Padova, lettera aperta di Ivone De Franceschi ad Alex Del Piero per i suoi 40 anni: “Tanti auguri amico mio! Che ricordi con le giovanili biancoscudate…”

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Fonte: Mattino di Padova, lettera aperta di Ivone De Franceschi ad Alex Del Piero

Caro Alessandro, tanti, tantissimi auguri. Alla fine i quarant’anni sono arrivati anche per noi e quello che mi piacerebbe maggiormente augurarti, sarebbe vivere altri quarant’anni come quelli che hai appena passato. A dispensare magie con un pallone tra i piedi, a vincere trofei su trofei, a restare sempre sulla cresta dell’onda come uno dei giocatori più forti del pianeta. Sarebbe un regalo per te e per tutte le persone che amano il calcio. Ma l’età non si può vincere, il tempo passa e quindi non mi resta che augurarti di continuare una vita di successi come quella che hai vissuto finora. Sapendo che le emozioni intense che ci hanno legato non potranno essere mai cancellate. Sono trascorsi più di vent’anni dalla prima volta che ci siamo incontrati. Eri un ragazzino timido, educato, introverso. Capivo già che non era affatto facile per te, così giovane, trasferirti lontano da casa per coltivare il tuo sogno. Noi padovani eravamo avvantaggiati, tu hai dovuto vincere anche la distanza da casa e famiglia. Mi sono bastate poche settimane per avere la percezione di essere di fronte al talento più incredibile che avessi mai incontrato. Eri il giocatore più forte che avessi mai visto e rimani il giocatore più forte con il quale ho avuto il piacere di giocare. Sì, tu sei un prescelto di questo sport, per la tecnica, la classe, la comprensione del gioco. E questo è giusto ricordarlo anche a chi ha il vizio di dimenticarsi troppo in fretta quello che è scritto negli almanacchi. Ora che manchi dall’Italia da più di tre anni, magari qualcuno non ha la percezione di quella che è stata la tua grandezza sul campo da gioco. Vorrei solo ricordare che stiamo parlando del giocatore con più presenze e più reti nella storia della Juventus. Ovvero la società più titolata d’Italia. Questo è quello che tutti sanno e tutti devono sapere. Quello che invece sappiamo solo io e te, sono gli anni dell’adolescenza spensierata trascorsa assieme. La patente, le prime cene fuori, le prime volte in discoteca. Se devo pensare a un ricordo di te fuori dal campo, mi vengono in mente le occasioni in cui ti fermavi a dormire a casa mia. In campo, invece, spesso mi ricordo ancora un aneddoto speciale. Campionato Allievi nazionali, quarti di finale di ritorno per lo scudetto contro il Torino. A Padova avevamo pareggiato 0-0, in casa granata stiamo perdendo 1-0 e l’ultimo minuto della ripresa è già scoccato. L’arbitro fischia un calcio di punizione a nostro favore dal limite dell’area, spostato sulla destra. In quel Padova di solito facevamo sempre così: le punizioni da sinistra le calciavi tu con il destro a rientrare, quelle da destra io con il mancino. Quella era la mia posizione e infatti prendo il pallone, me lo sistemo, sono pronto a calciare. A un certo punto sento battere sulla mia spalla, mi giro, sei tu. Mi dici: «Fammela calciare, ti porto in semifinale». Quel tiro era mio, non l’avrei mai ceduto a nessuno. Ma eri tu, sentivo che era giusto così e ti ho lasciato calciare. Prendi la rincorsa, tiri, la palla si infila sotto l’incrocio. È 1-1, siamo in semifinale. L’anno in Primavera, poi, fu incredibile. Segnasti qualcosa come 15 gol nelle prime tre partite. Troppo più forte. Secondo me, oltre alle doti innate, quello che ti faceva fare l’ulteriore salto di qualità era la testa. Avevi 17 anni ma ragionavi come uno di 35. Se segnavi tre gol in una partita e sbagliavi il quarto all’ultimo minuto, restavi con il muso per giorni. Non digerivi gli errori. A quell’età, a qualsiasi altro ragazzino bastava aver segnato un gol per essere felice e sentirsi grande. Tu sei speciale e sono felice di esserti amico. E che la nostra sia un’amicizia vera lo si capisce dal fatto che possiamo anche non sentirci per mesi, ma poi basta qualche sms o una chiacchierata per essere contenti di ritrovarsi. Credo che tu in questi anni abbia apprezzato la mia discrezione nei tuoi confronti e sono certo che non hai bisogno dei miei consigli. Come detto all’inizio non è possibile augurarti altri 40 anni di magie sul campo, per cui spero tu possa sentirti felice e realizzato in qualsiasi cosa tu voglia fare. Io ti vedrei bene come dirigente calcistico ai maggiori livelli. Ai piani alti di Uefa o Fifa per intenderci. Per l’esperienza che hai maturato in giro per il mondo. Per l’intelligenza e la voglia di apprendere e far conoscere nuove culture anche alla tua famiglia. Per la personalità che hai sempre dimostrato in ogni ambito. Nel frattempo ti faccio ancora tanti auguri. Un abbraccio.




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