Fonte: Mattino di Padova, Stefano Volpe
È un risveglio in salsa agrodolce, quello biancoscudato, il giorno dopo il primo mezzo passo falso in campionato. L’amarezza per il pareggio strappato dalla Triestina all’Euganeo è stata in parte mitigata dall’aperitivo festoso organizzato dalla Tribuna Fattori, che ha portato quasi l’intera squadra e la società ad un bagno di folla con gli ultras domenica sera. La fiducia in Parlato e nei suoi uomini rimane immutata, anche se qualche piccolo meccanismo si è inceppato rispetto alle prime giornate. Uno su tutti l’attacco, sfavillante in avvio, un po’ arrugginito nelle ultime uscite. L’assenza di Ferretti ha pesato molto, ma ora che il “Rulo” è tornato, l’uomo da cui ci si aspetta il salto di qualità decisivo è Christian Tiboni, che dopo il gol all’esordio di Fontanafredda non è più tornato a graffiare. «Contro la Triestina credo di aver giocato una partita sufficiente», il parere del diretto interessato. «Mi è capitata una mezza occasione da gol e non sono riuscito a concretizzarla, ma per il resto non ho avuto tante altre palle buone. Dal punto di vista del gioco abbiamo fatto un’ottima partita, ma è mancato l’ultimo passaggio. Dalla trequarti in su abbiamo avuto dei problemi ad attaccare la porta».
Come si spiega questa piccola involuzione? «Fino a tre o quattro partite fa creavamo palle-gol più nitide. Adesso forse stiamo pagando un po’ di brillantezza, visto anche il ritardo di preparazione con cui siamo partiti rispetto alle concorrenti. Ma il motivo principale è che gli avversari hanno imparato a conoscerci. Ci studiano, applicano le contromosse e contro di noi tutte le squadre si impegnano il doppio, visto che in serie D non si trova da nessuna parte una piazza come quella di Padova. Ha ragione il mister che più si va avanti più si fa dura. Dobbiamo tornare ad essere incisivi come un mesetto fa, anche se finora il percorso è stato ottimo e non c’è da far drammi per un pareggio». I tifosi, che vi hanno festeggiato al termine della partita, come hanno accolto questo stop? «Hanno capito che un pareggio ci può stare. Gli ultras sono riusciti a sdrammatizzare e a scherzare e questo può solo farci bene. La società vuole instaurare un rapporto forte e intenso con tutta la tifoseria». A lei cosa hanno chiesto? «Di segnare e non vedo l’ora di farlo all’Euganeo, viste tutte le emozioni che ci trasmette la nostra gente». Anche perché ha promesso di esultare ancora con la bambola gonfiabile… «Lo farò. Anche questo è un modo di sdrammatizzare una vicenda personale difficile che ho vissuto. Mi ha fatto piacere che gli ultras mi abbiano fatto sentire uno di loro».
Lei che ha giocato anche a Verona che differenza trova tra le due piazze? «Ci sono molte similitudini, a partire dal modo di tifare passionale. Mi trovo bene a Padova, come mi sono trovato bene a Verona. Mi piace la piazza calda, in cui c’è pressione e in cui ogni partita è un esame. Vedere seimila persone allo stadio in serie D, in un momento in cui gli stadi italiani si stanno svuotando, fa un piacere enorme e dovrebbe anche far riflettere chi ha fatto tante leggi sul calcio». Lei e Ferretti in coppia per tornare a segnare di più. È una strada percorribile? «Sì e l’abbiamo già provata in allenamento. Non sarà difficile trovare gli automatismi, abbiamo caratteristiche diverse. Lui è un uomo d’area, molto forte sui cross e nel contatto fisico. A me piace svariare e partire anche da dietro, attaccando gli spazi e andando incontro ai centrocampisti». Che obiettivi si è posto? «In termini di gol la doppia cifra. Non ho mai fatto la serie D, ma Padova non c’entra nulla con questa piazza. Voglio raggiungere un obiettivo importante e farlo da protagonista. Credo di avere mezzi e qualità per dare una mano a questa squadra. Quando sono arrivato, non ero in condizione ma ora sto bene, e spero nelle prossime gare di tornare a buttarla dentro».