Live 24! Padova, ultimo giorno di riposo del 2014: da domani si pensa solo all’AltoVicentino

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Ore 22.30 – (Il Piccolo) Crede ancora fortemente nella salvezza diretta, non vuol sentir parlare di rassegnazione, invoca una maggiore unità del gruppo e plaude i tifosi: con gli alabardati appena ritornati al lavoro, il tecnico della Triestina Giuseppe Ferazzoli fa il punto della situazione in vista della ripresa del campionato di serie D. Ferazzoli, come imposterà il lavoro in questi giorni? Avevo già avvertito i ragazzi che non sarebbe stata una ripresa morbida, e infatti già sabato si è iniziato a lavorare duro. Questi primi tre giorni si farà un lavoro prettamente fisico che abbiamo stilato con il preparatore atletico Mario Ciac, anche per il fatto che quest’estate la preparazione è iniziata in ritardo. Comunque niente di speciale, solo un piccolo richiamo, anche perché sotto questo aspetto la squadra non sta male. La sconfitta di Fontanafredda rischia di togliervi lo slancio che avevate avuto l’ultimo mese? Non ci deve assolutamente togliere slancio: noi stiamo facendo una rincorsa, ci capiterà in qualsiasi momento di essere sotto e a meno di un exploit di 7-8 vittorie consecutive, al momento difficilmente pronosticabili, tutto il campionato sarà di sofferenza e una sconfitta non ci deve gettare nello sconforto o farci sentire nel baratro. A diciotto partite dalla fine non posso certo pensare di essere rassegnato. Quindi crede ancora nella salvezza diretta? Assolutamente sì. E non solo io, perché ripeto, non posso pensare che qualcuno possa essere rassegnato quando mancano ancora diciotto partite da giocare, con i prossimi due incontri al Rocco contro due dirette concorrenti e con tante altre sfide dirette casalinghe nel girone di ritorno. Certo, errori e leggerezze ne sono stati commessi tanti e li abbiamo pagati in termini di punti, ma ora le disattenzioni non possono più ripetersi. Dobbiamo sperare anche nelle disgrazie altrui, ma dipende soprattutto da noi. Cosa manca alla Triestina per salvarsi? Non siamo ancora quel blocco unico e granitico di cui c’è bisogno per affrontare situazioni come queste. Prendiamo Fontanafredda: ha 11 punti più di noi e non si sono visti affatto, ma noi nel primo tempo eravamo leziosi mentre loro, quando è stato il momento di essere cattivi, lo sono stati. Gli altri hanno più determinazione e soprattutto danno qualcosa in più quando affrontano un grande nome come la Triestina. Ripeto, serve più unità, anche per dare finalmente soddisfazioni alla tifoseria. A proposito, che ne pensa dei tifosi alabardati? Che sono tifosi veri. Guardate, sono bastati cinque pareggi e una vittoria per avere quasi 300 persone al seguito nella trasferta di Fontanafredda. Poi le critiche da parte della tifoseria ci stanno tutte e del resto è ovvio che sia così. Gennaio sarà un periodo decisivo da non sbagliare. Vero, ci sono subito partite importanti, ma al punto in cui siamo per noi ogni partita è decisiva. Si farà ancora qualcosa sul mercato? Come già detto serve sicuramente una punta, siamo attenti a 360 gradi. Quanto alla difesa, devo dire che noi puntiamo molto su Fiore e speriamo che sia uscito definitivamente fuori dall’infortunio che ha avuto. Facciamo molto affidamento su di lui. C’è qualche progresso avuto dalla squadra dal momento del suo arrivo di cui va particolarmente fiero? Io mi sentirò fiero solo quando raggiungerò il risultato finale della salvezza, per il momento non posso certo essere soddisfatto. È una situazione complicata e non voglio elemosinare niente, ma nonostante sia in fondo alla serie D, per me la Triestina rimane la Triestina e allenarla è un fiore all’occhiello: riuscire a salvarla è l’unico traguardo importante per me. Solo allora potrò essere fiero e soddisfatto.

Ore 22.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Con lo scoppiettante pareggio (4-4) registrato in casa con l’Altovicentino si è concluso l’anno solare agonistico della Clodiense. Non ancora però il girone d’andata che si concluderà la prossima domenica, prima del giro di boa, con la formazione lagunare impegnata sull’insidioso campo del Kras Repen. Il momento più indicato per trarre un bilancio, di un resoconto dell’intera annata da parte della formazione allenata da Andrea Pagan. «Se vogliamo dare un voto all’intero anno io darei un bell’otto – ci tiene a dire il tecnico lagunare – Per quanto riguarda lo scorso campionato terminato a maggio abbiamo raggiunto la salvezza con 44 punti, magari con qualche patema finale, ma che era il nostro obiettivo principale. In questo primo scorcio di stagione, per il campionato 2014-15, abbiamo quattro punti in più alla stessa data rispetto allo scorso campionato, con la possibilità di migliorare visto che il girone d’andata finirà domenica quattro gennaio con l’ultima partita contro il Kras Repen. Io sono veramente soddisfatto di questa squadra non tanto per la posizione in classifica ma in termini di lavoro, applicazione, di impegno. Un grande gruppo che si sta allenando con impegno anche in condizioni climatiche difficili come in questi giorni». Squadra nuova, tanti giovani. Quando ha capito che sarebbe stato un anno positivo? «Quando dopo aver perso in casa con Arzignano e Tamai abbiamo perso a Belluno. Lì ho capito, pur sconfitti, che eravamo una squadra, forti, avendo reagito da grande squadra. Poi abbiamo inanellato alcuni positivi risultati con Triestina, Padova, Legnago, Dro». Cosa non rifarebbe? «Mi è dispiaciuto essere stato squalificato, anche senza particolari colpe, con il Mori per due giornate e non essere stato vicini alla squadra. Questo mi ha insegnato ad essere più riflessivo e sorvolare in certe situazioni». Ai suoi ragazzi cosa rimprovera? «Abbiamo prodotto in certe partite del buon calcio – continua Pagan – ma siamo stati poco concreti. Ecco, io chiedo loro maggiore attenzione e concentrazione specialmente sotto rete ed in difesa». C’è qualche giocatore che l’ha impressionato maggiormente o che ha compiuto i più evidenti progressi? «Credo – commenta Pagan – che tutti i giocatori sono stati all’altezza della situazione. Il merito va quindi a chi è rimasto, allo zoccolo duro, come i veterani Boscolo Davide Berto, Moretto, Carlucci o ai più giovani Olivieri e Boscolo Davide Gioachina. Questa è stata la base su cui costruire la squadra che si stà dimostrando un gruppo solido, affidabile, unito. Poi possiamo indubbiamente sottolineare le prove dei giovani Pelizzer, Okroglic, Boscolo Nata, Boscolo Francesco, il gruppo degli attaccanti e dei centrocampisti. Tutti giocatori ambiziosi e dalla grande voglia di crescere». Tutti i giocatori, dopo la pausa per le feste natalizie sono ritornati alla base. La squadra si è allenata sabato e domenica e continuerà fino a martedì per preparare la difficile trasferta con il Kras Repen. «Ci attende un impegno difficile domenica prossima – conclude Pagan. Affronteremo una squadra affamata di punti ma noi dobbiamo continuare per raggiungere al più presto la quota salvezza».

Ore 21.50 – (La Nuova Venezia) Allenamento domenicale per la Clodiense, già al lavoro per preparare al meglio la trasferta di Monrupino sul campo del Kras Repen. Il tecnico granata Andrea Pagan vuol chiudere nel migliore dei modi il girone di andata centrando un risultato positivo domenica prossima che, nella migliore delle ipotesi, significherebbe girare la boa di metà percorso con 28 punti in tasca, una bella dote in vista del girone di ritorno. «Abbiamo iniziato sabato – precisa Pagan – e subito ho visto i ragazzi già molto determinati. Vogliamo provare ad alzare l’asticella anche se in questo momento abbiamo già quattro punti in più rispetto allo scorso anno». Clodiense al lavoro anche oggi, mentre domani è prevista una doppia seduta. Poi due giorni di riposo e ripresa venerdì con rifinitura sabato mattina. «I giocatori – chiude Pagan – sono rientrati tutti ad eccezione di Piaggio che ha due giorni di permesso in più in quanto è in Uruguay a trovare dei suoi parenti». Ma se la squadra sta navigando con il vento in poppa a preoccupare maggiormente è lo stato di grave degrado in cui versa lo stadio “Aldo e Dino Ballarin”. La tribuna centrale, privata della copertura, sta cadendo letteralmente a pezzi. L’esposizione alle intemperie ha strappato pezzi di intonaco e, in alcuni casi, sgretolato anche i gradini scoprendo il ferro della struttura. La stessa piccola tribuna stampa coperta presenta infiltrazioni d’acqua preoccupanti, tanto che il suo interno è quasi sempre allagato. La muffa e l’umidità regnano sovrane in ogni angolo degli spalti. Le due curve sono chiuse per inagibilità. La curva nord, che un tempo accoglieva i tifosi ospiti, attende di essere abbattuta e rifatta. La sud, invece, un tempo regno degli ultras, ha bisogno di un intervento di riqualificazione per alzare l’altezza dei gradoni, attualmente troppo bassi e non più a norma di legge. Nel frattempo però ci cresce l’erba che non è propriamente un bel vedere. Un po’ meglio la tribuna est che si presenta in buone condizioni sotto la copertura ma è aggredita dall’umidità nei gradoni esposti. Non funziona nemmeno l’impianto d’illuminazione che d’inverno sarebbe molto di più di un semplice optional. I lavori di impermeabilizzazione della tribuna ed il rifacimento della curva nord dovevano partire a settembre ma al momento non vi è traccia. «I soldi stanziati – ha detto l’assessore allo sport Narciso Girotto – sono stati bloccati dal patto di stabilità, ma contiamo di essere pronti per la partita con il Padova». Come diceva Battisti: lo scopriremo solo vivendo.

Ore 21.30 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Per l’Union Pro il 2014 è stato un anno indimenticabile, vista la promozione in Serie D e l’attuale nono posto in classifica, ottenuto grazie alla striscia, ancora aperta, di quattro vittorie consecutive. Domenica inizierà l’anno nuovo con l’ultima partita del girone di andata che vedrà l’Union Pro impegnata in casa con l’ArzignagoChiampo. All’attaccante Gabriele “Lele” Comin, bomber della squadra con 4 gol, il compito di tracciare un bilancio di questo 2014 ormai agli sgoccioli: «È stato un anno assolutamente positivo soprattutto nella prima parte. Non a caso è coinciso con la vittoria del campionato di Eccellenza, avvenuta in maniera netta e meritata. Per me c’è stata anche la ciliegina sulla torta del titolo di capocannoniere con 21 gol. In Serie D siamo partiti con alti e bassi, ma nelle ultime partite abbiamo trovato continuità meritandoci di stare a metà classifica». Posizione che vi lascia tranquilli per la corsa salvezza? «Un mese e mezzo fa il morale era più basso. Adesso invece abbiamo preso la consapevolezza di potercela giocare contro tutti. Nelle ultime 4 vittorie abbiamo avuto anche un pò di quella fortuna che ci era mancata in diverse partite perse nel finale». In carriera ha segnato 191 gol, i 200 sono un obiettivo? «Il primo obiettivo resta la salvezza, poi per un attaccante andare in doppia cifra resta sempre un traguardo ambizioso. Ai 200 gol in carriera, per ora, non ci penso. Se non li raggiungerò in questo campionato vorrà dire che li farò nel prossimo. Tra l’altro non sono più il primo rigorista ma magari nelle ultime partite, se capiterà l’occasione, chiederò di poter tornare sul dischetto». Con la partenza di Lorenzatti ha ereditato la fascia di capitano: una responsabilità in più? «È una cosa che mi rende molto orgoglioso anche perché sono uno dei pochi reduci della doppia promozione».

Ore 21.10 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Il Giorgione che terminerà il girone di andata con la trasferta sul campo dell’Union Ripa, ha chiuso il 2014 perdendo il derby con il Montebelluna, stop arrivato dopo la strepitosa vittoria di Valdagno contro l’Altovicentino. E proprio la vittoria in terra vicentina è stata, secondo l’attaccante Leonardo Mattioli, il momento più “alto” del girone di andata per i rossostellati. «A Valdagno abbiamo fatto la nostra migliore prestazione stagionale – attacca Mattioli -. Abbiamo piegato con merito una squadra fortissima che si giocherà il campionato con il Padova». Ma poi è arrivato lo stop interno col Monte. «Sì, ma la partita ci ha visto mettere sotto la squadra ospite per tutto il secondo tempo. Non siamo riusciti a segnare ma il risultato poteva essere diverso». Il voto voto a questa prima parte di campionato. «Sicuramente positivo. Siamo riusciti a trovare la giusta amalgama di gruppo. Per molti di noi era la prima stagione in serie D: non è stato facile trovare il giusto equilibrio». Quando c’è la stata la svolta e avete capito d’essere un gruppo di livello? «Dalla sconfitta interna col Padova. Nel secondo tempo abbiamo messo sotto i padovani, capendo che potevamo giocarcela contro tutti. Poi abbiamo inanellato una serie di risultati positivi». Il maggior rammarico? «Legnago. Abbiamo dominato la partita e siamo tornati a casa a mani vuote. È stata una sconfitta incredibile. Abbiamo gettato al vento tre punti». Dove potete migliorare? «Dobbiamo essere più “cinici” in avanti. Più volte abbiamo gettato al vento punti pur avendo dominato la partita. Arriviamo bene sino all’ultimo passaggio e poi sbagliamo il gol. Se miglioreremo questo aspetto potremo toglierci belle soddisfazioni».

Ore 20.50 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Effetto Matteo Giglio. Se il Montebelluna ha chiuso il 2014 con 27 punti in classifica, una fetta importante dei risultati conquistati si deve al trequartista di Cordenons. Nove, sui ventuno gol totali realizzati dai biancocelesti, sono stati infatti segnati dal 22enne pordenonese, che ha anche colpito alcuni legni. Numeri straordinari per un talento puro, definitivamente sbocciato sotto la sapiente guida di Daniele Pasa. «In avvio di stagione avevo auspicato di migliorare il mio record come goleador. Lo scorso anno mi ero fermato a cinque – ricorda Matteo -: adesso manca poco alla doppia cifra. Un traguardo per me del tutto inaspettato, anche se sono contento soprattutto perché sono serviti a far vincere la squadra».
A che cosa si deve la sua esplosione? «Innanzi tutto la posizione che ricopro in campo favorisce le iniziative ed il tiro in porta. Poi sono molti importanti i consigli di Pasa e l’aiuto dei compagni, infine anche alcune giocate che ho provato sono andate a buon fine. Sto bene qui a Montebelluna e così riesco a esprimermi al meglio». Dimenticata la brutta esperienza di Andria? «È successo tre stagioni fa. Lì ero andato per provare a fare il professionista, poi mi sono infortunato al ginocchio e non sono più riuscito a giocare con continuità. Adesso va tutto per il meglio, in campo e fuori». La sua ultima perla due turni fa con l’ArzignanoChiampo. Un gol d’autore? «Quella è stata una rete anche un pò istintiva. Dopo aver preso palla ho scavalcato un avversario, l’ho sistemata con il petto e prima che cadesse a terra l’ho calciata sul palo più lontano. Non ho nemmeno guardato dove fosse il portiere». Non ha ceduto alla serrata corte del Padova, che la voleva a tutti i costi. Perché? «Sono rimasto lusingato dalla proposta ricevuta, però dopo un colloquio con il presidente Brombal e con Pasa abbiamo deciso che per me era meglio restare qua fino al termine della stagione. Voglio salvarmi insieme a questa squadra». Nel tempo libero che cosa fa? «Mi piace molto stare con la famiglia. Tra le altre cose mi interesso di design, ho il diploma di geometra e per un pò ho pensato di conciliare le due cose. Però adesso il calcio mi assorbe parecchio tempo». Visti i risultati, meglio un talento sul rettangolo verde che altrove.

Ore 20.30 – (Tribuna di Treviso) Il campionato di serie D si è fermato in vista dell’ultima di andata: è l’occasione per tracciare un bilancio delle trevigiane. MONTEBELLUNA. Il club biancoceleste è imbattuto da 4 partite e naviga al quinto posto con 27 punti (+4 rispetto alla passata stagione), di cui 14 in trasferta e 13 al S. Vigilio, dove ha sempre segnato. I montelliani, vittoriosi in entrambi i derby di Marca, sono in zona playoff ma soffrono le grandi, essendo sempre stati battuti dalle squadre che si trovano nei primi 8 posti ad eccezione del Ripa Fenadora (1-1) e del Belluno, prossimo avversario. D’altro canto, il Monte si è imposto in tutti gli scontri contro le ultime 7 in classifica. Altra peculiarità è la crescita nei secondi tempi, come testimoniano i gol fatti (8 nel primo e 13 nel secondo) e quelli subiti: 14 prima dell’intervallo e 7 nella ripresa. Mister Pasa ha impiegato 20 pedine (età media 20 anni) e ha effettuato 46 cambi su 48 disponibili. Sempre presenti in campo il portiere Rigo e capitan Perosin. Bomber Giglio il più sostituito (8 volte), incalzato da Garbuio e Masiero con 6 uscite, mentre ad entrare più spesso sono stati Scarpa (7 volte) e Frassetto (6). Ben 9 i giocatori andati in rete: 9 gol Giglio; 4 gol Masiero; 2 gol Perosin; 1 gol Cecchel, Frassetto, Garbuio, Gerini, Scarpa e Severgnini. UNION PRO. La matricola di Mogliano e Preganziol è la più in salute del girone con 4 successi consecutivi e 6 risultati utili di fila. In genere le partite della Pro sono condite da poche reti, in particolare nei primi tempi: 4 gol fatti e 7 subiti (nella ripresa invece 10 realizzati e 13 incassati). Il 55% dei punti è maturato tra le mura amiche. Mister Feltrin ha schierato 22 giocatori (età media 22 anni e mezzo) ma ha sfruttato solo 40 cambi su 48 a disposizione. Niero lo stakanovista per minutaggio, tallonato da Furlan e Rossi. I più sostituiti sono Comin (6 uscite), Casarotto e Serena (5), a fronte dei 5 ingressi dalla panchina per Busetto, Fuxa e lo stesso Casarotto. Hanno segnato in otto: 4 gol Comin; 2 gol Andrea Nobile, Casarotto; 1 gol Busetto, Furlan, Rossi, Serena e Trevisiol (a questi si aggiunge un autogol a favore). GIORGIONE. Tre punti di vantaggio sulla zona playout nonostante la giovane età. I rossostellati, capaci di battere la corazzata Altovicentino ma anche di pareggiare con le ultime due in graduatoria, non registrano un pari da 8 partite e in casa da altrettanti mesi. Mister Paganin ha utilizzato 21 giocatori (età media 20 anni e mezzo) effettuando 46 cambi su 48. Giacomazzi è l’unico elemento schierato titolare in ogni match, seguìto in termini di presenze da Fontana. Ben 10 sostituzioni in uscita per Episcopo e 7 per Mattioli, 8 invece gli ingressi dalla panchina di Nenzi e 7 di Favero. I marcatori si contano sulle dita di una mano: 5 gol Baggio (autore di una tripletta a Mori), 4 gol Mattioli e Podvorica, 3 gol Gazzola e 1 gol Episcopo. Il 53% dei punti è stato raccolto in trasferta.

Ore 20.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Due punti in meno del Tamai, 5 di vantaggio sui playout, numero di vittorie (3) uguale sia in casa che in trasferta. Sono le tre dimensioni che danno la posizione relativa nello spazio interregionale del Fontanafredda. A questo punto della stagione scorsa, i rossoneri erano primi con 35 punti. Alla fine furono 64 i passi compiuti. Adesso ne hanno 21, a un livello superiore però. Anche mescolando le cifre fra categorie, sono 50 i punti raccolti in un anno, mica bruscolini. Nella scorsa pausa il Fontanafredda era un passo davanti al Kras, che adesso ne conta meno della metà (10) e lotta fra i playout e la retrocessione diretta, dopo aver ripreso i vincitori della scorsa Eccellenza, passando attraverso gli spareggi nazionali. BLOCCHI – È andata avanti quasi sempre a blocchi, la vicenda rossonera, fra alti e bassi. Il pareggio in casa dell’Arzichiampo all’avvio è stato seguito dalle vittorie contro Mezzocorona e Giorgione, che lanciarono la squadra di De Pieri. Arrivò poi il poker tutto nero, con le sconfitte patite a opera di Belluno, Clodiense, Biancoscudati e Legnago. Quindi i successi pieni su Dro e Kras, seguiti dalla coppia di stop da parte di Sacilese e Union Ripa. Dopo il primo in apertura di campionato, per trovare un pareggio bisogna scorrere fino al 23 novembre, quando allo stadio Tognon fu rallentata la corsa dell’Altovicentino. L’ulteriore e successivo è del 7 dicembre, sempre in casa, ma con il giovane Montebelluna. Le ultime due vittorie, contro Tamai e Triestina, hanno alzato di parecchio il margine sicurezza, il valore intrinseco e l’autostima in tutto l’ambiente rossonero. CRESCITA – «Eravamo partiti come vittima predestinata in serie D», ricorda Maurizio De Pieri. Adesso l’allenatore può evidenziare la situazione positiva. La crescita potrà esserci se, meglio di altri aspetti, la squadra saprà concretizzare il gioco che produce. In zona gol, la breve permanenza temporale di De Martin non ha lasciato un segno importante, come invece ora si attende dal nuovo inserito Gargiulo. Partiti Facca (fra i migliori nella prima parte del 2014), Ianneo, Ceolin e Martini, oltre all’attaccante citato sono arrivati Roveredo e Frison. Non c’è reparto senza novità. MORI – La trasferta sul campo del Mori Santo Stefano, fanalino di coda insieme al Mezzocorona, sarà l’impegno conclusivo per il girone d’andata del Fontanafredda. In comune hanno il fatto che entrambe sono frutto di fusioni tra realtà già esistenti. Per quanto riguarda i trentini quella dell’Unione sportiva Mori e del Gs Santo Stefano. In Trentino il rischio sarà quello di scivolare, non solo se fosse ghiacciato il campo sintetico del Comunale, ma anche sottovalutando l’avversario.

Ore 19.50 – (Messaggero Veneto) Prima domenica di pausa, anche in casa Fontanafredda, al termine di un 2014 fenomenale. Il salto in D nella seconda metà del campionato di Eccellenza dello scorso anno, l’undicesimo posto – ben due piazze sopra al più alto posto play out, in piena zona salvezza – di questo. Si gongola, fra le mura del Tognon, e ci si prepara al rientro in campo, con le stesse grinta e decisione dimostrate finora. Al lavoro. Allo scopo, la truppa di De Pieri ha ripreso la preparazione sabato, con la prima seduta dopo le festività natalizie. Allenamenti, poi, ieri e oggi, prima dell’amichevole di domani, alle 14.30, contro il Portomansuè di Davide Giordano (si gioca, fino a prova contraria, a Portobuffolè). Tutto fila, insomma, in vista del Mori Santo Stefano, ultima in classifica e avversaria nella trasferta del prossimo 4 gennaio. «Ci stiamo preparando bene per questa partita – dichiara il ds Renzo Nadin –, la riteniamo fondamentale: chiudere il girone con il massimo risultato e girare la boa con 24 punti sarebbe il massimo. Non sarà una gara semplice, loro cercheranno di cominciare adesso il proprio campionato vero». Fiducia. La fantomatica “quota 40”, i punti cui solitamente mira una squadra che vuole salvarsi, è insomma alla portata. «La fiducia è tanta – prosegue Nadin –, anche per questa gara. Abbiamo visto che in tutte le partite che abbiamo affrontato nella maniera giusta la prestazione c’è sempre stata, e di rado non abbiamo raccolto punti. In generale, forse è venuta a mancare un pizzico di esperienza, che in questa categoria bisogna avere, ma che alla prima in serie D dopo tanti anni è normale non ci sia in abbondanza. Siamo soddisfatti». Chiave di volta. Nota lieta, soprattutto, i giovani, i veri artefici del miracolo che sta vincolando alla categoria una squadra su cui pochi avrebbero puntato. «Sono loro la vera notizia di questo girone di andata – è la soddisfazione del ds –: da Alcantara a Vicario, da Taccoli a Salvador, da Grotto all’ultimo arrivato Gargiulo, per non dimenticare Tellan e Frison, prodotti dell’Udinese. Adesso attendiamo conferme dai più esperti, i vari Malerba, Florean e Tonizzo. Non possiamo che essere soddisfatti dei nostri giovani: e appena la classifica sarà un po’ più tranquilla vedrete che ne lanceremo altri di meritevoli…».

Ore 19.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Le cosiddette Furie Rosse compongono la squadra provinciale che ha chiuso peggio il 2014. Lo avevano anche cominciato in una situazione molto difficile, quando Stefano De Agostini era da poco subentrato sulla panchina di Gianluca Birtig. Problemi d’inverno? «Siamo arrivati a Natale con il fiato corto – risponde l’allenatore del Tamai -: avevamo proprio bisogno della sosta. La squadra ha tirato tanto per essere in una buona posizione di classifica, poi ha pagato. C’è un periodo per tutte in cui si pagano gli sforzi, comprese le altre pordenonesi. A noi è toccato nelle ultime due partite. A essere fatta male veramente è stata solo la gara con il Fontanafredda. Ad Arzignano è andata già meglio. Poi non dimentichiamo che avevamo sempre fatto bene, sia come risultati che quanto a prestazioni». Dopo il derby perso con il Fontanafredda, dichiarò che lei non era a Tamai per fare una stagione mediocre. Ce ne sono altri che la pensano così? «L’ho detto e continuo a dirlo – ribadisce -. È chiaro che quella era una partita che poteva farci fare un salto in avanti. In questo momento il quinto posto è ancora terra di nessuno, mentre i primi quattro sono sostanzialmente assegnati. La speranza era e resta quella. Poi dobbiamo prendere atto che sono sempre gli stessi che hanno corso e giocato: in una rosa di 20 giocatori, molti sono mancati. Per cui qualcuno può essere arrivato stanco. L’ambizione c’è. Cerco di spingere le mie squadre oltre i propri limiti. Nel campionato si vive di momenti. Quando incrociammo il Fontanafredda si poteva provare a fare il salto avanti. Non lo abbiamo fatto». Tolto dicembre, l’andamento non è stato negativo. Senza però il salto di qualità. Cosa manca per quello? «Forse difettiamo nel salto mentale. Facile dire le cose, più difficile ottenerle – ammette -. A volte si sperano alcune cose, invece devono accadere. Questo è un ottimo gruppo, una buona squadra. In certe situazioni ci manca la mentalità, la forza “nella testa”. D’ora in poi possiamo essere là a giocarcela per il quinto posto, come dobbiamo stare attenti alla quota salvezza oltre i playout». Che Tamai possiamo aspettarci per il girone di ritorno? «Mi auguro lo stesso dell’andata – risponde il mister -. Al di là di due o tre partite, abbiamo fatto anche un buon calcio. Confido in un Tamai almeno pari, con qualche soddisfazione in più. Ritrovando il feeling con il divertimento in campionato, con la voglia di giocare e far bene. La sosta ha azzerato tutto a 23 punti. Le considerazioni vere si faranno a 5 partite dalla fine». Quello che manca finora – ed è un gran bene – sono le crisi nervose in panca di Stefano De Agostini. «Perché sto bene e sono più sereno – conclude -. Soprattutto, perché strada facendo abbiamo perso un ragazzo straordinario come Riccardo Meneghel, che mi ha fatto rivedere le cose in maniera più serena. Avrei preferito star male e averlo ancora con noi. Però, dopo, il calcio e le altre aspettative le vedi in maniera molto diversa: riesco ad accettarmi e ad accettare meglio».

Ore 19.10 – (Messaggero Veneto) Si è ripreso a lavorare, a Tamai, per ripartire dopo tre gare in flessione. Ben fissa nelle menti la gara del 4 gennaio con il Mezzocorona, e la relativa posta, da prendersi assolutamente. La ripresa. Primo allenamento, come per le altre, sabato, seguito da una seduta ieri e da quelle di oggi e domani. Nessuna amichevole in programma, per meglio ritemprarsi dalle difficoltà e infortuni, senza rischiarne di altri. Appena rientrato Ursella, già in campo domenica scorsa e a pieno regime per il match contro i trentini, mister Stefano De Agostini dovrebbe incassare il rientro anche di Colombera, pedina fondamentale, mentre Corazza ne avrà ancora per un po’ di tempo. Recuperi a parte, le “furie” saranno chiamate alla necessità di rompere il triste filotto di un punto in tre giornate. Tranquillità. Tre risultati non certo positivi, ma che comunque per il tecnico non sono un campanello d’allarme. «Abbiamo sbagliato la partita col Fontanafredda – è l’analisi di De Agostini –, a Trieste abbiamo fatto una buona gara, malgrado il pareggio, e con l’Arzignano anche abbiamo giocato bene per un tempo, da arrabbiarsi a essere pari. Sono momenti che vanno presi per quello che sono: è chiaro che speravamo in qualcosa di più, ma sono momenti che vivono tutti e che vanno affrontanti con grande tranquillità». Cautela. Mente serena, insomma, ma non svagata. Ultimo, con quattro punti di penalizzazione e in preda a una sorta di anarchia societaria, il Mezzocorona non va sottovalutato. «È una squadra che sta facendo un buon calcio – commenta il tecnico –. Giocano liberi: hanno dei problemi societari e nessuno gli chiede di fare miracoli; se arriveranno ai play-out e si salveranno, faranno una grande festa, indipendentemente dal fatto se varrà o meno. Noi si va a giocare per vincere, ma senza crearsi dei problemi eccessivi. La classifica è buona, e non si può non riconoscere alla squadra grandi meriti». Soddisfazione. Infine, il tecnico si lascia a qualche battuta sull’annata trascorsa. «Un ottimo lavoro – è la soddisfazione –: sommando il ritorno della passata stagione e l’andata di questa, abbiamo fatto 43 punti, quanto basta per salvarsi alla grande. L’anno scorso, poi, siamo partiti da penultimi e abbiamo infilato una serie stupefacente. Direi un’annata super positiva».

Ore 19.00 – Prevendita AltoVicentino-Padova: ancora nessuna notizia ufficiale, si parla di più di 1.000 biglietti in prevendita.

Ore 18.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Il 2015 sarà un anno di partenze. Potrà essere che Mauro Zironelli lasci la Sacilese, ma è possibile che pure io e mio marito ce ne andiamo». Lidia Nadal non alza il tono di voce. Sta preparando il pranzo per la squadra che anche ieri si è fatta una doppia seduta di allenamento. Sa, però, che guarda a un futuro che potrebbe non nascere sotto il segno della continuità. Presidentessa, i biancorossi stanno andando bene anche in questo campionato, ma le piace proprio una Sacilese in seconda fila? «Non va male – risponde la moglie del presidente Paolo Presotto, con cui condivide il governo del club – considerando che non abbiamo una panchina lunga. La classifica dice che siamo dove volevamo essere. Ci basta una Sacilese così e, comunque, manca il girone di ritorno. Puntiamo ai playoff e lì ci siamo. Sempre ci chiedono qualche ragazzo e anche quelle sono belle soddisfazioni. Pensi a Manolache, che è ancora qui che si allena con noi, perché non vorrebbe andar via. Ma l’Inter ha deciso: passerà all’Altovicentino. Il ragazzo, tuttavia, vuole ancora rimanere. A gennaio avremo altre uscite dal settore giovanile, verso squadre professionistiche. Si punta sempre a qualcosa di importante, i ragazzi lo vogliono, ma investimenti non ne aggiungiamo. Speriamo piuttosto di sfruttare in prima squadra qualche altro della Berretti. Il budget è stabilito e non lo sforiamo». Il pubblico di Sacile ha esternato, a volte, lamentele nei confronti della squadra. Hanno ragione? «Ci sono state partite non brillanti – replica la presidentessa -. Quest’anno la rosa è diversa per caratteristiche. Posso riferire che ho detto al mister “I ragazzi quando vanno in campo si dimentichino la classifica”, perché quando eravamo avvantaggiati abbiamo fatto prestazioni non brillanti. A volte, forse, erano troppo convinti delle loro potenzialità. Il gruppo è fantastico e comunque ripaga sempre delle prestazione grigie». Dunque, si sta avvicinando il momento in cui le strade della Sacilese e di mister Zironelli si separeranno? «È probabile – ammette -. Il mister ha ambizioni, poteva andare già la scorsa estate. È rimasto perché Sacile era la piazza in cui poteva continuare a lavorare come voleva, anche per acquisire nuove potenzialità. Ha capacità ed è giusto che colga le opportunità che gli arrivano». Così come il duo Nadal – Presotto non è una garanzia a lungo termine per la Sacilese? «Quest’anno sono ancora più stanca. È sempre più dura, abbiamo i nostri impegni – conclude -. La Sacilese è un’azienda che va seguita e, per problemi personali, un po’ siamo mancati. C’è la necessità di essere presenti. Caratterialmente puntiamo sempre al meglio. Io e mio marito ci teniamo alla Sacilese, ma è molto pesante».

Ore 18.30 – (Messaggero Veneto) Un occhio al Dro e uno al mercato: è una Sacilese con le antenne dritte quella che ha ripreso gli allenamenti in vista del primo impegno del 2015, che vedrà i biancorossi opporsi al Dro. Una partita in cui i liventini vorranno riscattare la beffa di Legnago, con il gol di Tobanelli subito a tempo scaduto che ha impedito alla banda di Zironelli di agganciare il Belluno al terzo posto. Non è una sfida impossibile, quella di domenica 4 gennaio, anzi: è vero che il Dro ha chiuso bene l’anno, prima con il pari a Legnago e poi con la vittoria sul Kras che ne hanno rilanciato la classifica, ma di certo non è un avversario che può metter paura ai liventini, ormai lanciati ai piani alti della graduatoria. Se saprà giocare da Sacilese, i biancorossi faranno un sol boccone dei trentini. La Sacilese, del resto, punta a cominciare il 2015 con una vittoria, per dare continuità a una serie di risultati positivi. Se da un lato la squadra è concentrata sul campo, altrettanto lo è il direttore sportivo Denis Fiorin sul mercato. La situazione più rilevante riguarda Riccardo Bolzan (classe 1984), che sta valutando alcune proposte da team di Lega Pro. Qualora il difensore dovesse partire, allettato dall’idea di tornare tra i professionisti, la Sacilese potrebbe sostituirlo con Simone Giacomini (’90) di ritorno dall’esperienza con il Gaz Metan Medias (Serie A rumena), dove ha collezionato solo qualche spezzone di gara. Giacomini non ha il curriculum di Bolzan, ma conosce bene la Serie D, avendoci giocato prima un triennio a Tamai e poi nelle ultime due stagioni con la maglia della Sanvitese. È vigile anche sul fronte fuoriquota Fiorin, dal momento che Zironelli in questo mercato invernale ha perso pezzi importanti: Biasi Manolache (’96) è tornato all’Inter per essere girato all’Altovicentino, Sakajeva (’96) rientrerà a Pordenone e l’infortunio di Grion (’95) complica ulteriormente le cose. Non un quadro idilliaco e perciò il ds sta valutando alcune opzioni: se non dovessero andare a buon fine si punterà su giovani del vivaio, che Zironelli ha già dimostrato di saper valorizzare. Un rinforzo comunque è arrivato e si tratta di Marco Piscopo (’94), centrocampista svincolato, l’anno scorso alla Triestina. Ma l’ultima di andata, come si sa, vedrà lo scontro al vertice tra Altovicentino e Padova e in merito, Fiorin non si sbilancia: «È una partita che verrà decisa dai singoli – commenta – penso che al momento più che i punti, all’Altovicentino serva trovare la giusta serenità».

Ore 18.10 – (Gazzettino, edizione di Belluno) L’Union Ripa La Fenadora avrà il supporto di un club ufficiale. La formazione neroverde, al suo sesto anno di vita, ha sempre avuto è stata costantemente seguita in queste stagioni da un fedelissimo gruppo di tifosi, quelli che possono essere definiti gli irriducibili, provenienti da tutta la vallata feltrina, che pian piano hanno incrementato il loro numero prendendo il nome di Gruppo ultrà sorci verdi, ovvero i Gusv.
Con le soddisfazioni raccolte dalla squadra è arrivata anche la necessità di dare ufficialità alla tifoseria e oggi alle 18 all’Osteria La Tregua di Seren del Grappa si terrà l’inaugurazione del Club neroverde Gusv. Alla festa, allietata dagli immancabili aperitivo e rinfresco, parteciperà la prima squadra al completo per sancire il legame, già molto intenso, con il gruppo di sostenitori. Tornando al calcio giocato, l’Union, attualmente sesta nella classifica del girone C di serie D, con 26 punti, sarà impegnato oggi alle 14.30 sul sintetico pedavenese del Boscherai in un’amichevole di puro allenamento con la formazione del Due Monti di Abano Terme, una squadra di Seconda categoria militante nel girone L. Una sgambata pseudo-agonistica per rompere la sosta natalizia. Di certo mister Parteli proverà nuove alchimie in vista della ripresa di domenica 4 gennaio, data della sfida con il Giorgione (dodicesimo a quota 19 punti), e sarà probabile la presenza in campo, nel ruolo di esterno sinistro di difesa che fu di Salvadori, di Frangu, il difensore classe 1996 che finora ha vestito la maglia solo della Juniores. Per questa mattina è previsto anche il primo sopralluogo della ditta fornitrice del sintetico che ricopre il Boscherai. Da qualche settimana il manto verde non risponde più alle caratteristiche di resistenza all’inverno, ghiacciandosi tanto quanto un campo tradizionale.

Ore 18.00 – (Corriere delle Alpi) Il presidente del Ripa Fenadora, Nicola Giusti si sposta dall’ombra del campanile, per continuare a inseguire un sogno nel cassetto: «Unire il calcio nel Feltrino». Messaggio indirizzato, nemmeno troppo velatamente, alla Feltrese: «E’ da tre anni che cerco di farlo, sarebbe quello che gli sportivi feltrini gradirebbero fosse fatto. Ho una mentalità contraria ai campanili, quando nel 2001 sono diventato presidente del Seren ho vissuto il campanilismo con Rasai, naturalmente con dinamiche diverse, da Terza categoria. Il buon senso poi ha mandato avanti le cose», racconta Giusti, che mette questo obiettivo in cima alla lista dei buoni propositi di fine anno, «sarebbe molto più semplice di quello che si pensa, è chiaro però che ci devono essere delle disponibilità da parte di chi ha sempre impedito tutto ciò in maniera non troppo trasparente», dice. «Un conto è sedersi a tavolino e uno è favorevole e l’altro no, punto e basta. Un altro è esprimere un’idea a cui io dico di sì, mentre l’altro dice “vediamo”, iniziando a porre condizioni. Purtroppo immagino che rimanga un sogno nel cassetto». 57 punti nel 2014. Si chiude un 2014 con tutti questi punti conquistat nell’anno solare. Non male per una squadra, che si è affacciata da poco in serie D: «E’ stato un anno molto positivo, ovviamente si cerca sempre di migliorare per cui non ci fermiamo qua. Vogliamo dare continuità a tutto quello che facciamo, ma ci godiamo anche un po’ il momento: siamo sesti in campionato, con una collocazione che possiamo e dobbiamo avere». Riorganizzato il vivaio. La società ha deciso di rioganizzare il settore giovanile. Come procede? «La scelta quest’estate di dare tutto in mano a Lauria ci sta dando grandi soddisfazione, basti vedere gli Allievi e Giovanissimi primi a punteggio pieno nei rispettivi campionati, ma anche la qualità del lavoro nelle annate più giovani che si sta portando avanti. È una cosa altrettanto importante della prima squadra. Non abbiamo ancora la bravura di società come il Belluno, che da anni ha un determinato settore giovanile e riesce con regolarità a portare i giovani in prima squadra: è un punto di arrivo da qui a qualche anno. Abbiamo fatto un passaggio repentino dalla Prima categoria alla serie D, nel giro di pochi anni, e le dinamiche del settore giovanile sono molto più lente rispetto a quelle della prima squadra. Siamo anche una società giovane e qualche errore inevitabilmente è stato fatto. Abbiamo iniziato un percorso che ci dia la possibilità di far crescere i ragazzi della zona nel nostro vivaio per portarli in prima squadra, ma servirà tempo, è fisiologico». Il voto alla stagione. Che tipo di valutazione si può dare alla prim a parte del campionato? «Molto alto, perché abbiamo chiesto alla squadra di fare quello che sta facendo e non ci possiamo assolutamente lamentare. Lo stesso alla società: pensando a cosa e dove eravamo, e a cosa siamo oggi e dove siamo arrivati, bisogna fare un plauso a tutti i dirigenti, tecnici e allenatori che negli anni hanno operato nei nostri quadri, ma in generale a tutto l’ambiente, tifosi compresi. C’è stata una crescita importante. Capisco anche che ci vengano sempre chiesti risultati, però non possiamo vincere la serie D. E’ da godersi il momento e cercare di mantenerlo». Chi vince il torneo? Le favorite sono le solite note, ma in definitiva chi potrà farcela? «Il Padova, al cento per cento». La soddisfazione più bella. Dovendo fare una scelta, dal momento che non sono mancati i successi? «Aver visto la serie D nel Feltrino. Le potenzialità non sono nemmeno state colte ancora del tutto. Spero che in tal senso aiuti la partita che faremo col Padova, da valutare tra l’altro dove giocare perché se i Biancoscudati vengono con 2 mila 500 persone al seguito bisogna ragionare su quale impianto utilizzare. È da vedere anche se fosse sufficiente lo Zugni Tauro che dovremmo eventualmente chiedere. Spero comunque che quando disputeremo quella partita, chi non è ancora venuto a vedere una gara di serie D colga l’occasione per capire il contorno che ci si trova a vivere, aldilà di quello che accade in campo. E’ un ulteriore passo che spero gli appassionati locali di calcio facciano, di fronte a una ribalta nazionale molto importante». L’affare mancato. C’è qualche giocatore che avrebbe voluto prendere, ma non ce l’ha fatta? «Siamo sempre stati molto umili nel cercare i giocatori, senza inseguire quelli che non potevano arrivare. Ci sono tanti giocatori che stiamo guardando con attenzione, ma crucci specifici no. Prenderei Corbanese, ma è il capitano del Belluno ed è giusto che rimanga là per sempre. Corbanese-Brotto sarebbe una coppia fantastica, sperando che non lo legga Fardin altrimenti cerca di nuovo di fregarmi Brotto, che speriamo diventi un leader e un esempio per tutti. Nel mercato invernale abbiamo scelto di puntare sui nostri ragazzi».

Ore 17.40 – (Gazzettino, edizione di Belluno) A presto. Anzi, prestissimo. Insieme al 2014 il Belluno di Roberto Vecchiato ha salutato Sadio Samba. L’attaccante chiamato in agosto per «tappare» la falla lasciata dal lento recupero di Radrezza è stato ceduto ieri al Montebelluna di Daniele Pasa. L’ufficialità sarà data solamente all’apertura delle liste dei professionisti, ma i ragazzo ha già lasciato la ciurma per salpare verso la sua nuova meta. Il giovane senegalese lascia così i gialloblù con tre reti segnate e un «arrivederci a prestissimo». Già, perché proprio il suo nuovo Montebelluna è l’avversario che il Belluno dovrà affrontare domenica 4 gennaio alla ripresa del campionato per l’ultima giornata del girone di andata. L’addio di Samba conferma allo stesso tempo che Radrezza è in forma, presto tornerà e quando tornerà ruberà un posto ai fuoriquota in campo rendendo indispensabile trovare un nuovo centrale di difesa fuoriquota. «Abbiamo la miglior difesa del campionato – ammette Augusto Fardin – ma il recupero di Radrezza ci porterà a giocare con un fuoriquota in meno in attacco, dunque…». «Merli Sala? Il miglior difensore del girone – assicura il ds gialloblù -. Si dice che a fine stagione tornerà tra i Pro? Vedremo. È presto per dirlo, così come è presto per dire se io e Vecchiato resteremo. In realtà io spero di sì, e anche l’allenatore sta bene qua. Dipende dalla società, che è molto brava a fare quello che fa. Qui non c’è nessun magnate a garantire il budget necessario ad affrontare la serie D, tenere su una baracca del genere non è facile. Vedremo i loro programmi». Infine il pronostico sul nuovo «Calcagnotto» da lanciare tra i Pro a fine stagione. «Può essere Pescosta, ma anche Pellicanò. Oppure Posocco, cui ultimamente mancano i gol. forse gli fa difetto un po’ di cattiveria sotto porta».

Ore 17.30 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Vanno a Vecchiato e Brotto gli Oscar 2014 del calcio bellunese. Non lo diciamo noi, lo sostiene Simone Corbanese. Che resta il bomber, e su questo non ci sono dubbi, come confermano i numeri che vi proponiamo qui sotto, prova che nel 2014 nessuno ha segnato quanto il capitano del Belluno. Lui però, dovendo eleggere i suoi «uomini dell’anno», tira una secchiata d’acqua sulle fiamme del derby e fa il nome di Brotto, secondo nella graduatoria dei bomber dell’anno solare con due reti in meno del Cobra. «Ci ho giocato insieme – ricorda il capitano gialloblù – ma in quel periodo diversi problemi fisici non gli permisero di dimostrare il giocatore che è e che quest’anno ha dimostrato di essere. Sono felice per lui». Passiamo ai tuoi i colori, il giallo e il blu. Chi è l’uomo dell’anno del Belluno? «Roberto Vecchiato, non ci sono dubbi. Quanto ha fatto è sotto gli occhi di tutti, io posso solo aggiungere che forse più punti ancora di quelli che si possa immaginare sono frutto del suo lavoro. Della sua mentalità, del suo lavoro, di quello che ci ha trasmesso. Al secondo posto Andrea Radrezza, che sta superando ora quello che nessuno sportivo vorrebbe mai passare». La cessione di Samba Sadio al Montebelluna è una sorta di certificato sullo stato di salute di Andrea.«Si sta allenando, è con noi e sarà a tutti gli effetti il nostro nuovo acquisto. Ripartiremo dai 33 gol segnati uno fianco all’altro qualche anno fa. A Samba invece fatto il più grosso degli in bocca al lupo per la nuova avventura. Trova un mister (Pasa, ndr), che con i giovani ci sa fare». Torniamo di nuovo in casa. Corbanese, Radrezza, Vecchiato, Fardin: può essere anche i cast del futuro? «Per quanto mi riguarda sì, senza ombra di dubbio. E mi auguro di sì anche per gli altri. Se si tiene conto del budget a disposizione e dei risultati raccolti fino a oggi mister e direttore si stanno rivelando la miglior coppia del girone. Hanno portato a casa giovani eccezionali». I migliori di sempre? «Credo di sì. Non a caso li cercano Padova e Altovicentino». Il più bel momento del 2014? «Il giorno in cui abbiamo raggiunto i playoff. Ora però pensiamo al presente. Il miglior momento del 2015 dovrà essere ancora meglio». La Lega Pro va inseguita o è un sogno che può rivelarsi incubo? «Noi giocatori abbiamo il dovere di seguirla, è il nostro lavoro. Il resto spetterà alla società, da tutti riconosciuta come una delle migliori della serie D». Altro ricordo: il gol più bello e importante? «Quello in diretta tv a Sacile e quello dell’anno scorso a Vittorio, in un campo difficile, in una partita davvero complicata in cui ci giocavamo tantissimo». Sinceramente, quanto ti ha dato fastidio perdere l’ultima partita del 2014, vostro primo vero passo falso di stagione? «Non sai quanto; brucia ancora, tanto. Era il momento giusto per il salto di qualità, e invece… Spero sia stato l’unico, o comunque uno dei pochi. Ora bisogna tornare immediatamente in carreggiata e vietato buttare altre opportunità. Noi vogliamo rimanere lassù».

Ore 17.20 – (Biancoscudati Padova) La Biancoscudati Padova e il responsabile commerciale Alberto Noventa informano che il loro rapporto di collaborazione cesserà alla scadenza naturale del 31 dicembre. A Noventa va tutta la riconoscenza della Biancoscudati Padova per il contributo fornito con grande passione fin dai primi giorni dalla nascita di questa Società, assieme ad un grosso in bocca al lupo per la sua nuova avventura professionale.

Ore 17.00 – (Corriere delle Alpi) Sadio Samba lascia il Belluno. L’attaccante senegalese, classe 1995 ha chiesto alla società gialloblù di essere ceduto in prestito ed è già stato trovato l’accordo con il Montebelluna, prossimo avversario dei gialloblù il 4 gennaio nel match che concluderà il girone di andata. «E’ stato il ragazzo a chiederci di andare, perché fino ad ora ha trovato poco spazio», spiega Livio Gallio, «che annuncia l’addio al giocatore, in più sta rientrando anche Andrea Radrezza, sul quale puntiamo molto e quindi Sadio ha espresso la volontà di andare via ed è già stato trovato l’accordo con il Montebelluna. Con chi giocherà il 4 gennaio? Non sarà in panchina con il Belluno ma non credo sarà già con i nostri avversari, glielo daremo il giorno dopo». Adesso un fuoriquota deve arrivare per forza. Con le partenze di Julian Pruenster, Lorenzo Moretti e adesso di Samba il Belluno si trova con tre fuoriquota in meno e la rosa inizia ad accorciarsi molto, tornando ad una situazione simile a quella dell’anno scorso. Questo però non accadrà, perché Augusto Fardin, come più volte sottolineato nei giorni scorsi, è alla ricerca di un difensore centrale fuoriquota che possa sistemare la rosa definitivamente a 19 giocatori. «Per quanto riguarda l’attacco, ci arrangiamo con i nostri giovani», spiega Fardin, «davanti attendiamo il pieno recupero di Andrea Radrezza e in caso di necessità sono a disposizione Marta e Paoletti, che potranno darci una mano. Per quanto riguarda la difesa, arriverà un fuoriquota dal professionismo entro la fine dell’anno, siamo molto vicini alla chiusura della trattativa. Manca ancora qualche dettaglio. L’addio di Sadio? Ci ha chiesto di andare via e ha potuto farlo perché lui è di proprietà della Reggina, squadra professionistica, è tornato a Reggio Calabria e poi verrà rigirato al Montebelluna».

Ore 16.50 – (Corriere delle Alpi) Il Belluno viaggia tra le grandi, ma con un budget nettamente inferiore. I gialloblù hanno concluso il 2014 al terzo posto in classifica, raccogliendo risultati incredibili. Ma di chi è il merito di tutto questo? Il presidente gialloblù Livio Gallio mette al primo posto mister Vecchiato per il lavoro svolto non solo con i ragazzi ma a 360 gradi con l’ambiente, insieme a lui anche il direttore sportivo Fardin è stato fondamentale nel portare pedine importanti al Polisportivo di Belluno. Alla società va il merito di aver intrapreso una politica di giovani giocatori bellunesi, una scelta fatta per volontà ma anche esigenze economiche. Fino ad ora il Belluno ha fatto una stagione incredibile. Ma si può fare meglio di così? «Niente è impossibile ma bisogna essere realisti», commenta Gallio, «finora la squadra ha fatto un torneo eccezionale, ampiamente al di sopra delle aspettative della società. Stiamo raccogliendo quello che abbiamo seminato lo scorso anno, stiamo giocando molto bene e siamo contenti di quello che è stato fatto fino ad ora. La sconfitta casalinga contro l’Union Pro può succedere, un passo falso può capitare a tutti. Il Belluno sta facendo un campionato superlativo, basti pensare che si trova in terza posizione e ha a disposizione un budget inferiore rispetto ad almeno otto squadre di questo campionato». Il Belluno è terzo, il Ripa Fenadora sesto. E’ il massimo che può fare il movimento calcistico nella nostra Provincia? «Non bisogna mai porre limiti alla provvidenza, ma occorre anche essere realisti, per raggiungere i risultati alla fine la forza economica è quella che conta. Parlo per il Belluno del quale sono presidente, credo che questo sia il massimo che si possa raggiungere in questo momento e con queste forze. Queste posizioni in alto della classifica, però, vogliono dire che il movimento calcistico nel bellunese è vivo e questo è motivo di orgoglio per tutti». Poniamo per assurdo che il Belluno abbia la meglio su Padova e Altovicentino e vinca il campionato. Dopo che si fa? «E’ una domanda talmente assurda che merita una risposta sempre su questo livello», commenta divertito il numero uno di Piazzale della Resistenza, «se vinciamo il campionato allora poi andiamo a giocarci la Lega Pro. Parlando seriamente, non vinceremo mai, ma non perché il Belluno non voglia, ma perché i nostri limiti alla lunga verranno fuori. I nostri avversari hanno rose più lunghe e competitive». Bomber Corbanese ha avuto un’offerta, non ufficiale ma quasi, dall’Altovicentino e Paolo Pellicanò avrebbe potuto vestire la maglia dei Biancoscudati. Alla fine però sono rimasti… «Fa molto piacere sia a me ma anche a tutta la società l’attaccamento che hanno dimostrato alla casacca gialloblù. Rimanere con noi è stata una loro scelta e noi siamo felici di questo». Quest’anno più che mai è il Belluno formato dai bellunesi. «E’ una politica che abbiamo cominciato ormai tre o quattro anni fa. Bisogna anche dire che per certi aspetti è stata anche una scelta obbligata. Siamo orgogliosi di questo, domenica contro l’Union Pro nonostante la sconfitta hanno cominciato dal primo minuto undici ragazzi bellunesi. Questi dati fanno piacere, nelle altre partite se non sono undici sono minimo otto». Come si fa a trattenere mister Vecchiato a fine stagione? Se non ha già ricevuto qualche chiamata la riceverà sicuramente nei prossimi mesi: «Ritengo mister Vecchiato l’artefice numero uno di questa squadra», racconta Gallio, «insieme al direttore sportivo Fardin hanno lavorato molto bene. A fine stagione ci metteremo attorno ad un tavolo e vedremo cosa fare. Sicuramente Vecchiato avrà altre offerte e in quel caso il mister sarà libero di andare, non possiamo di certo trattenerlo, merita altri palcoscenici. In caso contrario, le porte qui a Belluno per lui rimarranno sempre aperte, di certo non saremo noi a mandarlo via. Bisogna tenere a mente però che non sempre l’offerta più vantaggiosa economicamente è la migliore scelta da intraprendere. Mister Vecchiato sarebbe già potuto andare da altre parti e prendere più soldi». Quindi qual è l’obiettivo del Belluno per il girone di ritorno? «Mantenere il terzo posto e togliersi altre soddisfazioni, non dimentichiamoci che il Padova, l’Altovicentino, la Sacilese, il Tamai e il Ripa Fenadora devono ancora venire a giocare in casa nostra e ci teniamo a fare bene per la nostra città e per i nostri tifosi». Come valuta la partita giocata da Andrea Radrezza con la Juniores nazionale, dopo il ritorno dall’infortunio? «Sono andato in tribuna per vederlo insieme al direttore sportivo Fardin e ho visto il ragazzo molto bene. Non aveva paure né timori, nonostante il campo fosse ricoperto da cinque centimetri di neve. Ci vorrà tempo perché ritrovi la condizione ma mi auguro che possa essere lui il valore aggiunto del Belluno per il ritorno».

Ore 16.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il mistero Korablin continua. E il Venezia attende di disegnare il proprio futuro, di ritrovare quell’entusiasmo che è diventato ormai solamente un lontano ricordo. Sempre ammesso che il presidente russo del team lagunare non appaia dal nulla in quetse ore di fine 2014 – non sarebbe nuovo a “sorprese” del genere – permane come elemento caratterizzante dell’anno la sua prolungata assenza sotto ogni punto di vista. Da luglio non mette piede in laguna (almeno ufficialmente) e i contatti con i suoi rappresentanti in città (Scibilia e De Franceschi) appaiono sfilacciati per non dire inesistenti. Per giunta ora iniziano davvero a scarseggiare anche i fondi, visto che la società si limita a pagare gli stipendi e non i contributi, andando così direttamente verso la penalizzazione in classifica (che arriverà nelle prossime settimane). Una situazione davvero paradossale per una realtà che aveva cercato di mantenere l’affetto per il calcio nonostante le mille vicissitudini: fusione, grandi cavalcate sino alla serie A, poi crollo negli inferi, con fallimento prima e sparizione della società poi. Due rinascite dopo le quali non pare esserci ancora un barlume di tranquillità all’orizzonte. Se sullo sfondo resta sempre l’affare costruzione nuovo stadio a muovere gli interessi imprenditoriali che relegano il team ad accessorio o quasi, c’è da sottolineare come questa doppia città meriterebbe rappresentanza più adeguata e sentita a livello calcistico. Un miraggio che pare festinato a restare tale nell’infittirsi di voci che vorrebbero Korablin disinteressato, in difficoltà economica, deciso a vendere e nella serie di indiscrezioni diametralmente opposte che lo indicano in arrivo a Mestre ad inizio nuovo anno, proprio per strappare una proroga sull’acquisizione dei terreni di Tessera in attesa di perfezionare l’operazione-stadio. In una situazione così contraddittoria e difficile da verificare anche per i cronisti, l’umore della piazza segue l’andamento dei risultati della squadra di Michele Serena senza “risvegliarsi” troppo. Il suo arrivo in panchina al posto di un Alessandro Dal Canto che era ormai mal tollerato dalla piazza, ha risvegliato un po’ l’entusiasmo ma l’andamento altalenante a livello di risultati non ha consentito ancora il salto di qualità. L’anno si chiude una gara prima del giro di boa (ci sarà il 6 gennaio al Penzo con l’Alessandria) e presenta un bilancio davvero desolante: playoff falliti nella passata stagione, campionato anonimo – per non dire a rischio playout – nell’attuale. Con un futuro che appare sempre più incerto.

Ore 16.10 – (La Nuova Venezia) Vacanze terminate per Esposito e compagni. Il Venezia ritorna oggi pomeriggio in campo al Taliercio per iniziare a preparare la partita contro l’Alessandria. Lavoro fino al 30, poi due giorni di riposo in coincidenza con San Silvestro e Capodanno, dal 2 gennaio si va verso l’Alessandria senza sosta. Il nuovo anno dovrebbe “regalare” due giocatori a Michele Serena: il terzino sinistro Alberto Giuliatto (4 presenze finora) finalmente abile e arruolato per il rientro, e il centrocampista Vinicio Espinal, che aspetta solo l’esito dell’ultimo esame per riaggregarsi al gruppo. Giuliatto doveva essere l’alternativa a Ghosheh sulla fascia sinistra, ma il girone d’andata del terzino si è “fermata” già alla prima giornata con l’infortunio muscolare contro il Renate, i pochi minuti con la Giana Erminio e il rientro ad Arezzo. Poi niente altro. Espinal doveva essere con Carcuro ed Esposito l’elemento di spicco del centrocampo arancioneroverde, anche il dominicano si è fermato la prima volta a fine settembre, poi a novembre la ricaduta con lo slittamento all’inizio del nuovo anno del rientro. La prossima settimana aprirà ufficialmente anche il mercato invernale che chiuderà solo alle ore 23 del 2 febbraio. Le operazioni di Ivone De Franceschi (che ha fuori uso a centrocampo Carcuro e Hottor) sono legate alle disposizioni del presidente Yuri Korablin e se non ci saranno investimenti il direttore sportivo dovrà operare solo attraverso scambi. Davide D’Appolonia, cresciuto nel settore giovanile arancioneroverde, potrebbe lasciare il Savoia e far ritorno al Vicenza che l’ha ceduto in prestito al club campano dopo averne acquisito il cartellino dal Venezia insieme a quello di Vigorito. E se Andrea Gazzoli, direttore generale dei baincorossi, rimandasse D’Appolonia in prestito al Venezia fino al termine della stagione?

Ore 15.50 – (La Nuova Venezia) Venezia al giro di boa, a quasi. Manca solo una giornata alla fine del girone d’andata, in programma il giorno dell’Epifania. Tempo di numeri, quindi, per gli uomini di Michele Serena che ha equamente suddiviso le 18 partite con il suo predecessore, Alessandro Dal Canto. I due tecnici hanno utilizzato 22 giocatori, altri quattro sono stati convocati (D’Arsiè, Dell’Andrea, Scanferlato, Chin), ma non schierati. La palma della fortuna a Edmund Hottor, il centrocampista proveniente dal Milan che si è infortunato la settimana in cui gli scadeva la squalifica per il caso-Nocerina. Solo Bellazzini e Magnaghi sono scesi in campo nelle 18 gare finora disputate, Legati, Marino, Sales ed Esposito ne hanno saltato una, ma solo complice la squalifica. Sui 1620 minuti a disposizione, Tommaso Bellazzini ne ha salti soltanto 23’ (1597’ in campo), tallonato da Legati e Marino (1.530), entrambi mai sostituito e in campo dal primo all’ultimo secondo, a seguire Sales (1.485’), Magnaghi (1402’) ed Esposito (1.320’), gli unici ad aver varcato quota mille. Solo 4’, invece, per il giovane Fabio Alba, utilizzato solo in due occasioni. Simone Magnaghi è il bomber del Venezia con 7 reti, tallonato da Raimondi (5), Bellazzini (4) e Greco (3), segno di un attacco che ha realizzato 19 reti complessivamente. Dalla difesa sono arrivati i centri pesanti di Marino (3), poco hanno avuto sia Dal Canto che Serena dai centrocampisti, fermi a tre reti, ma due sono state realizzate da Carcuro con il Renate alla prima giornata, la terza da Zaccagni con la Torres. Troppi cartellini gialli e troppi turni di squalifica, a fronte di due sole espulsioni (Zaccagni rosso diretto a Vicenza, Cernuto con il Novara per doppio cartellino): 59 ammonizioni con Legati (7) leader indiscusso e nuovamente in diffida, mentre Marino, Sales, Esposito, Zaccagni e Raimondi sono assestati a quota 5. Raffaele Franchini è il giocatore che è subentrato più volte dalla panchina (7), seguito a Panzeri e Varano (6), mentre Beppe Greco è quello che è stato sostituito più spesso (9), seguito da Raimondi (7).

Ore 15.30 – (La Nuova Venezia) L’ultimo centro dell’anno solare porta la sua firma, il bomber venuto da Bergamo, scuola Atalanta. Tosto e roccioso, Simone Magnaghi, in possesso di un tiro terrificante, preciso come le sue zuccate di testa: l’attaccante bergamasco sta ripagando la fiducia di Ivone De Franceschi, che l’ha fortissimamente voluto la scorsa estate. Con sette reti è il capocannoniere del Venezia a Natale, sette gol realizzati in 18 presenze e 1402’ giocati, la media di uno ogni 200’. Gol di testa, ma soprattutto gol di potenza, come quelli rifilati ad Arezzo, Bassano e Pro Patria. Una doppietta contro la FeralpiSalò al Penzo, il primo a Pordenone, alla seconda giornata, che vale l’unico pareggio del Venezia nel girone d’andata, poi quello da tre punti a Mantova. Nella passata stagione, tra Entella e Prato, Magnaghi riuscì ad andare a segno solo in una occasione, ha già raggiunto il suo top di segnature raggiunto due anni fa in Prima Divisione con l’Esperia Viareggio in 30 partite. Tempo per migliorarsi ne ha, Simone Magnaghi, una vita nel settore giovanile dell’Atalanta, società con cui ha vinto il titolo italiano con i Giovanissimi Nazionali, prima di iniziare la carriera da professionista alla Tritium. «Giocando con continuità, ho avuto maggiori occasioni», ha spiegato il ventunenne centravanti di Lovere, «forse il gol più bello l’ho realizzato contro il Bassano, ma è servito a poco visto che alla fine il Venezia non ha raccolto nemmeno un punto. È stato importante aver chiuso con una vittoria prima della sosta dando seguito al successo ottenuto al Penzo contro la Torres». Testa rasata, anche se con i primi freddi sono rispuntati i capelli, Simone Magnaghi ha avuto prima la fiducia di Dal Canto e poi quella di Serena. «Siamo cresciuti molto negli ultimi mesi, ci manca qualche punto in classifica, ma abbiamo tenuto testa a Bassano e Pavia. Sono contento a livello individuale, credo che quando si lavora sodo e con serietà alla fine arrivano i risultati. Sia come squadra che a livello individuale». Uomo d’area, votato al sacrificio per far salire i compagni, Magnaghi si è trovato qualche volta affiancato da Greco o Raimondi oppure con un paio di trequartisti alle sue spalle, a seconda delle esigenze del momento o alle necessità tattiche. «So quali sono i miei compiti, mi trovo bene con chiunque. La classifica? Mah, avremmo meritato qualche punto in più di sicuro ed essere un po’ più vicini alla zona playoff. Abbiamo altre 20 partite per continuare a risalire». Alla ripresa si presenterà, al Penzo, l’Alessandria, squadra in salute che non nasconde l’obiettivo di salire direttamente in serie B senza passare attraverso i playoff. «Noi finora abbiamo retto il confronto con tutte le squadre che ambiscono al salto di categoria, a volte non raccogliendo punti, ma uscendo dal campo con grandi rimpianti. L’Alessandria è una grande squadra, un organico molto forte, ma poi è sempre il campo a sortire il verdetto e il Venezia vuole ripartire nel 2015 come ha terminato l’anno vecchio. Tempo per risalire ne abbiamo, logico che dalla nostra posizione di rincalzo dobbiamo monetizzare ogni partita. A cominciare dalla sfida con l’Alessandria». Magari inaugurando l’anno con l’ottava perla personale con il sogno, forse, di ritornare a fine stagione a Bergamo per indossare la maglia dell’Atalanta per fare il gran salto.

Ore 15.10 – (Giornale di Vicenza) Da neopromossa a protagonista in Lega Pro. È la favola del Real Vicenza del presidente Lino Diquigiovanni, che traccia il bilancio a pochi giorni dall´ingresso nel nuovo anno e dall´apertura del mercato. A tal proposito, nessuna “bomba”. Il massimo dirigente biancorosso ha precisato che la possibilità che arrivino un attaccante e un difensore c´è, ma al momento non c´è nulla. Il direttore sportivo Davide Consolaro, da par suo, ha sintetizzato la situazione dicendo: «È ancora notte fonda». Giorni fa radiomercato aveva parlato di un interesse del Real per la seconda punta della Carrarese Matteo Merini ma il club biancorosso non aveva tardato a smentire. Presidente Diquigiovanni, che Natale ha trascorso il Real Vicenza? «Sereno, se parliamo dei risultati. I giocatori sono stati messi nelle condizioni di fare bene». Potevate andare al riposo con due punti in più… «È vero, la differenza è tutta lì, in un pareggio o in una vittoria. Cambia molto in classifica». Sfortuna o approccio sbagliato, cosa non è andato a Pordenone? «Vorrei partire dall´inizio. Temevamo molto la partita. Marcolini mi aveva chiesto di mandare la squadra in ritiro e ho accettato volentieri perché mi fa piacere che ci sia questo spirito d´attenzione». Nonostante questa attenzione non siete riusciti a battere la maglia nera del girone. «Loro l´hanno messa sul piano della grinta e della corsa. Dopo il gol su punizione li abbiamo sempre attaccati. Abbiamo creato alcune occasioni importanti e preso un palo con Galuppini. Questione di tre centimetri soltanto». Il Real ha collezionato 8 pareggi. «Non sono pochi. Da questo punto di vista bisogna cercare di migliorare. Mi aspetto un miglioramento in questo senso nel girone di ritorno, perché se fai sei pareggi anziché otto ti cambia». Lei comunque è soddisfatto nel complesso? «Lo sono, perché nella sostanza ho visto sempre grande intensità nel gioco con tutte le squadre affrontate, il Real Vicenza non ha mai dormito. A volte purtroppo la voglia di fare può diventare anche negativa, gli episodi contano tantissimo e tutte le rivali del campionato sono attrezzate».
Odogwu ha dichiarato che i playoff sono l´obiettivo. Lo condivide? «I ragazzi ci credono ed io anche. Quel che mi sento di dire è che è un attimo scalare la classifica o perdere terreno, basta vincere o perdere due partite di fila. Per me il Real Vicenza può vincere con tutte, in casa, fuori, ovunque». C´è un obiettivo a breve termine? «Dobbiamo battere il Pavia. I ragazzi ci sono, mi aspetto una grande prova. Bisogna giocare come contro il Novara». Nella passata stagione ha iniziato con un allenatore, Vittadello, e ha finito con un altro, Zauli. Con Marcolini le cose sembra vadano davvero bene. «I rapporti sono buoni e, ripeto, sono contento dei risultati. Se riusciamo a ripetere il girone di andata e a fare anche qualcosa in più, si può stare davvero felici». Senta, lei ha sempre manifestato soddisfazione per la rosa allestita e in effetti avete dimostrato di aver azzeccato tutti gli acquisti. Su tutti, Bruno. «Bruno è un giocatore molto importante, ed è vero quel che si dice, cioè che potrebbe giocare tranquillamente in categorie superiori. Vorrei sottolineare non solo il valore di Bruno, ma quello di una squadra che gioca, crea e mette l´attaccante nelle condizioni di segnare. Non dimentichiamo che sono due anni che abbiamo il capocannoniere». Altri che ritiene importanti? «Lo sono tutti. Per esempio a Pordenone sono tanto mancati Carlini e Bardelloni, due giocatori che mettono intensità e hanno grande corsa». E quelli che possono arrivare? «Siamo ben messi in tutti i reparti. Se si possono rinforzare attacco e difesa non mi tiro indietro. Bisogna infatti considerare che il campionato è lungo». Il Real ha ripreso sabato ad allenarsi. L´ha fatto in palestra, vista la nevicata che non ha risparmiato nemmeno il campo di allenamento di via Calvi dove domani, alle 14.30, è fissata un´amichevole con l´Este. Bardelloni, che di recente si è sottoposto ad un intervento (pulizia del menisco del ginocchio destro), non vede l´ora di tornare in campo. «Sto lavorando sodo – ha spiegato l´attaccante bresciano – per essere già a disposizione il 6 gennaio contro il Pavia».

Ore 14.50 – (Giornale di Vicenza) Giallo come l´oro, bianco come una fresca emozione, rosso come la passione: i colori delle maglie del Bassano Virtus e del Real Vicenza brillano nel ritratto di due stagioni mozzafiato vissute al galoppo tra Seconda Divisione e Lega Pro unica, nella splendida cornice di un anno da ricordare per il calcio provinciale. A suggello della promozione di entrambe le squadre nella Lega Pro unica (con la società del Real Vicenza, fondata nel 2010, passata in tre sole stagioni dalla quinta alla terza serie), il 2014 ha visto la conquista della Supercoppa di Lega di Seconda Divisione da parte della formazione giallorossa, impostasi sul Messina sia all´andata sia al ritorno. Negli ultimi 12 mesi, i due club hanno visto alternarsi 5 allenatori (Mario Petrone ed Antonino Asta sulla panca bassanese; Mario Vittadello, Lamberto Zauli e Michele Marcolini per la seconda squadra professionistica del capoluogo), incrociando tre volte le lame in campionato: bilancio a favore dei giallorossi, con 2 pareggi e una vittoria, ottenuta nello scorso torneo sul proprio campo; 11 le reti in totale di cui ben 3 segnate dai giallorossi tra il 90´ e i minuti di recupero nei due confronti giocati in Seconda Divisione. Dopo i 69 punti della stagione in C2 (chiusa con 12 lunghezze di vantaggio sulla seconda in classifica) e sistemato il prestigioso trofeo nazionale in bacheca, nell´attuale torneo, dopo 18 partite, i punti conquistati dal Bassano sono 36, frutto di 10 vittorie e 6 pareggi, a fronte di 2 battute d´arresto (la prima in casa, al debutto col Pavia prossimo ospite al Romeo Menti, la seconda col Renate, dopo 14 risultati utili consecutivi), mentre il Real, dopo i 52 punti della passata stagione (utili per il pass-promozione), ne ha fin qui raggranellati 32 conquistando l´intera posta 8 volte e spartendosela con le formazioni avversarie in 8 casi (è la squadra che ha più pareggiato di tutto il girone, chiudendo ben 6 volte col risultato di 1-1, e comunque mai per 0-0), condividendo con i cugini lo stesso numero di sconfitte (il primo stop è stato pure rimediato all´esordio in Lega Pro, contro la Feralpi Salò, il secondo sgambetto col ripescato Arezzo, dopo aver inanellato 12 risultati positivi). La compagine bassanese al Mercante ha conquistato 21 dei 36 punti totali: a fronte di 7 reti subìte, ne ha realizzate 15, delle 31 che rendono l´attacco giallorosso il migliore del girone.

Ore 14.30 – (Giornale di Vicenza) Direttore Seeber, che mercato sarà per questo Bassano? «Sarà un mercato nel quale monitoreremo costantemente ogni evoluzione delle trattative. Ma sinceramente non vedo necessità d´intervento al momento». E i ritocchi di cui si vocifera per magari puntare in alto? «Allora, invito tutti quanti a ragionare. Analizziamo l´organico reparto per reparto. Abbiamo due buonissimi portieri per la categoria come Rossi e Grandi, in difesa quattro centrali affidabili come Bizzotto, Priola, Zanella e Ingegneri, due terzini del livello di Toninelli e Semenzato, un jolly del calibro di Stevanin che sulla mancina è una garanzia, Priola e Semenzato che possono essere impiegati sulla fascia come in mezzo. Secondo voi urgono rinforzi?».
Sì, ma a centrocampo uno servirebbe… «Non sono d´accordo. Dunque, in mediana ne conto tre che sono stati impiegati con continuità quali Cenetti, Proietti e Davì, più un quarto che è stato utilizzato meno come Tonon, inserito stabilmente in Coppa Italia, che è un giovane di prospettiva da far crescere. Considerando che ci schieriamo con due interni di ruolo io dico che siamo a posto così». E la seconda punta che reclama Asta in attacco? «L´allenatore compie valutazioni di massima che poi vanno confrontate con la società e la proprietà, un summit peraltro in agenda già in questi giorni. Ma anche su questo aspetto mi soffermerei a riflettere tutti assieme: in rosa vantiamo quattro esterni di valore come Furlan, Iocolano, Cattaneo e Cortesi, un trequartista offensivo come Nolè, due centravanti di rendimento come Pietribiasi e Maistrello e un´alternativa sottoporta del calibro di Munarini che può fungere da torre di scorta. Inoltre tanto Pietribiasi, che Nolè o una qualunque delle nostre ali possono recitare da spalla d´attacco. Scusate, ma io non vedo alcun tipo di urgenza nemmeno lì». Perciò non ci sarà alcun innesto nella finestra di gennaio? «Innanzitutto, ribadisco che non sarà semplice confermare tutti quanti, ci sono diversi estimatori per alcuni nostri ragazzi e non è automatico che restino tutti, noi ovviamente lavoreremo perchè ciò accada. Ma il discorso di fondo è che il roster giallorosso è competitivo così com´è e che intanto il primo acquisto di fatto è Ingegneri rientrato ancora a mezzo servizio solo a novembre e ora recuperato in pieno. Lui è un giocatore spendibile da stopper o da terzino sinistro, sicchè il puntello di retroguardia per me è proprio Andrea. Poi una volta tagliato il traguardo della salvezza per cui credo possano mancare non più di 7-8 punti, ci sarà lo spazio eventualmente per lanciare alla bisogna qualcuno dei nostri giovani, cito Bortot, Bonetto o Trento, messisi in luce già in Coppa. Toccherà ad Asta decidere come meglio crede. Senza dimenticare che c´è chi in questa rosa sta giocando meno del previsto e se arriva un´offerta di chi gli promette una maglia da titolare e lui vuole andare mica lo possiamo trattenere con la forza…». Ci sono taluni pezzi pregiati che a giugno vanno in scadenza di contratto… «Ci stiamo già muovendo per poter dare continuità e futuro in giallorosso a molti di loro. Poi dinanzi alla classica offerta irrinunciabile dovremo farci da parte, ma c´è la volontà di prolungare con tutte le pedine chiave». Il 2014 agli sgoccioli porta un invidiabile consolidamento societario… «Stiamo registrando risultati galvanizzanti come quelli sul campo. A gennaio entreranno tre nuovi soci nella compagine del club, tre affermati imprenditori del territorio che allargheranno a 14 la base operativa. Non solo: sono cresciute le sponsorizzazioni rispetto all´anno scorso e pure le presenze allo stadio: in un girone abbiamo raccolto le stesse presenze al Mercante dell´intero campionato precedente». Seeber, alle corte: la forza dei virtussini sarà mantenere il blocco attuale… «Alle cortissime: il calcio è fatto di sottili equilibri e le rose larghe creano solo musi lunghi, fate un po´ voi».

Ore 14.10 – (Giornale di Vicenza) Il capitano Alessandro Camisa accetta il verdetto del campo, anche se rimane il rammarico per la palla gestita malamente in occasione del gol che ha deciso la partita. Camisa, una sconfitta figlia di alcuni errori di troppo, in particolare nell´azione della rete di Gori. «Purtroppo era una palla che non andava proprio giocata: bastava calciarla in tribuna e probabilmente adesso saremmo qui a commentare un pareggio. Ci siamo fatti un po´ ingannare anche dal movimento di Curiale: dal campo ci è sembrato che abbia toccato il pallone, e allora il gol sarebbe stato viziato da un fuorigioco, però può darsi pure che la rete sia valida. Il punto è che si doveva buttar via quel pallone, invece di provare ad uscire dall´area per perderlo subito in una posizione troppo pericolosa». Avete un po´ sofferto la fisicità degli avversari, è d´accordo? «Il Frosinone ha impostato il confronto sul piano fisico, giocando spesso sulla palla lunga e aggredendoci già nella nostra metà campo. Se a questo aggiungiamo l´indubbio valore di una squadra che è seconda in classifica non per caso, ed è particolarmente temibile in casa, ecco che inevitabilmente per noi è stata una partita più difficile di altre». Ha pesato anche l´assenza di alternative in attacco? «Non credo che la nostra scarsa incisività in questa partita sia stata un problema di reparto. Sono stati bravi i nostri avversari a non consentirci di giocare la palla come ci piace di più. Abbiamo premuto maggiormente solo in dieci contro dieci, senza però trovare lo spunto giusto per creare vere occasioni da gol». Non crede che ci sia bisogno di qualche rinforzo al mercato di gennaio, soprattutto nel reparto offensivo? «Sono considerazioni che spettano all´allenatore e alla società. Per quanto mi riguarda, come ho già detto, l´unica cosa importante sarà che i nuovi compagni sappiano subito mettersi al servizio del tecnico e di un gruppo che da mesi sta lottando con grande disponibilità e compattezza. Se poi un nuovo giocatore avrà le doti per rinforzarci, sarà ovviamente il benvenuto». Che cosa si possono aspettare i tifosi del Vicenza dal nuovo anno? «Prima di tutto li ringrazio per come ci sono sempre vicini e auguro a tutti loro di festeggiare un buon Capodanno. Questa squadra, al di là di eventuali novità dal mercato, secondo me sta già facendo bene ed ha ulteriori margini di miglioramento, quindi io mi aspetto di poter affrontare un girone di ritorno positivo, a cominciare dall´importante confronto diretto per la salvezza che ci attende alla ripresa a Latina».

Ore 14.00 – (Giornale di Vicenza) Dopo un girone d´andata speso a correre senza risparmiarsi, anche Lorenzo Laverone durante la sosta potrà finalmente tirare il fiato. Il generoso esterno biancorosso nelle ultime partite è sembrato inevitabilmente un po´ in calo dal punto di vista fisico e a Frosinone non è riuscito a trovare lo spunto dei giorni migliori. Laverone, la sconfitta del Vicenza è meritata? «Onestamente no. Ci siamo fatti sorprendere nell´occasione del gol, questo è vero, però a parte quella circostanza siamo riusciti a giocarcela alla pari, nonostante fossimo sul campo della seconda in classifica, che ovviamente qualche problema ce l´ha creato. Però a mio avviso il pareggio sarebbe stato un risultato complessivamente più giusto». Quindi hanno pesato più gli episodi che il gioco? «Secondo me sì. Sul gol ci rimane il forte dubbio che ci fosse un fuorigioco da fischiare e comunque l´intera gestione della partita da parte dell´arbitro ci ha penalizzati: è stato concesso al Frosinone di impostare il confronto sul piano dei contrasti fin troppo duri dall´inizio alla fine. Così la partita, secondo me, è sfuggita di mano al direttore di gara e ci abbiamo rimesso noi». L´impressione è che la sosta possa far bene ad una rosa che dall´inizio è stata “spremuta” molto, è d´accordo? «Questa era la terza partita ravvicinata per noi come per tutte le altre squadre, quindi inevitabilmente molti giocatori potevano essere un po´ meno brillanti. Al di là di questo, io sono molto soddisfatto di quanto siamo riusciti a fare nel girone d´andata, a maggior ragione considerando la situazione molto particolare e complessa in cui abbiamo iniziato quest´avventura in serie B. Confesso che all´inizio avrei firmato senza pensarci un attimo se mi avessero proposto di girare a 27 punti: un bottino davvero importante e soprattutto meritato. Per questo resto molto fiducioso in vista della ripresa: fin dalle prime partite, nonostante le ovvie difficoltà, abbiamo dimostrato di poter stare in questa categoria, perché il gruppo è formato da giocatori disposti ad aiutarsi a vicenda. Continuiamo con questo spirito, determinati a tagliare il traguardo della salvezza il prima possibile, e sono certo che potremo far bene anche nel nuovo anno».

Ore 13.50 – (Giornale di Vicenza) Al Vicenza non riesce di chiudere l´anno e il girone d´andata con una gara positiva. Sotto tono la formazione di Marino che ha dimostrato lacune in varie zone del campo, di fatto legittimando la vittoria del Frosinone, che è passato però grazie ad un errore dei biancorossi.
Il tecnico del Vicenza a fine partita non nasconde la sua insofferenza per l´arbitraggio e spiega: «Di sicuro tra noi e loro i più penalizzati siamo stati noi ed ho molti dubbi, ma lasciamo da parte queste cose. Volevamo chiudere con un risultato positivo e purtroppo non ci siamo riusciti, avremmo potuto fare qualcosina in più negli ultimi metri». Lei è parso molto arrabbiato col suo portiere quando è stato espulso. «Certe cose non è il caso di renderle pubbliche e poi ero arrabbiato pure con l´arbitro perchè mi era sembrata eccessiva la sua decisione e se invece la riteneva giusta allora avrebbe dovuto sanzionare col rosso nel primo tempo anche alcuni interventi di giocatori del Frosinone». In effetti se si va a vedere il tabellino con quattro espulsi e una sfilza di ammoniti sembra sia stata una guerra, ma non è vero. «Non è stato così infatti, ma a volte si eccede e si è più rigidi, altre volte invece si lascia giocare o addirittura si lasciano passare determinate entrate che sono proprio al limite ed è questo a mio avviso che stavolta ha fatto innervosire un po´ sia noi che loro, però va bene così. Noi dobbiamo guardare alla nostra prestazione perchè non si può fare altro che accettare le decisioni degli altri». Comunque il Frosinone ha creato di più e il Vicenza in fase di disimpegno ha commesso tanti errori. «Sì, ma va dato merito a loro per l´aggressività, l´hanno messa sulla fisicità, così come in effetti non siamo stati troppo precisi nei disimpegni ma soprattutto non abbiamo inciso negli ultimi metri così da poter determinare qualche conclusione importante». Sotto di un gol, lei in panchina non aveva soluzioni offensive, ma adesso c´è il mercato di gennaio e qualcosa serve di sicuro. «Sappiamo fin dall´inizio certe cose, c´è qualche limite numerico, tanto che avevo risparmiato Lores per giocarmelo a partita in corso. È ovvio che quando ci sono tre partite in otto giorni avere pochi attaccanti e in più Giacomelli che è stato influenzato ti fà pagare qualcosa alla terza, perchè appunto non hai alternanze possibili,comunque adesso stacchiamo per un po´ di giorni e poi di nuovo sotto per il girone di ritorno». Soddisfatto di come ha chiuso quello d´andata? «Sì, eravamo in zona playout e adesso siamo a metà classifica, però questo non deve farci stare tranquilli perchè dobbiamo conquistare ancora 23 punti per raggiungere l´obiettivo salvezza».

Ore 13.40 – (Giornale di Vicenza) Brighenti non ce la fa a recuperare e non va neppure in panchina, sostituito da Gentili. Ma non è l´unica novità: in assenza di Giacomelli, esterno alto nel tridente non è Lores Varela ma Sciacca. Cartellino facile. Dopo undici minuti l´arbitro Roca allontana dalla panchina del Frosinone il tecnico Stellone, colpevole probabilmente di una parola di troppo su un episodio di gioco contestato. È quasi l´annuncio di una partita segnata dai cartellini e chiusa 9 contro 9, con due espulsi per parte. La tripla. Il primo tentativo di tiro è di Sciacca, che di controbalzo al 12´ centra in pieno il… fondoschiena dell´arbitro. Ma fra il 17´ e il 19´ è il Frosinone a mettere i brividi ai biancorossi: l´ex Curiale si presenta due volte davanti a Bremec, che soprattutto sul secondo tentativo comincia a fare gli straordinari. La terza occasione in tre giri di lancette è per Daniel Ciofani: tuffo di testa, bella presa di Bremec. Il rigore. Il Frosinone preme e su una palla che esce dall´area biancorossa Curiale è più lesto di Sciacca: contatto piede-caviglia, l´attaccante della squadra laziale va a terra e, pur con qualche dubbio sulla volontarietà dell´intervento del centrocampista del Vicenza, sembrerebbe proprio rigore. L´arbitro però vede simulazione di Curiale, che si prende il giallo. Cambio. Sciacca resta in primo piano, ma stavolta per l´infortunio, una contusione alla caviglia, che al 29´ lo costringe a lasciare il campo: al suo posto riecco Lores Varela e si torna al tridente visto con il Livorno. Rischi. Prima dell´intervallo ancora un paio di situazioni pericolose in area biancorossa a confermare il trend: al 36´ Ciofani si gira in uno spazio breve e poi angola troppo il diagonale; sul tirocross di Paganini al 38´ non arrivano d´un soffio al tape-in Ciofani e Soddimo e infine la torsione di testa del solito Curiale è fuori dallo specchio. Lampo. Al rientro dagli spogliatoi la miglior azione del Vicenza in tutta la partita la innesca Di Gennaro, la rifinisce con un “velo” Lores Varela e non riesce a chiuderla Cocco, che calcia addosso ad un difensore la palla-gol più limpida. È però un lampo, un fuoco di paglia, la gara torna subito in mano al Frosinone. Uno-due. Il gol segnato di testa da Schiavi al 17´ è annullato per l´immediata segnalazione del fuorigioco del difensore, sulla punizione di Musacci, da parte del guardalinee. E lo stesso Marinelli alza di nuovo la bandierina al 19´, quando è Gori ad infilare in diagonale, ma stavolta l´arbitro Roca non lo ascolta e convalida. È l´1-0 del Frosinone. Le immagini mostrano che Varela perde palla sul contrasto di Gori, che poi cerca la sponda di Curiale, che sarebbe in offside, ma sembra non tocchi la palla e, fra D´Elia e Cinelli incerti, a riprenderla è lo stesso Gori che ha proseguito nella corsa e quindi è in posizione regolare quando infila. Doppio rosso/1. Gentili rimedia in modo maldestro il secondo giallo con un fallo a metà campo su Ciofani, ma sul rovesciamento di fronte dall´altra parte lo imita Soddimo che, dopo un contatto con Laverone, si lascia cadere in area, punito per simulazione con il secondo giallo. Tentativi. Lores Varela si gira bene in area ma la sua conclusione è deviata in angolo, quindi un paio di possibilità su punizione dalla distanza non vengono sfruttate prima da Cocco e poi da Di Gennaro a ridosso del recupero. Doppio rosso/2. Il Vicenza ci prova e Gori, per fermare una ripartenza, commette fallo di mano e viene espulso per doppia ammonizione al 46´. Gli fa compagnia quasi subito Bremec, espulso però con il rosso diretto al 48´ per aver steso Altobelli nella metà campo del Frosinone, dove il portiere si era ritrovato dopo essere salito in area avversaria nel tentativo di sfruttare un angolo a favore, rimasto senza esito. Le squadre chiudono in 9 contro 9 e il Vicenza senza neppure un tiro nello specchio della porta.

Ore 13.20 – (Gazzettino) Il primo ad essere deluso della sconfitta è proprio Claudio Foscarini. Tutti si attendevano segnali di continuità dopo la vittoria con il Catania, che oltre ai tre punti aveva messo in evidenza un Cittadella bello, concreto e determinato. A Perugia invece la squadra ha fatto nuovamente un passo indietro, regalando agli avversari tutto il primo tempo, come spiega a fine gara lo stesso allenatore: «Sapevamo di dovere affrontare una grande squadra, vogliosa di riscattare il 4-0 rimediato a Carpi e cancellare così un momento non felice. Il Perugia doveva essere motivato e lo è stato. Per tenergli testa serviva però un Cittadella diverso, al top sia a livello fisico che mentale. Soprattutto nella prima parte, invece, abbiamo fatto troppo poco per tentare di uscire indenni dal Curi. Bene soltanto dieci, quindici minuti dopo il gol di Coralli, con la squadra che ha dato segnali di vitalità. Non è bastato. Per strappare un risultato positivo serviva tutt’altra prestazione, più vigorosa e coraggiosa». Non nasconde la propria amarezza Foscarini e non l’ha fatto nemmeno con i suoi giocatori al termine della partita. «Ho detto loro che per fare bene a Perugia serviva una prestazione tonica e non timida come quella disputata». Nella ripresa è entrato Alessio Benedetti, perugino doc. Un paio di mesi fa sarebbe sceso in campo da titolare, negli ultimi tempi invece il suo rendimento è calato. «Noi siamo contenti del suo campionato. Soprattutto nella prima parte ha fatto bene, poi è calato ma ci può stare. Ha dimostrato di avere capacità e qualità per imporsi nella categoria. Adesso magari non sta attraversando il migliore momento, ma alla fine credo ci possa aiutare molto nel girone di ritorno». Il tecnico fa quindi una valutazione sulla prima parte del campionato. «Dopo essere partiti bene ci siamo trovati in difficoltà, soprattutto per causa nostra. Il Cittadella non ha avuto continuità di prestazioni e di risultati, cosa che invece c’era negli anni precedenti. In serie B devi correre ed essere pronto in ogni partita, con il fisico e con la testa. Il Cittadella deve poggiare le proprie prestazioni su corsa e mentalità, magari abbiamo meno qualità di altre squadre, perciò queste due componenti non devono mai venire meno». L’ultimo posto in classifica è la logica conseguenza di un girone d’andata al di sotto delle attese. «La classifica è questa. Il Cittadella ha tanta volontà di riscattarsi, ma nel girone di ritorno dovremo fare un mezzo miracolo per raggiungere la salvezza». Perugia-Cittadella era l’ultima gara del 2014 e del girone di andata. Adesso inizia la sosta invernale, con la ripresa dell’attività agonistica fissata per il 17 gennaio, quando il Cittadella ospiterà al Tombolato il Modena. La squadra va in vacanza fino al giorno dell’Epifania, il 7 tornerà ad allenarsi regolarmente. Protagonista diventa ora il diggì Marchetti, chiamato a ripetere i preziosi colpi di mercato che la scorsa stagione hanno rimesso in carreggiata la squadra.

Ore 13.00 – (Mattino di Padova) La differenza tra Perugia e Cittadella? Semplice: la maggiore voglia di vincere degli umbri. Che poi altro non è che rabbia agonistica sommata a una forza d’urto e a tanta concretezza in attacco, là dove i granata hanno latitato nell’occasione. Perché le giocate di Sgrigna, tanto ammirate contro il Catania, restano allo stato di pura intenzione, perché lo stesso bomber s’infortuna (fitta muscolare alla solita gamba) alla fine del primo tempo, non rientrando più dagli spogliatoi, e perché, quando la partita si riapre per un’ingenuità difensiva degli uomini di Camplone (il quale salva la panchina, considerata traballante, e non si sa bene il motivo, visto che con il Carpi hanno perso in tanti), non c’è nessuno in grado di buttarla dentro e rimettere il match sui binari del pareggio. Il che, se fosse successo, avrebbe avuto dell’incredibile, considerato che in avvio di ripresa il Grifone biancorosso aveva allungato portandosi sul 2 a 0, ma non per chi, ad esempio, aveva riacciuffato il 2-2 a Crotone al 95’ o aveva recuperato due reti al Varese. Invece… A quota 19. Invece è arrivata l’ottava sconfitta stagionale, dopo una serie di prestazioni esterne, ultima quella di Frosinone, che avevano addirittura accentuato lo stridente contrasto fra la versione casalinga del Citta e quella da trasferta, appunto. E, con essa, l’inesorabile verdetto che peraltro già conosciamo da mesi: quella di Foscarini è, classifica alla mano, l’ultima squadra della B, peggiore per risultati sicuramente, anche se non per il gioco espresso. Si vira la boa di metà campionato con 19 punti in saccoccia, due lunghezze sotto i 21 del torneo precedente, e adesso ci vorrà tutta l’esperienza del tecnico trevigiano, supportato dalle scelte di mercato del d.g. Marchetti (necessitano almeno tre rinforzi, se non di più), per provare a uscire dalla melma dei bassifondi, dove i padovani si sono infognati da mesi. Il 4-4-2 a cui ci si è votati ha bisogno di esterni di ruolo, non di… arrangiamenti, sebbene il Paolucci visto in azione sia contro gli etnei che ieri non sia dispiaciuto. E poi occorre un attaccante che non abbia paura a catapultarsi in area, cercando il contatto duro e rude con i difensori avversari. Numeri impietosi. Dunque, il bilancio dopo 21 partite parla chiaro: 3 successi (contro Avellino, Pescara e Catania, tutti ottenuti al Tombolato), 10 pareggi e, come detto, 8 k.o. Sono 27 le reti all’attivo, contro le 34 al passivo, e anche questo dato deve far riflettere: quella granata è la terza peggior retroguardia, preceduta solo dai reparti arretrati di Trapani (41) e Catania (36). I tre palloni finiti alle spalle di Valentini al Curi sono la spia di qualcosa che non funziona da tempo dietro, e che la doppietta di Calaiò alla vigilia di Natale aveva ribadito (peraltro con il vantaggio numerico di 11 contro 10 per i granata): al di là della bravura dei vari Falcinelli e Lanzafame, e delle frecce avvelenate scagliate da Fossati e Verre, è la fragilità del settore, una volta preso d’infilata centralmente, a suscitare allarme. E se non si corre ai ripari anche qui, c’è il rischio di patire altre cocenti delusioni. Perugia determinato. Che non sarebbe stata una passeggiata lo si sapeva, essendo troppo importante per gli umbri l’ultima gara prima della sosta invernale. Ma ciò che non ci saremmo aspettati, dopo il ritorno (finalmente) al successo inseguito per tre mesi, è che il Citta facesse un netto passo indietro, venendo meno ai desiderata del mister, primo fra tutti la continuità (di risultati). Con i tre davanti, Lanzafame, Perugini e Falcinelli, i pericoli sono piovuti subito numerosi per la porta di Valentini, bravo a superarsi in un paio di circostanze. Gli ospiti hanno cercato più che altro azioni di alleggerimento, sino a quando sull’asse Perugini-Lanzafame il Perugia ha sfondato, con cross del numero 28 a centroarea per Falcinelli, che ha deviato nell’angolo alla sinistra del portiere (37’). Mazzata nella ripresa. Riordinate le idee nell’intervallo, il Citta si è ripresentato in campo con buoni propositi, venendo però castigato dopo soli 3’ da Fossati, il cui uno-due con il solito Falcinelli è stato chiuso da un perfetto destro a giro sul palo più lontano. La reazione c’è stata, niente da dire, e ha fruttato il rigore per fallo di Goldaniga su Gerardi. Coralli è andato sul dischetto, ha calciato proprio su Provedel, che ha respinto ma proprio addosso al “Cinghiale”, lesto a ribadire in gol. Era il 16’ e c’era ampio margine per tentare l’impresa. A parte due conclusioni (la seconda fuori di poco) di Mancuso, tuttavia, i granata non hanno mai dato la sensazione di poter acciuffare il pari. E in pieno recupero hanno incassato il 3 a 1, con un bel diagonale di Verre (49’). Si va in vacanza con tanti pensieri e una certezza: così com’è messo, questo gruppo non si salva. Ha bisogno di qualità e quantità, dunque di investimenti mirati. Il 17 gennaio, quando si riprenderà, contro il Modena bisognerà suonare un’altra musica.

Ore 12.40 – (Mattino di Padova) Stavolta ci sono di mezzo amicizia e stima: Mario Vittadello siederà sulla panchina della Thermal fino al termine della stagione. Il tecnico 57enne è stato ufficializzato dalla dirigenza aponense nella serata di sabato e ieri ha già diretto il primo allenamento al centro sportivo di Bresseo. Non sarà un traghettatore, anche perché il curriculum di Vittadello, reduce dalle esperienze in serie D con Sambonifacese, Montecchio e Clodiense e in Lega Pro col Real Vicenza, non ha bisogno di presentazioni. Ha fatto bene un po’ dappertutto, da Monselice (Eccellenza) a Chioggia passando per Vicenza, nonostante l’esonero (un po’ a sorpresa) del febbraio scorso. «In questo caso, la voglia di tornare ad allenare e i miei trascorsi c’entrano poco» afferma l’allenatore padovano. «Ho accettato la proposta del direttore sportivo Carlo Contarin per l’amicizia che mi lega a lui e a mister Vinicio Bisioli. È una situazione anomala, perché non arrivo dopo un esonero. Anzi, la squadra con Bisioli stava lavorando bene». Vittadello ha già le idee chiare sul campionato che dovrà affrontare: «L’obiettivo è uno solo, mantenere la categoria» continua. «Poi, a maggio, riconsegnerò la squadra a Bisioli, con l’augurio che si rimetta presto». «Ho già visto alcune partite: nel girone D ci sono corazzate come Delta Porto Tolle, Rimini e Piacenza, ma anche la Thermal è una buona squadra, anche se la rosa non è completa e ci sono diversi infortunati. Ci sono comunque giocatori di grande esperienza come Sadocco, Cacurio e Vitagliano. Ecco, forse sono pochi, visto che la squadra scende in campo ogni domenica con sei fuori quota. Cercherò di organizzare bene il lavoro e dare un’impronta». Soddisfatto della scelta (e non potrebbe essere altrimenti) pure il diesse Contarin: «Vittadello è un ottimo allenatore e ha dimostrato di avere lo spirito giusto, accettando l’incarico in una situazione un po’ delicata» spiega. «Ha già allenato diversi giocatori e conosce bene le metodologie di Vinicio Bisioli, un allenatore che stima moltissimo». Intanto, prosegue il mercato della Thermal Abano: il budget limitato non aiuta, ma nell’outlet degli svincolati, talvolta, si possono fare grandi affari. È proprio lì che andrà a pescare la società rossoverde. Si cercano, infatti, un centrocampista e un attaccante di categoria.

Ore 12.20 – (Mattino di Padova) Parliamo delle altre contendenti: sta andando tutto secondo i pronostici? Z. «Penso dì sì. A settembre avevamo individuato Piacenza, Rimini, Correggese e Delta Porto Tolle come squadre da battere e, per ora, sembra andare tutto secondo copione. Il girone D è molto equilibrato e difficile: negli altri raggruppamenti l’ultima in classifica ha meno di 14 punti e non ci sono così tanti giocatori provenienti dai campionati professionistici. La squadra che ha dimostrato di avere qualcosa in più è la Correggese». DM. «Rimini, Correggese e Delta erano e sono ancora le favorite. L’Este è la sorpresa, anche se ha giocatori esperti che danno garanzie. La squadra più forte è la Correggese: rosa ampia e gioco spumeggiante. Secondo me, nel girone C, avrebbe dominato. La vedo superiore anche a Padova e Altovicentino». V. «Nessuna novità. Le squadre di vertice sono quelle dei pronostici. Le altre se la giocano alla pari». L. «La classifica dice la verità fino al quarto posto. Il Rimini sta dimostrando di avere qualcosina in più. Nel girone di ritorno ci saranno delle sorprese, soprattutto nella medio-bassa classifica». Cosa ne pensa del cammino delle altre squadre padovane? Z. «L’Abano sta facendo bene e farà ancora meglio. È una buona squadra con un bravo allenatore. La Thermal Abano sta vivendo un momento particolare, ma in attacco ha ottimi giocatori. Con il San Paolo ho pure perso: la squadra di Longhi non merita il penultimo posto». DM. «L’Este ha l’organico per far bene ed è la sorpresa del girone. La Thermal Abano sta lottando per la salvezza ma sta vivendo un periodo particolare. Il San Paolo è un’incognita e dobbiamo ancora incontrarlo». V. «Este e Abano stanno giocando un buon campionato. Thermal e San Paolo, invece, lotteranno per la salvezza fino alla fine. La loro dimensione è quella». L. «L’Este sta facendo molto bene, mentre l’Abano sta portando avanti il suo progetto iniziato qualche anno fa. La Thermal sta cercando un equilibrio, come noi del resto». Cosa si aspetta dal 2015? Z. «Stiamo lavorando per affrontare gennaio, il mese più importante della stagione, con il piglio giusto. Mi aspetto una squadra più continua e concentrata nelle partite più semplici, almeno sulla carta». DM. «Mi auguro di avere una squadra in salute ma soprattutto, di avere una tregua dagli infortuni. Mancano 20 punti alla salvezza: una volta raggiunto il traguardo, vedremo di puntare più in alto». V. «Anche se non sono più l’allenatore della Thermal, seguirò con affetto la squadra». L. «Il San Paolo può arrivare tra le prime dieci, ne sono convinto. Faremo di tutto per riuscirci».

Ore 12.10 – (Mattino di Padova) Quattro squadre, quattro percorsi. Este, Abano, Thermal e Atletico San Paolo stanno scrivendo la loro personalissima storia nel girone D di serie D: le vicissitudini che ne hanno segnato il cammino sono sotto gli occhi di tutti, così come la situazione di classifica che ne ha definito gli umori. Al giro di boa manca una sola partita (si giocherà domenica 4 gennaio), ma con il 31 dicembre alle porte e i propositi di rito per il nuovo anno, gli allenatori delle “sorelle di provincia” hanno già cominciato a tirare le somme. Gianluca Zattarin (Este), Massimiliano De Mozzi (Abano), Andrea Vezzù (Thermal) e Damiano Longhi (San Paolo), hanno risposto alle domande, tra speranze, orgoglio e qualche rammarico. Andrea Vezzù, subentrato a Vinicio Bisioli lo scorso 10 dicembre, ha voluto comunque dire la sua sulla prima parte della stagione nonostante le dimissioni di una settimana fa e l’arrivo del nuovo mister, Mario Vittadello, che proprio ieri ha diretto il primo allenamento a Bresseo. Mister, che Natale è stato per la sua squadra? Zattarin. «È stato comunque un buon Natale, anche se avremmo preferito festeggiare con qualche punto in più. La sconfitta con il Romagna Centro di una settimana fa non ha fatto piacere». De Mozzi. «Direi positivo. Il 4-0 con la Fortis Juventus ha dato una bella spinta a classifica e morale. Siamo contenti, non c’è dubbio». Vezzù. «Particolare, per tanti motivi. La squadra ha superato tante difficoltà, dalla necessità di scalare la classifica nonostante la panchina molto corta e le dimissioni di mister Vinicio Bisioli per problemi di salute. Ho cercato di dare continuità ma domenica scorsa ho deciso di dimettermi, perché sono legato a Bisioli e ho condiviso con lui il mio percorso in rossoverde. I ragazzi meritano un plauso: stanno lottando nelle zone basse della classifica, è vero, ma stanno dimostrando grande attaccamento alla maglia». Longhi. «Nell’ultimo mese e mezzo la squadra ha dato segnali positivi, quindi è stato un Natale un po’ più sereno per tutti». Ha qualche rimpianto dopo il girone d’andata? Z. «Sì. Abbiamo perso punti con le ultime in classifica. Abbiamo affrontato Formigine, Imolese, San Paolo e Romagna Centro con l’atteggiamento sbagliato». DM. «Avrei voluto affrontare il mese di novembre con tutti i giocatori a disposizione, invece siamo stati falcidiati dagli infortuni. In alcune partite potevamo fare meglio: con la Virtus Castelfranco siamo andati a perdere un po’ ingenuamente, mentre il pareggio con il Jolly Montemurlo dopo aver dominato, fatica ancora ad andarmi giù». V. «C’è rammarico per tutte le situazioni che si sono venute a creare. Il lavoro svolto dallo staff tecnico e dalla squadra fino alla pausa natalizia è stato comunque positivo». L. «Mancano cinque o sei punti all’appello, e per nostri demeriti. Mi riferisco alla rimonta subita dal Mezzolara, da 2-0 a 2-2, al pareggio nel derby con la Thermal dopo aver dominato e al pareggio col Fidenza che mi va un po’ stretto. Bisogna dire, però, che per l’Atletico San Paolo sta vivendo il suo anno zero dopo la rifondazione estiva».

Ore 11.50 – (Giornale di Vicenza) In realtà la domanda è una sola e non potrebbe essere altrimenti visto il dicembre che sta scivolando via: porterà l´Altovicentino in Lega Pro? Categorica ed impegnativa per tutti, figuriamoci per lui che è stato chiamato dal presidente Rino Dalle Rive proprio per questo, Diego Zanin la affronta con prudenza. Ed anche questo non potrebbe essere altrimenti. Forse. «Faremo il massimo per ottenere questo risultato, anche se di fronte abbiamo squadre molto attrezzate a cominciare dal Padova, l´antagonista principale. Sono molto concentrato sulla mia squadra, ho visto ragazzi con grande disponibilità al lavoro, anche se mi sarebbe piaciuto avere una settimana in più per preparare la sfida». Una vita da attaccante, sempre in giro per la Penisola, da allenatore l´ultimo indirizzo conosciuto è stato quello della Reggina Calcio, dove ha allenato Juniores e prima squadra: «A giugno di quest´anno, però, ero tornato a casa per questioni familiari. Ho dovuto rifiutare varie offerte di lavoro, ma una volta risolta la situazione ho risposto subito con entusiasmo alla chiamata della società, della quale conoscevo già il direttore sportivo Fabio Graziani». Tu chiamalo, se vuoi, destino. «No, progetto. So che il termine è abusato – attacca il tecnico di San Stino di Livenza – ma mi ha convinto la voglia del presidente di buttare le basi di un qualcosa di duraturo. Le mie punte? Sono contento ma non per il nome o per il passato. Certo, sono un bel biglietto da visita, ma poi contano le risposte del campo. Ed io sto cercando di capire bene le caratteristiche dei singoli e del gruppo». Moduli e numeri possono attendere, il Padova è distante appena una settimana. «Stiamo lavorando con intensità a 360 gradi, debbo dire che ho trovato una squadra che ha pagato dazio sotto l´aspetto mentale, ma questa squadra ha tutte le potenzialità per risollevarsi. Io mi sto focalizzando sulle carenze, di tempo, come ha detto lei, non ce n´è molto. Una cosa è certa, per rispondere alla sua prima domanda: dobbiamo comunque crescere e di questo ne siamo tutti consapevoli».

Ore 11.30 – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Pensare in grande, ma sempre con umiltà”) Competenza, chimica, empatia, umiltà: sono questi i requisiti che stanno facendo la fortuna del Padova a livello societario e tecnico. Un mix vincente, che ha cancellato quasi con un colpo di spugna gli incubi del passato e regalato al popolo biancoscudato sei mesi esaltanti. E se è vero che “chi ben comincia è a metà dell’opera”, tutto fa pensare che il 2015 sarà l’anno della definitiva rinascita. Ovviamente i meriti più grandi vanno a chi governa il Padova. La coppia Bergamin & Bonetto sembra quasi compensarsi nello sviluppo delle strategie tra spontaneità, rigore e onestà intellettuale. Il tutto nel segno della trasparenza, dell’equilibrio, dell’autorevolezza e del rispetto dei ruoli, con un metodo di lavoro che trasmette stabilità e facendo entrare nelle stanze della società un’aria fresca, di grande passione. Promossi a pieni voti anche De Poli e Parlato, che hanno messo in piedi dal nulla una squadra calibrata al punto giusto sul piano della coralità e della dedizione, che sa esprimere brillantezza atletica, efficienza fisica e continuità tecnica nel contesto di uno spogliatoio dove vecchi e giovani si integrano a meraviglia e le rivendicazioni individuali passano sempre in secondo pieno rispetto agli interessi del collettivo. Al resto ci pensano gli straordinari tifosi biancoscudati, di nuovo innamoratissimi della propria squadra. Pensare in grande si può e si deve.

Ore 11.20 – (Gazzettino) Tornando alla squadra, Parlato è sempre più padrone della situazione. «E il gruppo lo segue. Tutti i ragazzi hanno capito la sua mentalità e si comportano in modo professionale in ogni situazione». Un giocatore che più l’ha sorpresa? «Sono contento che sia rimasto con noi Pittarello, vedo un buon futuro per lui se continua ad applicarsi come sta facendo». Circola voce che sia nel mirino di qualche club professionistico. «Ho sentito anch’io, ma abbiamo pensato che sta bene con noi. Potenzialmente è bravo sul piano tecnico e fisicamente è dotato, anche se ovviamente deve ancora maturare. Lo teniamo per farlo crescere e per utilizzarlo in prospettiva. Un diciottenne con le sue caratteristiche è un valore importante per una società come la nostra». Abbiamo accennato alle questioni societarie. Il suo rapporto con Roberto Bonetto? «Ci conoscevamo in maniera superficiale, adesso siamo diventati anche amici e stiamo dimostrando di essere complementari: il binomio è indovinato. Abbiamo condiviso tutte le scelte e c’è una fiducia reciproca sia oggi e sia per il futuro». Il nuovo anno è ormai alle porte. Cosa si attende dal 2015? «Mi sto dedicando con lo stesso massimo impegno alla mia attività lavorativa e al Padova, oltre che alla mia famiglia. Mi aspetto di continuare a lavorare in serenità, che produce risultati. Se si è tesi, diventa tutto difficile. Lavorare in serenità dà soddisfazione, quindi cercherò di mantenere il giusto equilibrio».

Ore 11.10 – (Gazzettino) Passando agli affari biancoscudati, come giudica l’operato della squadra fino a questo punto? «Credo che il bilancio provvisorio sia positivo e che i punti che abbiamo in classifica siano giusti. Qualche volta abbiamo conquistato la vittoria all’ultimo minuto, qualche volta abbiamo perso qualche punto immeritatamente. Gli attuali 41 punti sono la giusta espressione di quanto abbiamo dimostrato sul campo, anche se volendo essere egoisti potevamo avere anche un paio di lunghezze in più, e magari senza quella sconfitta con la Sacilese». Come gioco espresso è contento? «Sono soddisfatto, anche se nel girone di ritorno dobbiamo dimostrare meglio le nostre potenzialità dal punto di vista tecnico e agonistico. Da adesso in avanti tutte le partite avranno un altro sapore dato che inizia la seconda parte del campionato e bisogna sfruttare tutte le occasioni per raccogliere tutto ciò che si può». A livello societario si può dire che siete promossi a pieni voti? «Sì, ci stiamo guardando dentro per capire ciò che abbiamo fatto e cosa c’è da fare in questo campionato e anche in prospettiva». State approntando un auspicato piano A (promozione in Lega Pro) e un malaugurato piano B (permanenza in serie D)? «È così, non si possono aspettare gli ultimi giorni, tutto deve essere previsto in tempi corretti». Avete le idee chiare sul futuro? «Stiamo mettendo sul tavolo tutte le prospettive e diventeranno oggetto di analisi una volta che avremo individuato obiettivi e possibilità».

Ore 11.00 – (Gazzettino) Presidente Giuseppe Bergamin, trascorso bene il Natale? «Sì, sono rimasto a casa in famiglia. Sono state feste all’insegna del relax». La squadra è tornata al lavoro, è già ora di mettere nel mirino la super sfida con l’Altovicentino. «Siamo tutti partecipi per questa sfida che comunque non segnerà niente di importante. Però è una partita che sentiamo e vogliamo essere pronti per dire la nostra e per confermare le nostre capacità e qualità, oltre alla determinazione che abbiamo sempre dimostrato». In occasione della cena natalizia del Padova ha affermato che domenica porterete gli auguri all’Altovicentino, c’era anche un pizzico di ironia nelle sue parole. «C’era una componente scherzosa, ma gli auguri si fanno a tutti indipendentemente da quello che sarà il risultato sul campo».  Avrà modo di incontrare anche il suo collega vicentino Dalle Rive. «Sarà l’occasione per conoscerlo. Mi sembra una persona simpatica che vive il calcio con passione». L’Altovicentino ha scelto come allenatore Diego Zanin, tra l’altro ex biancoscudato. «Non lo ricordo come giocatore e non lo conosco come tecnico. Però guardando il suo curriculum è una persona capace, mi sembra di avere capito che sia un sergente di ferro. Se hanno fatto questa scelta è perché ritengono che sia una figura che dia a loro garanzie». Altovicentino più temibile con Zanin? «Avrà pochi giorni per lavorare, speriamo che non faccia in tempo a mettere a posto le loro cose. Di solito a un allenatore servono un paio di settimane, speriamo che occorrano anche in questa circostanza».

Ore 10.50 – (Gazzettino) Lavora dietro alle quinte, ma è una figura chiave del Padova che vola in campionato. Stiamo parlando del team manager Giancarlo Pontin, 56 anni di Trebaseleghe, che con i biancoscudati aveva ricoperto il medesimo incarico per un anno sotto la gestione Cestaro quando in panchina era stato chiamato Glerean. Proprio con quest’ultimo e con il diesse De Poli ha vissuto sempre come team manager, e anche come osservatore, la cavalcata del Cittadella fino alla serie B, e ha poi lavorato anche con Palermo e Bassano. Da giocatore ha fatto il settore giovanile del Milan fino a 17 anni, quando è passato allo Jesolo e l’anno successivo alla Justinense. «Quando mi ha chiamato De Poli prospettandomi di tornare al Padova ho accettato subito senza pensarci due volte – afferma Pontin – Sono stato sempre un accanito tifoso dei biancoscudati. È stato un piacere anche perché conoscevo già molto bene il presidente Bergamin: il nostro rapporto di amicizia è nato quando eravamo compagni di squadra alla Justinense, lui era mezzala e io centravanti. Quando era bambino ho portato suo figlio Marco a vedere il Padova, una volta anche in trasferta a Cesena». Con De Poli il feeling è consolidato da anni. «Ho lavorato con Fabrizio anche a Cittadella, ed è nato tra di noi un rapporto molto stretto. Ci siamo confrontati sempre anche sui giocatori, è davvero un rapporto fraterno che va avanti da anni». Su Carmine Parlato. «È una persona speciale, lo stimo molto e sa fare il suo lavoro in maniera egregia. Cura molto i particolari della squadra, sul piano tecnico è preparatissimo. Può fare molto bene in futuro».Qualche analogia tra Glerean e Parlato? «Entrambi esigono la perfezione in tutte le cose, e che la squadra sia sempre a suo agio». C’è un giocatore più simpatico? «Sono tutti bravi ragazzi, vecchi e giovani. È uno dei gruppi più belli con i quali ho lavorato, forse anche il migliore senza togliere qualcosa agli altri».

Ore 10.40 – (Gazzettino) Cunico è rimasto a casa a causa della febbre, mentre non è ancora rientrato Mattin che per le feste di Natale ha avuto l’ok per andare a casa in Svezia. «Aveva comunque un permesso per rientrare il 29 o il 30 dicembre – ha sottolineato il direttore sportivo De Poli – ma il problema è che non riusciamo a contattarlo telefonicamente». Al Vallini era presente invece Ferretti che non ha partecipato all’amichevole effettuando però un lavoro di scarico. «Diagnosticamente è a posto – ha proseguito il diesse – e non sente più fastidio sulla corsa lunga». Tornando alla partita, sono stati impiegati anche alcuni giovani della squadra juniores biancoscudata: Faggin, Dovico, Marcandella e Canton. La gara di Dovico, subentrato a Pittarello, è durata solo una ventina di minuti. «Ha accusato un problema perché era in ansia da un paio di giorni per questa amichevole – dice De Poli – Ma se non si taglia i capelli, non si allena più con noi…». Tra i pali nella ripresa è stato schierato l’argentino Franco Nicolas Sanabria che è in prova. A seguire il test tutto lo stato maggiore del club: il presidente Giuseppe Bergamin, il vice Edoardo Bonetto e l’amministratore delegato Roberto Bonetto.

Ore 10.30 – (Gazzettino) Tre gol e una buona sgroppata per il Padova nell’amichevole giocata ieri pomeriggio con la Piovese allo stadio Vallini. Ad andare a segno sono stati Denè (diagonale) che ha colpito anche un palo e Ilari (splendido destro al volo da fuori area), oltre a un autogol del portiere di casa. Unica nota stonata l’infortunio al ginocchio rimediato da Pittarello, che è stato costretto a lasciare il terreno di gioco dopo appena sedici minuti per un colpo ricevuto a centrocampo. «Ha preso una botta e gli si è un po’ gonfiato il ginocchio – ha spiegato a fine gara il tecnico Parlato – ma a prima vista non dovrebbe essere niente di grave». Ai box sono rimasti i giocatori sotto osservazione per qualche acciacco: Petkovic (adduttore), Nichele e Zubin (elongazione al bicipite femorale) si sono sottoposti ieri pomeriggio a un accertamento medico, e il responso sarà comunicato oggi. «Vedremo già martedì alla ripresa della preparazione chi rientrerà in gruppo – ha proseguito il tecnico – Ho sensazioni positive per tutti gli infortunati anche se con percentuali diverse». Le defezioni non finiscono qui.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Prima con un palo, colpito al 19’ dopo una lunga cavalcata solitaria nata da un bel triangolo a centrocampo con il giovane juniores Dovico (subentrato a Pittarello), quindi con la rete dell’1-0 confezionata con una girata di destro a sfruttamento di un errore in disimpegno del difensore piovese Cecconello. Nella ripresa, con un Padova rinnovato e l’ingresso dei “big” a disposizione, da Amirante a Dionisi, passando per Niccolini e Busetto, il Padova non è comunque riuscito a dilagare, e anzi, al 6’ ha pure rischiato i subire il pari: tiro rimpallato di Alberto Correzzola su Thomassen e palla al secondo dei fratelli Correzzola, che con una staffilata terrificante diretta sotto la traversa impegnava seriamente Cicioni nella deviazione in corner. All’11’ il raddoppio biancoscudato: fatale alla Piovese l’errore in uscita di Ortali (ostacolato, forse con un fallo, da Aperi) sul corner battuto da Segato, e palla in rete. Quindi, al 27’, il gol della giornata che ha strappato gli applausi di tutti i presenti: sugli sviluppi di una rimessa laterale, la difesa piovese rinviava malamente al limite, regalando palla a Ilari che con un destro perfetto, al volo e di prima intenzione, ha bucato Ortali a mezz’altezza facendo saltare in piedi tutto lo stadio.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Con la pausa natalizia ormai alle spalle, per i biancoscudati è giunto il tempo di fare sul serio e sul terreno di gioco, ieri, il Padova ha avuto pane per i propri denti, trovando una Piovese ostica, che non ha permesso quasi mai a Sentinelli e compagni di controllare la gara in scioltezza. Anzi: più volte la squadra di Michele Florindo, ex difensore biancoscudato, s’è data da fare andando vicino alla realizzazione e mettendo in seria difficoltà Cicioni. Un primo test, ma decisamente probante. Gli episodi. E che non sarebbe stata una passeggiata lo si era intuito dopo un quarto d’ora, con Pittarello costretto a lasciare il campo per una botta al ginocchio destro rimediata in uno scontro di gioco. Fortuito sì, ma doloroso. A farsi notare, nel classico 4-2-3-1 di Parlato impostato nel primo tempo senza gli infortunati Petkovic, Nichele, Ferretti e Zubin, è stato Salam Denè, troppe volte oggetto misterioso in questa prima metà di stagione.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Metti una domenica qualunque nel pieno delle feste natalizie e cinquecento tifosi a seguire un’amichevole dei biancoscudati: tutto normale? No di certo, ma un’abitudine ormai collaudata che sta diventando la regola in quest’annata al miele per i colori del Padova. Ed è proprio così che una squadra di serie D, nell’unica domenica dell’anno senza calcio, riesce a richiamare mezzo migliaio di persone a Piove di Sacco per un’amichevole contro una squadra del campionato di Eccellenza, nella fattispecie la Piovese. La gara. Quasi cinquecento, le persone accorse sugli spalti dello stadio “Vallini” di Piove per vedere all’opera i biancoscudati. Nonostante le ferie, la domenica libera e l’annunciata assenza sul campo dei pezzi da novanta, Ferretti e Zubin in testa. Ma è stato comunque un pomeriggio piacevole: davanti a moltissimi bambini e a tante famiglie, la squadra di Parlato è tornata a correre, battendo la Piovese per 3-0 a una settimana dall’attesissimo big-match del 4 gennaio contro l’Altovicentino.

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Due giorni fa, sotto la neve dell’Appiani, il Padova ha salutato il terzino Bragagnolo, tornato al Vicenza. Chi ancora non si è visto, invece, è lo svedese Mattin, che dopo essere volato in Svezia per le festività è ora l’ultimo a mancare ancora all’appello. «Era previsto che stesse via qualche giorno in più», tranquillizza il direttore sportivo, Fabrizio De Poli, «Aveva il permesso di tornare anche il 30 dicembre, se avesse voluto, solo che da qualche giorno non riusciamo a metterci in contatto con lui ed è questo che non è molto normale. L’importante è che arrivi qui anche oggi e che stia bene». Nel corso dell’amichevole di ieri, di contro, Parlato ha potuto far conoscere ai tifosi un portiere in prova, l’argentino Sanabria, e anche alcuni baby della squadra juniores: i terzini Canton e Faggin e gli attaccanti Marcandella e Dovico. E proprio quest’ultimo, subentrato a Pittarello al 16’, s’è reso protagonista di un episodio curioso. Pochi minuti di gara, ed è stato infatti sostituito, correndo in tutta fretta negli spogliatoi. L’emozione gli ha giocato un brutto scherzo: «Era da due giorni che conviveva con uno stato d’ansia causato proprio da questa partita amichevole», la spiegazione di De Poli, «Non si è sentito bene e infatti in campo è rimasto solo pochi minuti. L’emozione, ma anche il taglio di capelli, devono aver concorso a questo malessere». Una battuta, quella del diesse, a cui evidentemente non è andata giù la pettinatura del giovane attaccante della juniores: un taglio a spazzola con delle strisce rasate a comporre un disegno geometrico. «Io gliel’ho già detto: se non se li taglia, non si allena più».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) La Piovese non è l’Altovicentino, e viene da sé che il risultato finale lascia un po’ il tempo che trova. Soprattutto in questa situazione, a ridosso delle feste natalizie: «L’importante era ripartire nel modo giusto, hanno fatto tutti una buona messa in moto», spiega mister Parlato al termine del test. «Era giusto staccare la spina in occasione del Natale, ma allo stesso tempo adesso dobbiamo riprendere alla massima potenza. Domani ci ritroveremo all’Appiani incominciando a preparare la partita di domenica contro l’Altovicentino». Con un occhio all’avversario, ma l’altro attento anche a ciò che avviene in infermeria: «Il punto della situazione ormai viene fatto giorno per giorno, vedremo se già a partire da domani ci sarà qualcuno che si aggregherà al gruppo dei giocatori disponibili e se invece qualcun altro dovrà lavorare ancora a parte. Più o meno per tutti, da Ferretti a Petkovic, da Zubin a Nichele, le mie sensazioni sono buone: qualcuno ha percentuali un po’ più basse, ma siamo a buon punto per tutti e quattro». Rimarrà da valutare anche Pittarello, uscito ieri dopo solo un quarto d’ora dopo uno scontro di gioco: «Ha preso una botta al ginocchio (il destro), la zona si è un po’ gonfiata perché ha preso una forte tacchettata, ma non dovrebbe essere nulla di grave». Zubin, Nichele e Petkovic ieri hanno svolto le ultime ecografie di controllo e se i risultati, attesi per oggi, saranno positivi tutti e tre potrebbero tornare presto ad allenarsi e sperare in una maglia contro l’Altovicentino.

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) E dire che, in attacco, Dalle Rive nell’ultima campagna acquisti non ha badato a spese. Dall’Altovicentino se ne sono andati tre pezzi da novanta come Kabine, Giglio e Toledo. Ma sono arrivati Giuseppe Gambino, ex Rimini, 21 gol l’anno scorso col Brindisi e presentatosi a Chioggia con una doppietta con la nuova maglia, Carmine Marrazzo (24 gol l’anno scorso col Piacenza) e infine il capocannoniere del girone D, quel Giuseppe Cozzolino capace di mettere insieme 16 gol in altrettante gare col Delta da settembre ad oggi. Una bella gatta da pelare per il nuovo tecnico, l’ex biancoscudato Diego Zanin, affezionato al 4-3-1-2 ma costretto a far convivere tre bomber assoluti. Il punto debole. Se c’è un’arma a doppio taglio, che sin qui ha messo i bastoni tra le ruote ai vicentini, è l’assembramento di “under” in retroguardia: i quattro giovani obbligatori spesso sono stati concentrati tra portiere e difensori, permettendo di usare i “pezzi da novanta” in avanti ma perdendo in esperienza dietro. A cominciare da Florin Logofatu, portiere rumeno classe 1995, che però domenica prossima sarà squalificato e lascerà il posto ad un altro giovane, l’ex Lupa Roma Aniello Di Filippo. Per giungere al reparto arretrato, che pure sarà orfano di Brandi (’96) e Di Girolamo (’84, probabilmente il miglior difensore della squadra).

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) È dall’inizio della stagione che se ne parla: il duello tra Padova e Altovicentino, sulla carta una riedizione della sfida tra Marano e Pordenone dello scorso anno, fino a ora non ha deluso le attese. Ma tra sei giorni, a Valdagno, che squadra troveranno i biancoscudati di fronte a sé? Ecco la radiografia di una formazione che tutti conoscono ma che, in realtà, a Padova molti non hanno idea di come sia composta. Una squadra con un attacco da far invidia a club di Lega Pro, ma con qualche crepa in difesa e un punto di forza, il suo presidente Rino Dalle Rive. I giocatori. Grande esperienza (a suon di gol) in attacco e giovani di buone speranze in difesa. È questa, in buona sostanza, l’ossatura della squadra nata l’estate scorsa dalla fusione tra il Marano (già patrimonio di Rino Dalle Rive) e il TrissinoValdagno. Dalle Rive ha voluto portare con sé nella nuova squadra solo quattro giocatori del vecchio Marano: il difensore ghanese Yarboye e il centrocampista Stefano Pozza. Ma soprattutto l’attaccante Marco Roveretto (in doppia cifra nelle ultime quattro stagioni) e il capitano, Diego Dal Dosso: è questi, milanese classe ’83, il vero punto di forza della squadra vicentina, regista di categoria superiore, capace di far nascere azioni decisive da palloni apparentemente innocui. È lui il vero asso nella manica.

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Non avremo mai le cifre precise del numero di tifosi al seguito del Padova: la serie D è quello che è, e senza i biglietti nominali viene impossibile imbastire qualcosa di diverso da una stima. Ma quanti potrebbero essere, i tifosi biancoscudati che domenica si recheranno a Valdagno per la madre di tutte le partite sin qui disputate? A occhio e croce, le due trasferte che sin qui hanno visto il maggior afflusso di tifosi sono state due: Montebelluna e Castelfranco (col Giorgione). In entrambi i casi si sono sfiorati i 1.500 padovani al seguito: è lecito attendersi che contro l’Altovicentino possa essere abbattuto l’ennesimo record? In linea teorica no, visto che l’inverno incombe e Valdagno non è propriamente il luogo più accogliente del Veneto. Ma la posta in palio, le vacanze ancora nel vivo, la distanza relativamente breve e l’entusiasmo dilagante potrebbero sparigliare le carte: la tribuna riservata ai biancoscudati dovrebbe contenere circa due mila persone, la sfida al record è aperta.

Ore 08.40 – Serie D girone C, il prossimo turno (diciassettesima giornata, domenica 4 gennaio ore 14.30): AltoVicentino-Padova, Kras Repen-Clodiense, Montebelluna-Belluno, Mori Santo Stefano-Fontanafredda, Sacilese-Dro, Tamai-Mezzocorona, Triestina-Legnago, Union Pro-ArziChiampo, Union Ripa La Fenadora-Giorgione.

Ore 08.38 – Serie D girone C, la classifica aggiornata: Padova 41, AltoVicentino 36, Belluno 33, Sacilese 31, Montebelluna 27, Union Ripa La Fenadora 26, Clodiense 25, Tamai 23, ArziChiampo e Union Pro 22, Fontanafredda 21, Giorgione 19, Legnago 16, Dro 15, Kras Repen e Triestina 10, Mezzocorona e Mori Santo Stefano 7.

Ore 08.36 – Serie D girone C, i risultati finali: ArziChiampo-Tamai 2-0 (Simonato, Carlotto), Belluno-Union Pro 0-1 (Casarotto), Biancoscudati Padova-Union Ripa La Fenadora 3-1, Clodiense-AltoVicentino 4-4, Dro-Kras Repen 2-0 (Bertoldi, Bazzanella), Fontanafredda-Triestina 2-1 (Ortolan, Gargiulo, Manzo), Giorgione-Montebelluna 0-1 (Perosin), Legnago-Sacilese 1-1 (Spagnoli, Tobanelli), Mezzocorona-Mori Santo Stefano 1-1 (Bentivoglio, Tisi).

Ore 08.34 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.32 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Macron Store, Supermercati Alì, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Zero Emissioni, Ecosystem, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 28 dicembre: i Biancoscudati battono 3-0 la Piovese davanti a 500 spettatori.




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