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Ore 22.20 – In corso al ristorante “Tezzon” di Camposampiero la cena di Natale dei Biancoscudati Padova. Una serata iniziata col saluto di Giuseppe Bergamin e Roberto Bonetto ai duecento presenti e che prosegue all’insegna della solidarietà con un’asta benefica (per l’associazione “La Stanza dei Sogni”) di maglie da calcio di serie A e B autografate. Battuta a 500 euro anche una dei Biancoscudati Padova autografata dai giocatori, stesso prezzo per quella del capitano della Sampdoria Daniele Gastaldello, presente alla serata.
Ore 21.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Aspettando che il presidente Yury Korablin torni e faccia chiarezza sul progetto-Venezia, le buone notizie in casa arancioneroverde arrivano finalmente dal campo. Il team di Michele Serena ha battuto con un doppio 2-0 Torres e Pro Patria, strappando 6 punti che sono valsi uno scatto verso metà classifica, con il girone di andata che si concluderà martedì 6 gennaio al Penzo (ore 14) contro l’Alessandria. «La vittoria di Busto è solo un “particolare”, perché la risposta che il Venezia ha dato sul campo, dopo una settimana delicata, è da applaudire a prescindere dai punti comunque meritatamente ottenuti – pone l’accento il ds Ivone De Franceschi -. Questo è il segnale forte di un gruppo sano, con mister Serena bravissimo nell’isolarlo spingendo tutti a dimostrare di che pasta sono fatti. E per una volta elogio anche un singolo, Ciccio Cernuto, giovane di una serietà assoluta». Nell’ambiente resta la preoccupazione per l’assenza del patron Korablin e per il -1 che prossimamente ritoccherà la classifica dopo il mancato pagamento dei contributi. «L’ho sempre detto, sarebbe giusto e opportuno che il presidente si facesse vedere per dire che va tutto bene. Io non mi sono inventato nulla, dal suo entourage ci è stato detto di stare tranquilli, che il progetto va avanti e i problemi si risolveranno». Le Lega Pro è quasi al giro di boa ma in calendario restano 20 giornate su 38 con 60 punti a disposizione: dal 5 gennaio al 2 febbraio sarà tempo di calciomercato, ma senza Korablin al momento è impossibile parlarne. «Adesso abbiamo 25 punti, ce ne mancano 6-7 con i quali saremmo lì a giocarci già oggi qualcosa di importante». Al Taliercio Esposito e compagni si alleneranno fino a domattina per poi ritrovarsi il 29 dicembre. Da calendario, dopo il match casalingo dell’Epifania con l’Alessandria, sabato 10 (ore 16) il Venezia inizierà il ritorno a Meda contro il Renate.
Ore 21.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «La risalita è appena iniziata ed è ripida, ma se non credessi nella possibilità di arrivare ai playoff me ne andrei a gennaio. E invece non mi muoverò». Il vicecapitano arancioneroverde Elia Legati è pronto a scommettere sulle possibilità di rimonta di un Venezia che sabato, sbancando Busto Arsizio con una certa perentorietà, ha chiuso con due vittorie di fila il 2014. «Oggi abbiamo 25 punti in classifica ma valiamo molto di più – assicura il difensore di Fidenza, tra i migliori contro la Pro Patria -. Paghiamo qualche alto e basso di troppo, degli errori e anche i tanti infortuni, in primis a centrocampo. Anche il fatto di aver pareggiato una sola volta (alla 2. giornata in rimonta in casa del Pordenone ultimo della classe, ndr) dice che qualcosa non ha funzionato: dobbiamo essere più bravi perché anche non perdere è utile quando non si riesce a vincere». Da quello di squadra il bilancio di Legati passa sul piano personale. «Va in archivio un 2014 per me abbastanza positivo. A gennaio passando al Carpi le cose erano migliorate, con la mancata iscrizione del Padova mi sono trovato a piedi pur avendo altri due anni di contratto e al contempo non ci sono state le condizioni per restare in serie B. Per fortuna il ds De Franceschi, persona corretta e che stimo, mi ha trasmesso il suo entusiasmo e sono felice di essere a Venezia. Il 2015 dovrà comunque essere migliore». Il team arancioneroverde ha ottenuto le ultime due importanti vittorie nonostante le incertezze legate al saldo poi avvenuto degli stipendi. «La situazione è stata un po’ “particolare”, però questo è un gruppo sano, che lavora per vincere le partite e sono fiero del carattere dimostrato dai ragazzi. Per il resto possiamo solo sperare, che tutti si sistemi e che non ci siano problemi». A Busto Legati ha stretto i denti.
«Giovedì mi ero fermato per un risentimento muscolare, gli esami hanno detto che ero quasi ok, il resto l’ha fatto lo staff medico che mi ha curato e che ringrazio. Ci siamo regalati con merito una sosta serena, la testa comunque è già all’Alessandria».
Ore 21.30 – (La Nuova Venezia) Una fetta di panettone e un brindisi, ma senza esagerare. Il Venezia non si concede grandi vacanze. Reduce dalla vittoria di Busto Arsizi, la squadra ha fatto un allenamento defatigante anche ieri mattina e oggi sarà di nuovo al Taliercio per una doppia razione, mattina e pomeriggio. Quindi allenamento domani mattina, prima di un “rompete le righe” senza eccessi, durante il quale i giocatori dovranno comunque osservare le indicazione lasciate dallo staff e in primis da Michele Serena. Il programma delle festività prevede poi la ripresa delle operazioni lunedì 29 al pomeriggio e un doppio allenamento martedì 30, per poi concludere l’anno solare con una seduta anche il 31 mattina e ripresa definitiva per venerdì 2 gennaio. Non si parla di amichevoli per queste festività, del resto non avrebbe senso giocare sabato 3 anche contro una formazione di dilettanti dal momento che il campionato di Lega Pro riprende martedì 6, giorno dell’Epifania, con un impegno importante come quello in casa contro l’Alessandria, fissato allo stadio di Sant’Elena per le ore 14. E a proposito di orari, la Lega Pro ha stabilito il programma della prima giornata di ritorno, in calendario domenica 11 gennaio. Per il Venezia c’è l’anticipo al sabato, alle ore 16, in trasferta contro il Renate, partita che si gioca allo stadio comunale di Meda (Milano). Per la ripresa del campionato non ci saranno squalificati. Sales, ammonito a Busto Arsizio, ha scontato da poco lo stop per somma di ammonizioni e quindi sarà a disposizione. Sul fronte infermeriaè scattato invece l’allarme per Bellazzini, che a Busto ha chiesto il cambio ed è uscito tenendosi la coscia. In questi giorni verranno valutate le sue condizioni. Lunedì 29 infine visita di controllo per Vinicio Espinal, che spera di poter gradamente riprendere.
Ore 21.20 – (La Nuova Venezia) Sullo stadio nuovo è abbastanza chiaro a tutti che anche stavolta non se ne fa niente. Inutile prendersi in giro o crearsi illusioni che finiscono in flop. «Occasione persa» ha detto l’altro ieri il commissario Zappalorto, due parole per una sintesi che più efficace non si può. In questi due giorni comunque la gente sta chiedendosi anche quale fine farà il Venezia. E questa è una domanda legittima, che non porta a scene di ottimismo ricordando il recente passato. La cosa migliore – se veramente Korablin ha deciso di chiudere qui la sua esperienza veneziana – è che il presidente comunque torni in laguna e cerchi di aprire una seria trattativa per cedere la società. Garantendo magari il proseguo della stagione, possibilmente senza ulteriori penalizzazioni in classifica, e quindi pagando regolarmente stipendi e contributi, anche per chè in caso contrario la società stessa si deprezzerebbe automaticamente, sarebbe meno appetibile per chi decidesse di salvare o almeno far qualcosa per la bandiera arancioneroverde. Può essere che questa idea Korablin l’abbia già pensata e magari abbia anche incaricato chi gli sta più vicino di intavolare qualche trattativa, provare a cercare acquirenti. Cosa che comunque in questa fase – sia del nostro calcio sia in generale del nostro Paese – è estremamente complicata. Non sono molti, anzi, proprio non se ne vedono in giro, imprenditori che si buttino nel calcio, prova ne sia che anche a livelli più alti i nomi che rimbalzano sono di indonesiani, malesi, cinesi, per non parlare di qualche sfizio di sceicchi. Quello che nessuno vuol vedere o sentire ovviamente riguarda storie di tribunali, di fallimenti, giudici e curatori. Lo sportivo veneziano ha già dato, negli ultimi quindici anni si è parlato più di fallimenti che di gol. Sotto questo punto di vista il 2015 che sta per iniziare può essere un anno importante, delicato, che comincia con una situazione difficile ma non compromessa. Questo Korablin può e deve saperlo, e avendo comunque messo del denaro nel Venezia in questi tre anni di gestione, prima della resa definitiva potrebbe cercare di salvarlo, recuperarlo almeno in parte. Ed evitare a tutti l’ennesima figuraccia sportiva.
Ore 21.00 – (Giornale di Vicenza) Visto? Il Pordenone non è morto. Certo che no. Aveva ragione Marcolini, aveva ragione anche Zauli, che è fuori dai giochi ma l´aveva detto, qualche giorno fa: «il risultato della partita non è scontato». Il Pordenone ha riscattato un periodaccio con una prestazione di carattere ed è tornato dopo 10 giornate a muovere la classifica giocando lo scherzetto di fine anno al Real, che voleva concludere in bellezza il suo 2014. Prendiamo le cose una alla volta, partendo da quelle negative per lasciare il dolce (è Natale ) alla fine. Il Real Vicenza, reduce dal pareggio in terra friulana, s´è un po´ inceppato negli ultimi tempi. In ordine sono arrivati la sconfitta di Arezzo, il pareggio sofferto con la Torres, quello più lusinghiero col Bassano, la netta affermazione sul Mantova, quindi il punto con la maglia nera del girone. In pratica dopo la prestazione e la vittoria maiuscole sul Novara, si è ravvisato un calo. Appagamento? Non fa al caso del Real, che tante volte, sotto nel punteggio, ha rimontato andando anche a vincere. Certo la gara di Pordenone, in particolare il primo tempo, dovranno essere oggetto di riflessione. Sotto la lente d´ingrandimento dovranno essere messi i gol subìti su palla inattiva; Migliorini sabato ha segnato su punizione, ma altre volte gli avversari hanno beffato il Real a bocce ferme. Diciamolo pure poi: da quando Polverini s´è fatto male la difesa è meno impermeabile. A Pordenone mancava anche Carlini, squalificato, un altro che garantisce equilibrio al reparto arretrato. Senza andare sui singoli episodi, il primo tempo di sabato ha evidenziato un Real Vicenza meno caparbio del solito e anche meno fortunato, perché se invece che il palo Galuppini avesse segnato staremmo parlando di una vittoria e di un 2014 chiuso alla grande. La sosta natalizia (la ripresa del lavoro è fissata per il 27) servirà per ritrovare quello spirito e quell´atteggiamento che hanno permesso ai biancorossi di inanellare 12 risultati utili consecutivi. Ma arrivati quasi al giro di boa (il 6 gennaio il Real Vicenza affronterà al Menti il Pavia, ultima gara del girone di andata) non possono mancare i sorrisi. Perché Tomei e compagni hanno perso due partite su 18, un bel record avvalorato da prestazioni da applausi, come contro il Novara, o il Monza, o l´AlbinoLeffe, o ancora l´Alto Adige, anche se in quest´ultimo caso la vittoria che sarebbe stata meritatissima non è arrivata. Il ruolino di marcia è stato a tratti da squadra che punta alla promozione e non alla salvezza, l´obiettivo indicato a inizio stagione dalla dirigenza. L´impressione è che il Real Vicenza possa e debba puntare a qualcosa di più, anche perché – lo evidenziano i risultati – i ragazzi di Marcolini hanno ottenuto soddisfazioni con tutte le squadre che li precedono in classifica: 3-0 al Novara, 3-2 all´Alessandria, 1-1 con i “cugini”, manca il Pavia per chiudere il cerchio.
Ore 20.40 – (Gazzettino, edizione di Vicenza) Fin qui, Lores Varela era stato una sorta di oggetto misterioso. Poche presenze, pochi spunti, nessun gol, tanta panchina, tantissime critiche. Inevitabili se un giocatore che dovrebbe fare la differenza fatica a ritagliarsi uno spazio e a mostrare le sue qualità. Tutto questo fino a sabato scorso, quando, partendo ancora una volta dalla panchina, ha fatto capire a tutti che quella fama di giocatore talentuoso, dalle ottime capacità tecniche non era un’etichetta ereditata chissà come e chissà dove. La «trasformazione» è coincisa con un minuto preciso: il numero 44 della ripresa, momento in cui il Vicenza, sotto di un uomo, stava tutto rintanato all’indietro a difendere lo zero a zero dagli attacchi dello Spezia. «Garcia era appena stato espulso – ricorda Varela – e loro avevano sostituito un attaccante con un difensore. Puntavano a vincere, ovvio. Quindi si sono sbilanciati. E noi siamo stati abilissimi a punirli». Merito suo e di Cocco. «Andrea è stato bravissimo a rilanciare immediatamente l’azione e a servirmi in profondità. A quel punto, avevo due possibilità: entrare in area, oppure cercare il tiro da fuori. Istintivamente avrei puntato ad avvicinarmi al portiere, ma ho “ascoltato” il mister che mi dice sempre di cercare maggiormente la porta e di calciare. Così ho fatto ed è arrivato il gol vittoria». Festeggiato con un entusiasmo incontenibile sotto la curva sud. «È stata una sensazione unica. Mancava pochissimo alla fine, quindi c’era in noi la consapevolezza che stava per arrivare una vittoria importantissima, prestigiosa, contro un’ottima squadra». Il gol la ripaga di un inserimento non facile. «Io qui sto benissimo. Non ho alcun problema. Magari a livello personale le cose non stanno andando benissimo, ma le difficoltà ci stanno. Bisogna saperle affrontare e superare. Ad esempio, mi era spiaciuto moltissimo aver dato involontariamente il via all’azione da cui era nato il gol che ci era costato la sconfitta contro l’Entella. Credo di essermi riscattato con lo Spezia». Fin qui, comunque, per lei c’è stata tanta panchina. «Non è un problema. Mi sto, per così dire, abituando. Quello che devo fare, quando entro, è sfruttare al meglio le mie doti di corsa, di velocità. Il campionato è lungo e le occasioni per giocare non mi mancheranno di sicuro se saprò farmi trovare pronto». La prossima occasione si chiama Livorno, già mercoledì prossimo. «Sì, lo affronteremo ancora in casa, quindi davanti al nostro pubblico. Festeggiare con loro una nuova vittoria sarebbe fantastico».
Ore 20.30 – (Giornale di Vicenza) Due registi in campo insieme, con licenza di variare sul tema. Contro lo Spezia, Pasquale Marino ha estratto dal cilindro una nuova soluzione per non privarsi delle doti tecniche di Davide Di Gennaro o Federico Moretti, i due centrocampisti con maggiore qualità della rosa biancorossa. Invece di scegliere tra l´uno e l´altro, stavolta il tecnico del Vicenza ha deciso di impiegarli insieme, facendo invertire loro le posizioni durante la partita. Di Gennaro, per lei non poteva esserci un ritorno migliore da titolare, vista la bella vittoria contro lo Spezia. «Sono contento, perché è stata una partita che abbiamo preparato benissimo in settimana e poi interpretato perfettamente, mettendo in campo tutto quello che avevamo provato. Sapevamo di poter creare problemi ai nostri avversari insistendo molto sulla nostra fascia destra, ed è stato proprio così. Siamo riusciti a gestire il gioco contro una formazione di grande qualità, trovando il gol della vittoria quando siamo rimasti in dieci: un successo fatto di personalità, qualità e tattica».
Lei e Moretti vi siete scambiati di ruolo dopo mezz´ora. Com´è andata? «Era anche questa una mossa studiata con Marino per dare meno punti di riferimento agli avversari. Sono venuto a Vicenza con il progetto di mettermi alla prova e migliorare come playmaker davanti alla difesa, però l´allenatore è convinto che io possa risultare efficace anche giocando da mezzala, inserendomi per cercare la conclusione, ed è quello che ho cercato di fare nella seconda parte della partita». Quanto le erano pesate le due panchine consecutive contro Brescia ed Entella? «Non ne sono stato contento, com´è normale per ogni giocatore escluso dai titolari. Mi sono confrontato a lungo con Marino ed è stato importante, ma ovviamente quello che ci siamo detti rimane tra noi. Io sono a disposizione dell´allenatore e della squadra e quando scendo in campo provo a fare del mio meglio. Credo di non dover far ricredere nessuno, nel senso che finora penso di avere sempre fatto il mio dovere sia quando ho giocato titolare, sia quando sono entrato a partita in corso, quindi rimango sereno e concentrato sui prossimi incontri». Si ritorna subito in campo mercoledì alle 15, di nuovo al Menti contro il Livorno. «Sarà un´altra partita molto tosta, contro un avversario di alto livello in questo campionato. Però Marino ci sta facendo assumere la personalità di una squadra che vuole sempre provare ad imporre il proprio gioco, a prescindere dal valore della formazione che ci troviamo di fronte. Chiuderemo l´anno affrontando il Livorno e il Frosinone, che sono tra le prime della classe, ma non per questo andremo in campo con timore». Intanto il trittico è iniziato alla grande, e i punti in classifica adesso sono già 26. Si guarda al futuro con più fiducia? «Ma secondo me è dall´inizio dell´anno che si è cominciato a lavorare bene e con l´atteggiamento giusto. Lopez e il suo staff hanno dovuto iniziare la stagione tra mille difficoltà e nonostante questo siamo sempre rimasti sopra la zona retrocessione, quindi anche loro meritano un plauso. Poi Marino ci ha fatto compiere un ulteriore cambio di passo, i risultati sono sotto gli occhi di tutti, quindi dobbiamo essere soddisfatti». La salvezza adesso sembra un obiettivo oggettivamente alla vostra portata? «Sarebbe sbagliatissimo pensare di avere già raggiunto la salvezza: mancano ancora 24 punti e ce li dovremo sudare tutti, sfruttando al meglio la spinta del Menti come abbiamo fatto finora. Sarà fondamentale mantenere sempre grande equilibrio, senza abbatterci nei momenti difficili, né lasciarci prendere da facili entusiasmi dopo qualche bella vittoria». E il mercato ormai alle porte, per lei potrebbe presentare qualche novità? «Non si può mai sapere, ma non credo proprio: ho fatto una scelta importante quando ho deciso di venire a Vicenza, e sono convinto di proseguire la mia avventura qui».
Ore 20.10 – (Gazzettino) Fortunoso e allo stesso tempo meritato può essere definito il gol di Filippo Scaglia, che sabato ha consentito al Cittadella di portare a casa un buon pareggio a Frosinone sul campo delle seconda in classifica. Il centrale difensivo granata spiega quel ponte di testa all’indietro su una rimessa laterale: «Sinceramente volevo prolungare la palla per un compagno in centro area, invece è finita direttamente in rete. Ammetto il colpo di fortuna, ma in fin dei conti l’azione era finalizzata in un modo o in un altro a fare gol. Lo dedico al nostro gruppo che sta lavorando bene e unito». Si tratta del primo gol in questo campionato per l’ex torinista, anche se al Tombolato contro il Brescia ne aveva messo a segno un altro non convalidato per un fuorigioco di Coralli ritenuto influente. «Al Matusa avevo già sfiorato il gol ancora di testa, ma la palla era passata sopra la traversa. Il risultato finale è giusto perchè nel primo tempo abbiamo tenuto testa ai padroni di casa creando più occasioni da rete, anche se non le abbiamo finalizzate adeguatamente. Nella ripresa loro sono passati subito in vantaggio mettendoci in difficoltà in quanto si sono trovati nella condizione favorevole per gestire la palla con giocatori che sono bravi a farlo. Noi però abbiamo reagito con un crescendo che ci ha portati più volte vicini al gol». Sulla difesa, che ultimamente è diventata il punto di forza della squadra, conclude Scaglia: «Abbiamo raggiunto una maggiore compattezza lavorando su determinati movimenti. È merito di tutti perchè la fase difensiva, come quella offensiva, non riguarda un solo reparto, ma l’intera squadra». Claudio Coralli nel secondo tempo ha reclamato un calcio di rigore, che l’arbitro non ha rilevato. Anche a “90’ minuto serie B” è stata confermata la valutazione del direttore di gara, mentre sull’episodio ci sono stati pareri diversi. Spiega il bomber di Borgo San Lorenzo: «Gerardi mi ha spizzicato la palla e un difensore mi ha trattenuto per la maglia tirandomi giù. Anche i miei compagni hanno visto la trattenuta e hanno cercato di segnalarla all’arbitro, che è stato di parere diverso». Sul fatto che Coralli cada spesso durante la partita, risponde l’interessato: «Cado quando c’è da cadere, non è una cosa volontaria, ma dovuta all’avversario. Anche a Frosinone si è verificata e non sempre è stata rilevata». Sulla prossima con il Catania, conclude: «È la partita alla vigilia di Natale, facciamoci questo regalo! Ci servono i tre punti, è importante tornare alla vittoria». Ieri mattina i giocatori che hanno giocato a Frosinone hanno svolto un lavoro defaticante, compreso Pecorini che era stato sostituito a causa di un indolenzimento muscolare alla coscia destra. Oggi e domani allenamento al pomeriggio, mercoledì alle 15 al Tombolato ci sarà la delicata partita con il Catania.
Ore 20.00 – (Mattino di Padova) Se la fortuna aiuta gli audaci, allora Filippo Scaglia rientra di diritto nella categoria. E di sicuro non gli fa difetto la sincerità. Se gli si chiede se il gol dell’1-1 realizzato contro il Frosinone era voluto o no, è pronto ad ammettere: «Pensavo di mettere la palla in mezzo. Dalla posizione in cui ero aveva poco senso anche solo immaginare un pallonetto come quello che è venuto fuori. È la prima volta che la buona sorte è dalla nostra, chissà che voglia dire qualcosa» racconta il difensore centrale del Cittadella, che ieri mattina, al rientro dalla trasferta ciociara, ha svolto una seduta defaticante al “Tombolato” assieme a chi ha giocato al “Matusa”. Di fatto, pure da Frosinone il Citta ha rischiato di tornare pieno di complimenti e vuoto di punti. «Non è la prima volta che ci succede. Tutti quelli che ci vedono giocare e non ci seguono sempre si chiedono come mai siamo all’ultimo posto, perché la squadra tiene il campo con l’atteggiamento giusto. Sabato, in casa della seconda, se nel primo tempo ci fossimo trovati avanti di un gol nessuno avrebbe avuto da obiettare. Per questo dico che dobbiamo restare fiduciosi, anche se i risultati non sono dalla nostra. Cosa volete, ci sono periodi in cui le cose proprio non vanno: penso all’occasione che ha avuto Minesso a pochi metri dal portiere o al rigore che non ci è stato assegnato per la trattenuta su Coralli. Io non ero vicino all’area avversaria ma non avevo uomini davanti e ho visto la sua maglia tendersi. Anche Ciofani e Dionisi, quando hanno visto Coralli cadere, hanno fatto la faccia di chi l’ha scampata per poco». Nella gara con il Catania, in programma mercoledì alle 15 al “Tombolato”, Scaglia ritroverà al suo fianco capitan Pellizzer, che rientrerà sicuramente vista la squalifica di Cappelletti, ammonito a Frosinone e già nell’elenco dei diffidati. «Pellizzer è un giocatore intelligente e ha preso bene le ultime due panchine: sa che nel corso di una stagione lunga come quella di serie B ci possono essere occasioni in cui rifiatare è utile. Ed è una risorsa troppo importante per noi per poter fare a meno di lui».
Ore 19.40 – (Trentino) «Sono deluso perché non siamo stati continui», ammette a fine gara il tecnico del Mezzocorona Luca Lomi. La formazione rotaliana ha giocato una buona gara, andando addirittura vicina al raddoppio nei primi minuti del secondo tempo. «Non puoi subire gol in contropiede, in casa e su un risultato di vantaggio – aggiunge Lomi – non siamo stati continui sotto il profilo del gioco: talvolta abbiamo fatto bene e in altre occasione abbiamo fatto fatica. Paghiamo qualche errore di gioventù. Ma bisogna crescere in fretta per mantenere la categoria». Lomi analizza la partita, senza nascondere una certa amarezza per non essere riuscito a portare a casa i tre punti: «Potevamo e dovevamo chiudere prima il match, con Bentivoglio e Fochesato. Nel secondo tempo abbiamo fatto bene anche sotto il profilo del gioco. Sul gol del pareggio del Mori non eravamo schierati male, ma sicuramente è mancata l’esperienza giusta nella gestione di quella particolare situazione». Dopo il pareggio del Mori, il “Mezzo” ha temuto per l’ennesima beffa nel finale. «Alla fine sicuramente qualche paura c’è stata – conclude Lomi – specialmente negli ultimi cinque minuti. Ultimamente abbiamo subito qualche gol di troppo nei minuti finali, ma non posso dire di essere contento di non aver subito gol, perché credo che siano due punti buttati più che uno guadagnato». Il tecnico del Mori Santo Stefano Davide Zoller, invece, appare soddisfatto del punto conquistato sul campo del Mezzocorona grazie alla rete di Tisi al 64’: «Per noi è un brodino, però è importante aver stoppato l’emorragia di sconfitte. Abbiamo sbagliato in due occasioni e abbiamo subito una traversa e una rete. Peccato perché poi abbiamo sfiorato il gol del pareggio in due occasioni in maniera limpida». La rete di Tisi consegna al Mori il primo punto in trasferta. «Questa zampata ci da un po’ di morale e ossigeno – continua Zoller – forse il Mezzocorona meritava anche di vincere, ma noi dovevamo fare i conti con qualche defezione di troppo. Non aver perso il derby è senz’altro una soddisfazione». Mori e Mezzocorona sono ultime in classifica a sette punti, ma Zoller non si dà per vinto: «A Mori in ogni caso siamo tutti sereni – ammette l’allenatore – sette punti sono sicuramente pochi, ma ci prendiamo tutti le nostre responsabilità e non ripartiremo sentendoci sconfitti in partenza. Tiriamo il fiato finalmente e ripartiamo con la voglia di migliorare la classifica, che come sempre dice la verità. Sono contento della prestazione degli ultimi tesserati: ho visto un Dal Fiume sicuramente motivato per la partita contro la sua ex squadra. Faccio i miei personali complimenti a mister Lomi, perché ha schierato una formazione estremamente aggressiva e tonica». Il diesse del Mori Santo Stefano Pietro Addeo, a fine gara, analizza il match: «Prendiamo in maniera positiva questo primo punto in trasferta. Il Mezzocorona si è dimostrato più determinato, ma noi non abbiamo giocato una brutta partita. Avevamo qualche defezione e pertanto siamo soddisfatti. Si è visto che ci mancava una punta. Dobbiamo assolutamente trovarne una. Sono fiducioso perché il campionato è ancora lungo. Non siamo affatto rassegnati».
Ore 19.30 – (Trentino) Un punto ciascuno, da mettere sotto un magro albero di Natale. Mezzocorona e Mori Santo Stefano chiudono in parità il derby salvezza valevole per la 16esima giornata del campionato di serie D e rimangono desolatamente appaiate all’ultimo posto in classifica. Nella giornata della contestazione in casa Mezzocorona – espressa con gli striscioni dedicati al presidente Grassi (“Grassi vattene”, “non siamo burattini”, “ci stai rovinando”) – i gialloverdi rotaliani sprecano una ghiotta occasione per fare un importante balzo in classifica, avanti nel primo tempo con Bentivoglio ma poi raggiunti nella ripresa da Tisi, terminale offensivo di un Mori che non vuole smettere di credere nel miracolo salvezza. La cronaca. Il Mezzocorona inizia il match in avanti e al 9’ va vicino al gol. Rossatti, convinto che il direttore di gara avesse sanzionato una posizione di offside di Rota, si porta il pallone con le mani al di fuori dell’area di rigore, appostandolo sulla tre quarti. L’arbitro Moro di Schio, che aveva concesso il vantaggio, sanziona l’irregolarità concedendo una punizione dal limite in favore del Mezzocorona: Caridi calcia a giro sopra la barriera e colpisce la traversa. I locali ci riprovano al 14’ ancora con l’ispirato Caridi, che da calcio piazzato serve Bentivoglio, il cui colpo di testa termina di poco a lato. Il Mori si scuote e a metà primo tempo si rende pericoloso due volte dalle parti di Zomer: prima con una bella incursione di Tisi, che legge alla perfezione l’inserimento di Deimichei (anticipato da Baltieri), poi con una bella azione sulla sinistra di Dossi, bravo a liberare Cristelotti al tiro, respinto di pugni dall’estremo difensore di casa. La partita si sblocca al 28’ grazie alla quarta marcatura stagionale di Bentivoglio, innescato da un brutto errore in disimpegno di Concli. Il centrale difensivo del Mori prova a uscire dai propri 16 metri palla al piede, ma si fa scippare il pallone dal numero 9 del Mezzocorona, che lascia partire un tiro mancino sul secondo palo che supera Rossatti e s’insacca a fil di palo. La reazione del Mori non tarda ad arrivare: al 32’ Deimichei prova la girata sotto porta e si vede respingere il pallone sulla linea da Baltieri, mentre Calliari ha sulla testa la palla del pari, ma la sua incornata è debole. La ripresa si apre con l’ex Dal Fiume in campo al posto dell’infortunato Dossi, messo “ko” da un’entrata scomposta di Rota nel finale di primo tempo. Il Mori prova a rialzare la testa, ma a rendersi pericoloso è ancora il Mezzocorona: Caridi prova l’incursione per vie centrali e serve sulla sinistra l’accorrente Bentivoglio, la cui conclusione sul secondo palo viene respinta in tuffo da Rossatti, provvidenziale anche un minuto più tardi nella respinta di piede sul tiro ravvicinato di Caridi. Al 62’ si rivedono gli ospiti: Deimichei pesca in verticale Tisi, che è perfetto nell’incursione per linee verticali e nella battuta a rete, ma la sua realizzazione è annullata per offside. È però questione di minuti perché al 64’, dopo una bella parata di Rossatti sul tiro ravvicinato di Fochesato, arriva il pareggio del Mori: Deimichei prende palla al limite dell’area avversaria e la difende abilmente favorendo l’inserimento di Tisi. La conclusione del numero 10 ospite è vincente e Zomer non può nulla. Il match vive su continui ribaltamenti di fronte e all’80’ il “Mezzo” va vicino al nuovo vantaggio con una bella combinazione sull’asse Bentivoglio-Micheli, smorzata dal pacchetto arretrato moriano. Il Mori risponde con il generosissimo Concli, che fa tutto da solo e, dal fondo, mette al centro un pallone che non trova però nessun compagno pronto. L’ultima emozione arriva al 91’, ma sulla conclusione defilata di Alouani (bene imbeccato da Zentil) è bravo ancora Rossati in uscita.
Ore 19.20 – (Il Piccolo) Cinque ore di pullman non sono mai facili da digerire. Quando poi si tratta di fare il tragitto con una sconfitta in un match dal valore (quasi) vitale, allora il viaggio di ritorno pare davvero interminabile. Nonostante il clima certo non gioviale Tullio Simeoni trova la forza e lo spirito per analizzare questa pesantissima batosta. «Siamo andati in Trentino con la consapevolezza che dovevamo portare a casa i tre punti per proseguire la corsa alla salvezza con un certo slancio, invece abbiamo perso», spiega il dirigente responsabile del Kras. Una partita che lascia decisamente l’amaro in bocca: «Questo match doveva fungere da salvagente per noi, invece abbiamo concesso agli avversari un canotto per cercare di uscire dalle acque calde della classifica. Purtroppo la situazione si fa davvero critica». Certo, rimane un intero girone di ritorno, oltre al match in programma domenica 4 gennaio contro la Clodiense. «Lavoreremo sodo durante le feste, e speriamo davvero che nel 2015 si possa interpretare in modo migliore le partite – aggiunge Simeoni – certo è che inizieremo subito con pane duro per i nostri denti visto che dovremo affrontare la Clodiense». Tornando a ieri, dopo un buon primo tempo, nella ripresa il Kras è scomparso. Ma cosa è successo? «Nella prima frazione di gioco abbiamo creato una nitida occasione da rete con Tawgui. Due minuti dopo siamo stati castigati per una situazione di gioco davvero sfortunato in seguito ad un rinvio di testa non preciso di Grujic. Però abbiamo chiuso il primo tempo in avanti, sfiorando il pari. Nella ripresa invece – prosegue Simeoni – la squadra ha compiuto un netto passo indietro». Il gol del 2-0 è arrivato dopo pochissimi minuti, peraltro sempre in seguito ad un rinvio di testa errato. «Non abbiamo creato neanche una palla gol, e come si sa nel calcio bisogna tirare in porta per sperare di vincere», aggiunge Simeoni. Che Natale sarà in casa Kras Repen? «Festeggeremo perché comunque il 2014 è stato l’anno della promozione in D – conclude Simeoni – ma non possiamo nascondere che avremmo preferito festeggiarlo con più gioia senza incappare in questa brutta sconfitta».
Ore 19.10 – (Trentino) Stefano Manfioletti, allenatore del Dro, nel fare gli auguri di Natale a tutti gli sportivi del Trentino, e in particolar modo a quelli del comune di Dro, gioisce per il vittorioso incontro: «Per noi era importante fare punti con un buon gioco e devo dire che la squadra si è comportata egregiamente». Il successo è in parte frutto dell’abilità tecnica di mister Manfioletti, capace di cambiare le carte in tavola anche all’ultimo minuto: «Eravamo un po’ lunghi e stavamo perdendo campo, così siamo riusciti a cambiare modulo in corso d’opera per andare a prenderli più alti. Credo che la squadra sia stata capace di fare delle cose davvero positive anche se forse si poteva chiudere la partita un po’ prima». Per mister Manfioletti si apre, dunque, un nuovo anno all’insegna dell’obiettivo salvezza che è alla portata della squadra droata e rammenta i 15 punti conquistati: «Ci sarebbe da recriminare per qualche occasione mancata, ma il campionato è ancora lungo e terremo da parte ogni punticino per puntare alla salvezza diretta».
Ore 19.00 – (Trentino) Trascorrerà delle feste serene, il Dro di mister Manfioletti. La squadra droata ha messo sotto l’albero di Natale una bella vittoria colta nell’ultimo incontro prima della pausa invernale, sconfiggendo i giuliani del Kras Repen per 2-0. Sul campo di Oltra il Kras ha sofferto un ritrovato Dro, che con qualche aggiustamento di modulo è riuscito a cogliere il gol del vantaggio già nel primo tempo. Gli ospiti hanno gettato la spugna solo nella ripresa, quando il raddoppio dei padroni di casa ha tolto ogni possibilità di rimonta. La cronaca. Subito Dro che già al primo minuto tenta di trafiggere Budicin con una fucilata di Proch che va a sfiorare il palo. Gli ospiti provano a rispondere con Grujic e Rondinelli che al 4’ provano in sequenza lo specchio della porta senza però trovarla. Il Kras ci riprova al 12’ con Tawgui che di sinistro, dalla distanza, cannoneggia Bonomi, ma il numero uno droato non ha alcun problema. Dro pericoloso al 20’ quando sullo sviluppo di una punizione gestita da Colpo Cicuttini suggerisce per Proch che prova il tiro costringendo Budicin all’uso dei guantoni. Al 33’ un traversone lungo trova Tawgui che si allunga pericolosamente sulla fascia, ma Calcari ci mette lo zampino e la palla è out. Si percepisce aria di vantaggio al 37’, Colpo pennella una punizione esemplare che rimpalla nel mezzo giusta giusta per Bertoldi che insacca con precisione felina. Ultimo tentativo per gli ospiti al 42’ con Tawgui che crossa nel mezzo a cercare la testa di Knezevic, ma il colpo è impreciso e Bonomi controlla con sicurezza. Nella ripresa è ancora il Dro a dirigere i giochi con Ruaben per Calcari che si addentra pericolosamente in area avversaria. È solo un assaggio perché al 3’ è Dro spettacolo: ancora una punizione di Colpo, Proch aggancia, ma messo alle strette chiede il supporto di Ruaben che fa partire il traversone per Bazzanella libero nell’area, stop di petto e tiro a girare che si insacca alle spalle di Budicin. Per i padroni di casa è una ventata di sicurezza e c’è spazio per un bel calcio da vedere. Uno-due all’8 tra Calcari e Ruaben che lanciano Cicuttini in area, ma il Kras ci mette la pezza. Al 19’ clamoroso errore di Budicin che rinvia corto sui piedi di Ruaben che colto di sorpresa non sfrutta l’occasione d’oro. Gli ospiti spariscono per quasi tutta la ripresa rispuntando nei minuti finali con Rabbeni che ci prova al 38’ e al 40’ senza risultato.
Ore 18.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Ci siamo fatti proprio un bellissimo regalo di Natale». Sorride a fine partita mister Maurizio De Pieri: il «suo» Fontanafredda chiude un 2014 con i fiocchi, dopo aver conquistato la promozione dall’Eccellenza alla D e aver per ora messo nel pallottoliere 21 punti. A inizio campionato, probabilmente, nessuno avrebbe scommesso su questo «miracolo». Anche con la Triestina, la squadra ha girato a mille anche se nel finale ha rischiato di essere beffata: «Sul 2-0 – spiega l’allenatore – avremmo avuto anche l’occasione di chiudere definitivamente i conti. Purtroppo un paio di contropiedi li abbiamo sbagliati, ma il calcio è questo. Poi i nostri avversari, soprattutto nel finale, hanno cominciato a prendere coraggio e, non lo nego, ci hanno messo in difficoltà. Fortuna ha voluto che il loro capitano abbia fallito il rigore del pareggio». L’auspicio per il 2015 è quello di vedere un Fontanafredda sui livelli (buoni) di quello che sta per chiudere un’annata importante. «Mi piacerebbe – sorride – continuare così, far vedere che ci siamo. Sarà un girone di ritorno molto impegnativo, ma confido nella forza del gruppo». Meno felice di De Pieri è Giuseppe Ferazzoli, l’allenatore della Triestina: «Non abbiamo brillato. Però se fossimo usciti dal Tognon con un punto in tasca, di sicuro non avremmo rubato niente. È andata così». Continuando così, infatti, non sarà facile raggiungere l’obiettivo salvezza.
Ore 18.40 – (Il Piccolo) «Non sono queste le prestazioni che deve fare la Triestina per uscire dalla brutta situazione in cui siamo». Con la consueta schiettezza, Giuseppe Ferazzoli non usa strani giri di parole per dire che quella di Fontanafredda, rappresenta sicuramente un passo indietro rispetto alla prestazione di una settimana prima a Mori. Gli alabardati avrebbero anche potuto raddrizzare la partita, ma certamente le ingenuità difensive del primo tempo hanno fatto la differenza: «Sicuramente non è stata una partita che abbiamo giocato bene – ammette il tecnico alabardato – nel primo tempo, forse per la prima volta in questo torneo, abbiamo accusato la differenza tra il sintetico dove ci alleniamo e l’erba, perché qui abbiamo trovato un campo davvero molto molle. Stavamo anche tenendo in pugno la partita, ma senza avere quella cattiveria agonistica e quella giusta incisività. Inoltre eravamo anche troppo leziosi. Loro invece hanno avuto due buone occasioni e le hanno sfruttate». Anche la reazione del secondo tempo non ha convinto del tutto Ferazzoli, che però puntualizza come il pareggio sarebbe stato sicuramente meritato: «Nella ripresa siamo ritornati un poco meglio in campo, ma sbagliando ancora tanto, non facendo insomma una partita lineare. Però poi abbiamo avuto le nostre occasioni, segnando su punizione e sbagliando il rigore: se avessimo preso un punto l’avremmo meritato visto il contesto della partita, ma quando non giochi bene la sconfitta ci può stare. Avevamo di fronte una squadra normalissima, eppure il problema è che gli altri sembrano fare gol con facilità irrisoria, noi invece no. E se vai sempre sotto e giochi con l’handicap, poi è difficile risalire». Più di qualcuno si è chiesto perché sia stato Piscopo a battere il rigore e non Daniele Rocco che la scorsa domenica aveva segnato su penalty (anche se effettivamente, a Mori, in quel momento Piscopo non era in campo): questione di gerarchie di rigoristi o di sensazioni del momento? Su questo Ferazzoli preferisce non sbottonarsi: «Queste sono cose che sappiamo noi dentro lo spogliatoio, non è il caso di affrontarle». Sarà fondamentale, a questo punto, ripartire bene nel 2015 con le due partite casalinghe consecutive: «Dispiace non avere fatto un regalo ai tifosi e non essercelo fatto a noi per passare meglio le feste – dice Ferazzoli – in effetti questa sconfitta ci riporta indietro di qualche giorno, anche sul piano del morale. Però non si è perso niente, come non ci saremmo già salvati vincendo a Fontanafredda. Dopo la sosta avremo due partite in casa fondamentali da sfruttare per forza. Dopo riusciremo a capire meglio che tipo di campionato dover fare».
Ore 18.30 – (Il Piccolo) Nebbia sulla bassa friulana e nebbia di nuovo anche in casa alabardata. Dopo il flebile raggio di sole di Mori la Triestina ritorna alla normalità. Tradotto: a Fontanafredda, contro un avversario tutt’altro che pimpante, arriva la seconda sconfitta dell’era Ferazzoli. L’Unione non ha giocato bene ma deve comunque recitare solo il mea culpa per non aver raggiunto un pareggio che avrebbe fatto molto comodo per non far fuggire in classifica i padroni di casa. Ma quando a causa dell’imprecisione in difesa (Antonelli nel primo gol, tutti nel secondo) si regala agli avversari un doppio vantaggio immeritato, non ci si può certo lamentare. Se poi, a sette minuti dal termine, succede di calciare sul palo (con Piscopo, ma perché non ha calciato Rocco?) il penalty del pari è impossibile scacciare l’anatema di un 2014 che va in archivio come uno dei peggiori della storia alabardata. Non è una giustificazione ma un’aggravante. La classifica piange e il discorso salvezza (senza play-out), nonostante qualche miglioramento sul campo (non ieri), è sempre in alto mare. Sul piano del gioco a Fontanafredda si è visto pochino. Gli avversari avrebbero potuto trafiggere l’Unione in contropiede ma non ne sono stati capaci per limiti tecnici più che evidenti. Evidenti come quelli dell’Unione nel reparto arretrato che vanno ad aggiungersi alla difficoltà cronica di creare occasioni. Pontrelli probabilmente aggiungerà qualche tassello al gruppo ma tutti devono essere consapevoli che ad aprile questa sconfitta potrebbe pesare in modo decisivo. Ferazzoli conferma il blocco che nella ripresa ha vinto in Trentino ad eccezione di Manzo che va ad agire al posto dell’infortunato Pontrelli jr. Nella prima mezz’ora gli alabardati tengono il campo con autorevolezza. Bedin guida la manovra, Rocco in velocità mette in ambasce Malerba e soci che di fatto stanno a guardare. Il portiere Vicario riesce a sventare un colpo di testa da buona posizione di Piscopo (3’) e poi respinge una conclusione ravvicinata di Manzo dopo pregevole triangolazione con Rocco. Il bomber si fa vedere solo con un diagonale fuori al 10’. Poi. come un fulmine a ciel sereno, arriva il primo pasticcio. Verticalizzazione innocua in area, Ortolan controlla, forse spinge Antonelli che tuttavia si fa buggerare e la girata non lascia scampo a Zucca. I fantasmi ricominciano a dimorare nelle teste e nei muscoli degli uomini di Ferazzoli. Il Fontanafredda prende coraggio ma non spinge più di tanto. Ci pensa comunque sempre la Triestina a consegnare ai pordenonesi la seconda strenna. Al 38’ si accende una mischia in area alabardata, Piscopo salva sulla linea di porta ma nessuno riesce a spazzare una palla vagante che invece Gargiulo mette nel sacco. L’Unione improvvisamente si ritrova alle corde. E anche la ripresa del combattimento non promette molto di buono. Su un erroraccio di Ventura, Antonelli salva di testa un pallonetto di Alcantara a porta sguarnita. Ferazzoli cerca di correggere con l’ingresso di Proia per Arvia. Il laziale ci mette del suo e dà propulsione a un centrocampo imballato. La difesa diventa a tre e rischia l’infilata degli avversari che cincischiano ma il baricentro alabardato si alza. Qualche efficace sortita di Manzo a sinistra e le progressioni di Proia scalfiscono le convinzioni dei padroni di casa. In campo anche Nuzzi e per la prima volta Djop sulla linea centrale. È proprio Proia a procacciarsi una punizione dal limite. Manzo fa partire un gran sinistro che si infila alla destra di Vicario, indeciso nella circostanza. I tifosi alabardati (un centinaio) si rianimano anche perché dopo due minuti Malerba respinge di mano una conclusione di Milicevic. Perissinotto concede il penalty ma, a differenza di Rocco domenica scorsa, Piscopo spiazza il portiere ma colpisce il palo. Il forcing finale alabardato è sterile. C’è da digerire un altro stop. E c’è anche da dimenticare un anno orribile. Auguri a tutti, comunque.
Ore 18.20 – (Giornale di Vicenza) Soddisfatti è dire poco. La banda Beggio chiude un anno di grandi cambiamenti e lo fa col sorriso di chi sa che non si è risparmiata niente, né sofferenze né soddisfazioni. «Sono molto contento del risultato di oggi, ma soprattutto della prestazione dei miei ragazzi. Il Tamai è una bella squadra che nel girone conta tantissimo ma non ci siamo fatti intimorire e soprattutto non abbiamo fatto l´errore di domenica scorsa, quando abbiamo lasciato agli avversari la possibilità di riprenderci. Questa volta abbiamo tenuto al meglio la partita, dall´inizio alla fine e colpito lì dove ci hanno lasciato gli spazi per farlo. Tra le note positive di oggi metto sicuramente anche la discesa in campo del giovanissimo Crestani, 97, che ha fatto la sua parte alla grande in questa partita per quasi tutti i 90 minuti. Tra due settimane si riparte invece con due grosse mancanze in campo, Tecchio e Simonato, fuori per una giornata, e lì dovrò reinventarmi qualcos´altro. Credo davvero che stiamo onorando questa categoria dando tutto quello che possiamo, forti della nostra arma migliore: un forte spirito di squadra che permette anche ai nuovi arrivati, e ai più giovani, di inserirsi bene nel gruppo ed apprendere da quelli con più esperienza». Una rosa ristretta che, se a Beggio dà qualche grattacapo, al presidente Chilese invece pare il giusto modo per responsabilizzare tutta la formazione a dare il meglio del meglio. Tempo di fine anno insomma, tempo di bilanci che ad Arzignano chiudono decisamente con il segno positivo. Ride anche il presidente Chilese che ai suoi aveva chiesto solo di passare un sereno Natale, con una vittoria in tasca e qualche migliore augurio per l´anno a venire. «Stiamo molto bene fisicamente e adesso stiamo imparando a conoscere la categoria. Non mi sarei mai aspettato, all´inizio di questa avventura, di chiudere l´anno a metà classifica ma la soddisfazione è grande. L´obiettivo per l´anno prossimo è mantenersi su questi livelli per poter rigiocare la serie D anche l´anno prossimo, un campionato bellissimo che fa vedere un bel calcio come ad Arzignano non si vedeva da tempo. Abbiamo riportato tante persone allo stadio soprattutto per merito dei ragazzi che si stanno dando molto da fare. Tutti vanno ringraziati, ma soprattutto Trinchieri e Pregnolato che hanno scelto di sposare la causa dell´Arzichiampo rinunciando a due proposte allettanti».
Ore 18.10 – (Giornale di Vicenza) Sotto l´albero di Natale l´Arzichiampo trova i tre punti che mancavano per tirare un sospiro di sollievo e fare un passo verso l´alto. A portarli in dono sono i biancorossi del Tamai che rendono vita facile soprattutto nel secondo tempo quando scompaiono dal campo per ritornarvi pericolosissimi solo nei quindici minuti finali. La bruciatura lasciata dal Montebelluna invece fa ancora arrossire i ragazzi di Beggio che questa volta non si illudono prima del fischio finale e soprattutto non fanno sconti. A quota 22 ormai la formazione di Arzignano si piazza salda a metà classifica.
Comincia subito forte l´Arzichiampo che a 2 minuti dall´inizio guadagna due calci d´angolo ma è ancora troppo presto, l´attacco è poco incisivo e non va a segno. Al 4´ è il turno di Petris che prova a mettere in rete di prepotenza calciando da fuori area, ma il pallone non colpisce il bersaglio. Per un gol sbagliato, un gol subito. Al 7´ arriva la rete dei padroni di casa che fa subito capire agli ospiti di che pasta sono fatti i vicentini. Carlotto porta la palla a fondo campo, prova il cross ma il difensore lo blocca con il braccio, l´Arzichiampo reclama il rigore ma non ce n´è bisogno, e nemmeno il tempo, perché la palla in uscita viene recuperata e Simonato da fuori area manda in rete. Tenta ancora il raddoppio al 14´ con uno scambio Carlotto-Simonato che però di fronte alla difesa perde il passo e non riesce a far filtrare il pallone. Al 16´ la ripartenza pericolosa del Tamai impegna per la prima volta Dall´Amico che deve difendere la sua porta da Furlan in ottima forma. A capovolgere le sorti della partita ci provano ancora Zambon e Rigutto con un´azione in combinata al 19´ ma Dall´Amico arriva per primo sul pallone. Arriva invece il raddoppio, al 31´, su un azzeccatissimo passaggio da centrocampo di Fraccaro per Carlotto, che da solo sulla fascia sinistra punta verso il centro area e va a bersaglio. Non molla la formazione di Beggio che al 36´ su calcio angolo cerca la testa di Trinchieri ma Peresson ci mette la mano e allontana il pericolo. L´ultimo tiro per il Tamai è firmato Petris che al 39´ ritenta il calcio potente da fuori area ma come nei primi minuti la palla finisce fuori. Chi si aspettava di vedere un Tamai più combattivo nella ripresa si sbaglia di grosso, i friulani ripongono le armi mentre i ragazzi di Beggio provano a mettere definitivamente l´ipoteca sulla vittoria. Impresa non riuscita soprattutto per via di Fraccaro che sulla fascia destra non pare trovarsi a suo agio e butta via due occasioni d´oro. Al 3´ Beccaro crossa in area per Fraccaro che manda altissimo sopra la traversa. Al 12´ ancora Fraccaro salta il portiere, uscito decisamente troppo dalla sua area, entra in area da solo ma perde il tempo, Dal Bianco interviene e allontana il pericolo. Anche Beccaro arriva molto vicino al gol con un´azione in solitaria partita da centrocampo ma davanti alla porta Faloppa riesce a bloccare le intenzioni dell´attaccante che alla fine riesce solo a guadagnare un calcio d´angolo. Nell´ultimo quarto d´ora il Tamai recupera coraggio e si spinge oltre la linea di metà campo e anzi, fa di più, guadagna diverse punizioni dal limite che tengono incollata la squadra di casa alla sua porta ma c´è ancora spazio per l´ultimo sospiro al 42´ con Vignaga che attraversa tutto il campo, passa a Trinchieri che tenta il pallonetto ma il pallone colpisce la traversa. Attorno al 45´ la punizione di Furlan e il calcio d´angolo di Petris fanno tremare Beggio e compagni ma ormai è troppo tardi, la palla finisce tra le mani di Dall´Amico. Con questo successo i gialloazzurri si allontanano ulteriormente dalla zona pericolosa della classifica portandosi a quota 22 punti e lasciandosi dietro le spalle otto formazioni.
Ore 18.00 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Una sconfitta immeritata che brucia perché è il derby. Rocco Donè non nasconde la grande delusione per come si è conclusa questa partita, il derby negli ultimi anni lui lo ha vissuto da protagonista e conosce l’importanza di una sfida che vale più dei tre punti in palio. «Il derby è una partita particolare – racconta il difensore di Noale – noi, come penso il Montebelluna, ci tenevamo in maniera particolare a questa sfida. Dopo la vittoria di domenica scorsa a Valdagno eravamo particolarmente carichi, purtroppo c’è stato quell’infortunio iniziale che ha permesso al Montebelluna di passare in vantaggio e ci ha compromesso la partita». Nella ripresa c’è stata la scossa. «Sì e penso che si è visto un Giorgione diverso, in grado di schiacciare il Montebelluna nella sua metà campo e di creare parecchie occasioni gol. Purtroppo non siamo stati molto cinici in avanti, l’occasione di Gazzola, il gol annullato. Le altre occasioni che potevano consentirci di pareggiare testimoniano il nostro dominio nella ripresa, purtroppo non è stato sufficiente per raggiungere il pareggio. Peccato perché era un derby e perché era importante chiudere l’anno e affrontare le vacanze natalizie con una vittoria, sarebbe stato tutto più bello!». Perché è uscito nella ripresa? «Ho sentito un dolore alla gamba, penso si tratti di una contrattura e ho preferito non rischiare, ora c’è la pausa e spero di poter rientrare già nella prossima partita». Del Montebelluna cosa dice? «Una bella squadra dove ci sono giocatori che si conoscono già da un paio di anni e poi ci sono tanti giovani che però hanno una buona solidità. Hanno una buona classifica e possono giocare con tranquillità».
Ore 17.50 – (Gazzettino, edizione di Treviso) L’uomo del derby «natalizio» è il capitano del Montebelluna, quel Manuel Perosin che con il suo gol decide a favore della squadra di Pasa una partita che ha sempre il suo fascino soprattutto per uno che si sente anche tanto castellano, visto che abita a Resana, a due passi da Castelfranco, e ha amici e fidanzata che sono residenti proprio nella città del Giorgione. «Questo gol per me ha davvero un sapore particolare – ammette il capitano del Monte – sono nato e cresciuto calcisticamente a Montebelluna ma effettivamente ho le mie amicizie proprio a Castelfranco visto che abito a due passi. Comunque oggi (ieri, ndr) è stata una bella vittoria e siamo stati bravi a contenere il Giorgione nel secondo tempo quando il campo era davvero pesante». Ci racconti il gol. «Ho tirato e basta, effettivamente il pallone ha fatto un rimbalzo strano che ha tradito il portiere, mi è andata bene ma penso che poi abbiamo avuto anche altre occasioni per segnare. Già nel primo tempo potevamo raddoppiare». Il Giorgione vi ha messo in difficoltà nel secondo tempo. «Sì, loro sono cresciuti molto e hanno cercato in tutti i modi di trovare il pareggio. Il campo pesante non ci ha favoriti ma comunque devo dire che questo Giorgione è sicuramente un’ottima squadra che gioca un buon calcio e i recenti risultati positivi lo dimostrano». Mai pensato a un futuro con la maglia rossostellata? «Tutto può succedere ma ora sto bene a Montebelluna. La mia carriera l’ho costruita qui e con questa squadra e questa società mi trovo molto bene, poi fuori del campo magari posso definirmi anche “castellano”, ma in campo c’è solo la maglia biancoceleste del Monte».
Ore 17.40 – (Tribuna di Treviso) Antonio Paganin ha l’abitudine di stare seduto in panchina qualche minuto a fine partita. «Lo faccio per riordinare le idee e ritornare sui temi della partita. Primo tempo molto meglio loro, hanno avuto più di un’occasione per chiudere. Poi siamo riusciti a crescere e a tirare fuori il nostro gioco, avanti nel primo tempo e nel secondo abbiamo avuto varie occasioni per pareggiare. Non siamo stati cinici, ma non importa, mi sarei preoccupato se non avessimo reagito e creato i presupposti per andare in gol. Non dimentichiamo che avevamo di fronte un’ottima realtà, il Montebelluna non ha 27 punti a caso». Il Giorigone ha forse sbagliato l’approccio mentale al derby: ma come valuta il girone d’andata? «Sono soddisfatto, abbiamo sbagliato finora solo l’incontro con la Clodiense e la prima mezz’ora con il Monte. L’obbiettivo finale è riuscire a fare un buon campionato facendo crescere questi giovani: l’andata è servita per conoscerci, ora potremo cercare di migliorarci su vari aspetti». Vuol dire due parole al suo ex compagno all’Udinese Pasa? «Sono contento per lui, al di là del derby, stanno portando avanti una politica dei giovani molto valida e i risultati lo certificano». Un po’ come sta facendo il Giorgione. «Gli Antonello hanno avuto coraggio, bisogna dargliene atto, hanno creduto praticamente in una squadra juniores. I giovani hanno margini enormi di miglioramento, ma capisco che le proprietà a volte prese dallo sconforto cerchino di rifugiarsi su giocatori sicuri e affermati». Cosa vorrebbe trovare sotto l’albero? «Personalmente salute per me e la mia famiglia, calcisticamente che le società continuino a credere nei giovani, perchè è un investimento che paga sempre».
Ore 17.30 – (Tribuna di Treviso) Daniele Pasa non perde mai il suo aplomb, mentre intorno a lui i festeggiamenti cominciano a farsi rumorosi. Il mister punta il dito sul terreno di gioco allentato che ha creato non poche difficoltà nelle giocate e nella tenuta alla distanza: «Partita lottata su un campo difficile per entrambe le squadre: il terreno era allentato e non è stato facile giocare. Un tempo per parte: nel primo abbiamo fatto meglio noi, sono contento, abbiamo raggiunto il vantaggio meritatamente e avremmo anche potuto chiudere con quell’occasione con Giglio, finita sulla traversa. Nel secondo meglio il Giorgione, sono saliti di tono ci hanno pressato». Le sostituzioni di Giglio per Garbuio e di Masiero per Frassetto: nel finale ha deciso di arroccare inserendo un difensore per un attaccante? «Giglio l’ho sostituito precauzionalmente perché aveva preso una botta, inserendo Garbuio, che ha avuto l’occasione per chiudere la partita. Il Giorgione ha spinto molto nel secondo tempo, Masiero aveva corso molto ed era sfinito, Frassetto ha caratteristiche più di contenimento ma ha giocato in posizione avanzata, tanto che ha dato la palla a Garbuio per l’occasione che poteva chiudere la partita». Mister, vuol dire qualcosa a Paganin, suo ex compagno di saquadra all’Udinese? «Ci siamo salutati, ha dato una bella impronta alla squadra. Anche loro hanno impostato una politica impostata sui giovani e stanno giocando bene». Mister, perdoni la domanda natalizia: cosa vorrebbe trovare sotto l’albero? «Un sacco di cose, comunque dal lato personale mi basta la salute per me e i miei famigliari, da lato calcistico, in questo momento non posso chiedere di più: abbiamo 27 punti e siamo quinti in classifica, mi pare sia più che sufficiente». Il Montebelluna sta esprimendo il massimo in conseguenza di un certo tipo di politica calcistica basata sul contenimento delle spese attraverso i giovani. «Ora le cose stanno andando molto bene, però siamo in pochi, questo potrebbe portare delle difficoltà».
Ore 17.20 – (Tribuna di Treviso) Il Montebelluna allunga il passo (5° a 27 punti e zona play off) e saluta definitivamente il Giorgione. Nel giorno del solstizio d’inverno il Giorgione non riesce nell’impresa storica di rompere il tabù derby davanti al proprio pubblico, ma dà segnali di essere nella giusta direzione. In via Biagi a Montebelluna, grazie alla politica del poca spesa tanta resa, restano saldi (anzi consolidano più che mai) nella loro leadership di Marca calcistica, fatta non soltanto di risultati e numeri, ma di strategia e gestione societaria. Spending review, attraverso politica integralista dei giovani (il loro merito non è banalmente far giocare i giovani, ma raggiungere i risultati riuscendo a far esprimere al massimo i giovani), e allenatori con il tatto giusto per maneggiarli. Una politica che ha sempre stimolato pure gli Antonello, ma che al Giorgione si è deciso di applicare in modo deciso soltanto in questa stagione, sotto l’ala del Bassano e dando fiducia a un loro tecnico, Antonio Paganin. E a Natale pure il Giorgione, dato in estate con un piede in Eccellenza, raccoglie il suo premio, ritrovandosi, pur con le orecchie basse per aver perso il derby, a puntare nella direzione del modello Montebelluna (e pur sempre salvo serenamente con 3 punti sopra zona play out). Il Monte è tutt’ora strutturato in modo più manageriale (proprietà-direttore sportivo-allenatore-squadra) rispetto al Giorgione, che convive con i valori e i limiti di una struttura verticistica e familiare come quella imposta dagli Antonello (proprietà tutto fare-allenatore-squadra), geneticamente restii a cedere o anche soltanto delegare potere. Pur non esente da criticità, il Monte ha un’architettura societaria più ortodossa, ma il sistema Antonello, calato sulle persone e basato sulla fiducia del vincolo di sangue, potrebbe cominciare a dare frutti con la sempre maggiore presa di posizione nella categoria. Una doverosa premessa per calare nel contesto storico attuale questo derby, ovvero La Sfida calcistica della Destra Piave. Si sono trovate davanti due squadre tatticamente speculari, politicamente simili, ma con ancora un gap di esperienza e mestiere da colmare. Il derby il Monte l’ha vinto prima di tutto con la testa, con il piglio migliore con cui ha affrontato lo scontro. Forse proprio l’emozione (o il peso dell’attesa e del pathos cittadino verso questa sfida) ha un po’ tagliato le gambe e annebbiato la vista ai giovani rossostellati, che hanno concesso almeno la mezz’ora iniziale agli avversari. Mezz’ora che è bastata a Perosin e amici per trovare il gol (è ancora presto per le offerte speciali, ma il regista biancoceleste è riuscito a pescare un paghi uno prendi due a partita appena iniziata), a momenti fare il secondo e poi mettersi ad amministrare. Il Giorgione non ha demeritato, ha pagato la mezz’ora iniziale oltremodo, ma poi ha cercato di rialzarsi. Gazzola e truppa non hanno trovato prezzi lancio e cesti regalo, hanno dovuto pagare tutto a prezzo pieno se non gonfiato. Nel secondo tempo i rossostellati hanno preso possesso del campo, hanno sfiorato più volte il pari (per il ko). Finale con Pasa che arrocca e alza il ponte levatoio, ma offerte last minute per i ragazzi di Paganin non se ne trovano nemmeno nel finale. È Natale, c’è la crisi ma è l’occasione per far emergere la vera qualità, se c’è. Astenersi perditempo e sognatori, autocontrollo davanti a panettoni e spumanti, ma soprattutto occhio a individuare nel firmamento la direzione della vera stella polare. Da oggi il sole si alzerà progressivamente sull’orizzonte. Auguri.
Ore 17.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Mauro Zironelli si assume, com’è solito fare, tutte le responsabilità del caso. Non stiamo parlando di una sconfitta, ci mancherebbe, ma il fatto di aver pareggiato, in piena zona Cesarini, brucia: «Spiace – afferma – aver subito gol nei minuti di recupero della partita. In compenso, però, abbiamo guadagnato un punto sul Belluno che è la squadra che, più di tutte, dobbiamo tenere d’occhio». Ziro, al di là del pareggio, è soddisfatto per l’andamento della squadra: «Rispetto alla stagione passata – la sua analisi – abbiamo 2 punti in più. Quindi non c’è nulla di cui lamentarsi. Anzi, andiamo avanti così che ci ritaglieremo sicuramente più di qualche soddisfazione. Il mio rammarico dopo la partita di oggi? Non aver osato di più, nel momento in cui avremmo potuto chiudere i conti». Alla ripresa del campionato, il 4 gennaio al XXV Aprile arriverà il Dro: «Sarà una gara dura – profetizza – ma ce la faremo».
Ore 17.00 – (Messaggero Veneto) La Sacilese si fa raggiungere proprio un minuto prima del triplice fischio e in un solo colpo vede svanire la quarta vittoria consecutiva e l’aggancio al Belluno, sconfitto a sorpresa dall’Union Pro, sul terzo scalino del podio. Non è stata la miglior partita dei biancorossi, ma un gran gol di Spagnoli dopo un quarto d’ora della ripresa sembrava averla indirizzata nel verso giusto. E là dietro, nonostante la verve dei giocatori di Orecchia, al debutto casalingo sulla panchina del Legnago, non sembravano esserci rischi tali da far temere quello che è invece è successo al secondo dei tre minuti di recupero accordati dal signor Bertozzi di Cesena. Mister Zironelli rispetto al vittorioso match con la Clodiense inserisce Manucci al posto di Bolzan e Peressini per l’infortunato Biasi Manolache. Il Legnago è protagonista di un buon avvio e si rende subito pericoloso con un diagonale potente dal vertice destro dell’area di Friggi: palla alta non di molto. Risponde la Sacilese al 16’ con un tiro-cross dalla destra di Craviari. La sfera termina sull’esterno della rete, sorvolando di pochissimo la traversa. La squadra di Zironelli prende coraggio e sforna un’altra occasionissima. Cross dalla sinistra di Beccia, girata di Spagnoli da posizione centrale e palla a lato. La gara vive un buon momento. Farinazzo ci prova dalla distanza dopo una pregevole azione personale. Ma è ancora Sacilese alla mezz’ora: conclusione potente di Spagnoli dal limite dell’area. Fazzino si salva con i pugni. Soltanto un attimo prima dell’intervallo, il Legnago torna a farsi vivo con una botta di Zerbato appena dentro l’area: Favaro ci mette il corpo e Craviari spazza provvidenzialmente. La ripresa si apre con una girata di Beccaro dal versante sinistro dell’area, quasi all’altezza del rettangolo basso. Ma il vantaggio liventino è solo rimandato. Al 13’ splendido gol di Spagnoli: l’attaccante prende palla sulla trequarti, si accentra e una volta al limite colpisce con un preciso e potente diagonale che si insacca alla sinistra di Fazzino. Ma la partita rimane incertissima. Il Legnago prova a ridestarsi. Altra azione del giovane Farinazzo, che innesca splendidamente Zerbato sulla sinistra: diagonale potente e palla a lato di un soffio. I padroni di casa spingono. Stavolta l’inserimento è di Longato. Favaro attentissimo dice di no. Si arriva alla mezz’ora. Zironelli toglie Beccaro, che era reduce da un’influenza, e manda in campo Bolzan. Al 38’ è la volta dell’ex biancorosso Adriano, tenuto in naftalina dal tecnico, ma invocato dai tifosi veronesi. Entra al posto di Rivi: Il Legnago prova il tutto per tutto. E alla fine viene premiato. Proprio Adriano al 46’ apre per Valente che conclude in diagonale. Favaro ci mette una pezza mandando in angolo. Ma sul corner seguente battuto dallo stesso Valente, svetta di testa Tobanelli che firma la beffa di Natale.
Ore 16.50 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Il volto del castigatore non ce l’ha. Ma il Belluno l’ha castigato sul serio. Anche perché è stato il primo, finora, ad affossare la squadra dolomitica tra le mura amiche. Stefano Casarotto, sguardo sbarazzino e 19 anni da compiere, è l’emblema della soddisfazione. Ma sa condividere la gioia personale del gol con i compagni. «Abbiamo dimostrato di essere un’ottima squadra» commenta a fine gara il centrocampista. Come si ferma il Belluno? La risposta è semplice: «Abbiamo lottato tutti insieme – spiega il match winner – Ci siamo aiutati e nessuno ha mollato neppure un centimetro. Il Belluno ha provato a sfondare con i cross, ma il fortino ha retto». Quanto al gol, il racconto è tanto semplice quanto esaustivo: «Furlan mi ha messo un ottimo pallone, io mi sono inserito e l’ho messa all’angolino di esterno». Oltre al gol, però, è stata decisiva la fase difensiva. «Ci aspettavamo un forcing diverso da parte del Belluno – analizza Emanuele Busetto -. Siamo stati bravi a neutralizzare l’avversario, che di fatto non ha mai avuto occasioni limpide. Forse hanno mollato un po’. Noi siamo passati a cinque dietro e abbiamo controllato, con grinta e un pizzico di fortuna. Il Belluno resta una grande squadra, al di là di questa sconfitta».
Ore 16.40 – (Tribuna di Treviso) Una vittoria meritata. Il mister dell’Union Pro Francesco Feltrin è soddisfatto dei tre punti conquistati al Polisportivo, nessuno prima del match avrebbe pronosticato un risultato del genere. «L’Union Pro merita questa vittoria perché ha sofferto dal primo minuto fino al 94’ – spiega il tecnico biancoblù – nonostante il Belluno abbia avuto il predominio territoriale non abbiamo subito tiri pericolosi e siamo stati bravi ad andare in vantaggio al momento giusto sfruttando una ripartenza. Nella ripresa mi aspettavo un Belluno arrembante e così è stato. Ho inserito Trevisiol in difesa per cercare di dare una mano alla squadra sulle palle alte». Per quanto riguarda il calcio di rigore reclamato dal Belluno l’allenatore dell’Union Pro commenta così. «Dalla mia posizione non saprei giudicare sinceramente, ma è normale che i gialloblù abbiano recriminato sull’episodio. Siamo molto contenti di queste ultime sei partite dove abbiamo raccolto quattordici punti infilando 4 vittorie e due pareggi. Fino ad ora non avevamo mai fatto punti con le squadre di alta classifica, oggi finalmente siamo riusciti a farne. Meritiamo questa posizione nel girone».
Ore 16.30 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Gambe e testa imballate, niente morso del Cobra, un errore pagato a caro prezzo. Il Belluno non cerca attenuanti, perché attenuanti non ce ne sono: l’Union Pro ha giocato la sua partita, tutta cuore e sacrificio, mentre il Belluno ha fallito le occasioni giuste, non ha alzato il ritmo quando doveva rincorrere. E lo 0-1 è la conseguenza diretta di novanta minuti di distrazioni. Poco importa, poi, se un gol (forse regolare) è stato annullato e un rigore (forse sacrosanto) è stato negato. «Il mister si è arrabbiato molto per il gol preso» racconta nel post partita Ivan Merli Sala. E se lo dice un guru della difesa come lui, c’è da credere che forse la distrazione che ha permesso all’Union Pro di vincere è stata davvero una leggerezza imperdonabile. «La partita doveva essere impostata su altri binari – analizza il difensore classe ’89 -. Dovevamo evitare di esporci all’avversario e passare in vantaggio. Una volta che l’Union è riuscito a passare in vantaggio, il match è cambiato. L’avversario si è chiuso e noi abbiamo faticato tantissimo a trovare spazio. Dovevamo essere più cinici nelle occasioni avute». Eppure, il Belluno il gol del pari l’aveva trovato. Proprio con Merli Sala. L’arbitro, però, ha annullato per fuorigioco. «Mi hanno detto tutti che era regolare – commenta il diretto interessato -. Il Cobra non ha toccato il pallone, quindi ero in gioco. Peccato. Ma al di là del gol annullato o no, dobbiamo fare un salto di mentalità: questa era forse la partita più importante del 2014, perché poteva consegnarci il secondo posto. In ogni caso, non buttiamo tutte le cose buone che abbiamo fatto finora: ripartiamo a gennaio senza fare calcoli, con l’obiettivo di stare il più avanti possibile. Se poi il terreno di gioco ci dà una mano…».
Ore 16.20 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Tra i «se» e il rammarico si annida la sconfitta. Figlia di tanti, troppi, errori. Madre di un secondo posto sognato e abortito nel giro di novanta minuti. Il Belluno si ritrova con il sapore amaro dell’insuccesso. Ed è la prima volta in casa, quest’anno. Peccato doppio: perché arriva in un momento che poteva essere di svolta e segnare l’aggancio al secondo posto; e perché tre punti sarebbero stati un bel regalo di Natale. «Le giornate storte capitano – sintetizza laconicamente mister Vecchiato -. Si può preparare bene tutto, ci si può allenare al massimo in settimana, poi magari la domenica qualcosa non funziona. Ed è un peccato. Le occasioni le abbiamo create e avute noi: l’Union Pro ha capitalizzato l’unico affondo. Che dire? Abbiamo sbagliato troppo. Tanti errori tecnici. Non siamo infallibili: lo sappiamo e oggi (ieri, ndr) ne abbiamo avuto la riprova». L’allenatore gialloblù riavvolge il nastro dei novanta minuti e si concentra sull’episodio del gol. «Non mi è affatto piaciuto come abbiamo preso gol – l’analisi lucida e severa -. Abbiamo sbagliato tutti: ha sbagliato chi doveva impedire a Casarotto di tirare; ha sbagliato chi doveva controllare l’avversario evitando che si inserisse; ha sbagliato il portiere. Peccato». Peccato, appunto. È la parola più utilizzata da Vecchiato nel post-partita. «Peccato perché volevamo fare un regalo a noi stessi e ai nostri tifosi. Peccato perché avevamo l’occasione di agganciare il secondo posto. Peccato, ma si riparte. Arriviamo all’ultima giornata del girone di andata con un brutto risultato, ma con un gran bel piazzamento».
Ore 16.10 – (Corriere delle Alpi) Rigore netto. L’intervento del secondo tempo in area ai danni di Simone Bertagno avrebbe potuto cambiare la partita. Il difensore dell’Union Pro è entrato in maniera scomposta sul centrocampista del Belluno che è riuscito a calciare prima di essere abbattuto. Per l’arbitro invece è stato tutto regolare: «Era rigore», giura il mediano gialloblù, «e l’intervento penso si sia sentito fino sulle tribune. L’avversario ha preso tutto in scivolata e l’arbitro avrebbe dovuto fischiarlo. A parte questo episodio, non è stata sicuramente una bella partita anche se la sconfitta a mio modo di vedere penso sia eccessiva. L’Union Pro ha fatto un tiro in porta e un gol, noi qualche occasione in più ma non siamo riusciti ad approfittarne. Non è stato il solito Belluno, ma il campo ci ha penalizzato molto. Non vuol essere un alibi sia chiaro ma siamo una squadra abituata a giocare la palla e oggi il manto erboso era messo molto male e ci ha costretto a giocare lanciando lungo. E’ un particolare che ha influito sicuramente». Partita persa a centrocampo. L’Union Pro in mediana si è dimostrata molto più rapida e scattante, forse è questo il reparto in cui gli uomini di Vecchiato hanno sofferto di più: «I nostri avversari sono stati più veloci e brillanti di noi a centrocampo», continua Bertagno, «il Belluno ha sbagliato molte volte l’ultimo passaggio. È stata una di quelle partite che fosse durata anche un quarto d’ora in più non sarebbe cambiato niente». Rammarico per i 36 punti. Vincendo contro l’Union Pro, i gialloblù si sarebbero portati a quota 36 punti agganciando l’Altovicentino: «Dispiace molto soprattutto perché potevamo raggiungere la seconda posizione», conclude “Berta”, «è stato comunque un girone di andata positivo ma rimane l’amaro in bocca per il risultato di oggi. Adesso bisogna archiviare velocemente questa prestazione e pensare già al prossimo match in trasferta contro il Montebelluna il 4 gennaio. Abbiamo pochi giorni di sosta e pensare che nemmeno la serie A gioca subito. Una scelta che proprio non capisco».
Ore 16.00 – (Corriere delle Alpi) Sconfitta inaspettata. Il Belluno si arrende di misura al Polisportivo contro l’Union Pro e perde, oltre all’imbattibilità casalinga, anche l’occasione per agganciare l’Altovicentino in seconda posizione. Il gol vittoria per gli ospiti è firmato da Casarotto, che al 13’ ha approfittato della libertà concessagli da Merli Sala e compagni e da fuori area ha freddato Solagna sul secondo palo. La reazione del Belluno non è mancata, ma è stata meno brillante e precisa del solito complice un avversario arcigno e un terreno in brutte condizioni. Nel secondo tempo, i gialloblù possono recriminare per un gol annullato allo stesso Merli Sala per sospetto fuorigioco e un rigore, chiaro come il sole che ha scaldato il Polisportivo, per un intervento su Bertagno. Due episodi, che avrebbero cambiato non poco il match. Vecchiato lascia in panchina Duravia, che non è al meglio della condizione per un problema muscolare e schiera nel tridente offensivo Mosca insieme a Corbanese e D’Incà. A metà campo Bertagno va in cabina di regia supportato Miniati e Masoch. In difesa a destra c’è Giovanni Pescosta mentre a sinistra torna titolare Pellicanò, rimasto in panchina nel derby. Al centro Merli Sala e Sommacal non si discutono, oltre ad essere gli unici centrali di ruolo. In porta è confermato Solagna. È un Belluno di bellunesi. Dall’altra parte, mister Feltrin deve rinunciare allo squalificato Serena e fa accomodare in panchina Rossi, reduce da problemi fisici. Il neo acquisto Cattelan, invece, è in lista e si accomoda tra le riserve. Il tecnico biancoblù schiera un 4-2-3-1 con Comin, capocannoniere della squadra con quattro gol, unica punta sostenuto dal trio Nobile, Casarotto e Saitta. Il Belluno comincia a spingere e Miniati nei primi minuti sfiora il vantaggio ma viene fermato in scivolata da Alvise Nobile che salva la situazione. L’avvio del match è tutto del Belluno che però al 13’ va sotto: Furlan fa fuori due avversari e serve sulla trequarti Casarotto che avanza indisturbato e al limite dell’area calcia sul secondo palo beffando Solagna. Il Belluno subisce il colpo ma prova a reagire e al 24’ la ditta Masoch-D’Incà entra in area con un bell’uno-due ma la conclusione al volo del numero dieci gialloblù è bloccata in due tempi da Noè. Alla mezzora la squadra di Vecchiato si porta ancora in avanti, Bertagno pennella in mezzo all’area per la testa di Sommacal ma il numero uno ospite devia in angolo con la punta delle dita. Nel finale della prima frazione è Mosca a provarci su punizione ma il mancino del terzino agordino fa la barba al palo e finisce sul fondo e poco dopo Masoch sfiora la traversa con un tiro da fuori area. Si va a riposo sullo 0-1 con un Belluno che gioca ma appare troppo morbido mentre l’Union Pro sfrutta bene le ripartenze. Nel secondo tempo mister Vecchiato al 51’ richiama Sommacal e butta nella mischia Duravia spostando Pellicanò al centro della difesa e facendo arretrare Mosca sulla sinistra. Proprio dalla punizione calciata dal centrocampista di Montebelluna Merli Sala tocca in rete ma l’arbitro annulla. Feltrin risponde inserendo il centrale difensivo Trevisiol costruendo una linea arretrata a cinque uomini e togliendo Comin. Al 60’ il Belluno batte una punizione e va alla conclusione su schema di Bertagno che tira all’interno dell’area ma viene travolto da un avversario ma per l’arbitro è tutto regolare. Al 78’ Duravia prova a pennellare in mezzo per la testa di Corbanese che impatta alto. Il Belluno ci prova, ma non sfonda
Ore 15.40 – (Giornale di Vicenza) Il Bassano lassù, ma per la famiglia Rosso non è stato esattamente un week-end di quelli da consegnare in memoria: sabato l´intervento chirurgico al presidente Stefano che in un infortunio di gioco si è fratturato la tibia e lesionato i legamenti di una caviglia, ieri mattina nella tradizionale partitella domenicale di Renzo, un brutto colpo rimediato a un ginocchio. «Fatico a camminare, il ginocchio è gonfio e mi fa male. Si vede che era destino che questo fine settimana andasse così…» sospira Mr. Diesel. Che poi davanti al Bassano ritrova il sorriso. «È stata una sofferenza – riconosce – ma ce l´abbiamo fatta e chiudiamo alla grande un anno meraviglioso». Un consuntivo di segno ampiamente positivo che traccia anche Tonino Asta radioso in sala stampa. «Ragazzi, ma vi rendete conto? 36 punti quando manca ancora una giornata al termine dell´andata – stropiccia gli occhi il tecnico – è un bottino assolutamente impensabile in estate per chi come noi puntava alla salvezza. Non posso che applaudire i miei giocatori, hanno compiuto qualcosa di straordinario, è un premio alla società, ai tifosi e alla città. Per un tempo abbondante abbiamo comandato la gara, poi era fatale che su un episodio il Monza rientrasse in gioco, semmai mi è bruciato il finale: l´incomprensione tra Cattaneo e Tonon ha vanificato il 3-1 della sicurezza e allo scadere a momenti Massoni non ci castiga nell´unica chance reale degli avversari». Pensa già al mercato il timoniere virtussino. «Con la proprietà e col direttore Seeber non ne abbiamo ancora parlato e lo faremo nei prossimi giorni – ammette Asta – tuttavia credo che questa formazione per essere consolidata numericamente abbia bisogno di almeno due o tre innesti affidabili e di pronto uso. Anche stavolta avevamo tre pedine squalificate e una infortunata e abbiamo dovuto ricorrere a un giovanotto della Berretti, ritengo corretto intervenire». A proposito di ammaccati: Giacomo Cenetti uscito in barella per un fallaccio proditorio di Zigoni ha rimediato una distorsione della caviglia e un leggero trauma distorsivo del ginocchio. Oggi gli accertamenti clinici restituiranno un quadro più preciso, ma nonostante la pausa è in fortissimo dubbio per la ripresa del 6 gennaio a Salò. E da stamane truppa in vacanza per il break natalizio sino a sabato 27 quando è fissata l´adunata e la convocazione al lavoro. Però ora ferie strameritate.
Ore 15.30 – (Giornale di Vicenza) Natale in vetta. Il cinepanettone giallorosso è un mezzo kolossal: fiocinato il Monza, di nuovo cima solitaria e vai coi cin cin senza attendere San Silvestro. Ma riavvolgiamo il film della partita. Pronti via e dopo 48 secondi di cronometro il Bassano ha già il nasino avanti: ripartenza tranciante sull´asse Iocolano-Furlan-Iocolano, un contropiede vecchio stampo che fa a fette la difesa meno battuta del torneo che nella circostanza non ci capisce un fico secco. Morale, Ioco scarica a Pietribiasi che non si fa pregare e fulmina sul palo opposto Viotti per l´1-0 e corre a festeggiare col berretto di Babbo Natale. Uno a zero all´alba del match, molto meglio di un cazzotto in faccia. Il Monza resta stordito e vagamente groggy, infatti non combina un accidenti di nulla, salvo un paio di tiracci dalla lunga che non portano a nulla. E anzi Bassano ricama futbol bailado quando ha spazio e tempo per innescare i suoi creativi che si accendono come luminarie. Così alla mezz´ora l´incornata di Pietribiasi è alta sopra l´asta e al 32´ di zucca perentoria va anche la crapa pelata dello scultoreo Bizzotto e l´esito è identico: traversa solo lambita. Sono le prove generali e il preludio al raddoppio che matura al minuto 36: Cenetti sciabola per Cattaneo, lo scattista lariano fugge per praterie e scodella in mezzo laddove sale sulla coincidenza giusta Iocolano che con una mezza sforbiciata e di piattone imbuca il bis nell´angolo stecchendo Viotti. Monza appare come il presepe natalizio, pieno di belle statuine, ma in realtà sono i ritmi e le accelerazioni impressionanti dei virtussini a far sembrare i brianzoli ardimentosi come una fila di ottuagenari all´ufficio postale. Eppure dopo il thè caldo, il Soccer Team è ugualmente arrembante e torrenziale: corre l´ottavo minuto, Iocolano corre più di lui e in serpentina si beve il controllore diretto, la mette in mezzo, un difensore spazza, ma sul cuoio si scaravanta Semenzato che ammolla una lecca terrificante destinata nel sacco se non fosse che incoccia in uno stinco che la sporca in angolo. Gli astiani gestiscono e governano di conserva finchè al 29´ non accade l´episodio che muta copione alla sfida: Zanella abbatte Vita in area, il rigore è francamente indiscutibile e dal dischetto lo stesso Vita spiazza Rossi. Il quale per la rabbia fa per calciare via la sfera proprio mentre Vita va per recuperarla per guadagnare istanti preziosi. I due involontariamente vengono a contatto e Vita rovina al suolo. Il secondo assistente Scarica richiama l´attenzione dell´arbitro, ci si immagina un possibile provvedimento verso il portiere e invece a sorpresa compare un rosso ai danni del fantasista lombardo, reo secondo il guardalinee di avere scalciato il guardiano Virtus. Immaginatevi la furia biancorossa. Che si materializza infatti nella maniera più sbagliata: Zigoni di frustrazione entra scomposto sulla caviglia di Cenetti e lo manda fuori in barella, la gara si incendia pericolosamente e Bassano ha il torto di non tesaurizzare l´uomo in più fallendo colpevolmente e riprovevolmente il castagnone del ko. Sicchè prima Viotti si allunga sulla sassata di Davì (40´) quindi mura una bordata di potenza di Maistrello (42´) e infine profitta del malinteso tra Tonon e Cattaneo al 92´ (segna il centrocampista in offside senza servire l´aletta) che poteva costare un patrimonio alla capolista. Difatti all´ultimo tuffo Massoni calcia accarezzando il palo. Avesse segnato, il povero Tonon sarebbe stato rincorso da Asta con la roncola per il campo sino a stamane, a dispetto del nebbione. Ma è Natale e siamo tutti più buoni.
Ore 15.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Nell’ultima partita dell’anno, prima della sosta natalizia, la Clodiense ha trovato sotto l’albero un prezioso e scoppiettante pareggio contro la vice capoclassifica Altovicentino. Probabilmente tutti gli attori della partita (arbitro compreso) hanno sentito più del dovuto il clima natalizio regalando un straripante punteggio (4-4), una sfilza di cartellini gialli e ben tre espulsioni, per somma di ammonizioni. «Una partita che mi ha entusiasmato e fatto capire che la mia è una vera squadra, un gruppo di ragazzi che sanno soffrire e giocare per l’interesse comune – sono state le parole a fine gara del tecnico lagunare Andrea Pagan. Nonostante l’inferiorità numerica in campo e il fatto di essere sotto di due gol – continua Pagan – non ci siamo rassegnati e con grande grinta e cuore siamo riusciti a portare in porto una partita molto importante». Manca una partita al giro di boa (alla ripresa del campionato la Clodiense sarà impegnata con il Kras Repen), ma 25 punti sono un bel bottino per una squadra giovane e molto rivoluzionata rispetto alla scorsa stagione. «Intanto vogliamo girare a quota 28 e se posso dare un voto a questa prima parte di stagione darei un bell’otto – conclude Pagan – La squadra è cresciuta molto perché composta da ragazzi di grande carattere ed umiltà». Anche il presidente Ivano Boscolo Bielo concorda con le valutazioni del tecnico. «Contro l’Altovicentino ho visto una squadra generosa, di grande cuore. Non era stato facile rimediare una partita del genere. Confermo le valutazioni positive del nostro mister perché siamo di fronte a una squadra giovane, che può commettere errori ma che sa soffrire e lottare insieme. Ci manca un po’ di esperienza, di malizia, di mestiere ma è una cosa normale». Il presidente, visibilmente soddisfatto, mostra con orgoglio sul suo cellulare alcune foto scattate la scorsa settimana sul terreno di Ca’ Lino, intriso d’acqua, con i giocatori muniti di badile e carriola per sistemare il terreno di gioco. «Questo vuol dire che i ragazzi sono contenti di questo gruppo, sono disposti a lavorare e al sacrificio». Particolarmente soddisfatto il patron lagunare anche per il successo della sua iniziativa, il regalo della sciarpa ai propri tifosi. Iniziativa presentata giovedì scorso in occasione degli auguri natalizi da parte dell’assessore allo Sport Narciso Girotto. Lo stesso Girotto ha annunciato l’avvio dei lavori di manutenzione del vetusto stadio Ballarin. Lavori che erano stati programmati lo scorso settembre ma che non era stato possibile avviare per problemi di stabilità economica.
Ore 15.00 – (La Nuova Venezia) La Clodiense ha chiuso il 2014 con i botti dello scoppiettante 4-4 di sabato contro la vice capolista Altovicentino. Un pareggio che fotografa nel migliore dei modi lo spirito di una squadra che, anche di fronte alle avversità ed al cospetto di un avversario di grande lignaggio, non si scompone, raduna le forze e riparte alla carica. Come successo sabato quando all’intervallo la squadra di Andrea Pagan stava sotto per 3-1 e tutto lasciava pensare ad un brutto pomeriggio. Invece, nella ripresa, tutto è cambiato, compresa la faccia di una partita che i lagunari hanno meritatamente pareggiato esaltando gli sportivi presenti cui la società ha regalato una sciarpa granata. Chiaro che, se gli attacchi hanno avuto nelle realizzazioni una media straordinaria, le difese sembravano con la testa già proiettata a panettoni e pandori. «È logico – ha sottolineato il tecnico Andrea Pagan – che se una partita finisce 4-4 ci sono stati degli errori, tuttavia voglio mettere in evidenza i pregi della mia squadra che ha fatto quattro gol alla vicecapolista che aveva la miglior difesa del girone. Ma ciò che mi soddisfa di più è che questa Clodiense ha una sua organizzazione di gioco ben precisa, mentre loro, mi dispiace dirlo, puntavano molto sulla improvvisazione». 25 punti con una gara ancora da giocare nel girone d’andata (si riprende il 4 gennaio sul campo del Kras Repen) sono una bella dote per il ritorno. «È lo spirito di questa squadra che mi inorgoglisce. Guardate – dice Andrea Pagan mentre il presidente Ivano Bielo mostra alcune foto sul telefonino – l’altro giorno il campo di Ca’ Lino era praticamente impraticabile per la pioggia. I ragazzi si sono armati di palette sistemando il campo con cariole di sabbia perchè volevano allenarsi ad ogni costo. Questo è un grande gruppo ed ero sicuro che, nonostante il 3-1 per loro nel primo tempo, avremmo portato a casa qualcosa di positivo. Volevamo anche vincerla, però dopo aver rischiato di perderla abbiamo deciso di non rischiare nei minuti finali. Francamente credo che 11 punti di differenza tra le due squadre in campo non si siano visti». Fine anno tempo di bilanci. «Credo che abbiamo i mezzi – continua l’allenatore granata – per stare nella parte medio alta della classifica perchè stiamo diventando sempre più forti. Il primo step però riguarda la quota salvezza che vogliano raggiungere al più presto, ricordandoci come lo scorso anno faticammo moltissimo nel girone di ritorno. Per adesso ci diamo un bell’otto con la chicca, per il prestigio, del pareggio con il Padova che, a mio avviso, vincerà il campionato». Si unisce al coro anche il presidente Ivano Bielo. «Questa squadra mi piace da morire, gioca un calcio che mi entusiasma. Fossimo un po’ più smaliziati si potrebbe anche sognare. Comunque passiamo un buon Natale e colgo l’occasione per fare gli auguri a tutti».
Ore 14.40 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Il magnifico 2014 dell’Union Ripa Fenadora si è chiuso con la sconfitta in diretta Rai contro il Padova, capolista di serie D. Uno stop preventivabile e che non cancella l’ottima annata dei neroverdi, che hanno chiuso l’anno solare con 57 punti all’attivo. Meglio di diverse squadre di serie A. «Sicuramente il nostro anno si merita un voto molto alto – racconta il presidente Nicola Giusti – e non dobbiamo dimenticarci da dove veniamo e il fatto che siamo pur sempre una neofita della serie D. Adesso l’obiettivo per il 2015, per la prima parte dell’anno, è quella di consolidarci in questa categoria. Poi dobbiamo migliorare il settore giovanile, e per questo ci vorrà ancora qualche anno prima di crescere in casa dei ragazzi adatti per la serie D e non dover andare a pescarli anche fuori provincia. Infine, dobbiamo continuare a puntare sui bellunesi. Già oggi l’ossatura della nostra squadra è la stessa dell’Eccellenza ed è fatta prevalentemente da giovani locali, dobbiamo continuare su questa strada, anche da un punto di vista economico». Nelle ultime due settimane l’Union ha affrontato il Mezzocorona, i quarti di Coppa Italia, il derby con il Belluno e il Padova, ottenendo tre sconfitte e un pareggio. Sarebbe stato meglio affrontare queste sfide importanti in un lasso di tempo più ampio? «No, non c’è alcun rammarico da questo punto di vista. La partita più importante era il derby, che abbiamo preparato in tre giorni, raccogliendo un pareggio. La sfida con il Padova è stata preparata regolarmente, in una settimana, e ha comunque regalato delle emozioni indelebili. Se proprio vogliamo, l’unico rammarico è quello per la sconfitta con il Mezzocorona, ma una giornata storta nell’arco di una stagione ci sta». A giugno, scadrà il mandato presidenziale, ma Giusti continua a lavorare anche per il futuro vero? «Se tutto va bene in primavera giocheremo qualche partita a Rasai, dove in queste settimane stanno partendo i lavori al manto erboso. E con la prossima stagione, torneremo a Seren per la maggior parte delle partite. La mia opinione personale è che non giocheremo più un derby al Boscherai, per esempio, perché dobbiamo dare una serie di servizi ai tifosi, nostri e avversari che purtroppo a Pedavena oggi non sono possibili».
Ore 14.30 – (Corriere delle Alpi) Parteli non ha paura, il direttore sportivo del Ripa Fenadora lo dice chiaramente. «Siamo contenti e soddisfatti di tutto lo staff tecnico, ma soprattutto dell’allenatore, che non ha paura di valorizzare i giocatori e di cercare di tirare fuori il meglio da loro», evidenzia Alberto Faoro dopo la partita col Padova che, nonostante la sconfitta, ha visto uscire a testa alta i neroverdi, a chiusura di un anno solare da 57 punti. «Cosa possiamo chiedere di più per quelle che sono le dimensioni della nostra realtà? Questo 2014 ci lascia anche un allenatore molto bravo che ci dà fiducia e buoni presupposti per il futuro, sperando che non ce lo rubino presto, se non per una serie C. Avvisaglie non ce ne sono», puntualizza il diesse, «ma auguro a Parteli di arrivare presto tra i professionisti (ha anche il patentino dopo aver fatto il corso a Coverciano, ndr), però spero che ce lo possiamo tenere ancora un po’. Ha dimostrato una volta di più contro il Padova di poter variare modulo e impiegare giocatori dandogli fiducia, come nel caso di Slongo che era arrivato da tre giorni facendo giocare De Checchi a sinistra». 6 anni e qualche mese fa. Parte da qui il diesse dell’Union. «Per esprimere giudizi sulla partita col Padova bisogna tenere in considerazione dove eravamo noi sei anni fa (il Ripa Fenadora disputava la sua prima partita ufficiale, in trasferta a Santa Giustina per il primo turno della coppa Veneto di Prima categoria, ndr) e dov’erano loro. E poi avevamo di fronte una squadra con una rosa del tutto superiore alla categoria», dice Alberto Faoro, «è stata una bella giornata a livello di emozioni e di soddisfazione per quanto fatto in questi anni. Non sono contento per la sconfitta, ma abbiamo fatto vedere anche cose buone. Abbiamo preso tre reti su errori nostri; potendo cambiare qualcosa, proverei a non aiutarli a fare gol. Per contro però mi tengo l’ottima reazione. Chiaro che è dura contro una squadra con qualità così alta, e che disputa una delle sue migliori partite dell’anno; ma non ci ha surclassato nel gioco». Percorso di crescita. «Abbiamo finito un dicembre super impegnativo, adesso abbiamo qualche giorno di riposo (fino a sabato, ndr) e poi ci rituffiamo sull’ultima di andata e ilritorno», aggiunge Faoro. Che rimarca: «Si chiude un 2014 in cui abbiamo fatto 57 punti. Anche contro il Padova avevamo in campo giocatori che sono con noi dall’Eccellenza. Anche loro hanno un percorso di crescita. Non dimentichiamo mai da dove siamo partiti». Sotto l’albero. «Per noi è un buonissimo Natale, a cui arriviamo con 26 punti», prosegue Faoro, che sotto l’albero vorrebbe trovare come regalo «un 2015 uguale, anche se siamo di natura ambiziosi e punteremo a fare meglio. Abbiamo detto ai ragazzi di passare un Natale sereno, di staccare la spina e ricaricarsi per tornare con entusiasmo».
Ore 14.10 – (Gazzettino) Un gol su rigore di Cacurio al fotofinish consente al Thermal Abano Teolo di agguantare il pareggio sul campo dell’Imolese, che era passata in vantaggio nel primo tempo con Kyeremateng. Romagnoli in dieci dal 33′ della prima frazione per l’espulsione di Dall’Osso su Cacurio lanciato a rete. I bianconeri fanno così un altro passettino avanti toccando quota 18 punti in classifica, anche se sono sempre invischiati nella lotta per la salvezza. Si tratta del terzo pareggio consecutivo (sempre per 1-1 dopo quelli con Delta Porto Tolle e Formigine) in altrettante gare con Andrea Vezzù in panchina, che al termine della gara ha annunciato di lasciare la guida tecnica. «Io e il preparatore dei portieri Turetta siamo legati a Bisioli e con questa partita lasciamo. Abbiamo accompagnato i ragazzi fino alla sosta, e la società avrà modo di fare le sue valutazioni. Faccio un grande in bocca al lupo alla squadra». Al riguardo il presidente Pierluigi Maistrello dice: «Inizieremo a fare alcune valutazioni, ma nulla vieta che si possa continuare con Vezzù». Non resta che attendere gli sviluppi. Per la panchina nei giorni scorsi erano stati sondati Gabrieli e Vittadello. Tornando alla gara, Thermal in avvio con il 4-3-3. Vitagliano è regolarmente in campo anche se non al top (scontro in allenamento venerdì con Cacurio), davanti Pitasi nel ruolo di centravanti è spalleggiato da Franciosi e Cacurio. Parte forte l’Imolese con Merlano che si oppone in angolo su Kyeremateng, poi con il passare dei minuti la squadra inizia lentamente a prendere le misure. Anche se su un’ingenuità in difesa incassa il momentaneo vantaggio dei romagnoli firmato da Kyeremateng. Pochi minuti più tardi Dall’Osso lascia i suoi in inferiorità (fallo su Cacurio) e il tempo si chiude con Merlano che fa buona guardia sul rasoterra di Tonelli. Nella seconda frazione i padovani prendono in mano l’iniziativa sfruttando la superiorità numerica, senza tuttavia trovare la via del gol. Con l’ingresso di Lucon la squadra passa a uno spregiudicato 3-3-4 tentando il tutto per tutto, e nel giro di un minuto prima Cacurio e poi Lucon impegnano il portiere. Quando la sconfitta sembra materializzarsi, ecco l’episodio che frutta il pareggio. Franciosi viene atterrato in area, e l’arbitro assegna il penalty. Dal dischetto calcia Cacurio che realizza. «L’unico rammarico è che se riuscivamo a trovare prima il pareggio si poteva anche vincere – afferma Vezzù – Peccato, la vittoria sarebbe stata un bel regalo di Natale, anche se va detto che abbiamo sofferto con una squadra attrezzata». Il prossimo appuntamento è domenica 4 gennaio 2015 (ultima giornata di andata) e allo stadio delle Terme arriva la Correggese, che ieri ha sconfitto 4-2 il Rimini accorciando a una lunghezza il distacco dalla capolista.
Ore 14.00 – (Mattino di Padova) C’è tanto rammarico nelle parole di Damiano Longhi al termine dell’incontro. «Abbiamo dominato», rileva l’allenatore del San Paolo. «È stata una partita molto simile a quella di domenica scorsa. In entrambe abbiamo avuto tanto possesso palla, ma c’è stata grande difficoltà nelle conclusioni e di conseguenza è mancato il gol per pareggiare qui, mentre una settimana fa era mancato per vincere. La squadra sotto il profilo della mentalità c’è, ma deve migliorare: abbiamo affrontato una buona compagine, eppure siamo stati superiori. Siamo consci che per far bene dobbiamo crescere molto, soprattutto essere più “cattivi” nello sfruttare meglio le occasioni. La classifica? Attualmente è bugiarda, ci sono tre squadre di un altro pianeta, le altre sono allo stesso livello».
Ore 13.50 – (Gazzettino) Il San Paolo fa la partita, ma non trova la via del gol e viene condannato dal sigillo di Forte. Un boccone amaro da digerire per i sanpaolini che vedono arrestarsi la serie positiva (una vittoria e due pareggi) e anche la risalita in classifica che recita penultimo posto con il Fidenza a 15 punti quando manca una partita al giro di boa del campionato. E nell’occasione sarà derby con l’Abano all’Euganeo, posticipato al 6 gennaio 2015. È un San Paolo all’insegna della linea verde quello che schiera Longhi, tanto che nell’undici iniziale ci sono sei giovani (due in più rispetti a quelli previsti da regolamento): tra questi anche il debuttante Zurlo, arrivato da pochi giorni. Il primo tempo scivola via senza sussulti, con i padovani che tengono il campo senza affanni. Così qualche istante prima della mezz’ora il vantaggio di casa arriva un po’ a sorpresa: sugli sviluppi di un cross da destra Forte può impattare solo di testa e per Rosiglioni non c’è possibilità di replica. Il San Paolo prova a portare insidie dalle parti di Foiera nei minuti finali della prima frazione. Inizialmente ci prova Zurlo con un colpo di testa sugli sviluppi di un fallo laterale), quindi dopo una punizione ribattuta è Sambugaro a colpire la sfera di prima intenzione, ma la mira è leggermente alta. In avvio di secondo tempo i romagnoli fanno entrare Bianchini per Camarà, e si dispongono con il 4-4-2. Il San Paolo continua con il suo assetto, anche se dopo dieci minuti Longhi opera il primo cambio inserendo la punta Mascolo al posto di Zurlo. Ed è proprio il neoentrato a provare subito la conclusione con una rovesciata, sulla quale fa buona guardia il portiere. Il San Paolo prova in tutti i modi ad acciuffare almeno il pareggio, e poco prima della mezzora c’è spazio anche per il giovanissimo Scala, classe 1997, al posto di Benucci, tra i sanpaolini migliori. Il Bellaria si affaccia solo una volta dalle parti di Rosiglioni con Forte (fuori di poco), poi il finale è tutto sanpaolino. E in tre circostanze la squadra sfiora il pareggio. Sambugaro mette di testa a lato di poco su invito di Bianchi; stesso esito per il tentativo in diagonale di Mascolo; in pieno recupero Bianchi prova a risolvere una mischia, ma Foiera non si fa superare. Così il tecnico Damiano Longhi al termine della partita: «Abbiamo subìto il gol sull’unica loro vera azione, per il resto abbiamo sempre tenuto il pallino del gioco e nella ripresa li abbiamo schiacciati nella loro metacampo dimostrando anche una crescita sul piano fisico. Davvero una grande partita, ma non riusciamo a finalizzare e sotto porta bisogna essere più cattivi. È un peccato, ma ai ragazzi non posso dire niente».
Ore 13.40 – (Mattino di Padova) Massimiliano De Mozzi si rialza nel migliore dei modi dopo due sconfitte consecutive: «Complimenti davvero ai miei giocatori, per tutto quello che hanno fatto fino ad ora e per come si sono comportati durante la partita. Purtroppo gli infortuni ci hanno impedito di avere una classifica migliore ma quando siamo al completo sappiamo come si gioca al calcio. Fa piacere allenare certi giocatori e vederli migliorare settimana dopo settimana». Vitaliano Bonuccelli alza le mani: «Tra squalifiche ed infortuni ho dovuto schierare gente con la febbre, non potevo chiedere di più. L’Abano è stato troppo forte e noi non eravamo proprio in condizione di affrontarli, arrivavano sempre prima sulla palla e ci hanno messo anche buona tecnica. Brutta trasferta, la sosta ci permetterà di ricaricare le batterie».
Ore 13.30 – (Gazzettino) Con un splendido poker l’Abano liquida la Fortis Juventus scavalcandola in classifica e mettendo sotto l’albero natalizio un regalo da tre punti griffato Bortolotto e Barichello, entrambi autori di una doppietta. Grazie alla più bella prestazione stagionale allo stadio delle Terme, i neroverdi rialzano la testa in campionato, dopo le ultime due sconfitte contro Bellaria e Virtus Castelfranco. Ottima prestazione corale degli aponensi; in evidenza anche i nuovi acquisti (Ianneo, Dall’Ara e Bruinier) schierati dal primo minuto. Sopra le righe le prestazioni di Enrico Bortolotto, autore di una doppietta e di tante belle giocate, e di Barichello, che nel finale segna due gol da attaccante navigato. De Mozzi, contro la formazione toscana, schiera un offensivo 3-4-3, che porta subito i risultati sperati. Infatti passano solo otto minuti e la Fortis, in palese difficoltà difensiva, è costretta a concedere un rigore per l’atterramento netto di Bortolotto da parte di Bolognesi. Dagli undici metri è lo stesso Bortolotto ad incaricarsi della trasformazione: rincorsa corta e palla alle spalle del portiere. Il gol galvanizza l’attaccante aponense, che in due occasioni sfiora il raddoppio. È l’Abano a fare la partita e ad assediare gli ospiti: al 20′ Ianneo conclude dal limite a fil di palo e due minuti dopo un tiro di Barichello viene parato da Bolognesi. Gli ospiti si vedono in avanti solo alla mezz’ora, con un colpo di testa di Cretella controllato da Murano. Ma sono i neroverdi ad essere sempre più pericolosi e al 36′ Bortolotto si inventa il raddoppio: dentro in area salta con classe due avversari e conclude trovando l’angolino alla destra del portiere. La ripresa inizia con ritmi elevati da ambo le parti, con i fiorentini più determinati in attacco, ma la difesa termale non corre mai grossi rischi. Anzi, è sempre l’Abano ad essere più incisivo, sfruttando i contropiedi. Nel finale sale in cattedra Barichello: prima si procura e trasforma un rigore (45′) e poi firma il 4-0 su azione di rimessa (47′). Raggiante il patron Gildo Rizzato al termine del match: «Non siamo il Padova, ma anche noi facciamo divertire il pubblico con questa squadra che sa giocare veramente bene il calcio». Soddisfatto anche il tecnico Massimiliano De Mozzi: «Complimenti ai ragazzi. È il giusto coronamento di quanto di buono fatto in quest’ultimo anno e mezzo».
Ore 13.20 – (Mattino di Padova) L’umore negli spogliatoi delle due squadre non può che essere agli antipodi: mani in tasca e passo nervoso per il tecnico dell’Este Gianluca Zattarin, sereno ma senza voce il collega del Romagna Centro Filippo Medri. «Non possiamo nasconderci, non abbiamo fatto bene», commenta Zattarin. «Siamo scesi in campo poco convinti, e abbiamo mostrato di non essere messi bene dal punto di vista fisico e mentale. In questa prima parte di stagione abbiamo spinto tanto, e ora paghiamo un po’ dazio. Spero che le vacanze permettano a tutti di rifiatare e ricaricare le pile. Ne abbiamo bisogno». Di tutt’altro avviso Medri. «Ci mancava una vittoria così», afferma l’ex difensore del Cesena. «Abbiamo battuto una squadra di vertice, nonostante infortuni e assenze importanti. Un plauso soprattutto a Scugugia, che a 44 anni ha giocato una partita sontuosa».
Ore 13.10 – (Gazzettino) Il peggiore Este della stagione ha la testa già al cenone di Natale e lascia il bottino pieno al Romagna Centro. Contro il fanalino di coda, che dall’inizio del campionato non aveva mai vinto in trasferta, la squadra di Zattarin mette in scena un match a tratti inguardabile. I giallorossi non corrono e se lofanno è a vuoto; sbagliano passaggi elementari e in alcune occasioni appaiono perfino svogliati. E soprattutto l’attacco stellare estense non riesce a battere una difesa che fin qui ha subìto 39 gol. Il Romagna apre e chiude le danze all’inizio e alla fine della gara: gli ospiti trovano il vantaggio già al 12′, quando Peluso si fa beffe della difesa di casa e pennella un cross morbido per Gavoci, che appostato in solitaria sul secondo palo fa secco Lorello di testa. La risposta giallorossa sta tutta in una bordata dalla distanza di Beghetto che costringe Semprini a deviare in corner. Alla mezz’ora l’Este reclama per un rigore non concesso dall’arbitro per un sandwich su Rubbo in piena area. Il direttore di gara fischia sì, ma per ammonire l’atestino. Allo scadere del primo tempo i padroni di casa si rendono pericolosi per due volte. Inizialmente ci prova Turea, che conclude un’azione di prima con un bel tiro che impegna ancora una volta Semprini. Subito dopo Rubbo batte l’estremo romagnolo con un pallonetto acrobatico, che però esce di un soffio. La ripresa si apre con l’Este in avanti e con Beghetto che continua a impegnare il portiere avversario, questa volta con un colpo di testa ravvicinato. Zattarin, vista la situazione, decide di cambiare le carte in tavola e mette in campo una formazione super offensiva: la variazione dà subito i suoi frutti e l’undici di Medri finisce all’angolo. Il solito Beghetto sfiora il gol con una bordata dal limite, ma il portiere sventa ancora una volta. Al 21′ è il turno di Rubbo, ma Semprini dice ancora di no. Al 32′ il tentativo dalla distanza di Piva sembra diretto nell’angolino e il portiere ci mette ancora una volta una pezza. A pochi minuti dal termine arriva il secondo episodio dubbio: Scugugia abbatte Bernardelle a un metro dalla linea di porta, ma il direttore di gara fa cenno di proseguire. I locali a questo punto abbandonano ogni speranza e il Romagna raddoppia: Ridolfi parte in solitaria e batte l’incolpevole Lorello.
Ore 12.50 – Qui Appiani: termina l’allenamento.
Ore 12.30 – Qui Appiani: intenso lavoro atletico finale.
Ore 12.10 – Qui Appiani: partitella in corso. Lavoro a parte per Nichele e Zubin, che corrono lungo il perimetro del campo.
Ore 11.50 – Qui Appiani: tra gli assenti odierni Petkovic, Ferretti, Mattin, Petrilli ed Aperi, già tornati a casa per le vacanze natalizie. In prova un giovane portiere brasiliano.
Ore 11.30 – Qui Appiani: Biancoscudati in campo per l’allenamento.
Ore 11.10 – (Giornale di Vicenza) Alla ricerca dei primati perduti. C´era una volta un Altovicentino miglior attacco e poi trasformatosi in capolista e miglior difesa del girone nella sfida contro il Belluno. Da allora, era il 30 novembre, Di Girolamo e compagni hanno vissuto un dicembre da paura, perdendo il primato in classifica ed il titolo di difesa meno perforata con le sconfitte nel derby contro l´Arzichiampo e in casa con il Giorgione – costate la panchina ad Enrico Cunico – ed il pareggio diciamo così pirotecnico a Chioggia. Un 4 a 4, quest´ultimo, che ha tolto dalla sfida contro Padova Rosario Di Girolamo, espulso assieme a Brandi nella sfida contro i clodiensi, rendendo così le certezze difensive dei vicentini ancora più flebili. Inutile dire che bisognerà andare sul mercato, ma soprattutto che questa squadra ha bisogno come il pane di un tecnico di polso. Di categoria superiore. Non ce ne voglia Loris Bodo, ma le troppe facce mostrate nell´ultima sfida del 2014 dalla squadra mandata da lui in campo – un pazzo sudoku di 0-1, 1-3, 3-3, 3-4 fino al pari finale – rendono innanzitutto necessario l´ingaggio di un tecnico di esperienza. Gambino, Marrazzo, Peluso, Cozzolino e Roveretto, gente a cui la serie D sta strettissima, da soli non bastano. C´è bisogno di un sistema di gioco che non tenga solo conto di nomi e caratteristiche ma soprattutto di storie e mentalità calcistiche differenti. In questi giorni i cellulari del patron Rino Dalle Rive sono diventati incandescenti, tra nomi che si propongono da soli, agenti pronti a sistemare un loro assistito, desideri inconfessati. C´è stato di tutto, dal presunto no di Ezio Glerean, all´infatuazione per il ct della Nazionale Under 17 Bruno Tedino, fino alle suggestive candidature, anch´esse presunte, di ex giocatori del Vicenza oggi allenatori di sostanza. Ad esempio Daniele Fortunato, reduce da una esperienza al Beira Mar in Portogallo, e con un pedigree di tutto rispetto. In verità il presidente avrebbe voluto congelare voci, sogni e soprattutto trattative a dopo Natale, nella speranza che Bodo, molto stimato sotto l´aspetto umano e professionale, facesse il miracolo di una squadra ritrovata. Invece il sabato nella cittadina portuale ciosota ha finito con l´accelerare la necessità della ricerca. Con tanti saluti al clima natalizio. La domanda allora è banale: chi arriverà? Non è detto che già da oggi le idee non siano più chiare. Dal pari in poi nessuno ha più parlato con la stampa, neppure Dalle Rive che ieri ha tenuto spenti tutti i telefoni. La delusione è tanta ma conoscendo il personaggio è lecito attendersi nuovi colpi. Anche di mercato. La finestra degli svincolati, del resto, come ogni anno gode di un´ampia vista panoramica. Giovedì, al termine della festa dell´orgoglio altovicentino in quel di Valdagno, aveva annunciato due giovani arrivi, un difensore ´95 dal Novara ed un centrocampista dal Lumezzane. Basteranno? Anche qui la domanda sembra pleonastica. Un po´ perchè in difesa, senza pure Benedetti, che ha risolto il contratto, se non è emergenza poco ci manca – ed il Padova di Zubin incombe – un po´ perché anche nel mezzo la coperta sembra essersi fatta corta, con Cortesi, Dal Dosso, Brancato e Pozza che sembrano francamente pochi per i sogni di gloria dell´ambiente e pure per una stagione lunga come questa. Forse è meglio trattenere anche Pignat, almeno fino a giugno, il Carpi, del resto, può attendere lì in alto. In ogni caso fino a gennaio facile ipotizzare un Fabio Graziani in viaggio per tutta Italia. Perchè, almeno in questo caso, i sogni non finiscano all´alba del nuovo anno. L´Altovicentino chiude l´anno 2014 al secondo posto a 36 punti, cinque in meno dei Biancoscudati Padova, con cui Peluso e compagni sono andati a braccetto fino a poche settimane fa.
Ore 10.50 – (Gazzettino) Da giovane invece era nel vivaio della Sampdoria. «Sono tifoso della Samp, ma non in maniera esagerata. Mi fa piacere se vince». Curiosità: il soprannome Savio? «Mio nonno e mio padre sono napoletani e mi hanno voluto chiamare Salvatore, ma a mia madre non piaceva e mi ha chiamato sempre Savio. Tutti mi chiamano così e mi piace, se qualcuno mi chiama Salvatore non mi giro neanche». Il suo contratto con il Padova è fino al termine della stagione. «Cercherò di dare il massimo, poi vediamo come vanno le cose. Di sicuro sarei davvero onorato di giocare con i biancoscudati anche in Lega Pro». Sabato è uscito nella ripresa, poteva restare in campo qualche minuto in più? «Con la Lavagnese ero abituato a giocare sul sintetico, correre su un campo in erba è più faticoso. Ho sofferto un po’ i crampi, mi devo abituare». Un attaccante che ammira? «Mi è sempre piaciuto Ronaldo, il “fenomeno”, anche se io ho altre caratteristiche. Tecnicamente è stato un giocatore mostruoso, mi ha sempre impressionato».
Ore 10.40 – (Gazzettino) «Davanti siamo tutti ottimi attaccanti, ma non c’è alcun problema: giocare o andare in panchina poco importa, conta vincere tutti insieme il campionato». Che impressione le ha fatto Parlato? «Ci tiene un sacco, guarda ogni singolo particolare e cerca di non sbagliare niente, che è fondamentale per vincere». Alla Lavagnese è rinato (16 gol da gennaio 2014) dopo un lungo calvario. «Sì, ero rimasto fermo quasi tre anni per un infortunio al ginocchio: rottura del crociato nella partita d’esordio con il Savona in Lega Pro, dieci minuti dopo avere segnato un gol. Dopo il primo intervento e la riabilitazione di sei mesi sentivo ancora delle fitte al ginocchio, mi dicevano che era normale e che c’era da soffrire, ma non riuscivo a giocare. E così ho dovuto sottopormi a un altro intervento e a un’altra lunga riabilitazione, ma mi dava sempre problemi. Fino a quando ho fatto un terzo intervento, questa volta di pulizia. Oggi per fortuna sto abbastanza bene». Prima di Savona, anche cinque anni all’estero con gli svizzeri dello Schaffhausen (serie B) e i tedeschi del Carl Zeiss Jena e del Germania Windeck (seri C). «Un’esperienza tosta perché non conoscevo la lingua, ma molto bella, che mi ha formato come calciatore e come uomo».
Ore 10.30 – (Gazzettino) Soggiorna all’hotel Europa in attesa di trovare casa, la via del gol invece l’ha trovata al primo colpo. Una doppietta da favola nella vittoria con l’Union Ripa La Fenadora che ha già fatto entrare Salvatore “Savio” Amirante nel cuore dei tifosi. «È un sogno, meglio di così non poteva andare – esordisce l’interessato – Ho cercato di dare il massimo e avendo alle spalle giocatori come Cunico, Ilari e Petrilli sapevo che la palla prima o poi arrivava. Dovevo sfruttarla e l’ho fatto. Familiari, fidanzata e amici a Genova mi hanno visto in televisione, erano più emozionati di me. Anche i miei ex compagni della Lavagnese hanno guardato la partita ed erano contenti». Il suo ambientamento con il Padova è stato più veloce di un lampo. «I compagni mi hanno aiutato, c’è un gruppo bello, solido e forte nel quale tutti remano per lo stesso obiettivo». Che effetto le ha fatto l’Euganeo? «Una bella bolgia. Mi hanno stupito i tifosi, si vede che è una piazza da altre categorie». Nel reparto avanzato ci siete lei, Ferretti e Zubin, senza dimenticare il giovane Pittarello. La concorrenza non manca. «Sono tutti ragazzi bravissimi, erano contenti anche loro per la mia doppietta. È giusto che ci sia concorrenza, per vincere un campionato ci vogliono venti giocatori forti».
Ore 10.10 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Gente seria e la forza dei numeri”) «In questi pochi mesi c’è già tanto da ricordare, e non solo per i risultati sportivi ottenuti, ma per quanto è successo dentro e fuori dal campo. Umiltà e semplicità sono oggi “fuori moda”, ma sono per noi la base per costruire un ambiente sano, in cui riconoscersi e di cui far parte». A queste latitudini abbiamo vissuto stagioni di – passateci la forzatura – “drogaggio sportivo”, convinti com’eravamo che il patron della Unicomm fosse l’uomo della provvidenza. Lui ci metteva i soldi – quanti ne ha sperperati, incaponendosi in scelte sbagliate – e ciò bastava ed avanzava per tollerare anche i palesi errori di strategìa. Alla fine ci ha aggiunto la “perla” della cessione della società ad un bresciano, bravo (si fa per dire…) a prendere in giro tutti e a provare, in modo maldestro, a guadagnarci sopra. Si è ritrovato così oggetto di scherno di un intero stadio, additato alla pubblica opinione come tra i peggiori presidenti della storia del Biancoscudo. Tutto sorride adesso, dopo aver toccato il fondo ed esserci liberati di questi personaggi, che hanno tradito la passione di migliaia di persone. Ecco perché è giusto adesso applaudire chi sa fare le cose seriamente, con il giusto approccio, allontanando da sè la tentazione dei proclami. Serietà e concretezza, appunto, anche se la strada per il ritorno nel professionismo è ancora lunga. Ma queste sono le basi che chiedevamo per condividere un progetto credibile. I cui effetti sono incontestabili.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Gente seria e la forza dei numeri”) Poche ore dopo aver conquistato il tredicesimo successo in campionato (su 16 partite), il Padova si cuce sul petto una stella al merito che dà ancor più lustro al suo primato solitario, con un vantaggio di 5 punti sulla seconda in classifica: è la squadra che ha messo insieme più punti di tutti, nessuna è riuscita a fare meglio, neppure quelle che hanno disputato sin qui due gare in più, perché inserite in gironi a 20 invece che a 18. La forza dei numeri è tale e tanta da giustificare l’orgoglio e la soddisfazione a tutto tondo di una proprietà fatta di gente di casa nostra, che parla e pensa, in chiave calcistica, all’unisono con una piazza giustamente ambiziosa, ma vogliosa di esserci e di dare il proprio contributo alla causa del ritorno sui palcoscenici che si merita. L’abbiamo detto, e non finiremo mai di ripeterlo: ci volevano i padovani per ridare entusiasmo e fiducia all’ambiente, dopo gli scempi compiuti dalla coppia Penocchio-Cestaro, capaci di spolpare l’osso sino al punto di lasciarsi alle spalle solo una voragine di debiti. Padovani seri, non gente che vende fumo, e il cui pensiero è eloquentemente sintetizzato dalle parole del presidente Giuseppe Bergamin, che sul magazine ufficiale della società (costituita a luglio e non… anni fa), distribuito sabato allo stadio, scrive così: «Biancoscudati Padova è un piccolo grande progetto, umile e ambizioso allo stesso tempo. Siamo partiti da una delusione (ormai dimenticata o da dimenticare) da cui è nata un’orgogliosa voglia di rinascita del popolo padovano attaccato ai suoi colori e alla sua storia: una maglia che è la sua seconda pelle».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) «Sono stati tre anni pesantissimi, in cui il calcio mi è mancato molto, e devo dire grazie alla mia famiglia e alla mia fidanzata Roberta, che mi sono sempre state vicine. E grazie anche alla Lavagnese, che ha creduto in me e mi ha dato una mano». Poi è arrivato il Padova e Savio non ci ha pensato su due volte. Non voleva farsi sfuggire il treno. «Ho scelto questa piazza per ritrovare le emozioni perdute e non potevo sperare in un esordio migliore. Ho passato quattro anni in Germania, giocando di media davanti a 10 mila persone. Volevo ritrovare un tifo caldo e ho stimoli da vendere». Com’è stato il primo impatto con la squadra? «Mi ha accolto benissimo. Ho trovato un gruppo solido, che ha una voglia matta di vincere il campionato. Sapevo di arrivare in una grande squadra, ma non pensavo fosse così forte». E tra i tanti complimenti a Savio c’è anche quello dell’ex compagno alla Lavagnese, Riccardo Santi, in gol anche lui con la Clodiense contro l’Altovicentino. «Ci ha fatto un bel favore, è un amico ed è stato anche lui a suggerirmi di venire a Padova». Cosa si augura per il 2015? «Di vincere il campionato, voglio solo questo. I gol non mi interessano, voglio provare le emozioni di un trionfo».
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Una doppietta per chiudere alla grande il 2014, l’anno della rinascita per lui. Diciotto gol complessivi da gennaio a dicembre, di cui sedici con la maglia della Lavagnese, nel girone A di serie D. E quella luce in fondo al tunnel, che ad un certo punto quasi non si vedeva più, torna a risplendere. «Ci voleva, anche perché ero reduce da tre anni infernali nel vero senso della parola. L’ultima stagione in Germania mi sono rotto la caviglia, sono stato fermo nove mesi e ho deciso di tornare in Italia, perché mi mancava il mio paese. Esordisco nel 2011 con il Savona in C/2, segno alla prima partita e dopo cinque minuti mi rompo il crociato del ginocchio destro. Dopo l’operazione e sei mesi di fisioterapia avevo sempre dolori lancinanti e così nuovi esami hanno scoperto che l’operazione andava rifatta. Torno sotto i ferri dopo un anno, ma prima di rientrare a pieno regime mi ci vuole un’altra operazione di pulizia. In tre anni avrò giocato venti minuti in tutto». Gli anni della piena maturità di un calciatore, Amirante è stato costretto a passarli più nelle cliniche che in campo. Ha temuto di dover appendere le scarpe al chiodo? «Sì, ero quasi convinto che non avrei più potuto giocare a pallone. I medici mi avevano dato il 50% di possibilità di poter tornare in campo».
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Un sorriso che nasconde una buona dose di timidezza e quella forza d’animo tipica di chi ha una voglia enorme di riprendersi ciò che un destino beffardo aveva provato in tutti i modi a togliergli. Sarà un esordio, quello con il Padova, che non scorderà mai Salvatore “Savio” Amirante. E le ore successive alla doppietta che ha steso l’Union Ripa La Fenadora forse sono ancora più dolci. Sì, perché Amirante si è gustato il grande entusiasmo del popolo biancoscudato, con gli abbracci, i complimenti e gli incoraggiamenti dei tifosi della “Fattori”, nel brindisi natalizio a Rubano. Si è gustato anche i tantissimi messaggi arrivati al cellulare, con gli amici della Liguria incollati alla tv estasiati dalla sua doppietta. E si è potuto gustare anche il suo secondo gol, visto che dal campo non aveva nemmeno avuto la percezione di quanto fosse stato bello. «Non mi ricordavo fosse venuto così bene», sorride il centravanti. «Devo dire che è proprio un bel gol. In campo sei chiamato a decidere tutto in una frazione di secondo e l’unico modo che avevo per scavalcare il difensore era tentare il pallonetto. Poi l’ho toccata un po’ con tutte le parti del corpo, forse anche il braccio. Ma non era fallo…».
Ore 09.20 – (Mattino di Padova) E non è tutto, perché con le ultime due gare – e i tre gol rifilati sia al Kras che al Ripa – il Padova è riuscito a balzare in testa anche alla graduatoria dei miglior attacchi del girone C: 35 gol in 16 partite, ad una media di più di 2 reti a incontro. Quanto ai gol subiti, viceversa, Sentinelli e soci potrebbero ancora migliorare: meglio di loro (15 reti subìte) hanno fatto sia il Belluno (12) che la Sacilese (14). I singoli. E poi c’è l’elevatissimo rendimento dei giocatori. A cominciare da capitan Cunico, che sabato contro il Ripa ha raggiunto la doppia cifra e ora insidia il capocannoniere del girone, Corbanese del Belluno, fermo a quota 11 reti realizzate. Dieci giocatori biancoscudati sono riusciti fin qui a gonfiare la rete, e di questi ben sette sono attaccanti o mezze punte (Cunico, Ferretti, Amirante, Tiboni, Aperi, Ilari e Petrilli), a dimostrazione che il gioco di Parlato riesce in maniera esemplare a mandare in rete gli avanti da qualunque posizione. Manca all’appello il solo Pittarello, autore di una retel in Coppa contro il San Paolo: quando arriverà la gioia anche per lui, la festa del reparto offensivo sarà completa.
Ore 09.10 – (Mattino di Padova) I 5 punti di vantaggio sulla seconda in classifica già di per sé basterebbero a sottolineare in maniera emblematica il dominio nel girone C. Ma ci sono altri numeri che sottoscrivono il primato dei biancoscudati di Carmine Parlato ad una sola gara dal giro di boa della stagione: miglior attacco e terza miglior difesa del girone, miglior rendimento sia in casa che in trasferta e, al di sopra di tutto, maggior numero di punti conquistati di tutta la serie D nazionale. Roba da far impallidire qualunque statistica: la sconfitta patita ieri dalla Lupa Castelli Romani (primatista del girone G) regala al Padova un altro record, rendendolo la stella più brillante di tutti i campionati. Le cifre. I 41 punti sin qui conquistati sono un record assoluto: nessuna delle capolista degli altri otto gironi è riuscita a toccare questa quota, arrivati a questo punto del campionato. Nemmeno nei tre gironi a venti squadre (A, B e D), nei quali si sono già giocate 18 gare, a differenza delle 16 affrontate da Cunico & C.: a comandarli, in questo momento, ci sono Caronnese (39 punti), Castiglione (idem) e Rimini (40). Parlato è riuscito a mettersi tutti alle spalle, persino Juventus e Chelsea, che guidano serie A e Premier League ma in 16 gare hanno raccolto “solo” (si fa per dire…) 39 punti.
Ore 09.00 – (Mattino di Padova) I biancoscudati tornano in campo stamattina, alle 11.30, allo stadio Appiani per un allenamento di scarico, l’ultimo prima della sosta. In serata, a partire dalle 19.30, ci sarà la cena natalizia della società “Al Tezzon” di Camposampiero. Quindi il “rompete le righe” molto breve, visto che il primo allenamento è fissato per sabato 27. Domenica 28, invece, è prevista un’amichevole a Piove di Sacco contro la Piovese (Eccellenza). Quindi partirà la settimana-tipo, con allenamenti anche il 31 dicembre e il 1º gennaio. Domenica 4 ci sarà la grande sfida di Valdagno contro l’Altovicentino, che chiuderà il girone d’andata. E per la prima settimana di gennaio è prevista anche la decisione della Corte di giustizia in merito alla squalifica di tre giornate inflitta a Matteo Donisi. Dovesse arrivare lo sconto, il terzino potrebbe scendere in campo nel big match.
Ore 08.38 – Serie D girone C, il prossimo turno (diciassettesima giornata, domenica 4 gennaio ore 14.30): AltoVicentino-Padova, Kras Repen-Clodiense, Montebelluna-Belluno, Mori Santo Stefano-Fontanafredda, Sacilese-Dro, Tamai-Mezzocorona, Triestina-Legnago, Union Pro-ArziChiampo, Union Ripa La Fenadora-Giorgione.
Ore 08.36 – Serie D girone C, la classifica aggiornata: Padova 41, AltoVicentino 36, Belluno 33, Sacilese 31, Montebelluna 27, Union Ripa La Fenadora 26, Clodiense 25, Tamai 23, ArziChiampo e Union Pro 22, Fontanafredda 21, Giorgione 19, Legnago 16, Dro 15, Kras Repen e Triestina 10, Mezzocorona e Mori Santo Stefano 7.
Ore 08.34 – Serie D girone C, i risultati finali: ArziChiampo-Tamai 2-0 (Simonato, Carlotto), Belluno-Union Pro 0-1 (Casarotto), Biancoscudati Padova-Union Ripa La Fenadora 3-1, Clodiense-AltoVicentino 4-4, Dro-Kras Repen 2-0 (Bertoldi, Bazzanella), Fontanafredda-Triestina 2-1 (Ortolan, Gargiulo, Manzo), Giorgione-Montebelluna 0-1 (Perosin), Legnago-Sacilese 1-1 (Spagnoli, Tobanelli), Mezzocorona-Mori Santo Stefano 1-1 (Bentivoglio, Tisi).
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E’ successo, 21 dicembre: giorno di riposo per i Biancoscudati, mentre le inseguitrici perdono colpi: sconfitta casalinga per il Belluno, pareggio-beffa per la Sacilese