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Ore 22.30 – Serie B, fischio finale: Cittadella-Entella 0-1.
Ore 22.00 – (TgBiancoscudato) E’ arrivato alla terza edizione l’evento “Scudati per Silvia”, serata di beneficenza organizzata dal tifoso Denis Giardini e dagli ultras del Padova per raccogliere fondi per Silvia, bambina di Noventa padovana affetta da grave ritardo psicomotorio. Domani sera, 21 ottobre, la location della festa sarà l’osteria Polissena 1910 di Perarolo di Vigonza (via Sant’Antonio 1), il cui titolare è proprio Giardini: il ritrovo è alle 18.30. Per regalare un sorriso a Silvia saranno presenti anche il presidente della Biancoscudati Padova Giuseppe Bergamin e i due giocatori Marco Ilari e Filippo Pittarello. Ci sarà inoltre anche lo staff di Birra Antoniana, che, in occasione della seconda edizione della festa, donò ai genitori di Silvia un assegno da 500 euro. Durante la serata ci si potrà divertire con la consueta lotteria, che avrà come premi anche le maglie di Ilari e Pittarello e qualche cassa di Birra Antoniana.
Ore 21.20 – Fine primo tempo: Cittadella-Entella 0-1, a segno Botta al minuto 17.
Ore 21.10 – (L’Arena) Il Legnago sfata il tabù della prima vittoria stagionale battendo al Sandrini il Fontanafredda al 95′ grazie a un gran destro di Paolo Ruffini. Il Legnago in vantaggio di due gol si è fatto agganciare al 94′ anche per alcune incredibili e contestatissime decisioni dell’arbitro calabrese Federico Longo. «Abbiamo vinto nonostante l’arbitraggio», il commento di Mario Preto a fine gara». Contro il Fontanafredda mister Rossi rispolvera il regista Ruffini da due turni in panchina, conferma al centro dell’attacco il brasiliano Adriano, inserisce Viviani e lascia in panchina Rivi e Fioretti. Legnago subito pericoloso con azione Falchetto- Valente-Ruffini con palla a Farinazzo anticipato dal portiere. Al 6′ traversa rossonera con incornata di Florean. Al 12′ al tiro Fonjock, ribatte di petto il portiere. Al 17′ il primo gol biancazzurro sugli sviluppi di un corner di Valente con incornata sul palo di Friggi e appoggio in rete di Adriano in agguato. Al 26′ gran bolide dal limite di Ruffini, miracolo del portiere. Al 44′ raddoppio locale: cross di Viviani e gran botta di Farinazzo. Nella ripresa Legnago spesso in zona gol. Dopo 6′ Viviani innesca Adriano che colpisce l’incrocio dei pali. Al 20′ lancio di Ruffini per Rocari che conclude a lato. Al 21′ Fontanafredda in gol: angolo di Florean e Alcantara, non marcato, batte Cybulko. Al 24′ gran duello Malerba-Viviani che finisce in area. L’arbitro prima concede il rigore, poi ci ripensa. Al 27′ gran scatto di Viviani che conclude fuori. Altre occasioni per Viviani, Rivi, Valente, poi al 49′ la beffa del 2-2 firmato da Tonizzo, con Friggi spintonato in area da Malerba. E il pubblico contesta l’arbitro. Poi il gol di Ruffini che non placa l’ira dei tifosi locali contro un arbitro che prima ammonisce e poi espelle Fonjock. Negli spogliatoi, critiche da parte di tutti per l’arbitraggio. Maurizio De Pieri riconosce che il suo Fontanafredda ha concesso troppe occasioni al Legnago che merita i tre punti. «Sono felice per i miei ragazzi: questa vittoria se la meritano», il commento di mister Leonardo Rossi, abbracciato da tutti i suoi. Il vicepresidente Davide Venturato: «Tre punti d’oro, la squadra può risalire la classifica e darci soddisfazioni. La panchina di Rossi? Mai in discussione».
Ore 20.50 – (Trentino) «Non ho nulla da recriminare. Anzi, ai ragazzi devo solo dire bravi per l’impegno profuso. Certo, non è stata una partita giocata benissimo ma per noi è un punto importante, tra l’altro il primo che otteniamo in trasferta fra campionato e Coppa». Luca Lomi è contento e non fa nulla per mascherare il suo stato d’animo. E ne ha ben donde perché il Mezzocorona è riuscito a venire via dal non facile campo di Oltra con un pareggio che vuol dire, finalmente, quota zero in classifica: la penalizzazione di inizio campionato è stata finalmente cancellata. «Significa che il nostro campionato inizia adesso», dice il mister con un filo di ironia. «Scherzi a parte – prosegue – il nostro campionato è già iniziato, purtroppo, da sette domeniche. Viviamo alla giornata, lavoriamo e vediamo dove saremo capaci di arrivare. La squadra sta facendo il possibile, stiamo tutti facendo il possibile. Ci manca la vittoria e forse sotto il profilo del gioco dobbiamo registrare un passettino indietro rispetto alle precedenti prestazioni. Ma non c’è nulla da fare, noi soffriamo i campi in erba». In realtà il Mezzocorona, almeno nel secondo tempo, non ha giocato male, anzi: «E’ vero, abbiamo provato a giocare, abbiamo messo ordine alla manovra, siamo stati più efficaci sugli esterni e un paio di occasioni siamo anche riusciti a maturarle, soprattutto con Alouani sul dischetto di rigore. Zentil l’ho cambiato perché si è fatto male, non per l’ammonizione. In una girata ha sentito una fitta, speriamo sia nulla di grave. Adesso abbiamo due impegni quasi proibitivi, contro due squadre davvero difficili, almeno per le nostre possibilità. Comunque non stiamo facendo male, abbiamo la terza migliore difesa e dobbiamo migliorare là davanti. Vedremo cammin facendo». Di umore assai diverso da Lomi è il collega del Dro Stefano Manfioletti: «Non siamo riusciti ad imporre il ritmo che volevamo e così è venuta fuori una partita giocata a bassa andatura, con qualche difficoltà nella sua costruzione. L’avevamo preparata in maniera differente ma non siamo stati in grado di mettere in pratica ciò che ci eravamo detti. In realtà non abbiamo corso rischi veri ma è mancato il collegamento fra il reparto offensivo e quello difensivo. Non siamo riusciti a produrre gioco e siamo stati troppo precipitosi, puntando solo sulla giocata lunga anziché lavorare la palla». Ancora più abbacchiato è Loris Angeli. «Avessimo segnato un gol sarebbe stato un furto», ha detto il presidente del Dro al fischio dell’arbitro. Un’arrabbiatura, la sua, che in serata si è placata mentre si è accesa la protesta per le condizioni in cui è costretta ad allenarsi la sua squadra, obbligata a trovare “ospitalità” presso altri impianti, causa le condizioni disastrate del campetto di allenamento in sintetico. Angeli, dagli schermi di Trentino Tv, si è anche lamentato del mancato accordo con i cugini della Guaita.
Ore 20.40 – (Trentino) Nessun gol, poche emozioni e tanti sbadigli. Fra Dro e Mezzocorona a trionfare è stata la noia in un match che certamente non finirà negli annali del calcio. Colpa del Dro, che non è riuscito a mettere in pratica i propositi studiati in allenamento, e colpa, si fa per dire, anche del Mezzocorona che è sceso in Busa col prioritario obiettivo di non prenderle. Ne è venuta fuori una prestazione buona più per un’amichevole ferragostana che per una sfida da metà girone di andata. Le emozioni maggiori, che ha saputo offrire il match, sono arrivate in occasione di alcune decisioni arbitrali su falli commessi dalle retroguardie (soprattutto da quella ospite) che hanno sollevato qualche protesta. Per il resto poco gioco e un atteggiamento improntato più alla distruzione che alla costruzione. La cronaca. Si parte a ritmo blando e per una decina di minuti sembra che le due squadre siano rimaste negli spogliatoi. Gli animi sugli spalti si accendono solo al 12’ quando Zentil si aggrappa alla casacca di Cremonini fermandone la corsa verso la porta difesa da Zomer. Per l’arbitro non è chiara occasione da gol e scatta solo l’ammonizione. Cicuttini batte la punizione ma per due volte spedisce contro la barriera. Al 20’ Lomi toglie proprio Zentil, infortunato, e ridisegna la squadra. Entra Alouani che dà subito una scossa al match, con una staffilata al volo che obbliga Bonomi alla deviazione sopra la traversa, ma è solo un fuoco di paglia e la partita torna immediatamente a farsi noiosa. Le due squadre faticano ad uscire dalla palude del centrocampo e i due portieri rimangono pressoché inoperosi. Al 28’ Bazzanella sbaglia l’appoggio a Donati: l’assist è troppo lungo e per il portiere è facile l’anticipo. Alla mezz’ora Cremonini si inventa un cross per il numero 10 del Dro che solo in mezzo all’area tenta la girata alla Mancini ma senza fortuna. Nel finale di tempo ci pensa l’arbitro a vivacizzare l’incontro, decidendo prima di non sanzionare con il rosso (ma solo con il giallo) Fochesato, che ferma a piedi uniti Donati, e poi ammonendo Cremonini. Nella ripresa l’allenatore del Dro cambia Maran e Ciurletti con Grossi e Bortolotti, per dare più potenza al motore, e nei primi minuti sembra che l’incontro possa finalmente prendere avvio. Ma è solo un abbaglio: Serrano manca la girata vincente di testa, Grossi tramuta un cross in un pallonetto insidioso e Cicuttini prende a pallonate la difesa ospite senza trovare il varco giusto. Poi la partita torna a spegnersi.
Ore 20.20 – (Messaggero Veneto) Tutti contenti. Zero polemiche. Clima quasi da baci e abbracci nel dopo-partita a Repen. Stefano De Agostini, tecnico del Tamai, è tutto sommato contento del pareggio e della prestazione dei suoi. «Ce la siamo giocata fino alla fine. Il pareggio è giusto. Kras migliore nella prima frazione, più tonico il Tamai nella parte finale della partita», è il commento di un De Agostini, che loda il suo reparto difensivo. «I due centrali difensivi hanno fatto un’ottima partita. Superlativo invece il nostro portiere Peresson, che è stato una bestia nera per gli attaccanti del Kras. Nell’arco di tutti i novanta minuti siamo stati più costanti del Kras, che ha fame di punti. Aspettavamo una reazione degli uomini di Arcaba. E infatti l’abbiamo subita nella prima parte della gara.
Ore 20.10 – (Il Piccolo) Il migliore in campo di Kras Repen-Tamai? Il portiere friulano Peresson. Può consolarsi così la squadra di Predrag Arcaba. Archiviato il clamoroso passo falso contro l’Union Ripa La Fenadora, la formazione di Monrupino ha fatto vedere di che pasta è fatta: cuore, testa e tecnica. Purtroppo per i biancorossi alla fine è giunto il quarto pareggio (in sette incontri). Ma se la porta friulana è rimasta inviolata lo si deve davvero alla grande vena di Tommaso Peresson, che soprattutto nella prima frazione di gioco ha salvato tre gol praticamente fatti. […] «Non abbiamo preso gol: martedì porterò da mangiare e da bere ai ragazzi». Predrag Arcaba, l’allenatore del Kras Repen, la butta in ridere. E ci sta. Dopo la pessima prestazione di due domeniche fa a Boscherai, la sua squadra ha inscenato la reazione che un po’ tutti si aspettavano. «Abbiamo giocato con carattere, dall’inizio alla fine. Purtroppo nel primo tempo ci è mancato il gol ma tutti hanno visto i miracoli del portiere del Tamai. Sul piano del gioco dobbiamo ancora migliorare», spiega Arcaba. Il tecnico di Fiume pare quasi risollevato: «Abbiamo dimostrato che non abbiamo un organico inferiore a nessuno. Tutti quelli che sono partiti dall’inizio hanno giocato bene, e chi ha subentrato in corso d’opera ha fatto altrettanto». Nel finale però il Kras ha rischiato la beffa come contro il Montebelluna: «Ci è mancato davvero poco, ma il calcio è così. Se non finalizzi tutto quello che produci poi rischi veramente di finire male. Per fortuna l’ultimo tiro della partita si è stampato sul palo». Più asciutto il commento del presidente biancorosso Goran Kocman: «Non abbiamo subito gol, è già qualcosa». Dall’altra parte della barricata l’allenatore del Tamai Stefano De Agostini racconta la sua partita: «La partita si è suddivisa in un tempo ciascuno. Nella prima frazione Peresson ha fatto degli interventi notevoli e non abbiamo preso gol. Nella ripresa invece abbiamo preso le misure agli avversari e siamo cresciuti sfiorando il gol all’ultimissimo secondo». Ma si aspettava un Kras così pimpante? «Sì, immaginavo che reagissero dopo le ultime due sconfitte. Da tener conto comunque che noi eravamo alla nostra quinta partita in 15 giorni. Direi che un pareggio è il risultato più giusto»
Ore 19.50 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Paganin palleggia a bordo campo con i suoi collaboratori a fine partita, quasi per «sbollire» la tensione, ma si vede che è parecchio rilassato e soddisfatto. «Queste vittorie ti fanno davvero stare bene – attacca il mister – oltre ai tre punti abbiamo dimostrato anche un bel gioco e abbiamo fatto una prestazione davvero positiva, sono contento per questi ragazzi e per la società che ha creduto in questo gruppo di giovani e ci ha creduto anche nei momenti difficili che possiamo aver passato». Quarto risultato utile di fila: è quel «filotto» di risultati positivi che chiedeva? «Sì, siamo sulla buona strada ma soprattutto mi piace il processo di crescita che c’è stato, è un periodo che stiamo bene e che stiamo crescendo. La differenza si è vista in campo, loro sono una squadra costruita all’ultimo anche con dei giocatori di qualità ma nel secondo tempo la nostra migliore condizione fisica si è vistaàe si è fatta sentire». Per Gazzola un gol importante che gli mancava da un po’ di tempo. «Andrea sta facendo un lavoro eccezionale per la squadra, ho già detto al presidente che bisognerebbe “clonarlo” anche per i prossimi anni. Il gol è sempre importante per un attaccante, ma più importante è quello che fa nei novanta minuti. È un esempio per tutti». La pausa all’inizio del secondo tempo? «È fisiologica per una squadra che cerca di correre per tutta la partita, lo sapevamo. Ma poi quando siamo cresciuti si è visto…e soprattutto l’ha visto la Triestina!».
Ore 19.40 – (Il Piccolo) La sceneggiata si consuma all’uscita degli spogliatoi, davanti agli increduli addetti allo stadio di Castelfranco. Siamo in tre giornalisti ad aspettare rispettosamente di poter raccogliere il pensiero del tecnico, dei giocatori o di chi vuole la società (già un’anomalia in serie D). Da molti anni (più o meno bene) cerchiamo di dare più informazioni possibile ai nostri lettori o ascoltatori. Non siamo noi a scendere in campo, nè a fare il mercato. Il presidente Pontrelli esce come una furia dallo spogliatoio e urlando ci intima di andare via, insulta il nostro lavoro al grido «vergogna» e «vaffa…». Non è mai successo, nemmeno sui campi di terza categoria. Può succedere che in un momento di difficoltà chiunque possa perdere la testa. Non dovrebbe succedere a chi rappresenta una società gloriosa con migliaia di tifosi. Così come non deve succedere (e infatti non è successo) a chi per professione cerca di informare migliaia di lettori. Il silenzio stampa è un’arma tanto legittima quanto spuntata. L’aggressione verbale in pubblico (a quando quella fisica?) è invece un fatto che va denunciato ed è inaccettabile. Se le critiche civili e rispettose fanno male significa che stiamo informando con obiettività la città. Se c’è antipatia e insofferenza ce ne faremo una ragione. Continueremo a informare i cittadini anche se non sarà più possibile (e forse nemmeno necessario) sentire il pensiero e l’opinione dei protagonisti di quello che è pur sempre un evento sportivo. Lo faremo con il massimo dell’obiettività che (pur tra umani alti e bassi) guida la nostra attività. La nostra professionalità non è mai mancata e non mancherà. Per quanto riguarda il presidente e quant’altri della società facciano come credono. Ma quello di ieri non è stato un gran spettacolo. Molto, ma molto peggio di quello che si è visto in campo.
Ore 19.30 – (Il Piccolo) In campo è finita con una prestazione scialba della Triestina, con la terza sconfitta consecutiva e contro un Giorgione che non è quadra di prima fascia. Anzi. Ma i ragazzi, nonostante i loro limiti, hanno giocato con dignità. Fuori dal campo è finita con un’aggressione pubblica (per fortuna solo verbale) fuori dagli spogliatoi da parte del presidente Pontrelli verso i tre inviati dei media locali seguita da una proclamazione postuma (quasi oltre mezz’ora dopo la fine del match) del silenzio stampa. Già il silenzio. Questa volta in silenzio non sono stati i tifosi della Triestina che per la prima volta hanno manifestato il proprio dissenso verso la squadra. In modo più civile rispetto ai vertici societari. Il silenzio invece deve calare su una squadra che è come una giostra sulla quale sale ogni settimana qualche giocatore e che quindi non può avere un’identità. E in campo si vede. E anche il buon Lotti comincia a essere frastornato. Il silenzio deve anche calare su un’ultima posizione in classifica (il Mezzocorona ha fatto un punto in più ma è penalizzato) che mai è stata occupata dall’Alabarda in tempi moderni, in nessuna categoria e nemmeno nei momenti più bui. La partita invece non è stata molto diversa dal copione delle altre sette viste finora. Due errori in difesa e due gol subiti. Una discreta reazione della Triestina nel primo tempo. Ma ha vinto giustamente, anche se non ha strameritato, la squadra più concreta e serena. Il Giorgione ha giocato in modo elementare (palla a terra e contropiede), la Triestina in modo banale (palla lunga per Bez e poco altro). Anche la retroguardia alabardata che sembrava il settore meglio allestito sta mostrando gravi carenze. Non tecniche o atletiche ma mentali. Piscopo ha commesso un errore sul primo gol che non è da lui. Fiore ha fatto un po’ meglio ma non si contano i passaggi fuori misura. Poi il secondo gol è stato confezionato dal Giorgione con tre giovanotti al cospetto di cinque alabardati schierati sulla linea di difesa. Il 4-3-3 schierato da Lotti nel primo tempo ha convinto più del 4-2-3-1 della ripresa modellato per accogliere l’ingresso di Pontrelli junior.
Ore 19.10 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Un rilassato Daniele Pasa esce dagli spogliatoi nel post gara con l’Union Ripa La Fenadora. Si intuisce subito che c’è soddisfazione nel pareggio appena ottenuto: «Sono contento di quanto dimostrato dai miei giocatori e il pareggio credo che sia il risultato giusto per una gara come questa. Noi abbiamo fatto molto bene il primo tempo creando più dei padroni di casa mentre nella ripresa loro ci hanno messo più rabbia e più voglia di andare anche a vincere la partita». Pasa continua: «Noi siamo stati anche abbastanza ordinati in campo e abbiamo avuto anche un paio di palle buone per chiuderla. Direi che tutto sommato il pareggio ci può stare». Il tecnico trevigiano sottolinea le difficoltà di giocare al Boscherai: «Già l’anno scorso avevamo fatto una buona partita pur perdendo. Il Ripa La Fenadora è una squadra, quadrata, tosta, che gioca un buon calcio. Sul piano pratico giocare il secondo tempo è diventato ancora più difficile per tutti: il campo è diventato velocissimo per via di un pò di umidità. È stata comunque una partita piacevole». Guardando ad ampio raggio sulla prova del suo Montebelluna, mister Pasa si apre una finestra di elogio: «Noi stiamo crescendo dal punto di vista fisico e ci siamo trovati contro una formazione più esperta nella gestione del gioco ci sono almeno sei giocatori che portano in campo esperienza da vendere e questo fa un pò di differenza. La mia rosa è formata da giovani che mettono in campo molta volontà e sono contento di quanto dimostrato». Proprio su questo tema il mister segnala la prova di Giacomo Cusinato classe 1997.
Ore 19.00 – (Corriere delle Alpi) Dall’alto della sua esperienza, Sandro Andreolla getta acqua sul fuoco della delusione; e quando gli si chiede se ci si può accontentare del pareggio contro l’ostico Montebelluna, con saggezza spiega che : «ci accontentiamo perché è un punto che dà comunque continuità agli ultimi risultati che abbiamo fatto tra campionato e Coppa; però», aggiunge, «forse siamo stati un po’ troppo confusionari anche se molto generosi. Un buon segnale per noi è stato quello di aver reagito subito allo svantaggio e trovato presto il pareggio, anche se ci è mancata quella sferzata giusta per andare oltre all’1-1 finale». Ma come si può leggere alla fine quindi questa gara? «E’ stata una partita piuttosto strana, in alcuni momenti un po’ troppo concentrata nella parte centrale del campo; e pochissime volte noi siamo riusciti a sfondare lateralmente; e forse questo è quello che ci è mancato ed è stato il nostro difetto contro il Montebelluna in questa occasione. Penso infatti che, se avessimo potuto e fossimo riusciti a sfruttare di più le vie laterali, probabilmente qualcosa di più lo avremmo potuto fare rispetto al risultato finale; che però, come detto prima, non è una battuta di arresto ma un qualcosa che ci permette di proseguire un cammino positivo». Deluso dal pareggio anche il difensore esterno Halil Gjoshi, che non si è certo risparmiato nel cercare di dare una mano ai compagni di squadra anche in attacco per tutta la gara. «Sapevamo che il Montebelluna sarebbe stata una squadra tosta da battere, ma c’è da dire che siamo stati anche un po’ sfortunati. Da parte nostra abbiamo dato il massimo sul campo e alla fine abbiamo raccolto questo punto che però non ci soddisfa di certo». Di sicuro il Ripa Fenadora ambiva a chiudere il trittico di gare con il terzo successo e quindi un pareggio così lascia un po’ di amaro in bocca. «Proprio così: questo è un punto che non ci accontenta per niente», sottolinea ancora marcatamente Gjoshi, « noi volevano vincere a tutti i costi, ma il calcio certe volte è fatto anche di queste delusioni». In questa occasione c’è stato parecchio lavoro in difesa sia al centro che ai lati dove sei impegnato tu; com’è andata alla fine? «Ce lo aspettavamo perché sapevamo che il Montebelluna ha uomini veloci e tecnici e ci immaginavamo che potesse essere piuttosto dura come partita. Da parte nostra abbiamo fatto il massimo ma non è bastato per raccogliere la posta intera». Finita una settimana duratra campionato e Coppa, non c’è però tempo di rilassarsi? «Assolutamente no perché da subito pensiamo alla trasferta di Trieste; dobbiamo tornare da quella partita con tutti e tre i punti in palio, perché quello raccolto con il Montebelluna non è quello che si aspettavamo».
Ore 18.50 – (Corriere delle Alpi) Facce scure e non soddisfatte fuori dagli spogliatoi dell’Union. «Noi volevamo vincere fortemente questa gara con il Montebelluna», spiega Parteli, « per completare al meglio una settimana importante che ci avrebbe dato ancora di più quella spinta che ci aspettavamo. C’è da dire che il Montebelluna è una squadra che non ti fa giocare bene; è successo anche l’anno scorso quando abbiamo vinto 3-2 ma fu una partita molto difficile, vinta solo alla fine, soffrendo. Loro sono una squadra scorbutica che gioca molto bene a calcio con uomini molto tecnici, anche se giovani, e che chiude gli spazi pressandoti dappertutto. Non era quindi semplice trovare la vittoria, ma confidavamo di fare una prestazione non migliore, perché in effetti quella c’è stata, ma più ficcante e più in linea con quanto avevamo fatto sia col Kras e sia con il Tamai in Coppa. D’altronde bisogna sempre tenere conto che in campo ci sono anche gli avversari, e loro qui hanno fatto una gran partita». Una squadra forte che vi ha sorpreso con quel gol forse da approfondire? «E’ un gol che voglio rivedere», dice il tecnico, «perché una squadra come la nostra non può subire una rete così. Poi non era facile rimetterla in piedi, ma siamo stati bravi in questo con una bella azione. Nella ripresa abbiamo provato a sbloccarla ma il Montebelluna difendeva in dieci e ci bloccava tutti gli spazi; senza dimenticare che, ad ogni occasione, provavano sempre la ripartenza tenendoci sulle spine in difesa. In effetti in qualche occasione abbiamo anche sofferto perché, appena ci sbilanciavamo un po’, loro cercavano di approfittarne, provando a castigarci. Alla fine questo punto ci fa muovere la classifica e dimostra che abbiamo fatto ancora dei passi avanti mentalmente e quindi guardiamo con fiducia a Trieste per riprende i punti persi stasera». E probabilmente Parteli non sarà in panchina visto che l’arbitro lo ha allontanato durante la ripresa… «Penso che con alcuni arbitri non si può nemmeno parlare. Credo che tutti abbiano visto che non è stato un arbitraggio casalingo e, se non abbiamo potuto dare continuità al nostro gioco, è stato anche perché loro facevano molti falli non sanzionati e le palle incerte ce le fischiava tutte contro: non è un alibi per non avere vinto, ma anche per questo non siamo riusciti a dare il solito ritmo alla partita».
Ore 18.40 – (Corriere delle Alpi) Al calar della sera… Finisce in parità tra Ripa Fenadora e Montebelluna il posticipo orario del Boscherai di Pedavena. Una rete per parte con i trevigiani ad aprire le danze al decimo del primo tempo grazie ad uno svarione difensivo neroverde sul quale timbra il cartellino un buon Giglio. Dopo dieci minuti è Brotto che rimette le cose in parità sfruttando la buona incursione di Dassiè. Come detto quindi le contendenti si dividono, oltre che il tramonto feltrino, anche la posta in palio portandosi a casa un punto a testa che, visto l’impegno profuso in campo, probabilmente non accontenta nessuno. Si parte subito con gli ospiti avanti ad impensierire la linea difensiva feltrina dove De Checchi torna in coppia con l’ex di turno De March. Cusinato e Masiero provano già al secondo di gioco ad impensiere una retoguardia locale che si mette in difficoltà da sola. Risponde subito il Ripa Fenadora con un attacco orchestrato al termine del quale Moresco non si coordina crollando a terra al momento della deviazione finale. Poco dopo Tibolla ci prova dalla destra ma senza fortuna. Il momento sembra buono per l’Union, e questa volta l’incursione arriva da sinistra: ma Brotto la sposta dalla parte opposta cercando ma non trovando la testa di Tibolla. Tocca ora alla squadra di Pasa farsi vedere dalle parti di De Carli: Cusinato ci prova dalla distanza senza fortuna. Ma il gol arriva tre minuti dopo grazie anche ad uno svarione della retroguardia feltrina. Come sia andata non si capisce, ma Giglio si trova da solo in area a raccogliere il cross di Severgnini e deve solo metterla alle spalle dell’estremo feltrino abbandonato al suo destino dai compagni di squadra. Passano solo altri 5 minuti e ancora il Montebelluna sfiora il raddoppio, ma il colpo di testa di Masiero finisce direttamente tra le mani del capitano feltrino. Si rivede così l’Union ed è De March che, dopo l’appoggio di Brotto, prova i riflessi dell’estremo ospite che è bravo ad opporsi al meglio. Il Ripa Fenadora ci crede e al 26′ viene premiato dal pareggio: ennesima buona incursione nell’area avversaria di Dassiè, fermato con modalità da penalty, ma palla che arriva a Brotto il quale non perdona sottoporta superando il pur bravo Rigo.
Ore 18.20 – (Trentino) Perdere contro la Sacilese ci può anche stare, ma non in questo modo. Il direttore sportivo lagarino Pietro Addeo è arrabbiato, non tanto per il risultato finale ma per come è maturato. «Per mezz’ora ho visto il Mori di Davide Zoller – spiega Addeo – ovvero una squadra determinata, compatta e che non ha paura di nessuno, poi ci siamo improvvisamente spenti e abbiamo permesso alla Sacilese, che è un’ottima squadra, di fare il bello e il cattivo tempo. La partita poteva finire 8 a 0 per loro, visto che, una volta subito il primo gol, siamo letteralmente spariti dal campo. Così non va bene: le partite si possono perdere, ma non in questo modo. Non esiste: mi auguro che tutti i giocatori si facciano un bell’esame di coscienza e riflettano su quello che hanno dato in campo. Se il Mori ha saputo tenere testa a Belluno e Padova non vedo perché non poteva farlo a Sacile». Adesso l’imperativo è resettare in fretta la testa e pensare alla sfida di domenica prossima contro il Legnago. «Per noi sarà come una finale – conclude Addeo – e questa squadra ha dimostrato di saper giocare le finali».
Ore 18.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) La bomba con capitan Favret che lancia il pallone in alto in mezzo al cerchio composto dai compagni che esplodono e cadono all’indietro quando la sfera ricade a terra è diventata ormai esultanza tipica dei biancorossi al termine delle loro goleade. Cinque reti con l’Union Pro, 3 a Montebelluna, 4 con il Mori. Con la Sacilese è sempre spettacolo. Felice ovviamente Mauro Zironelli per il risultato, per la prestazione della sua squadra, per la posizione in clasifica e per gli applausi scroscianti che hanno accompagnato l’uscita della squdra dal campo. I fischi degli incontentabili di un mese fa sono spariti. Anche loro sono entrati a far parte di Zirolandia. «Abbiamo sofferto un pò all’inizio – Ziro riesce a trovare qualcosa non andata per il verso giusto – quando il Mori non si muoveva dalla sua metà campo. Poi con il gol di Boscolo Papo la partita è cambiata». Eccome! Spettacolo puro. «Sì sono contento – annuisce il tecnico -. Avevo detto un mese fa che bisognava aspettare che i ragazzi accumulassero 90’nelle gambe. Ora ci siamo». Attacco devastanbte. «Ero un pò dispiaciuto per Sottovia – racconta – che stava vincendo il premio “sfigato dell’anno”. Poi l’ha messa dentro anche lui e la festa è stata totale”. Tre goleade sono un segnale per il Padova? «Per tutti quelli che stanno davanti – Ziron non si nasconde -. Noi però non dobbiamo pensare a loro, ma a noi stessi e continuare a giocare bene. Il resto arriva di conseguenza». Il big match con i Biancoscudati avrà luogo a fine novembre. Ora c’è da preparare la trasferta a Tamai. «Sarà – prevede Zironelli – un bel derby. Anche le furie sono forti e ben allenate».
Ore 18.00 – (Messaggero Veneto) Quattro per quattro. Non è un suv e nemmeno un fuoristrada. È la Sacilese formula Zironelli, che con quattro gol e altrettanti pali annichilisce letteralmente il Mori Santo Stefano, cogliendo la terza vittoria consecutiva e consolidando il quarto posto solitario. Ci impiegano quasi un tempo i padroni di casa a carburare, quindi è uno show, un monologo biancorosso, che alla fine raccoglie gli applausi convinti dello stadio XXV aprile e pure del tecnico trentino, che da gran signore parla di autentica lezione di calcio. Zironelli è costretto a rinunciare a Beccia, vittima di un lieve risentimento muscolare, e preferisce Biasi Manolache a Peressini in difesa. Per il resto è la solita Sacilese. Squadra che parte bene, ma senza creare particolari grattacapi al portiere del Mori. Al 9′ ci prova Sottovia dalla distanza: palla non molto distante dal sette. Fiammata alla mezz’ora. Prima Beccaro serve Boscolo Papo, che ci prova dai 20 metri, quindi una saetta improvvisa di Sottovia mette i brividi a Poli. Sarebbe stato un gol da standing ovation. Gol che arriva al 40′ al termine di un’azione rocambolesca. Cross dalla destra di Grion per la testa di Manucci che in torsione colpisce in pieno la traversa. La palla torna sui piedi di Pederiva che la rimette per Boscolo Papo: primo tentativo del centrocampista dal limite sinistro dell’area rimpallato, secondo a bersaglio. Prima dell’intervallo il raddoppio: Crestani ferma fallosamente in area Sottovia. L’arbitro decreta il rigore e dal dischetto Baggio spiazza il portiere A inizio ripresa, l’onda d’urto biancorossa non si placa. Anzi. Favret dalla destra serve Sottovia, che controlla la palla a centro area e la spedisce sul palo (il primo di tre). Il tris è nell’aria e arriva al 10′: Spagnoli dalla destra mette in mezzo per Beccaro, che da centro area non lascia scampo a Poli. Lo show continua al 15′ con Spagnoli che innesca Sottovia, e i pali sono due. Il Mori prova ad alleggerire il passivo con una conclusione angolata dalla destra di Bonilla. Favaro blocca in due tempi. È solo una pausa. La Sacilese dilaga, dopo aver concesso la passerella a Beccaro e Pederiva . Prima un diagonale di Favret, quindi il poker, grazie a Sottovia che riceve palla da Boscolo e colpisce di destro all’altezza del dischetto. C’è ancora spazio per il terzo palo di Sottovia. Il portiere del Mori è salvato dal legno alla sua sinistra.
Ore 17.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Delusione palpabile a fine partita: la compagine granata non è riuscita nella ripresa ad agguantare il pari e far dimenticare i primi imbarazzanti 15 minuti: «Volevamo vincere per invertire l’esito della gara di mercoledì scorso in coppa Italia – spiega il capitano Andrea Moretto – invece abbiamo peccato proprio nei primi minuti e dispiace aver preso due gol in due tiri. Non bisogna recriminare sugli episodi perchè in effetti abbiamo commesso degli errori evidenti a livello generale. Non dobbiamo allarmarci più di tanto perché la squadra sa sempre rispondere nella giusta maniera». In alcune occasioni manca chi deve assumersi le responsabilità? «Ogni reparto ha il suo giocatore principale, a livello difensivo io cerco di trasmettere il possibile ai compagni però, si sa, questo riesce con i compagni che hai più vicini». Nel secondo tempo la squadra ha reagito: «Sinora non ci ha ancora messo sotto nessuno, abbiamo cercato di essere più offensivi nella ripresa come abbiamo fatto anche in altre occasioni; penso che prontamente reagiremo a livello mentale. Abbiamo avvertito l’assenza di Casagrande ma chi lo ha sostituito lo ha fatto comunque bene». Riccardo Santi è rammaricato per la traversa colpita: «Ho iniziato l’ anno con un pizzico di sfortuna e purtroppo continua ad andare avanti così, peccato perché regaliamo sempre un tempo alle avversarie e siamo costretti a rincorrere: così non va bene. Nella ripresa abbiamo invece dimostrato che il pareggio sarebbe stato il risultato finale più giusto». Perché tanta fatica in area di rigore? «Ci siamo dati tutti molto da fare, certo gli episodi potevano cambiare la gara e siamo stati ulteriormente sfortunati. Ora non dobbiamo adagiarci sui buoni risultati ottenuti nelle prime giornate perché il campionato sarà particolarmente duro e noi tutti dobbiamo dare di più. Anzi credo proprio che in casa assolutamente non si debbano perdere punti».
Ore 17.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Andrea Pagan, squalificato, ha seguito la partita in costante contatto con il suo secondo Edrik Tiozzo che commenta così la partita: «Abbiamo fatto praticamente tutto noi, loro sono stati solo attenti e ci hanno affrontato con agonismo e il giusto piglio. Purtroppo abbiamo pagato le assenze di alcuni giocatori importanti e la doccia fredda di un gol subito in maniera inattesa, nel bene e nel male siamo stati noi a determinare tutto ciò che si è verificato». In attacco, in particolare nel primo tempo, non tutto è girato per il verso giusto: «I tre davanti avrebbero dovuto stare più vicini – conferma il tecnico – in particolare Pelizzer tendeva a rimanere troppo largo. Nel secondo tempo le giocate si sono svolte più sullo stretto ed infatti li abbiamo messi più in difficoltà cercando di evitare i lanci lunghi». In merito alla mancata espulsione di Beghin? «Non credo sia stato il particolare che ha determinato la nostra sconfitta, ci poteva stare il doppio giallo ma fa parte del gioco anche l’ errore. Ora noi non dobbiamo allarmarci più di tanto: non eravamo dei fenomeni prima e non siamo diventati dei brocchi nel giro di poche gare; dobbiamo ritrovare la serenità mentale. Dopo l’ eliminazione dalla Coppa Italia ritorneranno i normali ritmi di lavoro, con regolarità dobbiamo riprendere il nostro cammino visto che ora non giocheremo più una partita ogni tre giorni».
Ore 17.20 – (Giornale di Vicenza) Il tecnico vicentino Paolo Beggio parte subito con una confidenza. «Visto come è andata in queste due partite ravvicinate, a Chioggia ci torno molto volentieri e non solo per fare il turista. Dopo quattro giorni dalla gara di coppa non era facile ripetersi anche in campionato. Sapevamo che sarebbe stata difficile ma abbiamo disputato una prima mezzora importante. Chiaro che l´infortunio del portiere ci ha agevolato, indirizzando la partita su determinati binari, però siamo stati bravi anche quando loro, nel secondo tempo, hanno reagito e ci hanno messo in difficoltà tentando il tutto per tutto». Gol dell´ex per Martin Trinchieri. «Arrivavamo da due sconfitte e questa vittoria ci fa bene. Per quanto mi riguarda sapevo che oggi avrei dovuto andare in guerra contro tutta la difesa della Clodiense».
Ore 17.10 – (Giornale di Vicenza) L´ArzignanoChiampo bissa il successo di coppa ed espugna Chioggia per la seconda volta nel giro di quattro giorni. 3-1 il risultato finale a favore dei giallocelesti, abili a sfruttare le prime due occasioni capitate in meno di un quarto d´ora dal fischio d´inizio e quindi poi bravi e solidi a contenere gli attacchi della squadra di casa. Vittoria meritata anche se agevolata dalla prima marcatura gentilmente concessa dall´estremo lagunare Okroglic che si impappina su di un tiro senza grosse pretese di Carlotto. Il 4-3-3 visto in coppa non ha seguito stavolta con mister Beggio che preferisce un più robusto 4-1-4-1 con Tecchio a fare da filtro davanti alla difesa e Trinchieri quale terminale d´attacco. La Clodiense risponde invece con il solito 4-3-1-2 ma oltre agli squalificati Boscolo Berto e Francesco Tiozzo deve pure rinunciare all´ultimo momento a Casagrande (attacco influenzale), perno del centrocampo granata. L´approccio alla partita è decisamente migliore per la squadra vicentina che dopo 8´ si ritrova, quasi per scherzo, in vantaggio: tiro centrale e senza grosse velleità di Carlotto e Okroglic che si fa sorprendere dal rimbalzo e regala il gol dell´1-0. Colpita subito a freddo la Clodiense va in pallone e l´Arzignano ne approfitta al 14´: cross di Fracaro e Simonato di testa, tra le maglie larghissime della difesa di casa, spinge di testa in rete. Partita già in ghiaccio dopo nemmeno un quarto d ´ora. […] La Clodiense spinge sull´acceleratore, l´Arzignano si difende a denti stretti ma al 22´ deve capitolare di fronte alla magistrale esecuzione di Santi che si inventa un diagonale che fredda Cristofoli. I granata ci credono e sfiorano il pari al 31´ quando un gran tiro ancora di Santi dal limite timbra in pieno la traversa. L´attaccante lagunare ci prova anche al 40´ con una spettacolare girata che Cristofoli spinge in angolo. Isotti al 48´ si fa espellere per un fallo evitabile su Simonato e al 49´ l´Arzignano chiude i conti: i difensori chioggiotti perdono una palla in uscita, Trinchieri entra quindi in area, finta sul difensore e fulmina Okroglic sul primo palo, congelando così i tre punti.
Ore 16.50 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Lascia il campo a testa alta, Francesco Feltrin: «L’Altovicentino, assieme al Padova, è la favorita per la vittoria finale. Eravamo andati per fare una gara di sacrificio, attenti a sbagliare il meno possibile. Ci siamo schierati con un 4-4-1-1 che in fase offensiva passava al 4-2-3-1, con i due esterni che cercavano di proporsi e pungere. L’unico rimpianto è quello di aver sciupato molti dei palloni che abbiamo recuperato, visto anche che le ripartenze sono una delle nostre caratteristiche. L’Altovicentino ha certamente avuto un predominio territoriale, è innegabile. Ma ha fatto zero tiri in porta. E soltanto una prodezza individuale ci ha castigato». Nonostante questo, l’Union Pro ha provato a recuperare la partita. «Una volta subìto l’1-0, abbiamo avuto una buona reazione. Ci siamo riversati nella loro metà campo e abbiamo pressato alla ricerca del pareggio, ma non siamo riusciti a trovarlo. E nei minuti finali, quando ormai eravamo sbilanciati in avanti, è arrivato il secondo gol». A fine gara, Feltrin ha rincuorato i suoi: «Ho detto ai ragazzi che bisogna ripartire dalla prestazione, dall’impegno e dalla determinazione messe in campo in questa partita». Già dal prossimo turno, quando l’Union Pro affronterà il Kras Repen: «È una squadra valida, con il nostro stesso obiettivo, la salvezza. Finora in casa abbiamo ottenuto una vittoria e due pareggi, con Giorgione e Legnago, che si sono andati abbastanza stretti. Speriamo di tornare a far valere il fattore campo».
Ore 16.40 – (Giornale di Vicenza) Quando la coppia non scoppia, ma fa esplodere, nell´ordine, difesa avversaria, tribuna e panchina. Scherzandoci su, neppure mettendoli uno sull´altro Giglio e Peluso arrivano alla testa di Paganelli, ma i due attaccanti saranno ricordati come un incubo da Trevisiol e compagni. Il primo per la capacità di andare in guerra su ogni pallone, anche quello apparentemente più perso, l´altro per la precisione chirurgica delle sue conclusioni. Parafrasando un noto rasoio, si potrebbe definirli la “coppia bilama”, con uno che tira fuori la difesa e l´altro che taglia le speranze degli avversari di portare a casa un punto. «Attenzione, però, a non dimenticare Paganelli, Falomi e Toledo, ragazzo quest´ultimo cui la società è molto vicino». Firmato Rino Dalle Rive, che ricorda allegro: «Quando giocavo nel Vicenza non segnavo gol alla Peluso, non mi piaceva fare fatica, ma avevo i piedi e la visione di gioco di Rivera». Ed il bomber? «Sognavo da tempo una domenica così ed il fatto che anche la panchina ha gioito con noi in campo significa che questo è un gruppo unito, che sa attendere il suo turno senza invidia, e che è pronto a regalare sogni ambiziosi ai suoi tifosi». Il Padova è avvertito. Gioisce pure Stefano Pozza, che il suo momentol´ha sfruttato con la solita gara maschia e intelligente e che quasi dedica il successo all´”Armando Frigo reich” di Canove: «L´emozione con cui lo ricordo è grandissima, come la tristezza per la sua demolizione». Last but not least Enrico Cunico: «Oggi abbiamo provato nuove suluzioni, con Benedetti e Brancato a spingere dalle fasce. Burato e Dal Dosso ancora insieme? Possono coesistere e sono convinto che li rivedrete ancora assieme». Condannati a vincere sempre, come i Biancoscudati.
Ore 16.30 – (Giornale di Vicenza) «Questa è una squadra che in due anni e mezzo ha perso appena 4 volte, eppure una volta c´è il Pordenone, l´altra il Padova». Condannati a vincere. Un destino, quasi un kharma, che il presidente Rino Dalle Rive si porta appresso da quando ha deciso di entrare nel calcio. Lui però si ferma qui ed anche se il gioco dei suoi ragazzi gli fa ancora un po´ storcere il naso, si tiene stretto le due “perle” di Peluso che griffano il successo dell´Altovicentino sull´Union Pro. E fa bene perchè allo stadio dei Fiori va in onda il solito film già visto: ospiti a fare densità (eufemismo per catenaccio) nella propria metà campo e padroni di casa alla ricerca del varco perduto. Enrico Cunico deve rinunciare a Cortesi, centrocampista di spinta e di fosforo, e alle punte Paganelli e Toledo, per sua fortuna la filosofia del patron gli mette a disposizione almeno un doppione per ruolo. Si comincia con un errore in rinvio del portiere Noè che potrebbe dare la stura al diluvio dei locali, ma capitan Giglio non riesce ad approfittarne. Al 5´ si vedono i trevigiani, ma il tiro di Comin sarà l´unica conclusione pericolosa nell´arco di 95´. […] La svolta della partita al 5´ della ripresa, dopo un buon break di Comin, che serve un pelo lungo Serena, ed un tiro a botta sicura di Kabine salvato casualmente da un difensore. Cunico manda in campo Maurizio Peluso che si allarga a sinistra lasciando a Giglio il compito di tirar fuori i difensori. E l´attaccante all´8´ ci riesce con una fuga che sembra vincente, conclusa con una caduta in area. Per l´incerto De Tullio (7 “gialli”, una enormità) è simulazione e non rigore sacrosanto. Poco male perchè al 12´ il “piccolo bomber” fa esplodere stadio e panchina con un diagonale di destro che si insacca all´incrocio. Fantastico. Gran merito di Burato, che parte come un treno, resiste alle cariche continue di Serena, e poi serve in area l´attaccante. L´Union prova ad uscire dal guscio e si allunga rischiando sulle ripartenze e sulle penetrazioni da sinistra di Peluso. Cunico toglie Roveretto e prova il doppio play maker, De Tullio continua il suo show graziando Rossi e Trevisiol. Al 44´ Stefano Pozza dà e va, poi, da sinistra, crossa basso per Peluso, il quale da sotto misura, con l´aiuto del palo più lontano, insacca.
Ore 16.10 – (Gazzettino) Cittadella che segna tanto ma altrettanto incassa. Foscarini vuole comunque vedere un atteggiamento sempre propositivo. «Rispetto a tante altre formazioni, la mia squadra spesso e volentieri gioca con molti uomini davanti, a dimostrazione che punta sempre al massimo risultato. Al Cittadella piace attaccare, è la sua indole. Detto questo, dobbiamo ancora trovare il migliore assetto nella fase difensiva, che riguarda non soltanto i giocatori del reparto, ma anche i centrocampisti. Il rientro di Pellizzer è una buona notizia, è un giocatore esperto che può darci una mano a sistemare il pacchetto arretrato». Tra i convocati tornano appunto Pellizzer e anche Rigoni; Coralli sarà l’attaccante che affiancherà Gerardi, con Sgrigna a supporto. Niente 4-4-2, anche perché mancherà Schenetti, l’uomo ideale nel modulo. «Dobbiamo trovare la strada giusta per recuperarlo appieno, dal momento che le terapie sin qui portate avanti non hanno offerto i frutti sperati. Il suo ingresso a Varese, dove ha giocato bene, mi faceva presumere che avesse superato ogni problema, invece l’infiammazione al ginocchio è ricomparsa», ha spiegato Foscarini. ENTELLA. C’è l’ex Volpe tra gli avversari, cinque stagioni in maglia granata. Dopo un mese di assenza torna Pelizzoli in porta; il bomber Sansovini, che accusa un’infiammazione al tendine, partirà dalla panchina, la coppia d’attacco sarà formata da Litteri e Mazzarani. Probabile formazione Cittadella (4-3-1-2): Valentini; Cappelletti, Scaglia, Pellizzer, Barreca; Busellato, Rigoni, Benedetti; Sgrigna; Gerardi, Coralli.
Ore 16.00 – (Gazzettino) Scavalcato in classifica dal Vicenza e dal Brescia, entrambe vittoriose nel week end, il Cittadella stasera ha l’obbligo di battere l’Entella nel posticipo della nona giornata. Al cospetto del fanalino di coda e davanti ai propri tifosi, la squadra di Claudio Foscarini è chiamata a fare il suo dovere dopo aver “toppato” le ultime due partite disputate al Tombolato. Il trend negativo è stato interrotto a Varese, con una doppia rimonta, ora bisogna continuare a muovere la classifica, meglio se con un salto da tre punti che riporterebbe i granata in acque tranquille. Più facile a dirsi che a farsi, perché l’Entella, a dispetto dei 5 punti in graduatoria, è tutt’altro che un’avversaria sprovveduta, e scenderà in campo chiudendo ogni spazio. Foscarini è stato chiaro al riguardo: «Io non mi aspetto un Entella spavaldo in avanti. Sa applicare bene il 4-4-2, tenendo strette le linee. Fa una buona fase difensiva, per questo avremo pochissimi spazi per la nostra manovra, che dovremo sviluppare con una certa velocità per riuscire ad incidere. Potenzialmente per me l’Entella ha un organico buono, è una squadra da medio-alta classifica, ha ottimi giovani e giocatori esperti in ogni reparto. Sta incontrando qualche difficoltà, ma con il passaggio di categoria devi mettere nel conto gli alti e bassi all’inizio della stagione». Entella a parte, il tecnico ha le idee chiare sull’obiettivo da raggiungere: «Voglio vincere questa partita, l’ho detto ai ragazzi nell’ultimo allenamento guardando le immagini dell’Entella. Dobbiamo essere bravi a puntare al bottino pieno fin dall’ingresso in campo. Qualche volta infatti ci capita di iniziare senza la necessaria convinzione».
Ore 15.50 – (Mattino di Padova) La parola equilibrio torna spesso nelle dichiarazioni di Foscarini. «Io non sono un allenatore che ha la fissa per l’equilibrio: di solito lo si ricerca perché si è carenti in una fase, ma non è il nostro caso. Per indole siamo una squadra a cui piace attaccare e che, rispetto ad altre che lottano per salvarsi, gioca con molti uomini in avanti. In questo campionato si è visto spesso un Cittadella spregiudicato e non voglio che venga persa questa nostra caratteristica. L’equilibrio che dobbiamo raggiungere passa per una maggior attenzione, non per una squadra meno offensiva». Davanti c’è l’ultima della classifica, reduce da 6 gol subiti nelle ultime due trasferte e ancora a secco di vittorie esterne. Per i liguri Foscarini ha però solo parole di elogio. «L’Entella non merita la sua posizione: ha una rosa di medio-alta classifica ma paga gli alti e bassi che sono da mettere in preventivo quando si sale di categoria. Ultimamente ha cambiato modulo, passando a un 4-4-2 molto compatto tra le linee. Sa chiudersi bene e non credo verrà al Tombolato per aggredirci». Rumors dicono che un’eventuale sconfitta potrebbe costare la panchina al mister, Prina. «Non voglio dare alcun colpo di grazia, vogliamo vincere». Probabile formazione Cittadella (4-3-1-2): Valentini; Cappelletti, Scaglia, Pellizzer, Barreca; Busellato, Rigoni, Benedetti; Sgrigna; Coralli, Gerardi.
Ore 15.40 – (Mattino di Padova) Lungo il corridoio che porta dal campo agli spogliatoi da qualche giorno campeggia una grande foto ricordo del patron Angelo Gabrielli, che guarda sfilare i suoi uomini. Anche se sono pochi nella rosa attuale quelli che l’hanno conosciuto, l’immagine sta lì a ricordare che c’è una storia da onorare. I giocatori passano uno a uno dopo l’allenamento della domenica mattina, tranne i tre che non hanno lavorato in gruppo, Paolucci, Donazzan e Schenetti. E proprio a Schenetti sono rivolte le prime parole di Claudio Foscarini nella consueta conferenza stampa alla vigilia del match, Cittadella-Virtus Entella, posticipo di questo nono turno di campionato. «Sta attraversando un suo piccolo calvario: i segnali dopo la gara di Varese erano incoraggianti e pensavamo che l’infortunio fosse superato. Invece il ginocchio è tornato a dargli fastidio. Dobbiamo trovare la strada giusta per il suo recupero, mettendo a punto una terapia idonea» sottolinea l’allenatore granata. «Senza Schenetti perdiamo un uomo importante, che ha tempi naturali sia per giocare nel centrocampo a rombo che nel 4-4-2 e che ci permetteva di variare spesso disposizione ». Inevitabile soffermarsi sui troppi gol presi. «Stiamo lavorando molto sui meccanismi difensivi, perché è lì che abbiamo i problemi più grossi. In questo senso, il ritorno di Pellizzer dalla squalifica ci può dare una mano: il capitano può richiamare i compagni e tenere alta la concentrazione per tutta la partita».
Ore 15.20 – (Gazzettino) «Sono soddisfatto, ma so che possiamo fare di più». Sono le parole di Massimiliano De Mozzi al termine dell’1-1 sul campo del Formigine. «È un pareggio che fa classifica, anche se è un peccato perché vincendo ci saremmo portati al secondo posto in classifica. La graduatoria comunque è cortissima, segno di un equilibrio incredibile». Soffermandosi sulla sua squadra aggiunge: «Abbiamo ricevuto i complimenti dagli avversari e dai giornalisti modenesi, hanno detto che siamo la squadra più bella che hanno visto. In realtà abbiamo fatto meno bene rispetto alle ultime due vittorie con Este e Correggese, d’altra parte faceva veramente caldo e noi soffriamo un po’ queste condizioni. È stata comunque una buona prestazione, ma possiamo fare di più». Quindi prosegue: «Il Formigine ha corso tantissimo e ha fatto valere una migliore condizione fisica, sul piano tecnico ci siamo invece distinti e abbiamo creato alcune occasioni importanti mettendo in mostra una buona personalità di gioco». Una sbirciatina allo Scandicci, prossimo avversario. «Sono una squadra, dovremo essere pronti a battagliare».
Ore 15.10 – (Mattino di Padova) Sul terreno di gioco del “Pincelli”, il Formigine e l’Abano hanno dato vita ad un match molto divertente, caratterizzato da tante occasioni, salvataggi in extremis, ribaltamenti di fronte e gol. Alla fine, nonostante un risultato rimasto in bilico fino al 90′, le due compagini si sono dovute spartire la posta in palio, facendo rispettivamente un passettino in avanti in classifica. Meglio i padroni di casa in avvio, che, sfruttando l’offensività del modulo (un 4-4-2, che assomigliava tanto ad un 4-2-4), sono partiti con il piede sull’acceleratore. Dopo una serie di discese sulla sinistra di Orlando, con annessi cross a cercare De Vecchis, il gol del vantaggio è arrivato già al 15′: Artiaco controlla una palla vicina al fallo laterale, inventandosi un cross al centro, che sorprende la retroguardia veneta. Antonioli e Zompa si fanno scavalcare dal rimbalzo della palla, con De Vecchis che ne approfitta, depositando in rete, grazie ad un pregevole pallonetto di testa. La doccia fredda scuote l’Abano, che reagisce subito, facendo girare la palla con ordine, per trovare i giusti spazi ed innescare un tridente offensivo (Da Ros-Barichello-Franceschini) velocissimo e sempre pericoloso. Il forcing ospite costringe i locali ad abbassare il baricentro: le occasioni per gli ospiti arrivano presto, con gli uomini di mister De Mozzi che sfiorano il pari in piú circostanze. Al 19′, ci prova Ballarin dalla distanza, ma Oppici devia in angolo; al 20′, Barichello soffia la sfera a Perelli, concludendo in porta, ma l’arbitro annulla la rete, per una deviazione in fuorigioco di Franceschini; al 28′, sugli sviluppi di una rimessa laterale, Franceschini sorprende tutti, sbucando alle spalle dei difensori, ma la palla colpisce la traversa. Il gol è nell’aria. Al 37′ il Formigine perde una palla in attacco, permettendo la ripartenza ospite. Franceschini si lancia in avanti, guadagna campo, evita gli interventi di Bevoni ed Alessandrini, prima di depositare in fondo al sacco. Nella ripresa il Formigine ritrova compattezza; la partita rimane aperta. ma Oppici protegge la sua porta ed il risultato non cambia piú.
Ore 15.00 – (Gazzettino) Soddisfatto e sollevato: con questi due aggettivi si può descrivere Damiano Longhi dopo il successo sul Ribelle. «Sono molto contento per quello che hanno fatto i ragazzi – esordisce il tecnico – La prestazione è stata ottima e sono convinto che ci siano ancora margini per migliorare. Il morale è alto, lo era anche quando i risultati non ci davano ragione, ora ovviamente lo è ancora di più. Fisicamente stiamo bene -prosegue l’ex capitano del Padova – e lo avevamo dimostrato anche nelle gare precedenti. Certo che vincere ti pone in una condizione mentale e fisica sempre migliore. Le due vittorie consecutive sono la prova che stiamo lavorando bene. Ora sta a noi continuare a lottare partita dopo partita, sapendo però che possiamo giocarcela contro tutti».
Ore 14.50 – (Mattino di Padova) Il San Paolo ha veramente cambiato passo. Dopo il successo interno con il Montemurlo è arrivato anche il primo brindisi esterno per la formazione di Damiano Longhi. Sul campo della Ribelle, già terreno di conquista per i “cugini” Este e Abano, i padovani hanno applicato la regola del tre: tante le reti per tre punti che fanno risalire ulteriormente la classifica. Dopo un paio di brividi portati da Bartoccini e Aloe, l’Atletico passa in vantaggio all’8′ con Matteini, abile a incunearsi nell’area romagnola e a beffare Di Guida sul suo palo. I padroni di casa provano a reagire: Zanetti salva su D’Angelo (10′) e successivamente Spadaro (12′) spara alto da buona posizione. Nel mezzo ancora Matteini costringe Di Guida all’uscita bassa. La Ribelle ci prova ma non è lucida: Villanova manda di poco sul fondo la sua punizione mancina, ma è soprattutto Moretti a divorarsi il possibile 1-1 al 31′. Da questo momento la partita vive una lunga fase in cui gli sbadigli la fanno da padroni nonostante il predominio territoriale dei locali, molto sterile contro un assetto molto attento in cui Sambugaro e Longhi sono delle vere e proprie dighe frangiflutti. Al 66′ la partita torna a farsi viva quando i padovani raddoppiano. Mascolo ruba palla a Bartoccini, cross al centro per Sambugaro che scarica dove Di Guida non può arrivare. Sembra il colpo da ko per la Ribelle che invece si scuote. Maenza, sostituto dello squalificato Campedelli sulla panchina ravennate, inserisce Liberti e Fabbri. Al 73’ si vede la prima azione veramente pericolosa dei padroni di casa. Sembrano quasi le prove generali dell’1-2. Un minuto dopo, infatti, la Ribelle usufruisce di una punizione dalla sinistra di cui si incarica l’altro nuovo entrato Ruggiero, Moretti si propone con il movimento giusto e di testa riapre i giochi con un preciso colpo di testa. I ravennati sentono la possibilità del pareggio ma si espongono ai contropiede padovani e proprio da uno di questi Mascolo al 90′ insacca nuovamente sul primo palo il definitivo 1-3. La prima vera parata di Rosiglioni al 94′ su Ruggiero subito prima del triplice fischio.
Ore 14.40 – (Gazzettino) Vinicio Bisioli e tutto il Thermal a fine gara hanno la faccia di chi ha visto sparire fantasmi sempre più invadenti. «Ci servivano punti dopo quattro ko di fila – sottolinea il tecnico – Abbiamo vinto grazie a due rigori, che comunque c’erano, giocando comunque con intensità e lucidità. Ogni momento del campionato deve essere interpretato nella maniera giusta. Un po’ per sfortuna, un po’ per gli infortuni, qualche volta anche immeritatamente ci siamo trovati in questa situazione. Adesso dobbiamo uscirne». Il tecnico ha cambiato l’assetto della squadra avanzando Strussiat a centrocampo. «Volevo esperienza in mezzo. In questo modo ero senza un giovane e ho deciso di far esordire un ragazzo del 1996 della juniores (Cianini, ndr) che alla fine se l’è cavata».
Ore 14.30 – (Mattino di Padova) Due rigori farebbero storcere il naso a chiunque. Eppure, dal dischetto, la Thermal Abano ritrova vittoria e sorriso. Cacurio e Rocco si fanno perdonare uno scorcio di campionato anonimo con due realizzazioni impeccabili, contro un Mezzolara Bazzani-dipendente e piuttosto abulico. Tre punti, dicevamo, che non portano chissà quali balzi in avanti in chiave classifica, ma permettono di accorciare su Ribelle, Bellaria, Fidenza e Scandicci appollaiate a metà lista a quota 10 e 9 punti, dove l’affanno torna respiro. L’ennesima domenica d’emergenza costringe mister Bisioli a fare la conta degli arruolabili. A festeggiare è il terzino della Juniores Alessio Cianini, all’esordio dal primo minuto sulla fascia sinistra. Lo stopper ex Monfalcone Mattia Strussiat, invece, passa a fare la vita da mediano, in compagnia di Vitagliano e Parpajola. Proprio il numero dieci aponense propizia la prima occasione dei rossoverdi (dopo la conclusione di Bazzani al 3’), mettendo in area un cross insidioso, non sfruttato a dovere dai compagni. Succede tutto questo in 19’, preludio di un primo tempo che più noioso di così non si può. I giocatori della Thermal, reduci da quattro sconfitte consecutive, si fanno prendere dall’ansia affidandosi a lanci lunghi. Che fanno storcere il naso a mister Vinicio Bisioli, integralista del fraseggio (a fine partita dirà «non mi piacciono, ma in questo momento abbiamo bisogno del risultato»), mentre il Mezzolara si affida alla velocità di esecuzione di Bazzani e alle incursioni di Malo. Ci si diverte di più nella ripresa, quando Arlotti, al 2’, s’inventa un bagher in puro stile Mila e Shiro in mezzo all’area provocando un rigore sacrosanto, realizzato da Cacurio. L’esterno d’attacco mestrino si scorda la mira al 57’, e lo stesso fa il neoentrato del Mezzolara Lodi al 78’, con un disimpegno sgangherato che innesca il contropiede di Rocco, atterrato in area da Conti. L’arbitro ammonisce il portiere ospite (vicino a lui c’è un altro difensore a evitare l’occasione da gol) e concede il bis dagli undici metri, dai quali Rocco non sbaglia. Il 2-0 spegne ogni tipo di velleità da ambo le parti. Solo un’incursione per vie centrali di Baldovin merita menzione, anche se la conclusione non preoccupa Conti. Il triplice fischio di Stefano D’Angelo fa esplodere la festa termale, tra abbracci e pacche sulle spalle. La vittoria, dalle parti di Abano, mancava dallo scorso 14 settembre.
Ore 14.20 – (Gazzettino) Una squadra ingenua, che contro l’ultima della classe pensa di aver già i tre punti in tasca: è questo il ritratto dell’Este che l’allenatore, Gianluca Zattarin, pennella dopo la disfatta di Imola. «Siamo stati ingenui – ammette il tecnico – più di qualcuno era sottotono, sotto tutti i punti di vista. A far la differenza è stato infatti il fattore mentale e della concentrazione, perché qualcuno ha dato per scontato che la partita fosse semplice. Invece questa non era per niente una partita semplice e le cose sono andate come dovevano andare». «Abbiamo avuto anche le nostre occasioni, su questo non ci piove – spiega Zattarin – potevamo far male agli avversari, ma abbiamo sbagliato anche occasioni clamorose e quando è arrivato il due a zero la partita è finita. È mancata l’esperienza, ma questo è normale quando si gioca con tanti giovani». L’allenatore non vuol sentir parlare di classifica. «Questa è una squadra che deve crescere e il campionato è appena iniziato. Il resto lo vedremo poi».
Ore 14.10 – (Mattino di Padova) Mettiamola così: se foste arrivati al Galli direttamente dalla Luna avreste pensato che quella vestita di giallorosso (ovvero l’Este) fosse l’ultima in classifica e quella al comando delle operazioni fosse la capolista Imolese. Ma poi avete dato un occhio alla classifica ed avete scoperto che fino a ieri i rossoblù erano senza vittorie: già, fino a ieri perché il successo contro la capolista Este è arrivato dopo una serie di prime volte (primo successo, prima volta senza subire reti, prima volta segnandone due) che fa ringalluzzisce i rossoblù. L’assenza di Petrascu (problemi intestinali) viene risolta da Bardi con Buonaventura centravanti al posto del rumeno, in un tridente dove il sale tocca metterlo sugli esterni con Selleri e Tattini. Proprio “Tatto” a sinistra è il fattore che mette in croce Favaro spesso è volentieri mentre dietro capisce che la giornata è di quelle favorevoli visto che i padroni di casa rischiano fra il poco (Coraini di testa dopo 8’, Bracchetti blocca) ed il niente (Rondon fantasista con la bacchetta rotta). L’Imolese è pimpante, ci prova con Buonaventura e Tattini ma al 27’ il Galli trattiene il fiato: Zaccanti scivola e spalanca prateria a Piva Anderson che non passa palla a Coraini ma conclude con un destro che Bracchetti blocca. Tanta paura di là, tanta gioia di là: Selleri sfrutta una dormita di Lelj rimettendo in area piccola un pallone che Buonaventura gira di prepotenza sotto la traversa per un vantaggio dell’Imolese che non fa veramente una piega. L’Este prova la reazione d’ordinanza: dopo il cambio fra stranieri (dentro il brasiliano Bicalho per il moldavo Turea), Senese anticipa il nuovo entrato sul più bello nell’unica azione pericolosa della capolista dopo lo svantaggio. Nella ripresa l’idea di Zattarin di provare subito a pareggiare i conti si scontra dopo 4’ con quella di Bagatini che, protestando platealmente per un contatto in area, subisce la seconda ammonizione e lascia i suoi in dieci. L’Imolese ringrazia e prova a chiuderla: un colpo di testa di Carnesecchi su cross da destra di Buonaventura e un quasi-autogol di Beghetto mettono paura a Lorello, mentre dall’altra parte la paura di non vincere passa prima quando Rondon calcia sulla barriera punizione dal limite poi quando Dall’Osso toglie dai piedi di Coraini la palla del pareggio. Al 34’ tocca a Senese inventare un assist per Tattini che in posizione centrale infila Lorello. La sconfitta però non fa così male. I giallorossi sono ancora primi da soli a un punto da Fiorenzuola e Piacenza. E a due dal Delta che incontrerà domenica al Nuovo Stadio.
Ore 13.40 – (Corriere delle Alpi) Dal San Giorgio a Sant’Antonio. Ne ha macinata di strada Giovanni Pescosta. All’Euganeo di Padova, non si vedono la chiesa e i condomini, come al Comunale di Sedico: «Bellissimo, niente da dire, anche considerato che fino a poche settimane ero in Promozione», si stropiccia gli occhi il terzino destro, «a maggior ragione perché il Belluno ha disputato un’ottima partita. Ci è mancato soltanto il risultato, il che può non essere poco, ma ci aiuta a guardare con fiducia alle prossime partite». Riprendere dalla ripresa potrebbe essere lo slogan della domenica: «La nostra seconda frazione è stata molto buona. Se fossimo riusciti a pareggiare, sono convinto ce non ci sarebbe stato niente da dire». La situazione del gol biancoscudato è nata da un errore e morta su una carambola: «Il tocco di Merli Sala, sul tentativo di Ilari è stato determinante: quel pallone non sarebbe mai entrato».
Ore 13.30 – (Corriere delle Alpi) Un santo protettore. Quello che è mancato al Belluno, nel pomeriggio padovano. È andata bene alla squadra di casa e troppo male a un’ospite, che ancora una volta ci ha provato fino all’ultimo minuto di recupero. Come l’ha vissuta Yari Masoch? «È stato un incontro particolare, quasi di un’altra categoria. Il colpo d’occhio era addirittura eccezionale, ma non ci siamo fatti condizionare, giocando ancora una volta da squadra di gran livello. Il guaio è che questo non è stato sufficiente a portare via almeno un punto». Tutti d’accordo sul fatto che la seconda frazione sia stata tanto positiva quanto infruttuosa: «È in quel momento che abbiamo prodotto il massimo sforzo, arrivando anche molto vicini alla rete. Vorrei rivedere la scena del presunto fallo su Mosca, ad esempio». In mezzo al prato, Masoch, si è trovato faccia a faccia con gente tipo Cunico: «Un ottimo giocatore, ma una volta superata la comprensibile emozione iniziale, abbiamo iniziato a esprimerci come sappiamo, sbagliando poco e concedendo altrettanto poco. Purtroppo abbiamo preso una rete fortunosa, che ha finito per condizionarci. Ad ogni modo, siamo già con la testa alla prossima». Non è mai semplice ripetersi, ma il Belluno è di nuovo lassù: «Merito di un gruppo, che è ancora più solido dell’anno scorso. Il segreto è essenzialmente questo».
Ore 13.20 – (Corriere delle Alpi) Nemico pubblico. Era molto temuto dalla gente dello stadio Euganeo, Simone Corbanese. Parecchi gol e la capacità di colpire in qualsiasi momento, con qualunque pallone, in area di rigore. Il problema è che i gialloblù hanno cercato e trovato poco il loro bomber, soffrendo a centrocampo: «Credo che la nostra squadra abbia giocato il secondo tempo che doveva giocare», spiega il “Cobra”, «abbiamo messo in difficoltà il Padova e avremmo meritato qualcosa di più. Tutti hanno dato il massimo, purtroppo è arrivata questa sconfitta, che comunque deve rimanere soltanto una domenica storta. Vogliamo tutti riprendere a vincere, magari già dalla prossima settimana. Non ci fermiano a Padova». Tanto pubblico in tribuna. Forse neanche in Lega Pro ce n’era così tanto, al di là del fatto che ci fossero di fronte le due prime: «Non ci abbiamo fatto più di tanto caso, anche perché ce l’eravamo detti: gli spettatori devono essere soltanto una cornice, perché in campo ci andiamo noi. Al di là di questo, non nascondo che sia molto bello giocare una partita in un contesto così rumoroso e appassionato. Peccato che non sia andata meglio, anche perché ci abbiamo provato fino all’ultimo minuto. È vero che non abbiamo costruito occasioni limpidissime, ma ho visto un Padova in crisi, quando ci siamo messi a spingere con maggiore convinzione. Diciamo tranquillamente che siamo usciti a testa altissima dal campo e questo è promettente anche per i prossimi incontri. Avevamo messo in fila sei vittorie di seguito e, per poco, la serie positiva non è continuata. Pazienza: cominciamo a preparare la prossima con il Giorgione, per fare in modo che questa sconfitta rimanga isolata». Si è chiacchierato di un possibile rigore su Mosca, anche se Petkovic l’avrebbe anticipato: «Non commento i singoli episodi, che hanno visto coinvolto il direttore di gara. La verità è che non ce l’hanno dato ed è questo l’aspetto più importante. In definitiva, siamo soddisfatti della prestazione, ma non di un risultato, che ci punisce in maniera troppo pesante».
Ore 13.10 – (Corriere delle Alpi) Timone alla mano, Ivan Merli Sala ha guidato la difesa del Belluno anche all’Euganeo, davanti agli oltre 5 mila che gridavano alto il nome dei biancoscudati. Il centrale di Vecchiato ha condotto in porto l’ennesima prestazione di personalità, senza mai tremare. Nonostante la delusione, qualche sorriso appare sul volto del numero sei del Belluno: «Abbiamo giocato alla pari con il Padova, una squadra costruita per stravincere il campionato. Possiamo essere soddisfatti e ripartire fiduciosi, perchè non sarà una sconfitta a frenarci. Siamo un gruppo vero, compatto che ormai gioca insieme da tre anni. Questo aspetto ci aiuta tantissimo, anche nei momenti di difficoltà». Cosa manca per riuscire a portare a casa queste partite? «Più personalità ed esperienza, come è naturale che sia. Avevamo di fronte giocatori che hanno un numero importante di presenza in Lega Pro e un numero infinito di presenza in questa categoria. È difficile colmare questo gap, sappiamo che in queste partite serve dare qualcosina in più. Dobbiamo riuscire a vincere gli scontri diretti. L’anno scorso abbiamo pagato i punti persi in queste occasioni, e sarebbe un peccato non provare a migliorarci. Il Padova è una squadra molto fisica, che non ti lascia respirare». Più esperti i patavini, ma bene anche i giovani bellunesi… «Sono felice per loro. I nostri giovani hanno fatto bene anche oggi (ieri, ndr), davanti a una cornice di pubblico del genere. Se lo meritano per come si allenano tutti i giorni; se continuano così, possono solo che migliorare. Anche in una partita molto tesa come questa, contro avversari di livello, si sono fatti valere, ma in queste occasioni spesso bastano un paio di giocate fatte bene per levarsi di dosso la tensione e caricarsi al massimo».
Ore 13.00 – (Corriere delle Alpi) Incavolato e felice. Sensazioni contrastanti, nell’animo di Paolo Polzotto, lo sponsor principale del Belluno con il marchio Ital-Lenti: «Sono molto contento per la prova dei ragazzi, allo stesso tempo provo della rabbia per come è andata a finire, oltre che per quella massima punizione che non ci è stata data e, secondo me, era nettissima. Purtroppo l’arbitro non l’ha vista, altrimenti saremmo qui a commentare un risultato diverso e molto più incoraggiante per noi. Per il resto, ho visto tantissima gente: mi piacerebbe avere qualche spettatore in più al Polisportivo, visto che stiamo facendo un campionato così importante». Il direttore sportivo Augusto Fardin non ha niente da dire sulla condotta della squadra: «Penso che abbia fatto tutto il possibile e non sia stata premiata. Mi sarebbe piaciuto giocarla a Belluno questa gara, magari di fronte a due o tremila spettatori. Vorrà dire che ci riproveremo al ritorno, intanto usciamo benissimo da questa prova».
Ore 12.40 – (CorriereDelVeneto.corriere.it) Sindaco, capo di gabinetto e tre assessori. Tutti assieme, in mezzo agli ultras della Tribuna Fattori, a sostenere il Calcio Padova (pardon, la Biancoscudati Padova) e a intonare i classici cori da stadio. E’ successo domenica 19 ottobre all’Euganeo, in occasione del match, disputato di fronte ad oltre seimila spettatori, tra i padroni di casa e il Belluno. Nel settore più «caldo» dell’impianto di viale Rocco, senza alcun preavviso, si sono presentati il sindaco Massimo Bitonci, il capo di gabinetto Andrea Recaldin e gli assessori Maurizio Saia, Cinzia Rampazzo e Fabrizio Boron (documentato anche da una foto scattata dallo stesso Bitonci alla curva e postata su Facebook). Una dimostrazione, non la prima, di come, forse mai come quest’anno, la giunta comunale sia calorosamente vicina alle sorti della squadra di calcio cittadina. Un atteggiamento, fa notare più di qualcuno, dettato anche dalla particolare sintonia politica esistente con i ragazzi della Fattori. D’altro canto, il ruolo del sindaco e dei suoi più stretti collaboratori, per fondare una nuova società e far ripartire la squadra (almeno) dalla serie D, è stato fondamentale. Infatti, gli imprenditori Giuseppe Bergamin e Roberto Bonetto, oggi rispettivamente presidente e amministratore delegato della Biancoscudati, sarebbero stati convinti a investire nel club padovano proprio da Bitonci. Nonostante quest’ultimo abiti a Cittadella e, notoriamente, preferisca di gran lunga il rugby al calcio.
Ore 12.20 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Petkovic 6.5; Busetto 6.5, Sentinelli 6.5 (Atai Najafi S.V.), Niccolini 6.5, Degrassi 6; Mazzocco 6, Nichele 7, Bedin 6; Cunico 7 (Petrilli S.V.); Ilari 6.5, Tiboni 6 (Pittarello 6).
Ore 12.10 – (Gazzettino) E la ripresa si è aperta nel segno della squadra ospite. Buona l’occasione capitata sui piedi di Miniati, ma il suo tiro è stato sventato da Petkovic. Con l’ingresso di Mosca e D’Incà (10’) il Belluno si è dato un volto più offensivo, costringendo gli avversari ad agire solo di rimessa. Così è stato al 19’ quando Cunico ha servito un assist delizioso per Tiboni, al debutto dal primo minuto: da applausi la doppia finta dell’attaccante che ha messo a sedere prima Merli Sala e poi Sommacal, da censurare invece il suo destro che non ha inquadrato la porta da posizione favorevolissima. Il resto della gara è vissuto sui tentativi abbastanza confusi degli ospiti di agguantare il pareggio, con l’aggiunta delle vibranti proteste per un presunto rigore non fischiato dall’arbitro (32’) dopo un’uscita spericolata di Petkovic su Mosca. Proteste che hanno provocato anche qualche momento di tensione tra le due panchine. L’infortunio rimediato da Sentinelli ha costretto Parlato a chiudere la gara con l’ottimo Nichele abbassato sulla linea dei difensori. Il Padova ha respinto gli ultimi assalti del Belluno e al fischio finale l’Euganeo è andato in estasi.
Ore 12.00 – (Gazzettino) Meno lineari le geometrie del Padova, spesso costretto a ricorrere ai lanci lunghi per innescare gli attaccanti. Il primo portiere a essere chiamato in causa è stato Petkovic, pronto a neutralizzare in due tempi un pallone velenoso di Duravia. A dare la scossa alla truppa di Parlato ci ha pensato capitan Cunico (22’) con una giocata di gran classe conclusa con un sinistro morbido a scavalcare il portiere: la palla ha toccato la parte inferiore della traversa, è rimbalzata in prossimità della linea di porta (forse più dentro che fuori) ed è poi ritornata in campo. L’Euganeo si è acceso, Ilari ha cominciato ad alzare i ritmi della sua corsa e quattro minuti più tardi la già raccontata autorete di Merli Sala ha rotto l’equilibrio. Il Belluno, che fino a quel momento aveva giocato meglio, ha accusato il colpo e si è un po’ disunito. I biancoscudati hanno provato ad approfittarne ancora con un sinistro vellutato di Cunico che il portiere Solagna ha sventato con un intervento acrobatico. L’intervallo è servito al tecnico Vecchiato per restituire ai suoi giocatori quel piglio autoritario con il quale avevano iniziato la gara.
Ore 11.50 – (Gazzettino) Il Padova fa meglio della Juventus e centra la settima vittoria su sette partite. Un passo da record. Onore però al Belluno che fino all’ultimo ha tenuto in apprensione i quasi seimila dell’Euganeo, legittimando sul piano del gioco la sua ottima classifica. Per la prima volta in campionato infatti i biancoscudati si sono trovati di fronte un avversario che ha cercato di rispondere colpo su colpo, senza alcun timore reverenziale. Il rimpianto più grande per gli ospiti è stato certamente quello di avere perso la partita su una sfortunata autorete (26’): bravo Ilari a seminare il panico nell’area bellunese, ma il suo pallone radente a tagliare l’area piccola non sarebbe finito alle spalle di Solagna senza l’involontaria deviazione di Merli Sala. Al Padova va però riconosciuto il merito di avere poi gestito il vantaggio con la maturità della grande squadra, tanto più dovendo fare a meno di pedine importanti quali Ferretti, Segato e Dionisi, ai quali all’ultimo si è aggiunto anche Thomassen (attacco febbrile). Sin dall’avvio si è intuito che il Belluno avrebbe affrontato il match a viso aperto. Il 4-3-3 di Vecchiato ha sviluppato la sua azione soprattutto sulle corsie esterne.
Ore 11.40 – (Gazzettino) Ecco allora Vecchiato sul chiarimento avuto con Parlato prima della gara. «Mi ha chiesto scusa. Nulla da dire sulla scelta di allenarsi con quel sistema, ma ciò che mi aveva dato fastidio era la frase falsa a me attribuita. Tutto chiarito, però il mio direttore mi ha fatto sapere che se dovessi utilizzare quel metodo in allenamento mi caccerebbe subito». Sulla gara. «La definirei una prova di maturità della mia squadra, ce la siamo giocata fino alla fine. Tra noi e il Padova ci sono ambizioni e obiettivi diversi, in campo tutta questa differenza non si è vista. Il loro successo è meritato, ma il pareggio non sarebbe stato un risultato bugiardo». Tra i biancoscudati migliori, Nichele. «Regalare giocatori come Ferretti, Segato e Dionisi in uno scontro diretto non è poco, ma abbiamo dimostrato di essere un gruppo forte e di sapere soffrire. Se questo è lo spirito, ci divertiremo tanto. Il Padova può prendere il largo? Se non molla e resta concentrato su ciò che dobbiamo fare». Sentinelli è uscito nel finale per un colpo alla gamba. «Una ginocchiata al quadricipite, si è un po’ indurito, ma dovrei recuperare per domenica. Il pubblico? Una cornice bellissima, non potevamo che vincere per loro».
Ore 11.30 – (Gazzettino) Va avanti. «Non è stata una settimana facile, forse qualcuno dopo l’uscita in Coppa si aspettava che pareggiassimo o perdessimo, speriamo che ciò avvenga il più tardi possibile». Padova per la prima volta in testa da solo alla classifica: come si gestisce questo momento? «Io ho un’idea di come mi sono comportato l’anno scorso. Dobbiamo fare finta di non avere fatto niente, e bisogna avere l’umiltà di rispettare tutte le squadre. Non ci sentiamo arrivati, abbiamo giocato sette gare. Restiamo umili e diamo ancora qualcosa in più». Si sofferma sulla gara. «In fase di possesso dovevamo sfruttare di più Nichele, mentre i due interni dovevano dare più ampiezza: quando l’hanno fatto, abbiamo trovato le trame di gioco. Abbiamo preso anche una traversa, l’occasione di Tiboni. I ragazzi stanno facendo un cammino che neanche io pensavo facessero». Ha chiesto scusa a Vecchiato per i paletti “abbattuti” con le foto del Belluno? «Siamo amici, gli ho detto il mio pensiero e rimane tra me e lui».
Ore 11.20 – (Gazzettino) «Siamo un unico gruppo, pubblico compreso. E questo è fondamentale per continuare su questa strada. Non si è mai visto a Padova un attaccamento così alla squadra». Il presidente Giuseppe Bergamin elogia i quasi seimila tifosi che hanno spinto i biancoscudati alla conquista della settima perla consecutiva, con tanto di primato in solitaria. Gli viene fatto presente che il Padova ha fatto meglio della Juventus, e puntualizza. «Paragonarci alla serie A non va bene, ma in D siamo l’unica squadra ad avere vinto tutte le partite. Abbiamo disputato una gara di ritmo e qualità nel primo tempo, è stata meno spettacolare nella ripresa. Una vittoria voluta e meritata». Quando Carmine Parlato arriva in sala stampa sul suo volto è palese la soddisfazione, anche se si vede che ha vissuto intensamente il match. «Avete visto quanti giovani avevamo in campo alla fine? È un buon sintomo. Complimenti al Belluno per la sua gara, ma chapeau ai miei giocatori per cuore, impegno, spirito di sacrificio. È normale che ci siano stati degli errori, ma al di là del fatto che è stata una partita molto tattica, siamo stati molto più pericolosi noi di loro. Poi ci sta che negli ultimi dieci minuti si sia sofferto».
Ore 11.10 – (Gazzettino) Se un tifoso biancoscudato fosse tornato ieri allo stadio dopo un anno su Marte e senza conoscere la storia recente del Padova, vedendo la cornice dell’Euganeo avrebbe pensato di assistere a una gara di cartello di serie B. Il dato dei 5.729 presenti per la sfida con il Belluno, seguito da quasi duecento tifosi vestiti di gialloblù, lascia ancora una volta a bocca aperta, anche per la qualità della partecipazione dagli spalti, con tutti gli ingredienti che caratterizzano un grande pubblico: squadra sostenuta per tutti i 90 minuti e incoraggiata quando c’era da soffrire. Un vero e proprio boato al momento del gol del vantaggio e la festa finale dopo un po’ di apprensione. Il tutto all’insegna della massima correttezza, senza alcun comportamento – petardi, ululati e quant’altro – che possa richiamare l’attenzione del giudice sportivo. Prima della gara il commovente ricordo del giornalista Furio Stella con lo stato maggiore del Padova che ha donato alla moglie Carlotta la maglia biancoscudata con il suo nome e un mazzo di fiori depositato nella sua postazione in tribuna stampa. All’ingresso delle squadre in campo una doppia coreografia, con lo scudo rosso su campo bianco in tribuna est e con un lancio a effetto di nastri bianchi dalla Fattori. Presente anche il sindaco Massimo Bitonci. «Padova merita questo – commenta – anche pensando alla situazione della scorsa estate, per merito di imprenditori che hanno investito e di tifosi che hanno preferito ripartire dal basso per evitare avventure e puntare su una società seria e trasparente e su un tecnico che sa di calcio».
Ore 11.00 – Disponibili a questo link gli highlights di Padova-Belluno.
Ore 10.50 – (Mattino di Padova, il punto di Giueppe Bergamin dal titolo “Stupenda giornata di sport, un grazie ai nostri tifosi”) Devo ammetterlo, dopo quanto successo in settimana con la nuova diffida alla nostra società per le intemperanze dei tifosi a Fontanafredda, ero un po’ preoccupato per questa gara. E invece, nonostante la tensione della partita, tutto è filato in maniera esemplare e bisogna fare i complimenti ai nostri tifosi. È stata una splendida giornata di sport. Mi aspettavo venissero in tanti allo stadio, ma il pubblico padovano mi ha sorpreso ancora visto che eravamo quasi seimila. Ma non è solo il numero dei tifosi a farmi felice. È l’alchimia che si è creata, che a mia memoria è unica nella storia recente del calcio a Padova. Siamo un solo gruppo unito: noi dirigenti, i giocatori, lo staff tecnico e i tifosi. Non è una cosa normale, è cosa rara e stupenda. L’attaccamento che la gente di Padova sta dimostrando ogni giorno di più nei confronti di questa squadra è la gratificazione più grande che io e il mio socio Bonetto potessimo avere dopo esserci imbarcati in questa avventura. Stiamo vivendo un’annata emozionante e la partita di ieri, anche per merito dei nostri avversari, è stata di categoria superiore. Tanti mi dicono che dopo il ko della Juventus siamo rimasti gli unici in Italia, dalla serie A alla D a punteggio pieno. Ma non voglio paragonarmi a realtà cosi grandi. Siamo in serie D e siamo stati tutti bravissimi a calarci nel modo migliore in questa categoria.
Ore 10.40 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Test superato con meriti indiscussi. Grande lavoro di gruppo, è tutto bello”) Troppi mercenari passati da queste parti, troppi “fenomeni” bravi a parlare ma poco o nulla a tradurre in fatti i proclami di cui si riempivano la bocca dal lunedì al sabato, soprattutto troppi personaggi senza scrupoli, e pieni di boria, che pensavano, solo per il fatto di essersi seduti sulla poltrona di presidente del club di viale Rocco, di avere diritto a tutto, anche a prendersi beffe di una piazza che chiedeva, e chiede sempre, rispetto e trasparenza nelle scelte e nei comportamenti. L’Euganeo, dunque, fortino inespugnabile, e scusate se è poco in prospettiva futura. Qui si stanno costruendo – anche se ha ragione il mister a ricordarci che siamo solo alla settima giornata – le basi, mattone dopo mattone, per respingere qualsiasi nemico si pari davanti. Merito del lavoro, serio e senza tanti fronzoli, di un allenatore preparato, meticoloso e di grande equilibrio (ma questa era dote che aveva messo in luce già quando giocava), di uno staff assai affiatato e che non lascia nulla al caso, e di un gruppo di giocatori che sta dimostrando, presenze alla mano, di essere coinvolto a pieno titolo e con profitto nel progetto. Se si sopperisce ad alcune assenze pesanti in modo così efficace, significa che il concetto di essere tutti importanti si è radicato in ognuno come regola di vita e di lavoro quotidiani. Ragazzi seri, senza grilli per la testa e che sanno farsi amare, anche se i loro nomi a molti erano (sino a pochi mesi fa) totalmente sconosciuti. Regalateci ancora domeniche così, perché è tutto molto bello. Di più non potremmo chiedervi… P.S. A nome della moglie e di tutti noi del “mattino” un grazie di cuore per la straordinaria manifestazione d’affetto tributata ieri a Furio Stella, il nostro collega scomparso una settimana fa. Un applauso da brividi e una partecipazione corale che ricorderemo sempre. Grazie Padova!
Ore 10.30 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Test superato con meriti indiscussi. Grande lavoro di gruppo, è tutto bello”) Da dove partire? C’è l’imbarazzo della scelta, perché è tutto bello in questa radiosa serie D, affrontata all’inizio con qualche dubbio e un’eccitante curiosità dal popolo biancoscudato, e diventata strada facendo il mastice attorno a cui cementare i progetti di una società che non fa promesse a vuoto, ma ragiona sul concreto giorno dopo giorno, con la passione ritrovata di una tifoseria che, quando vuole, ha pochissime rivali in giro per l’Italia. Prendiamo, allora, l’Euganeo: non avrà mai l’effetto bombonera dell’Appiani, quando gli avversari, con tutta la gente quasi addossata al terreno di gioco, subivano per loro stessa ammissione una pressione fortissima (e tale da condizionarli in negativo), eppure adesso, pur nella sua bruttezza e con quell’assurda distanza fra spalti e campo, è il vero dodicesimo uomo del Padova. Dal boato per il gol di Ilari, negli ultimi secondi della battaglia con il Mezzocorona, al tripudio per la percussione vincente dello stesso attaccante romano (con deviazione decisiva del difensore Merli Sala) nella partitissima di ieri con il Belluno, il denominatore comune è sempre lo stesso: il pubblico vive uno stato di perfetta simbiosi con i ragazzi di Parlato, sembra accompagnarli nell’assalto alle porte avversarie ed esplode con loro al momento del gol liberatorio. Non era così in serie B, non almeno nelle ultime stagioni, dove le “magre” e le sofferenze, oltre alle contestazioni, costituivano il leit motiv dei fine settimana.
Ore 10.20 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Edel): Petkovic 6.5; Busetto 7, Sentinelli 6 (Atai Najafi S.V.), Niccolini 7, Degrassi 6; Mazzocco 6.5, Nichele 7.5, Bedin 6.5; Cunico 7 (Petrilli 5.5); Ilari 7, Tiboni 6.5 (Pittarello 6).
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Il Padova ha spazio per gestire la partita e cercare l’affondo. Lo fa spesso con intelligenza, regalando a tratti scambi pregevoli e andando vicino al raddoppio ancora con un sinistro di Cunico deviato in angolo dal portiere al 36′. Il k.o. mancato. Il Belluno prova a reagire nella ripresa, punge a fiammate e alza progressivamente il proprio baricentro, lasciando sempre più spazio ai contropiede del Padova. Ma ancora una volta la squadra di Parlato, oltre ai pregi, mette in mostra il suo più grande difetto: lo scarso cinismo. Al 19′ Cunico gestisce bene un contropiede 3 contro 2, servendo Tiboni sulla sinistra. Il centravanti scarta un uomo, finta il tiro e poi conclude a botta sicura, calciando però sul fondo. Il Padova potrebbe affondare, ma si mostra in debito di ossigeno. Il Belluno spinge e al 32′ è bravissimo Petkovic ad uscire a valanga su Mosca, lasciato solo in mezzo all’area, chiudendogli lo specchio della porta. L’Euganeo soffre, il Padova si difende con le unghie, ma non riesce più a ripartire, chiudendo anche in emergenza, visto l’infortunio di Sentinelli, che costringe Parlato (senza centrali di ruolo in panchina) ad inserire Mattin e a far scalare Nichele in difesa. Gli ultimi minuti sono in apnea, ma quando l’arbitro fischia la fine il boato di gioia ci sta tutto, con i tifosi a festeggiare una squadra sin qui invincibile.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Anzi, è la squadra di Vecchiato a fare la partita nei primi minuti, pressando alto la difesa biancoscudata. Ma il Padova regge e al 22′, giusto per non farsi mancare nulla, arriva anche l’episodio da moviola: Cunico scarica una sassata di sinistro dai 25 metri che colpisce l’incrocio dei pali e atterra nei pressi della linea di porta. Dentro o fuori? L’Euganeo urla al gol, ma l’arbitro, d’intesa con il primo assistente Catamo di Saronno, lascia proseguire. A vedere le immagini televisive ha ragione lui , visto che il pallone sembra essere rimbalzato sulla linea. Ilari, ancora lui. L’episodio, comunque, scuote la formazione di Parlato e al 26′ è Ilari a spezzare l’equilibrio, inventandosi un’azione travolgente, da ala vecchio stampo. Riuscito a smarcarsi da Sommacal con una finta sulla destra, dopo una rimessa laterale, l’esterno vola sulla fascia, brucia Pellicanò e si avvicina a grandi falcate verso la porta. Mentre un muro di difensori cerca di chiudergli la possibilità di servire Tiboni al centro, Ilari calcia direttamente a rete da posizione defilata, trovando la provvidenziale deviazione di Merli Sala che infila nella propria porta. L’Euganeo esplode, tutti i giocatori corrono sotto la “Fattori”, compreso Petkovic, che si fa cento metri di scatto per andare ad esultare con i compagni. Il Belluno accusa il colpo. Da quel momento in poi, l’azione offensiva degli ospiti si affloscia.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Serviva il solito Padova, e il solito Padova è stato. Bello, vincente e da batticuore. I Biancoscudati piegano anche il Belluno nello scontro al vertice tra le due capolista, spiccano il volo in testa alla classifica del girone C e restano l’unica squadra italiana, dalla serie A alla D, ancora a punteggio pieno in campionato. A decidere il big match un autogol di Merli Sala, arrivato al 26′ del primo tempo dopo una strepitosa azione personale di Ilari. Onore, comunque, ad un Belluno che ha giocato a viso aperto e forse non avrebbe demeritato il pareggio. E la stagione fin qui sorprendente di Corbanese e compagni merita ancora più applausi andando a leggere la distinta della formazione gialloblù. Tra gli undici titolari ci sono appena quattro giocatori nati prima del 1990, per non parlare della panchina, composta quasi esclusivamente da “under”. Forse anche per questo Carmine Parlato, nel pre-partita, aveva spronato i suoi “vecchietti”, chiedendo loro una prova di spessore. In partite come questa c’è bisogno d’esperienza, malizia, carattere. Così è stato, seppure con parecchi patemi, dovuti alla forza dell’avversario, ad una condizione fisica non ottimale e alle assenze di tre giocatori fondamentali, come Segato, Ferretti e (nelle retrovie) Dionisi. L’avvio è equilibrato e il Belluno mostra di non essere arrivato a Padova per strappare il punticino.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Al di là di un secondo tempo a tratti sofferto. «Nei dieci minuti finali un po’ di sofferenza ci sta: se l’abbiamo fatto con il Mezzocorona, con tutto il rispetto, figuriamoci contro una squadra che fino ad oggi è stata alla pari con noi. Ho avuto un bel riscontro sia dai giocatori, sia dal modulo: è giusto cambiare in funzione delle caratteristiche dei giocatori». L’allenatore del Belluno, Roberto Vecchiato, analizza così la sconfitta dei suoi: «Il Padova non ha rubato nulla, ma se fosse finita in parità, non lo avremmo fatto nemmeno noi. Queste partite sul filo del rasoio sono così: loro hanno fatto un errore e noi non siamo riusciti a segnare, invece Ilari ha sfruttato l’occasione». Il Belluno, però, non è riuscito ad essere incisivo davanti: «L’emozione c’è stata: molti di noi non avevano mai giocato davanti a 6.000 persone, ma siamo rimasti in partita fino alla fine, giocando alla pari con uno squadrone». Chiusura, infine, sulla querelle per le sagome dei giocatori bellunesi utilizzati per caricare il Padova: «Parlato mi ha chiesto scusa», svela il tecnico gialloblù. «Io non ho nulla contro il motivare la squadra, l’unica cosa che non mi è piaciuta è che fosse stata scritta una frase che non ho mai detto».
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) «Davanti al 4-3-3 del Belluno avevo dato l’indicazione di sfruttare Nichele in mezzo e stare più larghi con i due esterni di centrocampo: tante volte non ci siamo riusciti, ma ogni volta che Bedin e Mazzocco hanno dato ampiezza, abbiamo trovato delle belle trame in profondità. La squadra sta facendo un percorso che nessuno di noi, nemmeno io stesso, pensava possibile. Da una parte dico va bene, elogiateci, ma ricordateci sempre che il campionato è lungo». Adesso che siete primi da soli, come si gestisce il primato? «Un’idea me la sono fatta l’anno scorso, credo che più si vada avanti, più serva dare qualcosa in più. Non dobbiamo sederci, dobbiamo fingere di non aver fatto niente: facciamoci scivolare via questa vittoria, e teniamo umiltà e rispetto per tutti. Non dobbiamo avere la supponenza di chi ha vinto sette partite e si sente arrivato». Ha avuto ottime risposte anche da chi ha dovuto sostituire gli assenti “di peso”.
Ore 09.20 – (Mattino di Padova) «Abbiamo battuto una grande squadra: complimenti a loro ma chapeau al Padova! È una grandissima vittoria, che voglio dedicare a Furio Stella, non avendo potuto farlo in Coppa». L’omaggio di Carmine Parlato al nostro collega che non c’è più sale come gli applausi dei 6.000 dell’Euganeo. Il Padova è primo, per la prima volta in solitudine, e lo scontro diretto con il Belluno sancisce una volta per tutte, almeno per ora, le gerarchie del girone C. «L’abbiamo vinta con il cuore, con l’impegno e lo spirito di sacrificio», commenta l’allenatore biancoscudato. «Ci sono stati degli errori, ma credo che, nella concretezza di una partita molto tattica, siamo stati più pericolosi noi di loro. Forse qualcuno si aspettava che dopo la Coppa non riuscissimo a vincere anche questa, invece gli toccherà attendere ancora. Bravi ragazzi, avanti così». Aveva chiesto un Padova meno bello, ma più concreto. Li ha visti tutti e due. «A tratti, a dire il vero».
Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Se l’assenza di Segato non sta pesando quasi per nulla, il merito è di Matteo Nichele, il mediano voluto fortemente da Parlato e che ha eretto una diga davanti alla difesa. «La vittoria è ampiamente meritata», sorride il 33enne centrocampista di Bassano. «A parte i primi 15’, nella ripresa abbiamo dimostrato quanto sappiamo giocare a calcio e fatto vedere che sappiamo anche soffrire. Risultato giusto, ma complimenti al Belluno, ottima squadra». L’applauso più grande, anche a detta di Nichele, va ai 6.000 dell’Euganeo: «Con questo pubblico si sente meno la fatica, visto quanto ti spinge. Ti trasmette un’adrenalina altissima e a noi non resta che ripagare sul campo con tanto spirito di sacrificio la passione straordinaria di questa gente». Il Padova può prendere il largo? «Solo se non molla, resta concentrato e non pensa a quanto fatto sinora». Anche Davide Sentinelli non può che elogiare il pubblico: «Merita la promozione e noi faremo di tutto per regalargliela». Ma ancora è presto: «Siamo solo alla settima giornata, è stato un bel passo avanti aver sconfitto il Belluno, ora dobbiamo continuare così. Il mio infortunio? Ho preso una ginocchiata alla coscia, spero di recuperare per domenica ». Non ha voluto perdersi il big match nemmeno una buona parte dell’amministrazione comunale. L’assessore allo Sport Cinzia Rampazzo e quello alla sicurezza Maurizio Saia hanno visto la partita dalla “Fattori”, dove è arrivato anche il sindaco Massimo Bitonci dopo aver seguito il primo tempo in tribuna d’onore. «Adesso dovrò fare sempre così, visto che è andata bene e nel calcio c’è sempre molta scaramanzia», ha sorriso il primo cittadino. «Mi piace molto il clima creatosi attorno a questo Padova. A volte è meglio ripartire dal basso, creando una società pulita e trasparente, piuttosto che stare in alto con un club gestito in malo modo, come successo fino a qualche mese fa. Il calcio deve riappropriarsi di una dignità che questa squadra sta impersonando».
Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Una sciarpa della “Fattori”, la maglia biancoscudata con il 10 e il suo nome sulle spalle, e un mazzo di fiori, bianchi e rossi. Ma soprattutto un lungo, commovente applauso di tutto lo stadio. Così la Biancoscudati Padova e i tifosi hanno ricordato, prima della partita, Furio Stella, il giornalista del “mattino” morto a 57 anni per una grave malattia. Il presidente Giuseppe Bergamin e l’a.d. della società, Roberto Bonetto, hanno invitato in tribuna d’onore la moglie Carlotta, a cui hanno consegnato i fiori, che poi sono stati deposti sul bancone della tribuna-stampa dove Furio era solito sedersi. I colleghi di quotidiani, siti, radio e tv le si sono stretti attorno con una spontaneità che testimonia il grande affetto che Stella si era conquistato nell’ambiente.
Ore 08.40 – Le pagelle del Padova (Padova Goal, Gabriele Fusar Poli): Petkovic 6.5; Busetto 7, Sentinelli 6.5 (Atai Najafi S.V.), Niccolini 6.5, Degrassi 6.5; Mazzocco 7, Nichele 7, Bedin 6.5; Cunico 7 (Petrilli S.V.); Ilari 7, Tiboni 6.5 (Pittarello 6).
Ore 08.38 – Serie D girone C, il prossimo turno (ottava giornata, domenica 26 ottobre ore 14.30): ArzignanoChiampo-Padova, Belluno-Giorgione, Fontanafredda-Dro, Mezzocorona-Clodiense, Montebelluna-AltoVicentino, Mori Santo Stefano-Legnago, Tamai-Sacilese, Triestina-Union Ripa La Fenadora, Union Pro-Kras Repen.
Ore 08.36 – Serie D girone C, la classifica aggiornata: Padova 21, Alto Vicentino 19, Bellun0 18, Sacilese 15, Tamai 11, Clodiense e Montebelluna 10, Union Ripa La Fenadora, Giorgione e ArziChiampo 9, Union Pro 8, Fontanafredda 7, Dro 6, Legnago 5, Kras Repen 4, Mori Santo Stefano 3, Triestina 2, Mezzocorona 0.
Ore 08.34 – Serie D girone C, i risultati della settima giornata: AltoVicentino-Union Pro 2-0, Clodiense-ArziChiampo 1-3, Dro-Mezzocorona 0-0, Giorgione-Triestina 2-1, Legnago-Fontanafredda 3-2, Kras Repen-Tamai 0-0, Padova-Belluno 1-0, Sacilese-Mori Santo Stefano 4-0, Union Ripa La Fenadora-Montebelluna 1-1.
Ore 08.32 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
Ore 08.30 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Macron Store, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Zero Emissioni, Ecosystem, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 19 ottobre: i Biancoscudati sconfiggono 1-0 il Belluno davanti ai quasi 6.000 dell’Euganeo e rimangono da soli in vetta alla classifica.