Futuro Padova: Bergamin non è solo, il Padova ai padovani
Stiamo per entrare nella fase decisiva per il futuro del Padova. Innanzitutto, secondo quanto raccolto da Padovagoal.it, Giuseppe Bergamin non è solo e non è nemmeno detto che sarà lui il presidente della newco che nascerà sulle ceneri della vecchia società ormai agonizzante. Il titolare della Sunglass sta proseguendo nella manovra per far rinascere una nuova società dalle ceneri e chiedere il ripescaggio in serie D tramite la Lega Nazionale dilettanti . E’ affiancato da una serie di imprenditori che lo sosterranno in questa nuova avventura. Il sindaco Massimo Bitonci, del resto, è stato chiarissimo. Niente imprenditori non padovani, il nuovo Padova dovrà ripartire dal tessuto cittadino: “Adesso mi auguro che a rilevare la società sia un imprenditore padovano – ha detto nei giorni scorsi il primo cittadino – che prenda magari esempio dalla realtà di Cittadella, dove la gestione della famiglia Gabrielli, che conosco sin da bambino in quanto mio padre era dirigente della loro azienda nonché della società calcistica, rappresenta un esempio di chiarezza, trasparenza ed ottimi risultati sia dal punto di vista sportivo che economico”. Concetto ribadito anche l’assessore allo sport del Comune di Padova Cinzia Rampazzo: “Auspico, con il sindaco Bitonci – ha detto – che Padova abbia presto la sua squadra e una società solida, attenta ai conti, radicata profondamente nel tessuto cittadino, per la gioia dei tifosi e per nutrire i sogni dei più giovani”. Insomma, Bitonci sta lavorando e lavorerà duro su questa pista e seguendo le sue dichiarazioni dei giorni scorsi e quanto trapela dietro le quinte respingerà ogni possibile tentativo da parte dell’ormai defunto Calcio Padova di rimettere in piedi qualcosa che, di fatto, non c’è più. Si tratta di manovre atte soltanto a salvare Unicomm, Penocchio e Andrea Valentini da conseguenze peggiori dello sfascio culminato nel crack di martedì scorso.
Perché chiariamo subito che i goffi tentativi “postumi” di Cestaro, Penocchio e company in queste ore di telefonare ai giocatori e ai creditori per proporre transazioni economiche sui debiti pregressi (che potevano essere proposte da almeno un mese e mezzo), ipotizzando un’iscrizione alla serie D di fatto pressoché impossibile, nulla c’entrano con l’interesse per il calcio e per 104 anni di storia. Sono soltanto affannosi vagiti di chi cerca di salvare se stesso da accuse ben peggiori (inutile specificare quali, chi conosce un minimo la materia sa di cosa si parla), quando l’unica cosa saggia che potrebbe essere fatta sarebbe quella di donare a titolo gratuito il logo e il titolo sociale alla nuova società, pagare quanto dovuto, andarsene e non farsi mai più vedere da queste parti dopo aver fatto più danni della grandine. Evitando di trascinare la questione chissà per quanti mesi e sino a dove non si sa. Perché attorno alla vecchia società ormai defunta c’è soltanto terra bruciata, ci sono soltanto macerie: i creditori sono pronti alle prime istanze di fallimento e ai decreti ingiuntivi, nessuno a Padova le concederà l’uso dei campi o di uno stadio, il bilancio ordinario d’esercizio al 31 dicembre 2013 (pubblicato lo scorso 14 luglio) parla chiaro ed è clamoroso (torneremo ancora sull’argomento con altre analisi di esperti e ci saranno altre “sorprese”) con fatti oggettivi inequivocabili.
Se anche Unicomm, Cestaro, Penocchio e Valentini dovessero riuscire a pagare tutti i debiti (la lista è lunga un chilometro), quello che va specificato con chiarezza è che la società non avrebbe alcun futuro. Tutti i principali giocatori della Primavera se ne stanno andando, i giocatori della Prima squadra si stanno svincolando, si tratterebbe soltanto di una scatola vuota. Una sorta di malato terminale attaccato al respiratore senza possibilità di manovra. La città stavolta deve rispondere in modo forte e univoco, senza divisioni. Si deve ripartire da zero e se proprio qualcuno cercherà qualche ulteriore papocchio, stavolta ci sarà l sempre Bitonci che garantirà per i padovani che vogliono ripartire agli organi federali, come da regolamento. Il Padova non è una spa, il Padova è una storia, una fede e qualcosa che magari adesso è per terra ma che si rialzerà. In quanto tempo nessuno può saperlo, ma chi ha in “ostaggio” lo scudo prima o dopo dovrà restituirlo al legittimo proprietario, come già accaduto a Napoli, a Firenze e in tante altre società. L’appello è rivolto a tutti, agli imprenditori padovani, alla città nel suo insieme. Qui non è una questione di essere interessati al calcio o di esserne appassionati: se si perde stavolta, ne scaturirà un danno d’immagine devastante, che non potrà più essere riparato. Si guardi a Siena, che vive una situazione simile. Questione di stile, anche nei momenti più bui c’è modo e modo di affrontare la tempesta. E come accade da molto tempo, da queste parti è stato scelto il peggiore.