Fonte: Corriere del Veneto, Dimitri Canello
E’ arrivato in punta di piedi, sempre con la sensazione e la convinzione nemmeno troppo recondita di essere un precario della porta. Cresciuto nel Milan, maturato ma solo a metà, «mollato» in corso d’opera, Lazaar Petkovic, classe 1995, ha visto in Padova il suo trampolino di lancio. E non ci ha pensato due volte a salire e a tuffarsi nel vuoto: «Quando mi chiedono a chi mi ispiro faccio fatica a rispondere, perché mi sembra di fare paragoni irrispettosi nei confronti di portieri che sono infinitamente più grandi e più bravi di me. Allora rigiro la domanda e dico che, se devo indicare il mio numero uno preferito, allora mi viene in mente Manuel Neuer più di Gianluigi Buffon. Sono due mostri, ma ho visto Roma-Bayern Monaco e la parata che Neuer ha fatto su Gervinho sullo 0-1 vale come un gol». Per tutta l’estate Petkovic ha convissuto con le voci che lo avrebbero voluto presto defenestrato per fare spazio a qualcuno più bravo, più forte e più esperto. Nulla di tutto ciò, il titolare è sempre e solo Petkovic e Cicioni può attendere: «E’ stato un ottimo inizio di stagione – sorride – e devo dire che nemmeno noi ci saremmo aspettati di fare 21 punti in 7 partite. Più che mai perché, se osserviamo con attenzione i risultati nostri e della concorrenza, scopriamo che spesso le partite finiscono con un solo gol di differenza. E, non è una banalità, non esistono partite facili, tanto che stavano per farci la pelle quando abbiamo affrontato il Mezzocorona, l’ultima in classifica. La buccia di banana può capitare a chiunque, bisogna sempre stare all’occhio».
Para e fa progressi, para e guida la difesa, para e lavora in silenzio. Petkovic ricorda pure di non essere figlio d’arte: «Non ho nessun legame di parentela con altri Petkovic – sorride –: Me lo chiedono continuamente e la mia risposta è sempre la stessa. La mia carriera? Ho fatto la trafila nelle giovanili del Milan, poi in estate mi ha chiamato il Padova e non ci ho pensato due volte. Sono tutto biancoscudato, spero di poter iniziare un ciclo qui, anche se siamo appena agli inizi. Un passo alla volta». Intanto il Padova è primo in classifica, unica squadra delle prime quattro serie italiane ad avere sempre vinto: «Siamo un bel gruppo – chiosa Petkovic – e parliamo poco di futuro. Abbiamo il “difetto” di pensare solo alla partita successiva. Così riusciamo a concentrarci al massimo, in questo è bravo il mister che ci martella ogni giorno». Sulla porta dello spogliatoio del Padova alla Guizza c’è scritto solo Union ArzignanoChiampo. È l’unica cosa che conta, fino a lunedì prossimo.