Fonte: Gazzettino edizione di Belluno, Marco D’Incà
«L’Euganeo? Nessun timore. Anzi, meglio giocare lì: la cornice di pubblico ci darà ulteriori motivazioni». Figuriamoci se Marco Duravia si lascia spaventare da uno stadio (e un tifo) da massima serie. Per uno che è cresciuto nel settore giovanile della Juventus e ha assaggiato l’erba del San Paolo di Napoli, il fattore ambientale è tutto, meno che un problema: «Sì, in un grande stadio ho giocato. Seppur per poco: 7 minuti. Nel 2008 ero in ritiro con i bianconeri e, nel Trofeo Birra Moretti in programma a Napoli, mi fecero entrare nel finale. Giocai contro il Milan (davanti a 50mila spettatori, ndr)». Era la Juve di Claudio Ranieri, Del Piero, Nedved e Amauri. E quel giorno «Dura» entrò al posto di Salihamidzic.
PRIMATO – Ora, a distanza di sette anni, è un’altra storia. Se possibile, ancor più affascinante. Domenica, alle 15, l’Ital-lenti Belluno lancia la sfida al Padova, nel big match che vale la vetta solitaria del campionato di serie D: «Non abbiamo niente da perdere? Beh, questo è tutto da vedere – incalza il fantasista -. Vero che le ambizioni sono diverse rispetto ai biancoscudati, ma in fondo anche noi siamo lì: primi in classifica, a punteggio pieno. E con una differenza reti migliore. Tuttavia, se al triplice fischio i nostri avversari saranno stati più bravi, stringeremo loro la mano».
VISO APERTO – Duravia non è Caruana. E Padova-Belluno non sarà una partita a scacchi. Tutt’altro: «Noi giocheremo a viso aperto, come facciamo da due anni a questa parte. Dubito che sia una gara bloccata: siamo consapevoli che loro partiranno fortissimo sin dal fischio d’inizio, mentre noi dovremo avere l’abilità di gestire al meglio determinati momenti dell’incontro. Sappiamo che non sarà facile, anche perché il Padova è una squadra molto fisica, ma noi faremo il massimo. Se il massimo significa pareggio, lo accetteremo. L’importante è non accontentarsi: altrimenti si rischia di fare peggio».
LEADER – È uno dei leader indiscussi di questo Belluno: in spogliatoio e soprattutto in campo, dove lascia un segno indelebile a suon di assist. Al momento, sono già cinque i palloni partiti dal piede fatato del Beckham di Trevignano. E spediti in rete da Corbanese e compagni: «Sono contento, ma lo sarei ancor di più se riuscissi a concretizzare io stesso qualche occasione. Finora, invece, ho segnato solo una volta (su punizione col Mezzocorona, ndr). Se siamo il miglior attacco del campionato, lo dobbiamo a una manovra avvolgente che ci permette di andare spesso al tiro». Tornando alla sfida dell’Euganeo, nessun pronostico. E ci mancherebbe. Ma la fiducia non manca: «Ho sensazioni positive. Sì, siamo ottimisti: non possiamo non esserlo».