Fonte: Mattino di Padova, Stefano Edel
Il vecchio Calcio Padova è a un passo dal fallimento e la sua proprietà (compreso l’ex socio Marcello Cestaro) cerca di prendere tempo, per non ritrovarsi tra capo e collo l’accusa di bancarotta. Mentre oggi scade il termine di adesione o meno alla proposta avanzata ai creditori (un centinaio) di accettare il pagamento del 30% – diluito in 2 anni e 4 mesi – di quanto spetta loro, un’indiscrezione clamorosa abbatte la cortina di silenzio da cui l’ex presidente Diego Penocchio si è sin qui fatto circondare: ci sarebbe una proposta, avanzata dallo stesso imprenditore bresciano al Comune, e nella fattispecie al sindaco Massimo Bitonci, che punterebbe alla restituzione del titolo sportivo e del logo (lo scudo con i colori della città) dell’Acp 1910 al rappresentante più alto delle istituzioni locali. Un beau geste che in realtà ha più la sostanza di una mossa furba, studiata a tavolino, per ridurre al minimo, se non a zero, le responsabilità di una gestione scellerata, che ha prodotto danni irreparabili e portato, oltre alla retrocessione dalla serie B alla Lega Pro, alla scomparsa dal calcio professionistico di una società con 104 anni di vita, lasciandola senza futuro. Penocchio sarebbe, dunque, intenzionato a restituire lo scudetto e il nome in cambio dell’azzeramento del debito contratto con l’amministrazione comunale per l’affitto e le spese di utenza dello stadio: una cifra che supera i 300 mila euro, e che si aggiunge alla montagna di soldi che avanzano lo Stato, gli ex dipendenti e le decine e decine di fornitori della Spa di viale Rocco.
Bocche cucite a Palazzo Moroni, in attesa di capire cosa succederà fra oggi e sabato 13, giorno fissato dal Tribunale di Padova per depositare, da parte dei legali dell’ex patron, l’istanza di omologazione dell’accordo di ristrutturazione dei debiti. Ma qui sta il punto cruciale: accetteranno tutti coloro che da tempo avanzano soldi la proposta di essere saldati del 30% di quanto spetta loro, rinunciando al rimanente 70%? Sono in molti ad aver manifestato perplessità, soprattutto sui tempi del pagamento una volta raggiunta l’intesa (tre rate, con l’ultima saldata entro 24 mesi dalla prima). Basta che uno solo dei creditori chirografari – così chiamati in quanto il titolo del loro diritto consiste soltanto in un documento (chirografo) non assistito da alcuna garanzia (privilegio, pegno o ipoteca) – dica di no, e il piano salta, con le inevitabili conseguenze già accennate. Si tratta di accettare una proposta sulla parola (in sostanza, mettimi per iscritto che sei disposto a rinunciare a qualsiasi istanza di fallimento e io, Calcio Padova, ti garantisco che ci sarà qualcuno che provvederà a pagarti, e quel qualcuno sappiamo tutti che sarà Cestaro) o di rifiutarla.
Entro sabato, in ogni caso, il commissario giudiziale nominato dal Tribunale, il commercialista veneziano Marco Basaglia, avrà sul suo tavolo la proposta di accordo di ristrutturazione del debito da parte di Penocchio & C. Un piano economico che dovrà essere asseverato da un professionista – lo studio Cortellazzo & Soatto – e sul quale verrà espresso un giudizio o meno di congruità, decisivo per l’ammissione o meno al concordato “in bianco” da parte dello stesso Tribunale. La Procura aspetta. Certo, di fronte alla scelta fra il non recuperare nulla da un club all’agonìa e accontentarsi, invece, di meno di un terzo della cifra reclamata, molti probabilmente finiranno per firmare la lettera preparata dallo studio legale Perazzolo. L’esito della trattativa sarà determinante anche per capire le prossime mosse del Pm Marco Peraro, che proprio ieri ha fatto il punto con la Guardia di Finanza sull’inchiesta penale avviata a giugno dal Pm Benedetto Roberti, e che vede unici indagati Penocchio e l’ex a.d. Andrea Valentini.