ mischia nell´area piccola padovana ma l´estremo abruzzese sbroglia sulla linea. Al 16´ colpo di reni capolavoro di Di Filippo sul tiro da fuori di Atai. Al 20´ provvidenziale il tocco di mano, persino casuale, del portiere ex Lupa Roma su una palla vagante. Parlato passa al 4-2-4 e per poco non prende il secondo ma Cozzolino prima la toglie, in fuorigioco, a Gambino, e poi sbaglia in fuga l´assist per il compagno. Al 25´ Dal Dosso sfiora l´incrocio dei pali. Cunico ci prova al 36´, dopo l´uscita di Ferretti, ma Di Filippo è bravo. Al 41´ ghiotta punizione dal limite ma Cunico è prevedibile. Al terzo di recupero ancora strepitoso Di Filippo sul colpo di testa di Cunico da sotto misura. È il sigillo sulla vittoria, il campionato è riaperto.
Ore 12.40 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Claudio Malagoli): Cicioni 6; Busetto 6.5, Sentinelli 6.5, Niccolini 6.5, Degrassi 5; Segato 6 (Petrilli 7), Nichele 6 (Amirante 6), Mazzocco 6.5; Mattin 6.5; Ferretti 5.5 (Ilari sv), Cunico 6.5.
Ore 12.30 – (Gazzettino) Alla squadra di Parlato è però mancato il colpo del ko. Troppo prevedibile il gioco del primo tempo con Ferretti unico terminale offensivo, meglio la ripresa con Petrilli (subentrato a Segato) largo a sinistra che ha vinto quasi tutti i duelli individuali e aperto più di qualche squarcio nella retroguardia avversaria. Da bocciare invece il 4-2-4 provato dal tecnico per una decina di minuti nel tentativo di aumentare il peso offensivo della squadra: Ferretti e Amirante (gettato nella mischia al posto di Nichele) hanno finito per pestarsi i piedi al centro d’attacco e Cunico dirottato a destra è sembrato un pesce fuor d’acqua. E poi va gestita meglio la tensione agonistica tra qualche protesta di troppo e la reazione oltre le righe di Nichele che al momento della sostituzione, dopo che poco prima aveva rischiato il secondo giallo per un’entrata fuori tempo su Brancato, ha preso a calci per la rabbia le bottigliette d’acqua davanti alla panchina ed è andato direttamente negli spogliatoi. Un capitolo a parte meritano i tifosi. Sono arrivati in oltre duemila tra pullman e auto, hanno riempito la tribuna ospiti dello stadio di Valdagno e non hanno mai smesso di incitare la squadra. Un attaccamento che fa venire i brividi, ripagato a fine partita dagli applausi dei giocatori al grido “salutate la capolista”. Ma non tutto è filato liscio come sarebbe stato auspicabile. I soliti imbecilli (che sarebbe ora di individuare e denunciare) hanno infatti cercato di rovinare la festa facendo esplodere nell’arco della gara tre grossi petardi vicino alla panchina dell’Altovicentino. Il botto è stato fortissimo e un paio di giocatori sono quasi rimasti storditi. In una circostanza l’arbitro ha anche interrotto il gioco per accertare cose fosse accaduto. Considerando che l’Euganeo è sotto diffida, i rischi di squalifica a questo punto sono assai elevati. Il modo peggiore per iniziare il girone di ritorno.
Ore 12.20 – (Gazzettino) Di sicuro il povero Degrassi avrà passato una notte tormentata. Fatale il suo errore nel ko del Padova in casa dell’Altovicentino nel big match dell’ultima giornata d’andata in uno stadio gremito di tifo e passione. Il numero 3 biancoscudato, forse tradito dal campo, ha mancato in maniera grossolana lo stop su un pallone che sembrava facilmente addomesticabile. Alle sue spalle si è subito involato Peluso che appena entrato in area ha trafitto Cicioni con un diagonale sul secondo palo. Il gol dei berici, un minuto dopo la mezz’ora, ha rotto l’equilibrio di una sfida fino a quel momento dominata sul piano del gioco dalla truppa di Parlato di fronte a un avversario frenato nella testa e nelle gambe dagli ultimi risultati negativi (un punto in tre partite). Il predominio del Padova è continuato anche dopo lo svantaggio, ma tutti gli sforzi di Cunico e compagni per rimettere in piedi il match sono risultati vani. Sia per la bravura del giovane portiere di casa, autore di almeno quattro pregevoli interventi, e sia per la giornata di scarsa vena dell’ex Ferretti, marcato rigidamente a uomo (in maniera spesso poco ortodossa) dagli avversari e tradito sul piano dei nervi dalla voglia di strafare. Anche la fortuna ha poi dato una mano all’Altovicentino nell’occasione della traversa colpita in avvio di ripresa da Sentinelli (deviazione aerea da pochi passi), senza contare un paio di episodi dubbi in area berica che magari un arbitro meno permissivo del teramano De Remigis avrebbe potuto sanzionare con il rigore. Fatto sta che alla fine è stata la squadra del debuttante Zanin ad esultare, per la gioia del presidente Dalle Rive che ha pagato ai suoi giocatori un premio partita di 15 mila euro. La corsa al primo posto si è dunque riaperta, con il Padova avanti ora di due lunghezze. Sul campo i biancoscudati hanno dato l’impressione di essere superiori all’Altovicentino, arrivando a battere addirittura diciannove calci d’angolo, e questo non fa che aumentare i rimpianti.
Ore 12.10 – (Gazzettino) Tenere lo stesso ritmo dell’andata anche nel girone di ritorno significherebbe promozione. «Andiamo avanti passo per passo. Dobbiamo reagire immediatamente e sono convinto che la squadra farà in modo di continuare a viaggiare. Ma in partite come queste dobbiamo essere più cinici». Rimane comunque un po’ di rabbia. «Per il risultato, non per la prestazione». A questo punto la chiacchierata si interrompe per un simpatico siparietto: a pochi passi da Parlato si posiziona il presidente Dalle Rive che è in attesa di rilasciare un’intervista televisiva, e prima del collegamento allunga la mano a Parlato e afferma: «È un grande, bravissimo». Parlato incassa il complimento e ringrazia. Con il tecnico biancoscudato riprendiamo la disamina della gara. La sostituzione di Segato all’intervallo? «È stata dettata solo da una strategia diversa, non vuole dire che Segato stava facendo male. Volevo sfruttare gli uno contro uno con Petrilli, e ha messo tante palle gol che potevamo gestire meglio». Ferretti è sembrato troppo nervoso. «No, ha fatto una buona partita. Poi è normale un po’ di nervosismo da ambo le parti, nessuno voleva perdere». Vantaggio ridotto a due punti. «Abbiamo un margine minore, ma non cambia il mio cammino». Dal settore degli ultras sono esplosi tre petardi molto forti. Teme provvedimenti con l’Euganeo in diffida? «Parliamo di campo che è meglio. Sul resto, è giusto che a parlare siano le persone preposte a questo tipo di valutazioni».
Ore 12.00 – (Gazzettino) Carmine Parlato è il primo a presentarsi nella piccolissima sala stampa, dove ad attenderlo c’è un nutrito gruppo di cronisti padovani. Il tecnico non può ovviamente essere contento per il risultato, ma difende a spada tratta la prova dei suoi giocatori. «Dispiace aver perso. Avevo detto che il dettaglio e il piccolo errore potevano fare la differenza, e così è stato. Ai ragazzi posso rimproverare solo la sconfitta, ma fino alla fine ci hanno messo anima e cuore. E il portiere dell’Altovicentino ha salvato il pareggio con più di qualche intervento, poi chissà come sarebbe andata. Queste sono partite nelle quali tante volte devi essere baciato anche dalla buona sorte. Anche se nella ripresa ci sono state situazioni nelle quali la squadra si è allungata molto: volevamo andare a pareggiare, ma la fretta e il portiere che ci ha messo la classica pezza sono costate la sconfitta, che ci poteva anche stare. Vediamo di mandare giù il boccone amaro e guardiamo avanti. Il campionato non finisce qui». L’episodio chiave della gara è scaturito dalla sbavatura di Degrassi che ha consentito a Peluso di infilare Cicioni. «È stato sfortunato e al tempo stesso si è trattato di un errore che è costato caro. Ma, ripeto, la prestazione dei ragazzi è stata molto positiva. Forse bisognava essere ancora più determinati davanti, anche se in alcune circostanze il loro portiere è stato bravo. La squadra ha lavorato secondo le mie idee e su ciò che dovevamo fare. Siamo andati al tiro almeno tre-quattro volte, in alcuni calci d’angolo potevamo fare meglio. Dobbiamo solo resettare e martedì riprendere il cammino».
Ore 11.50 – (Gazzettino) Aumenta l’amarezza di Bergamin, ripensando ai tre petardi lanciato dal settore dei tifosi del Padova che potrebbero costare la squalifica dell’Euganeo: «Non voglio pensarci, è una situazione che va ripetendosi, questa volta in maniera abbastanza pesante. Speriamo che le sanzioni non siano così gravi». Non manca un commento sull’episodio da parte dell’amministratore delegato Roberto Bonetto. «Prima della gara – racconta – mi sono commosso nel vedere questo pubblico meraviglioso, ma in mezzo c’è sempre qualche cretino e si ritorna su questa nota dolente. È difficile controllare duemila persone, a maggiore motivo se a ridosso del campo». Così sulla partita: «Alla fine sono ancora più convinto che abbiamo una grande squadra e sono certo che non ci saranno ripercussioni psicologiche per questo ko. Siamo usciti a testa alta, i 19 angoli e le parate del loro portiere lo dimostrano, mentre l’Altovicentino ha trovato il gol per uno sfortunato errore dovuto al terreno di gioco non buono. E ripartiamo da +2». La discussione con il tifoso in tribuna? «Aveva detto qualche parole di troppo alla moglie del presidente». Un flash del vicepresidente Edoardo Bonetto: «Abbiamo dominato in casa della nostra diretta concorrente, con una prestazione importante e una decina di occasioni, mentre loro, gol a parte, hanno avuto solo una mischia in area. Voglio pensare a questo aspetto e dunque resta grande l’ottimismo».
Ore 11.40 – (Gazzettino) Il rammarico per la sconfitta unito alla convinzione che alla fine sorriderà il Padova. Questo l’umore che accomuna a fine partita lo stato maggiore biancoscudato. Il presidente Giuseppe Bergamin, come di consuetudine, ha seguito l’incontro da posizione defilata, nel lato nord della tribuna riservata al pubblico di casa dopo un lunga permanenza in panchina nel pre partita. Amareggiato, ma sereno, al triplice fischio. «Un match difficile da giudicare – le sue prime parole – in cui impegno e prestazione non sono mancati, ma il calcio è fatto anche così. Abbiamo pagato un errore che può starci, correndo e lottando fino alla fine per recuperare il risultato, magari con un po’ di foga e di sfortuna. Accettiamo il verdetto con rammarico – aggiunge – poteva andare meglio e non è successo per qualche occasione sprecata e un pizzico di sorte avversa». Il numero uno del Padova già guarda avanti, senza tralasciare un primo bilancio al giro di boa del campionato: «Ai giocatori ho subito detto di riprendere il nostro cammino. Non dimentichiamo che abbiamo chiuso il girone di andata in modo positivo, con due punti di vantaggio da capitalizzare e con prospettive che fanno ben sperare, a maggiore motivo se tutti saranno a disposizione. Abbiamo dimostrato di non essere inferiori ai concorrenti e sono convinto che alla fine ce la faremo».
Ore 11.30 – (Gazzettino) «Ci dispiace per la cornice di pubblico che c’era, ci ha fatto sentire il calore per tutta la gara e anche alla fine. Ma siamo davanti e vogliamo rimanerci. Oggi forse abbiamo dato un segnale ancora più forte: anche se abbiamo perso, siamo la squadra più forte del campionato. Andiamo avanti per la nostra strada e vedrete che a fine stagione vinceremo il campionato». Subìto il gol, è affiorato un po’ di nervosismo, anche da parte sua. «Sì, l’arbitro ci ha messo del suo. È un ottimo arbitro, ma questa volta non era in giornata e purtroppo capita anche a loro. È uno dei fischietti migliori in circolazione ed è stato designato per questo, lo conosco perché mi ha arbitrato spesso. Oggi non è stata una sua grande prestazione. ha cominciato a tirare fuori cartellini gialli inutilmente e a fischiare al contrario, non permettendo di esprimerci al meglio delle nostre possibilità. Questa non è una scusante, abbiamo fatto la prestazione, potevamo fare gol, abbiamo battuto una ventina d’angoli a dimostrazione che abbiamo giocato nella loro metacampo. Succede a volte di perdere per un episodio, sono sicuro che non accadrà più». Tra l’altro il portiere dell’Altovicentino è stato il migliore in campo. «Non è stato lui il migliore, siamo stati noi peggiori nei tiri. Abbiamo fatto conclusioni semplici per lui, si è messo in mostra, anche se spesso ci ha regalato il calcio d’angolo. Potevamo fare meglio, siamo stati anche sfortunati in occasione della traversa. Ma non è successo niente: solo gli stupidi potrebbero pensare che il Padova molli o perda la testa dopo questa sconfitta, il gruppo è solido e da questa partita ne usciamo ancora più forti». Con una vittoria sareste andati a +8 chiudendo virtualmente il campionato. «Chiuso mi sembra una parola grossa dato che siamo al termine dell’andata. Di sicuro sarebbe stata una botta psicologica importante per loro, ma non è stato così. A noi fa bene, ci riprendiamo più velocemente dalle feste».
Ore 11.20 – (Gazzettino) La sconfitta con l’Altovicentino ha mandato in frantumi anche un piccolo tabù, quello che con Marco Cunico in campo il Padova non aveva mai perso prima, dato che in occasione dello stop con la Sacilese era squalificato. «C’è rammarico perché non meritavamo di perdere – afferma il capitano – Fosse finita 0-0 non saremmo stati contenti, figuriamoci perdere 1-0. Però il campo ha detto questo e siamo gente di calcio navigata. Ci portiamo il ko a casa e via. Nel 99 per cento dei casi se c’è la prestazione arriva anche il risultato, questa volta si è verificato quell’uno per cento nel quale la prestazione c’è stata, ma non è stata accompagnata dal risultato. Andiamo comunque avanti con le nostre certezze». Il rammarico cresce se si pensa come è nato il gol dei vicentini. «Nell’unico mezzo tiro che hanno fatto: è stato su un lancio sbagliato e su un infortunio del nostro difensore, una catena che non siamo riusciti a spezzare. Fa parte del gioco anche questo. Guardiamo a noi, siamo davanti: speravamo di 8 punti o almeno di 5, lo siamo di 2 e da subito dobbiamo riorganizzarci e ripartire». Il bilancio del girone d’andata? «Super positivo perché chiudiamo primi. Meglio all’inizio non potevamo aspettarci, oggi magari potevamo avere qualche punto in più. Però il campo ha detto questo». Si prospetta una corsa a due anche nella seconda parte del campionato. «Sì, anche se un nostra vittoria poteva essere una mattonella importante. Gli altri due risultati avrebbero lasciato aperta la sfida a due. Era meglio proseguirla a +5, siamo a +2 e va bene lo stesso. Di sicuro il campionato è apertissimo». Qualche minuto prima di Cunico era stato il turno di Davide Sentinelli. «Questa sconfitta non compromette il campionato dato che abbiamo due punti di vantaggio. C’è tanta amarezza non tanto per il ko, ma per come è maturato. Abbiamo fatto una prestazione importante e preso gol sull’unico errore. Abbiamo cercato di spingere per tutta la partita, forse con un po’ di confusione e non siamo riusciti a riprenderla».
Ore 11.10 – (Gazzettino) Vittoria e premio partita. Può festeggiare due volte l’Altovicentino, con il presidente Rino Dalle Rive a svelare che alla sua squadra andrà un “bonus” di quindicimila euro per avere piegato i biancoscudati. E altro motivo per sorridere è stato l’incasso di oltre cinquantamila euro. «Ho fatto l’en plein – sottolinea – ma sono contento soprattutto per la vittoria. Abbiamo giocato bene, anche se nel complesso è stata una bella partita. Forse il pareggio sarebbe stato un risultato più giusto, ma il calcio è questo. Abbiamo riaperto il campionato». Esordio migliore in panchina non poteva esserci per Diego Zanin, che in una sola settimana di lavoro ha ridato certezze alla squadra. «I ragazzi hanno espresso quei due concetti sui quali abbiamo lavorato in settimana, e mentalmente hanno saputo soffrire. Tutto bello, ma il campionato comincia adesso». Distacco accorciato a due lunghezze e davanti c’è tutto il girone di ritorno. «Anche se avessimo perso avremmo lottato fino alla fine perché c’è un girone da giocare. I ragazzi sono stati bravi, siamo a meno due, ma non abbiamo fatto assolutamente niente. Il campionato adesso comincia con un distacco più accettabile, ma siamo sempre dietro». Che impressione le ha fatto il Padova? «È un’ottima squadra, con grande fisicità. Avevamo preparato la gara come si è visto in campo dato che i biancoscudati sono molto forti nei calci piazzati e nelle ripartenze. Siamo stati anche un po’ fortunati, ma la fortuna ce la siamo anche cercata e alla fine ci ha premiato. Mi piace dare risalto alla nostra vittoria anche perché abbiamo giocato in un campo che non facilita le qualità tecniche dei miei giocatori».
Ore 11.00 – (Gazzettino) Tre punti agli avversari e tre petardi lanciati dai tifosi che potrebbero costare la squalifica dell’Euganeo. Il verdetto del campo e la stupidità di singoli individui non rovinano di una virgola una bella giornata di sport in cui gli oltre duemila tifosi del Padova, arrivati e rientrati in città senza alcun problema di ordine pubblico, hanno dato un’ulteriore dimostrazione d’affetto verso la nuova portacolori della nostra città. I titoli di coda parlano chiaro in tal senso. Quando il triplice fischio dell’arbitro suggella definitivamente la sconfitta, parte una “sciarpata”, con i padovani che gridano «salutate la capolista». I giocatori vanno a ricevere il loro applauso e, come colonna sonora, parte l’ormai tradizionale canto “tanto già lo so che l’anno prossimo giochiamo in Lega Pro”. Il pubblico di casa, dalla tribuna opposta, va sul classico, gridando “chi non salta è un padovano”. Ma torniamo all’inizio. I pullman e le auto dei tifosi arrivano a Valdagno con largo anticipo e nei vari punti di ritrovo panini e birre dominano la scena, così come, in termini di decibel a favore dei biancoscudati, avviene allo stadio prima della gara, con fischi assordanti all’ingresso dei giocatori di casa per il riscaldamento, e per la prima mezz’ora di gara in cui si sentono solo i canti e gli incitamenti di fede padovana, con la squadra che sembra avere saldamente in pugno la gara. E quando dalla tribuna locale vengono esibite le bandierine azzurre, scatta il coro “sembra Napoli”. All’8′ scoppia il primo petardo vicino alla panchina vicentina e il copione si ripeterà a inizio ripresa e nel finale. A cambiare gli umori sugli spalti, però, è il gol di Peluso che mette voce ai supporter di casa, prima in totale silenzio, che se la prendono pure con l’ex Ferretti il quale protesta per un colpo proibito di Gritti. E il tecnico Parlato a invitare alla calma i tifosi padovani che contestano e che prima dell’intervallo trattengono due palloni che arrivano dalle loro parti. Nella ripresa il tifo è meno organizzato e segue l’inerzia della gara, nervosa e spezzettata, alternando proteste per le decisioni arbitrali, recriminazioni per alcune occasioni fallite, con l’urlo che resta sempre soffocato in gola, e tirando un sospiro di sollievo quando vengono fermate le pericolose ripartenze dei vicentini. Anche l’ad Bonetto ha un breve diverbio in tribuna con un vicino di posto, reo di avere detto qualcosa di sgarbato alla moglie del presidente Bergamin. Si va avanti fino alla fine sul filo del rasoio, con la speranza del pari, negato dal portiere a Cunico nei minuti di recupero. Questa volta non c’è niente da fare, ma i tifosi festeggiano lo stesso, pronti più che mai per la prossima partita.
Ore 10.40 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Quel nervosismo sempre deleterio e i soliti imbecilli che rovinano tutto”) Ed eccoci alle note dolenti, che riguardano il campo e ciò che è accaduto sugli spalti. A pagina 29 definiamo il primato (positivo, che diamine!, essere in testa, anche se ora con due lunghezze di vantaggio, da cinque che erano) “infangato”. Ci sono due aspetti negativi che giustificano l’aggettivo: il nuovo, dilagante nervosismo che ha contagiato molti elementi del gruppo, e il riferimento è ai più esperti, che dovrebbero essere “rodati” da anni di mestiere. I loro eccessi – che tali devono essere definiti – non ci sono piaciuti: da Sentinelli a Ferretti, per citare i più… agitati, e passando per Niccolini e Nichele, sarà bene che si diano una regolata, perché dai primi della classe non sono ammessi simili atteggiamenti, specie se l’avversario gioca anche sulle provocazioni (che andavano messe nel conto, suvvia). L’altro aspetto chiama in causa i soliti imbecilli che si annidano in mezzo ai tifosi, la cui stragrande maggioranza è sana e ama questi colori come una seconda pelle: tre petardi, fatti esplodere all’interno dello stadio (anche se non in campo), dimostrano che le lezioni del passato sono servite a poco o nulla. È ora che i “capi” della Fattori facciano pulizia di certi personaggi che con le loro bravate macchiano la passione di migliaia e migliaia di persone. Se ciò non dovesse accadere, e da subito, diventerebbero loro stessi complici di questi teppisti di basso profilo. Non abbiamo bisogno di malati di protagonismo al contrario. Oggi si è primi nel “colore”, nessun dubbio, ma purtroppo ultimi nell’idiozia.
Ore 10.30 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Quel nervosismo sempre deleterio e i soliti imbecilli che rovinano tutto”) Non ci eravamo stracciati le vesti dopo la sconfitta di Sacile, costata allora il primo posto in classifica proprio a beneficio dell’Altovicentino (che da lì in poi, incredibilmente, sarebbe incappato in una crisi tecnica, e di spogliatoio, risolta solo con il doppio cambio di allenatore, prima da Cunico a Bodo, poi da quest’ultimo a Zanin), non lo faremo neppure dopo il k.o. di Valdagno, dove il Padova ha perso l’attesissimo scontro diretto con i rivali più accreditati nella corsa alla Lega Pro. Intanto perché chi vira davanti a tutti la boa di metà campionato è proprio la squadra di Parlato, e poi perché, analizzando a mente fredda la partita, il risultato più giusto sarebbe stato un pareggio, visto e considerato che Cunico & C. hanno provato in tutti i modi a riequilibrare le sorti del match, trovando, come a Sacile, un portierino in vena di prodezze: in Friuli era stato Favaro ad opporsi alla grande alle conclusioni dei biancoscudati, stavolta De Filippo, altro ’95, secondo estremo difensore della rosa, ha calato la saracinesca, sventando ogni tentativo ospite. Eravamo convinti alla vigilia che il vantaggio psicologico dei due risultati su tre a disposizione avrebbe finito per favorire il Padova, che ha voluto fare la partita, invece di aspettare l’avversario, e ha preso gol, complice l’errore banale di Degrassi, su una ripartenza dei vicentini, il che, quando si è in trasferta, non dovrebbe avvenire, specie se ci si trova di fronte ad un signor attacco come quello allestito da patron Dalle Rive. Auguriamoci che sia di monito per il futuro, la smania di andare sempre tutti in avanti rischia di compromettere gli equilibri di una squadra che, proprio perché è capolista, ha il dovere di essere più matura e attenta in situazioni come quella di ieri.
Ore 10.20 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Edel): Cicioni 6; Busetto 6, Sentinelli 6, Niccolini 6, Degrassi 5; Segato 6 (Petrilli 6.5), Nichele 5.5 (Amirante 5.5), Mazzocco 7; Mattin 6.5, Cunico 6; Ferretti 5 (Ilari sv).
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Nel giro di un minuto vengono ammoniti Ferretti, Sentinelli e Cortesi. Il clima è teso e l’arbitro deve anche raggiungere la panchina biancoscudata per calmare qualcuno che protesta troppo. Al 38′ Mazzocco sfiora il pareggio, girando a rete da pochi passi (bravissimo il portiere Di Filippo a respingere), ma resterà l’unica vera occasione del Padova nel primo tempo. Assalto vano. Serve qualcosa di più davanti e così Parlato lascia negli spogliatoi Segato e inserisce Petrilli, passando al “4-2-3-1”. Evidentemente l’intervallo è servito a riordinare le idee, visto che i Biancoscudati partono a tutta, con Ferretti vicino al gol di testa, prima che al 4′ Sentinelli si veda respingere la propria incornata dalla traversa. L’Altovicentino si difende ma è pericoloso in contropiede, con Peluso che al 5′ impegna Cicioni. Il Padova preme e sale in cattedra ancora il portiere Di Filippo, che al 17′ toglie da sotto la traversa una conclusione da fuori di Mattin. Il gol, però, non arriva, nonostante Parlato continui ad aumentare il peso offensivo, inserendo prima Almirante per Nichele e quindi Ilari per un nervoso Ferretti. Negli ultimi dieci minuti è ancora Di Filippo il grande protagonista, sbarrando la strada per tre volte ai tentativi di Cunico, l’ultimo ad arrendersi. Nonostante il forcing finale, il Padova non trova un pareggio che sarebbe stato meritato e adesso deve guardarsi le spalle.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Con le tribune praticamente attaccate al terreno di gioco, il rimbombo è molto violento e qualche giocatore seduto al fianco di Zanin si mette le mani nelle orecchie, al punto che l’arbitro sospende anche il gioco per una ventina di secondi, andando a sincerarsi che nessuno sia rimasto stordito. La gara prosegue senza intoppi, ma l’ennesimo petardo (a fine gara saranno 3) partito dal settore dei tifosi padovani rischia di costare caro alla società biancoscudata. Sarà una coincidenza, ma dopo questo episodio il ritmo pian piano cala e le due squadre badano bene a non scoprirsi troppo. Al 10′ Cunico cade in area, la spinta del difensore è evidente, ma l’arbitro decide di lasciar proseguire. E sbaglia perché lì il rigore ci stava, eccome! Ferretti, intanto, infiamma il pubblico. Quello padovano, dopo qualche tocco di fino, ma soprattutto quello locale, che ad ogni giocata ruvida dell’argentino non perde occasione per fischiarlo e gridargli: “Sporco”. Insomma, non si può parlare di “ex” amatissimo. Servirebbe un episodio per spezzare una gara bloccata e arriva al 31′: Degrassi “liscia”, ingannato da un terreno infido e gibboso, un pallone innocuo arrivato da un rilancio di Gambino, lasciando la strada spianata a Peluso, appostato alle sue spalle. Il capocannoniere dell’Altovicentino ringrazia, s’invola verso la porta e segna in diagonale. Un colpo inaspettato, che innervosisce il Padova.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) “Sa-lu-ta-te la ca-po-li-sta”, cantano a fine gara i tifosi biancoscudati. Ma è un coro d’orgoglio e allo stesso tempo amaro, perché il Padova esce con una sconfitta dallo scontro diretto in casa dell’Altovicentino. Una sconfitta immeritata, arrivata sull’unico errore difensivo degli ospiti, con l’incertezza di Degrassi che ha spianato la strada a Peluso per il decisivo 1-0. Il Padova ha, sì, fatto la partita, ma si è mostrato poco cinico e un po’ troppo nervoso davanti e adesso sente nuovamente il fiato sul collo dei rivali, tornati a meno due dalla vetta. Botti e “lisci”. Parlato scioglie i tanti dubbi, dovuti alle assenze ma soprattutto al dilemma degli “under”, optando per un modulo inedito. Alle spalle del rientrante Ferretti, infatti, agisce un centrocampo a cinque, con Mattin e Cunico più avanzati, in una sorta di “albero di Natale”: Schieramento simile, anche se con interpreti più offensivi, per l’Altovicentino, che lancia due cannonieri come Cozzolino e Peluso accanto alla punta centrale Gambino. L’avvio è a ritmi vertiginosi, il Padova prende in mano la partita con foga e una rabbia agonistica che esalta soprattutto due mastini come Nichele e Segato. Ma il primo brivido non arriva dal campo. All’8′ esplode un petardo proprio dietro la panchina dell’Altovicentino.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Intende dire che passare da +5 a +2 non fa differenza? «No, significa che questa sconfitta non cambia il nostro cammino. Adesso abbiamo un margine di vantaggio minore rispetto a prima, ma il nostro lavoro rimane lo stesso». È stato un match molto nervoso, in campo. Come mai? «Perché nessuno voleva perdere: un po’ di nervosismo è normale, ma bisognerebbe tenerselo dentro giunti ad un certo punto, e non rischiare di farsi buttar fuori». Come giudica Ferretti? «Non l’ho visto molto nervoso. Abbiamo giocato contro una buona difesa, e probabilmente dovevamo un po’ tutti gestire meglio la fase di finalizzazione. Gustavo ha fatto una buona partita, anche quando nella ripresa ho tolto Segato: volevo trovare soluzioni diverse in avanti e riportare la gara più verso le situazioni provate negli ultimi tempi, con il “4-2-3-1” e gli uno contro uno di Petrilli sugli esterni. Segato non aveva fatto male, volevo cambiare semplicemente strategìa per entrare in area». Si chiude un girone d’andata comunque ottimo. Adesso come si riparte? «Dobbiamo buttare giù il boccone amaro e resettare la testa. Il campionato non finisce qui, perciò dobbiamo reagire immediatamente e sono convinto che la squadra continuerà a viaggiare. Oggi (ieri, ndr) ha lavorato secondo quello che avevo detto, siamo riusciti ad andare al tiro diverse volte e ci sono state alcune situazioni su palla inattiva che potevamo finalizzare meglio: l’unica cosa che è davvero mancata in queste prime 17 partite è stato un po’ di cinismo in più proprio in partite come questa».
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Difficile interpretare dal volto quasi impassibile le emozioni che vorticano dentro la mente dell’allenatore. Eppure un po’ di rabbia e di delusione, dentro Carmine Parlato, ci sono di sicuro. Perché, come avvenuto a Sacile solo poche settimane fa, il Padova esce sconfitto da una gara pressochè dominata e condotta per lunghi tratti stabilmente nella trequarti avversaria. Purtroppo, ancora una volta, è stato un errore a creare un danno enorme. «Dispiace per com’è finita», esordisce il tecnico biancoscudato nel dopo-gara. «Alla vigilia avevo detto che il dettaglio avrebbe fatto la differenza, e purtroppo così è stato. C’è rabbia per com’è andata, ma ai ragazzi posso rimproverare solo il risultato finale, perché ci hanno messo anima e cuore e il loro portiere ha fatto più di qualche intervento salva-risultato, prima sullo 0-0 e poi anche per tutto il resto della gara. E meno male che doveva essere solo un portierino di riserva all’esordio…». Si mangia le mani più per il “liscio” di Degrassi o per le occasioni non sfruttate? «L’errore che ha causato il loro gol è stato uno scivolone sfortunato, che purtroppo abbiamo pagato carissimo nel risultato. Però la prestazione della squadra è stata davvero molto positiva, probabilmente avremmo dovuto essere ancora più determinati in attacco». Le è sembrato di rivedere il copione della sfida di Sacile? «Direi di no. Ci sono stati emozioni diverse, giocatori diversi e un altro sistema di gioco. Come allora, tuttavia, i ragazzi non hanno avuto paura. In partite come questa a volte serve anche un po’ di fortuna, e a noi è mancata. La sconfitta ci poteva anche stare, visto il tenore dell’avversario, in ogni caso questo risultato non cambia niente».
Ore 09.20 – (Mattino di Padova) «Un risultato bugiardo». È un coro unanime quello che esce dallo spogliatoio biancoscudato. «Io penso che nel 99% dei casi in cui una squadra gioca bene, alla fine vince», l’analisi di Marco Cunico. «In questa occasione si è verificato quell’1%. La sconfitta brucia, anche perché se fossimo andati a + 8 punti, avremmo messo un bel mattoncino in vista del girone di ritorno». Cosa avete da imputarvi? «Solo il gol che non è arrivato. Abbiamo costruito tanto e subìto nell’unica occasione concessa loro. In ogni caso, andiamo avanti con le tante certezze accumulate sin qui, il girone d’andata è stato superpositivo e la capolista restiamo noi». Pensiero condiviso anche da Davide Sentinelli, uno dei più nervosi. «Mi spiace, ma credo che l’arbitro ci abbia messo del suo per innervosire il clima», il pensiero del difensore. «È uno dei fischietti migliori, ma non era in giornata, ha tirato fuori tanti cartellini e invertito qualche fallo. Questa, però, non dev’essere una scusante. Abbiamo perso anche se non lo meritavamo, ma nel calcio capita». Che contraccolpi può provocare questo risultato? «Nessuno. Anzi, per come abbiamo giocato, abbiamo avuto il segnale che siamo noi la squadra più forte del campionato e alla fine vinceremo. Il gruppo è cementato, non abbiamo compromesso nulla e restiamo davanti. Questa sconfitta può servire anche da stimolo per ripartire ancora più forti di prima». Sulla strada avete trovato anche un portiere in stato di grazia. «È vero, ma gli abbiamo un po’ semplificato il lavoro tirando spesso centralmente. Peccato, volevamo vincere per fare un regalo a questi splendidi tifosi». Una grande cornice di pubblico, rovinata però dai petardi scoppiati. «Come mi ero commosso nel vedere questo pubblico, devo scuotere la testa visto che qualche cretino c’è sempre», il rammarico dell’a.d. Roberto Bonetto. Gli fa eco il presidente Bepi Bergamin: «È una situazione che si ripresenta ogni volta e ho paura delle conseguenze a cui può portare».
Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Lacrime e soldi. Il patron dell’Altovicentino Rino Dalle Rive si commuove al fischio finale, quindi scende negli spogliatoi annunciando un premio-partita per tutti di 15mila euro. «Ad ogni gara dò un premio», sorride. «Questa vittoria per me è una grande gioia. Sono una persona molto emotiva ed è vero che alla fine qualche lacrima mi è scesa. Godiamoci il successo, ma abbiamo vinto solo una battaglia e non la guerra». Quanto ha inciso il cambio dell’allenatore? «Non abbiamo mai mollato e un tecnico nuovo non può fare molto in sette giorni. Ma è indubbio che si sia ritrovata una certa tranquillità e adesso dobbiamo continuare così, sapendo che sarà molto dura. Il Padova si è dimostrato un’ottima squadra e avrebbe meritato il pari».
Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Avrebbe potuto essere una memorabile giornata di festa, invece il botto l’ha irrimediabilmente rovinata. E non si tratta della vittoria di un Altovicentino tornato in corsa grazie all’unico errore dei biancoscudati. Si tratta proprio del botto, in senso stretto, che per tre volte, nel corso della gara, è riecheggiato in tutto lo stadio «Dei Fiori» proprio a ridosso della panchina, dove sedevano Zanin e le riserve vicentine. Tre grossi petardi che hanno rovinato la festa dei 2.800 tifosi giunti in massa a Valdagno per spingere Parlato e i suoi ad una nuova impresa, che poi non è arrivata. Ed è così che una trasferta che poteva essere ricordata come la più massiccia dell’ultimo decennio ora rischia di trasformarsi in un boomerang, che parte e torna indietro andando a sbattere sulla fronte dei tifosi. Palla al giudice. Bisogna partire proprio da questo, dai tre petardi esplosi all’8’ del primo tempo, quindi al 6’ e al 39’ della ripresa. Tre botti che mettono a rischio la prossima partita in casa, contro il Montebelluna, del 18 gennaio. Perché l’Euganeo, già in diffida (anche se per cori razzisti, altra situazione rispetto a ciò che è avvenuto ieri), rischia di vedersi chiudere le porte: il commissario di campo della Lega Dilettanti ieri ha scritto tutto ciò che è piovuto dagli spalti, e la parola passa ora al giudice sportivo. Festa da record. Un peccato perché quella di ieri può benissimo passare agli annali come la trasferta più imponente dell’ultimo decennio. Non c’erano solo i 2.000 muniti dei biglietti, raccattati in tutta fretta in settimana dopo estenuanti code all’Euganeo. Con loro c’erano gli altri 800 presentatisi a Valdagno senza tagliando, ma solo con la speranza di trovarne uno e assistere al match. Nei due anni più ricchi di emozioni della recente storia biancoscudata non si erano mai raggiunti livelli simili: 2.500 a Trieste per i playout del 2010, 2.000 a Torino all’ultima di campionato, 1.300 a Varese e 1.900 a Novara a giocarsi la serie A. Al fischio d’inizio, ieri, il colpo d’occhio dello stadio metteva davvero i brividi. Da un lato i tantissimi tifosi dell’Altovicentino, a sventolare le loro belle bandierine blu, rosse e bianche. Ma dall’altra, un vero e proprio muro di sciarpe, fumogeni, cori e calore biancoscudati. Il primo «Ma quando torno a Padova» a sovrastare la lettura delle formazioni, gli sfottò ai vicentini piovuti a più riprese durante la gara, l’entusiasmo trascinante di un popolo riscopertosi unito e unico, al fianco della sua squadra. Alla fine ad esultare sono stati i supporter di casa. Ma il Padova si è preso comunque la sua dose di applausi per una gara che sicuramente non meritava di perdere. È stata festa lo stesso: per gli “olè” e la lunga corsa sotto la tribuna, e per il coro «Sa-lu-ta-te la ca-po-li-sta», giusto a mettere bene in chiaro le cose.
Ore 08.40 – Serie D girone C, prossimo turno (diciottesima giornata, domenica 11 gennaio ore 14.30): AltoVicentino-Legnago, Montebelluna-Clodiense, Fontanafredda-ArziChiampo, Union Pro-Padova, Mori S.Stefano-Belluno, Kras Repen-Sacilese, Tamai-Giorgione, Ripa La Fenadora-Dro, Triestina-Mezzocorona
Ore 08.38 – Serie D girone C, la classifica al termine del girone di andata: Padova 41, AltoVicentino 39, Belluno 36, Sacilese 32, La Fenadora 29, Montebelluna 27, Tamai e Clodiense 26, ArziChiampo 25, Fontanafredda 24, Union Pro 22, Giorgione 19, Legnago 17, Dro 16, Triestina e Kras Repen 11, Mezzocorona e Mori Santo Stefano 7.
Ore 08.36 – Serie D girone C, i risultati dell’ultima giornata di andata: Altovicentino-Padova 1-0, Kras Repen-Clodiense 1-1, Montebelluna-Belluno 0-1, Mori Santo Stefano-Fontanafredda 3-4, Sacilese-Dro 1-1, Tamai-Mezzocorona 2-0, Triestina-Legnago 4-4, Union Pro-ArziChiampo 2-3, Union Ripa La Fenadora-Giorgione 3-1
Ore 08.34 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
Ore 08.32 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Macron Store, Supermercati Alì, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Zero Emissioni, Ecosystem, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 4 gennaio: il Padova perde 1-0 lo scontro diretto con l’AltoVicentino, almeno 3.000 i tifosi biancoscudati presenti a Valdagno.