Fonte: Mattino di Padova, Stefano Edel
Ci sarà anche la Procura della Repubblica, nella persona del sostituto Marco Peraro, che si occupa specificamente di reati finanziari, all’udienza di venerdì 10 ottobre davanti alla prima sezione del Tribunale civile, al terzo piano del Palazzo di Giustizia, dove si discuterà l’istanza di fallimento del Calcio Padova 1910 presentata dall’avvocato bolognese Mattia Grassani. È una presenza importante, quella del magistrato che ha la titolarità del fascicolo dell’inchiesta penale, avviata nell’aprile scorso dal collega Benedetto Roberti insieme alla Guardia di Finanza, e relativa agli intrecci poco chiari tra la vecchia società biancoscudata e il Parma, inchiesta che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di Diego Penocchio e Andrea Valentini, rispettivamente presidente e amministratore delegato del club. Significa che, come sottolineava al mattino lo stesso Grassani, nell’intervista pubblicata ieri, l’attenzione dei giudici sulla situazione venutasi a creare quando la Spa di viale Rocco è passata dalle mani di Marcello Cestaro e della Unicomm in quelle dell’azionista di maggioranza del Gruppo Ormis di Castegnato (Brescia) e del suo “socio occulto” Alessandro Giacomini (Gsport), e poi sulla sua successiva gestione, non è mai venuta meno, anzi.
Il collegio del Tribunale, composto da tre donne (presidente Caterina Santinello, giudici Manuela Elburgo e Caterina Zambotto), ha chiesto alla società, ora inattiva in quanto non iscritta ad alcun campionato, di produrre una serie di documenti (bilanci, elenco dei debiti, situazione patrimoniale), che consentano di avere un quadro completo dello status finanziario del Padova, la cui esposizione nei confronti dei creditori – almeno un centinaio – è notevole. Neppure tanto dietro le quinte, si parla di un deficit al 30 giugno scorso, quando si è chiusa, con la retrocessione in Lega Pro, la stagione agonistica 2013/14, di quasi 14 milioni di euro. La situazione, per i legali rappresentanti della Spa biancoscudata, si sta facendo molto pesante e il timore di arrivare ad una sentenza di fallimento è più che giustificato. Non c’è solo Grassani a rivendicare i propri diritti, il primo creditore in assoluto è lo Stato, per il mancato versamento dell’Iva e dell’Irpef, oltrechè dei contributi Enpals e del fondo di fine carriera per i tesserati (che non hanno più ricevuto gli stipendi da fine febbraio e avanzano dunque quattro mesi). Secondo una prima stima delle Fiamme Gialle, il debito su questo fronte supera i 2 milioni e 200 mila euro, mai versati. Chi deve pagare? Penocchio e Valentini non hanno le possibilità per farlo, l’unico è Cestaro, socio del Padova, oltre ad esserne stato il proprietario per oltre 10 anni, sino al 31 dicembre 2013.
Se si giungesse al fallimento, le conseguenze per lui sarebbero pesanti: indagato, al pari degli altri legali rappresentanti della Spa, per bancarotta fraudolenta, perché questo potrebbe essere il reato contestato dagli inquirenti a tutti i soggetti coinvolti. Nei prossimi giorni l’ex proprietà dovrà elaborare una strategia difensiva convincente per evitare il peggio, oltre a trovare il modo di raggiungere un accordo con Grassani prima del 10. Si vocifera di un concordato in bianco, ovvero un ricorso presentato al Tribunale in cui si esprime la volontà di elaborare una proposta ed un piano per i creditori, ma riservandosi di depositare i documenti e quanto stabilito entro il termine che il Tribunale stesso assegnerà (di solito è di 60 giorni). Il debitore entro tale termine può valutare e negoziare il piano, eventualmente anche convertendolo in un accordo di ristrutturazione dei debiti. La conseguenza di tale provvedimento comporta il blocco delle azioni dei creditori, non solo esecutive ma anche cautelari. L’ex d.g. Gianluca Sottovia, la cui causa di mancata liquidazione del Tfr verrà discussa a Milano a metà novembre, dovrebbe così aspettare ancora prima di vedersi riconosciuto quanto gli spetta: in Lega di serie B, solo per lui, sono stati “congelati” 700 mila euro.