Mercato Padova, Bergamin: “Interverremo su difesa, centrocampo ed attacco, e cerchiamo due-tre giovani di qualità. E Tiboni…”

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Fonte: Mattino di Padova, Stefano Edel

Presidente Giuseppe Bergamin, la Biancoscudati Padova è caduta alla tredicesima giornata, dopo 10 vittorie e 2 pareggi. Adesso è seconda, a tre lunghezze dall’Altovicentino capolista e ancora imbattuto. Qualcuno dice: troppo bello per essere vero sin qui. Lei cosa risponde? «Che siamo ad un terzo del campionato e che, se abbiamo raccolto 32 punti in 13 partite, allora ci può stare che ne mettiamo insieme altri 50 nelle 21 che restano. E 50 + 32 fa 82. L’anno scorso il Pordenone è arrivato primo con 84 punti, per cui fate un po’ voi i conti…». Ne mancherebbero due all’appello. «Appunto. E allora, per completare la risposta, dico che siamo soddisfatti del trend attuale, è una media alta. Certe flessioni erano da prevedere, aggiungerei che sono quasi fisiologiche per motivi che non sto qui ad elencare, ma non vorrei che si entrasse nell’ordine di idee che questa squadra ha dei problemi seri». Insomma, gli allarmismi, come quelli lanciati nelle ultime ore dai soliti incontentabili e da qualche “gufo” di troppo, non sarebbero giustificati. «Gli allarmismi magari è giusto che affiorino se c’era chi immaginava successi a raffica consecutivi, ma nessuno di noi aveva mai pensato o promesso di fare man bassa. Che il campionato sia difficile ogni domenica lo abbiamo constatato proprio a Sacile, di fronte ad un avversario attrezzato, esperto e che, al di là del risultato, ci ha messo in difficoltà, nonostante la nostra buona prestazione».

«Sarà così pure domenica prossima, perché non è che le squadre che affrontiamo di volta in volta si presentino dimesse, anzi: contro di noi giocano tutte e ci mettono più impegno. E chi è andato a vedere l’Altovicentino contro il Belluno riferisce che il nostro primo concorrente, nonostante sia davanti, non sembra essere proprio al massimo (ha realizzato il 2-1 in pieno recupero, e con un’azione viziata da un fallo, ndr)». Vuol dire che le difficoltà ci sono per tutti? «Certo. Abbiamo detto all’inizio che tenteremo di arrivare primi nel girone, ma non è matematico che si vinca il campionato, questo dev’essere chiaro. Ne sapremo di più a febbraio e marzo, penso che lì i punti saranno importanti e peseranno non poco». Se non abbiamo capito male, proprio riallacciandosi alla nascita del club a fine luglio e alla partenza della squadra, il 5 agosto, per il ritiro di Asiago, lei avrebbe firmato per essere quattro mesi dopo nell’attuale situazione di classifica. «L’avrei sottoscritto sicuramente per la corsa che stiamo facendo, proprio perché, non conoscendo la categoria nè i giocatori che formavano la rosa, abbiamo costituito una squadra numericamente ampia, al cui interno adesso bisogna operare delle scelte, effettuare degli interventi mirati e ridurre, in qualche caso, gli elementi a disposizione dell’allenatore. Ci vogliono la qualità e l’intercambiabilità nei vari ruoli, ed è ciò a cui mira il nostro direttore sportivo».

Un punto nelle ultime due partite testimonia comunque una flessione. Che cosa ci vuole, allora, al Padova per tornare quello di prima? «Quando mancano un paio di giocatori di riferimento, la squadra va in difficoltà, ma non per mancanza di capacità, bensì proprio perché quei giocatori sono di riferimento per gli altri. Un attaccante (Ferretti, ndr) che tiene su la squadra è importantissimo, al di là che faccia o meno gol, in quanto evita la pressione che ultimamente ha subìto la nostra difesa. Un reparto, quest’ultimo, buono, ma che se viene schiacciato con insistenza verso la propria area diventa anche vulnerabile. Ripeto, abbiamo pagato assenze pesanti, e credo che Parlato, tra squalifiche e infortuni, non abbia quasi mai proposto la stessa formazione nelle tredici gare disputate. Poi, ovviamente, ciò che cerchiamo di fare è individuare quelle 2-3 alternative dello stesso livello che ci permettano di far fronte a determinati forfait di pedine-chiave senza patire conseguenze eccessive». In queste ore tiene banco il mercato. A parte Zubin, obiettivo per l’attacco che sembra vicinissimo (ne parliamo nella pagina accanto), come imposterete la campagna acquisti? Puntando su giocatori di esperienza o sul ricambio degli “under”, con i quali in serie D si può andare lontano? «Bisogna fare al meglio le due cose: i giovani, vedrete, saranno quelli che determineranno la differenza, devono essere costantemente in campo e stiamo cercandone 2-3 che ci consentano la tranquillità sotto tale punto di vista. Quanto all’esperienza, è un discorso altrettanto importante, perché nella categoria i “vecchi” spesso sono determinanti».

Tutti i reparti della squadra saranno interessati? «Noi stiamo proprio pensando, ruolo del portiere a parte, su cui siamo coperti, di intervenire sia su difesa, che su centrocampo e attacco». Partiamo dal settore avanzato: se arriva Zubin, parte Tiboni. E potrebbe essere che Parlato, con l’ex Pordenone, cambi modulo, passando al “4-3-1-2”? «Zubin, lo sapete, ci interessa, ma piace molto pure al mio collega Dalle Rive (patron dell’Altovicentino, ndr), che gli ha fatto una grossa offerta. Stiamo aspettando la sua risposta, ci auguriamo ovviamente che preferisca noi. Quanto a Tiboni, è prematuro fare certi discorsi. Vedremo… Il modulo variato? Sì, potrebbe essere che il mister cambi qualcosa (Cunico dietro alla coppia Zubin-Ferretti?)». Andiamo oltre Zubin-Tiboni. L’identikit degli altri possibili rinforzi? «Diciamo che a centrocampo ci serve un’alternativa ai vari Nichele e Segato che sia giovane e abbia caratteristiche simili a quelle di Mazzocco. Ancora – ma credo lo faremo a gennaio – un ricambio in difesa sulla sinistra e, se ci riesce, un esterno alto, che sia in grado di coprire entrambe le fasce. Chi andrà via? Beh, alcuni nomi sono usciti sui giornali, sono i ragazzi in prestito. Ma dovremo parlare con loro, oltrechè con i club di appartenenza, per vedere se accetteranno di rientrare alla base». Per concludere, cosa dice ai tifosi, soprattutto agli eterni scontenti? «Se leggo i siti, trovo i soliti noti a dissentire. Ma non è il caso di darvi troppo peso. Alla piazza, nella sua globalità, garantisco che compiremo il massimo sforzo, anche in termini economici, ma sempre attenti a non fare il passo più lungo della gamba».




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