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Ore 23.30 – (Giornale di Vicenza) A Venezia cambia l´allenatore, a Bolzano Claudio Rastelli ha il fiato sul collo, la Cremonese arranca. Il Real Vicenza, invece, viaggia col vento in poppa. Domenica ha infilato l´ottavo risultato utile consecutivo, ha mantenuto una volta di più l´imbattibilità, ha giocato per vincere. Il secondo posto in classifica alle spalle del Bassano è saldo e dopo una prestazione convincente come quella di due giorni fa, sognare è sempre più lecito. È tutta la squadra a cullare sogni importanti e l´esperto Dario Polverini, carismatico difensore di mestiere, per una volta gioca all´attacco: «Lottiamo per il vertice, abbiamo tutte le carte in regola per farlo». In effetti la squadra di Michele Marcolini, partita dopo partita, è cresciuta in intensità e consapevolezza. Dopo il passo falso della prima giornata, a Salò, non ha più sbagliato un colpo. Il gruppo è unito, c´è un´identità di gioco, il gol arriva puntuale ad ogni partita, merito anche dell´inossidabile Sasà Bruno per il quale il gol è un´abitudine consolidata. A dover trovare proprio un neo, non è piacevole dominare una gara e portare a casa soltanto un punto. È quanto è accaduto al Menti contro l´Alto Adige, che ha tirato due volte in porta in tutti i 90 minuti ed è riuscito a battere Matteo Tomei; quanto basta per uscire indenne da Vicenza e prendere una boccata d´ossigeno. «Il rammarico è grande – non ha nascosto Polverini a caldo – un punto è poco rispetto a quanto avremmo meritato per le occasioni create e il gioco espresso, ma guardiamo alla nostra prestazione, che non può che caricarci in vista del prosieguo della stagione. È stata la migliore partita disputata e usciamo a testa alta, convinti di dover continuare questa striscia positiva. Purtroppo ci sono gare in cui anche la fortuna ti volta un po´ le spalle».
Ore 23.10 – (Gazzettino, edizione di Vicenza) Soli, solissimi in testa. Il Bassano Virtus può ritornare a guardare tutti dall’alto in basso, visto che Como e Real Vincenza non sono riusciti a tenere il passo della squadra di Asta. La vittoria con il Lumezzane non può che dimostrare tutto quello che il Soccer Team è in questo momento: capace di prendere un gol dopo due minuti, ma soprattutto caparbio nella rimonta conclusa con un secco 3-1. Risultato importante ovviamente per la classifica, stare soli in testa non è certo da buttare per morale, per i tifosi e per la società, ma che ha messo il punto esclamativo su giocatori e reparti. Partendo dai singoli: Nolè ha tolto le ragnatele dalla traversa e anche ogni dubbio su chi debba tirare i rigori, due errori consecutivi per i giallorossi in precedenza che il fantasista ex Ternana ha cancellato contro il Lumezzane. Ha giocato trequartista, ha fatto la seconda punta, ha segnato il suo quinto gol in campionato: Raffaele si sta prendendo sulle spalle una squadra che già girava da sola, pensate voi l’umore di mister Asta in questo momento che vede un impianto collaudato che accetta e migliora il colpo dell’estate. Continuando con i giocatori, ovviamente menzione per Cattaneo e Cortesi, due giocatori che avevano qualcosa da dimostrare e lo hanno fatto: Veleno dopo delle prestazioni sotto il suo livello ha dimostrato il perché del suo soprannome, prendendosi la fascia a suon di dribbling e percussioni; Cortesi con il primo gol da professionista si è preso invece gli applausi di un Mercante che tende a premiare sempre chi lavora in sordina e per la squadra.
Ore 22.50 – (Giornale di Vicenza) Piangono tutti. Si lamenta il Lumezzane che nel sito ufficiale quasi ricusa l´arbitro Mei per l´affrettata espulsione di Pini sabato scorso (scordando però la grazia sul rigore solare non fischiato in precedenza a Nolè), protesta la Torres, prossimo rivale domenica al Mercante (alle 14.30) che si sente defraudata del pareggio in fuorigioco del Mantova al 93´. In questa valle di lacrime, che ha dato vita al festival dei piangina, Bassano sceglie un profilo defilato, si chiama intelligentemente fuori, anche perchè quando è accaduto ai giallorossi di essere scippati di qualcosa, nessuno qui ha alzato il volume del disappunto. E sia chiaro che è successo: basti pensare ai due gol regolari annullati a Maistrello con Giana e Cremonese (coi milanesi sarebbe valso 2 punti in più), piuttosto che l´1-0 farlocco di Marchi a Cremona, viziato da un out non ravvisato dall´assistente. Ecco perchè il direttore di gara che verrà designato oggi avrà domenica una patataccia torrida da maneggiare con Bassano- Torres. E allora meglio badare ai numeri che scorrono felici dinanzi all´onda impetuosa giallorossa: sì poiché il Soccer Team continua a conservare l´attacco più prolifico del campionato (19 reti in 9 gare, oltre 2 gol di media a partita), è la squadra che ha totalizzato il maggior numero di vittorie in tutto il torneo (6 affermazioni su 9, due pari e un solo ko) ed è pure la formazione di tutti e tre i gironi della Lega Pro che ha conquistato più punti: 20 sui 27 a disposizione. Al sud, Benevento e Salernitana sono a 18, al centro l´Ascoli di Petrone e la Reggiana si fermano a 16. Non solo: Bassano da prima di Natale del 2013 a oggi è stato quasi sempre al comando solitario pur salendo nel frattempo di categoria: 22 match da primatista su 27, segno che il passaggio al piano di sopra da queste parti non l´hanno proprio avvertito.
Ore 22.40 – Disponibile a questo link l’articolo relativo a Gianluca Sottovia ed al suo reintegro imposto dal Tribunale del Lavoro alla vecchia società biancoscudata.
Ore 22.30 – (Gazzettino, edizione di Vicenza) Davide Di Gennaro è il giocatore biancorosso che più fa discutere i tifosi. A dividere chi va allo stadio è la posizione che il centrocampista tiene o dovrebbe tenere. Alcuni vorrebbero che giocasse sempre come Lopez lo impiega attualmente, ovvero davanti alla difesa, nel ruolo di play basso; altri, i più, vorrebbero che si spostasse davanti ai centrocampisti e dietro le punte, quindi da trequartista o da rifinitore. La contesa accende poco gli entusiasmi di Di Gennaro, che già in avvio di stagione ha espresso il desiderio di giocare da regista arretrato, ruolo che lo mette al centro di tutte le iniziative d’attacco delle sua squadra. «Faccio quello che chiede il mister e che è più utile alla squadra», chiarisce subito il centrocampista. «Stiamo giocando con il 3-5-2 e i risultati, eccezion fatta per la gara con il Lanciano, sono stati positivi», continua Di Gennaro. «La squadra sta facendo bene, con il Pescara siamo tornati alla vittoria, dimostrando di avere assorbito la batosta e di avere grande carattere e voglia di riscatto». Restano le discussioni sul suo ruolo. «In passato giocavo più avanti. Magari avevo l’opportunità di segnare qualche gol in più. Ma stare dietro ha dei vantaggi. Ho l’opportunità di toccare un’infinità di palloni e questo per me è importante».
Ore 22.10 – (Giornale di Vicenza) «Per me il Vicenza è la Squadra della mia terra, dove da generazioni la mia famiglia ha deciso di vivere». Chi parla così è l´ex d.g. biancorosso Sergio Gasparin (dodici anni dietro la scrivania del Vicenza, ndr) arrivato in via Schio nel 1989 perchè voluto dal presidente Pieraldo Dalle Carbonare e che con lui ha raccolto successi indimenticabili: il ritorno in serie A partendo dalla C , il primo posto solitario nella massima serie nel novembre del 96, la vittoria della Coppa Italia nel maggio del 97 e nel 98 la semifinale di Coppa Coppe. Eppure Gasparin allo stadio Menti da quando ha chiuso il suo rapporto con l´allora presidente Sergio Cassingena non è più tornato . «È solo una questione etica che mi pongo – spiega con la solita franchezza Gasparin – così come non sono tornato a vedere la Sampdoria o il Catania se non nelle vesti ufficiali e per lavoro, è una forma di rispetto nei confronti di chi opera oggi». Sabato si giocherà Catania-Vicenza , lei è stato d.g. anche della squadra siciliana nel 2012-13… «È stata un´esperienza bellissima, abbiamo raccolto 56 punti e chiuso all´ottavo posto: miglior punteggio e miglior piazzamento di sempre per il Catania». Eppure alla fine ha chiuso il rapporto. «Scelte volute dal presidente che ha deciso di avocare a sé tutte le competenze e io quando non sono d´accordo saluto». Torniamo al Vicenza: in panchina c´è Gianni Lopez, non un giocatore qualsiasi. «Ancora oggi quando c´è il mio o il suo compleanno, o a Natale, lui chiude sempre i suoi auguri con “il suo capitano” ed è così: lui è, e sarà sempre, “il mio capitano!”». […] Ma un suo giudizio sulla squadra? «Per la categoria è in grado di salvarsi non dico tranquillamente perchè in B di tranquillo non c´è nulla, ma di raggiungere l´obiettivo sì! Ha buoni giocatori di esperienza e tanti giovani interessanti, fra quelli di proprietà mi piace moltissimo Sbrissa, insomma un mix valido. Devo dire che l´aver potuto fare mercato per 15 giorni da soli ha favorito non poco, ad esempio credo che diversamente sarebbe stato molto difficile portare Ragusa». E veniamo al Catania. «Sta vivendo un momento difficilissimo l´anno scorso è retrocessa e ora l´inizio è tutto in salita visto che è al penultimo posto e nonostante questo è stato costruito per tornare subito in A ed infatti ha ottimi giocatori però ha pure metà squadra in infermeria». Come vede questa partita? «Da un punto di vista tecnico la bilancia penderebbe a favore del Catania ma siccome nel calcio, come nella vita, contano pure altre cose come la compattezza dell´organico e la grinta direi che è un risultato aperto». Andando più sullo specifico? «Il Catania ha modificato spesso il modulo di gioco, sabato dovrebbe rientrare Rinaudo a centrocampo, giocatore importantissimo, vediamo il tecnico Sannino cosa deciderà. Resta il fatto che il Vicenza col suo 3-5-2 se gioca corto, che non vuol dire difendere e basta, e saprà sfruttare gli spazi lasciati dai padroni di casa che dovranno impostare la gara potrà fare male anche perchè al Catania mancheranno i due centrali difensivi».
Ore 21.50 – (Trentino) Un punto che fa morale ma non troppa classifica. Con due certezze: quello del Mezzocorona è il peggior attacco del girone (e tra i peggiori dell’intero torneo di serie D), ma la squadra rotaliana ha anche una difesa piuttosto solida. I numeri non mentono mai: sino ad oggi la compagine di Luca Lomi ha segnato solamente una rete con Caridi, alla seconda giornata di campionato, e ne ha incassate sei. I gialloverdi non vanno in gol ormai da 466 minuti e, alla settima giornata, si trovano già distanziati di sei punti dalla zona playout. Tutto sommato Lomi e la sua giovanissima truppa il proprio compito l’avrebbero anche compiuto: quattro punti conquistati in poco più di un quinto di torneo non sono un bottino troppo negativo per una squadra che ha come unico obiettivo quello di raggiungere lo spareggio salvezza. I problemi sono ben altri: il Mezzocorona rischia infatti altre penalizzazioni nel corso della stagione visto che i conti (in questo caso quelli economici) non tornano. Tutti i giocatori che nella scorsa stagione hanno vestito la maglia gialloverde (centrando un’incredibile salvezza nel playout contro il Monfalcone) attendono ancora il pagamento dei rimborsi spese relativi alla seconda parte del campionato. Non sono i soli, perché anche l’ex allenatore della squadra juniores Renzo Merlino e gli altri tecnici del settore giovanile attendono da mesi notizie (e relativi bonifici) da parte della società. Il clima è teso e più di un ex giocatore gialloverde sta meditando di rivolgersi alla Commissione Accordi Economici per ottenere quanto dovuto: nel momento in cui i vari Calì, Canzian, Agosti (ma non solo: il discorso riguarda tutti gli elementi della rosa) decidessero d’iniziare una vertenza, la penalizzazione scatterebbe in automatico senza possibilità di accordo tra le parti. Meglio, dunque, correre ai ripari e “chiudere i conti” con gli ex, per non vanificare quanto di buono fatto dalla prima squadra sul campo in queste settimane.
Ore 21.30 – (Trentino) A Dro non hanno ancora preparato il “libro nero” con gli episodi arbitrali a sfavore, ma certo che nel primo scorcio di campionato la compagine gialloverde non ha avuto troppa fortuna con i direttori di gara. Nessun vittimismo da parte del presidente Loris Angeli e della società, ci mancherebbe, ma i conti non tornano. Domenica, ad esempio, al netto del fatto che il pareggio a reti bianche con il Mezzocorona è il risultato più giusto per quanto visto sul terreno di “Oltra”, la compagine di Manfioletti ha di che recriminare nei confronti dell’arbitro, il quasi esordiente Esposito di Aprilia. Le immagini televisive hanno chiarito che l’intervento di Zentil ai danni di Cremonini, lanciato verso la porta di Zomer, andava punito con il cartellino rosso e non con una semplice ammonizione e stesso discorso vale per l’“entrataccia” a metà campo di Fochesato su Donati: un tackle a piedi pari in netto ritardo che avrebbe potuto avere conseguenze assai gravi se l’attaccante di casa non avesse anticipato l’intervento con un salto quanto mai provvidenziale. Ma non è finita perché anche la strattonata di Baldi ai danni di Donati in area di rigore rotaliana avrebbe potuto essere punita con il calcio di rigore: altri direttori di gara non avrebbero avuto dubbi, Esposito ha preferito sorvolare. Questo il report relativo all’ultima gara, ma già in precedenza il Dro aveva lamentato decisioni arbitrali più che dubbie. A Montebelluna, ad esempio, ai trentini venne negato un rigore evidente (a detta degli stessi colleghi veneti) quando il punteggio era ancora fermo sullo zero a zero, per non parlare poi della sfida casalinga del 21 settembre contro l’Union Pro: al 4’ Serrano venne espulso per un fallo simile a quello commesso domenica Zentil con annesso calcio di rigore, quando l’intervento era avvenuto fuori area, ma l’arbitro del match spiegò che l’azione era terminata in area e quindi la scivolata sull’uomo di Serrano meritava di essere punito con il penalty. Il raddoppio arrivò su azione viziata da fuorigioco e nella ripresa il Dro rimase addirittura in nove quando il “puntero” Cicuttini, abbattuto in area avversaria da un difensore, venne ammonito (per la seconda volta) per simulazione e quindi espulso. Il Dro ha certamente i propri limiti, ma ha anche di che recriminare.
Ore 21.10 – (Gazzettino, edizione di Treviso) L’Union Pro, pur perdendo per 2-0 contro l’Altovicentino, tiene testa a lungo ad una delle favorite del campionato e pensa già al match di domenica prossima contro il Kras Repen dove serviranno i 3 punti per proseguire la corsa salvezza. Il direttore generale Alessandro Lunian si dice soddisfatto della prestazione dell’Union a Valdagno: «Abbiamo fatto una buona partita. Nel primo tempo abbiamo tenuto benissimo il campo non rischiando mai, nel secondo invece è uscita l’esperienza dell’Altovicentino che ci ha dominato a centrocampo. Il loro primo gol è nato da una prodezza di Peluso che ha spedito la palla all’incrocio dei pali, quello che si dice il classico gol della domenica. Il raddoppio è arrivato invece su una ripartenza da un corner a nostro favore, il nostro portiere alla fine non ha fatto nessuna parata a testimoniare che pur avendo la supremazia territoriale alla fine non hanno creato molto. Siamo rimasti sempre in partita e abbiamo avuto un paio di mezze occasioni per pareggiare. Non sono queste le partite che dobbiamo vincere per salvarci ma ci abbiamo comunque provato». Con 8 punti in 7 giornate si può essere soddisfatti? «Siamo in linea con i programmi che prevedono una salvezza tranquilla. Tenendo conto che abbiamo già giocato contro le favorite Padova, Sacilese e Altovicentino possiamo essere soddisfatti anche se i pareggi contro Giorgione e Legnago dovevano essere 2 vittorie. Con 4 punti in più saremmo in zona playoff». Al primo anno in D vi aspettavate un maggior seguito di pubblico? «I nostri tifosi non sono numerosi ma abbiamo un gruppo di fedelissimi storici che ci segue anche in trasferta. Un pò alla volta riusciremo a portare più supporter anche in casa».
Ore 20.50 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Riparte subito il Montebelluna, che dopo la battuta d’arresto rimediata con la Sacilese strappa un prezioso pareggio in casa dell’Union Ripa. Ancora una volta un gol di Matteo Giglio in apertura di partita aveva sbloccato il risultato a favore dei biancocelesti, che forse si erano illusi di tornare da Pedavena con la vittoria. Viceversa prima che finisse il tempo è arrivata la rete bellunese che ha incanalato il match su un sostanziale equilibrio. «Conoscendo gli avvii brucianti del Ripa eravamo partiti molto forte – spiega Nicolò Severgnini, autore del cross vincente – Giglio come al solito è stato bravo a colpire di testa mandandola in rete, poi abbiamo fallito il raddoppio. Subito dopo loro hanno pareggiato». È un pò una costante vostra il fatto di non riuscire a tenere il vantaggio. «È vero, anche contro la Sacilese era successa la stessa cosa. Sicuramente è un aspetto sul quale dobbiamo migliorare, probabilmente una volta sbloccata la partita ci rilassiamo perché siamo convinti che il più sia fatto. È una questione di mentalità, però non va dimenticato che le ultime avversarie affrontate erano entrambe delle ottime squadre. Per questo ritengo che il pareggio ottenuto sia un buonissimo risultato per noi». Hai ritrovato De March. Com’è andata? «Ci conosciamo da anni, siamo amici e ci vediamo anche durante la settimana. Lo temevamo, ma avevamo adottato le giuste contromisure e lui non si è mai reso pericoloso. Forse ha un pò sentito la partita». Adesso sotto con l’Altovicentino. «Con loro chiuderemo un trittico davvero tosto. Fin qui abbiamo dimostrato di potercela giocare con tutte, per cui anche domenica andremo in campo senza paura».
Ore 20.30 – Qui Perarolo di Vigonza, le dichiarazioni di Giuseppe Bergamin e Sandro Vecchiato. Bergamin: “Il veicolo del Padova può servire anche per fare della solidarietà! Mi fa molto piacere esserci, e dobbiamo continuare a sostenere Silvia”. Vecchiato: “Anche stasera siamo vicini a Silvia, come sempre. La birra allo stadio? Mi hanno detto che domenica è finita a dieci minuti dal termine del primo tempo, per la prossima gara raddoppieremo la scorta!”.
Ore 20.20 – Qui Perarolo di Vigonza, le dichiarazioni di Filippo Pittarello: “Il mister mi sta dando grande fiducia, spero di ricambiarla presto segnando! A Fontanafredda ho avuto due occasioni ma mi rifarò. Seimila persone all’Euganeo? Non me lo sarei mai aspettato ad inizio stagione, ed è un’emozione davvero indescrivibile. Anche oggi ci stanno ricoprendo di complimenti, ci sono vicinissimi fuori e dentro dal campo. Ora non dobbiamo mollare e dormire sugli allori, per non rovinare quanto di buono fatto. Ad Arzignano dobbiamo continuare così, senza sottovalutare l’avversario”.
Ore 20.10 – Qui Perarolo di Vigonza, le dichiarazioni di Marco Ilari: “Silvia è una ragazza dolcissima, è un piacere poterla aiutare. Seimila persone allo stadio raramente si vedono, è stato incredibile! I tifosi ci sostengono sempre, c’è un entusiasmo contagioso. Si è creato un entusiasmo clamoroso, e non può che farci piacere perché è appagante. Il gol col Mezzocorona? Se non sapessi che sarebbe arrivata una sanzione avrei scavalcato e sarei finito in Fattori! E avevo sognato l’esultanza col Belluno”.
Ore 20.00 – Qui Perarolo di Vigonza: arriva anche il presidente Giuseppe Bergamin, accompagnato da Sandro Vecchiato dell’InterBrau.
Ore 19.40 – Qui Perarolo di Vigonza: bagno di folla per Ilari e Pittarello, autografi e foto a profusione per loro.
Ore 19.20 – Qui Perarolo di Vigonza: arrivano Ilari e Pittarello, accolti da un applauso ed accompagnati da Massimo Candotti ed Alberto Noventa.
Ore 19.00 – Qui Perarolo di Vigonza: tutto pronto per la terza edizione di “Scudati per Silvia”, molti i tifosi presenti.
Ore 18.40 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Bello, giovane e anche vincente. Il Giorgione che conquista i tre punti con la Triestina raccoglie il quarto risultato utile consecutivo e la seconda vittoria di fila tra le mura amiche, cosa che non accadeva da parecchio tempo. La squadra appare in crescita e i giovani messi in campo da Paganin stanno dimostrando in queste ultime partite una maturità che all’inizio di stagione sembrava difficile da raggiungere. Ora la classifica è più tranquilla anche se davanti c’è un “tour de force” che vedrà capitan Gazzola e compagni affrontare in sequenza le squadre più attrezzate e più forti del campionato. «Nessuna paura, affrontiamo ogni partita con l’entusiasmo di una squadra giovane che vuole sempre vincere» afferma Gianmarco Vio, veneziano di Dese, classe 1995, un difensore che si è ritrovato titolare al centro della difesa dopo l’infortunio occorso a Rocco Donè. Per lui domenica c’era l’arduo compito di fermare l’esperto centravanti triestino Ivo Bez e il giovane spilungone del Giorgione è stato autore di un’ottima prestazione. «Sono contento della mia partita e del risultato – continua – stiamo crescendo e i risultati delle ultime partite lo testimoniano, eravamo una squadra completamene nuova e all’inizio un pò di difficoltà potevano esserci ora vedo che giochiamo meglio e anche i risultati arrivano. Ci stiamo abituando alla serie D che è una categoria nuova per quasi tutti noi, stiamo capendo le difficoltà del torneo e con il tempo possiamo solo che migliorare». Come ti trovi a Castelfranco con il Giorgione? «Arrivo dall’esperienza fatta nel settore giovanile del Padova, una società che naturalmente essendo in B l’anno scorso era ben più organizzata ma qui al Giorgione mi trovo bene perché c’è un ambiente più famigliare, c’è una società che ti segue e ti apprezza. Per quanto riguarda la squadra si è formato davvero un bel gruppo, siamo quasi tutti giovani e della stessa età e ci stiamo aiutando l’uno con l’altro». L’obiettivo è la salvezza? «Non poniamoci limiti, chiaramente prima dovremo conquistare la salvezza ma penso che questa squadra possa ambire anche a qualcosa di più».
Ore 18.30 – (Tribuna di Treviso) Due vittorie di fila in casa (non accadeva dal settembre 2013), quattro risultati utili consecutivi, il vanto di battere la blasonata Triestina (mai piegata nella scorsa stagione), capitan Gazzola che si sblocca trovando la prima rete in campionato, il giovane Podvorica che segna il 2-1 quando è appena entrato dalla panchina, il buon debutto tra i pali di Pazzaia, e soprattutto una squadra che ad oggi, a sorpresa, è più vicina alla zona playoff (-2 punti) rispetto alla zona playout (+3). Periodo da incorniciare per il Giorgione del mister Antonio Paganin, alla vigilia della proibitiva sfida di Belluno. La scelta di puntare tutto sui giovani, sfruttando l’asse Castelfranco-Bassano, sta regalando soddisfazioni in via Rizzetti, dove si è creato un gruppo molto unito, che è forse la vera forza dei rossostellati.
Ore 18.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Tre sconfitte consecutive sul proprio terreno hanno sicuramente messo di cattivo umore i tifosi della Clodiense. La formazione lagunare si è dovuta infatti piegare quindici giorni fa al Tamai nella gara di recupero di campionato (1-4), poi l’Arzignignanochiampo l’ha prima estromessa dalla Coppa Italia mercoledì scorso (0-2) ed infine si è tolta anche la soddisfazione di battere i lagunari in campionato domenica scorsa (1-3). «Spero che questa sia una casualità, ma vivo di numeri e quindi è giusto riflettere sui risultati ottenuti – sono le parole di Andrea Pagan, anche domenica in tribuna a causa della squalifica – Indubbiamente abbiamo regalato alla squadra vicentina i primi due gol con un quarto d’ora di assenza. Il primo gol purtroppo è stato un infortunio del nostro portiere anche se la palla aveva avuto uno strano rimbalzo cambiando traiettoria. Ma quello che mi fa infuriare è il secondo gol, su palla inattiva e tutti a guardare. Non dobbiamo però dimenticare la bella reazione avuta dai miei ragazzi nella ripresa che avrebbero meritato anche il pari se Santi fosse stato più fortunato». Santi ha fatto il suo dovere, un gol ed una traversa ma Mastroianni ha deluso così come Olivieri a centrocampo. «Forse Mastroianni è un po’ stanco visto che aveva iniziato bene il campionato – è la difesa del tecnico lagunare – mentre a centrocampo sono mancate le geometrie di Casagrande sul quale facevamo grande affidamento. Comunque da queste ultime partite sembra di uscire massacrati ed invece non è vero perché abbiamo sempre giocato con generosità ed abbiamo anche pareggiato a Mori S.Stefano». Il fatto di aver giocato quattro gare in quindici giorni può aver influito su una squadra molto giovane? «Credo proprio di sì – ammette Pagan – Non abbiamo mai potuto allenarci normalmente e forse per questo abbiamo perso un po’ di intensità e ritmo. Ora dobbiamo chiudere questo capitolo e cambiar marcia. Dopo sette partite di campionato i ragazzi spero abbiano capito che questo è un campionato difficile dove bisogna correre ed essere sempre concentrati. Domenica prossima a Mezzocorona dobbiamo dimostrare di aver capito la lezione contro una squadra che non ha mai perso in casa e che ha già recuperato i quattro punti di penalizzazione».
Ore 17.50 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Nella settimana della ricerca della grandi conferme, l’Union Ripa La Fenadora (9 punti sui 18 finora disponibili in campionato) centra parzialmente l’obiettivo. Negli ultimi otto giorni i neroverdi di mister Parteli hanno affrontato un tour de force che li ha visti sul campo in campionato, domenica 12 ottobre, con il Kras Repen (4) conquistando il successo per 3-0, mercoledì 15 ottobre nella Coppa Italia con il Tamai e anche in quel caso il tris è stato servito (0-3) e come ultimo impegno domenica scorsa con il Montebelluna (10). E qui la striscia di vittorie è stata interrotta dal pareggio per 1-1. Vista così, non ci sarebbe nulla da recriminare in una serie di tre risultati positivi, ma per l’Union era importante centrare anche il successo sui trevigiani per dare continuità alla marcia intrapresa con i carsolini. Il clima non proprio felice, per l’occasione persa, lo si è assaporato nel post gara con il Montebelluna con commenti da parte di mister e giocatori non proprio all’insegna della felicità. In ogni caso l’appuntamento per tornare a vincere è solo rimandato di qualche giorno, sino all’impegno esterno sul manto verde del Nereo Rocco, casa della Triestina (2) che attualmente veleggia in zona retrocessione. L’esperienza comunque insegna che il bicchiere mezzo vuoto è allo stesso tempo mezzo pieno e proprio dall’alto di questo pensiero Sandro Andreolla esprime la sua opinione sul pareggio di domenica: «Siamo stati forse un po’ troppo confusionari e generosi. Abbiamo dimostrato di saper reagire raddrizzando subito la situazione di svantaggio. Anche se abbiamo chiuso l’incontro con un pareggio, si tratta di un punto che ci permette andare avanti su un cammino che è positivo». L’Union Ripa attualmente occupa l’ottava posizione, ma la quinta – occupata dal Tamai – dista appena due lunghezze.
Ore 17.40 – (Corriere delle Alpi) Nessuna occasione sprecata. Questa la convinzione in casa neroverde. «Se da un lato rimane un pizzico di rammarico, dall’altro vi è la giusta consapevolezza di un trend positivo che non si interrompe». Per il Ripa Fenadora quello contro il Montebelluna, avversario giovane, ma coriaceo e ben organizzato, è un pareggio che fa bene, dopo una settimana intensa, iniziata con la vittoria con il Kras e proseguita con il passaggio del turno in coppa di mercoledì. «È un trittico che si è concluso con due vittorie e un pareggio. Siamo soddisfatti», dice il direttore sportivo Alberto Faoro. Buon punto. «Bisogne essere equilibrati nella valutazione dell’ultima partita. Il Montebelluna si è dimostrata una squadra di buon livello, molto organizzata, che ci ha messo in difficoltà. L’avversario era ostico e la sua forza fa sì che il risultato sia positivo», evidenzia. «Logico che ci aspettavamo di concludere con una vittoria, però si gioca sempre contro un’altra squadra e va considerato il suo valore. Non sono due punti buttati via». Carattere neroverde. È uno degli aspetti su mette l’accento il ds dell’Union, ripensando alla reazione della squadra che ha recuperato il gol subito in avvio senza scomporsi. «Siamo riusciti a recuperare lo svantaggio, cosa non facile contro una squadra che ci ha messo molta intensità fisica, anche nei contatti, e a tratti ci ha impedito di giocare. Non abbiamo giocato contro gli ultimi arrivati», commenta Alberto Faoro. «Nel secondo tempo poi abbiamo avuto un paio di occasioni con belle parate del portiere. Potevamo forse fare meglio, però alla fine è venuto un punto che va bene e ci fa conservare la fiducia». Campionato difficile. «È un livello impegnativo, per cui il fatto di mantenere una striscia positiva aperta è positivo», sottolinea Faoro. «In casa siamo abituati bene dall’anno scorso, ma questa è una stagione nuova ed è stato importante aver recuperato la partita e non averla persa». Brotto il faro neroverde. Brotto sta trascinando l’attacco dell’Union a suon di gol e prestazioni in questo avvio di stagione, mentre Moresco deve ritrovare la via della rete dopo aver segnato alla prima giornata. «E’ un ragazzo serio, che si sta impegnando molto e arriverà anche il suo momento», dice il diesse. «Ha avuto qualche partita dove non è riuscito a fare gol e aspettiamo che si sblocchi. Si sta inserendo nei meccanismi e sono convinto che al più presto si sbloccherà anche in fase realizzativa». Domenica tutti a Trieste. «Giocare al “Nereo Rocco” è sempre impegnativo», osserva Alberto Faoro. «Troveremo una squadra che non sta attraversando un bel momento e per questo sarà ancora più difficile. Andremo lì motivati».
Ore 17.20 – (Il Piccolo) Basta il titolo piuttosto esplicito del comunicato emesso ieri dalla Curva Furlan, «Non si salva nessuno», per capire che anche la frangia del tifo alabardato più caldo ha perso la pazienza dopo l’ennesima sconfitta della Triestina. I tempi degli applausi che hanno accompagnato finora la squadra a fine partita dopo ogni battuta d’arresto, sono finiti. E lo si è visto già a Castelfranco Veneto. Insomma, l’apertura di credito sembra sia davvero giunta al limite e le ripercussioni sul piano del tifo cominceranno già dalla sfida di domenica contro l’Union Ripa. Ma il comunicato della Curva Furlan non tira in ballo solamente la squadra, ma anche la dirigenza che la rosa l’ha costruita. «Abbiamo dato tempo a sufficienza a questa società – comincia infatti il comunicato – per organizzare una squadra che sia in grado di scendere in campo e giocare almeno una partita di calcio, non questi indegni spettacoli. Gli ultras difendono la bandiera incondizionatamente ma non chi non onora col sudore e il sangue, se necessario, questa gloriosa casacca». Ma ai tifosi della curva pare non essere piaciuto nemmeno l’atteggiamento di chi è sceso in campo: «Non solo la squadra tecnicamente non è all’altezza, – continua il comunicato – ma non si è vista la reazione rabbiosa di undici leoni che non possono certo accettare di far crollare cento anni di storia all’ultimo posto della serie D». Tutti accomunati dunque nell’accusa, ecco perchè secondo la curva non si salva nessuno: «Nè dirigenza, nè giocatori – continua la nota – stanno dimostrando quindi d’essere consapevoli della responsabilità storica che si sono messi sulle spalle di fronte all’alabarda che è simbolo di gloria, lotta, dedizione». Tutti questi duri giudizi, portano ovviamente a delle conseguenze pesanti: «Il sostegno della Furlan s’interrompe qui – dice il comunicato – e non sarà l’unica presa di posizione che prenderemo. Sarà comunicata nei prossimi giorni la linea di condotta del gruppo nella prossima partita casalinga che non sarà certo di supporto. Ora vogliamo la reazione che questa situazione merita. Domenica tutti in curva, non è disertando che facciamo il nostro dovere».
Ore 17.10 – (Il Piccolo) Una volta archiviata la lezione di bon ton dispensata a Castelfranco Veneto dal presidente Pontrelli ai giornalisti, restano i nervi scoperti di una dirigenza della Triestina in grande affanno nel gestire una situazione che due mesi fa era più che prevedibile. Due mesi di gestione sono pochi per giudicare un operato (e anche una squadra) ma sono sufficienti per capire alcune anomalie che caratterizzano il percorso intrapreso dall’Unione. Se ne sono accorti anche quei tifosi (sono una rumorosa ma sempre più esigua minoranza) convinti dagli attuali vertici a un’adesione fideistica al loro verbo. Basterebbero poche correzioni di rotta, anche perché il campionato è appena all’inizio, per avvicinarsi all’ obiettivo dichiarato (con senso di responsabilità in questo caso) della salvezza. Il punto tecnico Una squadra costruita e preparata più che di corsa non può non pagare dazio specie all’inizio del campionato. Il problema è che non è ancora stato identificato un nucleo di giocatori come asse di riferimento del gruppo. A metà agosto Pontrelli aveva dichiarato di voler tenere quattro-cinque giocatori della vecchia guardia (tra i quali Godeas) e tra questi è arrivato il solo Piscopo che in questo momento è un capitano messo in discussione. Nel calcio gli affari vanno in porto o meno (gli accordi sono bilaterali) ma questa situazione ha creato un ulteriore problema di equilibrio e di gestione. Il via-vai di altri giocatori a grappoli non ha fatto che enfatizzare il problema. L’allenatore Lotti è persona stimata sia sul piano professionale che umano. Ma non ha confidenza con la categoria nè ha esperienza di gestione di un gruppo sottoposto alle pressioni di un ambiente che non è da serie D. Il fatto che la dirigenza non abbia mai messo in discussione il suo ruolo è positivo. Ma fino a quando Lotti non potrà disporre di una rosa assestata e fino a quando i dirigenti non la smetteranno di “dargli consigli” (anche dalla tribuna come è successo a Castelfranco) il giudizio resta in sospeso. Ognuno dovrebbe avere il suo ruolo con le rispettive responsabilità.
Ore 16.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) È biancorosso il miglior attacco del girone. Con i 4 gol rifilati al Mori, Beccaro (5 centri, uno meno di Ferretti fermo per infortunio) e compagni sono arrivati a quota 20. Una rete ogni mezzora di gioco. Con Zirolandia lo spettacolo è garantito. Dietro ai liventini, staccati di 3 lunghezze, Padova (capolista) e Belluno. BOMBER – Dopo Beccaro, nuovo beniamino del popolo biancorosso, con 4 reti troviamo Sottovia (leader nella gara a chi prende più pali) e il rigorista Baggio. Con 3 c’è Spagnoli. Completano il roster dei bomber Beccia, Grion, Boscolo Papo e Pederiva con un centro a testa. Non è solo la vena realizzativa a entusiasmare il XXV Aprile, ma anche e soprattutto il gioco veloce e spumeggiante di Zirolandia. Il Padova capolista a punteggio pieno però resta 6 punti sopra. «Più di noi – non si nasconde Zironelli – ha solo un organico lunghissimo. Adesso stiamo bene: se continueremo così e non perderemo pezzi, potremo anche creare qualche preoccupazione ai Biancoscudati». DERBY DEL LIVENZA – Anche il Tamai, nonostante il pari in bianco a Monrupino con il Kras e i 4 punti di ritardo nei confronti dei cugini, sembra in buona forma. «Sono un buon complesso – Ziro guarda già a domenica -, ottimamente allenato. Non sarà gara facile, ma non vogliamo rallentare». Ringrazia dalla sponda opposta Stefano de Agostini e ricambia i complimenti. «La Sacilese – dice il tecnico che portò e lasciò i biancorossi in Lega Pro – nella scala di valori è solo un pelino sotto Padova, Altovicentino e Belluno. Partirà favorita. Dalla nostra avremo il solito carattere e una classifica che ci permetterà di giocare sereni. Comunque finisca – è convinto De Agostini – sarà derby spettacolo». In Coppa ebbe la meglio il Tamai (1-0). MULTE IN VISTA – Umore diverso a Fontanafredda. I rossoneri, dopo un buon inizio (7 punti in 3 gare), hanno incassato 4 sconfitte di fila. L’ultima maturata al 94′ a Legnago: 2-3. «Incredibile – commenta Renzo Nadin -. Abbiamo pareggiato al 92′ e non siamo stati capaci di gestire il risultato nei 2′ che mancavano». Sul banco degli imputati, anche prima di Legnago, sono i “vecchi”. In particolare, pare, De Martin e Martini. Nadin non fa nomi, ma tuona: «Non è possibile che i fuoriquota siano sempre i migliori, mentre deludono i più esperti. La società è seria e paga regolarmente i rimborsi pattuiti. Probabilmente – conclude il ds – è giunto il momento di dare segnali anche sotto questo aspetto». Domenica al Tognon arriverà il Dro.
Ore 16.40 – (Messaggero Veneto) E’ il Padova dei record, ma non proprio tutti. Perché da domenica qualcosa è sfuggito anche alla capolista a punteggio pieno (7 vittorie su 7). La palma del miglior attacco, infatti, ora spetta alla Sacilese. Ed è un primato (20 gol) eloquente anche nell’ottica di un avvicinamento alla vetta. Quando si corre alla media di 4 gol a partita (nelle ultime tre giornate), del resto, pensare in grande viene naturale. Zironelli cerca di spegnere i facili entusiasmi. Ma è difficile anche per lui non ammettere che in questo momento la sua squadra sta esibendo un potenziale offensivo da sogno. Il quarto acuto consecutivo di Beccaro, il quarto in quattro partite di Sottovia, che sembrava essere destinato a fermarsi sui pali (ben 3), uno Spagnoli d’applausi in versione assist-man, la solita precisione dal dischetto di Baggio e i deliziosi piedi di Boscolo Papo che per una volta non sono serviti agli altri ma al suo primo gol stagionale. Davvero troppo per il Mori Santo Stefano, simpatica matricola trentina che ha subìto più o meno lo stesso trattamento riservato due settimane prima all’Union Pro. Insomma, anche al XXV aprile la Sacilese sta trovando i meccanismi giusti. Tanto da potersi permettere di tenere precauzionalmente a riposo Beccia e non accorgersene più di tanto. Anche perché Pederiva, schierato al suo posto, si sta rivelando acquisto (un ritorno) quanto mai azzeccato. E pensare che doveva essere di passaggio. Ora il derbissimo di Tamai. Quasi il destino avesse voluto confezionare uno di quelli spot che vanno tanto di moda prima dei big match della serie A, domenica a sfidare il fresco miglior attacco del campionato ci sarà la miglior difesa del momento. La squadra di De Agostini, infatti, non subisce gol da due partite, tre se si volesse ragionare a rigor di calendario, senza considerare il recupero con la Clodiense che rientra nella casella della terza giornata. A Monrupino, le parate di Peresson da una parte e il palo (di Dal Bianco) dall’altra hanno sigillato lo 0-0. Il portierone mobiliere è pronto alla sfida più difficile.
Ore 16.20 – (Messaggero Veneto) Fermo per infortunio Ferretti, continua l’ascesa del duo sacilese Beccaro-Sottovia, ancora una volta in gol nella stessa partita, nella corsa per il trono dei marcatori del girone C. Sul podio c’è pure il difensore liventino Baggio (tre rigori). 6 RETI: Ferretti (Padova). 5 RETI: Corbanese (Belluno), Baggio (Giorgione), Beccaro (Sacilese), Furlan (Tamai). 4 RETI: Trinchieri (Arzichiampo), Baggio, Sottovia (Sacilese). 3 RETI: Dal Dosso, Peluso, Roveretto (Altovicentino), Ilari (Padova), Miniati (Belluno), Santi (Clodiense), Masiero (Montebelluna), Deimichei (Mori Santo Stefano), Spagnoli (Sacilese), Brotto (Union Ripa), Bez (Unione Triestina). 2 RETI: Brancato, Giglio (Altovicentino), Carlotto (Arzichiampo), Mazzocco (Padova), Cunico (Padova), Bertagno, Samba (Belluno), Casagrande, Mazzetto (Clodiense), Tonizzo, Alcantara, De Martin (Fontanafredda), Ranic, Spetic, Knezevic (Kras), Farinazzo, Fioretti, Adriano (Legnago), Giglio (Montebelluna), Tranquillini (Mori Santo Stefano), Sellan (Tamai), Andreolla (Union Ripa).
Ore 16.00 – (La Nuova Venezia) Viaggio nella notte verso Mosca. Per avere il via libera all’ingaggio del sostituto di Alessandro Dal Canto, sollevato dall’incarico domenica pomeriggio al termine della partita contro il Novara. Michele Serena è in pole position, De Franceschi aspetta solo il via libera sul piano economico, via libera che dovrà dare stamattina il presidente Yuri Korablin. Allenatore individuato, ma i soldi li tira fuori il presidente, dovrà avvallare o meno la decisione del direttore sportivo. Dante Scibilia e Ivone De Franceschi si sono imbarcati ieri sera a Tessera sul volo delle 23.50 per arrivare a Mosca nel cuore della notte, prendere alloggio in albergo e aspettare stamattina per presentarsi da Korablin, tenendo conto delle due ore di fuso orario diverso. «Abbiamo provato a trovare due posti sul volo precedente» spiegato Dante Scibilia, «ma era tutto occupato e non abbiamo avuto alternativa». Tre settimane fa Scibilia e De Franceschi si erano già recati a Mosca da Korablin, ma nell’occasione la questione allenatore era stata affrontata solo di striscio dovendo soffermarsi più a lungo sulle questione economiche del club. La strada è già stata tracciata domenica al Penzo («Non è una questione tecnica, il successore è già stato individuato, ma solo economica», aveva spiegato De Franceschi). Michele Serena è l’opzione principale, un nome già fatto in estate prima che la scelta ricadesse nuovamente su Dal Canto. Nome graditissimo alla piazza, nessuno ha dimenticato quanto fatto da lui e dal suo staff nella stagione 2008-2009, affezionato ai colori arancioneroverdi e con grande voglia di rimettersi in gioco dopo l’esperienza di Padova. Con Serena arriverebbero anche il vice Davide Zanon e il preparatore dei portieri Massimo Lotti. Sempre con avvallo presidenziale. «Ottimista? Lo sono di natura» parole di Dante Scibilia poche ore prima di salire sul volo per la Russia. E se il presidente non volesse accollarsi un extra-budget per il nuovo allenatore e il suo staff tecnico oppure volesse pagare solo un nuovo allenatore? Al momento, oltre a Dal Canto, sono stati “congelati” anche Italiano, Sterchele e Munzone, ieri assenti alla ripresa al Taliercio.
Ore 15.40 – Il ds De Poli fa quindi il punto sulle altre situazioni: “Ferretti? Lui e Dené verranno visitati domani e poi valuteremo il da farsi. In panchina già ad Arzignano? Sempre meglio avercelo piuttosto che no, ma l’importante è che stia bene senza forzare i tempi. Sentinelli? È ancora molto indolenzito, ma già oggi abbiamo fatto delle terapie mirate e credo che domani possa allenarsi, vedremo se in gruppo o a parte. Thomassen? È reduce da questa forma influenzale, non credo che si allenerà domani. Bruzzi? È già alla seconda ricaduta come influenza, domani faremo delle analisi mirate. Il ricorso per la squalifica di Segato? Giovedì sapremo qualcosa a riguardo”.
Ore 15.30 – Queste, invece, le dichiarazioni rilasciate da Matteo Dionisi: “Ho preso questo colpo sul finale del primo tempo, ho continuato a giocare ma a fine partita c’era dolore e gonfiore. Ero preoccupato a livello personale, ma la società già da mercoledì sera mi ha messo nella possibilità di effettuare tutte le visite del caso e la ringrazio pubblicamente per questo. Anche i medici erano preoccupati, c’era anche la possibilità che venissi operato ma fortunatamente il problema si sta risolvendo da solo. Il colpo? Un normale contrasto di gioco, all’intervallo ero già un po’ gonfio ma ho continuato a giocare anche perché “rosicavo” per la sconfitta… Non vedo l’ora di tornare in campo, già domenica ho sofferto da cani ma i miei compagni hanno fatto benissimo… Siamo entrati in campo col piglio giusto contro una buonissima squadra. Se vincono anche senza di me prendo la mia sciarpa e vado a vedermi le partite in Fattori! L’importante è che sia andato tutto bene domenica e che personalmente il problema si stia risolvendo al meglio. Busetto? È uno dei giovani più bravi che abbiamo, e l’aveva già dimostrato quando era stato chiamato in causa, ma tutti si sono comportati egregiamente”.
Ore 15.20 – In corso all’Appiani un allenamento particolareggiato per i Biancosudati a cui partecipano gli acciaccati e chi non ha giocato domenica contro il Belluno. Tra questi non figura Matteo Dionisi, presente comunque allo storico impianto di via Carducci. Il direttore sportivo Fabrizio De Poli spiega alla nostra redazione ed ai colleghi di “Mattino” e “Gazzettino” il problema che ha tenuto il terzino ai box domenica: “”Dionisi è reduce da questo trauma patito a Fano. Ha avuto questo problema al testicolo con fuoriuscita di edema ed ingrossamento del testicolo stesso. Eravamo preoccupati, abbiamo fatto tre ecografie e la situazione è molto migliorata. Non ci sono più i rischi che si paventavano all’inizio. Da martedì prossimo ricomincerà a lavorare con la squadra, mentre questa settimana farà lavoro a parte”.
Ore 15.00 – Le pagelle del Cittadella (Gazzettino): Valentini 6.5; Cappelletti 6, Scaglia 6, Pellizzer 6, Barreca 5.5; Busellato 6 (pt 30’Rigoni 6.5), Palma 5.5 (st 7′ Minesso 6), Benedetti 6; Sgrigna 5.5; Coralli 5.5, Gerardi 5.5 (st 42′ Mancuso sv).
Ore 14.50 – (Gazzettino) Il Tombolato doveva essere il valore aggiunto dei granata, invece si sta trasformando in terra di conquista per gli avversari. Questa volta è stato l’Entella (ultimo in classifica prima di giocare) a fare bottino pieno, agganciando in classifica la squadra di Foscarini, la cui crisi è certificata dai numeri: un punto in cinque partite, terza sconfitta consecutiva tra le mura amiche. In superiorità numerica da metà della ripresa il Cittadella ha faticato oltre misura nello scardinare l’attenta difesa ligure. I granata non sono stati nemmeno aiutati dalla dea bendata, con il palo di Rigoni che poteva rimettere il risultato in parità. Quanto all’Entella, ha disputato la sua onesta gara, capitalizzando al massimo quanto costruito. Rientra capitan Pellizzer in difesa dopo le tre giornate di squalifica, Foscarini recupera Coralli e Rigoni, ma gioca dal primo minuto soltanto l’attaccante, a fare coppia con Gerardi. Indisponibile invece Schenetti per il riacutizzarsi dell’infiammazione al ginocchio. L’Entella dell’ex granata Volpe lascia che a fare la partita siano i padroni di casa, i quali nei minuti iniziali sbagliano le misure di tanti appoggi, cosicché di pericoli per la porta difesa da Pelizzoli non se ne registrano, a parte un destro al volo di Palma bloccato a terra senza troppe difficoltà. Ben più dirompente la staffilata dalla distanza di Botta al 17′, che si infila nell’angolino regalando il vantaggio all’Entella. Si infortuna Busellato alla mezz’ora, al suo posto entra Rigoni. I liguri tengono bene il campo, ma non appaiono impeccabili nella propria area di rigore. Il Cittadella però fatica tremendamente a trovare gli spazi buoni per sviluppare la manovra e portarsi alla conclusione. Ci si affida così ai palloni buttati in area senza troppa convinzione. Meglio sui calci piazzati: al 37′ angolo di Sgrigna e sfera calciata direttamente in porta, alza il portiere sulla traversa. Dal secondo corner, testa di Gerardi da distanza ravvicinata e pallone sul fondo. Il Cittadella del primo tempo è tutto qui. Ad onore del vero ha fatto ancora meno l’Entella, ma nell’unico tiro in porta ha trovato il gol. Il Cittadella appare poco convincente anche in avvio di ripresa. Foscarini prova a cambiare musica inserendo Minesso, con una formazione che diventa tutta a trazione anteriore, un 4-2-4 con Sgrigna e Minesso esterni, Coralli e Gerardi in mezzo. L’Entella mantiene le linee ben serrate e in contropiede potrebbe fare male con Mazzarani (14’) che si presenta davanti a Valentini, bravo a chiudergli lo specchio della porta con il corpo. Il pericolo scampato dovrebbe svegliare la truppa granata, tanto più che al 22′ l’Entella si ritrova con un uomo per l’espulsione di Russo (doppia ammonizione). I granata sfiorano il pari un minuto dopo su punizione: sponda di Pellizzer e tocco sottomisura di Rigoni, palo pieno. Adesso si gioca soltanto nella metacampo della formazione ligure, che si difende con tutti gli effettivi. Ci provano prima Minesso e poi Coralli, ma senza fortuna. Non cambia il risultato, il Cittadella esce tra i fischi del Tombolato, evento più unico che raro.
Ore 14.40 – (Gazzettino) La prima domanda in sala stampa per Claudio Foscarini è inevitabilmente sui fischi dei tifosi: quanto fanno male? «I fischi fanno malissimo – sentenzia l’allenatore granata – Qualche volta, sono sincero, io credo che il pubblico ci dovrebbe dare una mano. Le contestazioni per un passaggio sbagliato non le capisco, e in particolare a Cittadella credo non sia giusto, soprattutto se la squadra sta cercando di trovare il bandolo della matassa. Ma poi a fine gara i fischi ci stanno, è normale». Foscarini analizza così la prestazione dei suoi: «Non siamo partiti male, ma quel gol subìto da trenta metri ci ha cambiato la partita, e la squadra ha perso qualcosa. Ultimamente ci siamo ritrovati sempre costretti a rimontare, e non è facile dal punto di vista mentale. Mi aspettavo tuttavia una reazione diversa nel secondo tempo, questo sì. Bisognava aumentare il passo e l’intensità, e invece non ci siamo riusciti. Si sapeva che era una partita rischiosa, volevamo vincerla, ma sono mancati alcuni punti di riferimento. Ho visto alcuni giocatori opachi, quando non giochi con la giusta cattiveria agonistica è più difficile creare gli episodi. Resto in ogni caso fiducioso, perché so come lavora il gruppo durante la settimana». Il portiere Alex Valentini non nasconde la propria delusione: «In questo periodo siamo in difficoltà, ma è anche vero che alla prima occasione ci fanno gol. Penso che la partita l’abbiamo dominata, ma non era facile trovare gli spazi contro una squadra che è venuta qui per difendersi in nove. Abbiamo cercato di imporre il nostro gioco, ma in serie B è così, se concedi qualcosa ti puniscono. Ci dispiace, ci tenevamo molto a fare bene». Sulla contestazione del pubblico aggiunge: «I tifosi pagano il biglietto e hanno il diritto di protestare quando le cose vanno male, ma non ci pensiamo troppo. Continueremo a lavorare per fare il bene del Cittadella. Non bisogna far drammi, anche se è chiaro che ci vuole una svolta, altrimenti poi diventa dura. Dobbiamo uscirne uniti, tutti insieme, magari già da sabato a Crotone».
Ore 14.20 – Le pagelle del Cittadella (Mattino di Padova): Valentini 6.5; Cappelletti 5, Scaglia 6, Pellizzer 6, Barreca 6; Busellato 6 (30’ pt Rigoni 6.5), Palma 5.5 (5’ st Minesso 6), Benedetti 5.5; Sgrigna 6; Coralli 5, Gerardi 5 (42’ st Mancuso sv).
Ore 14.10 – (Mattino di Padova) La crisi è servita. Cittadella alla quarta sconfitta (terza di fila tra le mura amiche) nelle ultime cinque partite e la Virtus Entella, al primo storico centro in trasferta, non è più il fanalino di coda della serie B. Sono i liguri ad agganciare i granata a quota 8 in classifica, spegnendo così le illusioni di una svolta, con risalita verso il centroclassifica, che il pareggio in rimonta di Varese aveva creato. Male in tutti i sensi i padovani, quasi sempre sotto ritmo e scontati nelle loro trame di gioco. D’accordo, è un periodo in cui le cose non girano per il verso giusto – il palo di Rigoni avrebbe assicurato il pari – ma c’è da dire che l’involuzione subìta dal gruppo granata dopo l’incoraggiante avvio di stagione lascia assai perplessi. Non c’è brio, non c’è mordente, e a Sgrigna non si può chiedere di cavare sempre le castagne dal fuoco. Di nome e di… fatto. Un primo tempo bruttissimo, la cui cifra tecnica è proprio da bassa serie B, viene ravvivato dall’unico “perla” di rara bellezza che è il gol di Botta. Il centrocampista ex Vicenza tiene fede al suo cognome e al 17’ confeziona un gol da applausi: dai 25 metri il suo sinistro a mezz’altezza è di rara bellezza e sorprende Valentini, che non può nulla. Per il resto, è una gara di rara… mediocrità, che lascia a desiderare soprattutto per la monotonia degli schemi granata, quasi sempre imperniati sul lancio lungo dalle retrovie a favore della “spizzata” aerea di Gerardi o Coralli, sovrastati però dai centrali difensivi Cesar (ex Padova) e Russo. Non c’è mai l’accelerazione proverbiale delle squadre di Foscarini, sulle corsie laterali la spinta è inesistente o a strappi, e anche l’affidarsi sempre a Sgrigna, sperando che trovi uno dei suoi proverbiali guizzi, non sortisce alcun risultato. L’unico pericolo, se tale si può definire, alla porta di Pelizzoli (altro ex biancoscudato), lo porta il trequartista romano, su corner a giro che costringe l’estremo difensore a smanacciare via il pallone destinato a finire sotto la traversa (37’). Sul successivo calcio d’angolo di Benedetti, Gerardi di testa anticipa tutti ma incorna sul fondo (38’). Tutto qui il… furore granata, mentre gli uomini di Prina, attenti e ordinati, fanno il loro, senza patire grossi affanni. Quattro punte e il palo. Foscarini nell’intervallo prova a svegliare i suoi, spingendoli all’attacco, ed invece è l’Entella a costruirsi due nitide palle-gol per chiudere la gara. Bravo Valentini a guadagnarsi il bel voto con due interventi a corpo morto, prima su Battocchio (2’) e poi su Litteri, presentatosi solo soletto sulla destra dell’area (14’). La carta Minesso, al posto di un Palma troppo gracile, è la mossa estrema a cui l’allenatore trevigiano ricorre per tentare di sfondare il muro biancoazzurro. Il nuovo entrato si mette in evidenza con un paio di conclusioni da lontano che fanno tremare Pelizzoli (17’ e 33’). Russo si fa caciare per doppia ammonizione al 22’ e un minuto dopo il Citta costruisce la sua azione più pericolosa: punizione di Sgrigna, testa di Pellizzer e Rigoni in acrobazia colpisce il palo alla destra del portiere. L’uomo in più non serve. Nel concitato finale entra anche Mancuso, per lo spuntato Gerardi, i granata spingono il piede sull’acceleratore nella metà campo ligure evidenziando, però, tutti i limiti del loro momento attuale: poca velocità, fraseggi ripetitivi e un’infinità di cross da sinistra su cui le “torri” avversarie hanno buon gioco, anche perché non c’è più il miglior colpitore di testa (Gerardi, appunto) di cui preoccuparsi. Finisce con una selva di fischi da parte del Tombolato e la giusta esultanza degli ospiti, che non hanno rubato nulla, anzi. Tre punti d’oro per loro (e hanno ancora una gara da recuperare), con la promessa mantenuta di alleviare le sofferenze delle popolazioni di Genova e dell’altre città dell’entroterra ligure, a cui sono stati dedicati due striscioni significativi («Forza Genova, risorgi dal fango. Virtus Entella Chiavari è con te» e, in curva, «L’alluvione non ti ferma, rialzati Superba!!!»).
Ore 14.00 – (Mattino di Padova) Fischi sul Tombolato. Foscarini, nella conferenza stampa del dopo-gara, parte proprio dalla fine, perché non capita spesso di sentire i tifosi contestare il Cittadella. «Sono fischi che fanno malissimo» dice il tecnico amareggiato. «Sinceramente credo che il pubblico ci dovrebbe dare una mano. Non capisco quando i tifosi si lamentano per un retro passaggio o un disimpegno sbagliato. Però è anche vero che i fischi ci stanno, e dobbiamo prenderceli». Ancora una volta i granata si sono trovati a dover rimontare. «Nei primi 15’ eravamo in partita» riprende il tecnico, «ma quel tiro scagliato da 25 metri ha cambiato la gara. È vero, questa squadra si è trovata troppo spesso a dover rimontare. Sotto di un gol mi aspettavo una reazione diversa. Invece la reazione a livello nervoso c’è stata, ma la squadra non si è compattata e ha cercato il pareggio in modo disordinato. Dovevamo reagire in modo diverso. Va anche detto che ci sono mancati i punti di riferimento: i giocatori più esperti, che dovevano dare il la nei momenti difficili, sono stati un po’ opachi. Sarebbe bastato un episodio favorevole a girare l’incontro, invece c’è stato quel palo. Purtroppo avremmo la necessità di trovare un filotto favorevole, ma se mi si chiede se credo ancora in questa squadra rispondo di sì. A inizio stagione avevo detto che questa è una formazione da parte sinistra della classifica e continuo a crederci». L’ultima domanda è su Rigoni, a sorpresa tenuto in panchina. «Ho schierato Palma perché Rigoni aveva recuperato da poco e non aveva i 90’ nelle gambe. È una scelta che di sicuro rifarei».
Ore 13.50 – Disponibile a questo link l’articolo relativo a “Scudati per Silvia”, evento benefico in programma nel tardo pomeriggio a Perarolo di Vigonza.
Ore 13.40 – Le pagelle del Cittadella (Corriere del Veneto): Valentini 6.5; Cappelletti 5, Scaglia 5.5, Pellizzer 5.5, Barreca 6; Busellato 5.5 (30’ pt Rigoni 5.5), Palma 5 (5’ st Minesso 6.5), Benedetti 6; Sgrigna 5; Coralli 5, Gerardi 6 (42’ st Mancuso sv).
Ore 13.30 – (Corriere del Veneto) Quarta sconfitta nelle ultime cinque partite, appena un punto all’attivo nell’ultimo mese, tanti problemi in ogni settore del campo. Il Cittadella crolla fragorosamente in casa contro il fanalino di coda Entella e per Foscarini adesso si mette male. Involuzione totale nel gioco e tecnica di diversi giocatori e paura di sbagliare dominano la scena, l’1-0 firmato dall’ex vicentino Botta non fa una piega e neppure la superiorità numerica scuote i granata da un inspiegabile torpore. Nel primo tempo domina la paura di perdere, del resto è vero che siamo appena alle prime giornate ma la classifica si sta già allungando ed è meglio non correre rischi inutili. Foscarini decide di concedere un’altra chance a Palma escludendo un po’ a sorpresa Rigoni, non al meglio della condizione. Per un quarto d’ora non si vede praticamente nemmeno un tiro in porta, poi quasi all’improvviso al 17’ Botta sblocca la partita. Tiro splendido dalla distanza, Valentini non può nulla e tanti saluti al progetto di Foscarini, che sperava in ben altro andamento della partita alla vigilia. Il centrocampo fatica a fare gioco e l’infortunio di Busellato complica ulteriormente le cose. Dentro Rigoni e la qualità in mezzo migliora notevolmente a effetto immediato. Nel finale sul taccuino fioccano le occasioni: Sgrigna (36’) tira dalla distanza a lato non di molto, tiro cross dello stesso Sgrigna smanacciato da Pelizzoli (37’), colpo di testa (38’) di Gerardi fuori misura. Segnali di vita, insomma, ma niente di così eclatante per sperare in una pronta inversione di tendenza. A inizio ripresa Battocchio, fresco di convocazione in Under 21, sfiora il raddoppio dopo appena due minuti fermato da un ottimo Valentini, poi Foscarini toglie Palma, ancora deludente e inserisce Minesso. Il quale pare aver voglia di recuperare posizioni e al 16’ dalla distanza sfiora l’1-1. Ma l’occasione migliore capita a Gerardi, che colpisce un clamoroso palo al 24’ su servizio di Benedetti. Poco prima altro episodio che può cambiare la partita: Russo si fa espellere scioccamente per doppia ammonizione lasciando i compagni in inferiorità numerica. Il problema è che, a parte qualche fiammata di Minesso, che va vicino al gol ancora con un tiro da fuori, di occasioni non se ne vedono, tanto che persino il paziente pubblico del Tombolato fischia sonoramente i granata al fischio finale di Di Paolo. Ora è crisi nera, di risultati ma anche di gioco. Altro che parte sinistra della classifica, qui c’è bisogno di invertire subito la rotta.
Ore 13.10 – (Corriere delle Alpi) «Nel primo tempo loro hanno fatto qualcosa in più con due conclusioni, una sulla traversa e la seconda parata da Solagna – continua il tornante agordino – ma non ricordo occasioni limpide da gol. Nella ripresa la partita l’abbiamo fatta noi, loro si sono difesi nella propria metà campo. Ci siamo sbilanciato in avanti cercando il pareggio ed è normale aver subito qualche contropiede, ma comunque ci siamo difesi con ordine. Il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto. Il Belluno torna a casa dall’Euganeo con la consapevolezza di essersela giocata alla pari contro una vera corazzata. Questa sconfitta ovviamente non ridimensiona le nostre potenzialità e ora l’obiettivo è quello di ricominciare subito a vincere sfruttando sempre le qualità del nostro gruppo dando sempre il massimo e senza mai mollare niente ai nostri avversari. Dovremo essere bravi noi a continuare su questa strada». Una vera corazzata. «Hanno dimostrato quello che si sapeva – continua Mosca – sono una squadra esperta con giocatori abituati a reggere bene le pressioni. Non so dire se faranno un campionato a parte come è successo a Pordenone e Marano lo scorso anno ma per farlo dovranno essere bravi».
Ore 13.00 – (Corriere delle Alpi) Il Belluno esce a testa alta dall’Euganeo, con la consapevolezza che il rigore non concesso a Stefano Mosca avrebbe potuto fare la differenza. Nessuna polemica sia chiaro, però la squadra gialloblù si è battuta ad armi pari contro uno squadrone come il Padova e a conti fatti un pareggio sarebbe stato il risultato più giusto. Nel secondo tempo l’estremo difensore biancoscudato è franato sul terzino agordino prendendo pallone e gambe del giocatore, ma l’arbitro non ha concesso la massima punizione che avrebbe potuto regalare un punto meritato a Corbanese e compagni. «Sono quei classici rigori che un arbitro può Dare o meno – racconta Stefano Mosca, autore del contrasto incriminato in area di rigore del Padova – l’estremo difensore biancorosso è uscito e ha preso sia me che il pallone, ho vinto il contrasto ma poi sono finito a terra. Per me poteva assolutamente fischiarlo, ma mi rendo conto che non era una decisone semplice da prendere da parte del direttore di gara». Il Belluno ha fronteggiato la squadra padovana senza paura e con la solita qualità in mezzo al campo e forse, alla fine, un punto a testa sarebbe stato più giusto.
Ore 12.40 – (Gazzettino) Juniores: un sabato da dimenticare in fretta per l’Este, nel girone C: i giallorossi, in inferiorità numerica viene travolto 8-1 dalla vice capolista Aurora Seriate dopo aver recuperato con Marinelli il primo immediato svantaggio. Continua spedita il cammino il Padova di mister Grandini, che malgrado una prestazione in chiaroscuro con parecchi errori in fase di impostazione, passa anche a Trento sul Mori (3-0, gol di Dovico e doppietta di Marcandella) e consolida il primato nel girone D. Nel girone G, come in tutti i derby che si rispettano, il Thermal Teolo Abano sovverte il pronostico e impone lo 0-0 in trasferta all’Atletico San Paolo. Gara maschia con otto ammoniti e due espulsi. I gialloblù si consolano con il record di avere l’unica difesa ancora imbattuta di tutti gli undici raggruppamenti del campionato nazionale. Dopo questo pareggio l’Atletico San Paolo è stato raggiunto in vetta dal Delta Porto Tolle, avversario proprio del prossimo turno. Sale la classifica l’Abano, sparagnino ma efficace, che sul campo di Monterosso piega per 1-0 i ravennati del Ribelle.
Ore 12.20 – (Gazzettino) Un giocatore che più l’ha sorpresa? «Non mi è mai piaciuto parlare dei singoli, ma del gruppo. Dico i nostri giovani, anche se devono restare sempre sul pezzo per l’atteggiamento e le nozioni che mettiamo continuamente nella loro testa. Giocare davanti a trecento persone è un conto, farlo davanti a seimila è totalmente diverso». C’è un episodio che le ha fatto capire che poteva essere una stagione esaltante? «No, è troppo presto. Dobbiamo unire tutte le componenti per dare il massimo. D’ora in poi viene il bello e allo stesso tempo il difficile: quando il Padova pareggerà o perderà, farà notizia. Faccio gli scongiuri, ma se succederà e mi auguro il più tardi possibile, non cascherà il mondo. È umano pareggiare una gara o dare merito agli avversari se sono stati più bravi. Però cerchiamo di allontanare i gufi che non vedono l’ora che il Padova perda per dire: adesso arrivano le critiche e vediamo di che pasta sono fatti». I paletti “abbattuti” con foto e parole di tecnico e giocatori del Belluno. Lo rifarebbe? «Lo faccio da molti anni e continuerò a farlo, anche in altri modi. È una cosa goliardica e al tempo stesso motivazionale in funzione di un lavoro fisico. Ma se viene pubblicata mi dà fastidio perché deve rimanere all’interno del mio gruppo. Esigo rispetto del mio lavoro». Oggi i biancoscudati avranno un giorno di riposo in più. «Se lo sono strameritati, è stata una settimana nella quale non abbiamo mai staccato la spina. L’avrei dato anche se non avessimo vinto».
Ore 12.10 – (Gazzettino) In panchina va sempre con i bermuda. Si va verso la stagione più fredda, continuerà a metterle? «Ci sono particolari che porto avanti, poi li cambio anche in base a qualche situazione che capita. A volte ti attacchi a tutto per sperare in qualcosa di positivo, a me aiuta. Spero nel sole fino a maggio (sorride, ndr), altrimenti ci sono vari accorgimenti». All’inizio della sua esperienza biancoscudata si aspettava di arrivare a sette vittorie di fila davanti a seimila tifosi? «Assolutamente no. Quando siamo partiti pensavo al nettissimo ritardo che avevamo, e non al cammino della nostra società e della squadra. Ciò che stiamo facendo è merito di tutti: del mio staff con Marin, Lavezzini e Zancopè, dei magazzinieri Oriano e Luciano, di tutte le persone della sede e della società. Tutti cercano di fare le cose in maniera professionale, e da parte nostra è un motivo in più dare soddisfazioni a loro e al nostro presidente». A proposito di Bergamin padre e figlio e di Bonetto padre e figlio, come va il rapporto con loro? «Bene, bene. Sono persone che nascondono le loro emozioni, ma soffrono come noi in maniera esagerata». Le chiedono qualche spiegazione tecnica? Assolutamente no, c’è grande rispetto dei ruoli. Come ho sempre detto a Bergamin e a Bonetto qualsiasi cosa vogliono chiedermi, vengano da me. È chiaro che il mio primo punto di riferimento è De Poli. Lo devo ringraziare, ha avallato le mie idee con la sua supervisione».
Ore 12.00 – (Gazzettino) Meglio che al Pordenone. Carmine Parlato ha battuto se stesso centrando la settima perla sul campo con il Belluno, dato che l’anno scorso alla guida dei friulani alla settima giornata era stato 0-0 con il Mezzocorona, pareggio poi tramutato in successo per 3-0 a tavolino. «Fa piacere, ma finisce lì. Conta l’obiettivo a fine stagione, non le statistiche». Domenica nel dopo gara il suo volto era al tempo stesso soddisfatto e provato. «È stata una settimana particolare tra l’uscita in Coppa Italia e i soli due giorni per preparare la sfida con il Belluno, senza contare che le defezioni di Segato e Ferretti si sono aggiunte quelle di Dionisi e Thomassen. Concentrazione e applicazione dovevano essere da partita di finale come esigo sempre. E poi dovevo stare attento che si facesse in campo quello che chiedevo. A parte un paio di uscite di Petkovic, non è che loro abbiano creato. C’è stato il contrasto tra Petkovic e Mosca, ma non mi è sembrato che ci fosse rigore». Soddisfazioni le ha avute anche dalla linea verde. «Abbiamo finito la gara con tre ragazzi classe 1996 e altrettanti classe 1995, cosa non da poco per una squadra che sta lassù in classifica. Abbiamo bisogno che i giovani facciano tesoro di queste esperienze». La domenica post Euganeo di Parlato come è proseguita? «Con mia moglie Alessia e le nostre due figlie, Vittoria di dieci anni e Isabella di diciassette. Dopo le partite faccio in modo di tornare alla normalità. A volte magari si parla di come è andata, ma finisce lì. E subentrano le questioni di famiglia, scuola delle figlie inclusa».
Ore 11.50 – (Gazzettino) Sul fronte dei tifosi l’attenzione è già rivolta alla prossima trasferta. Domenica il Padova è impegnato ad Arzignano, località in provincia di Vicenza che dista 53 chilometri, raggiungibile percorrendo l’autostrada A4 in direzione Milano con uscita a Montecchio Maggiore. Lo stadio “Dal Molin” può contenere 1.204 spettatori, tutti concentrati nell’unica tribuna presente, divisa in due parti, una da 800 posti, che nell’occasione sarà riservata ai sostenitori biancoscudati, e una da 400 posti. Negli altri tre lati il campo è invece circondato da vegetazione. Nei prossimi giorni verranno comunicati i prezzi dei biglietti e gli orari dei botteghini. In terra vicentina il Padova, che non viveva l’ebbrezza del primo posto solitario dall’ormai lontano campionato di C2 2000-01, cercherà di eguagliare il record della migliore striscia di successi in assoluto in 104 anni di storia (otto) che risale proprio a quel campionato, poi chiuso con la promozione in C1 sotto la guida di Franco Varrella. Gli eroi di quei tempi erano Bergamo, Tasso, Antonioli e Centofanti, oggi il feeling con giocatori fino a pochi mesi fa sconosciuti ai più è ai massimi livelli. La squadra biancoscudata è inoltre l’unica in tutti i campionati dalla serie D alla serie A ad avere vinto le prime sette partite di campionato.
Ore 11.40 – (Gazzettino) «È andato tutto alla grande sotto ogni profilo – le sue parole – e me la voglio gustare fino in fondo». Tutto vero e comprensibile, considerando il cammino da record che vede protagonista sin da inizio stagione la squadra e il clima di grande entusiasmo che all’ombra del Santo non si respirava da un bel pezzo, certificato dai 5.729 spettatori presenti all’Euganeo, dato eccezionale per una partita di serie D. Tra loro anche il sindaco Massimo Bitonci, nel primo tempo seduto in tribuna autorità per poi raggiungere dopo l’intervallo gli assessori Cinzia Rampazzo, Maurizio Saia e Fabrizio Boron nel cuore della Fattori. «Per una questione di scaramanzia -scherza – dovrò ripetere questo rito. La mia soddisfazione è quella dei ragazzi della curva e di tutti i tifosi che hanno festeggiato una nuova vittoria. L’impatto con i ragazzi della Fattori è stato molto emozionante e in quel settore si vive la partita in un clima particolare».
Ore 11.30 – (Gazzettino) Con ancora negli occhi le immagini della festa finale dell’Euganeo dopo la splendida vittoria nello scontro al vertice con il Belluno, lo stato maggiore del Padova ieri ha provvisoriamente messo da parte le vicende calcistiche per dedicarsi alle proprie attività. Il presidente Giuseppe Bergamin ha concentrato la sua attenzione all’inaugurazione a Parigi della Fondazione Louis Vuitton, la nuova “cattedrale” dedicata all’arte contemporanea ricoperta da 17 mila metri quadrati di vele di vetro realizzate dalla Sunglass, la società presieduta dal numero uno biancoscudato, a cui presenzierà oggi la figlia Maddalena. Roberto Bonetto è invece partito ieri per l’Indonesia dove resterà due settimane per seguire le attività nel settore del gas della propria azienda. A cinque minuti dalla fine del derby l’amministratore delegato del Padova era ancora immobile in tribuna a seguire, passo dopo passo, la festa dei tifosi e la passerella dei giocatori, quasi a volere portare con sè in Asia ogni singolo fotogramma di una giornata indimenticabile.
Ore 11.20 – (Gazzettino) Ventiquattr’ore dopo lo sfortunato autogol Ivan Merli Sala torna sul ko di Padova. «Avremmo dovuto dare ognuno qualcosina in più per riuscire a pareggiare e portare a casa quel che meritavamo. Ho sentito del possibile rigore su Mosca, ma le cose non cambiano, non può essere un alibi. Sono le occasioni capitate a Miniati e a Mosca che potevano cambiare la partita, non quel rigore». Ma c’era oppure no?«In campo ero convinto di no, rivedendolo in tv è rigore al 90 per cento perché una volta che Mosca sposta il pallone e il portiere lo tocca è rigore. Difficile da fischiare all’Euganeo, ma è rigore». Petkovic, il loro portiere, negando il rigore ci ha infilato pure qualche polemica. «Loro in generale erano ben più nervosi di noi. In campo continuavano a dirci “state zitti”, che avete parlato tutta la settimana. Ma cosa credevano, che dopo sei successi consecutivi dichiarassimo che andavamo a Padova per chiuderci e non prenderne troppi? Nichele, che a fine gara ha dichiarato amore al Belluno, nei novanta minuti ha collezionato litigi, provocazioni e colpi proibiti. D’altronde era la partita di cartello dell’intera serie D; noi ci siamo fatti un regalo arrivandoci con duecento tifosi e sei vittorie, loro non potevano che vincerla. Ovvio che il nervoso salga…».
Ore 11.00 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Neppure la Juve ha fatto meglio. Ora viene il bello”) Essere al vertice di una classifica, soprattutto dopo aver battuto l’unico avversario che sin qui aveva tenuto il passo di Cunico & C., regala piacevolissime sensazioni, riconcilia l’ambiente con se stesso, ridà slancio e convinzione ad una piazza che si è sentita giustamente tradita dalle gestioni dissolute dei… lanzichenecchi di turno. È chiaro, però, che, come tutte le medaglie a due facce, l’appetito vien mangiando e il gruppo è chiamato a reggere con maturità ed equilibrio il peso di un ruolo invidiato sì, ma anche non facile da interpretare. Si parla sempre di continuità, adesso è il momento di insistere, procedendo sulla strada indicata a testa alta e con la caparbietà richiesta ai “grandi”. Al mister – che l’anno passato a Pordenone infilò dieci successi consecutivi nel girone di andata, mettendo di fatto una bella ipoteca sulla promozione – abbiamo proprio chiesto come si gestisce un primato così, sapendo cosa c’è dietro e cosa il primo posto rappresenti per Padova tutta. La risposta ci convince («Ho un’idea mia, la esternerò ai giocatori alla ripresa degli allenamenti, sappiate che chiedo massimo rispetto ed umiltà nei confronti di tutte le squadre che affronteremo», le sue parole), lasciando intendere che la “formula” azzeccata sin qui sarà rispettata alla lettera. Vittoria chiama vittoria, del resto, e l’autostima cresce di conseguenza. Che sia serie A o serie D le differenze si annullano quando si ragiona così.
Ore 10.50 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Neppure la Juve ha fatto meglio. Ora viene il bello”) Meglio della Juventus, e meglio di qualunque altra capolista dei campionati professionistici e della stessa serie D in Italia. Sette vittorie su sette partite le ha centrate solo il (nuovo) Padova, e poco importa se è successo nella categoria più importante dei Dilettanti, trampolino di lancio verso la Lega Pro dopo la riforma che ha cancellato la Seconda Divisione (ex C/2). Un record che inorgoglisce, per il modo in cui è maturato – 21 punti su 21, secondo miglior attacco con 17 reti (insieme al Belluno), dietro quello della Sacilese (20), prima difesa in assoluto (solo 5 gol subìti) – e per i benefici effetti che sta producendo in città e in provincia, dove si respira un’aria diversa, bella e pulita, lontana parente del clima “inquinato” degli ultimi anni di serie B. Bergamin e Bonetto, padovani doc, hanno creato qualcosa di straordinario, a dispetto dei tanti scetticismi che ne avevano accompagnato a fine luglio la discesa in campo. Una B&B vincente, come B è la lettera iniziale di Biancoscudati e sempre B è il traguardo a cui puntano con il loro progetto triennale, dove la concretezza e il senso della misura sono il pane quotidiano che masticano entrambi. Certo, nulla è ancora stato fatto, come ripete quasi ossessivamente Parlato, lui che di campionati a questi livelli ne ha già conquistati due in carriera, ma vogliamo mettere una partenza del genere rispetto agli avvii deludenti del passato, recente e lontano?
Ore 10.40 – (Mattino di Padova) Poi l’immancabile corsa sotto la “Fattori” e tutti a spellarsi le mani e chiedersi: come fa un giocatore del genere ad essere ancora in serie D? Ilari ha una risposta: «Il demerito è anche mio, per qualche occasione non sfruttata, ma anche perché spesso non mi sono fatto trovare al posto giusto al momento giusto. Ma adesso chi pensa alla serie D? Preferisco disputare un campionato come quello che stiamo portando avanti a Padova piuttosto che soffrire nei bassifondi in Lega Pro. E mi sembra che sia un pensiero condiviso anche dai tifosi biancoscudati. C’è un entusiasmo travolgente, la gente accorre in massa allo stadio e finora sta girando tutto alla perfezione. A Padova mi trovo davvero benissimo, spero possa essere questo il mio posto giusto al momento giusto». Padova come seconda casa, anche se la prima resterà sempre Roma, dove Ilari è tornato anche in questi due giorni di riposo concessi da Parlato. «Qui ho la famiglia e vive la mia ragazza. E adesso devo festeggiare anche il mio amico Alessio, appena diventato papà di Matteo. Il gol lo dedico a lui, anche perché sabato, dopo la nascita, mi aveva predetto la rete». E con quello contro il Belluno ora sono quattro gol in sette giornate. Mica male per un esterno. «Non avevo mai iniziato così bene un campionato a livello realizzativo. Io sono un’ala, ma ora che il mister mi fa giocare seconda punta ho meno compiti di copertura, mi trovo bene e posso pensare di più all’attacco». Il Padova ha staccato tutti, cos’ha dimostrato di avere più del Belluno? «Ha mostrato di essere una squadra completa, che sa soffrire e giocare a calcio. Il primo tempo di domenica è stato fantastico. Meritiamo il primato, dopo la gara eravamo stanchi ma fisicamente stiamo bene e non vogliamo fermarci».
Ore 10.30 – (Mattino di Padova) «Autogol? No, dài. Questa rete voglio prendermela tutta». L’uomo del momento, in casa biancoscudata, è un furetto romano che, a dispetto del fisico agile e del carattere mite, si è preso sulle spalle l’attacco, soprattutto dopo il ko di Gustavo Ferretti. Due uno a zero consecutivi all’Euganeo, entrambi griffati Marco Ilari, nonostante il gol risolutore al Belluno sia destinato a passare alla storia come autorete del giocatore gialloblù Merli Sala. «La deviazione c’è stata, inutile negarlo», concorda Ilari. «Ma io avevo calciato in porta ed ero pronto anche a ribattere a rete dopo la respinta del palo, ma non ce n’è stato bisogno». E allora diamolo (virtualmente) questo gol a Marco Ilari, anche perché azioni del genere non si vedono tutti i giorni. «Una giocata alla Maradona», l’ha definita addirittura il sindaco Massimo Bitonci. Il diretto interessato si schermisce e racconta com’è nato il gol che ha proiettato il Padova da solo in vetta alla classifica: «Sono stato fortunato a liberarmi del primo uomo dopo la rimessa laterale, poi sono scattato e, una volta entrato in area, in piena velocità, per gli avversari era difficile contrastarmi, visto che avrebbero rischiato il rigore. In mezzo c’erano Tiboni e Bedin, ma soprattutto tante maglie bellunesi, così ho puntato la porta e fortunatamente è andata bene».
Ore 10.20 – (Mattino di Padova) «L’arma in più di questa squadra è proprio il pubblico. Bergamin e Bonetto sono stati bravi, soprattutto a riportare entusiasmo in una città ancora scottata dal duo Penocchio-Cestaro». Anche il signor Ennio Serafin non si dà pace per la morte del Calcio Padova 1910: «Quello che è successo negli ultimi anni rimane un mistero, prima o poi qualcuno dovrà spiegarci quale ruolo ha avuto Marcello Cestaro in tutto ciò. Per fortuna Padova ha trovato una società magnifica, che in poco tempo ha fatto molto». Come il signor Ennio, sono molti i passanti che si fermano ad acquistare il giornale da Giovanni Bianco, in piazza. «Si parla di Padova, si parla di calcio», spiega l’edicolante. «C’è chi continua a dire: “Siamo in serie D, è normale essere al primo posto”, e c’è chi invece riconosce le grandi imprese di questa squadra». Caterina Piattellini sta servendo i clienti alla caffetteria Girasole di Riviera dei Ponti Romani a fianco del titolare, Antonello Rondinelli. «Io sono di Ancona, non mi interesso del Padova, ma spesso la gente ne parla. C’è una signora che ogni mattina viene a prendere il caffè e si mette a parlare di calcio: quest’estate era sempre inviperita, arrabbiata, stamattina invece l’ho vista davvero contenta».
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Il signor Enzo Bonfio chiacchiera con il commerciante: «Partire a razzo non è semplice, e mantenere questa andatura per tutta la stagione lo è ancora di meno», spiega. «Le impressioni sono buone, perché finalmente c’è un buon allenatore, una classifica importante e un pubblico che nessun’altra squadra di serie D può permettersi». Francesco Collesei gestisce da 52 anni la macelleria sotto il Salone. «Io sono stato presidente del Legnaro e ricordo che, quando c’era un problema, bastava una pastasciutta per risolverlo: spero che questa nuova squadra rimanga così com’è ora, quasi a conduzione familiare». Poco più in là c’è un altro banco. Sullo scaffale un grande scudetto del Padova, quello con il Gattamelata: «E ogni volta che vince ci metto di fianco un ferro di cavallo e una candela accesa, finora ha sempre portato bene», spiega Marco Maso. «La cosa bella di questo Padova è che è una squadra coraggiosa, non come quella dell’anno scorso che alla prima difficoltà buttava i remi a mare. Se va avanti così, mi toccherà spendere un patrimonio in candele, ma male che vada le metterò in conto alla società. E pensate che io sono pure veneziano…». Luciano Zanovello, invece, è il cameriere del Ristorante Alle Piazze, ex Cavalca. Abituato a lavorare con l’immagine di paron Nereo Rocco ad osservarlo, se la gode: «Siamo ben lontani dai livelli di quei tempi, ma c’è ottimismo», ammette.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Sette su sette e la passione riesplode. Il Padova, pardon, i Biancoscudati Padova infiammano la città e basta camminare per le piazze e le vie del centro per incontrare chi ne parla, chi ricomincia a fare sfoggio dei colori. Come, per esempio, Fernando Vania, che ha una bancarella di frutta e verdura in piazza delle Erbe: «Siamo tutti molto contenti, perché finalmente abbiamo una bella squadra. Io sinceramente me l’aspettavo, era chiaro che in serie D il Padova non avrebbe potuto fare solo la comparsa. Ho attaccato le bandiere alla mia bancarella, ma è mio figlio quello più affezionato». Ed eccolo, poco distante, Nicolò. Sull’avambraccio destro ha il tatuaggio che ritrae lo stemma del Calcio Padova. Un po’ perché il lavoro viene meglio con le maniche tirate su, un po’ perché, finalmente, si può essere orgogliosi della squadra per cui si tifa. «La serie D è quella che è», confessa. «Qualche tempo fa non perdevo una partita all’Euganeo, nell’ultimo periodo mi ero un po’ staccato ma domenica sono andato in curva a vedere la gara contro il Belluno. Mi sono divertito un sacco, penso che tornerò più spesso. Abbiamo una squadra forte, quadrata e tanto rispetto per una società che si è presa un impegno non da poco».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Soprattutto le certificazioni relative alle tante modifiche che il Centro ha subìto dal 1992, data dell’inaugurazione, fino ai giorni nostri. «Questo ci complica non poco la vita», aggiunge Valdisolo. «Oggi, pur se il Comune è rientrato in possesso dell’immobile, non lo può utilizzare perché non ci sono stati consegnati i documenti che attestano l’agibilità degli impianti. Questo significa che è tutto bloccato». Dal momento in cui il Calcio Padova ha lasciato il Centro Sportivo Euganeo, qualcuno interessato a gestire l’impianto si è fatto vivo. Il Comune stesso ha necessità di usarlo per le proprie realtà sportive. «Il campo comunale Gian Enrico Lugli, dove si allena la Thermal, con l’arrivo della stagione invernale diventa impraticabile e la squadra sarà costretta a cercare soluzioni alternative pagando l’affitto», afferma il sindaco. «Almeno un paio dei campi di Bresseo ci servirebbero subito. Ma come faccio a concederli alle associazioni se non ho la certezza che sono agibili? È evidente che anche di questo si dovrà tener conto nel calcolo dei danni che il Comune presto chiederà alla società biancoscudata».
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) L’amministrazione comunale di Teolo chiede i danni alla società Calcio Padova 1910 per lo stato in cui ha riconsegnato nei giorni scorsi, con circa un anno di anticipo sulla scadenza prevista dalla convenzione (giugno 2015), il Centro Sportivo Euganeo di Bresseo. Il sindaco Moreno Valdisolo, contestualmente, ha deciso di far eseguire una perizia tecnica per calcolare il deterioramento che ha subìto il complesso sportivo negli ultimi mesi, da quand’è stato abbandonato dalla società biancoscudata. «Quando hanno riconsegnato le chiavi, l’erba dei campi da calcio era alta fino al ginocchio», denuncia il primo cittadino. «Non sono solo i campi a versare in condizioni pietose. La struttura è abbandonata dalla fine del campionato e il degrado si nota un po’ ovunque. Ci sono state restituite le chiavi, ma questo non significa che il Calcio Padova si sia tolto ogni pensiero su quella struttura. Come amministrazione pubblica abbiamo il dovere di far rispettare la convenzione, laddove recita che le strutture devono essere riconsegnate al Comune in perfetto stato d’uso». Quello che più interessa al sindaco non è tanto l’erba dei campi da calcio, ma il fatto che la società di Diego Penocchio non è ancora stata in grado di produrre al Comune tutti i documenti che attestano l’agibilità e la sicurezza degli impianti.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Il primato val bene due giorni di riposo. Dopo il tour de force della scorsa settimana, Carmine Parlato ha deciso di staccare la spina più del consueto e ha fissato per domattina il primo allenamento settimanale, in vista della gara di domenica prossima (ore 14.30) contro l’ArzignanoChiampo. Da valutare le condizioni di Dionisi, Sentinelli (contusione alla coscia) e Ferretti, che da domani dovrebbe iniziare ad intensificare i carichi di lavoro. Domenica si giocherà allo stadio “Dal Molin” di Arzignano, che dispone di un’unica tribuna da 1.200 spettatori, divisa in tre mini-settori, due dei quali dovrebbero essere riservati ai tifosi biancoscudati. Oggi, invece, torna l’evento benefico “Scudati per Silvia”. Dalle 18.30 all’osteria Polissena 1910 di via Sant’Antonio, a Perarolo di Vigonza, un gruppo di tifosi ha organizzato la serata, con tanto di lotteria, per raccogliere fondi da destinare a Silvia, bambina affetta da ritardo psicomotorio. Saranno presenti il presidente Giuseppe Bergamin e gli attaccanti biancoscudati Ilari e Pittarello.
Ore 09.10 – (Corriere del Veneto) Preoccupa un po’ soltanto l’infermeria, perché Gustavo Ferretti andrà gestito con grande attenzione evitando di sottoporlo a rischi inutili, nel recupero dalla lesione muscolare di secondo grado che si è procurato nella partita con il Mezzocorona. Sentinelli poi ha accusato una forte contusione al quadricipite, che ne mette in dubbio la presenza per domenica ad Arzignano contro l’Union ArziChiampo. Senza dimenticare che Dionisi ha saltato il big-match con il Belluno e le sue condizioni andranno verificate alla ripresa degli allenamenti oggi pomeriggio alla Guizza. Proseguendo con il bollettino, pure il giovane Bruzzi è sotto a terapia antibiotica per una forma virale che non gli dà tregua e il recupero di Salam Dené si sta dilatando di settimana in settimana. Un appunto, infine, sul mercato. Voci sempre più insistenti darebbero la società in procinto di rinforzare ulteriormente l’organico a gennaio con un paio di giovani classe 1995, uno a centrocampo e uno in difesa, provenienti dai vivai di due diversi club di serie A. Un ulteriore segnale, se mai ce ne fosse stato bisogno, di quanto il ritorno in Lega Pro sia nel mirino e nessuno, proprio nessuno, abbia intenzione di mancare l’obiettivo.
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Insomma, una sorta di «benedizione» arrivata dal primo cittadino padovano a una società che sinora non ha sbagliato un colpo, nonostante abbia preso in mano tutto da zero e sia stata costretta a ripartire facendo tabula rasa del passato. «Devo ammettere che mi sarei aspettato qualche difficoltà in più nella prima parte della stagione — ammette il presidente Giuseppe Bergamin — ma le cose stanno andando benissimo e sono felice per i ragazzi e per i tifosi, che stanno riversando un entusiasmo incredibile sulla squadra. La speranza è ovviamente quella di continuare così, perchè battere il Belluno non era affatto scontato e questa vittoria ci regala grandissima fiducia per il prossimo futuro. Uno stadio come quello di domenica, poi, è un sogno per tutti noi». Insomma tutto pare andare a gonfie vele, zero nubi all’orizzonte e persino gli avversari sono sorpresi da un simile andamento: «Saremo costretti a vincere sempre — sospira il presidente dell’Alto Vicentino, Rino Dalle Rive — del resto il Padova non perde un colpo e continua a fare il pieno».
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Si è divertito parecchio pure il sindaco Massimo Bitonci, che con tre assessori della sua giunta e il capo di gabinetto di palazzo Moroni ha seguito il secondo tempo di Padova-Belluno assieme agli ultras della Tribuna Fattori. Il dato al botteghino dell’Euganeo (5749 spettatori), poi, ha fatto stappare champagne alla dirigenza biancoscudato, senza contare che il successo per 1-0 trasforma i ragazzi di Carmine Parlato nell’unica squadra delle prime quattro serie italiane ad aver sempre vinto dall’inizio della stagione. Un bel vedere, non c’è che dire, tanto che il sindaco Massimo Bitonci non ha esitato a presentarsi in sala stampa per diffondere la propria soddisfazione per come è ripartita la squadra, dopo gli eventi traumatici dell’estate. «La città ha risposto in maniera puntuale e degna, come sempre. Meglio partire dal basso con una società sana che continuare con avventure improvvide come quelle precedenti… Ho visto la ripresa in Tribuna Fattori — sorride Bitonci — ed è stata una bellissima esperienza. È stata una bellissima partita, Ilari ha fatto un dribbling alla Maradona in occasione del gol che ci è valso la vittoria… Nella ripresa c’è stata una clamorosa occasione con Tiboni e poi è stata una sofferenza fino all’ultimo secondo».
Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) L’ottava meraviglia stagionale è già nel mirino. Domenica prossima il Padova punterà dritto su Arzignano, per il match contro l’Union ArziChiampo, indicata dagli addetti ai lavori come una delle possibili sorprese. Al momento le aspettative sono state rispettate solo in parte, la classifica racconta come la formazione vicentina abbia ottenuto solo 9 punti con qualche passo falso di troppo. Ci sarà, poi, il solito problema di gestire l’invasione di tifosi padovani che si sono già messi all’opera per organizzare la trasferta. Lo stadio comunale Dal Molin sembra tutt’altro che attrezzato per ospitare la tifoseria padovana, con una pista di atletica a 6 corsie. Le tribune coperte hanno una capienza di 1.400 posti per un totale di 2000 complessivi. Quanti padovani arriveranno? L’aria vicentina e la vittoria sul Belluno fanno ipotizzare che ancora una volta la quota di «partecipanti» possa essere da record. E intanto non si segnalano episodi che possano far temere squalifiche o nuove multe. La società ha avuto nei giorni scorsi colloqui informali con i rappresentanti della tifoseria, chiedendo collaborazione nell’evitare ad ogni costo intemperanze che possano portare a sanzioni pecuniarie o a squalifiche dell’Euganeo.
Ore 08.38 – Serie D girone C, il prossimo turno (ottava giornata, domenica 26 ottobre ore 14.30): ArzignanoChiampo-Padova, Belluno-Giorgione, Fontanafredda-Dro, Mezzocorona-Clodiense, Montebelluna-AltoVicentino, Mori Santo Stefano-Legnago, Tamai-Sacilese, Triestina-Union Ripa La Fenadora, Union Pro-Kras Repen.
Ore 08.36 – Serie D girone C, la classifica aggiornata: Padova 21, Alto Vicentino 19, Bellun0 18, Sacilese 15, Tamai 11, Clodiense e Montebelluna 10, Union Ripa La Fenadora, Giorgione e ArziChiampo 9, Union Pro 8, Fontanafredda 7, Dro 6, Legnago 5, Kras Repen 4, Mori Santo Stefano 3, Triestina 2, Mezzocorona 0.
Ore 08.34 – Serie D girone C, i risultati della settima giornata: AltoVicentino-Union Pro 2-0, Clodiense-ArziChiampo 1-3, Dro-Mezzocorona 0-0, Giorgione-Triestina 2-1, Legnago-Fontanafredda 3-2, Kras Repen-Tamai 0-0, Padova-Belluno 1-0, Sacilese-Mori Santo Stefano 4-0, Union Ripa La Fenadora-Montebelluna 1-1.
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E’ successo, 20 ottobre: giornata libera per i Biancoscudati, che vengono celebrati a dovere per la vittoria sul Belluno ed il primato solitario