Fonte: Gazzettino edizione di Belluno, Marco D’Incà
Barricate, catenaccio e contropiede? No, non è questo il modo per uscire indenni dall’Euganeo. Almeno stando al pensiero di Augusto Fardin, l’architetto di un Belluno che, fra tre giorni, guarderà dritto negli occhi il Padova nella supersfida tra le due capolista del girone C (uniche squadre a punteggio pieno, insieme alla Juventus, dalla serie A alla serie D): «Il Belluno deve fare semplicemente il Belluno. Ovvero, deve giocare come sa, mettere in pratica un calcio che l’ha portato a centrare i risultati ottenuti finora. Dobbiamo evitare svarioni in fase difensiva, giocare la palla a centrocampo e magari essere un po’ più concreti davanti. Anche se siamo il miglior attacco». Fardin, per il tipo di avversario, il contesto, la classifica, le scelte che lei stesso ha adottato nelle ultime due estati, sarà la gara più importante della sua carriera dirigenziale? «È una delle più importanti. Ma ho vissuto anche finali playoff, sfide decisive per vincere il campionato. Questa, in fin dei conti, arriva molto presto: è solo la settima giornata». Come state vivendo una simile situazione? «Come qualcosa di impensabile, ma che invece è successa. E, di conseguenza, ce la godiamo». La pressione sarà tutta sui biancoscudati? «Onestamente auspico che ci sia un po’ di pressione anche su di noi, perché se scendiamo in campo troppo tranquilli, non può finire bene. Poi, è ovvio, la squadra che ha più da perdere è il Padova. Tuttavia, ripeto, ci sarebbe poi il tempo per rimediare anche in caso di risultato negativo». Padova fuori dalla Coppa Italia (ieri ha perso 1-0 con il Fano): troverete un avversario ferito e, quindi, ancor più feroce? «Non credo, il campionato e la coppa sono due competizioni distinte e troppo diverse. Anche se so che ci tenevano tanto a qualificarsi». All’Euganeo affronterete la compagine più forte del campionato? «Direi di sì. Il Padova è una squadra solida, sorniona e smaliziata: una di quelle che non ti lasciano giocare». Tornando al Belluno, è la panchina lunga la chiave dei sei successi di fila? «Abbiamo indubbiamente più alternative. E, inoltre, chi è entrato dalla panchina a partita in corso, è risultato spesso decisivo. Come Ruben D’Incà ad Arzignano (autore di una doppietta, ndr): ho fatto carte false per portarlo da noi e sono certo che, anche giocando qualche minuto in meno, saprà fare ancora meglio della scorsa stagione».