Fonte: Gazzettino, Pierpaolo Spettoli
Un filo diretto da Giacarta a Padova. L’amministratore delegato Roberto Bonetto, che si trova in Indonesia per lavoro, è rimasto incollato al telefono domenica per seguire la partita dei biancoscudati contro l’ArziChiampo. «Sono rimasto in contatto con mio figlio che mi ha mandato un paio di messaggi, mentre mia moglie ha guardato la gara in tv raccontandomela al telefono. È stata una vittoria un po’ sofferta, ma è arrivato il risultato che ci auspicavamo tutti». Ha sentito anche il presidente Giuseppe Bergamin? «Sì, mi ha esternato la sua sofferenza. Spero che questa settimana passi in fretta per venire anch’io a soffrire in prima linea. Domenica il mio arrivo in aereo è previsto alle 13.40, mi auguro che non ci siano ritardi per potermi vedere tutta la sfida con la Triestina, spero di godermela. Anche perché una partita posso saltarla, ma due non ci riesco». Otto successi di fila a inizio stagione è un record per il Padova. «Domenica abbiamo raccolto una bella vittoria, continuiamo a crescere come squadra e come punteggio. Da amministratore delegato sono abituato a guardare i numeri e dicono che lo start-up è stato realizzato bene: abbiamo una vera struttura organizzativa, una società che ha chiuso i contratti con i suoi dipendenti, abbiamo 450-500 giovani che giocano a calcio, mio figlio e Alberto Noventa che seguono il marketing hanno chiuso molti contratti pubblicitari come si può vedere allo stadio».
«Proseguiamo così fino a Natale, e da gennaio cominciamo a ragionare per la prossima stagione». Sono passati tre mesi (24 luglio) da quando lei e Bergamin avete fondato il Padova. È una bella soddisfazione a livello personale vederlo così in alto? «Abbiamo fatto un buon lavoro, ciascuno per la sua parte. Siamo più che soddisfatti, però dobbiamo restare con i piedi per terra, società e squadra, perché non abbiamo ancora vinto niente. Al di là di essere in testa alla classifica e di avere portato seimila persone allo stadio, alla fine i tifosi si ricordano di chi viene promosso. Cerchiamo di arrivare davanti e di programmare il futuro per fare tornare il Padova agli antichi splendori». All’inizio della vostra esperienza avevate parlato di tre anni per riportare i biancoscudati nei professionisti, sembra che le tappe possano essere bruciate. «Abbiamo costruito una buona squadra, De Poli e Parlato hanno svolto un ottimo lavoro. Può darsi che arriviamo al primo step prima di tre anni e bisogna cominciare a lavorare per il secondo step che sarà più difficile dato che tutto, squadra e struttura societaria, dovrà essere adeguato alla Lega Pro. Migliorie che servono per fare il salto di qualità, ecco perché dico che a gennaio bisogna cominciare a impostare la prossima stagione con un’alternativa A e un’altra B. Poi se non riusciamo quest’anno a salire pazienza. Se però ci riusciamo, dobbiamo essere pronti perché non si può programmare a giugno, è troppo tardi».
Torniamo all’attualità. «Speriamo di recuperare Ferretti e di allungare questa striscia positiva. La prova della verità sarà il 4 gennaio (sfida con l’Altovicentino, ndr), qualcosa di più su dove possiamo arrivare si capirà dopo quella partita». Ci sono più di due mesi allo scontro diretto, e per quella data l’attuale vantaggio di due punti potrebbe essere lievitato. «Io sarei già contento di arrivarci con due punti in più». Crede che sarà corsa a due? «La classifica dice questo. Domenica la Sacilese ha perso e il Belluno ha pareggiato, chi procede a marcia spedita siamo noi e l’Altovicentino. Intanto, godiamoci questi momenti di gioia, lì da soli in vetta con un pubblico che ci segue, un organigramma societario completato e uno spirito nuovo». È possibile l’ingresso in futuro di nuovi soci? «Siamo aperti a tutti. Quando dico che bisogna programmare, significa che occorre guardare i numeri per vedere ciò che possiamo fare da soli e con l’aiuto di altri imprenditori e dell’azionariato popolare, quando si svilupperà, per costruire un grande Padova, ciascuno con la sua quota. Siamo partiti io e Bergamin, e si potranno aggiungere altre persone fermo restando tre requisiti: ci deve essere la passione per il Padova, gli imprenditori devono essere padovani e ci deve essere feeling reciproco tra le persone».