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Ore 22.20 – (Gazzettino, edizione di Vicenza) Fin qui, Stefano Giacomelli, aveva raccolto più critiche che consensi. Pareva quasi che l’attaccante avesse smarrito non solo la vena realizzatrice, ma anche la capacità di saltare l’uomo, di regalare assist ai compagni, di mettere in risalto le qualità tecniche che sempre gli sono state riconosciute. Pareva, perché con il Varese è tornato a segnare e a giocare come sa. «Effettivamente ci ho messo un pò a trovare la forma giusta. E di questo sono il primo ad essere dispiaciuto. Ma non stavo molto bene, quindi le mie prestazioni inevitabilmente ne risentivano», racconta Giacomelli. Ecco allora i giudizi severi. «Ho ricevuto molte critiche, ma le accetto senza problemi. La risposta vera la dà sempre il campo. Non credo sia un caso se con il Varese ho fatto bene. È stata la quarta gara consecutiva in cui ho trovato spazio dall’inizio. Il mister mi schiera nel mio ruolo, mi dà fiducia, fa di tutto per farmi sentire importante. In queste condizioni è naturale per un giocatore dare il meglio di sè». La soddisfazione per il gol è ancora più grande visto il risultato finale. «Chiaro. Vincere a Varese non era facile. Il campo era molto pesante e soprattutto lungo la mia corsia diventava complicato portare avanti il pallone. Ma lo abbiamo comunque fatto con forza e determinazione. Ci siamo trovati sotto ma non ci siamo arresi. Abbiamo continuato a giocare, senza perdere per un attimo la convinzione di poter portare a casa i tre punti. Ovvio che sono contento di aver dato il via alla rimonta. Il gol è nato da uno schema che proviamo spesso in allenamento. Se non ho calciato di prima è perché il portiere e il difensore avevano chiuso lo spazio sul secondo palo. Così ho stoppato la sfera e l’ho messa nel primo. Sono stato bravo e fortunato». A decidere poi il confronto ci hanno pensato Cocco e Laverone. «Stiamo segnando in tanti e questa è la dimostrazione che tutta la squadra sta crescendo. Abbiamo vinto la seconda gara consecutiva in trasferta; siamo in serie utile da quattro gare, nelle quali abbiamo raccolto ben 10 punti. Insomma, siamo in un gran momento. Dobbiamo farlo durare il più a lungo possibile».
Ore 22.10 – (Giornale di Vicenza) Quattro punti di distacco dalla zona playoff e tre punti di margine sulla zona playout. Il Vicenza del dopo-Varese si specchia in una classifica che lo vede quasi esattamente equidistante dalla fascia di chi sogna e da quella di chi invece avverte i brividi della paura. Pasquale Marino è in serie utile da quattro turni e soprattutto il secondo successo esterno di fila a Varese dopo quello centrato ad Avellino ha fatto compiere un bel balzo in avanti ai biancorossi. Adesso alle spalle del Vicenza ci sono ben dieci squadre e tre lunghezze di vantaggio proprio sul Varese, che oggi giocherebbe i playout con l´Entella (che deve però recuperare martedì 16 dicembre la partita interna contro il Modena). La vittoria confezionata con i gol del tridente e cioè di Giacomelli, Cocco e Laverone, vale davvero doppio perché ottenuta sul campo di una diretta avversaria nella corsa alla salvezza. E va anche considerato che, stando alle indiscrezioni, lo stesso Varese dovrebbe essere sanzionato con altri punti di penalizzazioni oltre a quello che già sconta oggi in classifica e pure al Brescia dovrebbero essere affibbiati alcuni punti per ritardo nel pagamenti di stipendi e contributi ai tesserati nei mesi scorsi. Insomma, con la gestione-Marino il Vicenza è finalmente riuscito a sganciarsi dalla zona a rischio della classifica e in questo momento sembra essere riuscito a sopperire alle assenze gravi in attacco in attesa degli interventi sul mercato alla riapertura di gennaio. Naturalmente si tratta di dare continuità ai risultati e dopo aver rotto il tabù-trasferta con i successi contro squadre che erano imbattute in casa ora bisogna trovare il giusto passo anche in casa. Nelle ultime due uscite i biancorossi hanno vinto faticosamente in rimonta con la Pro Vercelli (2-1) e pareggiato, sempre di rincorsa, con il Cittadella grazie ad un rigore. Lunedì 8 dicembre (inizio alle 17,30), al Menti nuovo banco di prova con il Brescia.
Ore 22.00 – (Giornale di Vicenza) Solo il giudice sportivo può tenerlo fuori. Antonio Cinelli gioca sempre. Dal primo all´ultimo minuto. Cambiano i tecnici, i moduli, i compagni di reparto, gli avversari, ma Cinelli c´è. In questo campionato ha saltato una sola gara, quella casalinga con il Modena, per squalifica. Poi nessuno s´è sognato di lasciarlo fuori. E a nessuno è passato per la testa di sostituirlo. E lui? Lui si diverte. «Perchè – spiega – questo è un gruppo davvero importante – siamo umili, determinati e uniti, forse perchè siamo quasi tutti ragazzi di 24-25 anni e tra noi c´è grande coesione». Coesione che si è vista anche a Varese… «In effetti credo che la forza del gruppo abbia pesato molto sulle recenti vittorie esterne. A Varese la squadra ha dimostrato di essere quadrata, anzi, quadratissima. C´era molta attenzione quando gli avversari salivano e nello stesso tempo non abbiamo mai rinunciato a costruire gioco». A Varese non aveva mai vinto nessuno. Quanto pesa questo successo? «Molto. È una vittoria di spessore, in una partita così i punti valgono doppio». E così è arrivato il riscatto dopo il mezzo passo falso con il Cittadella… «Serviva subito una reazione ed è arrivata. Importante, anche». Ci sono anche delle note negative. È arrivato un gol da palla inattiva, un problema che si ripete… «Sì, però la rete l´ha fatta Borghese, uno che è alto due metri. Chiunque andrebbe in difficoltà in area contro un giocatore così. Noi non abbiamo un rosa un elemento con queste caratteristiche». Anche il secondo gol del Varese era evitabile. «In quell´occasione eravamo un po´ sulle gambe, ma succede. Ci trovavamo nella fase finale di una partita che abbiamo cercato di vincere con tutte le nostre forze. Volevamo l´intera posta in palio, questo fa parte di noi». Certo che il portiere avversario vi ha dato una grossa mano… «A prescindere dagli episodi, quando si crea e si fa possesso palla alla fine si viene premiati. E poi le circostanze positive bisogna cercarsele». Cioè? «Penso per esempio alla punizione del 2-1. Cocco voleva calciarla, è andato sul pallone con grande determinazione. Lui per noi è davvero un uomo in più, ha grinta e ci trascina». Lei ha giocato una buona gara, ma ha sciupato un´occasione davvero ghiotta… «Purtroppo è andata così. In realtà non pensavo che la palla si avvicinasse in quel modo, avrei dovuto tenerla più bassa». Purtroppo non è la prima volta che le capita di essere poco preciso in zona gol. Cosa si può fare? «Lavorare ancora di più. Ma se devo dire la verità io non do eccessiva importanza a questa cosa. Quel che conta è che la squadra vinca, il resto viene dopo. Ribadisco che siamo molto uniti e molto umili, qui nessuno fa il fenomeno. Un esempio? Anche con il Varese mancavano molti giocatori, ma chi è stato chiamato si è fatto trovare pronto e ha dato un contributo importante». Adesso vi attende la gara interna con il Brescia, un altro scontro diretto… «Una partita molto importante e molto difficile. A livello di individualità il Brescia è più forte del Varese, però sono convinto che faremo bene. Anche perchè il Menti deve essere il nostro punto di forza». Certo che a vedere gli ultimi risultati sembra quasi che adesso andiate meglio in trasferta che in casa… «No, non è proprio così. È vero che abbiamo regalato un tempo al Cittadella, ma per il resto il nostro rendimento interno è stato sin qui positivo. I punti bisogna cercare di farli ovunque, ma in casa ci siamo quasi sempre espressi bene e dobbiamo continuare a farlo». Con Marino come va? «Che sia un tecnico bravo e preparato non lo scopro certo io, del resto la sua carriera e le sue 400 panchine tra i professionisti lo dimostrano. Qui ha trasmesso sicurezza e tranquillità e forse era proprio quello di cui c´era bisogno».
Ore 21.40 – (Gazzettino) Come Roberto Baggio e Zlatan Ibrahimovic. Anche Claudio Coralli ha l’hobby della caccia, e ieri ha approfittato del giorno di riposo per “staccare” la spina. Toccata e fuga a casa, in Toscana, nel pomeriggio il rientro a Cittadella. «Mi rilassa andare a caccia del cinghiale, è un piacevole passatempo». È per questo motivo che lo speaker dello stadio, Stefano Albertin, ai suoi gol esclama “Ha segnato lui, il “cinghiale” Ciccio Coralli”? «No, è un soprannome che ha inventato per me». La giornata di relax ci voleva dopo un sabato carico di tensione – e fatica – con il Brescia. Dopo l’espulsione di Pellizzer il bomber granata si è caricato il Cittadella sulle spalle e l’ha condotto fino alla fine. Si sente il “capitano” della squadra? «Siamo in tanti a dover dare l’esempio. Cito i più vecchi, da Pellizzer a Sgrigna, quindi Rigoni e Scaglia. Abbiamo un obbligo verso i più giovani, e lo dobbiamo dimostrare in campo, come sabato». Un obbligo anche comportamentale: troppi i cartellino rossi. «Il rigore di Pellizzer ci stava, la sua espulsione invece mi è parsa una decisione affrettata. Mi dispiace perché in parità numerica, ma anche in dieci contro undici, potevamo vincere la partita, contro un Brescia che non è apparso affatto irresistibile». Un pareggio, con due uomini in meno, che vale tanto sotto il profilo morale. «Sono emersi i valori del Cittadella, una squadra che non molla mai. Tutti abbiamo dato il 110 per cento. Abbiamo fatto un secondo tempo tutto sofferenza e cuore, sulla difensiva, ma è encomiabile la prestazione del collettivo. Adesso ci dobbiamo ripetere in undici contro undici, e le vittorie arriveranno». Lei ha un rapporto particolare con Cittadella e i suoi tifosi, non a caso va sempre sotto la tribuna est ad esultare. «È nato l’anno della promozione in B, dopo me ne sono andato, ma qui è sempre rimasto il mio cuore. La stagione scorsa nel tornare ho provato una gioia immensa, pari solo alla salvezza. E la serie B la voglio mantenere, a tutti i costi. La categoria è importante per Cittadella, la sua gente, la società». Cosa significa questa maglia per lei? «Il presente e il futuro, spero. Coloro che sono passati di qua vogliono tornare, da calciatori o da dirigenti. Lo stesso desiderano quelli che smettono, e lo stesso vorrei fare io. Mi piacerebbe legarmi per sempre al Cittadella, forse anche per questo in campo sento il peso della maglia più degli altri». La sua vita sarà quindi a Cittadella. «Spostarsi da casa è fare un gran passo, io sto mettendo le basi qui vicino, con mia moglie Debora e la figlia Gioia. Qui ho trovato tanti amici e persone che mi vogliono bene». Al pari dei tifosi, che la adorano. «Con il Brescia sono stati fantastici. La gente ha capito il momento difficile e ci ha sostenuto sino alla fine, e quando il pubblico è con noi, possiamo arrivare a tutto, di sicuro in campo daremo fino all’ultima goccia di sudore. I tifosi sono fondamentali, adesso chiedo la stessa partecipazione alla prossima partita del Tombolato».
Ore 21.30 – (Mattino di Padova) L’uomo simbolo? Fin troppo facile: Claudio Coralli. Per il gol da cineteca che ha regalato il pareggio al Cittadella in inferiorità numerica. Ma anche per come ha fatto reparto da solo quando la squadra è rimasta in nove, terminando stremato con i crampi. Ma Coralli è anche l’autore di un’analisi lucida degli episodi che hanno scandito la gara con il Brescia. A partire dalla prima espulsione. «Mi è sembrata un po’ troppo veloce. Il rigore c’era tutto, ma Pellizzer non era l’ultimo uomo e Benali si era defilato: secondo me il rosso è stato troppo pesante. Peccato, perché il capitano, per noi, è un elemento fondamentale». Il pubblico, poi, ha molto contestato il secondo cartellino rosso, ma l’attaccante granata è il primo a dire che il fallo c’era: «Dalla mia posizione ho visto bene la spallata di Benedetti a Morosini, il secondo cartellino giallo a quel punto ci stava. Dobbiamo essere più concentrati e meno nervosi, anche se è vero che gli arbitri ci stanno massacrando e penso soprattutto al derby con il Vicenza, una partita che non era certo stata così cattiva da valere dieci ammonizioni. Fatto sta che andremo a La Spezia contati, fra infortuni e squalifiche. Noi, però, abbiamo dimostrato che siamo una buona squadra, se rimaniamo in undici…». Per fortuna si può parlare pure di altri episodi, come la rete realizzata, la sesta della sua stagione. Indubbiamente la più bella. «Il gol? Ho saltato Zambelli e a quel punto ho pensato solo a calciare: è arrivato un eurogol». Ma da ricordare c’è anche il continuo incitamento del pubblico, che presto potrà essere gratificato dalla copertura della tribuna est. «I nostri sostenitori hanno capito che i fischi non servono, anche perché abbiamo tanti giovani che hanno bisogno di sentirsi sostenuti. La tribuna coperta? È un intervento fondamentale: potrà portare più gente allo stadio».
Ore 21.10 – (Gazzettino) Una vittoria che profuma di rilancio. Il successo nel derby può essere la svolta della stagione in casa San Paolo, trascinato sabato da Alberto Rebecca, autore di una doppietta (quarto sigillo in campionato). «Al di là di avere vinto il derby, è stato importante avere preso tre punti per la classifica. Dobbiamo continuare su questa strada, mettercela tutta e fare il nostro dovere. Crediamo alla salvezza, in questa squadra ci sono giocatori importanti che permettono di svolgere allenamenti molto seri e professionali. Anche se l’umore può non essere dei migliori dato che se lì sotto, ci stiamo mettendo sempre grande impegno. Il gruppo è fantastico e sono sicuro che ci risolleveremo». Cosa ha fatto la differenza nel derby? «In certe occasioni che abbiamo avuto c’è stato un susseguirsi di giocate importanti che hanno permesso di fare uscire le nostre qualità che sono tranquillamente alla pari di quelle dei giocatori dell’Este. Penso a Marcolin e a Sambugaro che hanno fatto cose egregie». Lei, poi, ci ha messo lo zampino appunto con una doppietta. «Sono contento, speriamo che continui così». Restando a lei, nel corso della partita ha cambiato anche posizione. «Sono partito mezza punta e poi ho fatto il terzo a centrocampo. Nasco come esterno di centrocampo, ma negli ultimi due-tre anni che sono sceso in serie D mi sono un po’ più avvicinato alla porta per cercare di fare qualche gol. Data la mia esperienza è giusto che mi prenda qualche responsabilità in più». Sabato ha fatto “rumore” l’esclusione di Matteini, in tribuna per un provvedimento disciplinare a seguito di un battibecco con Longhi. Come l’avete presa nello spogliatoio? «Mi limito a dire che conosco Davide da tempo, ho un rapporto bellissimo con lui ed è un grande giocatore. Su quello che è successo tra loro, non spetta a me dare spiegazioni». Nell’ultimo periodo sono circolate con insistenza indiscrezioni relative alle difficoltà economiche della società e di un possibile fuggi-fuggi di voi giocatori. Proprio oggi è previsto che arrivino nelle casse del club centomila euro. «Il nostro referente è Fabio Barbin, che è uscito allo scoperto (intervista sul Gazzettino di giovedì, ndr) dopo avere tenuto inizialmente un profilo basso. Abbiamo parlato con lui e ci ha rassicurato che sistemerà tutta la situazione. Avendolo conosciuto in questi mesi, sono straconvinto e fiducioso che la sua parola valga come una firma».
Ore 21.00 – (Gazzettino) «Dispiace molto avere perso un derby. Volevano vincere per noi, per la società e per tutti i tifosi. Adesso dobbiamo ripartire». Le parole sono di Roberto Rondon, il migliore in campo per l’Este nella sconfitta all’Euganeo con il San Paolo. Uno stop a sorpresa considerata la classifica agli antipodi delle due squadre, che rappresenta anche il primo passo falso stagionale dei giallorossi in una sfida tra padovane dato che avevano fatto bottino pieno con Thermal e Abano. «Sapevamo che con il San Paolo sarebbe stata durissima, e la partita si era messa anche sul binario giusto dato che siamo andati in vantaggio. Poi, però, non siamo riusciti a mantenere il risultato e una squadra che vuole vincere non può permettersi di subire il pareggio dopo appena cinque minuti. Dobbiamo fare un esame di coscienza e ripartire perché il campionato è ancora lungo». La prestazione degli estensi è stata sotto le aspettative e già nel precedente pareggio interno con il Bellaria erano stati meno brillanti del solito. Un calo di rendimento fisiologico dopo una serie positiva di sei gare di fila? «Più che altro sabato abbiamo commesso delle ingenuità. Se andiamo ad analizzare i tre gol che abbiamo preso, sono frutto di episodi. In questi casi se ne esce solo con il lavoro, quindi testa bassa e riprendiamo a pedalare». Per molte domeniche siete stati davanti a tutti in classifica, adesso dovete inseguire: l’Este ha le potenzialità per tornare in vetta? «Siamo stati davanti a lungo e nessuno ci ha messo sotto. Se andiamo in campo con l’atteggiamento e l’attenzione giusta possiamo stare lì. Poi le squadre attrezzate per vincere sono altre, comunque dobbiamo cercare di stare davanti il più a lungo possibile». Riapre il mercato che potrebbe riservare qualche novità, intanto domenica con la Virtus Castelfranco torna a disposizione Emiliano Bonazzoli dopo la maxi squalifica di dieci giornate. «Per noi è un acquisto sul campo e soprattutto sul piano dell’entusiasmo. Nelle ultime partite c’è stata una flessione ed Emiliano può darci una spinta in più per riprendere il nostro cammino». Passando a lei, sabato è stato il più brillante della squadra con tanto di splendida punizione a giro vincente per il momentaneo 2-2, suo dodicesimo gol in campionato. «A livello personale sono contento, sta andando bene. Ma l’importante è che i risultati arrivino prima per la squadra, poi se viene anche il resto va bene».
Ore 20.50 – (Mattino di Padova) Due mesi e mezzo per costruire, confermare e consolidare il primato. E una settimana per scivolare al terzo posto. L’Este, dopo la sconfitta di sabato nell’anticipo col San Paolo (3-2 il risultato finale), ieri è rimasto a guardare le dirette concorrenti. Hanno vinto tutte, dal Rimini (primo a 34 punti) in modalità tritatutto contro la Thermal Abano, alla Correggese (seconda, a quota 32) vittoriosa in trasferta a Castiglione di Ravenna. E infine il Delta Porto Tolle (30 punti, gli stessi dei giallorossi), che ha colto il massimo risultato col minimo sforzo a Bellaria. L’Este, in soli sette giorni, ha perso terreno sul Rimini, che sta sfruttando l’apporto tecnico del suo giocatore più rappresentativo, Adrian Ricchiuti, che dopo aver saltato la prima parte della stagione (in cui, guarda caso, i biancorossi arrancavano) sta festeggiando coi compagni una striscia di vittorie da vera capolista. Sono 24, infatti, i punti racimolati dai ragazzi di Marco Cari nelle ultime otto partite. L’Este, al contrario, ne ha ottenuti 14, ma aveva fatto molto meglio dei rivali fino alla vittoria con lo Scandicci dello scorso 12 ottobre. Ma il leggero calo di Lelj & co., con la conseguente perdita della testa della classifica, non arriva da troppo lontano. Già una settimana fa, al Nuovo Stadio, si era notato un po’ di torpore generale, una sorta di ventata “aristocratica” che dalle parti di Este, per dimensione provinciale e valore delle altre big, non dovrebbe soffiare. E col San Paolo, che ha comunque giocato un gran derby, non è arrivata la prova di forza che tutti si aspettavano. Ma i giocatori di valore ci sono, e quindi sognare non è di certo un sacrilegio. Lo sanno bene i vari Rondon, Beghetto, Rubbo, Lorello e Lelj, che dovranno ricominciare a trascinare il gruppo, sotto l’occhio vigile di Emiliano Bonazzoli, che domenica tornerà in campo (in occasione di Este-Virtus Castelfranco) dopo la lunga squalifica. E forse già da titolare. Resta da vedere cosa cambierà nello scacchiere tattico di mister Zattarin. E, soprattutto, quali conseguenze avrà nello spogliatoio, anche in chiave mercato, la presenza dell’ex bomber della Samp. Gli attaccanti a disposizione del tecnico atesino sono ben cinque (Rondon escluso), e un utilizzo a tempo pieno di Bonazzoli, per esperienza e gerarchie, potrebbe spingere i vari Coraini, Rampin, Bernardelle e Anderson Piva, quasi tutti fuori quota, a tirare i remi in barca o chiedere un’altra sistemazione. Oppure potrebbe convincere Zattarin a cambiare qualcosa, considerando che il centravanti titolare nel 4-4-1-1 è Coraini, classe 1995, utilissimo per impegno e regolamento. Insomma, sarà una settimana di riflessioni per lo staff tecnico di via Monte Cero: dal ritorno di Bonazzoli al primato da riconquistare.
Ore 20.30 – (Giornale di Vicenza) Si può cominciare con la battuta di Vincenzo Cosco, tecnico della Torres, che ha conquistato un punto prezioso alla sua prima panchina dopo il cambio della guida tecnica avvenuto in settimana. «Vincetele tutte mi raccomando, specie le partite contro le squadre che stanno in fondo», ha detto in sala stampa rivolto ai giocatori del Real pronti per le interviste. E si può proseguire con il commento di Michele Marcolini, ben più severo: «Bella partita per il pubblico, ma una delle peggiori che abbiamo giocato da inizio anno». Quindi l´analisi dell´allenatore, contento per la partenza. «È stata molto buona da parte nostra, ma poi la Torres ci ha messi in difficoltà, sono stati bravi a spezzare il nostro gioco. Abbiamo incontrato una squadra fastidiosa che ha combattuto su ogni pallone. Non siamo riusciti ad essere aggressivi come al solito». In partite come queste, si guarda soprattutto ai gol presi. E sono tre. Va bene che non c´era Tomei, il portiere titolare, tra i pali, va bene che mancava, e mancherà ancora per diverse partite, Polverini che è infortunato. «Quando si subiscono tre gol i primi imputati sono i difensori, è normale. In generale abbiamo patito l´intensità degli avversari. Per il Bassano valuterò quali scelte fare, c´è anche Solini che si sta allenando bene; comunque sia ieri è cambiato un terzo della difesa, niente più». Veniamo alle cose più positive. Su tutte, la solita grande reazione del Real Vicenza che sotto di due reti è riuscito a pareggiare. «Anche stavolta il fatto di poter inserire giocatori così importanti come Malagò, Galuppini e Odogwu è stato determinante. Il primo ha alzato la pressione, il secondo ha fatto molto bene ed è stato capace di procurare un rigore, Odogwu è stato devastante; è sempre in grado di chiamare intorno a sé tutta la difesa». Piccinni-sincerità. Il centrale milanese a fine gara ha ammesso: «Stavolta ci credevo un po´ meno. Ma grazie agli inserimenti il mister ha messo maggiore peso davanti e la squadra ha dato così filo da torcere ad una difesa arcigna, rischiando, paradossalmente, qualcosa in meno dietro». Per Piccinni, come per i suoi compagni di reparto, è stata una giornata difficile. «Con l´assenza di Dario (Polverini) ci siamo scambiati di posto e ho giocato in un ruolo che comunque già conoscevo. Purtroppo non avendo i tempi da centrale puro ho sofferto anch´io, anche perché la Torres faceva un po´ il gioco su Balistreri che era il punto di riferimento che giocava su di me. Il primo gol? Forse ci siamo cullati troppo sul buon inizio e siamo stati un pochino molli. Così abbiamo concesso troppo spazio a Maiorino che ha potuto tirare e ha trovato un bel gol. Sul terzo, non mi sono subito accorto di Foglia che arrivava; potevo anche intervenire in scivolata ma ero già ammonito e non volevo complicare le cose in vista del derby».
Ore 20.20 – (Giornale di Vicenza) La panchina protagonista. Se pensate che il rigore trasformato da Bruno, con cui il Real Vicenza sotto di due gol ha riaperto la partita, l´ha procurato Galuppini, e che sul sigillo di Bardelloni c´è il tocco di Odogwu, senza considerare che l´ingresso di Malagò ha portato verve alla manovra biancorossa, è stata proprio la partita della panchina. Curiosamente, è andata proprio così. Semplificare però è sbagliato, perchè in Real Vicenza-Torres ci sarebbe tanto, tanto da analizzare. Verso il derby… Vietato sbagliare al Mercante quello che la squadra di Marcolini ha sbagliato al Menti. L´assenza di Polverini è importante, certo, ma in difesa di fatto è cambiato solo un nome e due sono stati gli spostamenti. Piccinni ha giocato da centrale, Carlini è stato spostato a sinistra quando di solito è a destra, Beccaro ha agito sul centro-destra. Risultato? Il primo gol dopo 5´. Un siluro di Maiorino, tra i migliori in campo, che non ha guardato in faccia nessuno e ha lasciato partire un diagonale chirurgico. La difesa è rimasta ferma. Si può, anzi si deve migliorare in situazioni come queste. Ma anche il secondo e il terzo gol della Torres hanno lasciato perplessità. Grande reazione. Il gol di Foglia ha ammutolito il Menti e tagliato, solo apparentemente, le gambe al Real, che già una prima volta aveva replicato al momentaneo svantaggio con il gol di Bruno al 6´. E qui torniamo ai cambi, quanto mai azzeccati. Sull´1-3 Marcolini manda in campo Galuppini, e poi Odogwu. Ne escono un rigore e un´azione che vede protagonisti Odogwu, Bruno, Bardelloni per il 3-3 conclusivo. Non è la prima volta che il Real ottiene punti in rimonta. E non è fortuna, ma voglia e capacità di crederci sempre. Se ci fossero stati altri 5´, i ragazzi di Marcolini sarebbero anche potuti arrivare al successo. Bello arrivare al derby così, anche se la Torres, per la partita disputata, avrebbe meritato di più. Cronaca. Il Real comincia meglio ma la Torres è devastante. Maiorino gela Ziglioli, in porta al posto dello squalificato Tomei, con un diagonale rasoterra molto preciso. Un minuto dopo, Lavagnoli fa il fenomeno sulla destra, salta due avversari, crossa sul secondo palo per Bruno, che segna in scivolata. Al 23´ la Torres colpisce un palo di testa con Marchetti su calcio d´angolo e sul prosieguo dell´azione Cafiero sbaglia il tap-in. Poco dopo, Ziglioli si fa sfuggire il pallone e Lisai non ne sa approfittare. La Torres protesta per un contatto in area tra Marchetti e Vannucci ma l´arbitro lascia correre. In chiusura è pericoloso il Real con il destro di Vannucci che sbatte sul muro difensivo. All´inizio della ripresa, esce sul fondo il destro di Baraye, mentre Cristini non riesce a deviare di testa sul cross di Bardelloni. Al 9´, Maiorino entra in area sgusciando tra due uomini, poi il tuffo è plateale e l´ex Vicenza viene ammonito per simulazione. Ziglioli è un gatto poco dopo, quando Baraye, di testa, indirizza la palla sull´angolino e il portiere del Real devia in corner. Al 14´, altro intervento difficile per Ziglioli sulla botta di Maiorino (su punizione). Un grande salvataggio di Carlini su Foglia anticipa il gol di Marchetti che salta indisturbato nel cuore dell´area e mette la palla all´incrocio. Il terzo gol di Foglia, al 31´, arriva al termine di un contropiede ed è frutto di un mezzo pasticcio tra Piccinni e Carlini. Solare il rigore che viene concesso a Galuppini per fallo da dietro di Lisai; Bruno non sbaglia. Il 3-3 è figlio di una magia di Odogwu, che serve Bruno in profondità senza guardare; il bomber campano salta Testa con un pallonetto e Bardelloni, da due passi, spinge il pallone in rete di testa. E adesso si può cominciare a pensare al gran derby del Mercante con il Bassano.
Ore 20.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) È la prima volta che Simone Magnaghi, salito a sei gol in campionato, non riesce a portare punti al Venezia. Classica serata da «croce e delizia» per l’ex atalantino, a segno con un gran tiro da 25 metri e autore del fallo da rigore che ha lanciato il Bassano verso la vittoria. «Il fallo l’aveva iniziato il mio avversario (Furlan, ndr) ma l’arbitro non l’ha visto, purtroppo l’episodio è costato caro e non possiamo che parlare di un’occasione buttata via – l’amarezza del numero 9 arancioneroverde -. Dispiace moltissimo perché dopo un’ottima gara ci ritroviamo a mani vuote, sono davvero deluso, è incredibile non aver raccolto nulla, un risultato mai come stavolta eccessivo». «Non ci sto, non riesco a darmi pace – la rabbia di un Andrea Raimondi con un diavolo per capello -. Quando perdi giocando male, e dentro di te lo sai, c’è poco da recriminare: ma stavolta no, con il Bassano è davvero troppo. Ce l’abbiamo messa tutta, siamo stati superiori in tutte le zone del campo, sembra solo un brutto sogno ma purtroppo è arrivata una sconfitta assurda». Incrocio da ex assai amaro anche per Shadi Ghosheh che in giallorosso aveva disputato ottime stagioni. «Abbiamo concesso un tiro in porta subendo due gol, incredibile è dir poco. Cosa ci manca? La fortuna del Bassano, 11 angoli a due fanno solo intuire la nostra superiorità in questa gara che tatticamente è stata perfetta. Adesso? Guai a piangerci addosso, andiamo a Pavia con tanta rabbia». Tra le varie occasioni anche Mattia Zaccagni ci ha provato senza fortuna nel primo tempo. «Ho calciato a botta sicura da buona posizione, forse avrei potuto aprire e servire Greco, ma è stata solo una delle tante chance create e non sfruttate. Abbattersi sarebbe sbagliato, non possiamo permettercelo perché la classifica è bugiarda e non ci rende giustizia». Muso lungo infine anche per un Tommaso Bellazzini che per poco non ha segnato direttamente da calcio d’angolo. «Mi ero allenato su queste conclusioni, ci è mancato davvero poco ma il portiere è stato bravo a togliere il pallone dal sette. Cosa dire? Siamo stati aggressivi, reattivi e abbiamo giocato a ritmi alti, purtroppo non è bastato e significa che dovremo lavorare ancora di più sui dettagli».
Ore 19.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Secondo ko di fila, il terzo in sei partite nel post-Dal Canto. Effetto-Serena già finito? Il diretto interessato non è di questo avviso dopo l’1-2 con la capolista Bassano. «Io sinceramente ho visto un grande Venezia, autore di un’ottima prestazione e punito solo da un risultato che mi dà moltissimo fastidio – l’analisi di Michele Serena in sala stampa – Non so di quale “effetto” parliate, il nostro portiere Fortunato ha effettuato la prima parata al 91′, non credo serva aggiungere altro». Il tecnico arancioneroverde conferma la sua solita grinta anche davanti ai taccuini. «Già un punto ci sarebbe andato stretto, figuriamoci una battuta d’arresto. I ragazzi hanno creato una mole di gioco importante, purtroppo non abbiamo concretizzato a dovere, questo sì, perché 6-7 nitide palle gol ce le siamo costruite. Ripeto, ho visto un grande Venezia, dopo una gara così tutto è positivo fuorché il risultato». Il grosso problema è che la risalita in classifica ha subito un altro rallentamento. «Guardarla oggi è sbagliato, vedremo a maggio dove saremo e lì trarremo conclusioni e bilanci. Siamo sulla strada giusta per accorciare e per sfruttare le nostre qualità, contro il Bassano i 12 punti di differenza non si sono visti, anzi, credo che mai la capolista abbia sofferto tanto quanto al Penzo». Al termine del girone di andata mancano tre gare: alla luce dell’infortunio di Carcuro (rottura del crociato del ginocchio, sei mesi ai box) la coperta sembra corta. Chiederà alla società di tornare sul mercato a caccia di rinforzi? «Purtroppo Carcuro starà fuori per molto tempo, non ho ancora affrontato l’argomento ma quando sarà il momento ne parleremo. Oggi non è questo il punto, ci sono giovani come Zaccagni e Varano che stanno facendo la loro parte come tutti. A confermarlo sono gli applausi dei tifosi a fine gara, la miglior prova che siamo sulla strada che volevamo imboccare». Tornando allo sfortunato derby, decisivo un rigore che: «Sì dalla panchina mi sembrava esserci. Noi abbiamo creato tantissimo, loro con tre tiri, sempre che il rigore possa essere considerato un tiro, hanno segnato due volte raccogliendo il massimo. Non potevamo fare di più, nemmeno il Bassano si aspettava un Venezia così».
Ore 19.40 – (Giornale di Vicenza) Dopo una vittoria così tutto ci si aspetta tranne che il tecnico che porta a casa i tre punti non sia contento. E invece è proprio così. Asta è fin troppo sincero: «Non è stata una delle nostre migliori gare. È vero che è facile dirlo quando si vince, ma questa volta il Venezia meritava di più. Però i ragazzi hanno giocato con il cuore e si sono sacrificati, di fronte a una squadra aggressiva che ci ha messo in difficoltà». Non è la prima volta che i giallorossi rimettono in sesto una partita in questa stagione: «È vero, anche con una prestazione non brillante siamo riusciti a ribaltare la gara. Merito ai ragazzi, che hanno retto nonostante le assenze di diversi titolari». E poi una parola di elogio nei confronti del collega del Venezia, Serena: «Gioca un calcio offensivo e mi piace. Quando ho visto che ha schierato i tre attaccanti e in più Bellazzini sono rimasto stupito». Maistrello ha nel frattempo inventato una nuova coreografia, ispirata da un video di Youtube, per festeggiare il gol assieme a Cortesi. Balletto con schiaffo sulla testa al compagno. «E pensare che potevamo farla anche un´altra volta, ma quando Elia si è trovato la palla del 3-1 tra i piedi nel finale è stato un po´ sfortunato. Ogni domenica ne prepariamo una diversa. Quello che importa comunque è vincere, e l´abbiamo fatto». Il centravanti non dimentica neanche Stevanin, che l´ha mandato in rete. «Gliel´avevo già promesso qualche giorno fa che lo portavo fuori a cena. È sempre lui che mi fa gli assist. Questa volta devo offrirgliela davvero». E poi va sulle consegne di Asta: «Mi aveva chiesto la prestazione, non il gol». E la classifica? Non si può far finta che ci sia qualcun altro al posto del Bassano. «Ora cominciamo a farci un pensiero, siamo quasi alla fine dell´andata. Noi continuiamo a giocare come abbiamo sempre fatto, ma non ci accontentiamo». Anche Iocolano festeggia il quarto gol in campionato. «Di solito i rigori li batte Nolè. Non c´era e l´ho tirato io, mi alleno studiando i portieri avversari. Ho visto che si buttava a sinistra e ovvamente ho calciato dall´altra parte». Sulla prestazione concorda con Asta: «Di solito giochiamo un altro calcio ma il campo non ce l´ha permesso, quindi abbiamo deciso di cercare Maistrello con lanci lunghi per sfruttare le seconde palle». E sul primato in classifica lo spogliatoio sembra ormai sbilanciarsi nella stessa direzione: «Possiamo anche pensare di mantenerlo nelle prossime gare», chiude il capitano. DAVÌ IN OSPEDALE. Il giocatore giallorosso ha subito un colpo alla testa, che poi gli girava. A fine partita quindi è stato accompagnato in ospedale per accertamenti, ma per fortuna non c´è nulla di grave e oggi sarà dimesso.
Ore 19.30 – (Giornale di Vicenza) Il Bassano rimonta a Venezia, vince e se ne va, portandosi dietro solo il Pavia, a un punto di distanza, ma con una partita da recuperare. Il tifoso del Venezia sul vaporetto che porta allo stadio Penzo lo aveva capito: «Bella botta di fortuna senza quei tre». I tre, fermati dal giudice sportivo, sono Pietribiasi, Nolè e Bizzotto, ovvero 13 dei 25 gol fatti dal Bassano (sei più sette) e uno dei pilastri della difesa, tra le meno battute del campionato. L´amico saggio al suo fianco era stato però profetico: «Guarda che ne hanno altri». Discussione chiusa.
Asta affida le chiavi dell´attacco a Maistrello, in difesa Stevanin preferito a Semenzato non al top e Ingegneri accanto a Priola al centro. Proietti agisce da trequartista, mentre Cenetti è affiancato da Davì. Il Venezia naviga a metà classifica ma dal ritorno in panchina di Serena ha dato un´accelerata alla stagione. Tra le sue maglie si nascondono giocatori di esperienza, dal regista Esposito al numero dieci Greco, oltre ai giovani attaccanti Magnaghi e Raimondi. Al 13´ si fa vedere l´Unione. Sales scende sulla destra e pesca Magnaghi in area, il tentativo di girata è murato dalla difesa giallorossa. Al 18´ angolo di Furlan, Maistrello prova la rovesciata ma sbuccia la palla. E sul ribaltamento di fronte Magnaghi trova lo spazio giusto, batte da oltre venti metri, la palla colpisce il palo alla destra di un immobile Rossi e si insacca alle sue spalle. Il Bassano non si scompone più di tanto, su un terreno appesantito dalla pioggia che certo non favorisce il bel gioco e gente come Iocolano, che però al 31´ innesca Stevanin sulla sinistra battendo in velocità un fallo laterale, il terzino non ci pensa un secondo e mette in mezzo per l´accorrente Maistrello che di piatto destro batte il vicentino Fortunato. Tutto molto bello, 1-1 e festa con la panchina per il quarto centro del granatiere. Al 36´ angolo velenoso di Bellazzini sul primo palo, Cenetti arriva di testa quasi all´incrocio. Ancora corner in serie del Venezia, sempre a girare verso la porta, alla fine smanaccia Rossi e salva. Al 40´ lo schema da calcio di punizione porta al tiro Priola dal limite, ma la battuta è sporca. C´è tempo per un´incursione di Greco in area del Bassano, con il tiro successivo stoppato da Davì e Priola. Il Venezia rientra in campo più determinato dopo l´intervallo. Asta si arrabbia: «Svegliatevi, stiamo dormendo». Dentro Cattaneo per Cenetti. Iocolano si sposta dietro a Maistrello, Proietti torna sulla mediana. Al 19´ Greco schiaccia di testa sugli sviluppi di un calcio d´angolo, Rossi è attento. Un minuto dopo Furlan è bravo a contendere un pallone quasi perso in area, viene arpionato e tirato giù da Magnaghi. L´arbitro non ha dubbi e assegna la massima punizione. Iocolano dagli undici metri spiazza Fortunato e porta in vantaggio il Bassano. Quarto centro anche per il fantasista. Al 25´ il Venezia va in gol con Raimondi, ma il numero undici è in fuorigioco dopo il tiro di Magnaghi e la parata di Rossi. Asta decide di coprirsi, toglie Furlan e mette Zanella ridisegnando il modulo con cinque difensori. Zaccagni è lasciato però pericolosamente solo in area, anche se il colpo di testa è da dimenticare. Il Bassano attende e prova a colpire in contropiede. Dall´altra parte Bellazzini fa tutto da solo, cerca l´angolino basso, Rossi si allunga bene sulla sinistra e mette in angolo. Siamo al 46´. Al 48´ Maistrello lavora un pallone in area, serve Iocolano che libera Cortesi appena entrato. Elia ci pensa un po´ troppo e la difesa salva. L´arbitro lascia giocare fino al 50´, e quasi quasi Cattaneo non trova il suo “solito” gol finale. Non ci riesce, ma in compenso arriva il triplice fischio. Il Bassano se ne va, e ha in mano una fiche in più rispetto alle altre.
Ore 19.20 – (La Nuova Venezia) Se il Bassano è la capolista più di qualche motivo c’è, ma questo Venezia visto al Penzo non ha meritato di perdere. Invece è finita 2-1, con due lampi giallorossi che hanno segnato la partita. La squadra di Serena ha trovato di fronte un avversario lucido, estremamente concreto, rapido a salire, molto di più a difendersi erigendo un muro davanti a Rossi, nonostante parecchie assenze tra i titolari. Il campo pesante non ha permesso un gioco fluido, con giocatori costretti sempre a faticare per costruire una azione completa. I tre punti hanno preso la strada del Brenta, ma Serena ha di sicuro avuto la conferma che questo è un gruppo che può dire la sua e merita di più. Pressing. Il Venezia sa che non può concedere nulla al Bassano, e la scelta tecnica è quella di schierare una squadra estremamente offensiva. Tre attaccanti più Bellazzini sulla destra a centrocampo in un 4-3-3 che farebbe onore a un carro armato. I giallorossi si schierano con il 4-2-3-1 lasciando Maistrello a giostrare in avanti. Serena dirige uno per uno i suoi giocatori per pressare alto gli avversari. Le risposte non mancano, di palloni il Venezia ne recupera così parecchi, ma quando il tridente arriva al limite dell’area si incarta spesso. Greco è generoso, Raimondi sbaglia qualcosa di troppo, e alla fine Magnaghi pesca il jolly al 19’ del primo tempo con un destro da venti metri che bacia il palo alla destra di Rossi e si insacca. Nulla da dire, vantaggio meritato. Disattenzione. L’unica della gara il Venezia la paga subito. Dietro Legati e Cernuto fanno i salti mortali per contenere Maistrello, Sales respinge Iocolano sulla destra e Ghosheh si lancia spesso in avanti. Su un capovolgimento di fronte, al 30’, proprio Iocolano batte una rimessa davanti alla panchina di Serena, di prima Stevanin crossa al centro dalla sinistra e Maistrello al volo in girata fa secco Fortunato. Tre secondi in tutto e i padroni di cassa incassano e restano storditi per qualche minuto. Fino al 37’ quando Bellazzini batte un corner a rientrare che Rossi toglie con un miracolo di atletismo dall’incrocio dei pali. Ingenuità. Purtroppo ci sta anche questo, e dopo un inizio di ripresa prepotente del Venezia, il Bassano ha la seconda chance della partita per inquadrare la porta. Un’azione al limite dell’area porta Furlan ad avvicinarsi ai pali, Magnaghi si sbilancia nel contrasto e lo tira giù. Rigore netto. Iocolano spiazza Fortunato e porta in vantaggio i suoi. Il resto è un monologo arancioneroverde, con tentativi di Raimondi, Greco, Magnaghi e Zaccagni. Si perde quasi il conto dei corner verso Rossi, ma non c’è nulla da fare. Gli ospiti riescono a superare la metà campo in modo concreto solo al 47’, e una pezza ce la mette Fortunato, altrimenti un’altra rete avversaria sarebbe stata una beffa. Considerazioni. Alla fine esulta la capolista, e del resto i campionati si vincono anche così, con una concretezza che ti salva quando serve e basta. Ma al Venezia anche il pari sarebbe andato forse stretto. Questo è però quello che passa per ora il convento, ma dopo due sconfitte di fila e qualche bella pacca sulle spalle, è anche il momento di ricominciare ad aggiungere punti alla classifica.
Ore 19.00 – (Gazzettino, edizione di Treviso) L’allenatore Francesco Feltrin si gode il ritorno al successo che mancava dalla quarta giornata contro la Clodiense: «È stata una partita abbastanza equilibrata contro un Fontanafredda che ha fatto vedere buone qualità e che era reduce non a caso dal pareggio contro la capolista Altovicentino. In settimana avevo raccomandato ai ragazzi di giocare tranquilli senza fretta. Nel primo tempo abbiamo fatto abbastanza bene creando un paio di occasioni importanti mentre loro ci hanno messo in difficoltà con i tiri da fuori di Tonizzo sul quale non riuscivamo ad accorciare. Nel secondo tempo ci voleva una giocata di qualcuno per sbloccarla e stavolta è andata bene a noi grazie al gol di Nobile. Credo siano 3 punti meritati anche se con il pareggio loro non avrebbero rubato niente». Unica nota negativa le due squalifiche in arrivo? «Sì, domenica prossima contro il Mori per l’ennesima volta dovremmo fare i conti con le squalifiche in difesa di Zanette e Niero, i 2 difensori più esperti che abbiamo. L’arbitro nell’occasione era nascosto e non ha visto il presunto fallo di Zanette su Alcantara, è andato ad intuito decidendo per un’espulsione secondo me abbastanza gratuita». Per Nobile è stato il gol d’addio? «Non lo so, dovremmo incontrarci per parlare, di sicuro c’è solo che questa è stata l’ultima partita di Simone Basso e che dalla prossima partita avremo a disposizione Cattelan ed il portiere Ziliotto».
Ore 18.50 – (Tribuna di Treviso) Vittoria fondamentale per i padroni di casa che si portano in una situazione di classifica più tranquilla. Tre punti sofferti ma meritati nel secondo tempo, dove l’Union spreca almeno 4 palle gol ma porta a casa l’intera posta grazie una magia di Nobile a pochi minuti dalla fine. L’attaccante supera tutta la difesa in velocità sulla sinistra, passando in mezzo a 5 avversari; si accentra e incrocia il tiro di destro trovando il diagonale vincente. Nemmeno il tempo di iniziare e dopo soli 40’’ Union avanti: Nobile viene atterrato in area da Nastri. Rigore netto; sul dischetto va Rossi. Rincorsa, finta e Vicario spiazzato. Passano 10’ e il Fontanafredda pareggia. Punizione dai 30 metri di Ortolan, deviazione di un attaccante in barriera che manda fuori tempo Noè ed è l’1 a 1. Un minuto dopo Serena scende sulla sinistra e serve in mezzo un pallone d’oro per Nobile che, a porta vuota, calcia fuori. La partita è equilibrata ma al 24’ la difesa moglianese rischia la frittata. Grave disattenzione di Zanette che appoggia corto al portiere. Tra Noè e pallone si infila Alcantara che salta l’estremo difensore, ma si allunga la palla e non riesce ad appoggiare a porta vuota. Dopo un paio di incursioni di Nobile e Visinoni ribattute dalla difesa, Serena tira a girare dall’angolo alto dell’area. La palla sfiora l’incrocio dei pali con Vicario battuto. Al 37’ è Tonizzo a spaventare Noè con un tiro da fuori pericoloso per il terreno bagnato. Palla fuori di poco. Passa un minuto e la difesa moglianese trema ancora. Azione di Grotto che serve Alcantara solo sulla destra. La palla passa sotto il corpo di Noè ma è respinta sulla linea da Rossi e Zanette insieme. L’Union reagisce subito e va vicina al gol con Nobile servito da Serena che manda alto di testa dal centro dell’area. Quasi allo scadere Noè compie un miracolo in tuffo respingendo in angolo un gran tiro di Tonuzzo. Il capitano del Fontanafredda ci riprova al 45’ senza fortuna. Il secondo tempo inizia più guardingo ma è l’Union a fare la partita. L’occasione migliore capita sui piedi di Nobile lanciato perfettamente in profondità da 80 metri da Zanette. È bravissimo Vicario a uscire dall’area e, in scivolata, togliere il pallone dai piedi del trevigiano. Al 20’ s.t. Visinoni, sugli sviluppi di un angolo, si ritrova la palla buona in mischia e tira a botta sicura con Vicario battuto, ma sulla linea Ortolan riesce a rinviare in scivolata. Al 26’ Nobile scatta in contropiede, supera in velocità il marcatore e tira in diagonale dal limite dell’area; la palla lambisce il palo. Dopo 7 angoli e almeno 4 limpide palle gol sventate dalla difesa, la vittoria sembra sfumare, tanto più che Zanette lascia anche in 10 i suoi. Ma, alla fine, Nobile estrae il jolly da 3 punti. Il resto sono minuti giocati a protezione del vantaggio.
Ore 18.30 – (Gazzettino, edizione di Treviso) È chiaramente soddisfatto Paganin per il successo colto in terra friulana: «Una vittoria pienamente meritata – ha dichiarato il mister – che ci è stata riconosciuta anche da parte del mister avversario. Abbiamo sofferto un po’ nella ripresa a causa del campo pesante, ma non abbiamo rubato nulla». Una classifica che sorride finalmente al Giorgione, al secondo hurrà consecutivo. «Adesso è importante creare un buco rispetto alla sest’ultima piazza. Ci troviamo al nono posto con 16 punti e siamo in un’ottima posizione per spaccare in due la classifica. Dobbiamo continuare con questo passo valorizzando i nostri giovani e magari togliendoci qualche soddisfazione contro le squadre più blasonate del girone».
Ore 18.20 – (Tribuna di Treviso) Colpaccio esterno del Giorgione, che conquista una vittoria preziosa non solo perché si trattava a tutti gli effetti di uno scontro diretto, ma anche alla luce degli altri risultati. Classifica alla mano, infatti, i rossostellati sono ora in testa al “treno playout”, a quota 16. Senza contare che il successo di ieri è arrivato grazie a un nucleo decisamente giovane, visto che mister Paganin ha schierato sette fuoriquota. La sua squadra si è mostrata organizzata, compatta e molto veloce a ripartire. Nella ripresa invece il campo pesante per la pioggia non ha aiutato per niente le due squadre a sviluppare il gioco, favorendo la gestione del vantaggio. La cronaca: i padroni di casa, sulla cui panchina c’è stato il debutto dell’ormai ex giocatore Anton Zlogar dopo l’interregno di una settimana del duo Gulic-Bombac a seguito dell’addio all’ex mister Arcaba, partono forte e mostrano un piglio migliore nelle battute iniziali. Sono proprio i carsolini a passare in vantaggio al 23′, con una deviazione in scivolata di Knezevic in area piccola su assist di Grujic. Quando i tifosi locali sembrano illudersi di vedere un Kras in crescita rispetto al recente passato, ecco che i giuliani pagano due delle solite distrazioni difensive e permettono al Giorgione di ribaltare le sorti del match. Trascorsi 4′ dall’1-0, infatti, un errore nel controllo di Komel regala la sfera a Mattioli, libero di infilare l’incrocio dei pali con un tiro a giro dal limite. Una manciata di minuti dopo un altro pallone perso dà il là al contropiede veneto: Mattioli innesca Gazzola che, a tu per tu con Budicin, fredda il portiere in uscita. Nella ripresa, detto delle difficoltà dovute al terreno, il Kras sfoggia un miglior possesso palla al cospetto di un avversario votato più al contenimento e alle ripartenze. La stanchezza delle punte trevigiane non permette però ai biancorossi di far male ai triestini come nel primo tempo, ma al tempo stesso i vincitori non corrono rischi particolari e gestiscono senza affanni sino al triplice fischio, dimostrando una grande organizzazione tattica. Da segnalare soltanto un tiro di Maio, parato con facilità da Bevilacqua, e un colpo di testa di Gruijc, fuori dallo specchio della porta.
Ore 18.00 – (Trentino) Luca Lomi non può far altro che prenderla con filosofia. Ma torna dalla trasferta trevigiana con un’ulteriore conferma: i suoi ragazzi avranno anche poca esperienza, ma non hanno intenzione di mollare la presa. “A fine partita ho fatto i complimenti ai ragazzi – dice – perché hanno disputato un eccellente secondo tempo: abbiamo giocato per 80 minuti con un uomo in meno, eppure il Montebelluna ha chiuso la partita solo nel recupero del secondo tempo. Siamo rimasti aggrappati al match fino alla fine, dimostrando gran mentalità e voglia di fare. Torniamo a casa a mani vuote, ma in queste condizioni non potevo chiedere di più alla squadra. Come si riparte? Dall’atteggiamento propositivo e dai secondi quarantacinque minuti, durante i quali abbiamo anche sfiorato il pareggio. Speriamo di recuperare qualche effettivo per il match contro l’Union Ripa La Fenadora (torneranno a disposizione Baltieri, Lorenzi e Magnanelli) e poi ce la giocheremo a viso aperto come abbiamo sempre fatto. La classifica? Dobbiamo lavorare, vivere alla giornata e non guardare la graduatoria”.
Ore 17.50 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Alla seconda panchina di fila al posto dello squalificato Pasa, Toni Tessariol riscatta la sconfitta di Tamai. «Abbiamo avuto parecchie occasioni, sia prima di sbloccarla che una volta in vantaggio – osserva – potevamo sicuramente chiuderla prima, invece ce la siamo trascinata fino alla fine. Senza dubbio la loro espulsione ci ha favorito. Però direi che la nostra vittoria è meritata». Tre punti che vi fanno ripartire. «Sono d’accordo, a Tamai c’è stato il classico incidente di percorso. Adesso siamo a 22 punti ma l’obiettivo è sempre quello della salvezza». Una incursione di Cecchel ha provocato l’espulsione avversaria. Come valuta la sua prova? «Lui ci stupisce ogni giorno di più. Nonostante non abbia un gran fisico resiste sempre meglio. I suoi progressi sono evidenti». Adesso vi aspetta il Fontanafredda. «Nemmeno questo sarà un impegno agevole, loro recentemente hanno imposto il pari all’Altovicentino e in casa si esaltano».
Ore 17.40 – (Tribuna di Treviso) Il Mezzo depone la… corona. Risultato forse scontato con l’ultima della classe, a maggior ragione dopo la superiorità numerica e il vantaggio maturati nel primo tempo, ma uno sciupone Montebelluna si complica la vita e mette in ghiaccio la settima vittoria solo in pieno recupero. Contava però riscattare i quattro ceffoni di Tamai: operazione riuscita e playoff a due punti, anche se in via Biagi restano parola tabù. Le squadre giocano a specchiarsi, abbassando un centrocampista davanti alla difesa. I biancocelesti, orfani dello squalificato Frassetto, inseriscono Biral a sinistra e ripropongono la coppia Cecchel-Masiero. Il Monte sfrutta i primi minuti per studiare l’avversario, aspettando il momento propizio per stuzzicarlo. Il Mezzocorona si presenta con una botta alta di Bentivoglio, viceversa i locali potrebbero concretizzare la prima punizione interessante: Zomer smanaccia su Bressan, sugli sviluppi Masiero spedisce a lato (9’). La contesa prende una piega decisa dopo l’ingenuità di Misimi, che abbatte goffamente Cecchel lanciato a rete: l’arbitro Castorina sventola il rosso (13’). Se già il divario tecnico appare evidente, l’inferiorità numerica diventa una mazzata. E il Mezzocorona si vede costretto a sprecare subito un cambio per assicurare più copertura. La porta dei trentini assume così le sembianze di un bersaglio: più che calcio, è tiro a segno. Il Monte, tuttavia, non sembra gradire i regali gentilmente offerti dai rotaliani: Masiero, libero a centro area, appoggia di testa come peggio non può; la stoccata di De Vido esalta poi i riflessi dell’estremo gialloverde. I montelliani dovrebbero mettere a frutto il gran lavoro del primo tempo, ma spesso sbagliano l’ultimo passaggio o concludono con eccessiva frenesia. Ci pensa allora il solito Giglio a togliere le castagne dal fuoco: il capocannoniere dei montelliani (ottavo sigillo) raccoglie l’invito di Masiero e castiga Zomer in diagonale (38’). Il vantaggio acquisito dovrebbe permettere alla truppa di ragionare meglio. Anche se non c’è più Masiero, uscito per un problema muscolare. Si registra la sventola di Cecchel non trattenuta da Zomer, poi lo stesso ex Treviso deve servirsi dei piedi per neutralizzare il subentrato Scarpa. Che, evidentemente, vuole affrancarsi dall’etichetta di “oggetto misterioso”. Il Monte però non capitalizza e s’impigrisce. Corre qualche brivido di troppo (Rigo deve sporcare i guanti) e costruisce con fatica, sfiorando la marcatura con il guizzo isolato di Cecchel (Zomer alza sopra la traversa). Una strana insicurezza che fa a pugni con la superiorità numerica e la spavalderia del primo tempo. Il sigillo in contropiede di Scarpa fa calare il sipario su una vittoria preziosa, che i biancocelesti blindano però tardi, incappando in pericoli inutili.
Ore 17.25 – (Pordenone Calcio) Il Pordenone Calcio comunica di aver risolto consensualmente il contratto annuale con l’attaccante Emil Zubin. La società ringrazia il giocatore per il fondamentale apporto alla squadra, in campo e fuori, nelle ultime due stagioni e mezzo. Periodo contraddistinto da un secondo e un primo posto in serie D, impreziosito dalla conquista dello scudetto. Zubin, dalla scorsa annata capitano, lascia Pordenone dopo aver realizzato 45 gol nel biennio di serie D e 2 in Lega Pro. Un bomber che resterà nella storia neroverde. A Emil l’augurio di continuare a collezionare gol e successi. Zubin ringrazia il «presidente Mauro Lovisa e la società, a cui continuerà a legarmi un ottimo rapporto, per le indimenticabili emozioni vissute in questi due anni e mezzo. Auguro al “mio” Pordenone di ottenere la salvezza. Se la meritano la società, la squadra, la città e i tifosi, che ricorderò sempre con grande affetto».
Ore 17.10 – (Trentino) “I punti sono tutti utili”. Stefano Manfioletti non ha la gioia negli occhi, ma la sua voce è serena. “Considerando tutto speravo in qualcosa di meglio, come risultato – spiega l’allenatore del Dro – anche perché abbiamo avuto l’occasione di chiudere la partita: quella di Cicuttini, nel finale, è stata davvero lampante. Invece, alla prima disattenzione abbiamo preso il gol e poi si è messa in salita. Però, su di un campo pesante e in cui era difficile segnare, siamo stati bravi a mettere insieme una buona prestazione. Partiamo da qui per portare a casa la salvezza”. Match difficile già dalla vigilia, tra defezioni e squalifiche: in campo, il Dro, aveva un classe 97 e due 96. “Dobbiamo capire che possiamo fare di più di quanto abbiamo fatto fin qui –prosegue il mister – ma bisogna stare sul pezzo, non abbassare la guardia, altrimenti ci penalizzano. Se nel primo tempo ci avessimo creduto di più avremmo potuto portare via il risultato. Ad ogni modo è un punto prezioso, dietro hanno perso tutte e così possiamo essere soddisfatti”.
Ore 17.00 – (Il Piccolo) A Dro lo staff dell’Unione è quasi al completo. Manca Di Piero ma c’è il presidente Pontrelli arrivato in auto da Roma (dove è prontamente rientrato per assistere la moglie vicina al parto). E il numero uno non è soddisfatto. «Soprattutto nel primo tempo ho visto una squadra troppo timida» sottolinea Pontrelli. «Ora non posso fallire nel mercato di riparazione -continua – ci sono troppe cose che non vanno. I pagamenti? Come ho già detto, nel corso della settimana sistemo i giocatori e anche gli ex che hanno fatto vertenza. Ma qualcuno nello spogliatoio ha remato contro. È una netta minoranza ma risolveremo la questione. Io comunque sono sereno». Ovvio che non siano andate giù alcune esternazioni settimanali sui social network di Piscopo. Per quanto riguarda il mercato che si riapre domani due giocatori potrebbero arrivare subito. «Più che da noi dipende dalla loro società con la quale abbiamo l’accordo» dice il diesse Maragliulo. Gli identikit sono quelli di una punta (o due) e di un regista. E gli under? «Uno potrebbe arrivare adesso -conclude – ma su quel fronte è meglio aspettare gennaio per i primavera delle società pro».
Ore 16.50 – (Il Piccolo) Con molta onestà intellettuale e la consueta cortesia mister Ferazzoli si dice tutt’altro che soddisfatto del punto ottenuto a Dro. All’allenatore alabardato in particolare pesano le ingenuità che spesso condannano la squadra in fase difensiva e l’assenza di una prima punta pura, capace di garantire i gol che servirebbero alla causa. «Miglioramenti si vedono nella fase di possesso, però abbiamo fatto un errore grosso nel momento in cui siamo andati in vantaggio, a testimonianza del fatto che la squadra non è abituata a segnare per prima. Abbiamo commesso un’ingenuità, peraltro con uno dei giocatori più esperti e convincenti in questo avvio di stagione. Può succedere, ma non dovrebbe. Ad ogni modo non va addossata la croce su nessuno, accettiamo il pareggio ma non sono assolutamente contento. Nel secondo tempo ha rivisitato il modulo proponendo un 4-3-1-2 con Clara piuttosto positivo.. Clara è un giocatore importante, deve migliorare nelle metodologie d’allenamento. Si sta impegnando e in campo ci ha dato sostanza. È lampante che però non è quello che ci risolve i problemi, a noi manca l’uomo d’area. Se non riusciamo a prendere l’uomo d’area di rigore diventa dura vincere le partite. Il punto è buono in ottica play-out, se guardiamo alla salvezza però con le vittorie di Union Pro e Giorgione abbiamo perso due punti. Di questo passo difficilmente riusciremmo ad agganciarli. Questa non vuole essere assolutamente un’analisi catastrofica, ricalca solo un po’ di delusione dal momento che i ragazzi nell’arco dei novanta minuti meritavano di più». Non è la prima volta che la Triestina rischia di capitolare su strafalcioni individuali, è solo un problema di concentrazione? «L’errore individuale ci può stare, quello che non dobbiamo fare è peccare di superficialità. Comprendo più l’equivoco centrale tra Piscopo e Antonelli piuttosto che l’errore fatto nel primo tempo in occasione del gol. Fortunatamente abbiamo un portiere che sta facendo molto bene. Perderla sarebbe stato troppo, concentriamoci ora per acquisire cattiveria e conseguire la vittoria». In settimana Piscopo si è fatto apprezzare per le parole che hanno descritto un gruppo che lavora unito. «Su questo non ho mai avuto dubbi. Certi episodi a volte vengono ingigantiti, ma sull’unità del gruppo non ci sono dubbi. I ragazzi sono consapevoli che la situazione è difficile, ma piano piano stiamo risalendo». Ferazzoli chiude con quello che pare il problema assillante del momento. «Abbiamo tante seconde punte ma finchè non avremo l’uomo d’area di rigore le partite sarà difficile vincerle».
Ore 16.40 – (Trentino) Difficile stabilire se il pareggio con la Triestina, squadra dal passato glorioso che condivide con la Juve l’albo d’oro della serie B, abbia lasciato tanta o poca amarezza. Il bicchiere, infatti, è diviso a metà: nella parte mezza piena c’è il gol che i droati hanno recuperato dopo 180 secondi dallo svantaggio, evitando così di compromettere la partita, mentre in quella mezza vuota ecco soprattutto l’occasione sprecata da Cicuttini, sul fischio finale, che poteva regalare ai tifosi di casa (mai così pochi sugli spalti di Oltra) la gioia di una vittoria storica. Ad ogni modo il Dro ha dimostrato di avere gli attributi e le potenzialità per portare a casa l’obiettivo stagionale, ossia la salvezza da raggiungere ai playout o meglio ancora senza passare dagli spareggi. Nel primo tempo la squadra di mister Manfioletti, su un terreno di gioco al limite della praticabilità ha relegato la Triestina al ruolo di comprimaria. Al Dro, però, è mancata la capacità di tradurre in rete la superiorità territoriale e, quando non si riesce a concretizzare, si finisce per pagare pegno. La squadra trentina, per sua fortuna, è stata in grado di rimettersi immediatamente in carreggiata evitando, così, di compromettere l’esito dell’incontro. Anzi, a tempo pressoché scaduto, dopo una ripresa non particolarmente esaltante, ha avuto anche l’occasione più ghiotta dell’intera gara, con Cicuttini, sprecata malamente. Il pareggio di ieri ha consentito ai droati di muovere un poco la propria classifica e di approfittare dei risultati delle dirette contendenti. La partita. Al 18′ Bertoldi ha un’occasione d’oro, ma la sua girata sotto porta è debole. Al 35′ c’è un sospetto fallo di mani in area di Fiore, ma l’arbitro lascia correre. Al 41′ la Triestina va in gol: Celli scende sulla fascia e dal fondo crossa in mezzo per Proia che sale più in alto di tutti e colpisce di testa, Bordignon para ma non trattiene e così ancora Proia la calcia in rete. Al 44′ il pareggio del Dro: Cicuttini apre sulla sinistra per Ciurletti che da dietro, di corsa, sfodera un diagonale che si insacca. Nella ripresa si dorme fino alla mezz’ora. Al 32′ Proia tira da fuori, Bordignon para ma non trattiene, Milicevic la spinge in rete, ma l’arbitro annulla per fuorigioco. Al 45′ Bazzanella si porta a spasso mezza difesa, serve a Cicuttini che da solo, davanti al portiere, perde l’attimo e l’azione sfuma.
Ore 16.20 – (Trentino) Davide Zoller non sorride, ma non è nemmeno disperato. Anzi. “Detto che il Tamai è un’ottima squadra e, ai punti, ha meritato la vittoria – esordisce – per stessa ammissione dei nostri avversari il punteggio finale non rende merito alla mia squadra. Io sono soddisfatto della nostra prova: abbiamo creato tante palle gol e, come già ci è capitato tante volte in questa stagione, abbiamo avuto le occasioni per pareggiare. Dobbiamo essere più “cattivi” sottoporta, senza dubbio, ma oggi (ieri, ndr) ho visto una formazione determinata. Che, aspetto non trascurabile, ha anche espresso un buon calcio. Adesso non possiamo far altro che concentrarci sulle prossime partite: nei 50 giorni a venire si deciderà il destino del Mori visto che giocheremo quattro partite su cinque in casa (compresa la prima del girone di ritorno, ndr) con scontri diretti contro Union Pro, Triestina, Mezzocorona e Fontanafredda di fondamentale importanza”. Capitolo mercato? “La società sta lavorando – conclude Zoller – per potenziare la rosa, con tranquillità e grande oculatezza”.
Ore 16.10 – (Messaggero Veneto) Mister De Agostini a fine gara allarga le braccia, come a dire «cosa posso pretendere di più?». Il suo Tamai sfodera un’altra grande prestazione e continua a volare. «La nostra umiltà ci ha portati al sesto posto -attacca il mister-, risultato quasi impensabile a questo punto del campionato». Guai però a nominare la parola playoff. «Continuiamo a mettere fieno in cascina -spiega-. Prima ci salviamo, poi ci divertiamo e parliamo di qualsiasi cosa, anche di Lega Pro…». Una battuta, anche se alcuni dei suoi uomini, su tutti Federico Furlan e Zambon, stanno giocando su livelli che ci si avvicinano. «Si stanno divertendo e stanno facendo divertire il nostro pubblico – continua il mister -, credo che l’azione del secondo gol tra Furlan, Petris e Zambon valga da sola il prezzo del biglietto». Il tecnico, che conosce questo campionato come le sue tasche, mantiene saldi i piedi per terra. «Non facciamo voli pindarici, ora ci sta riuscendo tutto, ma la strada è ancora lunga».
Ore 16.00 – (Messaggero Veneto) Vincere e divertire è il binomio che ogni squadra sogna di raggiungere, al Tamai di oggi sta riuscendo a meraviglia. Anche il Mori S. Stefano è sepolto dalla truppa di De Agostini, con trame da applausi e tre gol da stropicciarsi gli occhi. Sesto posto in classifica a un punto dalla zona playoff, e se l’obiettivo dichiarato è la salvezza, in via Giovanni XII c’è già chi si sfrega le mani. Le furie hanno saputo anche soffrire, perché fino al 2-0 i trentini non sono stati a guardare e a inizio ripresa hanno sfiorato di riportare a galla il match. Missione fallita, e il divario tecnico ha poi fatto il solco. Ennesime celebrazioni per Riccardo Zambon e Federico Furlan: a nessuno verrebbe dato del pazzo se pensasse che nell’attuale stato di forma, potrebbero essere utili a una squadra di categoria superiore, distante meno di dieci chilometri. Dal Bianco recupera e torna padrone della corsia mancina, De Agostini schiera il suo 4-3-3 in formazione-tipo. Quasi tutte le offensive del Tamai sono un imbuto con terminale Federico Furlan, calamita di tutti i palloni che viaggiano sulla trequarti. L’ex Sacilese va vicino al gol in avvio, prima da centro area gira alto (4′), poi supera due uomini di slancio ma il suo diagonale esce sul secondo palo (11′). Il Mori, come da copione, erige il fortino stringendo le viti tra i reparti di difesa e centrocampo e non si scompone. Esce dal guscio solo a metà frazione, spinto da Tisi, suo uomo di maggior qualità, che si carica sul groppone i compagni e prova a impensierire Peresson. Il gol è nell’aria e arriva puntuale al 27′: Sellan sgroppa sulla banda mancina e centra sul secondo palo, Pavan si butta dentro e rimette in mezzo dove Federico Furlan svetta e timbra il vantaggio, prendendo in controtempo l’incolpevole Rossatti. Azione marchio di fabbrica delle furie: interscambi nel tridente offensivo e inserimenti a turno delle mezzali. I trentini non sbandano e si rianimano improvvisamente alla mezzora, quando Tranquillini calcia al volo alto di pochissimo dopo un piazzato di Tisi dalla trequarti. Poi nient’altro, la gara si siede fino all’intervallo. Il Tamai sprofonda in poltrona e a inizio ripresa rischia tantissimo, prima sul destro di Sceffer, che sibila vicino all’incrocio di Peresson, poi con una deviazione aerea di Tranquillini a lato. De Agostini si agita e urla per risvegliare i suoi dall’attimo di sonnolenza. I rossi allora riprendono la maniglia e mettono in ghiaccio il match con un gol meraviglioso. Salgono in cattedra i tre moschettieri: azione supersonica Federico Furlan-Petris-Zambon, con il numero 10 che chiude in rete a porta spalancata il triangolo lungo. Finale in scioltezza, con Federico Furlan che spara alle stelle il pallone del 3-0 dopo aver scherzato Rossatti. Il terzo gol arriva davvero al 39′, Petris premia il taglio di Zambon che in terzo tempo schiaccia in rete alle spalle di Rossatti e chiude il match.
Ore 15.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) C’e’ voluto un pomeriggio uggioso di fine novembre per far conoscere alla Clodiense e ai suoi tifosi chi e’ realmente Guglielmo Isotti. Classe ’92, l’ex attaccante di Pescara, Foggia e Sambenedettese con una bella doppietta ha steso il Legnago e regalato tre punti importanti alla compagine lagunare. Una prestazione cercata e fortemente voluta dal ragazzo abruzzese. “Sono molto soddisfatto di questi gol – racconta Isotti – perche’ innanzi tutto ci hanno fatto vincere la partita e poi perche’, a livello personale, sono molto importanti. Non sto giocando molto, questa e’ la mia seconda gara da titolare, dovevo sfruttare al meglio l’opportunita’ che il mister mi ha concesso. Averlo fatto con una doppietta e’ molto bello. Spero di aver messo in difficolta’ il mister, cosi da meritarmi altre opportunita’. Dedica? No, nessuna dedica speciale. Questa doppietta mi piace condividerla con la squadra, il gruppo. Alla Clodiense ho trovato davvero ragazzi in gamba, mi piace pensare che questo sia il successo di tutti”.
Ore 15.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Andrea Pagan ha gli immancabili occhiali bagnati dalla pioggia. Ma e’ visibilmente soddisfatto. E’ una vittoria di grande spessore che giunge dopo un pareggio altrettanto importante ottenuto a Padova. “Ci tenevo molto a questa gara – ammette Pagan – perche’ la temevo molto. A Padova abbiamo fatto una grande partita, temevo che la squadra potesse affrontare il Legnago scarica da un punto di vista della concentrazione. E’ invece la risposta che mi hanno dato i ragazzi e’ stata esemplare. Sono davvero contento anche perchè è una vittoria condita da una perfetta condotta di gioco nella prima frazione e da tanta sofferenza e abnegazione nella seconda. Nel primo tempo abbiamo giocato davvero un ottimo calcio, nella ripresa abbiamo forse sbagliato l’atteggiamento con cui siamo usciti dagli spogliatoi. La rete del Legnago e la successiva espulsione di Boscolo ha complicato le cose. Ma siamo stati bravi a non mollare, a crederci in questa vittoria”. Un successo che non regala voli pindarici all’ambiente granata. “No, questi due ottimi risultati a Padova e Legnago non devono farci cambiare obiettivo. restiamo umili ma determinati. Intanto dobbiamo salvarci il prima possibile, poi si vedrà. Lo scorso anno abbiamo girato alla fine del girone d’andata a 22 punti, ore ne abbiamo 21 con quattri gare da giocare e due di veramente difficili. Guardiamo alle prossime partite e non facciamoci illusioni”.
Ore 15.20 – (L’Arena) La Clodiense dopo l’impresa all’Euganeo di Padova, dove ha obbligato i biancoscudati al pareggio, fa il colpaccio in riva al Bussè, pur giocando in dieci per quasi tutta la ripresa contro un Legnago, quasi sempre all’attacco, ma che gioca «alla Zeman» nella fase difensiva. La squadra chioggiotta applica una tattica difensiva, subisce ben 11 corner e con la buona sorte e un paio di ottime parate del portiere conquista i 3 punti. Il Legnago perde per due svarioni difensivi e Leonardo Rossi contestato da qualche tifoso dichiara: «Fa parte del nostro mestiere essere contestati. Ho dato un’identità alla squadra ma l’ambiente legnaghese è difficile. Importante che contestino l’allenatore e non la squadra. Il Legnago ha perso per un paio di errori individuali, ma il risultato è bugiardo». Rossi lascia in panchina il camerunense Fonjock e affida il centrocampo a Longato e Ruffini. Al 3′ al tiro il regista locale Ruffini. Al 4′ fallo su Farinazzo: batte la punizione Valente, altissima. Al 14′ fallo di Friggi su Santi: batte la punizione Casagrande, Pelizzer devia e Isotti sul filo del fuorigioco incorna in rete. Il Legnago reagisce e al 15′ Valente conclude a rete. Al 19′ azione Valente – Ruffini con tiro altissimo. Al 23′ Fioretti calcia alto da sottomisura. Il Legnago pressa. Al 30′ una punizione di Valente è deviata di tacco da Tobanelli. Al 34′ gran tiro di Viviani deviato forse con il braccio da un difensore ospite in angolo. Al 35′ contropiede ospite con Isotti che sfugge a Falchetto, ma l’arbitro rileva un fallo. Al 37′ micidiale ripartenza ospite e raddoppio: Pelizzer serve Isotti che batte Miletic. Al 42′ corner di Ruffini, Friggi incorna fuori. Al 45′ il Legnago sfiora il gol: cross di Viviani, Farinazzo conclude a rete, il portiere respinge di piede. Nella ripresa Legnago con Rivi al posto di Falchetto. Subito Valente tira e ottiene un corner. Al 6′ i biancazzurri accorciano le distanze:cross di Friggi e inzuccata gol di Valente.All’8′ un fallo di Davide Berto Boscolo su Rivi obbliga l’arbitro alla seconda ammonizione e all’espulsione. Insiste il Legnago,ma la girata di Valente è fuori bersaglio. Al 24′ bomba di Ruffini, il portiere ospite respinge. Poco dopo è Valente a tirare, al 26′ Rivi incorna fuori bersaglio. Al 30′ altra occasione per il Legnago. Su angolo di Ruffini, Friggi inzucca fuori. Al 39′ Santi, pur pressato da Tobanelli, conclude a rete. Il Legnago al 43′ si fa vivo con Rivi che stoppa bene al limite, ma conclude alto. Al 90′ cerca il gol Zerbato, ma la palla è altissima. E quattro minuti di recupero non cambiano il risultato. L’allenatore ospite Pagan è soddisfatto: «I miei ragazzi hanno giocato bene contro un Legnago che ci ha messo in difficoltà più del Padova».
Ore 15.00 – (Giornale di Vicenza) «Più che perderla pensavo di vincerla». E vorrebbe fermarsi qui, Paolo Beggio, a commentare un finale di gara assurdo. «Come a Ponsacco», gli viene in mente, poi. Ma forse stavolta è ancora peggio. «È difficile trovare le parole per commentare quanto accaduto –spiega poi il tecnico -, perché quando fai una rincorsa del genere». Meglio allora cercare di vedere il buono in una domenica che di fatto sarebbe da dimenticare: «Siamo stati capaci di ribaltarla e in quel campo non è facile per nessuno». E l´errore sul finale? «Quel pallone si poteva gestire meglio, ma va dato merito anche a chi ha fatto gol». Un doppio svantaggio che si poteva forse evitare? «Sì, ma ricordiamoci che prima avevamo messo un uomo da solo davanti al portiere: dobbiamo imparare a essere più cinici».
Ore 14.50 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Nonostante le due reti al passivo, la prova del reparto difensivo neroverde è stata la alta qualità, con i due centrali Alberto De March e Mattia De Checchi a sovrastare sistematicamente Martin Trincheri e gli altri attaccanti ospiti. «Onestamente, il primo goal lo abbiamo regalato noi, anche se è arrivato da un calcio d’angolo che non c’era – racconta proprio De March – e sul secondo, abbiamo dormito. Avremmo potuto e dovuto chiuderla prima, perché loro hanno avuto una sola occasione nel primo tempo, oltre alle due reti. Non hanno tirato altre volte in porta. Sul piano del gioco li abbiamo surclassati. Sapevamo che avrebbero giocato con palle lunghe per Trincheri, che doveva spizzarle per Marchetti, e ci siamo preparati». «Abbiamo creato molto e il pareggio sarebbe stato frutto più che altro di errori e colpe nostre – afferma Sebastiano Solagna, entrato nella ripresa per un ottimo Matteo Mastellotto -. Nel secondo tempo abbiamo sbagliato due volte su calcio d’angolo, ma poi abbiamo tirato fuori cuore e carattere. Siamo un gruppo unito e chi scende in campo o chi entra dalla panchina dà sempre il massimo». Con buona pace di Paolo Beggio, tecnico dell’Union Arzignanochiampo che, probabilmente pensando alla prova dei propri ragazzi, a fine partita se ne esce con un «è arrivato Babbo natale» all’indirizzo della panchina neroverde.
Ore 14.40 – (Corriere delle Alpi) Tre gol fatti e tre “mangiati”. «Se fa così ogni domenica ci metto la firma», sottolinea il diesse Alberto Faoro mentre il bomber si prepara a commentare una vittoria sulla quale ha messo una firma importante. «Quelli mangiati tutti miei, effettivamente», sottolinea Gianmarco Brotto, «mentre per quelli fatti devo dire grazie a Ponik per l’assist su quello decisivo e a Mastellotto per il secondo (il primo è nato da un triangolo stretto con Moresco, ndr); e quindi bravi tutti i miei compagni che non hanno mollato mai. Certo, io ero sempre lì pronto all’appuntamento, però siamo stati bravi tutti a crederci sino alla fine e devo dire che il segnare al limite del tempo disponibile sta diventando una nostra caratteristica. Per contro è vero che aver mancato i gol sul 2-0, quelli che potevano chiudere il match, ha fatto sì che poi i nostri avversari riaprissero la gara: forse dobbiamo prendere qualche gol per risvegliarci di nuovo e questo è un aspetto sul quale dobbiamo migliorare. Comunque siamo contenti di questi tre punti e guardiamo già alla prossima gara in cui dobbiamo assolutamente fare punti per presentarci carichi al trittico di fine anno con Coppa, Belluno e Padova». Il Boscherai non era al massimo come tenuta, ma vi siete comunque espressi anche con delle belle giocate… «Noi lo conosciamo bene questo campo perché ci alleniamo qui e questo ci dà un certo vantaggio: poi non è così automatico riuscire a creare il bel gioco; ma, mettendo in pratica quanto si prova in allenamento, molto spesso ciriusciamo comunque».
Ore 14.30 – (Corriere delle Alpi) Enrico Sgrò, in panchina al posto dello squalificato Parteli, festeggia la sua “prima casalinga” da mister con una vittoria «all’ultimo respiro» come la descrive proprio il tecnico neroverde; che poi aggiunge: «un gran primo tempo, nel quale siamo andati in vantaggio di due gol e potevamo fare anche il terzo ed eventualmente, prima che loro segnassero la prima rete, anche il quarto all’inizio della ripresa e chiudere la gara. Così non è stato, perché si sa che le gare non si possono mai dire chiuse con una squadra attrezzata come l’Arzignano, che non è l’ultima in classifica e nemmeno la più sprovveduta. Hanno trovato la rete su un calcio d’angolo che al 99% non c’era con Trinchieri e Carlotto bravi nell’occasione; noi ci siamo disuniti un attimo ed abbiamo preso anche il secondo gol, ancora su corner. Non voglio imputare niente alla difesa, e ad eventuali marcature non perfette, perché quando una squadra gioca bene lo schema d’angolo con qualcuno che la spizzica sul primo palo, si deve solo sperare che la palla scivoli via altrimenti nove volte su dieci becchi gol come è successo a noi». Alla fine però ha prevalso il carattere Union. «Ci abbiamo creduto sino alla fine, creando altre occasioni dopo il loro pareggio; e, a pochi secondi dalla fine del terzo minuto di recupero, di cui uno giocato forse per le loro continue perdite di tempo, siamo riusciti a fare il gol di una vittoria meritata, mi sento di dire; perché il non vincere questa gara sarebbe stata una beffa». Gol a parte, c’è stato del lavoro anche per De Carli in questa occasione. «Come dicevo prima, questa è una squadra attrezzata, come avevamo già visto in Coppa; l’abbiamo affrontata al meglio mettendo la gara sui binari giusti; poi loro sono stati bravi a riaprire il match e noi ancora di più a richiuderlo. Bravi e ancora bravi quindi ai ragazzi, perché non era semplice riuscire a mantenere la giusta concentrazione per poter vincere al 93°». Tra le tante cose belle viste su un campo non facile, l’azione che ha portato i due difensori laterali, cross di Gjoshi e deviazione di Salvadori, a tu per tu con l’estremo ospite. «E’ una delle cose che proviamo in allenamento la sovrapposizione degli esterni bassi in attacco; e, come altre, le riproponiamo in gara quando è possibile come l’uno-due di Moresco e Brotto nell’occasione del primo gol. La dimostrazione che il lavoro fatto in settimana dà i suoi frutti alla domenica».
Ore 14.00 – (Gazzettino, edizione di Belluno) «Dispiace non aver raccolto punti dopo una prestazione come questa. Purtroppo ci è girata storta, non resta che fare i complimenti all’Altovicentino». Ivan Merli Sala condensa così la sconfitta incassata a Valdagno. Come si è sviluppata l’azione, su cui poi avete protestato, che è costata la sconfitta? «Io ho calciato per liberare, vicino avevo Kabine su cui è andata a sbattere la palla colpendolo a un braccio. Eravamo a stretto contatto e forse per questo l’arbitro non è intervenuto. La sfera è poi andata verso Pescosta, il portiere l’ha chiamata, il nostro difensore ha cercato di difenderla ma si è intromesso Paganelli, poi l’attaccante è stato fortunato perché il rimpallo con Schincariol lo ha favorito e si è trovato con la porta sguarnita e depositare nel sacco è stato un gioco da ragazzi. Abbiamo peccato di ingenuità, potevamo spazzare in fallo laterale, invece… Un errore di cui dobbiamo far tesoro». Guarda avanti anche Simone Corbanese. L’attaccante si presenta ai taccuini dei cronisti con il polpaccio della gamba destra fasciato. «Una botta, passerà. Fa più male questa sconfitta, a mio modo di vedere un pareggio era il risultato più giusto. Guardare indietro però serve a poco, ora dobbiamo concentrarci sulla prossima partita contro il Kras Repen e tornare subito a vincere: abbiamo dimostrato che possiamo giocarcela con chiunque». Dopo la sconfitta con il Padova è arrivato un momento di appannamento con due pareggi consecutivi: lascerà scorie anche questo stop? «Dopo Padova sono mancati i risultati pieni, ma sul piano del gioco siamo stati sempre vivi. Io sono fiducioso, oggi abbiamo messo in difficoltà una grande squadra com’è l’Altovicentino». Con quello di oggi i gol personali salgono a 10: sei il capocannoniere del girone. «Avrei preferito non segnare ma portare a casa un risultato positivo: alle soddisfazioni personali antepongo sempre quelle della squadra». Dispiaciuto anche Francesco Posocco. «Prendere un gol così, a tempo ampiamente scaduto, è stato un brutto colpo. Peccato davvero per questo epilogo. Non resta che riprendere ad allenarci con ancor maggior determinazione a partire da martedì. Sono soddisfatto della mia prestazione, anche perché mi sono adattato a un ruolo che non è proprio il mio».
Ore 13.50 – (Corriere delle Alpi) Sorriso beffardo. Mastica amarissimo mister Vecchiato, quando arriva in sala stampa, dopo aver chiuso a zero punti una partita che, a conti fatti, stava per finire: «Peccato perchè l’ azione del gol è stata segnata dal mani in partenza di Kabine e, unita alla nostra poca lucidità difensiva, ci è costata una sconfitta che non meritavamo assolutamente. Pazienza, il calcio è così». Padova e Valdagno. Due trasferte con le big del girone e due stop di misura: «Le due sconfitte subite finora non hanno un senso. Ripeto che anche qui abbiamo giocato bene, siamo ripartiti con ordine e abbiamo creato occasioni importanti: ancora non capisco come il portiere abbia preso il tiro di Sommacal all’ angolino. Peccato perchè abbiamo trovato forse la squadra pià forte del girone». Nuovamente riproposto il modulo con il trequartista dopo la vittoria di Sacile. La motivazione? «Devo dire che a me piace giocare con il trequartista, utile quando giochiamo contro squadre che usano un modulo quasi speculare. Sono rimasto soddisfatto da come abbiamo interpretato il match». Dopo lo stop all’Euganeo, i gialloblù hanno fatto fatica con due pareggi con Giorgione e Dro. Quanto è alto il rischio che si ripeta magari una situazione simile nei prossimi impegni? «Non credo che quella sconfitta abbia inciso sui risultati successivi. Anche perchè, giocando come qui, credo sia difficile perdere tante partite». Partito Prunster, ormai prossimo all’ addio Moretti, la rosa bellunese rischia di ritorvarsi un po’ corta. Sicuro il mister bellunese che non serva magari un possibile innesto, dopo aver giocato contro una squadra che ha svoltato proprio con i cambi effettuati? «Purtroppo sappiamo che più di così non possiamo fare, non abbiamo le possibilità economiche che ci sono ad esempio in questa zona. Sto aspettando il ritorno di Radrezza, che può darci una mano. Per il resto andiamo avanti. Siamo terzi e stiamo facendo una gran stagione. Possiamo continuare così, senza problemi».
Ore 13.40 – (Corriere delle Alpi) In casa AltoVicentino il primo a concedersi ai taccuini è il vulcanico presidente Dalle Rive, in settimana stuzzicato più e più volte sull’affare Zubin che, comunque, pare un po’ più lontano dal vicentino e più vicino al biancoscudato. “Abbiamo vinto una bella partita, contro una squadra tosta. Forse però ai punti abbiamo meritato noi. Comunque, 90 minuti di bel gioco. Sinceramente però non pensavo di segnare nel recupero. Ci abbiamo sempre provato, e con gli innesti di Roveretto e Kabine, oltre a quello del match winner, abbiamo creato di più e questo ci ha permesso di portare a casa i tre punti. E’ la strada giusta per raggiungere il nostro obiettivo. Poi apprende la notizia della sconfitta del Padova con la Sacilese, firmata peraltro dall’ex Marano Sottovia. Il patron si lasca scappare un ironico “Peccato…”. E da ieri sera l’AltoVicentino, per la prima volta in stagione, guarda tutti dall’alto verso il basso. In attesa dello scontro diretto…
Ore 13.30 – (Giornale di Vicenza) «Dedico questo gol ai miei amici, che mi sono sempre vicini, e a me stesso». Riccardo Paganelli si prende la scena e chiude con un gol caparbio una settimana trascorsa a sfogliar la margherita Zubin. Che venga o no, lui è comunque a posto e lo conferma patron Rino Dalle Rive: «Si è meritato la conferma». Il presidente è provato: «Abbiamo vinto con il cuore, meritando. Siamo sulla strada giusta,questo è lo spirito che mi piace». Loda Roveretto e si complimenta con Roberto Vecchiato, allenatore bellunese. L´ex Real Vicenza ringrazia. A denti stretti visto il risultato finale: «Penso che meritassimo il pareggio e perdere così fa più male che a Padova». Nel suo mirino un fallo di mano di Kabine non rilevato dall´arbitro Zingarelli – direzione all´inglese, ottima interpretazione della sfida – «ma questo è il calcio, lo accettiamo». Ad Enrico Cunico più che un amico ci vuole una caramella: «Per recuperare gli zuccheri. È una vittoria meritata, di un gruppo di giocatori che sanno di poter finire anche in tribuna ma che quando sono chiamati a fare la loro parte non si tirano indietro. È stata una bella partita ed il risultato di Sacile conferma quel che penso ovvero che non sarà solo una sfida a due, perchè la qualità delle 18 squadre è cresciuta». Ed ora sotto con il derby.
Ore 13.20 – (Giornale di Vicenza) Luci dei fari e lampi di Altovicentino al Fiori, dove Corbanese vince la sfida dei bomber con Peluso ma Paganelli stacca con il suo gol in extremis il Padova e la conferma da parte del presidente Dalle Rive. Partita viva, intensa fino alla fine, nonostante la giornata uggiosa. L´Alto è un po´ molle, anche perchè il terreno non aiuta i suoi uomini di qualità, ma la combinazione fra Giglio e Toledo fa subito sperare bene. Ancora meglio Dal Dosso, che al 10´ esplode un sinistro fantastico, di prima battuta, dal limite, palla che sfiora l´incrocio dei pali alla sinistra di Schincariol. Al 13´ si vede Peluso, tiro centrale. Il Belluno è un cobra pronto a scattare ed al 20´ morde: Duravia pennella da destra per Corbanese che di testa la spedisce sotto l´incrocio opposto. Tanta roba. L´Alto traballa e al 25´ il Belluno per poco non lo “mata”: Corbanese e Posocco non trovano in area lo spazio per la battuta a rete vincente. Da infarto. Al 33´, il flash che ridà colore alle speranze dei locali: Toledo viene fermato con una trattenuta ai 25 metri, punizione che Dal Dosso, da posizione centrale, trasforma in capolavoro con una parabola tesa sopra la barriera e perfetta nel “sette”. Al 41´ raro errore di Sommacal e angolo: Giglio di testa la manda centrale. Al 45´ Duravia prova il tiro velenoso, poi al 46´ il gol che non ti aspetti. Lo realizza a Sacile l´ex Sottovia. Il Padova è dietro, anche questo fa sfida. Quando si riparte è già tempo di accendere i riflettori. Locali all´attacco ma al 2´ Duravia inventa un tiro cross su cui Logofatu è acrobatico. All´8´ buon fraseggio degli ospiti, il tocco di Masoch in area non trova compagni. Al 16´ Pozza per Peluso che scarica verso l´incrocio trovando solo un angolo. Dalla bandierina palla al “mago” che sfiora l´incrocio con un destro dal limite. Al 22´ corner per il Belluno: miracoloso Logofatu sul tiro da due passi di Sommacal, su velo di Merli Sala. Si soffre eppure l´Altovicentino non rinuncia a cercare il vantaggio. Entrano Roveretto e poi Kabine, al 29´ Peluso, a due passi da Schincariol, la stoppa di petto ma incrocia fuori di un´inezia. La gara non ha pause, ci vorrebbe un´alzata d´ingegno o un episodio. Sadio di testa impegna Logofatu, poi è Kabine, al 33´ e sempre di testa, a sfiorare il gol dell´ex. Al 37´ Peluso e Kabine si disturbano a pochi metri dalla porta sul cross di Roveretto. Cunico mette pure Paganelli e l´attaccante, dopo un bel tiro di Pozza al 43´ da distanza siderale, al 47´ ricaccia indietro anche l´ombra di Zubin con il gol della vittoria. Lo segna da bomber di razza. Il Belluno perde palla e si attarda su una protesta, lui, scatto da centometrista, si avventa sulla sfera: «Ho visto difensore e portiere che rallentavano e mi sono buttato in mezzo. L´ho alzata, Schincariol l´ha toccata e a quel punto non mi è rimasto che accompagnarla di testa verso la porta vuota». Facendo esplodere tribuna e panchina. Al quarto minuto di recupero, Peluso pecca di egoismo non servendo, dopo una fuga, Kabine o Roveretto: sarebbe stato il decimo gol, ma un assist a volte vale più di tutta la classifica marcatori.
Ore 13.00 – (Gazzettino) Ecco Massimiliano De Mozzi al termine della gara. «Abbiamo disputato una partita straordinaria nel primo tempo, considerate anche le assenze che avevamo. Alla vigilia non mi sarei mai aspettato una gara del genere, andavamo al doppio della velocità rispetto agli avversari e il parziale di 4-0 era anche stretto perché abbiamo avuto altre opportunità per segnare, ma siamo stati un po’ leziosi. Nel finale, dopo il loro primo gol, non abbiamo gestito invece bene la situazione, anche se va detto che in campo avevamo tutti giovani eccetto Rossi e loro si sono buttati avanti. Alla fine è andata bene così». Unico neo l’ammonizione rimediata da Bortolotto poco prima della sostituzione: era in diffida e salterà per squalifica la prossima partita.
Ore 12.50 – (Mattino di Padova) Colpaccio esterno dell’Abano che vince e convince in trasferta contro il Mezzolara. La partita viene decisa tutta nel primo tempo, con gli aponensi che chiudono la partita segnando tre gol dopo nemmeno venti minuti. La prima marcatura arriva dopo appena quattro minuti; l’azione parte da Zattarin che mette la palla in profondità a Franceschini, il quale è bravo ad entrare in area e ad appoggiare per Bortolotto che insacca in rete. Passano solo cinque minuti e l’Abano raddoppia. Da una bella azione personale di De Cesare, il pallone arriva a Bortolotto; il centrocampista aponense si accentra e serve Barichello che calcia in porta ma la sua conclusione finisce sul palo. Dalla ribattuta del tiro arriva De Cesare, che appoggia in rete da pochi passi. È un assedio quello dell’Abano, che si impone con grande grinta e determinazione sui padroni di casa. Il terzo gol arriva al 17’ grazie ad uno splendido passaggio filtrante di Barichello per Bortolotto, che infila il portiere con un gran diagonale. La ripresa comincia con il dominio dell’Abano che, dopo pochi secondi, trova il gol che chiude la partita. Da un calcio d’angolo del Mezzolara, Baccarin intercetta il pallone e lancia Franceschini: l’attaccante si fa sessanta metri palla al piede e, solo contro il portiere, segna un grande gol. I cambi dalla panchina risultano determinanti per il Mezzolara che, nel finale della partita, realizza ben tre gol fotocopia: cross dalle fasce, pallone in mezzo e gol. Nel complesso la gara è stata dominata dall’Abano, con un grande dominio sul possesso palla che non ha lasciato alcuno spazio al Mezzolara fino al 79’. Gli aponensi tornano alla vittoria che mancava da due turni, quando a Monteortone si imposero nel derby veneto contro il Delta Porto Tolle. Cancellata quindi la sconfitta di Fidenza, l’ottima prova dei ragazzi di De Mozzi dimostra che l’Abano c’è e vuole ambire in alto. Domenica arriva un’altra contendente per la lotta salvezza, il Bellaria sconfitta ieri proprio dal Delta Porto Tolle. La distanza dalla zona play-off è misera, solo quattro punti. Niente male per una neo promossa.
Ore 12.30 – (Mattino di Padova) La tipica domenica da appallottolare e buttare nel cestino. La Thermal subisce novanta minuti di Rimini e incassa tre gol nel primo tempo, seguiti dalla spaccata di Ricchiuti che chiude definitivamente il conto nella ripresa. Una giornata storta, quella dei ragazzi di Vinicio Bisioli, che giocano con il timore di un’imbarcata che puntualmente arriva. E se non fosse per le solite parate di Merlano l’imbarazzo potrebbe essere ben superiore. Il Rimini, dal canto suo, dimostra di avere la stoffa della capolista, giocando da padrona di casa. Ricchiuti inventa, Pera e Masini (autore di una doppietta) attaccano la porta senza dare tregua a Sadocco e compagni: è tutto questo, e poco altro, Thermal-Rimini, partita decisa in 43 minuti e gestita in altrettanto tempo. E, oltretutto, noiosa fino al 20’ quando Di Maio prende la mira di testa (segnerà qualche minuto più tardi) e spedisce lo 0-1 a lato di poco. A rompere la supremazia territoriale (anche se un po’ sterile) del Rimini potrebbe arrivare la beffa della Thermal, ma Franciosi, dai 16 metri, apre un po’ troppo l’angolo del destro. Stessa cosa fa Masini poco dopo, a un minuto dal corner decisivo di Ricchiuti che finisce direttamente sulla zucca di Di Maio, appollaiato al centro dell’area piccola. E dal cross di Berardi, sfruttato alla grande da Masini in taglio diagonale, scaturisce il raddoppio ospite. La Thermal ne esce completamente sballottata: Bisioli sostituisce Cianini con Antonello, che va a rimpolpare la mediana. Il risultato non cambia: al 42’ Torelli e Masini impegnano Merlano, ma sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Ricchiuti, Masini sbuca nella mischia e risolve la pratica. Nella ripresa la Thermal ha qualche spazio in più sfruttare. Dalle parti di Dini si vedono soprattutto Franciosi e Rocco, ma anche la punizione di Cacurio, respinta da Dini, restituisce un po’ di orgoglio ai rossoverdi. Il fantasista mestrino ci riprova al 62’ in azione personale, con Dini costretto a tuffarsi nella fanghiglia di Monteortone. La folata termale si placa al 67’ con il poker firmato da Ricchiuti, che devia in mezza scivolata il suggerimento dalla sinistra di Di Nicola. Il largo vantaggio consente agli uomini di Marco Cari di mandare il cervello sotto la doccia. Ne approfitta Cacurio, che viene fermato ancora da Dini, di fatto l’ ultima azione della partita. Perché al 90’, secondo più secondo meno, l’arbitro Scatigna manda tutti a casa.
Ore 12.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) In sala stampa inizialmente viene comunicato che Mauro Zironelli non parla. Dopo un po’, nella bolgia di taccuini, microfoni e telecamere, appare e si rende disponibile all’intervista. Senza allegria, sembra spossato come se avesse giocato lui di corsa tutta la partita appena vinta dalla Sacilese. «È il fastidio per le critiche in seguito alle ultime partite perse, ci deve essere un po’ di obiettività – si sfoga -. Anche l’anno scorso abbiamo avuto una flessione a novembre, solo che eravamo riusciti a portar via due pareggi. Stavolta sono state due sconfitte, ma poi ci ritroviamo qui dopo aver vinto contro la capolista». Non riesce ancora a sorridere, Ziro. Uno squarcio di sollievo si nota quando parla dei giovani. «Abbiamo affrontato il Padova con un fuoriquota in più del solito. Sono stati bravissimi tutti, ma non dobbiamo mollare. Veramente – sottolinea l’allenatore sacilese – i ragazzi hanno dimostrato che hanno più coraggio di me. Io pensavo di passare al 3-5-2 per coprirci, invece sono stati loro a dire di non cambiare niente, che avremmo tenuto duro». Bravi a non cedere dopo il rigore sbagliato: «È stata una partita maschia e combattuta, siamo stati bravi a fare il gol in un momento in cui loro ci mettevano in difficoltà. Il secondo tempo è stato condotto egregiamente e questo ci fa pensare che quando vogliamo possiamo battere tutti». «Potevamo star qui tre giorni, ma non avremmo fatto gol ugualmente», sostiene invece Carmine Parlato. Il primo stop stagionale dei suoi Biancoscudati Padova non lo urta visibilmente. «Non meritavamo di perdere – puntualizza – ma complimenti alla Sacilese, che ha approfittato dell’unica occasione in cui ci siamo fatti trovare scoperti». Problemi a far gol anche per le assenze importanti, in attesa di Emil Zubin? «Penso che lui stia valutando anche la nostra offerta. Chiaro che mi auguro di averlo con me». L’uomo-partita è Dario Sottovia, ma le sue prime parole sono per un altro compagno. «Il migliore in campo è stato Favaro – afferma l’attaccante autore del gol -. Io sono solo stato bravo a crederci e, arrivato lì, sono riuscito a metterla dentro». «Dedico questa prestazione a tutti quelli che mi hanno insegnato a parare e con cui sono migliorato», conclude proprio Alessandro Favaro.
Ore 12.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Alla stazione di San Liberale si ferma la freccia biancoscudata: primo stop. È proprio lì vicino che la Sacilese accende il semaforo rosso per il treno in rallentamento, che adesso si vede superare dall’Altovicentino. Quella però è un’altra storia, di primato. Questa, invece, torna buona per i playoff e la firma un padovano nato a Camposampietro: Dario Sottovia. Suo il gol che appena prima dell’intervallo traccia il binario giusto. Il numero 11 di casa bombarda da centro area nel sacco la palla respinta da Petkovic, sul tiro di Spagnoli arrivatogli da sinistra. L’azione era partita da un fallo non rilevato a centrocampo, con la difesa patavina che si faceva cogliere impreparata, anche non seguendo il giocatore “a rimorchio”. Il risultato si illumina più di tutto per merito di un numero uno come Alessandro Favaro, prodigo d’interventi decisivi fra i pali e anche un po’ fuori porta. Mai fuori posizione, però. Dalla prima frazione comincia la sua prova di resistenza. Al 14′ Atai conclude rasoterra, dopo scambio con Tiboni. 1′ dopo all’opposto Peressini prova dai 25 metri e Petkovic alza sulla sbarra. Tiboni tenta dal limite: parato a terra. Parentesi di gloria per il collega patavino a metà tempo, quando Degrassi allarga il braccio in area e tocca la palla, dopo l’intesa Beccia – Spagnoli. L’arbitro indica il dischetto. Si sistema la palla Baggio e la indirizza rasoterra alla sinistra di Petkovic, che intuisce e cattura. Chiusa parentesi. Dall’altra parte una punizione di Atai, un cambiamento di direzione aerea di Niccolini in area piccola, Segato che prova da 25 metri, Aperi a tu per tu: sono tutti frustrati dal portiere sacilese. Dopo il vantaggio e la pausa, il primo a riprendere il lavoro è ancora Favaro, che respinge di pugno su piazzato angolato di Segato. I biancorossi di casa sono attenti, coprono con ordine e cercano di ribaltare le situazioni. Come all’11’ con Biasi avanzato a metà campo che trova l’imbucata per Beccaro, la cui conclusione è però debole e preda di Petkovic. Al quarto d’ora Favret e Sottovia vanno in contropiede, il numero 4 viene toccato da Niccolini appena oltre il cerchio di centrocampo. Si ferma a chiedere fallo e sanzione per l’avversario, l’arbitro (scarso con la terna) fa proseguire e scatena le proteste. Ancora Favaro sugli scudi, al 25′ pronto a ribattere il calcio dalla distanza di Segato. Al 33′ di piede respinge la conclusione di Niccolini dal vertice destro dell’area piccola. Dove non arriva lui c’è un palo ad aiutarlo. 38′, il montante alla sua destra salva la Sacilese sul piazzato di Segato da quasi 30 metri in diagonale. Gioia biancorossa, sudata, non scudata.
Ore 11.50 – (Messaggero Veneto) Se si è in testa, meglio evitare la Sacilese. La squadra di Zironelli si conferma rivale terribile per le battistrada. Alla quarta giornata era riuscita a fermare sul pari l’Altovicentino, sino a quel momento sempre vittorioso. Ieri ha inflitto la prima sconfitta stagionale alla Biancoscudati Padova, che era al comando della classifica assieme ai vicentini e in trasferta aveva sempre vinto (6 su 6). E pensare che la Sacilese doveva essere in un momento di flessione, dopo i due ko di fila con Belluno e Arzichiampo. Invece, Favret e compagni hanno sfoderato una prestazione superlativa, sfidando i più quotati avversari sul piano del ritmo, della determinazione, e dalla sana cattiveria agonistica. Doti che alla fine hanno premiato i padroni di casa, abili a capitalizzare un gol (l’ottavo stagionale) di Sottovia sul finale di primo tempo e a reagire a un errore dal dischetto dopo mezz’ora. Al resto ci ha pensato un super Alessandro Favaro: per il portiere liventino una domenica memorabile. Zironelli è costretto a rinunciare a Manucci, infortunato. Subito in campo, invece, Sottovia, nonostante la contusione che l’ha tenuto in dubbio sino all’ultimo. In difesa rientra Peressini, a comporre un terzetto con Baggio e Biasi Manolache. Sull’altro versante, defezioni pesanti per Carmine Parlato, privo degli squalificati Nichele e Cunico e dell’infortunato Ferretti, nemmeno in panchina. Ma parte ugualmente forte la formazione ospite, con un diagonale in area di Atai. Favaro blocca. La Sacilese, però, non soffre di timori reverenziali. Gran botta di Peressini dalla distanza, Petkovic alza sopra la traversa. Ancora biancorossi da lontano, stavolta con capitan Favret: palla a fil di palo. La squadra di Zironelli cresce e ha la grossissima occasione per passare al 27′: cross dalla sinistra di Beccia, Spagnoli spizzica di testa, palla che finisce sul braccio di Degrassi. Rigore: della battuta si incarica Baggio, ma la sua conclusione è facile preda di Petkovic. Pronta replica del Padova con una punizione dal limite di Atai: traiettoria a rientrare. Prodezza di Favaro che devia in angolo. E’ super Favaro anche al 41′, quando blocca la conclusione ormai a botta sicura di Aperi presentatosi a tu per tu con l’estremo biancorosso. Prima dell’intervallo il gol decisivo: Beccaro innesca Spagnoli sulla sinistra, diagonale dell’attaccante, Petkovic non trattiene, si avventa Sottovia e colloca la sfera sotto la traversa. Nella ripresa forcing patavino, che però non porta a grandi pericoli per la porta sacilese, ad eccezione di un palo colpito da Segato nel finale su punizione. Prima del triplice fischio, rosso per Boscolo Papo: Sacilese in 10 ma per il Padova è ormai troppo tardi.
Ore 11.30 – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Alzare la qualità del gioco offensivo”) Era l’esame più difficile, sia per il valore della Sacilese e sia per le contemporanee assenze di Cunico, Ferretti e Nichele. E il campo lo ha confermato. Il gol del padovano Sottovia ha infatti condannato la truppa di Parlato al primo ko in campionato. A rendere ancora più amara la domenica biancoscudata è anche arrivata la vittoria dell’Altovicentino sul Belluno nei minuti di recupero. Il Padova è così scivolato – ed è un’altra prima volta – al secondo posto in classifica, staccato di tre lunghezze dai vicentini e con il Belluno quasi alle costole. Considerando che martedì sera la squadra aveva raccolto solo un punto con la Clodiense, è innegabile che ci sia una flessione nel rendimento. Guai però a farsi prendere dallo sconforto o ad aprire insensati processi: il gruppo appare solido e determinato, Parlato ha l’esperienza per gestire questi momenti e soprattutto la società è disponibile a tornare sul mercato per alzare ulteriormente il tasso tecnico della squadra. Ma dove intervenire? Di sicuro va migliorata la capacità di concretizzare il gioco d’attacco. Fino ad ora Tiboni non ha dimostrato di avere la cattiveria di Ferretti davanti alla porta, mentre il Padova ha assoluto bisogno di un altro feroce uomo d’area che come l’argentino sappia sfruttare al meglio le occasioni. E anche tra gli esterni offensivi sarebbe importante avere un giocatore che abbia più dimestichezza con il gol.
Ore 11.20 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Petkovic 7; Dionisi 6, Sentinelli 6, Niccolini 6.5, Degrassi 5.5; Segato 6.5, Mazzocco 6; Ilari 5 (Petrilli 6), Mattin 6 (Pittarello 5.5), Aperi 5.5 (Bedin S.V.), Tiboni 5.5.
Ore 11.10 – (Gazzettino) Favaro, in forma smagliante, dice no a Mattin su precisa punizione dal limite destinata all’angolo alla sua destra (29′), alla successiva incornata di Niccolini su azione d’angolo, e poi ancora al 40′ su un piazzato dai ventidue metri di Segato e sbarrando la strada ad Aperi, perfettamente lanciato a due passi dalla porta da Mazzocco. C’è tempo per un altro intervento del portiere di casa su Aperi e, prima dell’intervallo, arriva a sorpresa la rete friulana: inserimento sulla destra di Beccaro, Petkovic respinge il suo tiro e Sottovia insacca di sinistro. Veementi le proteste del Padova per un fallo su Segato non sanzionato. Nella ripresa Parlato inserisce Petrilli al posto di uno spento Ilari e la squadra prende in mano le redini della gara, limitando il gioco di rimessa altrui, ma con scarsa lucidità sottoporta e con il solito Favaro sempre attento tra i pali. L’estremo di casa rinvia di pugno una punizione di Segato, anticipa di un niente Tiboni su azione d’angolo e si ripete su un nuovo tentativo dai trenta metri di Segato. In mezzo l’unico vero contropiede locale, innestato da un errore di Dionisi e con Degrassi che, forse ricorrendo al fallo, intercetta palla evitando che due uomini s’involino verso la porta. Poi prevale il nervosismo e il gioco si fa sempre più spezzettato, con Parlato che getta nella mischia Pittarello e Bedin e con Zironelli che si copre con la difesa a cinque. Generoso ma confuso il forcing finale sotto la pioggia. Dove non arriva Favaro ci pensano il palo esterno, su punizione di Segato, e Baggio che prima respinge un tentativo di Niccolini su azione d’angolo (12 i corner complessivi) e poi stoppa una conclusione sottomisura di Tiboni. Nonostante il ko, non mancano alla fine gli applausi dei cinquecento tifosi biancoscudati presenti.
Ore 11.00 – (Gazzettino) La giornata numero tredici e la maglia blu, mai indossata in precedenza non portano fortuna al Padova che subisce la prima immeritata sconfitta in campionato sul campo della Sacilese. Decide il gol del padovano Sottovia, innescato dall’ex Beccaro, ma resta il rimpianto per non avere saputo capitalizzare le varie occasioni a disposizione, anche grazie alle parate dell’ottimo Favaro. Assenze pesanti per il Padova, con indisponibili in avanti Cunico e Ferretti (13 gol in due) e a centrocampo Nichele. Parlato fa così esordire dal primo minuto il giovane Mattin, posizionato dietro a Tiboni, punta unica nel confermato modulo 4-2-3-1 che vede agire sulle fasce Ilari e Aperi. Primo tempo divertente, giocato a viso aperto dalle due squadre e con i portieri impegnati soprattutto nella seconda parte. Un po’ timido l’avvio del Padova che soffre il dinamismo dei friulani – per loro tre angoli nei minuti iniziali – ma la prima occasione è dei veneti, più efficaci sulla fascia di destra, con Ilari che pesca in profondità Tiboni, abile a servire all’indietro Mattin il cui tiro impegna Favaro. Replica l’undici di casa con tre tentativi di Grion e Peressini, su cui Petkovic si fa trovare pronto, e Favret che calcia a lato. Poi ci prova Tiboni, positivo nel gioco di sponda, che si gira al limite e cerca la via della rete, ma l’estremo di casa intercetta. Al 27′ diventa protagonista Petkovic che, tuffandosi alla propria sinistra, para un rigore calciato in maniera debole e poco angolata da Baggio, concesso per fallo di mano di Degrassi forse ingannato da un rimbalzo. Nell’occasione l’arbitro grazia il numero 3 del Padova, alzando solo il cartellino giallo. Il rischio subìto dà una scossa ai biancoscudati che manovrano con minore prevedibilità e vanno vicini al vantaggio in almeno quattro occasioni.
Ore 10.50 – (Gazzettino) Martedì come ripartirà in allenamento, con una strigliata o rincuorando? «Andiamo avanti, ecco cosa dirò. Dobbiamo reagire, non cambia anche nell’inseguire. Dipende da noi e, per esperienza, dico che dobbiamo pensare solo a noi stessi e non agli avversari». Anche il presidente Bergamin non si lascia andare in sala stampa. «Non è adesso che si vince il campionato» afferma serafico. «Il campionato da fine marzo lo vinceremo noi» aggiunge sicuro. «Adesso pensiamo a reagire, con la convinzione che quello che abbiamo fatto anche qui a Sacile è stato buono. Abbiamo perso contro una squadra forte, noi continuiamo con le capacità che abbiamo. Ritengo che anche questa volta si siano dimostrate qualità e determinazione. Il risultato è bugiardo, perché il pareggio sarebbe stato più giusto». È mancato il gol. «È mancata la stoccata ed uno stoccatore, ma abbiamo avuto occasioni pulite. Si tratta di una battuta d’arresto come graduatoria, ma come squadra abbiamo dimostrato resistenza. È una di quelle gare dove puoi continuare per giorni e non fare gol. Adesso vediamo sul mercato se ci sono altre soluzioni. Intanto, impegno e agonismo hanno sopperito alle qualità mancanti». «La Sacilese ha trovato il gol nel nostro momento migliore – commenta Daniel Niccolini -Quando trovi episodi sfavorevoli, una giornata di grazia del loro portiere e qualche decisione arbitrale un po’ così, alla fine viene la sconfitta. Bisogna lavorare e andare avanti. La cattiveria in zona gol c’è stata, i tiri erano belli, le azioni piacevoli, ma contro il loro portiere di oggi non siamo passati». Così invece il portiere Petkovic: «Il rigore parato? Ho aspettato fino all’ultimo perchè sapevo che Baggio li tira così, ma serve anche fortuna. Ora guardiamo avanti, imparando dai nostri errori».
Ore 10.40 – (Gazzettino) «Potevamo stare qui tre giorni, ma non avremmo fatto gol ugualmente» sostiene Carmine Parlato nel dopo-gara. Il primo stop stagionale del suo Padova non lo urta visibilmente. «Non meritavamo di perdere, ma complimenti alla Sacilese, che ha approfittato dell’unica occasione in cui ci siamo fatti trovare scoperti». «Sotto l’aspetto del gioco -analizza l’allenatore biancoscudato – non mi lamento, perché le occasioni non sono mancate. Siamo mancati nella cattiveria necessaria a fare gol, sulla cosa più concreta. Questa volta abbiamo perso e dobbiamo fare un mea culpa. Se non si riesce a buttarla dentro dispiace, ma i dettagli non sono stati positivi». Problemi a far gol anche per le assenze importanti, in attesa di Emil Zubin? «Non parlo degli assenti, dispiace per chi ha giocato e che ci ha messo il massimo impegno. Per quanto riguarda il mercato, abbiamo concordato con la società che qualcosina ancora manca. Come è normale per una squadra che è stata allestita tardi, partita il 5 agosto per un cammino importante. Zubin? Penso che lui stia valutando anche la nostra offerta, chiaro che mi auguro di averlo con me». Come giudica la prima prestazione di Mattin? «Come debutto si è comportato bene, poi ho visto che era escluso dal gioco e ho cercato di alzare il baricentro. Volevo provare a schiacciarli, ma ho visto che anche le seconde palle continuavano ad arrivare a loro. Al di là dei singoli». Gol contestabile per un fallo non rilevato? «C’era un’azione fallosa al limite dell’area e non è stata sanzionata, ma non mi va di commentare le decisioni arbitrali. Ci sta di prendere gol, ma non di costruire senza segnare. Anche per la bravura del loro portiere».
Ore 10.20 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Assenze, campi pesanti e avversari, ma qualcuno non è più come prima”) Lo paghi caro, come dimostrato in attacco, dove si è sentita la carenza proprio dell’uomo che sappia buttarla dentro. Se a questo aggiungiamo il (netto) calo di rendimento degli esterni – tranne Petrilli, male sia Ilari che Aperi, e ultimamente non è una novità – e la scarsa vena di Tiboni, è evidente che l’imprevedibilità e l’incisività delle giocate calano sensibilmente. Pochi uno-due, difficoltà nel saltare i difensori nell’uno contro uno, troppe iniziative personali a scapito della manovra collettiva verso l’area o al suo interno. Bisognava aspettarselo, anche perché la preparazione è stata affrettata, e con i campi pesanti, dove la fatica si sente di più, i problemi aumentano: problemi di tenuta fisica, ma anche di agilità e prontezza nelle ripartenze. Altra considerazione, in attesa del “mercato”: gli avversari che affrontano i Biancoscudati sembrano tarantolati, stimolati oltremisura dal fatto di trovarsi a giocare la partita della vita contro tanta nobiltà. La traduzione pratica di tutto ciò è che i loro allenatori studiano con dovizia di particolari gli schemi di Parlato e trovano le opportune contromisure. Da alcuni titolari, ottimi nei primi due mesi, serve dunque adesso un cambio di passo e di mentalità. Per essere grandi, e rimanere in scia all’Altovicentino, bisogna dare di più e inventarsi giocate diverse. Ai tifosi, sin qui straordinari, un appello: niente processi, ma ancora più attaccamento alla rosa. Che ha i suoi limiti, ma è composta di bravi ragazzi. I quali tengono alla causa all’unisono. Non è poco, rispetto a certi… mercenari del passato.
Ore 10.10 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Assenze, campi pesanti e avversari, ma qualcuno non è più come prima”) I segnali erano già affiorati qualche settimana fa, dal pari interno con la Triestina in poi, anche se a Castelfranco era arrivato un sonoro squillo di tromba, con l’acuto di quell’eurogol di Ferretti che aveva fatto parlare (e scrivere) di giornata storta contro gli alabardati. In realtà, gli 8 punti (su 15) raccolti a novembre dal Padova riportano i giocatori di Parlato sul pianeta terra e testimoniano di una flessione che ci sta, è umana appunto. Il pari con la Clodiense – secondo consecutivo all’Euganeo – era stato la conseguenza di una partita brutta, tormentata, con alcuni elementi al di sotto delle attese. Ieri, a Sacile, gli scricchiolìi registrati in precedenza si sono accentuati, sino a trasformarsi in piccole crepe nella solidità di un gruppo che rimane comunque protagonista e che non sarà certo una sconfitta – dopo 10 vittorie e 2 pareggi – a confinare ad un ruolo di secondo piano. Il momento è delicato, sarebbe sciocco negarlo, ma sapevamo, proprio perché non si poteva reggere a ritmi così elevati, che prima o poi sarebbe arrivato. Ora che si è materializzato, e che, probabilmente, come sostiene l’allenatore, serve a “togliere un peso”, bisogna analizzarlo attentamente e pesarne i possibili contraccolpi. Innanzitutto, e la partita con i friulani lo ha ribadito, il Padova non può prescindere da alcune pedine-chiave: Cunico, il capitano, Nichele, uomo d’ordine nel mezzo, Ferretti, centravanti che fa reparto da solo davanti. Puoi ovviare all’assenza di uno dei tre, anche di due, pur con qualche inevitabile ricaduta, ma concederli tutti insieme ad un avversario di qualità – e la Sacilese lo è, visto che è una delle due compagini che ha fermato sul pari l’Altovicentino capolista – è un lusso che non ti puoi permettere.
Ore 10.00 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Edel): Petkovic 7; Dionisi 5.5, Sentinelli 6, Niccolini 6.5, Degrassi 5; Segato 7, Mazzocco 5.5; Ilari 5 (Petrilli 6.5), Mattin 6 (Pittarello 5.5), Aperi 5 (Bedin S.V.), Tiboni 5.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Dopo un minuto di proteste Mattin può andare al tiro e solo un grande intervento di Favaro impedisce al pallone di finire dentro. Da qui in poi è un dominio del Padova, che attacca con grande intensità e sfiora più volte il vantaggio. Prima Niccolini di testa, poi Segato, ancora su punizione, impensieriscono Favaro, che al 40′ compie un nuovo miracolo, parando, a tu per tu con Aperi, la conclusione dell’esterno siciliano. Il gol sembra nell’aria, ma a segnarlo è la Sacilese, che sfrutta un contropiede veloce, mandando al tiro Spagnoli. La conclusione è ribattuta da Petkovic proprio sui piedi di Sottovia, che insacca sotto le traverse. Inutili le proteste biancoscudate per un fallo su Segato, rimasto a terra. Forcing vano. Il Padova è beffato, ma deve fare mea culpa per le troppe occasioni sprecate. Parlato lascia negli spogliatoi Ilari per inserire Petrilli e nella ripresa i Biancoscudati attaccano a spron battuto anche se si scoprono troppo, lasciando il fianco ai veloci contropiede della Sacilese. Proprio su uno di questi Favret, lanciato verso la porta, è fermato energicamente da Segato. Per l’arbitro l’intervento è regolare, per i padroni di casa no, e le proteste sono ancora veementi. Dopo un quarto d’ora, il tecnico ospite aumenta ancor più il peso offensivo, sostituendo Mattin con Pittarello. Ma la Sacilese riesce a proteggere bene l’area, il Padova ci prova con i tiri dalla distanza e al 25′ Favaro è ancora superbo nel respingere la “bomba” di Segato. Il Padova colleziona angoli, su uno di questi Niccolini (poi ammonito, sarà squalificato), sfiora il gol, prima che ancora Segato scheggi il palo alla destra dell’estremo difensore friulano su punizione. Il serrate biancoscudato è costante, la Sacilese non ce la fa quasi mai ad uscire dalla propria metà campo, ma si difende in tutti i modi, perdite di tempo comprese. Il Padova le prova tutte, al 95′ Boscolo Papo viene espulso per doppia ammonizione, ma anche nell’ultima punizione, sulla quale sale in attacco pure Petkovic, la porta della Sacilese si rivela stregata.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) E alla fine è costretto a piegarsi anche il Padova. La prima sconfitta della storia dei Biancoscudati arriva a Sacile, complici le tante assenze, qualche gol di troppo sbagliato sotto porta e un avversario senza dubbio di spessore. È un k.o. che brucia soprattutto perché, per la prima volta, costa la testa della classifica, visto che l’Altovicentino batte il Belluno e fugge a + 3. Il Padova soccombe proprio per mano di un padovano, Dario Sottovia, che realizza allo scadere del primo tempo il gol del definitivo 1-0, rendendo vano anche il rigore parato da Petkovic al 27′. Senza il “Rulo”. All’ultimo minuto deve abdicare anche Ferretti, che non recupera dal guaio muscolare alla coscia destra e non va nemmeno in panchina. Con Nichele e Cunico squalificati è una formazione d’emergenza quella schierata da Parlato, che lancia per la prima volta dall’inizio Mattin come trequartista nel “4-2-3-1”. Ad esordire non è solo il giovane svedese di origini afghane, ma anche la terza maglia blu, quella scelta dai tifosi la scorsa primavera. L’avvio è subito vivace, il Padova si avvicina più volte all’area avversaria nel primo quarto d’ora, con Tiboni che prova anche ad imitare il “Rulo”, calciando in porta da centrocampo senza trovare però la mira giusta. Mattin è molto mobile e al 16′ va al tiro da centroarea, ma il portiere para. I padroni di casa non stanno a guardare e, a cavallo del 17′, provano la conclusione da fuori per tre volte consecutive, trovando sempre la guardia attenta di Petkovic. La gara, vivace ed equilibrata, s’infiamma al 27′: su un traversone dalla sinistra di Beccia “spizzicato” da Spagnoli, Degrassi tocca il pallone in area con la mano. È calcio di rigore, il quinto assegnato sinora contro il Padova. Ma rispetto alle quattro volte precedenti Petkovic si supera, favorito anche da una conclusione molle e poco angolata di Baggio, e blocca a terra il tiro. Scampato il pericolo, i Biancoscudati si ricacciano in avanti, guadagnando una punizione dal limite che fa imbestialire Zironelli, i suoi giocatori e i tifosi di casa.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Come giudica la prestazione del giovane Mattin? «Le assenze hanno pesato, ma tutti coloro che sono scesi in campo ci hanno messo il massimo impegno. Mattin, alla sua prima da titolare, è stato attento e si è comportato bene. L’ho tolto quando ho visto che era ormai escluso dal gioco, ho cambiato qualcosa e alzato il baricentro, siamo riusciti anche a schiacciarli, ma gli spazi erano stretti, le ribattute sono state tutte loro, e tanti cross non sono andati a buon fine. La fortuna bisogna andarsela a cercare». Ritiene ci fosse un fallo su Segato nell’azione del gol di Sottovia? «C’era, ma l’arbitro non si è sentito di fischiarlo. Non mi va di commentare ulteriormente questo genere di episodi, ma sono proprio le situazioni che possono costare un gol. Ciò che non mi va giù, comunque, è costruire azioni da gol con grande organizzazione e sacrificio, e poi non riuscire a buttarla dentro. Ripeto, serve più cattiveria sotto porta». Ora apre il “mercato”. Ci sarà qualche innesto per migliorare l’organico attuale? «Assolutamente sì, una squadra costruita in dieci giorni ad agosto può aver bisogno di qualcosa. Stiamo facendo in modo di intervenire». Cosa dirà ai suoi martedì, alla ripresa? «Che dobbiamo reagire con rabbia. Siamo dietro all’Altovicentino, ma la corsa dipende ancora tutta da noi: dobbiamo pensare solo a noi stessi, ci dispiace per la sconfitta, ma abbiamo dato più del massimo».
Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Metti le parate di un giovane portiere in giornata di grazia, la solidità di una difesa collaudata, l’estro in attacco di due padovani alla ricerca di gloria contro le loro origini. Parlato l’aveva descritta come una delle trasferte più difficili della stagione, e tale è stata: la Sacilese ha inflitto la prima sconfitta ai Biancoscudati, ma il modo in cui è maturata lascia un retrogusto difficile da mandar giù. Più e più volte Tiboni & C. ci hanno provato, ma il palo, i “miracoli” di Favaro e diverse imprecisioni non hanno portato al pari (che ci stava). «La squadra non meritava di perdere», commenta l’allenatore del Padova. «Dobbiamo da un lato fare i complimenti alla Sacilese, brava ad approfittare dell’unica nostra disattenzione e ad infilarci; dall’altro punto di vista, tuttavia, sia nella prima frazione che ancor più nella seconda siamo stati sempre all’attacco. Ci abbiamo messo spirito e organizzazione, ma non abbiamo avuto cattiveria e qualità in area». Effettivamente per lunghi tratti avete avuto in mano il pallino del gioco. Come mai non siete riusciti a pareggiare? «Per quello che è stata la prestazione, non rimprovero nulla ai ragazzi. Non è andata bene la fase di finalizzazione: se fossimo rimasti qui fino alla sera dopo, neppure con le mani saremmo riusciti a segnare. In fase realizzativa siamo mancati di cattiveria, dobbiamo recitare il mea culpa. Dispiace aver perso, ma forse ci siamo tolti un peso». Può aver inciso, nella vostra sterilità offensiva, la scarsa verve di Ilari e Aperi? «Ho fatto in modo di non snaturare il nostro consueto modulo, ma forse abbiamo lavorato poco sulle fasce. Abbiamo fatto, rispetto al solito, più tiri in porta dalla distanza e più ripartenze, a tratti persino più cross, anche se poi non sono stati finalizzati. Di fronte, inoltre, abbiamo trovato un grande portiere e una difesa solida e organizzata».
Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Poteva essere l’eroe della partita, dopo aver parato un rigore ed essersi anche gettato in avanti nei minuti di recupero a cercare il pareggio, e invece Lazaar Petkovic è costretto a leccarsi le ferite, come tutto il Padova. «La mia parata conta poco, anche se mi fa piacere», sospira il serbo. «Avremmo dovuto vincere e non ci siamo riusciti, nonostante non meritassimo di uscire battuti. Purtroppo, quando le giornate nascono storte, succede quel che è successo a Sacile. Il loro portiere ha fatto un’ottima partita e noi non siamo riusciti a segnare. Dobbiamo solo guardare avanti». Dica la verità, sapeva che Baggio tira in quel modo i rigori? «Sì, l’avevo studiato, anche se, oltre alla bravura del portiere, credo che il fattore fondamentale per respingere i penalty sia la fortuna». Non si dà pace nemmeno Daniel Niccolini. «Dal punto di vista della prestazione abbiamo reagito molto bene al pareggio di martedì», l’analisi del difensore toscano. «Il loro portiere è stato strepitoso, il migliore in campo, e ci tocca accettare la prima sconfitta». Il rammarico, però, è tanto, anche per qualche episodio dubbio. «Sul gol subìto c’era un fallo netto su Segato, che l’arbitro non ha sanzionato, lasciando correre. Loro sono riusciti ad entrare in area e hanno avuto anche fortuna dopo la respinta di Petkovic. Credo che la partita si sia innervosita anche per colpa del direttore di gara. Pure in occasione della mia ammonizione, l’avversario si è buttato tre ore dopo e non credo che meritassi il cartellino. Contro di noi, però, gli arbitri vogliono sempre fare i protagonisti». Un “giallo” che costerà anche la squalifica. «C’è chi mi sostituirà alla grande. Ora l’importante è solo ripartire nella maniera giusta trovando ancora più entusiasmo di prima. I tifosi sono stati fantastici anche in questa occasione». C’è il rischio che ci si abbatta troppo? «No, il campionato è lungo e l’ho vissuto sulla mia pelle anche lo scorso anno. Dobbiamo pensare solo a noi stessi, senza guardare gli altri».
Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Mastica amaro il presidente Giuseppe Bergamin nel dopo-gara: « Il risultato è quantomeno bugiardo», commenta. «Abbiamo giocato per almeno 70’ un buon calcio, ci è mancata solo la stoccata vincente. Abbiamo incontrato una buona Sacilese, con un ottimo portiere, ma pensavo, visto il nostro primo tempo, di non uscire sconfitto. Non ho grandi appunti o preoccupazioni da muovere alla squadra: c’è stato l’impegno, ci sono state le occasioni, ma se fossimo stati qui altri due giorni non sarebbe comunque entrata». Oggi Emil Zubin sarà a Pordenone per rescindere il suo contratto con i friulani. E poi? «Ci serve uno stoccatore, è vero. Faremo del nostro meglio per arrivare ad avere un po’ più di garanzia là davanti».
Ore 08.40 – Le pagelle del Padova (Padova Goal, Gabriele Fusar Poli): Petkovic 7; Dionisi 5.5, Sentinelli 6.5, Niccolini 7, Degrassi 5.5; Segato 6.5, Mazzocco 6.5; Ilari 5.5 (Petrilli 6.5), Mattin 6.5 (Pittarello 6), Aperi 6 (Bedin 6), Tiboni 5.5.
Ore 08.38 – Serie D girone C, il prossimo turno (quattordicesima giornata, domenica 7 dicembre ore 14.30): ArziChiampo-AltoVicentino, Belluno-Kras Repen, Clodiense-Dro, Fontanafredda-Montebelluna, Giorgione-Sacilese, Mezzocorona-Union Ripa La Fenadora, Mori Santo Stefano-Union Pro, Padova-Legnago, Triestina-Tamai.
Ore 08.36 – Serie D girone C, la classifica aggiornata: AltoVicentino 35, Padova 32, Belluno 29, Union Ripa La Fenadora 25, Sacilese 24, Montebelluna e Tamai 22, Clodiense 21, Giorgione 16, ArziChiampo 15, Fontanafredda e Legnago 14, Union Pro 13, Dro 12, Kras Repen 10, Mori Santo Stefano e Triestina 6, Mezzocorona 3.
Ore 08.34 – Serie D girone C, i risultati della tredicesima giornata: AltoVicentino-Belluno 2-1 (21′ pt Corbanese, 34′ pt Dal Dosso, 47′ st Paganelli), Sacilese- Padova 1-0 (44′ pt Sottovia), Dro-Triestina 1-1 (42′ pt Proia, Ciurletti), Kras Repen-Giorgione 1-2 (25′ pt Knezevis, Mattioli, Gazzola), Legnago-Clodiense 1-2 (18′ pt e 42′ pt Isotti, 8′ st Valente), Montebelluna-Mezzocorona 2-0 (Giglio, Scarpa), Tamai-Mori Santo Stefano 3-0 (26′ pt Furlan, 26′ st Zambon, 40′ st Zambon), Union Pro-Fontanafredda 2-1 (1′ pt Rossi su rigore, 12′ pt Ortolan, 41′ st Nobile), Union Ripa La Fenadora-ArziChiampo 3-2 (10′ pt e 27′ pt Brotto, 23′ st Carlotto, 28′ st Trinchieri, 48′ st Brotto)
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E’ successo, 30 novembre: prima sconfitta stagionale in campionato per il Padova, battuto 1-0 dalla Sacilese.