Fonte: Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia
È dall’inizio della stagione che se ne parla: il duello tra Padova e Altovicentino, sulla carta una riedizione della sfida tra Marano e Pordenone dello scorso anno, fino a ora non ha deluso le attese. Ma tra sei giorni, a Valdagno, che squadra troveranno i biancoscudati di fronte a sé? Ecco la radiografia di una formazione che tutti conoscono ma che, in realtà, a Padova molti non hanno idea di come sia composta. Una squadra con un attacco da far invidia a club di Lega Pro, ma con qualche crepa in difesa e un punto di forza, il suo presidente Rino Dalle Rive. I giocatori. Grande esperienza (a suon di gol) in attacco e giovani di buone speranze in difesa. È questa, in buona sostanza, l’ossatura della squadra nata l’estate scorsa dalla fusione tra il Marano (già patrimonio di Rino Dalle Rive) e il TrissinoValdagno. Dalle Rive ha voluto portare con sé nella nuova squadra solo quattro giocatori del vecchio Marano: il difensore ghanese Yarboye e il centrocampista Stefano Pozza. Ma soprattutto l’attaccante Marco Roveretto (in doppia cifra nelle ultime quattro stagioni) e il capitano, Diego Dal Dosso: è questi, milanese classe ’83, il vero punto di forza della squadra vicentina, regista di categoria superiore, capace di far nascere azioni decisive da palloni apparentemente innocui. È lui il vero asso nella manica.
E dire che, in attacco, Dalle Rive nell’ultima campagna acquisti non ha badato a spese. Dall’Altovicentino se ne sono andati tre pezzi da novanta come Kabine, Giglio e Toledo. Ma sono arrivati Giuseppe Gambino, ex Rimini, 21 gol l’anno scorso col Brindisi e presentatosi a Chioggia con una doppietta con la nuova maglia, Carmine Marrazzo (24 gol l’anno scorso col Piacenza) e infine il capocannoniere del girone D, quel Giuseppe Cozzolino capace di mettere insieme 16 gol in altrettante gare col Delta da settembre ad oggi. Una bella gatta da pelare per il nuovo tecnico, l’ex biancoscudato Diego Zanin, affezionato al 4-3-1-2 ma costretto a far convivere tre bomber assoluti. Il punto debole. Se c’è un’arma a doppio taglio, che sin qui ha messo i bastoni tra le ruote ai vicentini, è l’assembramento di “under” in retroguardia: i quattro giovani obbligatori spesso sono stati concentrati tra portiere e difensori, permettendo di usare i “pezzi da novanta” in avanti ma perdendo in esperienza dietro. A cominciare da Florin Logofatu, portiere rumeno classe 1995, che però domenica prossima sarà squalificato e lascerà il posto ad un altro giovane, l’ex Lupa Roma Aniello Di Filippo. Per giungere al reparto arretrato, che pure sarà orfano di Brandi (’96) e Di Girolamo (’84, probabilmente il miglior difensore della squadra).