Fonte: Gazzettino, Pierpaolo Spettoli
È un cultore della perfezione Carmine Parlato. Sarà il passato da difensore, ma la cura della fase di non possesso è un “must” nella sua idea di calcio. E quando la squadra incassa anche solo un gol pur vincendo, storce un po’ il naso. Senza neppure nasconderlo troppo: è accaduto dopo le vittorie 2-1 con la Virtus Vecomp e con il San Paolo in Coppa Italia, e puntualmente anche in occasione dei quattro sigilli incassati in campionato tra Montebelluna, Mori e Tamai. In tutto fanno sei reti al passivo, a fronte dei diciotto sigilli realizzati. Si dirà, è solo un particolare. Ma se guardiamo al Pordenone targato Parlato, promosso in Lega Pro nella passata stagione, era rimasto imbattuto e senza subire un gol nelle prime nove giornate di campionato, capitolando (2-1) in casa proprio con il Tamai. E di quella squadra faceva parte anche Daniel Niccolini. «Di sicuro stiamo prendendo gol evitabili. Anche domenica, due tiri e altrettanti sigilli: il primo magari è stato bello, il secondo è arrivato su una palla da fermo, si poteva evitare». In quell’occasione proprio Niccolini è stato anticipato di testa da Sellan. «Marcavo a zona e sono andato per prendere la palla, ma lui è partito da dietro sfruttando un blocco e aveva più spinta di me quando ha impattato la sfera. Potevamo fare qualcosa in più, non solo io, ma anche i miei compagni. Quando si subisce un gol è colpa di tutti: dobbiamo essere più cattivi, determinati e attenti dietro, anche perché sappiamo che prima o poi davanti segniamo. È questione di meccanismi che devono essere oliati al meglio».
Conferme della puntigliosità con la quale Parlato cura l’aspetto difensivo arrivano proprio dal difensore centrale biancoscudato. «Negli ultimi anni è stato il mio allenatore e siamo stati sempre una delle migliori difese del campionato. Ci tiene moltissimo a non prendere gol, e sono sicuro che questa settimana lavoreremo tantissimo sugli episodi di Tamai». Intanto, è già ora di mettere nel mirino il Mezzocorona, prossimo avversario all’Euganeo. «Sarà un match sulla falsariga di quello con il Mori. Le squadre trentine sono combattive e anche se non attraversano un buon momento cercheranno di fare la partita della vita. Dovremo sbloccare la gara il prima possibile e chiuderla. Non sarà facile, ma dobbiamo continuare sulla nostra strada per fare bene e alimentare ulteriormente l’entusiasmo dei tifosi. Ogni volta è come se giocassimo in dodici». Quindi aggiunge: «Ho lasciato la Lega Pro, ma venire al Padova è stata la scelta migliore per me. Essere qui è come giocare in B».